Gennaio 2016 n.18 - Parrocchia SS. Trinità

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Transcript Gennaio 2016 n.18 - Parrocchia SS. Trinità

LA BACHECA DEGLI AVVISI
Parrocchia SS. Trinità
* sono aperte le iscrizioni per il camposcuola estivo 2016… in parrocchia il foglio illustrativo
*
Via Padre Raffaele Di Bari, 2 Barletta
Peregrinatio Crucis: Sabato 13 ore 18.30 Celebrazione di accoglienza
tel. 0883.535100
dell’insigne reliquia del santo legno della croce venerata a barletta nella
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basilica del santo sepolcro. Dopo la S. Messa bacio della reliquia.
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Foglio interno di comunicazione — Anno IV n. 18, gennaio 2016
L’ANNO SANTO E LE INDULGENZE
LE POESIE
di P. Michele Critani, scj
Il volto di Dio
è nascosto nei volti della gente.
sono frammenti d’amore
diffusi in tutta l’umanità,
sono volti di ogni età,
che incontri anche tu
per le strade di città.
Li osservo
mentre passano vicino a me;
hanno fretta tutti quanti,
il tempo che hanno davanti
è assai prezioso.
Qualcuno ha il volto sorridente,
ma molti hanno il viso
quasi spento.
In ognuno c’è una storia,
per ognuno c’è una strada
dove incontreranno persone
Nel percorso sinodale sul tema della
famiglia abbiamo potuto compiere, in
spirito e stile di effettiva collegialità, un
approfondito discernimento, grazie al
quale la Chiesa ha indicato al mondo
che non può esserci confusione tra la
famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo
di unione.
Papa Francesco, al Tr ibunale della Rota
In questo numero:
Grazie Signore...
Per i bambini battezzati:
Domenica 27 dicembre 2015
Russo Noemi
Ricco Giorgia
Domenica 1 gennaio 2016
Lafiandra Elena
Piazzolla Aurora
Mercoledì 6 gennaio 2016
Patronario Michele
Domenica 10 gennaio 2016
Cornacchia Diego
Domenica 17 gennaio 2016
Tesse Alessandra
Scommegna Gioel Mattia
Marzano Martina
Domenica 24 gennaio 2016
Lombardi Francesco Pio
Editoriale
p. 1
Vescovo da 25 anni
p. 3
S. Francesco e la Misericordia p. 5
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Giornata dell’anspi
p. 6
S. Gemma Galgani
p. 6
Al 25° di Episcopato
p. 7
Argomento Indulgenze. Ho desiderato
trattarlo perché siamo nell’Anno Santo del
Giubileo straordinario della Misericordia,
indetto da Papa Francesco il giorno 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione. Tra qualche giorno
saremo a Roma in udienza
dal Santo Padre, Papa Francesco, e attraverseremo la
Porta Santa della Basilica di
San Pietro, il 20 febbraio; e
delle altre tre Basiliche Pontificie Maggiori il giorno 21.
A tale pellegrinaggio con il
passaggio della porta santa,
la confessione, la comunione
eucaristica e la preghiera per
il sommo pontefice è annessa l’indulgenza. Nell’ Anno Santo si parla spesso di
confessione, remissione dei peccati e di
indulgenza. La dottrina e l’uso delle indulgenze sono in vigore nella chiesa da molti
secoli ed hanno un solido fondamento
nella divina rivelazione e nella tradizione
delle Chiesa.
Un primo punto fermo: i peccati comportano pene infinite dalla santità e giustizia
di Dio. Queste pene devono scontarsi sia
in questa terra, con i dolori, le miserie e le
calamità di questa vita, e soprattutto con
la morte sia, poi, nell’aldilà, anche con il
fuoco e i tormenti o con le pene purificatrici. Infatti i fedeli hanno sempre avuto la
retta convinzione che la via del male presentasse ostacoli, amarezze e danni inimmaginabili e impensabili. Tali sono le pene imposte secondo giustizia e misericor-
dia da Dio per la purificazione delle anime, per la difesa della santità dell’ordine
morale e per ristabilire la gloria di Dio
nella sua piena maestà. Ogni peccato ingenera una perturbazione dell’ordine universale, disposto da Dio nella
sua ineffabile sapienza e
infinita carità, e la distruzione di beni destinati da Dio
allo stesso peccatore e al
genere umano. Il peccato è
la trasgressione della legge
divina e il disprezzo, la misconoscenza dell’amicizia
personale tra Dio e l’uomo.
Bisogna tener presente che il
peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della
comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui
privazione è chiamata la pena eterna del
peccato. Inoltre, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano
alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nel
Purgatorio. Tale purificazione libera dalla
cosiddetta pena temporale del peccato.
Questi due tipi di pene non vanno intesi
come una vendetta di Dio, bensì come
derivanti dalla stessa natura del peccato.
Una conversione sincera può arrivare,
come vedremo più avanti, alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena. Dio con le pene dei
peccati tenta di risvegliarci dal torpore
dell’egoismo, e dall’apatia spirituale per
ricondurci sulla via della santità. Non dà
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pene per punirci. Dio è Amore.
È necessario, allora, per la piena remissione e riparazione dei peccati non solo che l’amicizia con Dio venga ristabilita con una sincera conversione della mente e che sia riparata l’offesa arrecata alla sua sapienza e
bontà, ma anche che tutti i beni dell’ordine umano e naturale elargiti da
Dio, diminuiti o distrutti dal peccato siano pienamente reintegrati o con la
volontaria riparazione, che non sarà senza pena o con l’accettazione delle
pene stabilite dalla giusta e santissima sapienza di Dio. La dottrina sul purgatorio dimostra chiaramente che possono restare non di rado pene da scontare o resti di peccato da purificare anche dopo la remissione della colpa,
che riceviamo nel sacramento della Confessione. Nel Purgatorio, infatti, le
anime dei defunti che siano passate all’altra vita nella carità di Dio veramente pentite, prima di aver soddisfatto e riparato con degni frutti di penitenza alle colpe commesse o alle omissioni, vengono purificate con pene
purificatrici.
Per volontà di Dio Padre, fonte della Misericordia, così come esiste una
solidarietà tra gli uomini sia nel bene sia nel male, ovvero un contagio del
bene o del male, e una ripercussione delle nostre opere su chi ci sta
vicino, così vi è una soprannaturale solidarietà di cui Cristo è principio e fondamento. Dall’offerta della vita stessa di Gesù, per noi
morto in croce, è derivata la carità dei cristiani che non hanno esitato e sempre si sforzano di aiutarsi vicendevolmente nella via
che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio
dei beni spirituali e la espiazione penitenziale. Quanto
più il cristiano è animato dal fervore della carità, tanto maggiormente imita Cristo sofferente, che non
commise peccato, patì per noi, fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri peccati… e
noi, per le sue piaghe, siamo stati guariti. L’antichissimo dogma della comunione dei santi ci offre
una dolce certezza e consolazione. Non siamo
soli! Perché la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con meraviglioso legame alla vita di tutti gli altri fratelli
cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico
di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica per-
sona. É questa la via che veicola il tesoro della
chiesa, che è l’infinito ed inesauribile valore che le
espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il Padre. A
tale tesoro appartiene la preziosità immensa ed incommensurabile delle preghiere e delle buone opere della Beata Vergine
Maria e di tutti i santi.
Nel corso dei secoli si irrobustisce la convinzione che i pastori del gregge del Signore potessero liberare i singoli fedeli da
ciò che restava dei peccati con l’applicazione dei meriti di
Cristo e dei santi, tesoro poi messo nelle mani della santa madre Chiesa. L’indulgenza la si applica alla “pena temporale”
che consegue dopo il peccato. Temporale perché non è quella
eterna che ci porta irrimediabilmente alla morte eterna
dell’inferno. Dunque la remissione della pena temporale dovuta per i peccati, già rimessi per quanto riguarda la colpa, è
stata chiamata indulgenza. Nell’indulgenza, la Chiesa, mini-
stra del tesoro delle grazie di Cristo, non solo prega ma dispensa al fedele ben disposto il tesoro delle soddisfazioni di
Cristo e dei santi in ordine alla remissione della pena temporale. Il fine che l’autorità ecclesiastica si propone nella elargizione
delle indulgenze, è non solo di aiutare i fedeli a scontare le pene del
peccato, ma anche di spingere gli stessi a compiere opere di pietà, di
penitenza e di carità, specialmente quelle che giovano all’incremento della fede e del bene comune. I fedeli possono altresì offrire le
indulgenze in suffragio dei defunti per la riduzione o estinzione
delle loro pene da scontare nel purgatorio.
Nella storia della Chiesa ci sono stati abusi, a motivo di illeciti profitti. Questi, scrive Papa Paolo VI nella Costituzione Apostolica
Indulgentiarum Doctrina, sono da biasimare e da estinguere, ma
allo stesso tempo insegna e stabilisce che l’uso delle indulgenze deve
essere conservato, perché sommamente salutare al popolo cristiano e autorevolmente approvato da sacri concili, mentre condanna con anatema quanti asseriscono l’inutilità delle indulgenze e negano il potere esistente nella
chiesa di concederle. L’uso saggio delle indulgenze ha notevoli effetti positivi nella vita dei credenti: 1. Insegna quanto sia triste ed amaro l’aver abbandonato il Signore Dio; 2. i fedeli comprendono che con le sole proprie
forze non sarebbero capaci di riparare a tutto il male fatto e perciò
sono invitati a sinceri atti di umiltà; 3. le indulgenze ci ricordano quanto siamo uniti intimamente a Cristo, medico delle
anime, gli uni con gli altri e quanto la vita soprannaturale di
ciascuno possa giovare agli altri; 4. dalla pratica delle
indulgenze deriva un profondo esercizio della carità; 5.
la misericordia di Dio ridesta in noi la fiducia e la
speranza di una piena riconciliazione con Dio
Padre, senza giustificare però negligenze e superficialità, affievolendo così la nostra buona volontà. Le indulgenze, pur essendo elargizioni gratuite
di Dio, sono concesse tuttavia per i vivi e per i
defunti solo a determinate condizioni.
L’accesso alle indulgenze richiede che il fedele
abbia le necessarie disposizioni: 1. Che ami Dio; 2.
detesti il peccato; 3. riponga la sua fiducia nei meriti
di Cristo e creda fermamente nel grande aiuto che gli
viene dalla comunione dei santi; 4. disposizione all’obbedienza ai legittimi pastori della Chiesa e soprattutto al successore di Pietro, clavigero del cielo; 5. le indulgenze fanno sì che la
Chiesa si presenti a Cristo senza alcun difetto, ma santa ed immacolata, unita a Cristo nel dolce legame della carità. Infatti quanto più,
mediante le indulgenze, i membri della chiesa purgante si uniscono
per sempre alla Chiesa celeste del Paradiso, tanto più si diffonde il
Regno di Dio.
Le indulgenze non possono essere lucrate, cioè acquistate se non
grazie ad una sincera conversione ed unione con Dio. I presupposti
di una reale conversione sono indicati nel Catechismo della Chiesa
Cattolica al n. 1431: La penitenza interiore è un radicale riorientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il
cuore, una rottura con il peccato, un’avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio di cambiare
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vita con la speranza della misericordia di Dio. Questa conversione è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno
chiamato “animi cruciatus” [afflizione dello spirito], “compunctio cordis” [contrizione del cuore]. Tutto ciò nella vita quotidiana si realizza con
gesti inequivocabili: 1. sollecitudine per i poveri; 2. l’esercizio e la difesa
della giustizia e del diritto; 3. la confessione delle colpe; 4. la correzione
fraterna; 5. la revisione di vita; 6. l’esame di coscienza; 7. la direzione spirituale; 8. l’accettazione delle sofferenze; 9. la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia.
Infine alcune chiarificazioni utili per la nostra vita spirituale. L’indulgenza
è parziale quando libera in parte dalle pene (pena temporale) da scontare
qui in terra o in purgatorio; è plenaria quando ci libera totalmente. Sia le
indulgenze parziali sia le indulgenze plenarie possono essere sempre applicate ai defunti a modo di suffragio. Le condizioni necessarie per lucrare le
indulgenze sono: 1. compiere l’opera indulgenziata (ad es. passare per la
porta santa); 2. confessione sacramentale; 3. la comunione eucaristica; 4.
pregare secondo le intenzioni del sommo pontefice (Pater, Ave, Gloria,
Credo, L’eterno riposo…). Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale.
applicarsi soltanto ai defunti. Nelle chiese parrocchiali l’indul-
genza si può lucrare nella festa del santo titolare e il 2 agosto,
per l’indulgenza della Porziuncola. Nelle benedizioni papali
Urbi et Orbi di Natale e Pasqua (anche tramite radio o TV) e
nel canto pubblico del Te Deum l’ultimo giorno dell’anno. Il
fedele che tiene con sé ed usa un oggetto di pietà (crocifisso,
croce, corona, scapolare, medaglia) debitamente benedetto da
un sacerdote, può lucrare una indulgenza parziale. Se poi uno
di questi oggetti è benedetto dal sommo pontefice o da un vescovo, i fedeli che devotamente lo usano, possono acquistare
anche l’indulgenza plenaria nella festa dei ss. apostoli Pietro e
Paolo con la recita della professione di fede. Cari fratelli e sorelle, ringraziamo Dio per questo Anno Santo della Misericordia e
lasciamoci rivoluzionare la vita dalla Grazia che tutto può.
don Cosimo
PASTORE DI GREGGE…DA 25 ANNI!
INTERVISTA A MONS. GIOVAN
BATTISTA PICHIERRI
Il 24 gennaio, in occasione
della festa diocesana degli oratori parrocchiali associati
all’ANSPI, il Vescovo dell’arcidiocesi di Trani-BarlettaBisceglie, Mons. Giovanni
Battista Pichierri, ha celebrato
la Santa Messa presso la nostra
parrocchia e con grande disponibilità ci ha concesso l’intervista che di seguito fedelmente
riportiamo e che è incentrata
sul servizio episcopale che
Egli da venticinque anni rende.
Si comprende subito che siamo di fronte ad un “pastore” che
quotidianamente rinnova il suo sì a Dio e che ha fatto proprie
le parole di San Giovanni Battista il quale, parlando della sua
relazione con Gesù di Nazareth affermò: “E’ necessario che
Egli cresca e io diminuisca”.
La Sua semplicità e disponibilità rispecchiano l’esempio del
Buon Pastore che è venuto non per essere servito ma per servire e dare la sua vita per le pecore (cfr. Mt 20,28; Mc 10,45;
Lc 22, 26-27; Gv 10,11)
Non indugiando oltre e ringraziando Sua Eccellenza,
conosciamolo meglio, attraverso questa intervista.
D: In questi venticinque
anni di episcopato, ritiene
di aver realizzato ogni
Suo progetto e desiderio o
ne ha altri in program-
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Ricordiamo poi alcuni tempi e modalità per le indulgenze. Il 2 novembre in
tutte le chiese o al cimitero si può acquistare una indulgenza plenaria da
ma?
R: Il desiderio era quello di servire e posso dire di essermi
posto al servizio innanzitutto della diocesi di CerignolaAscoli Satriano, quale vescovo eletto per volontà del Santo
Padre Giovanni Paolo II il 21
dicembre del 1990. Fui ordinato
vescovo il 26 gennaio del 1991 e
raggiunsi quella diocesi il 27
marzo e lì sono stato nove anni
poi, il 26 gennaio del 2000 sono
arrivato
a
Trani-BarlettaBisceglie, trasferito dallo stesso
Giovanni Paolo II e qui ho servito fino ad oggi e continuo a servire questa Chiesa che appartiene
a noi. La gioia è nel fare quello
che il Signore chiede ai suoi discepoli ma, in questo caso, ai
suoi apostoli in quanto noi siamo
successori degli apostoli in servizio per l’annuncio del Vangelo, per la santificazione, i sacramenti e poi per creare una
vera comunità nella comunione e nella testimonianza.
D: Quali sono i più bei ricordi legati ai primi giorni di episcopato?
R: Ricordo che avvertivo la tensione di conoscere, raggiungere tutti. Lasciai la parrocchia di Manduria presso cui sono
stato parroco per otto anni e mezzo ed il mio desiderio era di
stabilire relazioni, rapporti con i sacerdoti, innanzitutto, ma
anche con i
religiosi,
il
popolo di Dio,
le famiglie.
Giunto a Trani ho continuato ad avvertire il desiderio di sen-
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tirmi immerso nel popolo di Dio e questo si è realizzato. A
Trani- Barletta- Bisceglie ho fatto due visite pastorali, mi
soffermo nelle parrocchie per una settimana e poi partecipo
alle celebrazioni di cresime, vari
eventi religiosi, incontri con i ragazzi, con le famiglie, con i malati, con
gli studenti.
pensa, l’anno prossimo, il 30 agosto 2017 cinquant’anni di
presbiterato!
Il piccolo Andrea Leone invece, quale
ministrante, ha chiesto…
D: Dopo venticinque anni di episcopato quale invito farebbe ai ministranti per la gioia di Dio?
R: L’invito che faccio è lo stesso che
anche io vivevo da ministrante e cioè
seguire con gioia, essere fedeli a questo
servizio e chiedere a Gesù di farci capire cosa ci chiede; può darsi che Gesù ti
vuole padre di famiglia oppure può darsi che ti voglia sacerdote e se ti chiede
questo tu digli di si!
D: Quali sono state, in questi venticinque anni, le gioie e quali i dolori
più grandi che ricorda?
R: La sofferenza fa parte del quotidiano, invece la realtà che vedo è
quella di una crescita nella fede, nella
speranza, nella carità e questo l’ho
potuto constatare soprattutto nel Sinodo diocesano che ci ha impegnato
per tre anni. In occasione della concelebrazione, che si terrà il 26 gennaio, presso la Basilica Cattedrale S.
Maria Assunta in Trani, consegnerò
il Libro Sinodale che ci invita a camminare tutti insieme dietro Gesù e
con Gesù, per essere vera Chiesa che
diventa credibile, autentica nel nostro
mondo che ha davvero bisogno di
essere liberato e salvato.
Proseguendo nell’intervista abbiamo
posto tali ulteriori domande.
D: Qual è la sua paura più grande?
R: Si tratta in realtà di preoccupazioni umane che supero fidandomi di Dio, ricordando che Lui mi ha mandato, Lui mi
chiede e io voglio dirgli si sempre.
A questo punto dell’intervista due bambini hanno avvertito il
desiderio di rivolgere delle domande e così la piccola Francesca Vitobello ha chiesto…
D: Quando era bambino pensava già di dedicare la Sua
vita alla Chiesa?
Il Vescovo tornando indietro con i ricordi ha sorriso e ha risposto:
R: Quando ero bambino come te andavo a scuola, vivevo in
famiglia, avevo tanti compagni con i quali giocavo per la
strada, perché allora non c’erano pericoli e frequentavo la
parrocchia, crescevo come crescete voi; poi mi fu fatto un
invito ad andare in seminario, vi andai e mi trovai a mio agio,
mi affezionai e desideroso di diventare sacerdote il 30 agosto
del 1967 il mio vescovo mi consacrò tale ed io celebrerò,
D: Tra le diverse ordinazioni sacerdotali, quale ricorda in particolare e
per quali ragioni?
R: Le ricordo tutte perché ogni ordinazione presbiterale è una novità ma quella che ho avvertito
con maggiore emozione e responsabilità è stata quella di don
Salvatore Mellone, un giovane che già aveva un male incurabile quando l’ordinai sacerdote il 16 aprile dello scorso anno;
dopo l’ordinazione è vissuto settantaquattro giorni lasciandoci una testimonianza veramente bella della vita sacerdotale.
Ho letto le omelie che faceva da malato, sono quarantuno e
pensiamo di pubblicarle affinché siano conosciute da tutti.
D: Con riferimento all’istituzione “famiglia” e in merito
ai provvedimenti che il Governo intende adottare, cosa
pensa delle unioni di fatto?
R: Le unioni di fatto sono delle scelte di vita; noi le rispettiamo perché non possiamo rubare la libertà però non possiamo
equipararle alla famiglia; sono due realtà distinte, quindi
creare confusione non giova, né alle unioni di fatto né alle
famiglie, per cui diciamo con verità quello che sono le famiglie e quello che sono le unioni civili. Per quanto riguarda poi
l’adozione, direi proprio di no perché il bambino non è un
oggetto di cui prendere possesso; il bambino ha diritto ad
avere un padre e una madre e quindi se un padre e una madre
non li ha è bene che sia adottato da un padre e una madre re-
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sponsabili che lo facciano crescere in una realtà affettiva
equilibrata e non disorientata.
D: Qual è il suo augurio più grande per i giovani?
R: Ai giovani dico che non devono lasciarsi rubare la giovi-
nezza perché alle volte già da giovani si invecchia, si diventa
pesanti nella vita, presi dal vizio che distrugge e invece la
giovinezza dà gioia, rende disponibili ed è chiaro che anche
da adulti, se coltiviamo la giovinezza di spirito, restiamo
sempre giovani nonostante gli anni, per cui dico…Non lascia-
San francesco e la divina misericordia
In questo anno Santo nel quale Papa Fr ancesco
ha istituito il giubileo della Divina Misericordia vorrei
soffermarmi su come Francesco viveva la Misericordia
Divina. Anzitutto Francesco volge lo sguardo a Dio e
rimane estasiato dinanzi alla sua sconfinata bontà. La
lettura assidua della Sacra Scrittura tutta costellata di interventi Divini che
testimoniano la misericordia di Dio,
creano nel santo, come scrive il Celano,
“un grande senso di ammirazione per la
misericordia del Signore”. Nella regola
non bollata Francesco scrive “Dio ci
salverà per sua sola misericordia”. Dopo questa presa di coscienza, dell’essere amato gratuitamente da Dio, Francesco a sua volta comprende che deve
diventare annunciatore dell’amore profondo di Dio verso ogni creatura con
tutto se stesso. A tal proposito nella
leggenda maggiore (f.f.1142) leggiamo: “Francesco si chinava con meravigliosa tenerezza e compassione, verso
chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza, e quando notava in qualcuno
indigenza o necessità, nella dolce pietà
del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso. Aveva innato
il sentimento della clemenza che la misericordia di Dio
infusa dall’alto, moltiplicava. Sentiva sciogliersi il cuore
alla presenza dei poveri e dei malati, e quando non poteva offrire l’aiuto, offriva il suo affetto. Un giorno un frate rispose piuttosto duramente ad un povero, che chiedeva l’elemosina in maniera importuna. Udendo ciò, il pie-
toso amatore dei poveri, comandò al frate di prostrarsi
nudo ai piedi del povero, di dichiararsi colpevole, di
chiedergli in carità che pregasse per lui e lo perdonasse.
Il frate cosi fece e il padre commentò con dolcezza:
“Fratello, quando vedi un povero, ti vien messo davanti
lo specchio del Signore e della sua Madre povera. Così pure negli infermi,
sappi vedere le infermità di cui Gesù si
è rivestito”. In tutti i poveri egli vedeva
l’immagine di Cristo. Anche nella lettera ad un ministro Francesco esorta
alla misericordia proprio chi ha più
responsabilità (f.f235): “Ed io stesso
riconoscerò se tu ami il Signore e se
ami me suo servo e tuo, se farai questo,
e cioè: che non ci sia alcun frate al
mondo, che abbia peccato quanto più
poteva peccare, che dopo aver visto i
tuoi occhi, non se ne ritorni via senza il
tuo perdono, se egli lo chiede; e se non
chiedesse perdono, chiedi tu a lui se
vuole essere perdonato. E se comparisse davanti ai tuoi occhi mille volte,
amalo più di me per questo, affinché tu
lo possa conquistare al Signore ed abbi
sempre misericordia di tali frati”. Francesco ci vuol far capire che chi ha sperimentato nella sua vita la misericordia di Dio deve essere misericordioso verso gli altri e si deve accostare a loro con amore. Auguriamoci fratelli che in questo anno,
così ricco di occasioni per sperimentare in prima persona l’amore gratuito di Dio, ciascuno di noi possa cambiare il suo cuore e soprattutto portare al mondo la gioia
Via Palmitessa, 72
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GIORNATA DIOCESANA DELL’ANSPI
“Non dimenticatevi: una delle caratteristiche del vero oratorio è la gioia!! Un ragazzo dell’oratorio con la faccia triste
non va… gioia, molta gioia! E con questa gioia cercare Gesù, amare Gesù, lasciarsi cercare da Gesù per incontrarlo tutti i
giorni. Avanti… ma sempre con la gioia”
Con
queste parole di Papa Francesco (e qualche buon
dolce) la nostra comunità ha dato il benvenuto ai circa
cento ragazzi e animatori degli oratori ANSPI della nostra
diocesi. Don Francesco Doronzo, coordinatore diocesano
dell’ANSPI, ha infatti pensato alla nostra parrocchia per
vivere l’annuale festa degli oratori.
Dopo esserci tutti ritrovati abbiamo celebrato l’Eucarestia
con il nostro Arcivescovo, Giovan Battista Pichierri, il
quale durante l’omelia ci ha esortati tutti a continuare sulla via dell’oratorio perché esso è espressione bellissima
della
comunità parrocchiale, famiglia di famiglie, che si prende cura della crescita umana e spirituale dei ragazzi.
Sfide “uno contro uno” a colpi… di Misericordia hanno poi animato
la mattinata grazie ai giochi proposti da alcuni animatori dell’associazione
venuti da fuori regione appositamente per l’occasione. Giocando e ballando
l’appetito dei nostri ragazzi (e anche il nostro in verità) è cresciuto e quindi,
intorno le ore 13 in pochi secondi il salone è diventato un grande refettorio
dove abbiamo gustato, oltre al buon cibo, la fragranza del sentirsi famiglia
e il sapore della condivisione.
Nel pomeriggio… “fiera della Misericordia”!! Ogni oratorio non è venuto
qui a mani vuote, ma con un grade dono da farci, un’esperienza da donare.
Avevamo delle missioni da compiere legate alle opere di Misericordia corporali e spirituali, così ogni gruppo si è susseguito
nel raccontare come è andata l’esperienza fatta e nel condividerne i frutti tramite testimonianze, foto o video. La festa diocesa-
VI PARLO DI ME… S. GEMMA GALGANI SI RACCONTA
La figura di Santa Gelma è straordinaria come solo le vite dei santi possono
esserlo. Gemma è la mistica della redenzione, figlia e discepola dell’Agnello Immolato, sposa di sangue e di fuoco. Ella nasce a Capannori il 12 marzo
1878 da una famiglia benestante, e già
da piccola inginocchiata al capezzale
della mamma, desiderava il paradiso.
Era stata colpita da tante malattie, da un
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tumore osseo, che l’aveva costretta a stare tanto tempo a letto, da un male alla spina dorsale, però il Signore la guariva
sempre. Nel suo diario che scrive per ordine del suo confessore, Gemma dopo aver fatto la sua prima comunione comincia a fare dei propositi riguardo al regolamento della sua vita
(p. 55) e cioè quello di orientare tutta la sua esistenza a Dio.
Molte volte aveva l’apparizione di S. Gabriele dell’Addolorata, che la baciava sulla fronte e la chiamava “sorella mia”.
Ecco perché come si vedrà nel seguito del libro Gemma fu
sempre conforme alla Spiritualità dei passionisti e pur essendone legata, non vestì mai l’abito religioso. Ebbe anche l’ap-
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parizione di s. Margherita Maria Alacoque, con la quale interloquiva teneramente (p. 86). E poi il grande dono delle stimmate che si ripetono ogni giovedì e venerdì (p. 105). Chiaramente con tutto questo bene ricevuto dal Signore non mancavano le percosse dal demonio e sempre il suo angelo custode
le veniva in aiuto, proteggendola con le sue ali (p.126), la
custodisce a la esorta ad offrire ogni pentimento al Signore
per la salvezza delle anime del purgatorio. In Gemma si verificano anche due fenomeni mistici: il sollevamento delle costole per l’ingrandimento del suo cuore pieno d’amore sconfinato per Gesù, e l’ustione del petto. Andava scalza d’inverno
per fare penitenza e portava anche il cilicio fino a quando non
le fu proibito. Il libro si compone di stralci di diario scritti di
suo pugno e dai quali si evincono tutte le vicissitudini della
sua vita, superate grazie ad una preghiera sempre fervente.
Gemma ha consumato la sua unione d’amore con Gesù Crocifisso nel mondo, nella normalità, nella vita laicale. Un segno evidente che sta ad indicare che questa via è percorribile da noi
tutti e che ciascuno di noi piccole creature imperfette siamo stati
creati per il cielo e non per la terra, e il soffrire insegna ad amare,
come soleva dire Gesù alla sua piccola anima. Ogni nostra speranza non
viene mai delusa, se abbiamo Gesù nel cuore perché Egli ci ama, ci consola e ci riempie di tante
grazie. Ogni nostro palpito, ogni nostro respiro dato a Gesù,
sarà certamente esaudito. La nostra forza è nella preghiera. Grazie Signore perché ci
ami così come siamo.
Antonella Dipalo
IN CATTEDRALE A TRANI AL 25° DI EPISCOPATO
Ieri sera ho partecipato alla fine dell’anno sinodale, nella ricorrenza del
XXV anniversario di Episcopato del nostro vescovo mons. Giovan Battista
Pichierri. Siamo andati io, don Cosimo e don Claudio nella basilica inferiore sottostante la cattedrale di Trani. Poi io sono stato insieme ai sacerdoti, diaconi e accoliti. C’erano pochi ministranti e ci siamo vestiti. Sono arrivati poi i vescovi, i cardinali e il nostro vescovo. Ho fatto conoscenza con
due bambini del luogo chiamati Giuseppe e Francesco della basilica di S. Francesco
in Trani. Abbiamo visto celebrare l’Eucarestia, poi verso il Santo ho visto il mio gruppo. A
fine Messa, consegnato il libro sinodale, siamo rientrati nella basilica inferiore, ci siamo
svestiti e sono andato con don Cosimo e don Claudio a fare gli auguri al vescovo che, appena mi ha visto,. mi ha chiamato “Amico di Gesù” e io gli ho detto un grazie di cuore e
ce ne siamo andati. Tanti auguri vescovo…
Andrea Leone
LE AVVENTURE DEL REAME PERDUTO
Cari amici oggi sto per raccontarvi le avventure raccontate nel libro “Il reame perduto” che
narra di un elfo di nome Audace adottato dalla famiglia di Regulus e Spica abitanti del Reame
delle Stelle ed è proprio qui che, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, Audace capisce che è arrivato il momento di seguire il suo destino e riportare le pace nel Regno della Fantasia.
In quell’epoca il Regno della Fantasia era stato occupato dall’esercito della Nera Regina che
aveva sottomesso quasi tutti i reami. Esso viaggiava da un reame all’altro attraverso gli Specchi delle Orde, dei veri e propri passaggi comunicanti con i reami più distanti per facilitare le
comunicazioni tra essi.
Il Regno delle Stelle comunica con il cosiddetto Reame Perduto, originariamente Reame dei
Boschi, che è stato sottomesso dalla Nera Regina molti
anni prima quando Audace era nato. Così Audace con il
suo amico Regulus intraprende questo viaggio per salvare
il Reame Perduto dal giogo della Nera Regina.
Un libro entusiasmante che racchiude in poche pagine
tutti i valori dell’amicizia e della libertà poiché valori che aiutano a crescere e a vivere con
la società. La vostra amica.
Claudia Divincenzo
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