Non di Solo Pane

Download Report

Transcript Non di Solo Pane

Non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
Domenica 28 Febbraio 2016
III Settimana di Quaresima
Settimanale di preghiera
Anno XV - n°
745
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
www.nondisolopane.it
Febbraio – Marzo 2016
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Febbraio - Marzo
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
gratuito, da coltivare e proteggere
per le generazioni future.
Intenzione missionaria
Perché crescano le opportunità di dialogo e di
incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia.
Intenzione dei vescovi
Perché il Signore ci doni un cuore misericordioso
e umile, che riconosca la propria
povertà e si spenda per gli altri.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 2
III Domenica di Quaresima
Nelle parabole dedicate alla Misericordia Dio
viene sempre presentato come colmo di gioia,
soprattutto quando perdona.
III Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il santo del giorno:
Beato Daniele
Alessio Brottier
Daniele Alessio Brottier
è ricordato per il suo
impegno nella missione,
nell'apostolato tra i mili­
tari e per l'aiuto agli
orfani. Nato nel 1876 a
La Ferté­Saint Cyr, dio­
cesi di Blois, in Francia,
entrò in Seminario nel
1890 e divenne prete a
Agisci
Nei Vangeli Maria parla
molto poco. Potremmo
chiamarla "donna del
silenzio", alle parole
preferisce l'ascolto. Oggi, con il suo esempio e
la sua intercessione, mi
impegnerò a parlare
meno e, soprattutto, a
non parlare male degli
altri.
Domenica
28
Febbraio
23 anni nel 1899. Nel
1902 entrò come novi­
zio nella congregazione
dello Spirito Santo ad
Orly, l'anno seguente
emise i voti religiosi e
partì quasi subito per il
Senegal, allora colonia
francese , ma rientrò
dopo soli tre anni per
motivi di salute. Ripre­
sosi tornò nuovamente
nel paese africano, ma i
problemi di salute lo
costrinsero a tornare
definitivamente in pa­
tria. Allora, in Francia,
fondò l'opera «Souvenir
Africain», allo scopo di
costruire la cattedrale di
Dakar. Cappellano mili­
tare nella Prima Guerra
mondiale, fondò l'Unio­
ne nazionale combatten­
ti e l'Opera degli orfani
apprendisti. Morì nel
1936. È stato beatificato
da Giovanni Paolo II nel
1984.
Brano Evangelico: Lc 13,1­9
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il
cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Pren­
dendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più pecca­
tori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle qua­
li crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti
gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete
tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva pianta­
to un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su
quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terre­
no?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli
avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per
l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Contemplo: Beato chi abita
la tua casa (Alla comunione)
Convertirsi è certamente
qualcosa di esigente e impegnativo, che richiede un cambiamento di mentalità. Ricordiamo, però, che è anche un
tornare nella casa del Padre,
per ricevere il suo abbraccio
di luce e di pace. «Beato chi
abita la tua casa: sempre canta le tue lodi» (Sal 83). Dio è
amore: convertirsi a lui significa tornare a colui che ci ha
creati e ci ama come figli.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 3
P a g i n e
Tempo di grazia e di conversione
Catturati dall’amore di Dio
da parte nostra possiamo solo
prepararci ad essere toccati
da Dio. Estranei alla conversione
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
b i b li c h e
siamo
estranei
all’amore. Al di fuori della
conversione
non
possiamo
stare alla presenza del vero
Dio: non saremmo davanti a
Dio, bensì davanti ad uno dei
nostri numerosi idoli. D’altro
lato, senza Dio, non possiamo
dimorare nella conversione,
perché questa non è mai frutto di buoni propositi o di
qualche sforzo sostenuto: è il
primo
passo
dell’amore,
dell’amore di Dio molto più
che del nostro. Convertirsi
significa cedere, abbandonarI nostri tempi non sono poi
così differenti da quelli in cui
che abbiamo a disposizione va
si al primo segnale d’amore
usato molto bene: esso è
che percepiamo come prove-
è vissuto Gesù; nemmeno la
tempo di conversione e di
niente da Lui.”
lettura che noi diamo della
cambiamento interiore.
Questo anno santo della Mise-
storia è molto diversa da
A tal proposito precisa A.
ricordia e il periodo quaresi-
quella che davano i contem-
Louf: “Tutto è provvisorio
male che stiamo vivendo è un
poranei del Signore. Proprio
nella vita dell’uomo, tutto è
chiaro segnale dell’amore di
per questo il Maestro, di fron-
legato al tempo: in questo
Dio che ci vuole raggiungere,
te allo sconcerto di coloro
senso i peccatori come i giusti
catturare penetrare in noi e
che restavano attoniti di fron-
vivono nel tempo, un tempo
nel nostro cuore. Approfittia-
te alla morte di alcuni uomini
che è dono di Dio per loro, un
mone: non sappiamo quante
che veniva considerata come
tempo di grazia e quindi un
Quaresime ancora il Signore
una punizione, ricorda sem-
tempo aperto alla conversio-
ci donerà per cambiare il no-
plicemente una grande veri-
ne. Ne il peccatore incallito
stro cuore.
tà: piuttosto che guardare ai
ne il giusto incallito resteran-
peccati degli altri - veri o
no tali per sempre, tutti sono
presunti che siano - è meglio
c hiamati
ricordare che anche noi non
“peccatori in conversione”.
siamo né tanto migliori e
Dio viene a toccarci in infiniti
nemmeno tanto peggiori degli
modi per renderci docili a
altri. Per questo, il tempo
questo stato di conversione;
a
d iv entare
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 4
P a g i n e
L’angolo della misericordia
Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori
della tradizione cristiana.
Antonio di Padova
Contemporaneo di san Francesco, Antonio di Padova fu anche
uno dei primi missionari francescani, oltre che straordinario
predicatore e mistico. Di lui resta negli occhi l'immagine che lo
raffigura con il piccolo Gesù fra le braccia, segno della com­
prensione completa della misericordia divina che si spinse fino
all'incarnazione del Figlio. Qui di seguito, tratta dai suoi scritti,
una preghiera alle persona della Trinità, per chiedere perdono e
vicinanza continua.
Al Figlio
Signore Gesù,
sii fedele all'alleanza
che hai stabilito con il tuo sangue per noi tuoi figli
affinché non fossimo preda del maligno.
Concedici di parlare con fiducia la tua parola.
Non abbandonare le anime dei tuoi servi che hai
redento e che non hanno altra eredità all'infuori di Te.
Sostienici, Signore, con il bastone della tua potenza
poiché noi siamo i tuoi poveri.
Guidaci, non abbandonarci,
perché non andiamo errando senza di Te.
Conduci noi tutti sino alla fine
e, resi perfetti in te,
possiamo giungere a Te che sei il termine di ogni
speranza. Sorgi, Signore, Tu che sembri dormire
e non guardi al peccato ma al pentimento:
dividi il grano dalla paglia
separa dagli iniqui l'anima dei penitenti
per la quale hai subito il giudizio di Pilato.
Tu che sei benedetto e glorioso nei secoli. Amen.
b i b li c h e
Storia dei Giubilei
“Consueverunt Romani
Pontifices”
Alessandro VI
Alessandro VI in oc­
casione del Giubileo
del 1500 fissò defini­
tivamente il complesso cerimoniale di
apertura e chiusura della Porta Santa.
Mi sembra importante sottolineare il
valore simbolico della porta che i pel­
legrini devono attraversare per riceve­
re la remissione dei peccati e le indul­
genze secondo i dettami già stabiliti
dai predecessori di Papa Borja. La
porta rappresenta Gesù e solo attra­
verso di Lui noi possiamo ottenere la
piena comunione con Dio e la salvez­
za delle nostre anime. La porta rap­
presenta anche però il nostro povero
c uo r e c he , co me si le g g e
nell’apocalisse, deve essere aperto
quando il Signore bussa e siede a
mensa con noi. A tal proposito papa
Alessandro VI nella bolla di indizione
“Consueverunt Romani Pontifices”
raccomanda: “Perciò, tutti si sforzino
di preparare i loro cuori al Signore e
migliorare le proprie abitudini, si a­
stengano dalle cattive azioni, facciano
l’elemosina, diano soddisfazione a
Dio tramite il dolore della penitenza,
lo spirito di umiltà, il sacrificio di un
cuore pentito …”
Raccomandazioni che possiamo fare
nostre per vivere bene questo nuovo
Giubileo della Misericordia.
Don Luciano
Papa Alessandro VI
Al secolo: Rodrigo de Borja.
Cancelliere della Santa Sede
Elezione: 11 Agosto 1942
Fine pontificato: 18 Agosto
1503
Morte: 18 Agosto 1503
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 5
III Settimana di Quaresima
Gesù ci invita soprattutto ad entrare
nel mistero delle sue piaghe,
che è il mistero del suo amore misericordioso.
III Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il santo del giorno:
Sant’Augusto
Chapdelaine
Nacque a La Rochelle in
Francia, il 6 gennaio 1814
in una famiglia di conta­
dini. Frequentò il Semina­
rio diocesano e fu ordina­
to sacerdote nel 1843;
ebbe il compito, prima di
vicario e poi di parroco
del villaggio di Boucey.
Nel 1851 passò al novi­
ziato dell'Istituto delle
missioni estere di Parigi e
il 29 aprile 1852 s'imbar­
Agisci
Le cose che la Chiesa ci
chiede di compiere in
questo tempo liturgico
per cambiare la nostra
vita sono semplici, sono
alla portata di tutti. Mi
impegnerò a praticare
con costanza gli impegni penitenziali della
Quaresima.
Lunedì
29
Febbraio
cò ad Anversa, diretto
alla missione cinese del
Kuang­Si; ma si fermò a
Ta­Chan vicino alla fron­
tiera, per ambientarsi,
imparare la lingua e a­
spettare il momento pro­
pizio. Trascorsero quasi
tre anni, poi nel 1855 poté
entrare nello Kuang­Si,
dove si mise subito a fare
apostolato, percorrendo il
territorio in lungo e in
largo; in breve tempo i
neofiti divennero circa
duecento. Un certo Pe­
San, uomo di costumi
corrotti, però, avendo
saputo che una donna da
lui sedotta, si era conver­
tita al cristianesimo, de­
nunciò la presenza del
missionario al mandarino
di Sy­Lin­Hien, acerrimo
nemico dei cristiani, ac­
cusandolo di sobillare il
popolo, fomentando di­
sordini. Il 25 febbraio
1856 padre Chapdelaine
fu fatto prigioniero. inter­
rogatom, torturato e con­
dannato. Morì martire il
29 febbraio.
Brano Evangelico: Lc 4, 24­30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: «In verità io vi dico:
nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte
vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e
ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se
non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del
profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo
cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era co­
struita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in
cammino.
Contemplo: Popoli tutti,
lodate il Signore (Alla comunione)
Elia ed Eliseo, come Gesù stesso,
non furono accolti dal popolo
eletto, per questo i loro interventi benefici andarono a favore
di chi non apparteneva a Israele.
Il Signore guarda il cuore, non
l'appartenenza etnica: per lui ciò
che conta è ascoltare la sua voce
e mettere in pratica i suoi comandamenti, è l'amore che abbiamo per lui e per il prossimo.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 6
Dalla Prima Lettura
La vera fede
2Re 5,1­15a
C’erano molti lebbrosi in Israele, ma
nessuno di loro fu purificato, se non
Naamàn, il Siro.
Avere fede significa proprio fidarsi di una
parola che, a volte, può sembrare strana o che
può chiederti un cambiamento radicale del
tuo modo di pensare. Eppure, quando accetti
questa logica, vedi i veri miracoli. Così fu per
Naamàn, il quale dopo un momento di inizia­
le rifiuto, giunse alla pienezza della fede nel
Dio di Israele. Nota un particolare: Naamàn è
un pagano, ma il profeta Elisèo, da parte di
Dio, non gli rifiuta il miracolo. Questo signi­
fica che la fede non è legata ad una casta, ad
un gruppo e non è nemmeno ad appannaggio
esclusivo di chissà quale categoria di perso­
ne. Ciò vuoi dire che, forse, proprio la perso­
na della tua famiglia che a te sembra più lon­
tana da Dio, o quelle che tu giudichi indegne
della sua benevolenza, in realtà potrebbero
avere più fede di te.
Preghiera
«Tutto qui?» Ce lo chiediamo a margine
di giornate affannate che sono istantanee
sfocate della nostra umanità. Signore Ge­
sù, che attraversi con la tua presenza sal­
fivica ogni istante della nostra vita, fa'
che questa domanda triste oltrepassi il
varco della speranza e si trasformi in
un'esclamazione di gioia, nella percezio­
ne di un compimento appassionato: «Che
sia davvero tutto qui!». Tutto nel tuo a­
more. Kyrie eleison!
Medita La Parola
Dio è per l’uomo
Meditazione di Fiorella Elmetti
Non so dire perché, pur potendo operare segni grandi a beneficio di chi soffre, Dio se ne
astiene oppure opera sceglie alcuni casi: la
vedova di Sarepta di Sidone e Naam, il Siro.
Fatto sta che si tratta di gente imprevista,
lontana dal buon senso, gente a cui nessuno
avrebbe mai prestato attenzione. Anche per
Gesù è stato così. Quando opera i miracoli,
quasi sempre li fa per donne che al tempo
non venivano prese in seria considerazione,
per samaritani che non erano ben visti dai
giudei, per lebbrosi, ciechi, infermi tenuti ai
margini della società. In merito, Padre Ermes Ronchi scrive: “…non è imparziale il nostro Dio: sta dalla parte degli ultimi, mai con
gli oppressori; viene come fonte di libere
vite e mai causa di asservimenti. Gesù non è
venuto per riportare i lontani a Dio, ma per
portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tutte le loro immense potenzialità di vita, di lavoro, di creatività, di relazione, di intelligenza, di amore. Il primo sguardo di Gesù non si posa mai
sul peccato della persona, il suo primo
sguardo va sempre sulla povertà e sul bisogno dell'uomo. Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. Non è moralista il Vangelo,
ma creatore di uomini liberi, veggenti, gioiosi, non più oppressi. Scriveva padre Giovanni
Vannucci: «Il cristianesimo non è una morale
ma una sconvolgente liberazione». La lieta
notizia del Vangelo non è l'offerta di una
nuova morale, fosse pure la migliore, la più
nobile o la più benefica per la storia. La
buona notizia di Gesù non è neppure il perdono dei peccati. La buona notizia è che Dio
è per l'uomo, mette la creatura al centro, e
dimentica se stesso per lui”. Il buon senso
da parte dell’uomo sta nell’accogliere Dio
così, imprevedibile, non come lo vorremmo
noi.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 7
III Settimana di Quaresima
Non dimentichiamo le opere
di misericordia spirituale!
Martedì
1
Marzo
III Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Brano Evangelico: Mt 18, 21­35
San Albino
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe
contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti
dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un
re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu
presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire,
il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldas­
se il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti
restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò
il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari.
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno,
prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle,
andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che acca­
deva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto
l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho
condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo
compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli a­
guzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con
voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Agisci
Oggi, con l'ardore di
Maria, invoco il Signore, con la certezza che egli non
mi
abbandonerà
mai. Anche io, a mia
volta, non abbando­
nerò mai coloro che
hanno bisogno del
mio aiuto.
Medita
Gesù risponde alla domanda dell'apostolo con una parabola. Ma nella
semplicità di questo racconto, forse non cogliamo pienamente la trascendenza del
messaggio che il Signore vuole inviarci. Nell'antichità vigeva la legge del taglio­
ne: "occhio per occhio, dente per dente"... Era equa, non si può negarlo, ma co­
munque sempre assai meno umana dell'amore e della misericordia di Dio che Cri­
sto ci vuole mostrare. Gesù risponde che è necessario perdonare il prossimo fino a
"settanta volte sette". Usa numeri molto significativi per gli ebrei dell'epoca, che
danno alla frase un senso di pienezza: bisogna perdonare sempre. La parabola che
segue, ci mostra la grande compassione che tutti noi peccatori suscitiamo agli
occhi di Dio, quando andiamo da lui e ci prostriamo chieden­dogli perdono. Il Re
dell'Universo è altrettanto sensibile quanto il re della parabola, e magnanimamen­
te tende la mano e perdona i nostri debiti al suo amore, se trova in noi un cuore
pentito e desideroso di riparare. E come una debolezza. Dio non sa trattenersi dal
perdonare. Il perdono al giorno d'oggi è moneta abbastanza svalutata. Basta dare
un'occhiata ai conflitti internazionali per vedere che con la legge del taglione, per
quanto equa e severa possa essere, non si risolvono i problemi.
Contemplo: Abbi pazienza con
me (Mt 18,26.29)
«Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa» (Mt 18,26.29). Secondo la parabola evangelica, chi parla
così a Dio è perdonato, ma non accade lo stesso a chi rivolge tali pa-
role a un uomo. È sconcertante.
Noi, che pure siamo fatti della stessa terra, non abbiamo pietà dei fratelli. Il Signore Gesù ci chiama ad
accoglierci e a perdonarci a vicenda, solo così saremo veri figli del
Padre buono celeste.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 8
spiritualità
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Preghiamo la Via Crucis
con le opere di misericordia
III Stazione:
 Dal libro del profeta Isaia
“Egli si è caricato le nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. E noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per
i nostri delitti, schiacciato per la nostra iniquità.”
Preghiamo: O Gesù, potenza che muove le stelle, forza che sostiene il mondo, eccoti caduto sotto la croce.
Che mistero, Signore, vederti spartire la nostra debolezza!Abbi pietà di noi, così facili a cadere. Donaci la
grazia di elevarci dalle miserie della terra al desiderio di
te, Salvatore, che dai forza, conforto e salvezza.
Opera di misericordia corporale:
Dare da mangiare agli affamati
Credo che nessuno come Madre Teresa abbia preso questa opera di misericordia come stile di
vita, donando tutta la sua vita a sfamare i bisognosi, nel corpo e nello spirito. Ecco una pagina
tratta da un discorso di Madre Teresa.
Se qualche volta la nostra povera gente è morta di fame, ciò non è avvenuto perché Dio non si è
preso cura di loro, ma perché non siamo stati uno strumento di amore nelle sue mani per far
giungere loro il pane e il vestito necessari, perché non abbiamo riconosciuto Cristo quando è venuto ancora una volta, miseramente travestito, nei panni dell’uomo affamato, dell’uomo solo,
del bambino senza casa e alla ricerca di un tetto.
Dio ha identificato se stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di
pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno; nudità non solo di
abiti, ma anche di quella compassione che veramente pochi sentono per l’individuo anonimo;
mancanza di tetto non solo per il fatto di non possedere un riparo di pietra, bensì per non avere
nessuno da poter chiamare proprio caro.
Quando Cristo ha detto: “avevo fame e mi avete dato da mangiare”, non pensava solo alla fame
di pane e di cibo materiale, ma pensava anche alla fame di amore. Anche Gesù ha sperimentato
questa solitudine. Ogni essere umano che si trova in quella situazione assomiglia a Cristo nella
sua solitudine; e quella è la parte più dura, la fame vera.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 9
III Settimana di Quaresima
Tante persone si stanno riavvicinando
al sacramento della Riconciliazione
e tra questi molti giovani.
III Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Giovino Vescovo
Vescovo di Bretagna,
nipote di un altro
santo vescovo di no­
me Paolo Aureliano.
Da giovane, Giovino
si dedica alla pre­
ghiera; fa vita eremi­
ta; combatte contro
bestie e fiere, che lo
tormentano continua­
mente. Designato ve­
scovo del suo paese,
Mercoledì
2
Marzo
accetta per poco tem­
po l'incarico, ma poi
lascia per dedicarsi
alla penitenza. Esem­
pio di vita santa e
nascosta,
Giovino
muore nel suo romi­
taggio nel chiuso di
una montagna; la fa­
ma della sua santità,
però, si diffonde su­
bito per tutta la regio­
ne e arriva fino alla
Francia dove ci sono
diversi templi a lui
dedicati. San Giovino
appartiene alla schie­
ra di santi eremiti, di
cui sono ricchi i se­
coli antichi. Non vie­
ne ricordato nel Mar­
tirologio romano, pe­
rò il suo culto è atte­
stato da secoli in al­
cune regioni della
Francia occidentale.
Agisci
Brano Evangelico: Mt 5, 17­19
Oggi mi impegno a
comprendere
che
Gesù non disprezza
la Legge, ma desidera farci capire e vivere il suo vero senso.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia
venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma
a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati
il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Leg­
ge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di
questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà con­
siderato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li inse­
gnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Contemplo: Celebra il Signore,
Gerusalemme (sal 147,1)
Il Signore sa guidarci ogni giorno
con la sua parola, sta a noi cogliere il suo insegnamento nelle
piccole cose della vita quo­
tidiana. Gerusalemme, città di
pace, è immagine dell'anima fe-
dele che segue tali insegnamenti, li mette in pratica e li inse­
gna agli altri con la sua testimonianza. In questo modo celebra
con la vita le lodi del Signore.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 10
Dalla Prima Lettura
Il valore della legge
Dt 4,1.5­9
Osserverete le leggi e le metterete
in pratica.
Le parole di Mosè gettano una luce nuova
sulla comprensione di un aspetto importante
della mentalità ebraica: il valore della legge.
Essa è il dono più grande che Israele ha po­
tuto ricevere: dunque essa non è da conside­
rare tanto una serie di precetti da eseguire.
La legge rappresenta la sapienza del popolo
davanti a tutti gli altri popoli. In genere, noi
cristiani non abbiamo questa concezione
della parola di Dio, per cui troppo spesso
non ci rendiamo conto che, se davvero la
leggessimo e la ascoltassimo con attenzio­
ne, troveremmo la nostra intelligenza in
essa. Quanta fatica facciamo ogni giorno
per accumulare un po' di cultura e di nozio­
ni che ci rendano un po' più intelligenti, e
non ci rendiamo conto che nella Bibbia c'è
un tesoro di sapienza che aspetta soltanto la
nostra attenzione per dischiudersi sotto i
nostri occhi!
Preghiera
Donaci, o Dio, l'intelligenza del cuore,
quella che affina la nostra percezione
della realtà, che ci permette di vedere te,
dentro le pieghe di ogni attimo, quella
che ci fa agire con amore e sapienza
danzando la vita con efficacia e dolce
decisione. Sia questa l'eredità che lascia­
mo ai nostri figli, ai giovani: solo il cuo­
re sa vedere e solo un cuore forgiato da
te, che non dimentica e ascolta rapito,
sempre, la mirabile sinfonia del tuo amo­
re. Kyrie eleison!
Medita La Parola
La più bella eredità
Meditazione di Fiorella Elmetti
Gesù dà pieno compimento alla volontà di Dio. È mettendosi in fiducioso abbandono
nell’amore del Padre, contemplando in continuazione lui, la sua incarnazione, i suoi sentimenti, le sue parole, i suoi gesti, i suoi miracoli, la sua morte e passione, la sua resurrezione che si comprende cosa è la fede e come
viverla. E la fede, come sottolinea Papa Francesco, è “la più bella eredità”. Infatti, guardando all’esempio del re Davide, peccatore
ma anche santo per la Chiesa, il Papa mette
in luce che “la più grande eredità che un uomo, una donna, può lasciare ai suoi figli è la
fede. E Davide fa memoria delle promesse di
Dio, fa memoria della propria fede in queste
promesse e le ricorda al figlio. Lasciare la fede in eredità. Quando nella cerimonia del Battesimo diamo - i genitori - la candela accesa,
la luce della fede, gli stiamo dicendo:
‘Conservala, falla crescere in tuo figlio e in
tua figlia e lasciala come eredità'. Lasciare la
fede come eredità, questo ci insegna Davide,
e muore così, semplicemente come ogni uomo. Ma sa bene cosa consigliare al figlio e
quale sia la migliore eredità che gli lascia:
non il regno, ma la fede! Ci farà bene porci
una domanda: Qual è l’eredità che io lascio
con la mia vita? Lascio l’eredità di un uomo,
una donna di fede? Ai miei lascio questa eredità? Chiediamo al Signore due cose: di non avere paura di quest’ultimo passo, come la sorella dell’udienza di mercoledì - ‘Sto finendo il
mio percorso e incomincio l’altro’ - di non avere paura; e la seconda, che tutti noi possiamo lasciare con la nostra vita, come migliore
eredità, la fede, la fede in questo Dio fedele,
questo Dio che è accanto a noi sempre, questo Dio che è Padre e non delude mai”.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 11
Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola
Del Padre Buono/5
Il fratello maggiore/2
di don Luciano Vitton Mea
Il fratello maggiore
Egli si indignò, e non voleva entrare. Il
padre allora uscì a pregarlo. Ma lui
rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da
tanti anni e non ho mai trasgredito un
tuo comando, e tu non mi hai dato mai
un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che questo tuo figlio che
ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il
vitello grasso.
Questo tuo figlio. La presunzione
dell’esser nel giusto, di avere subi­
to un torto, porta a rinnegare i vin­
coli più sacri, i legami più belli, il
ricordo di giochi fatti insieme
nell’età dell’innocenza, il profumo
degli abiti che sentono di famiglia,
l’album con le foto che, pagina
dopo pagina, parla dei sogni di una
lontana giovinezza. Misero barat­
to. Il volto del fratello viene can­
cellato e al suo posto prende forma
il muso di un capretto.
Questo tuo figlio. Sottile invidia
che di colpo fa dimenticare i beni
ricevuti e goduti, il calore degli
affetti, il calore di gesti quotidiani
che in se stessi racchiudono il mi­
stero di una felicità, la perla pre­
ziosa di una fratellanza che vale
ben più dei campi, dei granai, delle
greggi. Nel figlio maggiore emer­
ge con tutta la sua virulenza l’eco
del Caino che da sempre alberga
nel cuore umano: “Sono forse io il
guardiano di mio fratello?”
Se il figlio minore rappresenta la
lontananza che sfigura il volto,
toglie la dignità, rende miseri va­
gabondi ricoperti di brandelli
(opaco ricordo della veste nuzia­
le), il figlio maggiore rappresenta
l’indifferenza che riduce l’uomo
ad una piccola caricatura sorda
alle tante voci che lo circondano; a
pietra dove lo scroscio dell’acqua
scorre senza lasciare i segni della
pietà, della compassione, della
comprensione verso le altrui debo­
lezze, degli errori che feriscono in
primo luogo coloro che li compio­
no ancor prima di chi li subisce.
Chi non ha mai sbagliato, chi ha
avuto la fortuna di essere ricoperto
da quella grazia che rende imma­
colata la veste nuziale ricevuta nel
Battesimo, corre il rischio di non
capire il fratello ricoperto dalle
piaghe della disperazione, le scot­
tature che lacerano il tessuto di
quell’immagine divina impressa
indelebilmente nel profondo di
ogni uomo.
Questo tuo figlio. Chissà dove sarà
stato, quali compagnie avrà fre­
quentato, con chi avrà sperperato.
Il sospetto si trasforma in diffiden­
za e la diffidenza crea il diverso,
erge gli steccati, divide tra buoni e
cattivi, tra un fuori e un dentro, tra
il giusto e l’ingiusto. Il sospetto e
la sfiducia generano il chiacchie­
riccio, la maldicenza, la mormora­
zione.
I farisei e gli scribi mormoravano:
“Costui riceve i peccatori e man­
gia con loro”. Gli eletti, coloro che
presumevano essere “uomini di
Dio” giudicano la misericordia
divina, rifiutano di sporcarsi gli
abiti con il fango, lo strame di cui
è ricoperto l’errore, la debolezza,
la fragilità umana. Si sono scolpiti
una immagine di Dio che segue i
criteri umani, il colore della terra
piuttosto che quello del cielo. E
pian piano, senza esserne piena­
mente coscienti, scivolano oltre la
soglia del paterno, nel gelido in­
verno del legalismo, tra le fredde
pietre di un sepolcro esteticamen­
te perfetto ma privo dell’alito vi­
tale, dove soffiano i venti di una
religiosità che è odiosa caricatura
del sacro, del religioso, del divino.
E la scena si cambia, muta la sor­
te. Chi era dentro, (tu sei sempre
con me e tutto ciò che è mio è
tuo) rimane fuori, nel vestibolo
del banchetto, delle sacre nozze
dove si fa più festa per un solo
peccatore convertito che per no­
vantanove giusti non bisognosi di
perdono. E’ alla luce di questa
metamorfosi che si capiscono le
parole dell’apostolo Paolo: “Dio
ha scelto ciò che nel mondo è de­
bole per confondere i forti, Dio ha
scelto ciò che nel mondo è ignobi­
le e disprezzato e ciò che è nulla
per ridurre a nulla le cose che so­
no, perché nessun uomo possa
gloriarsi davanti a Dio. “
Lontananze diverse ma comuni le
conseguenze. Il primo ridotto a
pascolare i porci, il secondo si
erge a giudice del padre e dei fra­
telli. Quali similitudini tra questi
due figli e le nostre vite, come ci
rappresentano con dovizia nel
quadro dell’umana miseria. Per
fortuna mia, per fortuna nostra si
erge all’orizzonte la figura divina
di un padre buono.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12
III Settimana di Quaresima
Entrare sempre di più nel cuore del vangelo,
dove i poveri sono i privilegiati
della Misericordia Divina.
III Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Tiziano da
Brescia
San Tiziano è vesco­
vo di Brescia. Fino
all'anno 1962 veniva
festeggiato in data 3
marzo; da allora ven­
ne conglobato in
un'unica festa dei
santi bresciani al
giorno 20 aprile. Poi­
ché diversi calendari
Giovedì
3
Marzo
lo portano oggi, vo­
lentieri lo ricordiamo,
anche se scarse sono
le notizie che lo ri­
guardano. Forse era
di origine tedesca;
certamente è stato ve­
scovo di Brescia. Vi­
ve alla fine del secolo
V, e viene ricordato
come pastore buono,
legato al suo popolo.
Si deve a lui la co­
struzione di una chie­
sa in onore dei santi
medici Cosma e Da­
miano, nella quale
poi viene sepolto. Si
deve ancora a san
Tiziano la costruzio­
ne di un antico mona­
stero e di un'antica
chiesa, sulla quale
sarà poi eretto l'attua­
le duomo di Brescia.
Brano Evangelico: Lc 11, 14­23
Agisci
Gesù ha parlato esplicitamente della
presenza e dell'opera del maligno, non
per spaventarci, ma
per
metterci
in
guardia. Oggi prego
per tutti i sacerdoti
esorcisti affidandoli
alla protezione di
Maria.
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demo­
nio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dis­
sero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, co­
noscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e
una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà
stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelze­
bùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di
chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i
demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo
forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma
se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confida­
va e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie
con me, disperde».
Contemplo: Ascoltate oggi la
voce del Signore (cf Sal 94,7)
È nell'oggi della nostra vita
che possiamo incontrare il Signore, né ieri né domani, ma
oggi, per questo la parola di
Dio ci invita a non chiudere il
cuore ai suoi insegnamenti:
«Ascoltate oggi la voce del
Signore: non indurite il vostro
cuore» (Sal 94). Questo tempo
di cui disponiamo è un dono di
Dio da far fruttificare secondo
i suoi disegni e il suo amore.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 13
Dalla Prima Lettura
Dio vuole la tua felicità
Medita la Parola
Il Sacro Timore
Ger 7,23­28
Questa è la nazione che non ascol­
ta la voce del Signore, suo Dio.
Dio non ha bisogno della tua fedeltà
perché ciò gli dia qualcosa che egli non
possiede. Egli ha tutto ed è pienezza di
vita in sé. Evidentemente, il motivo per
cui egli ti chiede di fare o di non fare
certe cose deve essere un altro. La lettu­
ra, tratta dal profeta Geremia, ti spiega
il significato: Dio vuole la tua felicità, la
tua realizzazione ed il tuo bene. In altri
termini, quando segui la legge di Dio il
primo a guadagnarci sei proprio tu, in
quanto sperimenti la felicità che provie­
ne dall'essere fedeli a lui solo. Purtrop­
po, Geremia osserva che proprio gli i­
sraeliti, popolo eletto, non hanno voluto
capire questa lezione ed hanno preferito
indurire il proprio cuore. La loro storia
dimostrava come allontanandosi da Dio
si trovano solo disgrazia ed infelicità.
Preghiera
Quante cose ascoltiamo o, meglio, sentia­
mo, nella nostra giornata! Perché siamo
eternamente svuotati e nulla di ciò ci col­
ma? Solo la tua parola, Signore, ci ripete
incessantemente i movimenti dell'ascolto
vero: rientrare nel centro del nostro cuore,
porsi in cammino, pellegrini alla sequela
del nostro Dio, accogliere con levità incon­
tri ed eventi senza lasciarcene imbrigliare,
senza mai cessare di amare. Quando impa­
reremo? Kyrie eleison!
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Dire che “è per mezzo di Beelzebùl, capo dei demo­
ni, che egli scaccia i demoni” è come affermare che
Gesù è un demone. Inaccettabile. Solo chi mette la
malizia nei propri giudizi può condividere questo tipo
di pensiero. Solo chi è superficiale si ferma a questo
giudizio. È chiaro che Gesù, invece, ci chiede di an­
dare oltre, fino ad arrivare al “dito di Dio”. Sì, il re­
gno di Dio è in mezzo a noi, basta volerci entrare con
rispetto ed umiltà, basta aprirci alla ricerca delle cose
di Dio e vedremo i segni di Dio risplendere in ogni
cosa. In passato si parlava del timor di Dio, oggi po­
chi lo conoscono ancora, eppure è un dono dello Spi­
rito Santo. Il timore di Dio non è l’aver paura, ma il
riconoscere che ci muoviamo in terra sacra. In meri­
to, A. Hesche afferma che “il timore è l'intuizione
della dignità di creature comuni a tutte le cose e del
grande valore che esse hanno per Dio; è il riconosce­
re che le cose non sono soltanto quello che sono ma
implicano anche, se pure alla lontana, qualcosa di
assoluto. Il timore è percezione della trascendenza,
percezione del fatto che tutto in ogni luogo si riferi­
sce a colui che è al di là delle cose. Un'intuizione che
si manifesta meglio negli atteggiamenti che nelle pa­
role. Tanto più siamo desiderosi di esprimerlo, tanto
meno vi riusciamo. Il significato del timore è di ren­
dersi conto che la vita si svolge sotto orizzonti vasti,
che si estendono oltre il breve lasso di tempo di una
vita individuale o perfino della vita di una nazione, di
una generazione o di un'epoca. Il timore ci permette
di percepire nel mondo le allusioni al divino, di senti­
re nelle piccole cose il principio di un significato infi­
nito, di sentire ciò che è essenziale nel comune e nel
semplice; di avvertire nel fluire del transitorio il si­
lenzio dell'eternità”.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 14
III Settimana di Quaresima
L’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel
venerdì e sabato che precedono la quarta domenica
di Quaresima, è da incrementare nelle diocesi.
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Casimiro
Principe di Polonia,
granduca di Lituania,
san Casimiro ­ uno
dei tre figli del re di
Polonia Casimiro IV ­
non ama il lusso e lo
sfarzo permesso alla
sua condizione socia­
le; preferisce dedicar­
Venerdì
4
Marzo
III Settimana
del Salterio
si interamente alla
preghiera, alla peni­
tenza e all'esercizio
della carità. Nasce
nella reggia di Craco­
via, nel 1468. È umile
con tutti, difende i
poveri, distribuisce a
essi i beni di cui può
disporre, anzi fa la
questua per aiutare chi
ha bisogno. Conduce
una vita esemplare.
Ogni mattina si reca
in chiesa per la prima
messa, recitando spes­
so un inno alla Vergi­
ne composto da san
Bernardo di Chiara­
valle.
Brano Evangelico: Mc 12, 28­34
Agisci:
Il Signore ci vuole
guarire dalle nostre
infedeltà. Oggi mi
immergo alcuni minuti nel silenzio per
provare a sentire il
suo profondo amore
che mi raggiunge e
cambia il mio cuore.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il
primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele!
Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il
tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua for­
za”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è al­
tro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene,
Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui;
amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il
prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo
che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal re­
gno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Contemplo: Amerai il Signore
tuo Dio (Mc 12,30)
Allo scriba che gli domanda qual
è il primo di tutti i comandamenti, Gesù risponde: «Amerai il
Signore tuo Dio con tutto il cuore, e amerai il tuo prossimo co-
me te stesso» (cf Mc 12,30­31).
Questo è quanto dobbiamo fare
in primo luogo e sempre, tutti gli
altri precetti derivano da questi
primi due, ne sono le declinazioni nelle varie circostanze della
vita.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 15
Dalla Prima Lettura
Solo Dio può aiutarti
Medita la Parola
Vedendo il cielo
Os 14,2­10
Non chiameremo più Dio nostro
l’opera della nostre mani.
Certe volte è necessario giungere al fon­
do per rendersi conto che nessuno può
aiutarti, se non Dio solo. Quando tocchi
con mano che certe alleanze e certe ami­
cizie non ti hanno garantito as­
solutamente nulla, quando scopri di esse­
re completamente solo anche se sei in
mezzo ad una folla di gente; quando com­
prendi che su nessuno puoi davvero fare
affidamento, allora sei pronto per volgerti
nuovamente a Dio per ricevere il suo a­
more. Allora, proprio quello che avevi
sempre rifiutato e deriso, in realtà ti si
rivela in tutta la sua profondità: egli è
l'unico che ti attende per ridarti quella
dignità che tu stesso hai barattato senza
scrupolo. C'è una cosa che Dio non riesce
a fare, ed è quella di restare in collera con
coloro che tornano da lui con il cuore
contrito ed umiliato: per loro, Dio ha
sempre pronta una festa da fare.
Preghiera
Pretendiamo molto da te, Signore, ti inter­
roghiamo, ti invochiamo, ti interpelliamo.
Ma siamo così poco esigenti con noi stessi!
Ci accontentiamo di una bozza di vita, di
un bozzolo mezzo chiuso, in cui sognare la
bellezza di un prato, della farfalla che pos­
siamo diventare, del tuo amore che attende
con pazienza infinita il nostro tempo di
maturare in bellezza! Perché indugiamo?
Che cosa ci trattiene? Kyrie eleison!
Meditazione di Elmetti Fiorella
Finalmente uno scriba che vuole imparare, prima che dettare legge! E che ci richiama a fare
lo stesso, prima che a giudicare secondo le apparenze. Ecco la grandezza del cristiano, una
grandezza che sa farsi piccola come una formica. Come accadde a Dom Hélder Câmara, il
vescovo di Recife. Mentre egli viaggiava su un
pullman, fu attirato da un bimbo che teneva
tra le mani un pezzo di legno con la massima
cura. “Sto portando su questo legno la mia amica formicuccia, è il suo primo viaggio in autobus”, spiegò il piccolo. Giunti a destinazione, Dom Hélder disse al bambino che anche a
lui piacevano le formiche e gli raccontò una
storia: “Una notte, le formiche avevano divorato il mio roseto. L’indomani, catturai Sonia,
una formica rossa, tra le più intelligenti che
abbia mai incontrato. Lei tremava e il cuore le
batteva così forte che sembrava scoppiare.
“Pensa di essere il solo a cui piacciono le rose?
Lei non fa la stessa cosa nella Comunione?”.
Presentai a Sonia le mie scuse e la liberai. Poi,
col suo aiuto, insegnai a tutte le formiche a
odorare le rose, invece di mangiarle”. Dom
Hélder invitò il ragazzino ad andare a casa
sua. E il vescovo gli narrò di quando aveva incontrato Claudina, una giovane formica zoppicante. “Eravamo nel mio giardino. Col suo permesso, la girai sul dorso per vedere meglio che
cosa aveva alla sua zampetta”. Claudina per la
prima volta vide il cielo, perché le formiche
sono come noi: vai vai, corri corri, e non hai
mai il tempo di guardare verso l’alto e contemplare il firmamento. “Vedendo il cielo rimase con la boccuccia aperta per la meraviglia. Mi accorsi che era inutile porle domande
sulla sua zampetta. Non mi ascoltava, continuava a guardare il cielo!”. E tu ti lasci affascinare dal cielo?
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 16
spiritualità
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Preghiamo la Via Crucis
con le opere di misericordia
IV Stazione: Gesù incontra sua Madre
 Dal vangelo secondo Luca
Nel tempio di Gerusalemme il vecchio profeta Simeone
parlò così a Maria: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione. E anche a te
una spada trafiggerà l’anima.
Preghiamo:
Signore Gesù, tu rendi intensi gli incontri con te quando ti riconosciamo come interlocutore della vita. Il tuo
sguardo su di noi sollecita il nostro verso dite: le nostre
resistenze si sciolgono perché il nostro sguardo si alza
fiducioso al tuo volto. Allora sapremo di essere per te
come le persone più amate della vita.
Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria
Opera di misericordia corporale: Assistere
i malati
Maria è tra le poche persone che hanno accompagnato Gesù fino alla morte. Maria ci ha insegnato che
amare una persona vuol dire amarla fino alla fine, “nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore”.
Quanti anziani e malati sono dimenticati dai propri familiari, perché inutili e nel bisogno! Anche Gesù ha
avuto bisogno di una Madre, che lo accompagnasse fino alla fine, a cui rivolgere le sue ultime parole.
La Mia più bella invenzione, dice Dio, è Mia Madre. Mi mancava una Mamma e l’ho fatta. Ho fatto Mia Madre prima che ella facesse Me. Era più sicuro. Ora sono veramente
un Uomo come tutti gli uomini. Non ho più nulla da invidiar loro, poiché ho una Mamma. Una vera. Mi mancava. Mia Madre si chiama Maria, dice Dio. La sua anima è assolutamente pura e piena di grazia. Il suo corpo è vergine e pervaso da una luce tale che
sulla terra mai Mi sono stancato di guardarla, di ascoltarla, di ammirarla. E’ bella Mia
Madre, tanto che lasciando gli splendori del Cielo, non Mi sono trovato sperduto vicino
a lei. Eppure so bene, dice Dio, cosa sia essere portato dagli angeli; bene, non vale le
braccia di una Mamma, credetemi.
M. Quoist
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 17
III Settimana di Quaresima
Con la sua prepotenza ed avidità
la corruzione distrugge
i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri
III Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il santo del giorno:
Sant’Adriano
Il Martirologio romano
oggi ricorda sant'Adria­
no martire ­ ucciso du­
rante la persecuzione
ordinata dall'imperatore
Diocleziano nell'anno
309 ­ a Cesarea, in Pale­
stina, nel giorno in cui
gli abitanti erano soliti
celebrare la festa della
dea Fortuna: per ordine
del governatore Firmi­
liano, per la sua fede in
Sabato
5
Marzo
Cristo fu gettato in pasto
a un leone e poi sgozza­
to con la spada. Con lui
viene martirizzato anche
Dubulo. C'è un altro
celebre santo con lo
stesso nome: Adriano
III, papa per appena un
anno, ricordato l'8 lu­
glio, che cercò di influi­
re presso Fozio per evi­
tare la divisione dell'O­
riente. Ebbe anche una
fuggevole parte per met­
tere pace tra i conten­
denti del regno di Ger­
mania. Invitato alla fa­
mosa Dieta di Worms,
non fa in tempo a parte­
cipare, perché muore in
fama di santità nell'ab­
bazia di Nonantola,
nell'885. Se fosse vissu­
to di più, la storia della
chiesa avrebbe avuto un
altro corso, ma la storia,
si sa, non si fa con i
«se», ma con i fatti.
Brano Evangelico: Lc 18, 9­14
Agisci
Da oggi mi impegno a
conoscere veramente il
Signore. Il momento in
cui
Io
incontrerò
"faccia a faccia" è certo: non devo temere
questo
meraviglioso
incontro. Maria, accompagnami in questo
cammino.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che ave­
vano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro
pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti
ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùl­
teri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla setti­
mana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano
invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al
cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me pecca­
tore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giu­
stificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia
sarà esaltato».
Contemplo : O Dio, abbi pietà
di me (Lc 18,13)
Due uomini salgono al tempio,
uno è in prima fila, sicuro di sé,
dall'aria soddisfatta. L'altro, dal
portamento affranto, se ne sta in
un canto e non alza lo sguardo.
Forse al nostro giudizio umano
ammiriamo il primo e non degniamo di uno sguardo il secondo. Gesù, che guarda nei cuori,
ci racconta che è il secondo a
essere gradito a Dio per le sue
parole: «O Dio, abbi pietà di me
peccatore».
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ pagina 18
Dalla Prima Lettura
Dona il tuo cuore a Dio
Medita La Parola
La preghiera del povero
Os 6,1­6
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Voglio l’amore e non il sacrificio.
Certo, Dio è esigente e richiede dal po­
polo eletto fedeltà assoluta. Però, quan­
do si fa esperienza di tutti i vari tipi di
schiavitù, tornare da lui è la cosa più
bella e gioiosa che ci sia. Di fronte al
suo amore, persino l'infedeltà e l'inco­
stanza del popolo divengono accettabili.
Dio conosce il cuore dell'uomo, e sa che
egli è perennemente incostante, ma pro­
prio per questo egli è l'eterno fedele,
sempre presente accanto alle sue creatu­
re. Per questo motivo, non guardare a
quanti e quali peccati hai commesso
nella tua vita: torna a lui con il cuore
contrito ed umiliato, ed il resto lo farà
lui con la sua grazia. Del resto, ciò che
egli vuole da te è proprio il tuo cuore:
cos'altro potresti dargli, che già non sia
suo?
Preghiera
Signore, anche noi parliamo dei nostri li­
miti, diciamo di sentirci poveri... vicini al
pubblicano della parabola. Eppure anche
in questa distanza può celarsi l'inganno e,
nel profondo del nostro cuore, ecco il fari­
seo, che si compiace della propria superio­
rità, del cammino fatto, di una sensibilità
religiosa «fine» e osservante. Signore, il
nostro cuore è una contraddizione vivente,
restaci accanto! Kyrie eleison!
Sia il fariseo che il pubblicano vanno a pregare
nel tempio. Bellissima cosa che dovrebbe unire,
creare comunione tra i due protagonisti del racconto nonostante le loro diversità, invece la presunzione gioca brutti scherzi, facendo dimenticare al giusto pubblicano (pio, non adultero, osservante del digiuno non evasore delle tasse) che
Dio guarda con preferenza ai poveri e agli umili.
Non basta pregare. Pierre-Marie Delfieux afferma
che “è importante pregare come un povero. Il
fariseo pregava come uno contento di sé e il pubblicano pregava umilmente come un povero….La
preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi di Dio. …Dio non si può raggiungere. Si può
solamente ricevere. Non saremmo capaci di salire fino a Lui. Ma possiamo accoglierlo in noi. Bisogna dunque aprirsi, aderire, convertirsi, abbassarsi… Con le mani vuote perché possa riempirle
e il cuore disponibile perché possa colmarlo …
Beati noi se sentiamo che la nostra preghiera è
povera. Essa sale nel più alto dei cieli e fa già
scendere qualcosa del regno di dio nel più profondo della nostra anima. È importante pregare
come un bambino da amare e soddisfare… come
il Figlio del Padre. Come un neonato … con una
piena fiducia filiale, sicuri dell’amore del Padre,
con una grande tenerezza in fondo al cuore …
Perché ha per noi la tenerezza di una madre nei
confronti di un bambino che consola appoggiandolo alla sua guancia. È importante pregare nel
segreto
significa pregare
nell’autenticità.
L’importante non è che le nostre devozioni siano
viste, ma che la nostra preghiera sia vissuta… Prima di tutto la nostra preghiera deve essere vera.
Significa anche pregare nell’intimo del cuore…
Non abbiamo altro luogo che in Dio… Pregare nel
segreto
significa
soprattutto
pregare
nell’intimità”.
Non di solo pane ­ Numero 745 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti,
Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 745
Domenica 28 Febbraio 2016
Chiuso il 23/02/2016
Numero copie 1470
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità





Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare)
I Santi del Giorno
Tutte le opere di San Agostino
I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it