Rassegna stampa 10 febbraio 2016

Download Report

Transcript Rassegna stampa 10 febbraio 2016

Il Piccolo 10 febbraio 2016 Attualità In Toscana vaccinazione intensiva Nella regione il ceppo più aggressivo ha colpito bambini e adulti FIRENZE. Sarà una vaccinazione “intensiva” l’arma contro la meningite che colpisce in Toscana. Il vaccino sarà effettuato gratuitamente a tutti i cittadini di qualsiasi età che vivono nell’area tra Firenze, Prato, Pistoia, compreso l’Empolese, dove è stata accertata una particolare recrudescenza. Chi abita nel resto della regione, compresi gli “over 45”, potranno beneficiare di un ticket ridotto. La decisione è stata presa ieri a Roma al ministero della Sanità nel corso di un incontro tra il ministro Beatrice Lorenzin, l’assessore regionale alla Salute, Stefania Saccardi, il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, il direttore generale di Aifa, Luca Pani, ma anche il direttore della Prevenzione sanitaria del ministero, Ranieri Guerra, e il parlamentare toscano, Federico Gelli. Solo nel 2016 nella regione, con una localizzazione individuata soprattutto lungo la valle dell’Arno, i casi di meningite sono stati 12, di cui 10 da meningococco C. Due sono stati i morti, un uomo di 58 anni e una donna di 65. Dal 2015, nel complesso, si sono verificati 50 casi e 9 sono state le morti. Intanto, di recente, tra le persone colpite dal meningoccoco C c’è anche chi ha avuto progressivi miglioramenti, come i ragazzi ricoverati di recente nel Fiorentino, una ventiduenne americana e un ventitreenne di Bagno a Ripoli, che tra l’altro era stato già vaccinato nel 2008. Presto potranno essere dimessi dall’ospedale. Ma ci sono stati e ci sono altri casi ben più gravi, anche tra le persone anziane. Da qui la scelta di ricorrere ad una vaccinazione a tappeto. Finora, in Toscana si sono vaccinate 258.562 persone e la Regione ha speso in due anni 10 milioni di euro per far fronte alla situazione. Vaccinare tutti nelle tre province più colpite potrebbe portare a effettuare fino a un milione di vaccini con un costo che potrebbe arrivare a circa 30 milioni di euro. Per farvi fronte si ipotizza il ricorso a una solidarietà interregionale, ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Ricciardi. E Gelli, parlamentare e responsabile sanità del Pd, chiarisce: oltre alle risorse stanziate dalla Regione, «sono previste risorse messe a disposizione dal ministero», ma «i finanziamenti verranno individuati all’interno del Patto della salute che prevede misure proprio per intervenire in casi di emergenza come questa». Tra le altre misure decise al tavolo del ministero della Salute, anche la costituzione di un’unità di monitoraggio permanente composta da membri della Regione, del ministero e dell’Iss per valutare cosa sta accadendo a proposito della diffusione del meningococco C, la disponibilità dell’Aifa a reperire vaccini e negoziare il prezzo, nonché uno studio dell’Istituto superiore della sanità sulla durata della protezione vaccinale. «Mi auguro che le iniziative che metteremo in campo possano servire a capire qualcosa di più sulla diffusione del meningococco C in Toscana e ad arrestare il diffondersi del batterio nella regione», ha affermato l’assessore Saccardi. «Bene il vaccino gratis, ma gravissimo il ritardo», ha ribattuto Costantino Cardi della Lega Nord ricordando che il meningococco “st11” è stato isolato per la prima volta proprio in Toscana nel 2012. Regione Brevi Salute. Telesca alla giornata dedicata all’epilessia L’assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca ha partecipato l’altra sera all’evento internazionale organizzato a Udine per la giornata mondiale dell'epilessia. Nell’occasione la loggia di San Giovanni è stata illuminata di viola (colore simbolo della lotta alla malattia). 1 Il laboratorio di analisi non “scompare” dal Burlo Garofolo LA LETTERA DEL GIORNO. Desidero tranquillizzare il signor Ursini, che esprime preoccupazioni sul futuro del Burlo in una lettera pubblicata il 6 febbraio. Ho lavorato per 35 anni per questo ente, continuo a collaborare con esso e ho piena fiducia nelle affermazioni del direttore generale, dottor Scannapieco, che in una recente commissione del Consiglio comunale ha dato rassicurazioni sul fatto che qualsiasi cambiamento sarà teso al miglioramento del servizio e non al suo peggioramento. Il laboratorio di analisi non scompare dal Burlo poichè senza di esso l’Ospedale infantile non avrebbe più le caratteristiche di Irccs (Istituto di ricerca a carattere scientifico). Infatti rimarranno al Burlo tutta la diagnostica avanzata, le analisi riguardanti l’assistenza e la ricerca, come ad esempio le analisi tossicologiche ed allergologiche che saranno accentrate al Burlo da tutta l’area vasta, essendo l’ospedale fornito di competenze e strumenti di elevata qualità. Verranno portati a Cattinara gli esami di routine, che rappresentano il 60% dell’attività di laboratorio. Questo fatto non deve meravigliare, nè gridare allo scandalo poichè ciò sta accadendo in diverse realtà italiane: lo scopo è di razionalizzare il servizio, ottenendo un importante calo dei costi, mantenendo invariata la qualità, anzi migliorando il servizio che, proprio grazie alla sua centralità ed alla maggior casistica (al Burlo si effettuano ogni anno poco meno di 400mila esami, a Cattinara se ne effettuano 4 milioni ogni anno) permetterà di ridurre i tempi di attesa. Un solo esempio: il Laboratorio unico di area vasta Romagna (al servizio di oltre un milione di persone e cioè un solo laboratorio per le città di Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini) situato in una frazione di Cesena (a Pieveprenestina), diventato un esempio di efficienza per il suo ottimo funzionamento. Quando si è deciso di spostare il servizio trasfusionale a Cattinara, tutti sono insorti invocando lo scandalo, la depauperazione del Burlo e così via. Al contrario i colleghi dell’emato-­‐oncologia pediatrica, maggiori fruitori di quel servizio, affermano che vi è stato un netto miglioramento in competenza e qualità del servizio stesso. Lo stesso va detto per quanto riguarda le analisi batteriologiche e virologiche. Per quanto riguarda le urgenze, vero nodo della questione, vi sarà un periodo di osservazione di sei mesi durante i quali le urgenze rimarranno al Burlo, e solo dopo un’attenta valutazione saranno prese le dovute decisioni. Nel frattempo è in programma di attrezzare l’ospedale con i cosiddetti “Point of care test (Poct)” che si sono affermati ormai in tutto il mondo e rivestono un ruolo vitale nell’organizzazione dei servizi di salute pubblica. Si tratta di un’analisi medica svolta in prossimità del sito di cura ed assistenza, nel modo più comodo e immediato per il paziente. Ciò fa si che il paziente, il medico, e il team assistenziale ricevano i risultati più rapidamente possibile. Queste strumenti sono già presenti al Burlo nel reparto di terapia intensiva neonatale, dove vengono quotidianamente usati con grande soddisfazione degli operatori perchè, se si tratta di apparecchiature di qualità, sono anche estremamente affidabili. Al di là delle strumentalizzazioni, delle considerazioni a caldo, risolto positivamente il problema delle urgenze ancora in via di valutazione, la centralizzazione degli esami di laboratorio comporterà vantaggi non solo in termini economici; non vi saranno ricadute né sulla attività di assistenza, né tanto meno sull’attività di ricerca dell’Ospedale infantile di Trieste, che manterrà la sua missione e la sua qualifica di Irccs. Ed ancora posso rassicurare il signor Ursini, conoscendo Franco Panizon per aver lavorato nella sua equipe per vent’anni, che egli avrebbe senz’altro approvato (attento com’era alla spesa sanitaria e alla riduzione degli sprechi) tutte le decisioni che comportano una risparmio per il Sistema sanitario nazionale, mantenendo allo stesso tempo invariata, o migliorando, la qualità delle cure. Loredana Lepore -­‐ Pediatra, consigliere comunale Pd L’INTERVENTO di Rodolfo Ziberna e Roberto Novelli Concorso per infermiere: pessime figure e ricorsi Lo scorso 26 gennaio sì è svolta a Trieste la preselezione del tanto atteso concorso per 173 2 posti da infermiere, al quale hanno preso parte migliaia di partecipanti provenienti da tutte le regioni d’Italia, isole incluse. Si è rivelato un disastro organizzativo e foriero di ricorsi perché chiunque poteva accedere alle informazioni della rete internet attraverso il proprio cellulare. Addirittura si sarebbero formati gruppi di lavoro, altro che controlli! Intercettando le tante segnalazioni apparse sui social ho pertanto rivolto, insieme al collega Roberto Novelli, una interrogazione alla presidente ed all’assessore competente al fine di conoscere le ragioni e soprattutto cosa intendano fare ora, preso atto che molte norme regolamentari sarebbero state gravemente violate. I partecipanti sono stati letteralmente ammassati sul luogo del concorso e solo dopo diverse ore di attesa, al freddo, finalmente sono stati fatti accedere all’interno del palazzetto. Da ciò che sostengono i partecipanti chiunque avrebbe potuto liberamente copiare e fare uso del cellulare per cercare le risposte del test sulla rete internet, ed addirittura si sarebbero creati gruppi di lavoro che si scambiavano i compiti e tutto ciò sarebbe accaduto sotto gli occhi di chi avrebbe dovuto vigilare. Com’è possibile che l’organizzazione sia stata colta impreparata quando si era consapevoli del numero esatto di candidati che si sarebbero presentati? Com’è possibile farli attendere al freddo, in piedi, ore ed ore fuori del palazzetto, dopo viaggi stivati stretti in pullman, pullmini, treno e macchine durati dieci ore o più?! “La grande promessa – afferma un partecipante-­‐ quella dell’efficientissimo Nord-­‐Est crolla esattamente alle otto e trenta della mattina quando si scopre la penosissima (dis) organizzazione a cui sono riusciti a dar vita avendo pure avuto a disposizione mesi interi: ci si deve impegnare per raggiungere tali vette di inefficienza. La fila non parte, rimane li accalcata al freddo di fronte all’ ingresso muto: vi resterà fino alle undici e trenta. Tre ore di attesa, senza poter recarsi nei servizi igienici, o i più fortunati in servizi disastrati. …Quando iniziano a chiamare finalmente va in scena l’opera “Concorso per 173 posti a tempo indeterminato” e la situazione non è meno rocambolesca della concertistica atmosfera Woodstock di cui poco prima fuori. Accalcati sui posticini minuscoli delle tribune, stanchi, sporchi e arrabbiati; i sedili gialli non possono ospitare contemporaneamente una persona ed i suoi cappelli, sciarpe o borse con dentro documenti imperdibili cosi la masserizia finisce tutta sul pavimento ed i suppellettili personali vanno a confondersi con gli accessori degli altri… alle domande si può tranquillamente rispondere in comune perché chi dovrebbe controllare non può essere davanti a te e contemporaneamente dieci miglia più giù. Sorpresi più studenti a “copiare”, le Vestali a protezione del buon senso civico non hanno ammonito nessuno, limitandosi a fare il cenno del silenzio col dito sul naso…. su Facebook si sta assistendo ad una guerra asprissima tra chi vuole preparare un ricorso e chi vorrebbe vedere premiata la meritocrazia perché magari sa che il test lo ha fatto bene e si vede minata l’unica possibilità di un contratto…..o quando scocca il gong per riconsegnare perentoriamente il questionario compilato (spesso a gruppi) e c’è chi si ritrova col compito ritirato e chi, più in là, gode di altri cinque minuti per portarlo a termine …..” “Mi rendo conto di aver sognato – afferma Giulia, disoccupata -­‐ forse perché non avendo un lavoro vedevo questa come un’opportunità. Quando siamo entrati eravamo stanchi, sfiniti e mantenere la minima concentrazione per rispondere alla domande è stato difficilissimo: la testa era svuotata da troppa attesa e rabbia”. “Il mio collega – afferma invece Francesco -­‐ se ne è dovuto andare. Questo è successo perché se fossimo entrati alle otto e trenta allora per le due avrebbe preso il treno e sarebbe stato in servizio stasera perché non ha ottenuto il cambio turno. Ma alle undici ha lasciato perdere e se ne è andato incazzato. Ed ha tutte le ragioni per esserlo: molti se ne sono tornati a casa. Una vergogna". “Ho fatto 14 ore di viaggio in Pullman –osserva sconsolato Lorenzo -­‐ ed altrettante mi attenderanno stasera. Le condizioni sono disumane e inaccettabili. Pensavo al mito del Nord organizzato”. Per questa ragione, insieme al collega Roberto Novelli, abbiamo rivolto una interrogazione alla presidente Debora Serracchiani ed all’assessore competente al fine di sapere quali azioni intendano adottare nei confronti di chi si è reso responsabile di questa disastrosa prova. 3 Gorizia L’ospedale di Gorizia aderisce a “Cardiologie aperte” Tutto confermato. Il reparto di Cardiologia di Gorizia, diretta dal primario dottor Flavio Faggioli, aderisce all'iniziativa “Cardiologie Aperte 2016” campagna nazionale “Per il tuo cuore” organizzando, per il giorno 20 febbraio, dalle 9 alle 12, un incontro durante il quale verranno affrontati i temi della prevenzione cardiologica. Non solo. In quell’occasione, verrà effettuata una valutazione dell'aorta addominale, tramite ecografia, per escludere patologie a carico dell'aorta addominale e verrà distribuito un questionario per la valutazione della qualità di vita. Il ritrovo è stato fissato presso l'atrio della Cardiologia (al primo piano), si legge in un breve comunicato stampa. Messaggero Veneto 10 febbraio 2016 Attualità «A sette anni dalla morte di Eluana manca ancora la legge sul fine vita» Il sindaco di Udine Honsell ricorda il calvario di Beppino Englaro e sollecita il Parlamento a esprimersi «Il percorso di sofferenza seguito da un padre per ottenere giustizia aspetta una risposta legislativa» di Giacomina Pellizzari. UDINE. A sette anni dalla morte di Eluana Englaro, la donna che ha vissuto 17 anni in stato vegetativo, Udine e l’Italia aspettano ancora la legge sul fine vita. Nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Eluana, il Friuli si interroga e sollecita il Parlamento ad affrontare, come sta facendo per le coppie gay, anche il tema dell’accanimento terapeutico. E così dal capoluogo friulano, la città che si è sempre battuta per il riconoscimento dei diritti civili, parte una nuova sollecitazione. «L’anniversario della morte di Eluana è una data importante per la città e il Paese» sostiene il sindaco di Udine, Furio Honsell, lo stesso che non ha fatto mancare il suo supporto a Beppino Englaro quando gli ha chiesto di poter trasferire Eluana da Lecco nella casa di riposo “La Quiete”. E, ieri, come fa dal 2009, a ogni anniversario, ha chiamato Beppino per confermargli la sua vicinanza. «È giusto ricordare Eluana come un momento che aspetta una risposta proprio perché il percorso dolorosissimo seguito da un padre per ottenere una giustizia che gli era stata assicurata a tutti i livelli di giudizio, è un percorso tremendo. Quella sofferenza aspetta ancora di ottenere una risposta legislativa per evitare ai nostri cittadini di dover ripercorrere quanto avvenuto». Il sindaco pensa, infatti, che «la città di Udine in quell’occasione, contrariamente a quello che è stato detto, ha affermato la sua attenzione nei confronti dei valori civili e di rispetto della persona». E ancora: «La scelta che faceva il padre che, come è stato appurato, sarebbe stata la scelta di Eluana, andava nella direzione del rispetto della persona umana nella sua completezza». A questo punto Honsell non dimentica di ribadire che «il 9 febbraio è una data importante da ricordare proprio perché il Friuli e Udine sono stati i luoghi dove la battaglia per i diritti è sempre stata condotta con molta coerenza e senza nessuna riserva». Non a caso cita la legge Fortuna sul divorzio e la manifestazione di piazza sui diritti delle coppie omosessuali di qualche giorno fa. Ma anche quella per il testamento biologico conclusa con «la consulenza, offerta dal Comune, del Collegio notarile a tutti coloro che vogliono lasciare la dichiarazione sul fine vita che, ovviamente, non ha la cogenza di una legge, ma che comunque viene presa in considerazione. Lo stabilisce il codice deontologico medico». Detto tutto ciò, Honsell torna a paragonare Beppino Englaro a «un eroe civile del nostro tempo: di fronte a una tragedia tremenda ha saputo reagire e portare un’istanza universale. Sono orgoglioso che Udine e la Quiete abbiano garantito così il diritto alla giustizia di un padre». 4 Udine Virus Zika, nessun caso in Friuli Lo assicura la Regione che monitora la situazione ed è pronta a curare eventuali contagiati «Nessun caso di infezione da virus Zika in Friuli Venezia Giulia e quindi nessun motivo di allarme». Lo sottolinea la Regione che in ogni caso – attraverso il gruppo ristretto per le emergenze infettive della direzione centrale Salute – sta costantemente monitorando la situazione e sta adottando opportune iniziative di contrasto alla eventuale diffusione del virus. «Il piano di sorveglianza regionale, grazie all’esperienza acquisita in questi anni e al suo assetto organizzativo, è in grado di gestire e limitare eventuali focolai di trasmissione autoctona di questo virus – afferma la Regione in una nota – . Dal punto di vista clinico le strutture di malattie infettive della regione sono perfettamente in grado di curare eventuali soggetti affetti da febbre da virus Zika». In particolare sono già stati allertati i servizi della sanità pubblica rivolti ai viaggiatori. Allo scopo di ridurre la proliferazione delle zanzare (potenziale veicolo del virus) a breve la Regione, assieme ai Comuni, rafforzerà le misure di disinfestazione già in atto contro la zanzara tigre. Misure destinate ad essere più capillari laddove dovessero verificarsi dei casi di infezione. Parallelamente verrà fatta anche una campagna di comunicazione sui comportamenti più idonei per prevenire le punture, ma già ora il sito della Regione www.regione.fvg.it, nell’area Promozione della salute e prevenzione, contiene molte informazioni aggiornate anche attraverso il link con il portale del ministero della Salute. In merito alle misure da adottare nei confronti delle donazioni di sangue e di organi e tessuti, la direzione Salute precisa che ogni provvedimento è assunto dal Centro nazionale sangue e dal Centro nazionale trapianti, ciascuno per i rispettivi ambiti di competenza, e trasmesso a tutti i referenti regionali. In Friuli Venezia Giulia sono già state adottate tutte le indicazioni definite a livello nazionale. Per quanto concerne infine la prevenzione in gravidanza, è necessario proteggersi dalle punture di zanzara nelle zone endemiche. È inoltre consigliato utilizzare le necessarie precauzioni nei rapporti sessuali con partner potenzialmente affetti dal virus, in particolare nel periodo di viremia che va dagli otto ai dieci giorni. Non sono suggeriti screening durante la gravidanza se non in caso di presenza dei sintomi (febbre, dolori articolari, eruzioni cutanee, congiuntivite) nelle donne che sono state nei Paesi a rischio. Gorizia La violenza sulle donne continua ad aumentare Il punto delle associazioni. In un anno, in città, 129 le persone accolte nei centri Nel 95% dei casi è il coniuge o il convivente ad abusare. Sono quasi tutti italiani di Emanuela Masseria. La violenza sulle donne aumenta nell’Isontino e giustifica pienamente le nuove azioni messe in campo dalla Rete antiviolenza, composta da varie realtà come la Provincia di Gorizia, l’Azienda sanitaria Bassa friulana Isontina, la Prefettura e vari sodalizi che si occupano direttamente del problema. Ieri in Provincia è stato fatto il punto della situazione, che viene affrontata non solo in specifici centri come Sos Rosa (Gorizia e Gradisca d’Isonzo) e Da Donna a donna (Ronchi dei legionari), ma da pochi mesi anche negli ospedali di Monfalcone e Gorizia. Al Pronto soccorso dei due nosocomi sono stati istituiti due Codici rosa, sportelli dove essere assistiti e consigliati dopo aver subito prevaricazioni fisiche o psicologiche. In attesa dei dati precisi relativi a questi due sportelli, che dovrebbero essere pronti nelle prossime settimane, ieri sono intanto stati divulgati quelli relativi all’anno scorso da parte dei Centri di violenza tradizionali. Per quanto riguarda Sos rosa, sono state 129 le donne accolte, di cui 76 prese in carico per la prima volta (105 sono italiane e 23 straniere), con un’età media di 47 anni. Guardando ai dati relativi ai due anni precedenti, l’aumento è di circa una trentina di casi per anno. Dalle statistiche la quota di italiane e straniere nelle ultime rilevazioni è rimasta più o meno costante, come pure quella relative al tipo di violenza che è 5 per la maggior parte psicologica (117), poi fisica (81), economica (32), sessuale (16) e legata allo stalking (16). Nel 95 % dei casi il coniuge o il convivente è autore della violenza. In tutto questo 2 donne e 5 minori sono stati ospitate nel Servizio di Residenzialità Temporanea (casa ad indirizzo segreto). Un fattore importante da sottolineare è che 58 di queste donne hanno figli minori coinvolti nella violenza subita , ancora peggio ci dice il fatto che solo 30 donne su 129 hanno denunciato la violenza. Non a caso anche ieri è stata ribadita l’importanza di far emergere il fenomeno, in larga parte sommerso, promuovendo la battaglia anche sul fronte preventivo, informativo e culturale. Molte persone ignorano, probabilmente, che devono e possono essere aiutate. Tutto questo ha comportato e comporta una richiesta maggiore di supporto in maniera continuativa. Sos rosa comunica infatti di aver svolto ben 3.427 ore di servizio tra accoglienze, consulenze e altre attività. I colloqui sono stati 600. Per quanto riguarda «Da donna a donna», punto di riferimento per l’ascolto della violenza di genere nel Monfalconese, dal canto suo ha accolto lo scorso anno 179 donne, un numero di poco superiore rispetto al 2014. Anche qui la proporzione vede quasi l’80% dei casi di nazionalità italiana mentre l’età media delle donne che vengono accolte è più bassa (si aggira attorno ai 40 anni). Per quanto riguarda i tipi di vessazioni subite, anche in questo caso sono più psicologiche che fisiche (96,09% e 56,98%). Ieri è stato confermato l’apporto fondamentale dei due Codici rosa da poco istituiti nei Pronto soccorso dei due ospedali locali, finanziati dalla Fondazione Carigo. Le attività di sportello sono state condotto da psicologhe, psicoterapeute e operatrici, per dare un supporto maggiore a chi arriva a chiedere aiuto negli ospedali. La scelta è risultata ottimale, con decine di richieste di aiuto. Lo sportello continuerà quindi a essere operativo anche nel corso di quest’anno. Pordenone Funzioni cognitive e tumori, asse per la ricerca Nuova metodica studiata da un gruppo di lavoro misto di San Vito al Tagliamento e Udine Si chiama “real-­‐time neuropsychological testing” la metodica studiata da un gruppo di lavoro dell’Irccs Medea di San Vito al Tagliamento e dell’unità di neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Udine da utilizzare negli interventi di rimozione del tumore al cervello. Una metodica in grado di preservare le funzioni cognitive e motorie dei pazienti durante questi delicati interventi. Lo studio dal titolo è stato appena pubblicato sulla rivista Journal of Neurosurgery. In alcuni tumori cerebrali, maggiore sarà l’asportazione migliore sarà la prognosi. Si tratta dei cosiddetti gliomi a basso grado, che generalmente infiltrano aree cerebrali funzionalmente importanti. Per questo tipo di patologia il chirurgo è meno incline ad eseguire una resezione estesa del tessuto tumorale perché è difficile stabilire le conseguenze sullo status cognitivo del paziente dal momento che le attuali tecniche hanno dei limiti. Il team, costituito da Miran Skrap, Dario Marin, Tamara Ius, Franco Fabbro e Barbara Tomasino, ha sviluppato la nuova metodica: durante la rimozione del tumore il paziente viene sottoposto a test in modo da fornire al chirurgo una risposta sul suo status cognitivo. Il chirurgo può fare delle scelte strategiche per ridurre il rischio di problemi cognitivi postoperatori. La neuropsicologia in real-­‐time è stata applicata a 92 pazienti e i risultati hanno mostrato che la metodica è affidabile e sotto il profilo chirurgico, la tecnica ha permesso una resezione tumorale media del 95 per cento. «Questo metodo – spiegano i ricercatori –, oltre al miglioramento del dato clinico, permette di monitorare e registrare continuamente in tempo reale i cambiamenti cerebrali di tipo cognitivo». (d.s.) Gemona Fratelli d’Italia: referendum sulla riforma sanitaria regionale GEMONA. Anche il circolo gemonese di Fratelli d'Italia chiede l’indizione del referendum per chiedere l’abrogazione della recente riforma sanitaria regionale. «Alla fine Serracchiani e 6 Telesca – dice la coordinatrice locale Enza Di Santolo – stanno trasformando l’ospedale San Michele come da loro prefissato con l’abbattimento del pronto soccorso e dell’area di emergenza, la chiusura del reparto di medicina, la trasformazione di una delle due ambulanze presenti in tipo “B”, ovvero senza infermiere professionale a bordo, con gravi ricadute sui tempi e modi di offrire un servizio credibile e funzionale nei casi di emergenza. L’obiettivo di trasformare il San Michele in una grande Rsa con attiguo poliambulatorio è quindi per loro ormai quasi cosa fatta». «Auspichiamo che comitati, movimenti politici di opposizione e no, chiunque non condivida questa riforma per le gravi ricadute che essa arrecherà sia al servizio su specifici punti del territorio regionale, sia al sistema socio sanitario della regione, si uniscano per dare avvio a una importante battaglia» (p.c.) 7