progetto fuoriclasse polis - Milano

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PROGETTO FUORICLASSE POLIS – ZONA 5
Ciao!
Siamo
gli
studenti
della
1A
della
scuola
media
Tabacchi.
La nostra classe partecipa al Progetto Milano Fuoriclasse che ha l’obiettivo di far scoprire
la città ai ragazzi e valorizzarla attraverso diverse attività. Una di queste è proprio quella di
oggi: vi porteremo a conoscere un pezzo di città vicinissima alle nostre scuole e, per molti
di voi, vicina anche alle vostre case. Insomma una parte di città, quella di C.so San
Gottardo, Piazza XXIV Maggio e Porta Ticinese, luoghi e dintorni che non possiamo non
conoscere! Partiamo?"
Fonti: signora Angela Tronconi; signora Odette; siti web e libri
CORSO SAN GOTTARDO
Qual è il modo migliore per conoscere la storia dei luoghi in cui abitiamo?
Sicuramente osservarli con attenzione e farci delle domande sul modo in cui sono fatti e
andare alla ricerca di informazioni, che ci aiutino a rispondere alle nostre domande
Nal Corso San Gottardo antico c'era una pavimentazione diversa, pochi semafori e negozi
differenti; come i materassai, i pasticcieri (pastese), pellettieri (pellette o burnisat),
droghiere (drughe), ciabattino (il calzolaio vendeva le scarpe, mentre il ciabattino le
aggiustava).
C'erano anche tante osterie, come quella di Porta Cicca, che si trova ancora oggi (il nome
deriva dalla parola spagnola chica che significa ragazza; infatti in questa osteria si
potevano incontrare tante ragazze che tenevano compagnia ai clienti)
Al posto dell'Auditorium c'era il cinema Massimo soprannominato “la montagnetta”, perché
in precedenza vi si trovava una montagnetta che delimitava la città e la campagna.
Corso San Gottardo era anche chiamato El borgh de formagiatt, perché nelle cantine delle
casere, le case, si mettevano a stagionare i formaggi (grana, gorgonzola...).
Questi formaggi arrivavano dal Naviglio parallelo al Corso, cioè il Naviglio Pavese che
giungeva da Pavia, ottimo mezzo di trasporto e utile al commercio.
La zona di San Gottardo, in verità, era abitata sin dall'epoca tardo romana, cioè 600-700
D.C. e a quel tempo era una zona ricca di orti.
Intorno al XIII secolo divenne una delle zone periferiche più popolate di Milano. In questa
zona nacque un famoso scrittore che si chiamava Bonvesin della Riva, che trascorse gran
parte della sua vita proprio in questo quartiere.
Nel 1400 circa il quartiere veniva chiamato "Borgus Lactarelle": dal nome si capisce che in
questa zona si produceva tanto latte. Oltre al latte, grazie alla presenza dell'acqua dei
Navigli, era molto diffusa la produzione di ceramica e terracotta.
In San Gottardo si trovavano le case di ringhiera (la ca' de ringhiera): si trovavano nel
centro del corso sulla sinistra e si chiamavano così perché erano costituita all'interno da
diversi piani di ringhiere (specie di balconi interni molto lunghi) e passavano da
appartamento ad appartamento. Non c'erano i bagni e per usare i servizi c'era un bagno in
comune con solo il water, mentre di notte si usava il vaso da notte; per lavarsi c'era il
mastello che era un grande secchio di alluminio che si riscaldava sul gas o, se era estate,
al sole. I bambini giocavano a campana nel cortile e altri giochi così...Andiamo a vederle
da vicino, anche se sono cambiate...un bel po’!!
PORTA TICINESE
Porta Ticinese è una delle porte maggiori poste sul tracciato medievale delle Mura di
Milano. Conosciuta anche come Porta Cicca, dal momento che era l'unica delle porte
cittadine ad avere una sola apertura, venne rifatta nel 1861 da Camillo Boito, che aprì due
passaggi pedonali nelle torri laterali, conferendole il suo aspetto attuale.
La Porta Ticinese, detta anche Portone della Cittadella, svolse un ruolo storico di primo
piano: vi arrivava la strada per Pavia – capitale longobarda, seconda capitale viscontea e
sforzesca – e per una tradizione antichissima i nuovi arcivescovi di Milano compivano
attraverso essa il loro ingresso ufficiale in città.
PIAZZA XXIV MAGGIO
Piazza XXIV Maggio un tempo detta "del mercato di porta Ticinese", perché qui si
svolgeva un mercato di frutta e verdura, si caratterizza per la presenza della porta
monumentale
progettata
dal
Cagnola,
di
epoca
napoleonica.
La porta fu commissionata da Napoleone per celebrare le proprie vittorie, tant’è che fu
battezzata “Marengo” quando i lavori vennero iniziati nel 1802, in ricordo della famosa
battaglia.
L'opera tuttavia venne portata a termine, dopo varie interruzioni, solo nel 1815. Dopo la
sconfitta di Napoleone, a seguito del Congresso di Vienna e dell’arrivo degli Asburgo in
Lombardia, sulla porta fu incisa una frase che intendeva essere di buon augurio per un
futuro di pace dopo anni di sanguinose guerre: PACI POPULORUM SOSPITAE, cioè “alla
pace liberatrice dei popoli”.
LA SECOLARE QUERCIA E LA PIAZZA
Sicuramente l'albero più famoso di tutta Milano è la quercia di Piazza XXIV Maggio, una
quercus rubra americana nata nel 1895 che venne portata in piazza solo nel 1924, alla
fine del Conflitto Mondiale.
Fu piantata dall'ingegnere Giunio Capè, padre di Giuseppe Capè, giovane alpino
sopravvissuto alla Grande Guerra, per festeggiare l'inatteso ritorno del figlio e una lapide
venne deposta ai piedi dell’albero a ricordare gli alpini deceduti. Alla morte di Giunio fu
deciso un lascito al Comune della città per la cura futura della pianta.
La quercia presenta oggi una ampia frattura e alcuni rami sono caduti nel 2012: la
sofferenza è dovuta sia all’età che alla recisione di parte delle radici che ostacolavano il
manto stradale. Ora, con il ripristino del piazzale per l’Expo, si è cercato di ricavare il
maggior spazio possibile per l’albero e i rami sono puntellati e sostenuti. Inoltre un fungo
ha aggredito da alcuni anni il legno e questo rende necessari interventi di monitoraggio
periodici.
Si ricorda che il 24 maggio è un anniversario fondamentale per la storia dell' Italia e la
quercia sta a ricordare quest'avvenimento. Nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915
l’Italia entrava in guerra: era l’occasione per completare il processo di unità nazionale e
liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco. Il nostro esercito, nel
marciare coraggioso e silenzioso verso la frontiera con l’Austria, passò sul fiume Piave,
che espresse poeticamente la sua gioia con il tripudio delle onde.
UNA CURIOSITA’
“Pè mezzanotte in punto/gh’è scur, gh’è scur/ gh’è quell che cerca i moeucc” cioè “È
mezzanotte in punto/è buio, è buio/ c’è quello che cerca i mozziconi”, canta una vecchia
canzone milanese, a ricordare l’antico mestiere dei catamoeucc, i raccoglitori di mozziconi
di sigari e sigarette. I catamoeucc giravano di notte, prima dell’uscita degli spazzini e con
uno spillo collocato in fondo ad un bastone raccoglievano i mozziconi (in milanese cicca)
abbandonati per terra, per poi fabbricare nuove sigarette dal prezzo minimo .Stavano nella
zona di Porta Ticinese e siccome quella Porta veniva popolarmente chiamata anche Porta
Cicca, secondo qualcuno le due cose starebbero in relazione. Insomma, Porta Cicca,
vorrebbe dire, più o meno, Porta Sigaretta, Porta Mozzicone. Peccato, però, che questo
nome risalirebbe a tempi in cui sigari e sigaretta non c’erano ancora.
I NAVIGLI
La realizzazione del primo tratto navigabile risale alla seconda metà del XII secolo. I 50
km del primo canale (Ticinello), furono inaugurati nel 1179, dando il via alla costruzione
del Naviglio grande. Grandi ingegneri furono incaricati di seguire progetto e ancora oggi si
può ammirare l'innovativo sistema di chiuse ideato da Leonardo da Vinci verso la fine del
'400.
Nel Medioevo, dato che non esistevano le lavatrici, le donne per lavare i vestiti li
insaponavano, li sfregavano su delle pietre e per sciacquarli li immergevano nel Naviglio.
Nel 1457 Francesco Sforza affidò a Bertola da Novate la costruzione del Naviglio della
Martesana. In soli 35 anni nel territorio milanese furono costruiti ben 90 km di canali resi
navigabili dalla presenza di 25 conche. Un primato che nessuna altra città potrà mai
avvicinare.
Lo sviluppo del sistema, però, non si fermò, anzi, con l'arrivo di Leonardo nel 1482, fu
perfezionata la Martesana e si cominciò ad impostare un nuovo sistema di canali che
permettessero la navigazione dalla Valtellina fino a Milano.
Nel 1482 Leonardo da Vinci fu incaricato da Ludovico il Moro di studiare un sistema per
permettere la navigazione dal lago di Como fino a Milano.
Leonardo progettò il sistema di chiuse per ovviare al problema del dislivello dei terreni e
per rendere possibile la navigazione; i suoi schizzi, ora sono conservati al Museo dei
Navigli.
Parte di questi studi è rintracciabile all'interno di alcuni disegni del Codice Atlantico, dove
si ipotizza un grande sbarramento sul fiume Adda in località Tre Corni. La diga sarebbe
servita anche ad elevare il livello del fiume fino ad alimentare un canale che, a seconda
del livello dell'acqua, poteva funzionare per irrigare i campi o per navigare.
Codice Atlantico: la più ampia raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci
comprendente 1119 fogli raccolti in 12 volumi conservati alla Biblioteca Ambrosiana di
Milano.
Nel 1805 Napoleone ultimò la costruzione del Naviglio pavese realizzando quello che per
secoli fu il sogno dei milanesi di poter raggiungere tramite i Navigli il mare (Naviglio di
Pavia, Po), il lago Maggiore (Naviglio grande, Ticino), il lago di Como tramite (Naviglio
della Martesana,l'Adda).
Il trasporto dei marmi delle cave di Candoglia, utilizzati per la decorazione del Duomo di
Milano avveniva attraverso questo canale che nasce nei pressi della cascina Castellana e
passando per Abbiategrasso, giunge dopo circa 50 chilometri alla Darsena di Porta
Ticinese a Milano,a soli 500 metri dal cantiere del Duomo.
Nella seconda metà dell'Ottocento il sistema dei trasporti fluviali decadde, sia per la
lentezza dei viaggi (3 Km all'ora), sia per la concorrenza delle ferrovie e delle linee
tranviarie che soppiantarono la navigazione fluviale interna ed esterna alla città.
Poi vennero le automobili e i navigli caddero in disuso; le loro acque furono utilizzate dalle
industrie che le inquinarono. La fossa interna venne coperta tra il 1929 e il 1930, durante il
periodo fascista. Decaddero lentamente tutti gli altri navigli. Gli ultimi ad andare in crisi
furono quelli della Martesana e il Naviglio Grande.
La Martesana rimase attiva per tutto l'800 come via di trasporto con un regolare servizio
passeggeri e con un intenso traffico commerciale.
I barconi portavano a Milano grano, frutta, prodotti caseari, bestiame, legname, sabbia e
ghiaia ed altri materiali da costruzione.
Alla fine dell'Ottocento entrò in crisi la fossa interna perché antigienica e di ostacolo al
traffico.
Lungo il letto del fiume oramai galleggiavano rifiuti di ogni genere che emanano cattivo
odore perciò nel 1977 lo Stato consegnò alla Regione la gestione e la salvaguardia del
Naviglio della Martesana e nel 1980 fu avanzato un primo progetto urbanistico per
riscoprire, recuperare e valorizzare il Naviglio della Martesana.
Oggi
Oggi è impossibile ripristinare completamente la navigazione fluviale d'un tempo, ma
esiste “il progetto parco della Martesana” che costituisce un'intelligente risposta per
restituire all'uomo della metropoli lombarda il fascino e lo splendore di questo caratteristico
Naviglio.
Dopo 18 mesi di lavoro e una spesa di quasi 20 milioni di euro la Darsena è finalmente
navigabile e anche il canale Ticinello (che era stato interrato negli anni '30) è stato
riaperto.
Sul Naviglio si svolge anche una volta l'anno la festa dei fiori nella quale i Navigli si
riempiono di bancarelle con fiori, aromi, piante... e quadri che li raffigurano.
A chi piace l'antiquariato invece può recarsi l'ultima domenica di ogni mese per il mercato
dell'antiquariato.
Proviamo a passeggiare qui nei dintorni...che ne dite? Vi piace?
I Navigli Il mercato dell'antiquariato
La festa dei fiori
Leonardo da Vinci e i suoi studi
LA DARSENA
La storia della Darsena è lunga e ricca di eventi; questo luogo ha visto passare Re e
Imperatori, Signori e invasori, ha permesso il trasporto di centinaia di migliaia di tonnellate
di materiale d’ogni tipo, tanto da essere definito uno dei primi porti d’Italia per volume
complessivo di merci trasportate nel tempo…
Ma quando è nata la Darsena? Teoricamente la realizzazione della Darsena – così come
indicativamente la intendiamo oggi – è datata 1603, basata su un progetto sviluppato
durante il dominio spagnolo.
E che sia stata costruita durante il periodo “spagnolo” è evidente da una semplicissima
deduzione che nasce osservando la sua forma. Già, proprio la sua configurazione “a
banana” indica un inequivocabile adattamento al perimetro di sud-ovest delle mura
spagnole, mura che furono completate nel 1560 (almeno nelle loro caratteristiche
essenziali) cioè 25 anni dopo l’inizio del governo spagnolo.
Famose sono le mappa del cartografo Baratteri che mostrano la nostra città a cavallo del
1600, con la piazza del Mercato (il toponimo XXIV maggio non esisteva ancora…) che
aveva una configurazione decisamente diversa da quella attuale (angolo in basso a
sinistra).
Ma effettivamente la storia della Darsena ha origine ben oltre 400 anni prima rispetto al
1603, e cioè nel 1177, qualche anno dopo la distruzione di Milano ad opera di Federico
Barbarossa.
In quell’anno infatti si decise di “deviare” parte del fiume Ticino per creare un canale
navigabile dal lago Maggiore a Milano (solo molto più tardi si pensò alla tratta da Milano a
Pavia e quindi nel Po che fu realizzata con il Naviglio Pavese, l’ultimo a
Il Ticino arrivò a Milano (col nome di Naviglio Grande) solo qualche anno dopo la metà del
XIII secolo terminando la sua corsa nel laghetto di Sant’Eustorgio, bacino d’acqua –
precursore della Darsena – posto tra la relativa basilica e lo spazio oggi occupato dai
caselli daziari di piazza XXIV Maggio (cioè porta Ticinese, che all’epoca non esisteva,
essendo stata progettata dal Cagnola solo nel 1801).
Nel frattempo venne realizzato anche il naviglio della Martesana, che comunicava con la
cerchia interna, cerchia che ricalcava il perimetro delle mura romane. E sappiamo anche
che grazie alla Conca di Viarenna si riuscì a far comunicare i due sistemi idrici.
La storia ci racconta che fu la necessità di trasporto del marmo di Candoglia (sul lago
Maggiore) necessario per costruire il Duomo a far sviluppare il progetto della Conca di
Viarenna, che avrebbe così consentito al materiale di arrivare fino a soli 500 metri dal
cantiere dell’erigendo Duomo.
Di questa parte di cartina del 1883 è disponibile una versione a risoluzione maggiore,
facilmente consultabile su tablet.
Una breve nota “curiosa”: trasportare materiale sull’acqua costava, in quanto si pagava
anche una tassa, un dazio; ma, in occasione della costruzione del Duomo, Ludovico il
Moro decise di non far pagare tale balzello, poiché il materiale serviva per uno scopo
religioso, sacro.
Pertanto i materiali contraddistinti dalla scritta A.U.F. (dal latino ad usum fabricae, cioè per
uso del costruttore e manutentore della cattedrale, le fabbricerie o fabbriche) avrebbero
evitato di pagare il servizio offerto.
Anche se si discute ancora sull’etimologia della locuzione “a ufo” che sottintende la
fruizione di un servizio senza pagarne il relativo prezzo, pare proprio che derivi dal
“famoso” A.U.F. Voi avete mai usato il termine “A ufo” per indicare simpaticamente “a
sbafo” “gratis”?!
Nella Darsena, alla fine, c’erano complessivamente cinque confluenze d’acqua: il Naviglio
Grande, l’Olona (appositamente deviato per mantenere il livello dell’acqua costante e
sufficiente per la navigazione), il tombone della Conca di Viarenna che collegava la
Darsena con la Cerchia Interna, uno sbocco per il Cavo Vettabbia ed infine (ma solo dal
XIX secolo) il Naviglio Pavese.
Se fate caso alla prima fotografia dell’articolo su Porta Ticinese, noterete come sotto la
porta scorra il corso d’acqua in direzione Vettabbia…
Quindi dalla Darsena esce il naviglio Pavese, completato solo sotto il dominio degli
Austriaci (ma in realtà il progetto fu sviluppato negli anni “napoleonici”, dal 1802 al 1814).
Gli spagnoli, invece,tentarono molte volte di realizzarlo, ma fallirono sempre, perché non
riuscirono mai a superare la Conca… Fallata. In quel punto critico (da un punto di vista
idrico) il naviglio Pavese – che era in costruzione – doveva superare l’incrocio con il
Lambro Meridionale, operazione decisamente complessa a causa del “salto”, in particolar
modo considerando le tecnologie disponibili 400 anni fa.
Ma gli Spagnoli erano talmente arroganti e convinti di riuscire a realizzare il Naviglio
Pavese che addirittura il conte Fuentes fece erigere (nei primi anni del ‘600) sul ponte da
cui inizia il Naviglio Pavese un trofeo che, in pratica, lo avrebbe auto-celebrato. Non riuscì
a realizzare il naviglio, ma in compenso il trofeo era stato eretto e fu così che al ponte
rimase il nome di Ponte del Trofeo.
Il trofeo di cui era dotato il ponte venne rimosso dalla sua posizione verso il 1872 e pare
che oggi sia custodito nel museo del Castello Sforzesco.
Per completezza, anche se lo sanno tutti, il ponte invece da cui entra il Naviglio Grande si
chiama Ponte dello Scodellino, realizzato praticamente sul prolungamento di viale Gorizia
in direzione di Porta Ticinese.
Sembra che questo nome derivi dall’abitudine dei comballi di fermarsi presso un’osteria
nelle adiacenze del ponte per consumare una scodella di minestra. I comballi erano i
conducenti delle chiatte e dei barconi che trasportavano materiale lungo i navigli,
principalmente sabbia.
Da notare come sulla destra dell’ultima fotografia svetti sopra i tetti il campanile della
basilica di Sant’Eustorgio.
Vi è piaciuto questo piccolo tour milanese? Speriamo di sì. Abbiamo fatto del nostro
meglio!!!!
CIAO DALLA CLASSE IA:
gruppo 1: Aly, Bianca, Fosca, Sara, Livia, Alessandro, Samuele,
Anna (Fà e desfà l'è tt un laurà)
gruppo 2: Yassin, Bianca, Milani, Alessandra, Alessandro, Elisa,
Beatrice, Matilde (Fa ballà l’oeucc)
gruppo 3: Greta, Anna Paola, Andrea, Giada,
Stefania, Andrea, Saber (Quater pass per Milan)
Wesal,
Mattia,