Non di Solo Pane

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Transcript Non di Solo Pane

Non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
Domenica 7 Febbraio 2016
Tempo Ordinario
Settimanale di preghiera
Anno XV - n°
742
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
www.nondisolopane.it
Febbraio 2016
Offerta quotidiana
Intenzioni mese di Febbraio
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
gratuito, da coltivare e proteggere
per le generazioni future.
Intenzione missionaria
Perché crescano le opportunità di dialogo e di
incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia.
Intenzione dei vescovi
Perché il Signore ci doni un cuore misericordioso
e umile, che riconosca la propria
povertà e si spenda per gli altri.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 2
V Domenica del Tempo Ordinario
Dio va oltre la giustizia con la
misericordia e il perdono.
Papa Francesco
Il santo del giorno:
Beato Adalberto
Nierychlewski
Wojciech Nierychlewski nacque a Dabrowice, nei pressi di
Lodzkie in Polonia, il
20 aprile 1903. Sacerdote della Congregazione di San Michele
Arcangelo
(Micheliti), al tempo
Agisci
L'obbedienza alla Parola ci permette di
ottenere risultati insperabili. Oggi mi
fiderò ciecamente di
quello che Dio mi
chiederà, sull'esempio e con l'intercessione di Maria, Vergine fedele.
Domenica
7
Febbraio
I Settimana
del Salterio
del regime militare
nazista contrario alla
dignità umana ed alla
religione, fu arrestato
nell’ottobre del 1941
e deportato nel campo di sterminio di
Auschwitz, nei pressi
di Cracovia. Qui, a
causa della sua fede
in Cristo, morì a causa delle atroci torture
subite il 7 febbraio
1942. Papa Giovanni
Paolo II il 13 giugno
1999 elevò agli onori
degli altari ben 108
vittime della medesima persecuzione nazista, tra le quali il
Beato
Adalberto
Nierychlewski, che
viene dunque ora fes t e g g i a t o
nell’anniversario del
martirio.
Brano Evangelico: Lc 5, 1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio,
Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I
pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo
pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre
reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non
abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una
quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai
compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte
e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò
alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca
che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci
di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Contemplo: Gettate le vostre
reti (Lc 5,4)
A Simone ormai stanco, Gesù dice
di gettare ancora le sue reti. La
pesca sarà abbondante. Quello che
è impossibile alle nostre povere
forze il Signore lo realizza. «Non
temere» dice Gesù a Simone. La
stessa cosa ripete anche a noi oggi. Gettiamo anche noi le reti
dell'amore di Dio e della preghiera, per radicare il vangelo prima di
tutto nei nostri cuori e poi tra le
persone con cui viviamo.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 3
P a g i n e
Ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto
Sulla tua Parola
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Leggiamo con attenzione il
brano evangelico di oggi; ascoltiamo volentieri, come
fosse la prima volta, gli insegnamenti che Gesù ci vuole
trasmettere per il nostro e
altrui bene. «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e
non abbiamo preso nulla;». E’
l’umile confessione di un fallimento, di reti gettate nel
buio della notte, di un raccolto mancato. Io mi inginocchio
e vedo in questa scena la mia
vita, tanti miei fallimenti,
tante occasioni perdute, speranze infrante sui crinali rocciosi del mio orgoglio.
«Non abbiamo preso nulla».
Quando si prende il largo da
soli, confidando esclusivamente sulle proprie forza, il
“nulla” si concretizza, il vuoto riempie il cuore, il lago,
così ricco di vita, diventa deserto, terra arsa dal sole. Io
benedico questo nulla, questo
vuoto, questo lago diventato
landa desolata battuta dal
vento gelido della notte.
Solo sperimentando il mio
fallimento prendo coscienza
di me stesso, di quello che
sono, delle mie piccole, grandi mediocrità. Sento il bisogno di alzare lo sguardo, mi
accorgo di non essere solo. E’
la mia, è la vostra salvezza.
Là, sulla riva, un volto mi attende: è il Signore, la mia, la
vostra salvezza. “Salì in una
barca, che era di Simone, e lo
pregò di scostarsi un poco da
terra. Sedutosi, si mise ad
b i b li c h e
ammaestrare le folle dalla
barca”. Dio si serve della mia
barca, di questa povera vita
per annunciare agli uomini le
sue meraviglie. Questo nulla,
il mio vuoto, il deserto interiore che attanaglia il mio
cuore, diventano, nelle mani
di Dio, strumento di Grazia,
condizione per la mia e
l’altrui salvezza. “Quando
ebbe finito di parlare, disse a
Simone: «Prendi il largo e
calate le reti per la pesca»”.
L’invito è rivolto a tutti, nessuno escluso. Ai vicini e ai
lontani, ai buoni e ai cattivi,
a tutti. “Questa parola la rivolge a tutti, senza fare eccezioni e senza porre condizioni: nonostante i nostri peccati
passati, la nostra mediocrità,
l'insensibilità spirituale, basta
credere all'Amore, credere
che tutto è possibile sempre,
che nulla è irrevocabile, né
fallimenti né infedeltà. La
grazia di Dio può porre rimedio a tutto, tutto redimere:
ritornare a Dio è sempre un
inizio assoluto, perché la potenza di Dio è senza limiti.” (J. DANIÉLOU, Eléments de spiri­
tualité pour le laie d'aujourd'hui, Cercles J.8.,
s.d., 38-41).
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 4
don Luciano Vitton Mea
P a g i n e
L’angolo della misericordia
Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori
della tradizione cristiana.
Charle de Foucauld
Una croce che emerge da un cuore, questo il simbolo che
fratel Charle de Foucauld scelse per il proprio abito, e che
perfettamente esprime la centralità della misericordia di
Dio: Jesus Caritas era il suo motto, e lo è tutto ora per i
Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle che da lui, vissuto dal
1858 al 1916 morto martire, hanno preso spunto per la
loro vita umile e dedicata ai poveri e al Vangelo.
IO MI ABBANDONO A TE
Padre mio, io mi abbandono a Te:
fa' di me ciò che Ti piacerà.
Qualunque cosa Tu faccia, io Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si faccia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, o mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani.
Te la dono, o mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore,
perché Ti amo,
ed è per me un bisogno d'amore il donarmi,
b i b li c h e
Storia dei Giubilei
Salvator noster Unigenitus
Papa Urbano VI
L’otto aprile 1378 i cardinali riuniti in Conclave a
Roma elessero al soglio
pontificio Bartolomeo Prignano che prese il
nome di Urbano VI. Il suo fu tra i pontificati più tumultuosi e complessi della storia
della Chiesa. Non posso, per motivi di spazio, menzionare gli avvenimenti che attraversarono gli undici anni del suo pontificato. Basta sottolineare che nel tentativo di
risollevare le sorti sociali e religiose di Roma pensò di anticipare il giubileo e con la
bolla Salvator noster Unigenitus stabilì che
l'intervallo fra i giubilei fosse di trentatré
anni e indisse un giubileo per i1 1390. Morì
però a Roma nel 1389. Il Giubileo fu presieduto dal suo successore, Bonifacio IX,
nel 1400. Nella bolla Salvator noster Unigenitus Urbano VI indica le motivazioni
della sua scelta:
“ Noi, considerato che il tempo della vita
degli uomini si è notevolmente abbreviato e
che i più non giungono all'anno cin­
quantesimo e desiderando che un maggior
numero di fedeli, partecipando alla menzio­
nata indulgenza, cresca nella devozione,
brilli per la fede, si rinvigorisca nella spe­
ranza e si rafforzi nella carità, su consiglio
dei nostri fratelli spostiamo il Giubileo
all'anno trentesimo terzo e stabiliamo che
otterranno il pieno perdono dei peccati tutti
coloro che, veramente penitenti e confessa­
ti, visiteranno in Roma le basiliche degli
apostoli Pietro e Paolo, la chiesa Latera­
nense e quella di Santa Maria Maggiore”.
il rimettermi senza misura fra le tue mani,
Don Luciano
con infinita fiducia,
perché Tu sei mio Padre.
Papa Urbano VI
Al secolo: Bartolomeo Prignano.
Arcivescovo di Bari
Elezione: 8 aprile 1378
Fine pontificato: 15 ottobre
1389
Morte: 15 ottobre 1389
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 5
V Settimana del Tempo Ordinario
Rimanere sulla via del male è solo
fonte di illusione e tristezza.
Papa Francesco
Il santo del giorno:
San Girolamo
Emiliani
Fondatore della Socie-
tà dei Servi dei poveri (Somaschi), Girolamo Emiliani si dedicò a malati, giovani
abbandonati e al riscatto delle prostitute. Nato a Venezia
nel 1486, intraprese
la carriera militare.
Nel 1511, in prigionia, maturò la vocazioAgisci
L'attenzione di Gesù
nei confronti del malati è stata una caratteristica del suo mi­
nistero. Oggi pregherò il santo Rosario per
loro e, se mi sarà possibile, andrò a trovarne qualcuno.
Lunedì
8
Febbraio
I Settimana
del Salterio
ne, similmente a
sant'Ignazio ferito a
Pamplona. Consacratosi a Dio nel 1518,
si prodigò in una carestia e in un'epidemia di peste a Verona, Brescia, Como e
Bergamo. Qui, nel
paesino di Somasca,
nacque l'ordine di
chierici regolari. Essi
intuirono il ruolo di
promozione sociale
delle scuole e ne a-
prirono di gratuite
con un metodo pedagogico innovativo. Il
fondatore morì di peste nel 1537, mentre
assisteva dei malati.
Santo dal 1767, dal
1928 è patrono della
gioventù abbandonata.
Patronato: Orfani,
Gioventù abbandonata.
Brano Evangelico: Mc 6, 53-56
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a
terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente
subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono
a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i
malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo
del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Contemplo: Sorgi, Signore
(Salmo responsoriale)
Sorgi, Signore, e salvaci. Donaci
ancora oggi la tua parola di verità, perché possiamo camminare
nel mondo alla luce del tuo amore e della tua presenza. Guarisci
le nostre malattie dell'anima e
del corpo, donaci il conforto della speranza, perché tra le vicende di ogni giorno possiamo trovare te, nostro rifugio e nostra
consolazione.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 6
Dalla Prima Lettura
Una dimora interiore
1Re 8,1-7.9-13
Introdussero l’arca dell’alleanza
nel Santo dei Santi e la nube
riempì il tempio del Signore.
Come aveva preannunciato la parola
profetica rivolta a Davide, Salomone
realizza il desiderio di suo padre e costruisce il primo tempio al Dio d'Israele,
che dopo tanti secoli ha una sede sta‑
bile e un luogo in cui la sua gloria può
finalmente dimorare. Il tempio di Gerusalemme, costruito da Salomone, fu di
una magnificenza tale che mai più furono eguagliati la sua bellezza e il suo
splendore. Eppure, dopo secoli di storia,
i profeti inizieranno a dire al popolo che
una dimora, per quanto bella e sforzosa
possa essere, non basta a far sentire Dio
a casa propria. Egli cerca piuttosto cuori
docili e umili: in essi si degna di porre la
sua stabile dimora. Dunque, non è importante il luogo, che pure può aiutare,
è importante la disponibilità interiore.
Preghiera
Signore Gesù, in te il mistero e il simbolo
dell'arca e del tempio raggiungono la loro
pienezza e si purificano da ogni incrosta­
zione idolatrica: tu sei in mezzo a noi per­
ché ogni nostra malattia e infermità possa
trovare conforto e guarigione a contatto
con la tua misericordia, che ci è vicina..,
sempre più vicina. Donaci di approdare
nel porto sicuro del tuo amore.
Medita La Parola
Pur nella sofferenza Dio è Presenza
Meditazione di Fiorella Elmetti
La gente ha sete di Gesù, lo possiamo vedere
in questo e in altri brani del vangelo. Lo riconosce appena scende dalla barca con i suoi
discepoli ed ecco che “accorrendo da tutta
quella regione, cominciarono a portargli sulle
barelle i malati, dovunque udivano che egli si
trovasse”. In un suo breve commento, Paolo
Curtaz sottolinea: “Volano le parole, e mentre
viaggiano si ingrossano. Gesù ha cercato di
tenere nascosti i prodigi, ha ammonito severamente, rimproverato, intimato. Non è servito
a nulla: la folla accorre da ogni luogo. Non c'è
molta fede, nella loro corsa. Ma molto dolore
e un po' di superstizione: non è un guaritore il
profeta di Nazareth? A loro poco importa dei
suoi discorsi su Dio e il Regno, ascoltano, purché alla fine qualcuno guarisca. E Gesù accetta, gestisce questa difficile situazione, cerca
di far maturare la loro poca fede, cerca di far
capire che quei gesti, quei miracoli sono la
manifestazione del Regno che avanza, che
cresce giorno per giorno. No, non capisce la
folla, fatica a star dietro a questo curioso profeta. Poco importa: Gesù rischia, accetta,
prova lo stesso. Non cerchiamo Gesù per i suoi
prodigi, non pesiamo la nostra fede chiedendo
miracoli impossibili. Se davvero abbiamo conosciuto la straordinarietà del suo amore, allora ci basta essere sfiorati dall'ombra del suo
mantello”. È vero, molte volte ci rivolgiamo a
Gesù soltanto nel momento del bisogno, e Lui,
certo, accetta, capisce, sperando che prima o
poi la fede maturi e diventi il desiderio di rimettersi con fiducia nelle mani di Dio. Siamo
tanto convinti che le situazioni di malattia
siano negative che non pensiamo mai che pur
nella sofferenza Dio è Presenza ed opera il
bene nelle anime, anche le più lontane dalla
vita cristiana.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 7
V Settimana del Tempo Ordinario
Quante situazioni di precarietà e sofferenza
sono presenti nel mondo di oggi!
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Sabino di
Canosa
È un vescovo vissuto
tra la fine del V secolo
e la metà del VI, di lui
prima dell'episcopato
non si sa praticamente
nulla; sembra che sia
succeduto come vescovo di Canosa di Puglia
a Memore nel 514. Dal
Papa Agapito fu inviato come capo di una
commissione di vesco-
Martedì
9
Febbraio
I Settimana
del Salterio
vi, nel 535 a Costantinopoli per constatare
l'eresia monofisita del
patriarca Antimo, la
sua rimozione e la sostituzione con il nuovo
patriarca Mena, che
convocò un sinodo nel
536. San Gregorio Magno racconta che Sabino era solito visitare
san Benedetto a Montecassino. In una di
queste visite gli disse,
che era preoccupato
per l'ingresso di Totila
re degli Ostrogoti in
Roma (dicembre 546)
ricevendo come risposta che Roma si sarebbe disfatta da sé per
altre vie. E Totila in
una delle sue incursioni, arrivò a Canosa e
invitato a mensa dal
santo vescovo, ormai
vecchio e cieco, volle
provarne lo spirito profetico, offrendogli lui
stesso del vino al posto
del servo. Sabino chiamandolo per nome lo
ringraziò.
Brano Evangelico: Mc 7, 1-13
Agisci
Il rischio dell'ipocrisia lo
corriamo tutti, anche
nel nostro rapporto con
Dio. Spesso ci limitiamo
alle pratiche esteriori,
senza che queste coinvolgano il cuore. Oggi,
con l'aiuto di Maria, mi
impegnerò a essere una
persona vera, nella preghiera e nella carità.
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da
Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si
sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte
altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame
e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si
comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi
rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il
comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro:
«Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra
tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il
padre o la madre sia messo a morte”. […]
Contemplo: Tu, Signore, sei
fedele (cf I Re 8,23)
Signore, «tu mantieni l'alleanza
e la fedeltà verso i tuoi servi che
camminano davanti a te con tutto il loro cuore» (1Re 8,23). Concedi anche a noi di camminare
davanti a te con cuore retto e
sincero, affinché la preghiera
che ti innalziamo dall'intimo del
nostro cuore, vero tempio del
tuo santo Spirito, sia pura come
tu la desideri, e ti renda gloria
per tutti i tuoi benefici.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 8
Dalla Prima Lettura
Nei luoghi dove vivi
Re 8,22-23.27-30
Tu hai detto, Signore: «Lì porrò
il mio nome!». Ascolta la supplica del tuo popolo Israele.
Nella sua preghiera, Salomone chiede
a Dio la grazia di degnarsi di abitare in
quel tempio costruito da mani d'uomo
che dovrebbe avere la dignità di accogliere Colui che nemmeno i cieli possono contenere. Salomone si rende conto
che quanto chiede a Dio è davvero ardito: egli gli chiede di essere presente
in mezzo al suo popolo in maniera stabile e definitiva, eleggendo quella di­
mora come luogo della sua supremazia
definitiva su Israele. Dio esaudirà questa richiesta, manifestando la sua gloria in quel luogo. Ogni volta che invochi con fede il nome del Signore, egli
con gioia viene ad abitare nei luoghi
dove vivi e dove lavori; ma il suo tempio preferito è il tuo cuore. È li che
egli vuole essere cercato da te.
Preghiera
Signore Gesù, è inutile che guardiamo
gli altri mettendo in evidenza le loro
infedeltà e le loro ipocrisie. È nel no­
stro cuore che dobbiamo avere il co­
raggio di guardare ogni giorno, per
poter smascherare noi stessi e impara­
re ci vivere nella semplicità di una fe­
de umile e generosa. Non lasciare che
cediamo alla paura di essere noi stes­
si... almeno al tuo cospetto.
Medita la Parola
Come i cerchi nell’acqua
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Lo scroscio dell’acqua in un catino, le mani lavate fino ai gomiti, le tradizioni degli antichi osservate con scrupolo. Poco importa se quello scroscio annacqua il vino della misericordia di Dio,
lava le mani, rende ineccepibile l’esterno “della
coppa” ma lascia il cuore avvolto nelle tenebre
dell’orgoglio e della presunzione, l’interno “del
calice” sporco ed impresentabile. Le mani profumate dei farisei di ieri e di oggi puntano il dito,
si alzano in un altero giudizio, dettano una legge
umana e cancellano quella divina. Anche noi
spesso ci accontentiamo dell’apparenza, copriamo le rughe dell’incoerenza con la cipria
dell’ipocinesia. Dio sulle labbra ma lontano dal
cuore, lontano dal fango che ricopre il viso di chi
giace nei letamai della storia. Il filosofo Friedrich
Nietzsche, rivolgendosi ai cristiani, pare che abbia detto: “Se la buona novella della vostra Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non
avreste bisogno di insistere così ostinatamente
perché si creda all'autorità di questo libro: le vostre azioni dovrebbero rendere superflua la Bibbia perché voi stessi dovreste continuamente costituire la Bibbia nuova”. Forse non abbiamo ancora capito che la buona novella consiste proprio
nel fatto che Gesù si è rivolto ad altre mani, ha
rifiutato le mani pulite dell’apparire e ha scelto
quelle sporche dei suoi discepoli. Mani nodose,
che conoscono il ruvido legno dei remi, le corde
taglienti di reti tirate con fatica sulla barca. Sono le mani sporche di Giuda, il traditore, di Pietro che rinnega per tre volte il suo Signore, degli
altri discepoli che lasciano solo Gesù nell’ora del
dolore, che scappano davanti a coloro che stanno
arrestando il Maestro. Sono le mie mani sporche
di tanti tradimenti. Per queste mani l’acqua non
serve, solo il tocco della misericordia divina le
può purificare.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 9
Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola
del Padre Buono/2
Il Figlio minore/2
di don Luciano Vitton Mea
“Dopo non molti giorni, il figlio
più giovane, raccolte le sue cose,
partì per un paese lontano e là
sperperò le sue sostanze vivendo
da dissoluto.”
L’uomo, questo fuggiasco! Da
sempre noi uomini siamo in fuga! La prima fuga è iniziata agli
albori della nostra storia quando
Adamo fuggì dal giardino di Dio,
dalla sua identità di custode per
mettersi la maschera di padrone, cedendo alla tentazione di
“mettersi in proprio”. Da allora
solo sudore, polvere e struggente desiderio di una felicità
perduta, di un patrimonio sperperato. Da allora siamo in fuga:
scappiamo da noi stessi, dalla
nostra vera identità, dalla piccole gioie che danno sapore alla
quotidianità, da una presenza.
Quando l’uomo decide di pensa
re in “grande” inizia la sua fuga,
un viaggio che conduce ad un
paese lontano. Un luogo senza
calore, privo di autenticità, viziato dalla presenza dei
“surrogati”. Un paese dove tutto
è in vendita e tutto si compra:
gli amici, gli affetti, gli amori.
Ciò che nella casa paterna ci
veniva dato per dignità, ciò che
nel giardino ci aspettava per
diritto, nel paese lontano bisogna comprarlo. E il patrimonio
si disperde, presto ci si trova
nel bisogno.
Povero uomo, povero me! Avevamo tra le mani il titolo di
“figli”, un patrimonio da custodire, una casa, un giardino, degli
affetti, un amore… e l’abbiamo
sperperato, sciupato, perso.
Allora andò e si mise a servizio di
uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. . Avrebbe voluto
saziarsi con le carrube che man-
giavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Da custodi del patrimonio paterno, del Giardino di Dio, a
custodi di porci. Anzi, peggio
dei porci: loro hanno le ghiande, chi li custodisce, per noi il
vuoto, il niente.
Mistero del male, di ogni cattiveria. L’uomo lontano da Dio
diventa maschera, respira la
vacuità del nulla, diventa brutto,
cattivo. Non ci sono ciprie in
grado di coprire le rughe della
lontananza, in grado di restituire gradevolezza ad un volto
abbruttito e contraffatto
dall’egoismo. La lontananza da
Dio genera cattiveria.
Come può un uomo abusare di
un bimbo o di una bimba? Come può l’uomo sfruttare il suo
simile, godere dell’altrui fallimento, dire male di chi gli sta
accanto? Come può un uomo
chiudere il proprio cuore a sua
madre o a suo padre, abbandonare il suo primo amore, i suoi
figli?
Mistero del male, mistero di
una lontananza. Lontano dalla
casa paterna l’uomo diventa
cattivo, tira fuori il peggio di se
stesso, coltiva rancori, desideri
infausti, conta i soldi, accumula, rinnega. Lontano da Dio
l’uomo si perde, rimane solo,
impoverisce, invecchia: diventa
custode di porci.
Mistero del mio male, del mio
peccato. Quante volte ho lasciato e lascio la casa paterna
alla ricerca di un paese lontano
dove cullare le mie manie di
protagonismo, alla ricerca di un
“mio” che non mi appartiene.
Quante volte vivo nel paese
delle illusioni, dove rinnego me
stesso, la mia dignità, la mia
figliolanza.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo Ordinario - pagina 10
don Luciano Vitton Mea
Mercoledì delle Ceneri
La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta
più intensamente come momento forte per
celebrare e sperimentare la misericordia di Dio.
IV Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Mercoledì delle
ceneri
«Memento homo, quia
pulvis es et in pulverem
reverteris»,
ovvero:
«Ricordati uomo, che
polvere sei e polvere
ritornerai». Queste parole
compaiono in Genesi
3,19 allorché Dio, dopo il
peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna
alla fatica del lavoro e
alla morte: «Con il sudo-
Agisci
Ogni anno, all'inizio
della Quaresima, ritorna pressante questo appello del Signore: «Ritorna a me!».
Oggi mi fermerò a riflettere per vedere
ciò che nella mia vita
mi allontana da Dio e
mi impegnerò a cambiare.
Mercoledì
10
Febbraio
re della fronte mangerai
il pane; finché tornerai
alla terra, perché da essa
sei stato tratto: polvere tu
sei e in polvere tornerai!». Questa frase veniva
recitata il primo giorno di
Quaresima, quando il
sacerdote segnava la
fronte dei fedeli con la
cenere. Dopo la riforma
liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase
è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e
credete al Vangelo» (Mc
1,15). Tradizionalmente
le ceneri rituali si ricava-
no bruciando i rami
d’ulivo benedetti la domenica
delle Palme
dell’anno precedente. Per
il mercoledì delle ceneri
è previsto il digiuno e
l’astensione dalle carni,
astensione che la Chiesa
ha sempre richiesto per
tutti i venerdì dell’anno,
ma che negli ultimi decenni si limita ai venerdì
del periodo quaresimale.
Inizia dunque il tempo
della penitenza, delle
rinunce e del colore viola
per la Liturgia Sacra .
Brano Evangelico: Mt 6,1-6.16-18
[…] Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la
tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede
nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti
che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti,
per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e
prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In
verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu
digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu
digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà».
Contemplo: .Perdonaci,
Signore (Salmo responsoriale)
Durante l'imposizione delle ceneri ci accompagnano queste parole: «Rinnoviamo la nostra vita in
spirito di umiltà e di penitenza;
facciamo digiuno e supplichiamo
con lacrime il Signore, perché è
pieno di misericordia il nostro
Dio, disposto a perdonare tutti i
nostri peccati». Chiedere perdono al Signore significa anche essere desiderosi di rinnovare la
propria vita, affinché sia più conforme alla volontà di Dio.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 11
Dalla Prima Lettura
Tempo favorevole
Medita La Parola
2Cor 5,20-6,2
Riconciliatevi con Dio. Ecco ora il
momento favorevole.
Meditazione di Fiorella Elmetti
La Quaresima è un tempo favorevole.
Potremmo definirlo un periodo nel quale
la Chiesa intera — dunque anche tu —
vive un momento di esercizi spirituali.
Questa esperienza è estremamente utile
e formativa, in quanto è un momento
nel quale Cristo dona con particolare
abbondanza la sua grazia e la sua luce;
per questo motivo, grazie alla luce che
ricevi, puoi renderti conto di dove devi
impegnarti veramente per cambiare e
per far sì che Dio sia contento di te. A
volte può essere un'esperienza un po'
dolorosa, soprattutto quando Gesù ti fa
vedere il tuo limite e la tua infedeltà:
quello è il momento in cui cadono tutte
le maschere e tutte le tue false identità. Eppure. quello è anche il momen­to
della verità e della luce.
Preghiera
Signore Gesù, all'inizio di questo tempo
favorevole, affidiamo a te i nostri propo­
siti e i nostri desideri come un pugno di
cenere. Da te attendiamo la scintilla che
faccia sorgere, da tutte le nostre ceneri,
una nuova creatura completamente ac­
cordata alla tua volontà e al tuo amore.
Kyrie eleison!
Nel segreto
Mi ha sempre affascinato ciò che Gesù dice in
questo brano, soprattutto l’insistente espressione “nel segreto”. Ben sei volte si ripete esplicitamente, mentre le prima parte del testo la lascia intuire affermando: “State attenti a non
praticare la vostra giustizia davanti agli uomini
per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è
ricompensa per voi presso il Padre vostro che è
nei cieli”. Quindi, c’è da parte di Dio un interesse tutto speciale per quel mondo interiore che
tutti ci portiamo dentro e che, forse, non ascoltiamo mai abbastanza. Il Beato Luigi Novarese
questo spazio che ci riporta al cuore lo chiamava
“la tenda interiore”, che come tutte le tende
non ha pareti rigide come quelle della case, ma
flessibili e morbide, spaziose ed accoglienti,
sempre pronte a cambiare dimora, se necessario,
sempre disposte a lasciarsi gonfiare come le vele
di una barca che sul mare va. “Nel segreto” i
pensieri dell’uomo si intrecciano in modo unico
con i pensieri di Dio e si trasformano, come pure
accade per le offerte ed i sacrifici mossi
dall’amore. Ho trovato un bel pensiero di don
Mauro Orsatti che afferma: “Lo sguardo di Dio si
posa su ogni uomo, con la benevolenza del Padre
che istruisce e aspetta una risposta viva, fatta di
scelte concrete e quotidiane. E alla sera della
vita occorre presentarsi con la lampada accesa,
la stessa che ha illuminato il cammino incontro al
Padre, alimentata dall’olio di opere buone che
venivano da un cuore retto e sincero. Dio non è
un optional né un rifugio occasionale nei momenti disperati. Egli è Colui che mantiene costantemente lo sguardo su di noi, ci ama, e ci aspetta
per un abbraccio definitivo che inizia sulla terra
e dura per tutta l’eternità in Cielo”. Nel segreto, ogni giorno l’anima canta il Magnificat.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 12
Tempo di Quaresima
La Vergine Santa è la donna di fede, che ha fatto posto
a Dio nel suo cuore, nei suoi progetti […] Per questo
non si può capire Gesù senza sua Madre.
IV Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Beato Bartolomeo
di Olmendo
Il Beato Bartolomeo di
Olmedo, fu il primo
sacerdote che arrivò in
terra messicana, era
giunto in America nel
1516 all’età di 31 anni.
Durante la conquista
dell’impero azteca vanno molte lodi a questo
giovane mercedario per
la sua attività che svol-
Giovedì
11
Febbraio
se con intelligenza e
prudenza in particolari
situazioni fra spagnoli
ed arborigeni. Portò la
devozione alla Vergine
della Mercede ai messicani, i quali si innamorarono di essa, portandoli così alla conoscenza di Dio, insegnando i
principi della fede predicando
instancabilmente. Battezzò più di
2500 arborigeni, fra
questi la famosa Malin-
che, la quale, poiché
conosceva la lingua
spagnola era interprete
di Cortés e le diede il
nome di Marina. Il Beato Bartolomeo morì in
Messico nel novembre
del 1524 all’età di 39
anni e pianto da tutti gli
indios fu sepolto in
Santiago de Tlatelolco.
L’Ordine lo festeggia
l’11 febbraio.
Agisci
Brano Evangelico: Lc 9,22-25
Con l'esempio e con
l'aiuto di Maria, accoglierò con fede e senza
lamentarmi
le
difficoltà che incontrerò in questa giornata, cercando di vedere in esse un'occasione di crescita nel mio
cammino di sequela
del Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve
soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti,
quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o
rovina se stesso?».
Contemplo: Prendi la tua cro-
ce e seguimi (cf Lc 9,23)
Se vogliamo seguire il Signore
dobbiamo accettare la nostra vita
così com'è, rendendo grazie per
tutto quanto egli ha di­sposto per
il nostro vero bene. Amare il Signore e la sua volon­tà è talmen-
te importante che se noi non volessimo farlo, an­dremmo, in
qualche modo, contro noi stessi,
perderemmo la nostra stessa vita.
Se invece accogliamo la nostra
croce, se­guiamo il Signore là dove vuole condurci, alla vita vera
ed eterna.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 13
Dalla Prima Lettura
Dio ti indica una strada
Medita la Parola
Divinum est pati
Dt 30,15­20
Io pongo oggi davanti a te la
benedizione e la maledizione.
Dio è davvero onnipotente, ma di fronte alla tua libertà si ferma. Egli ti indica la strada del bene e ti avverte anche che c'è una strada che può portarti
alla morte. Inoltre, egli ti dice anche
che la via del bene consiste nel seguire
la sua legge e metterla in pratica. Ma,
alla fine, sei tu che devi decidere per
quale strada incamminarti. Questa decisione devi prenderla tu, e nemmeno
Dio può sostituirsi a te: all'epoca in cui
questo brano fu scritto, esso si riferiva
soprattutto al futuro di Israele ed alla
sua scelta di stare con Dio o di seguire
idoli stranieri. Oggi questa indicazione
si riferisce a te ed a quello che vuoi
essere nella vita: o diviso e frammentato dal peccato e da tanti idoli che
tiranneggiano il tuo cuore, oppure unificato e nella pace, unito a Dio.
Preghiera
Signore Gesù, tu entri nella nostra vita
come ospite attento e discreto e ti fai
accogliere come un povero che mai può
imporre la sua presenza. Donaci il tuo
Spirito di discrezione e di mitezza, per­
ché il vangelo che ci hai affidato come
dono da comunicare non sia mai inqui­
nato dalle nostre ansie.
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Portare la croce e soffrire: questa è la proposta di Gesù, il programma di vita che il cristiano deve abbracciare. Parole dure, quasi incomprensibili, che vanno ponderate, che richiedono una sorta di “svelamento”, che
vanno, passi il termine, “digerite e assimilate”.
La sofferenza è sempre stata un enigma per l’uomo, per
chi crede e per chi non crede o si dichiara semplicemente agnostico. Giobbe piagato e seduto tra la cenere
e l’immondizia trascina Dio sul tavolo degli imputati e
sembra dirgli:” Tu, Dio, sei responsabile, o per lo meno
testimone, non solo del bene ma anche delle carestie,
delle pesti, delle morti, dei bambini annegati, delle
malattie, del cancro …”
Dio darà a Giobbe una risposta ben precisa ma ancora
poco esaustiva; solo Gesù Cristo è la vera risposta di Dio
ai perché di Giobbe e di ogni sofferenza innocente.
Dio, in Gesù, si sporca le mani, siede tra gli immondezzai dei tanti Giobbe e diventa il servo sofferente, il
compagno, l’amico di ogni sventurato. Diceva don Primo
Mazzolari: “l’unica cosa seria è l’umano soffrire”. Roberto Benigni, si proprio lui, il comico toscano, intervenendo alla presentazione dell’ultimo libro di papa Francesco ha usato parole profondissime: “E’ in mezzo al
dolore che nasce la misericordia … In questo mondo irriconoscibile che vuole la paura, l’odio, la condanna
Francesco risponde con la misericordia che nasce dal
dolore, quel dolore che fa crollare ogni metafisica, ogni
filosofia; perché il dolore è più forte del male, il dolore
è l’unica forza superiore al male perché la sofferenza è
propria di Dio. Divinum est pati … Il grande mistero sta
proprio nel fatto che Dio vuole soffrire, questa divina
volontà di soffrire.”
Il dolore è il luogo della solidarietà fra Dio e l’uomo, fra
l’uomo e Dio non ci può essere collaborazione nella grazia se prima non c’è stata nel dolore. Soggiunge Benigni: “Senza il dolore la vita apparirebbe enigmatica e
l’esistenza assurda e la gioia inaccessibile”.
Gesù sceglie gli ultimi perché sia accessibile la gioia,
perché tra i letamai del mondo Dio e gli uomini si possano incontrare ed amare. La croce sconfigge il male, ogni
male: ecco perché, grande o piccola che sia, bisogna
avere il coraggio di portarla e farla propria.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 14
Venerdì
12
Febbraio
Tempo di Quaresima
Questo è il momento favorevole
per cambiare vita!
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Beato Paolo
da Barletta
Nel 1580 moriva il frate
Paolo da Barletta. Entrato
fin da giovane nell'ordine
di Sant'Agostino, man
mano crebbe sempre più
in lui il desiderio di vivere in una maggiore perfezione, tanto da allontanarsi dalla patria per «andare
dove nessuno lo conoscesse di persona, se non
IV Settimana
del Salterio
Dio solo». Infatti, saputo
del voto dell'Osservanza,
che in quel tempo si conduceva nella Provincia
portoghese dell'Ordine,
ottenne licenza di trasferirvisi. Dal carattere gioviale ma particolarmente
dedito a preghiera e penitenza, visse intensamente
il rapporto con il Mistero
della passione e della
morte di Gesù. Inviato
come missionario nell'isola di San Thomé, nelle
Indie Orientali, lavorò
instancabilmente alla diffusione del Vangelo. Fra
Paolo accettò con rassegnazione la sua ultima
malattia, vista come ulteriore purificazione. Dopo
la sua morte la sua fama
di santità crebbe soprattutto tra i cristiani di San
Thomé, ma lasciò un segno indelebile anche nella
memoria di Barletta, sua
città natale, che lo ricorda
oggi.
Brano Evangelico: Mt 9, 14-15
Agisci:
Il Signore chiede gesti
autentici di conversione, non vuota apparenza. In questo giorno di digiuno sceglierò
di privarmi di qualcosa
a cui tengo: un gesto
sincero e significativo
che esprima il mio desiderio di tornare a
Dio con tutto il cuore.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli
dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi
discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno
giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Contemplo: Il Signore è il mio
aiuto (All’ingresso)
«Cercate il bene e non il male, se
volte vivere, e il Signore sarà con
voi» (Canto al Vangelo). Se cerchiamo sinceramente il nostro vero bene, che è quello di seguire la volontà di Dio, allora resteremo con il
Signore, e il Signore sarà il nostro
aiuto. Siamo gli amici dello Sposo,
coloro che lo seguono e ne ascoltano la voce, questa è la nostra natura più intima e vera. Non siamo fatti
per essere abbandonati da soli in
questo mondo, ma per gioire insieme con lui per tutta l'eternità.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 15
Dalla Prima Lettura
Una frattura esistenziale
Is 58,1-9
È forse questo il digiuno che bramo?
Isaia evidenzia molto bene, in questa
lettura, quella frattura che spesso si crea
tra quanto diciamo di credere e cosa poi
facciamo nella nostra vita. In realtà sappiamo esprimerci anche molto bene nella preghiera, nelle liturgie alle quali partecipiamo, e conosciamo bene tanti aspetti della nostra fede. Il problema, però, è quando dobbiamo passare dalla
teoria alla pratica: siccome per gli Israeliti tra la vita di fede ed il comportamento morale non vi era nessun collegamento, Dio si mostra sdegnato da un modo
di fare che, più che onorarlo, lo offende
ancora di più. Ricordati che Dio preferisce il poco fatto con impegno ed umiltà,
piuttosto che azioni molto gratificanti
dal punto di vista esteriore, ma vuote di
ogni significato.
Preghiera
Eppure mangiamo ogni giorno, più vol­
te al giorno, senza sapere perché e so­
prattutto senza chiedersi se ne abbiamo
veramente bisogno e in che misura. Si­
gnore Gesù, liberaci dalla tentazione di
evitare lo scoglio del buco allo stomaco
con parole altisonanti e talora così
vuote. Donaci la semplicità di digiuna­
re e di rinunciare. Kyrie eleison!
Medita la Parola
L’amore di Dio, mai preceduto dall’amore
dell’uomo
Meditazione di Eletti Fiorella
In una bella omelia Papa Francesco afferma che
“Questa parola ‘amore’ è una parola che si usa
tante volte e non si sa, quando si usa, cosa significhi esattamente. Cosa è l’amore? Delle
volte pensiamo all’amore delle telenovele, no,
quello non sembra amore. O l’amore può sembrare un entusiasmo per una persona e poi… si
spegne. Da dove viene il vero amore? Chiunque
ama è stato generato da Dio, perché Dio è amore. Non dice: 'Ogni amore è Dio', no: Dio è
amore. Giovanni sottolinea una caratteristica
dell’amore di Dio: ama “per primo”. Ne è una
prova la scena del Vangelo della moltiplicazione dei pani, proposta dalla liturgia: Gesù guarda la folla e ne “ha compassione”, il che non è
la stessa cosa che avere pena. Perché l’amore
che Gesù nutre per le persone che lo circondano lo porta a ‘patire con' loro, a coinvolgersi
nella vita della gente. E questo amore di Dio,
mai preceduto dall’amore dell’uomo, conta
mille esempi, da Zaccheo, a Natanaele, al figliol prodigo. Quando noi abbiamo qualcosa nel
cuore e vogliamo chiedere perdono al Signore,
è Lui che ci aspetta per dare il perdono.
Quest’Anno della Misericordia un po’ è anche
questo: che noi sappiamo che il Signore ci sta
aspettando, ognuno di noi. Perché? Per abbracciarci. Niente di più. Per dire: 'Figlio, figlia, ti
amo. Ho lasciato che crocifiggessero mio Figlio
per te; questo è il prezzo del mio amore'. Questo è il regalo di amore. Il Signore mi aspetta,
il Signore vuole che io apra la porta del mio
cuore: questa certezza si deve averla
“sempre”. E se sorgesse lo scrupolo di non sentirsi degni dell’amore di Dio, è meglio perché
Lui ti aspetta, così come tu sei, non come ti
dicono ‘che si deve fare’”. Dell’amore, perciò,
non si può fare a meno.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 16
spiritualità
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Le opere di Misericordia
Consolare gli afflitti
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Con la quarta opera di misericordia spirituale entriamo da
un lato nel cuore delle beatitudini evangeliche e dall’altro
nel mistero stesso di Dio.
L’afflitto è beato perché le sue
lacrime sono terse dall’Eterno
che si fa tempo e, di conseguenza, il consolatore diventa
strumento privilegiato di questo frammento d’eternità. In
altre parole l’“imago dei”,
nell’atto di consolare, diventa
“come Dio anche se non è Dio”, il figliolo lascia, per un
breve istante, la tunica della
figliolanza per assumere le vesti della paternità; si rinnova,
seppur in modalità diverse, il
prodigio del Getsemani dove il
Padre raccoglie il sudore, di-
ventato come sangue, del Figlio Unigenito nel calice
dell’eterna salvezza. Nella
consolazione avviene un misterioso scambio, si perpetua il
miracolo di Cana di Galilea,
dove Gesù tramuta l’acqua in
vino, dove la Parola di Dio diventa cronaca, storia perché
“chi semina nel pianto miete
nella gioia”. Consolare gli afflitti: faticoso atto di carità
dove Dio dice a chi giace nel
lutto, “nelle tenebre e
nell’ombra della morte”: «Io
metto i miei occhi nei vostri
occhi, la mia mano nelle vostre
mani, il mio cuore vicino al
vostro» (Giovanni XXIII ai carcerati di Rebibbia) . Non è facile consolare, ma è un atto di
estrema attualità! Leggendo
recentemente la morte di Mosè di P. De Benedetti ho annotato: “ Tra le più praticabili ...
opere di misericordia spirituale
ce n'è una di cui si ha sempre
più bisogno man mano che la
vita e la società si plasmano sul
modello della città, e che questa società tuttavia non pratica
affatto: consolare gli afflitti.
La civiltà contemporanea teme
gli afflitti e li sfugge, perché
teme il contagio dell’afflizione
e non sa portare il contagio
della consolazione. E in realtà
non è facile consolare, specialmente se si crede che ciò consista in un obbligo da adempiersi mediante un discorso”.
L’afflitto tende a chiudersi, le
lacrime diventano tante piccole sbarre, il passato un malinconico rifugio, il presente
un’angusta cella, il futuro deserto arido e inospitale.
L’afflizione è una sorta di carcere invisibile ma altrettanto
duro e cocente; ma vi è una
speranza, una presenza che
rinfranca, una parola che rivela
un’arcana presenza: “Miei cari
figlioli, miei cari fratelli, siamo
nella casa del Padre anche qui.
Siete contenti che io sia venuto?” (Giovanni XXIII ai carcerati
di Rebibbia) Quando si avverte il mistero di una presenza
anche l’afflizione e il carcere,
due lati opposti della stessa
medaglia, diventano casa del
Padre, luogo di redenzione,
spazio illuminato dalla speranza.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 17
Tempo di Quaresima
Nella Quaresima di questo Anno Santo
ho l’intenzione di inviare
i Missionari della Misericordia.
IV Settimana
del Salterio
Papa Francesco
Il santo del giorno:
Beata Cristina da
Spoleto
Agostina Camozzi,
figlia di un medico,
nacque a Osteno, Como. Ebbe un’esistenza
molto travagliata. Dopo
diverse e contrastanti
vicende affettive, intraprese un cammino di
conversione e di penitenza per rinnovare
profondamente la sua
Sabato
13
Febbraio
vita. Si recò a Verona
dove, decisa a seguire
Cristo, assunse il nome
di Cristina e si consacrò come agostiniana
secolare. La sua conversione fu totale: dedicò la sua vita ad una
penitenza eccezionale,
alle opere di carità, alla
preghiera. Nel 1457
iniziò un lungo pellegrinaggio verso Assisi,
Roma e in Palestina.
Sulla via del ritorno,
giunta a Spoleto, vi
morì il 13 febbraio
1458 con fama di santità, confermata dai miracoli. I suoi resti mortali si conservano a
Spoleto nella chiesa di
San Nicolò, un tempo
degli agostiniani. Il suo
culto venne confermato
nel 1834 da Gregorio
XVI. La beata Cristina
è un esempio di penitenza e di umiltà per il
laicato.
Brano Evangelico: Lc 5, 27-32
Agisci
La Quaresima non è il
tempo dei buoni propositi, ma è il tempo
nel quale compiere
gesti concreti di conversione. Oggi mi im­
pegno a non criticare o
condannare il
mio
prossimo,
qualunque
cosa abbia fatto.
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si
alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua
casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano
ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani
e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti,
ma i peccatori perché si convertano».
Contemplo : Mostrami,
Signore, la tua via (sal 85,11)
Gesù vede un uomo ricco, istruito, realizzato, a cui non manca
nulla, ma per lui è come un
«malato che ha bisogno del medico» (cf Lc 5,31), e lo chiama.
Signore, mostra anche a noi la
tua via, chiamandoci a seguirti.
Apri i nostri occhi interiori, affinché comprendiamo quanto
siamo malati di egoismo, di amor proprio; fa' che ricorriamo
a te dal profondo della nostra
angoscia, per essere da te liberati e guariti. Seguire te, Signore, è camminare sulla via retta,
che porta alla vita e alla felicità.
Non di solo pane - Numero 742 - pagina 18
Dalla Prima Lettura
Togliere dalla nostra vita
Is 58,9-14
Se aprirai il tuo cuore all’affamato,
brillerà fra le tenebre la tua luce.
Una delle parole più importanti della
Quaresima è senza dubbio questa: togliere. Il profeta Isaia dice al popolo
eletto che ci sono delle azioni che vanno
assolutamente tolte dalla vista di Dio
per poter accogliere il suo perdono.
L'oppressione, il giudizio duro e la condanna tagliente degli altri è qualcosa
che va tolto, se vogliamo fare spazio
alla grazia che vuole operare in noi. Anche nella tua vita avviene la stessa cosa:
se tu vuoi lasciare spazio all'azione dello Spirito Santo in te, devi svuotarti di
tutto ciò che è peccaminoso, ingombrante e contrario alla legge di Dio. È
questo il primo passo per costruire davvero nel suo amore. Se non ti dai da fare
in quest'opera coraggiosa ed importante,
sarai semplicemente un illuso.
Preghiera
Signore Gesù, sii benedetto perché ci
hai fatto comprendere il fine di ogni
nostro digiuno e il senso di ogni nostra
rinuncia, come condizione e prepara­
zione di un banchetto nel quale tutti
sono invitati a gioire di pia, a gustare
di più, a vivere di più. Dacci forza e
perseveranza nel lasciare le nostre oc­
cupazioni per accogliere e confortare.
Kyrie eleison!
Medita La Parola
Gabelliere di Grazia.
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
C’è un filo diretto che attraversa ogni epoca, la storia
stessa: un bisogno estremo di misericordia. Papa Francesco nel suo ultimo libro intervista lo dice chiaramente: quella che abbiamo davanti è un’umanità ferita, che porta ferite profonde.
Anche Levi, il pubblicano, portava impresso il marchio
dell’infamia, le piaghe dell’egoismo e dell’avidità.
Eppure Gesù va oltre le apparenze, abbatte il muro di
separazione, lo chiama e si ferma a casa sua. E’ la
missione del Signore chiamare i peccatori, portare uno
spiraglio di luce dove le tenebre del peccato abbrutiscono e invecchiano il volto dell’uomo. Afferma Cirillo
di Alessandria: “Levi era un pubblicano, un uomo avido di denaro disonesto, pieno di un'incontrollata brama di possesso, privo di giustizia nella sua cupidigia di
avere quello che non gli apparteneva. Queste erano le
caratteristiche dei pubblicani. Eppure egli fu strappato dallo stesso negozio del peccato e salvato quando
non c'era speranza per lui, con la chiamata di Cristo
…”
La misericordia di Dio strappa l’uomo dal negozio del
male e siede attorno al tavolo della miseria umana
per ridarle dignità, una nuova opportunità. Nella casa
di Levi l’ombra della malvagità viene sfiorata dalla
tenue luce della bontà di Dio, la Grazia che scende
dall’alto si immerge nell’abisso profondo
dell’indigenza umana. Ma perché Gesù chiama proprio
Levi, un pubblico peccatore e non un dottore della
legge o uno scriba? Perché un misero gabelliere diventa custode dei misteri di Dio, apostolo ed evangelista?
Perché chi ha esperimentato la misericordia e la compassione di Dio è in grado di compatire e comprendere
coloro che vivono nell’ombra del peccato. Dice ancora
papa Francesco nel libro che abbiamo appena citato:
“Di questo sguardo di Gesù c’è bisogno quando ci troviamo di fronte ad un povero, ad un emarginato, ad
un peccatore. Una compassione che si nutre della consapevolezza che noi siamo altrettanto peccatori”.
Non di solo pane - Numero 742 - Tempo di Quaresima - pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti,
Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 742
Domenica 7 Febbraio 2016
Chiuso il 02/02/2016
Numero copie 1470
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
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Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare)
I Santi del Giorno
Tutte le opere di San Agostino
I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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