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16 Sondrio
LA PROVINCIA
GIOVEDÌ 18 FEBBRAIO 2016
Inchiesta sulla sanità
«Ma questa riforma
deve andare avanti»
Le reazioni. I commenti dei sindacalisti sondriesi
«Gli arresti fatti? Aspettiamo il corso della giustizia
I cambiamenti però non devono essere fermati»
ELISABETTA DEL CURTO
«Quello cui abbiamo
assistito martedì è un fatto talmente triste che non saprei come altro commentarlo. Posso
solo auspicare che l’arresto di
Fabio Rizzi non vada ad inficiare l’iter della riforma della sanità
lombarda, tutt’ora in corso, e che
deve andare avanti. nella misura
in cui serve al cittadino, Nei
principi fondamentali del nuovo corso normativo c’è un incremento degli investimenti sul
territorio, propri di una sanità
sempre più a misura di paziente
e più vicina al cittadino».
Il terremoto giudiziario
Così la pensa Claudio Bottà, responsabile della Funzione Pubblica della Cgil di Sondrio, rispetto al terremoto giudiziario
che ha investito i ranghi della sa-
1 Lunedì prossimo
è già in programma
un nuovo incontro
per affrontare
i diversi problemi
nità pubblica regionale, sfociando nell’arresto di Fabio Rizzi,
presidente della III Commissione Sanità e padre della riforma.
Al pari dei colleghi sindacalisti,
Bottà non vuole entrare nel merito della vicenda, ma non si esime da considerazioni più generali, di contesto, care anche al
sindacato dato che la tutela dei
lavoratori è calata, pienamente,
nella riforma in atto.
Non sfuggono, infatti, né a lui,
né agli altri rappresentanti della
Funzione Pubblica dei sindacati
confederali, Cisl e Uil, rispettivamente, Marco Contessa e
Luigi Mescia,le dinamiche collegate alla qualità e alla sicurezza della prestazione lavorativa
del personale della sanità e i
cambiamenti coi quali dovranno fare i conti gli operatori. Ai
quali verrà chiesta una sempre
maggiore flessibilità e disponibilità a prendersi carico di situazioni anche esterne alla consueta attività ospedaliera.
«Sulla vicenda giudiziaria di
Rizzi c’è poco da dire – precisa
Marco Contessa – se non attendere il corso della giustizia,
mentre, sul percorso della riforma sanitaria, noi eravamo e con-
tinuiamo ad essere pronti. A inizio febbraio ci siamo incontrati
con la nuova dirigenza dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Valtellina e Alto Lario,
con il direttore generale Giuseppina Panizzoli e i suoi più
stretti collaboratori, e oggi ci è
stata confermata la data di lunedì 22, alle 11, per il secondo incontro pianificato, in cui dovremmo entrare un po’ più nel
merito delle prospettive aziendali e dei problemi in essere».
I problemi sul tappeto
Uno su tutti, come sottolinea
Claudio Bottà, «quello della carenza di personale turnista –
precisa -, perchè a novembre,
giustamente, l’allora Aovv era
stata chiamata ad adeguarsi alla
normativa europea in tema di rispetto del riposo di 11 ore fra un
turno e l’altro e, questo, oltre a
garantire qualità e sicurezza
delle prestazioni, comporta anche la necessità di porre mano
ad assunzioni di personale, perchè ora non è sufficiente a coprire tutti i turni, soprattutto nei
periodi di punta o di ferie. Questo è un punto nodale, su cui vorremmo avere garanzie a breve».
Roberto Maroni impugna una scopa con il simbolo della Lega e promette pulizia: era il 10 aprile 2012
Al tavolo delle trattative è tornato anche Luigi Mescia, responsabile della Funzione Pubblica Uil, in rotta di collisione
con la precedente gestione di
Maria Beatrice Stasi, e siede
anche Angelo Falsone, della
Fials che pure aveva abbandonato il tavolo. Parimenti, siedono i colleghi confederali e autonomi dell’Alto Lario essendosi,
l’Asst “allargata” anche alla parte alta del lago di Como.
Luigi Mescia, sul “caso Rizzi”
dice «fatto doloroso – sottolinea
– per il quale mi sento solo di evidenziare l’impegno e la convinzione coi quali, Rizzi, ha portato
avanti tutto il costrutto della riforma socio sanitaria regionale
in atto. È merito suo e gliene va
dato atto».
Oggi gli interrogatori
«Voglio chiarire tutto
e difendermi dalle accuse»
L’inchiesta
Gli arrestati
davanti al gip
a partire dalle 12
nel carcere di Monza
L’avvocato Monica
Alberti, che difende Fabio
Rizzi assieme al collega Andrea Mascetti, ha spiegato
che ha avuto un lungo colloquio ieri mattina nel carcere
di Monza con il suo assistito.
«Ovviamente la condizione
di detenzione è una situazione
che lo ha provato - ha chiarito
il professionista - ma è sereno,
lucido, razionale e vuole chiarire tutto quanto prima, vuole
chiarire la sua posizione rispetto alle circostanze e alle
vicende che sono state messe
insieme nelle contestazioni e
così difendersi dalle accuse».
Rizzi, arrestato con le accuse di associazione per delinquere e corruzione, sarà interrogato alle 12 di oggi nello
stesso carcere di Monza all’interno del quale è stato rinchiudo dopo l’arresto.
«È concentrato sulla sua vi-
Fabio Rizzi, finito in carcere assieme ad altri dieci indagati
L’ordinanza
Il riferimento
a Sondrio
nelle carte
C’è anche un riferimento sondriese, molto marginale, nell’ordinanza
di duecento pagine per l’operazione “Smile” che ha portato all’arresto del consigliere regionale della
Lega Fabio Rizzi e di altre venti
persone. Nell’ordinanza viene
sintetizzata anche l’intercettazione di una conversazione del 14
gennaio 2015 tra Mario Longo e
Fabio Rizzi. In quell’occasione,
Longo aveva riferito a Rizzi l’esito
di una riunione avuta con cattedratici e rappresentanti dell’odontoiatria e gli dice che sono impazziti di
contentezza per i fondi dell’odontoiatria sociale : «Rizzi - si legge evidenzia che sono 10 milioni e
Longo continua riferendo che sono
tutti entusiasti anche perché Rizzi
ha chiesto loro di dare un contributo alla redazione della legge regionale sul tema odontoiatria in
Lombardia». Poi il riferimento
valtellinese: «Longo riferisce di
essere stato chiamato da “quello”
di Sondrio e che gli racconterà tutto
domani». Ma non c’è alcuna indicazione di chi possa essere “quello” di
Sondrio e che a titolo dovrebbe poi
relazionare al Longo.
cenda processuale e vuole difendersi», ha ribadito il legale.
L’avvocato Alberti, tra l’altro,
assiste anche la compagna del
politico, Lidia Pagani, finita
agli arresti domiciliari assieme ad altre sei persone, tra cui
la compagna di Mario Longo,
braccio destro di Rizzi, anche
lui ora in carcere.
Gli interrogatori delle nove
persone detenute sono fissati
tutti per questa mattina tra
Monza e Milano, mentre quelli delle persone poste ai domiciliari si terranno nei prossimi
giorni.
Poche le anticipazioni sulle
strategie difensive. Soltanto
oggi pomeriggio si saprà se gli
indagati hanno scelto di parlare subito agli inquirenti o se
invece preferiranno la linea
dei silenzio, esercitando la facoltà di non rispondere, rinviando un’eventuale collaborazione soltanto dopo che gli
avvocati abbiano potuto leggere con calma gli atti del procedimento.
Chi sembra aver fretta di
raccontare la propria versione dei fatti è invece Fabio Rizzi.
«Voglio chiarire tutto
quanto prima e difendermi
dalle accuse» ha detto senza
mezzi termini il consigliere
regionale lombardo ed ex senatore della Lega, arrestato
l’altro giorno nell’inchiesta
della procura di Monza sulla
sanità lombarda, al suo legale,
l’avvocato Monica Alberti.
Il difensore ha chiarito che
nonostante la condizione di
detenzione Rizzi è «sereno,
lucido, razionale e pronto a
chiarire la sua posizione rispetto alle accuse».
Tra le altre cose, dovrà spiegare agli inquirenti anche la
presenza dei 15mila euro in
contanti che i carabinieri hanno trovato nella sua abitazione durante la perquisizione
domiciliare effettuata nelle
ore successive all’arresto.
Duemila erano nel congelatore.
Assieme a Rizzi è stato arrestato anche il suo braccio destro Mario Longo. Anche lui
sarà interrogato a partire dalle 12 di oggi, sempre al carcere
di Monza. I due sono finiti in
carcere assieme ad altre sette
persone, tra cui l’imprenditrice del settore sanitario Maria
Paola Canegrati, nell’inchiesta della Procura monzese
sulla gestione degli ambulatori odontoiatrici in Lombardia.
Intanto spunta anche un
“pizzino” con un presunto accordo, con tanto di cifre su
presunte tangenti da incassare in futuro, tra Mario Longo e
Maria Paola Canegrati.
Ne parla lo stesso collaboratore del politico del Carroccio in una telefonata intercettata del 27 maggio 2015 e agli
atti dell’inchiesta della Procura di Monza.
Nell’intercettazione, infatti, come spiega il gip, «Canegrati riassumeva al socio», ossia a Longo, «gli accordi sugli
introiti che gli sarebbero derivati dal favorire le sue attività
imprenditoriali».