Virus Zika: fatti e indicazioni della SIV, in accordo con la Società

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S
I
V
Società
Italiana di
Virologia
Virus Zika: fatti e indicazioni della SIV, in accordo con la Società Tedesca di
Virologia (GfV) e la Società Europea di Virologia (ESV)
Il virus Zika
Il virus Zika appartiene alla famiglia dei Flavivirus, nel gruppo dei virus trasmessi dalla
puntura di zanzara. Dal punto di vista biologico, il virus Zika è caratterizzato da un genoma
a un singolo filamento di RNA positivo e da un virione racchiuso da un rivestimento
lipidico, detto envelope. Ad oggi, ne sono state descritte tre distinte varianti filogenetiche:
quella dell’Africa occidentale, quella dell’Africa orientale e quella asiatica. Non è chiaro
quanto le tre varianti differiscano dal punto di vista sierologico.
Epidemiologia
Il virus Zika fu isolato per la prima volta nel 1947 da una scimmia nel bosco Zika in
Uganda durante uno studio sull’infezione da virus della febbre gialla. Oggi sappiamo che i
primati rappresentano il serbatoio naturale; tuttavia è stato dimostrato che il virus può
essere trasmesso anche ad altri animali selvatici attraverso la zanzara. Nel corso degli
anni sono state dimostrate infezioni umane da virus Zika in diversi Paesi africani e asiatici
e anche in alcune isole della Micronesia. Focolai epidemici sono stati registrati nel 2007 e
2008 sull’isola di Yap in Micronesia, in Gabon, in Senegal. Un’epidemia più diffusa si è
verificata nell’autunno del 2013 nella Polinesia Francese, da cui il virus si è diffuso alla
Nuova Caledonia. Casi di importazione sono stati descritti anche in diversi Stati Europei,
Giappone e Isola di Pasqua.
A marzo del 2015, furono diagnosticati, per la prima volta, casi di infezione da virus Zika
anche in Brasile. A dicembre 2015 il virus si era diffuso rapidamente, interessando 18 stati
confederati brasiliani e anche diversi Stati dell’America Centrale e del Sud. Attualmente,
oltre che nel Brasile, il virus sta circolando in più di 20 Stati con una stima di 2-4 milioni di
individui infettati (WHO al 25 gennaio 2016). Considerando la rapida e vasta espansione
del focolaio, il primo febbraio 2016 l’OMS ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria
globale.
Trasmissione
Il virus Zika viene trasmesso all’uomo soprattutto dalla zanzara del genere Aedes aegypti,
che è anche il vettore principale per il virus della Febbre Gialla (YFV) e il virus Dengue
(DENV). Oltre che in Aedes aegypti il virus Zika è stato rilevato anche in diverse altre
Aedes spp. (Aedes polynesiensis, dalzieli, africanus, luteocephalus, vittatus,
apicoargenteus, furcifer). Nel 2007, in Gabon, è stato identificato anche nella Ae.
albopticus, la zanzara tigre asiatica, anche se queste notizie sono ancora da confermare.
Inoltre, allo stato attuale non è noto se la trasmissione da queste specie di zanzara
all’uomo sia possibile. Tuttavia in alcuni esperimenti condotti in laboratorio, è stato
dimostrato che il virus Zika è potenzialmente in grado di infettare e replicarsi in Aedes
albopticus (la così detta zanzara tigre).
Occasionalmente è stata anche descritta una trasmissione uomo-uomo indipendente da
zanzare: durante il focolaio in Polinesia francese si è verificata la trasmissione perinatale
del virus in due neonati, nati da madri con infezione acuta in atto.. Indicazioni di laboratorio
evidenziano che il virus Zika è presente anche nel liquido seminale di individui con
infezione acuta, suggerendo quindi una possibile trasmissione per via sessuale. Data la
frequenza delle infezioni asintomatiche nelle zone endemiche, non può essere esclusa
anche la possibilità di una trasmissione parenterale tramite il sangue e gli emoderivati. A
supporto di tale ipotesi, è stato segnalato che, nel contesto della epidemia avvenuta nella
Polinesia francese, il genoma del virus Zika è stato evidenziato mediante tecnica PCR nel
2.8% dei casi su un campione di 1505 sacche di sangue.
Osservazioni analoghe sono state riportate anche nel caso di altri due virus appartenenti
alla stessa Famiglia virale, ossia il virus West Nile (WNV) e il DENV.
Clinica
(I) Infezioni in bambini e adulti
In generale le infezioni da virus Zika hanno un decorso lieve, e circa il 70-80% sono
asintomatiche. I primi sintomi compaiono da tre a dodici giorni dopo la puntura di zanzara,
con febbre, dolore alla testa, agli organi, ai muscoli, congiuntivite, senso di debolezza e
un’eruzione cutanea pruriginosa che si estende dalla testa lungo il corpo comprendendo
anche i palmi delle mani e le piante dei piedi. Raramente sono stati riportati anoressia,
disturbi gastrointestinali e dolori al capo retro-orbitali. Durante il focolaio nella Polinesia
francese in alcuni pazienti si è sviluppata la sindrome di Guillain-Barrè. Sintomi persistenti
o cronici sono una eccezione assoluta.
In Brasile, fino alla fine del 2015, sono stati dichiarati 3 decessi collegati alla infezione da
virus Zika: un paziente con Lupus eritematoso trattato con corticosteroidi, una giovane
donna apparentemente senza comorbidità e un neonato che presentava microcefalia e
altri segni di patologie congenite.
(II) Infezione congenita
In ottobre del 2015 le autorità sanitarie brasiliane hanno dichiarato un incremento dei casi
di microcefalia ed è stata sospettata una correlazione con l’epidemia di virus Zika che si
stava diffondendo nel Paese. Alla fine di gennaio 2016, più di 4000 casi di sospetta
microcefalia sono stati dichiarati soprattutto nel nord-est del Paese attirando l’attenzione
dell’autorità sanitaria. Più di un terzo dei casi sono stati confermati come microcefalia. Il
sospetto di una relazione causale tra microcefalia ed infezione da virus Zika esiste solo in
alcuni casi singoli.
La prova che il virus Zika sia causa di patologie embrio-fetali non è ancora stata prodotta.
In due casi in cui sono stati rilevati danni cerebrali e microcefalia tramite indagine
ecografica nella 29sima e 30sima settimana di gravidanza, il genoma del virus Zika è stato
rilevato nel liquido amniotico. Entrambe le donne però non presentavano nel sangue alcun
segno di infezione diagnosticabile con le attuali tecniche di laboratorio. Nel caso di un
neonato con microcefalia morto subito dopo la nascita è stata riportata la presenza di RNA
virale nei tessuti, tuttavia questa osservazione non è ancora stata pubblicata in ambito
scientifico.
Si rendono necessari degli studi prospettici al fine di chiarire l’associazione tra infezione
da virus Zika e danni embrio-fetali. I Centri di Controllo delle Malattie (CDC) statunitensi
consigliano alle donne incinte che sono state nelle zone di diffusione del virus e che
riferiscono di almeno due dei sintomi dell’infezione (febbre improvvisa, eruzione cutanea
pruriginosa, congiuntivite e/o artralgia) di ricorrere ad una diagnosi di laboratorio per
l’infezione di virus Zika e - in caso positivo - di effettuare ogni settimana controlli ecografici.
Nel caso di rilevamento di calcificazioni cerebrali e microcefalia, rilevate durante le normali
indagini ecografiche effettuate durante la gravidanza, si dovrebbe effettuare una diagnosi
di laboratorio per la conferma dell’infezione da virus Zika solo nei casi in cui vi sia anche
una anamnesi appropriata, con viaggi in paesi e regioni in cui il virus Zika è endemico o
epidemico.
Diagnosi di laboratorio
Durante i primi giorni della malattia l’RNA virale può essere rilevato nel sangue e per un
periodo un po’ più lungo nelle urine. Laboratori specializzati hanno messo a punto metodi
molecolari di rilevazione del virus da campioni clinici. Il rilevamento di anticorpi specifici
anti-virus Zika non è considerato al momento un metodo affidabile. Un test commerciale
parzialmente validato è da poco disponibile in Europa. Tuttavia si ha anche una forte
cross-reattività con altri Flavivirus correlati geneticamente presenti nella regione (DENV,
YFV, WNV). Questo problema si verifica nel caso in cui i pazienti abbiano avuto una
infezione pregressa con uno di questi virus oppure siano stati vaccinati contro la febbre
gialla. Nel caso di IgM positive per il virus Zika, l’infezione deve essere confermata con un
test di neutralizzazione, che richiede la coltura del virus. Per considerare positivo il
risultato del test di neutralizzazione, il titolo neutralizzante deve essere almeno quattro
volte superiore a quello che si otterrebbe per una neutralizzazione del DENV, impiegato
come parametro di comparazione per la specificità del test.
Pericolo per le donne in gravidanza nelle zone endemiche
Il rischio di venire punti da una zanzara infetta da virus Zika si è fortemente alzato in
Brasile e in diversi paesi del Sudamerica. Dal momento che nel feto lo sviluppo neuronale
ha luogo tra la ottava e la quindicesima settimana di gestazione, l’infezione da virus Zika
potrebbe causare i danni correlati in particolare durante questo periodo. Finche non sarà
stabilita la correlazione tra l’infezione e i gravi danni fetali rilevati nelle zone in cui
l’infezione è presente è sconsigliato fortemente alle donne incinte di viaggiare in tali zone
almeno per il primo trimestre di gravidanza. Nel caso il viaggio fosse inevitabile, dovrebbe
essere seguita una adeguata profilassi per ridurre il rischio di esposizione (repellenti,
abbigliamento, zanzariere, ecc.) al fine di evitare le punture delle zanzare, che sono attive
sia di giorno che al tramonto.
Pericolo per le donne in gravidanza in Europa
In molti Paesi europei non sussiste pericolo di infezione da virus Zika. La probabilità che
una zanzara infetta venga importata e che trasmetta il virus a una donna incinta è da
considerarsi al momento trascurabile. L’insediamento duraturo e la diffusione di Aedes
aegypti e di Aedes albopticus nell’Europa centrale e del Nord sono improbabili a causa
delle condizioni climatiche. Nei Paesi mediterranei, tra cui l’Italia, con maggiore diffusione
di Aedes albopticus, si potrebbe ipotizzare l’importazione del virus Zika nel periodo estivo.
I viaggiatori che rientrano in Europa durante la fase acuta dell’infezione potrebbero
trasmettere il virus alle zanzare nel corso del loro pasto ematico. In questa fase, non si
possono quindi escludere anche dei piccoli focolai locali. Di particolare importanza, per
una valutazione del rischio di una stabilizzazione del virus Zika nella popolazione di Aedes
albopticus, è la conoscenza del possibile ruolo epidemiologico degli animali selvatici e
domestici nel ciclo infettivo del virus.