notiziario n_119_gennaio_2016 - UNSA. Coordinamento Nazionale

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Transcript notiziario n_119_gennaio_2016 - UNSA. Coordinamento Nazionale

SINDACATO CULTURA LAVORO
NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE
GENERALE AD USO DEI QUADRI
SINDACALI
NUMERO CXIX
GENNAIO 2016
00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it
CONTESTAZIONE SINDACALE E FORTE OPPOSIZIONE
ALL’ENNESIMA RIFORMA DEL MIBACT
A pochi giorni dalla firma del decreto da parte del Ministro Dario
Franceschini, il Ministero è tutto in fermento
e la situazione è maggiormente aggravata,
non solo dal fatto di
quanto sia deleteria
solo l’idea di depotenziare la tutela e creare i
presupposti della ulteriore frammentazione
delle Soprintendenze,
ma anche la dura presa
di posizione che insorge nell’immediato da
parte del mondo della
cultura che, ancora una
volta, si è schierato
contro questa insensata riforma “di piccolo
cabotaggio”.
Infatti, i lavoratori tutti
ed in particolare la
Confsal-Unsa sono scesi sul piede di guerra
per rispedire al mittente questo “obbrobrio”
che si riversa sulle spalle del personale che già
da qualche anno subiscono svariati disagi e
sopportano a malapena le decisioni dell’organo politico che sta
portando ad una lenta
paralisi funzionale delle
strutture del MiBACT di
ogni ordine e grado.
L’ultima “goccia” del
Ministero che ha fatto
traboccare il vaso è
stata la circolare sulla
mobilità che è stata
diramata in un cointesto improprio dove nel
bel mezzo della riorganizzazione posta in essere dal Ministro Franceschini, il MiBACT
pubblica il relativo bando, lasciando spiazzati
lavoratori e OO.SS. sulla inopportunità del
momento in quanto fa
riferimento alle unità
lavorative presso Istituti che non coincidono
con quanto prospettato nel nuovo assetto
organizzativo, strutturale e funzionale.
Di fronte a tutto questo scempio, la Confsal-UNSA ha proclamato lo stato di agitazione denunciando apertamente il comportamento del Ministro
Dario Franceschini, il
quale con il suo
“decisionismo affrettato” sta mettendo in
una crisi irrimediabile il
MiBACT e creando forti
squilibri tra il personale
ad ogni livello di appartenenza.
Per questi motivi la
Confsal-Unsa ha chiesto il ritiro del decreto
ed un immediato confronto con le OO.SS e
le Associazioni di categoria, al fine di evitare
il depotenziamento dei
compiti di tutela e la
frammentazione
del
patrimonio archeologico evitando l’accorpamento delle soprintendenze archeologiche
con le soprintendenze
belle arti e paesaggistiche.
Altresì, occorre evitare
la mutazione delle soprintendenze archivistiche in soprintendenze archivistiche e bibliografiche poiché ciò
costituirà
indubbiamente un sostanziale
effetto negativo sul
funzionamento degli
Archivi e Biblioteche
soggette al controllo
statale, che con l’esigua carenza di organici
non potrà far fronte
alle competenze istituzionali.
Infine occorre un piano
assunzionale di personale, tenendo conto sia
dei vincitori che idonei
dei concorsi interni,
mediante lo scorrimento delle graduatorie,
che per i profili professionali di II e III area a
Continua→→
Giuseppe Urbino Segretario Nazionale
Confsal-Unsa Beni Culturali
Sommario:
TURISMO AVANTI, AL PASSO DEL 3
GAMBERO CRESCITA: IN ITALIA +
2,1% NEL MONDO + 4%
PASSAGGIO DEL PERSONALE 5
MiBACT ALLA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI BOLOGNA
COMUNICATO
ASSOCIAZIONE 6
ARCHEOLOGI PUBBLICO IMPIEGO
PA, NIGI: RENZI DEMAGOGO. 7
BASTAVA LA LEGGE BRUNETTA.
SI È INVENTATO UN PERCORSO
RIPETITIVO PUR DI METTERE LA
SUA FIRMA
CONFSAL AL GOVERNO RENZI: IL 8
2016 PUO’ ESSERE L’ANNO DEI
VALORI SOLO SE SI INTERVIENE SU
LAVORO, LEGALITA’ ED EVASIONE
FISCALE E CONTRIBUTIVA
LICENZIAMENTI: ANCHE IL FATTO 9
QUOTIDIANO RIPORTA I DATI
DELL’UNSA
PRECEDENZA
NELLA
SCELTA 11
DELLA SEDE DI LAVORO A CHI HA
LA 104
12
•CONCORSI:
NIENTE ESCLUSIONE
SE IL CERTIFICATO È GIÀ NELLE
MANI DELL’AMMINISTRAZIONE
•ORARIO
DI LAVORO E ORARIO DI
SERVIZIO NELLA PA
14
PENSIONE ANTICIPATA PER CHI
FRUISCE DI PERMESSI LEGGE 104
PERMESSI E CONGEDI PER L’ASSISTENZA DI UN FAMILIARE DISABILE: QUANDO IL LAVORATORE HA
DIRITTO AD ANTICIPARE LA PENSIONE?
MALATTIA, QUALI SONO LE GIOR- 15
NATE RETRIBUITE DALL’INPS
DIRITTO DI ACCESSO AGLI ATTI 17
AMMINISTRATIVI: COME CAMBIA
QUESTI SONO IN SALA
18
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tutt’ora completamento degli organici carenti.
Per tutto quanto sopra descritto il
Coordinamento Nazionale Confsal-Unsa, ha indetto per il giorno
1 febbraio 2016 l’opposition day,
una giornata di protesta sindacale
contro l’irrimediabile decisionismo
del Ministro Dario Franceschini,
che ancora una volta mette le mani sul MiBACT. Dopo 110 anni di
esistenza delle Soprintendenze
Archeologiche, il Ministro Franceschini di botto ne annienta la funzione smantellando di fatto la loro
competenza, disarticolando l’organizzazione e il presidio di tutela sul
territorio.
L’Opposition Day ad una riforma di
“piccolo cabotaggio” quale dichiarazione di lotta e di protesta in
tutta Italia e su tutti i posti di lavoro per dire a chiare lettere al Ministro e al Governo di cui fa parte,
che i lavoratori del MiBACT non ci
stanno a sopportare quest’ennesimo brutale intervento che passa
sulla loro testa e mette a dura prova il limite di tolleranza di chi, occupando uno spazio politico, ne
approfitta per fare e disfare a proprio piacimento, in ossequio alle
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
direttive del partito di appartenenza e dei forti interessi che premono sulla “privatizzazione selvaggia”
dei musei italiani e dei luoghi di
cultura ampiamente riconosciuti
nel contesto internazionale.
La CONFSAL-UNSA Beni Culturali,
contrariamente alle altre sigle sindacali, che fino ad ora hanno lasciato campo libero ai vari Ministri
che si sono succeduti solo per ragioni di opportunità, scoprono solo ora la gravità della situazione
mettendo in campo false iniziative
di mobilitazione che lasciano il
tempo che trovano. Invece la Confsal-Unsa Beni Culturali, organizza
in modo metodico, sistematico e
costante, una vera opposizione
che parte dalla sensibilizzazione
non solo degli addetti ai lavori, ma
dei cittadini tutti, affinché si possano salvaguardare il patrimonio
archeologico e culturale e tutte le
realtà strutturali e funzionali del
MiBACT. La forte mobilitazione,
concentrata in questi ultimi giorni,
portata avanti con serietà ed impegno da parte del nostro sindacato, sta catalizzando l’attenzione su
questo tema non solo dei lavoratori coinvolti in prima persona, ma
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anche associazioni, gruppi, sindacati e ampi strati della popolazione
che si stringono attorno ai promotori delle iniziative, l’Unsa con l’iniziativa dell’Opposition Day, per
protestare contro un provvedimento di riorganizzazione che mira ad annientare la tutela e a distruggere il lavoro compiuto da
tanti lavoratori nel corso di lunghi
anni a favore della salvaguardia
del patrimonio culturale italiano.
L’iniziativa dell’Opposition Day alla
ennesima riforma del MiBACT, non
solo interessa la giornata del 1
febbraio 2016, ma sarà da noi riproposta con assemblee pubbliche, comunicati stampa e sindacali
nonché manifestazioni di vario
genere a supporto delle contestazioni in atto e come esplicita denuncia all’operato scriteriato dell’attuale Ministro.
Tuttavia, un richiamo particolare
va a tutti i lavoratori del MiBACT
che mai come ora vedono interessarsi alle loro sorti taluni sindacalisti che, presi “dall’ubriacatura generale” della campagna elettorale
per il rinnovo dei tre rappresentanti del personale nel Consiglio
Superiore, cercano di estirpare il
voto e accalappiare iscritti, strumentalizzando un momento così
delicato per fini opportunistici con
una miseranda e demagogica azione, spacciata per finalità di lotta e
di generale contestazione.
Pertanto, con questa opera di sensibilizzazione che la CONFSALUNSA Beni Culturali sta svolgendo
attraverso l’iniziativa dell’Opposition Day del 1 febbraio 2016, si
vuole imprimere una forte volontà
di cambiamento di rotta nei confronti di questi politicanti che, incuranti delle loro responsabilità,
continuano a determinare forti
squilibri sull’assetto ministeriale
mettendo seriamente in crisi dirigenti, funzionari e lavoratori tutti.
Giuseppe Urbino
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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TURISMO AVANTI, AL PASSO DEL GAMBERO
CRESCITA: IN ITALIA + 2,1% NEL MONDO + 4%
Grande soddisfazione del
governo per la crescita registrata nell’anno in corso del
settore turistico. Finalmente un dato positivo dall’industria turistica del paese
che da tempo mostrava
preoccupanti segni di cedimento a favore di un’agguerritissima concorrenza.
È bastato un incremento di
presenze del 2,1 per cento
per far gridare i nostri governanti al miracolo, al superamento di quella drammatica crisi economica che
sta sconvolgendo il paese.
Soddisfazione ancor più
motivata perché accompagnata da una crescita occupazionale del settore tale da
far scendere il tasso di disoccupazione nazionale all’11,9 per cento purtroppo,
se si analizzano i dati e le
circostanze, la realtà non è
così rosea come la vorreb-
bero far apparire le interessate valutazioni politiche
del ministro Franceschini.
Infatti il tasso di crescita
del settore turistico italiano
è assai modesto e di gran
lunga inferiore a quello che
si registra negli altri paesi
del mondo a vocazione turistica e non dal momento
che si colloca al 4 per cento
di presenze. Una retrocessione palese per l’Italia che
fa prevedere per 2017 solo
un massimo di 50 milioni
di presenze tant’è che il
Wordl Economy Forum colloca il nostro paese all’ottavo posto per competitività
turistica ovvero assai distante dal terzo posto degli
anni ’60 e del quinto degli
anni ’90.
Non c’è da meravigliarsi.
Sono molteplici le cause
che hanno portato ad un
perdita di attrattiva di un
paese come il nostro che
fino a non molto tempo fa
era meta preferita del turismo mondiale.
Innanzi tutto va evidenziata
la carenza totale di investimenti per il settore da parte del governo attuale e da
quelli che lo hanno preceduto giustificata della assai
comoda ed ipocrita motivazione che il turismo italiano
può benissimo autofinanziarsi in quanto offre cultura, arte, gastronomia e panorami incantevoli unici al
mondo. E una volta tali requisiti erano largamente
sufficienti ma, purtroppo,
ora molte cose sono cambiate.
Gli alti costi di soggiorno
praticati in Italia non hanno riscontro alcuno non solo nei paesi che si aprono
solo ora al turismo ma anche in quelli tradizionalmente concorrenti del settore.
Gli alberghi italiani, ad esempio, hanno prezzi superiori del 28 per cento a
quelli della gran Bretagna,
del 55 per cento della Germania e del 60 per cento
della Spagna per non parlare dei paesi dell’Est Europa. i ristoranti sono incredibilmente cari e molto
spesso vi si approfitta facendosi pagare dai clienti
ben più del dovuto. E poi
c’è il degrado generalizzato
di un paese come il nostro
che proprio nelle cosiddette
città d’arte è soffocato e
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penalizzato da una serie di
criticità concernenti servizi,
trasporti, manutenzione di
strade ed edifici, nettezza
urbana, microcriminalità,
truffatori di strada, accattonaggio.
Al tutto si aggiungono assemblee e scioperi del personale operante in musei
ed aree archeologiche più o
meno preannunciati che
gettano nello sconcerto i
turisti provenienti da tutte
le parti del mondo.
Forse proprio per questo
stato di cose i portali di booking stranieri preferiscono
guadagnare in commissioni
a discapito dei clienti italiani dirottando il traffico turistico verso mete più affidabili e quindi più certamente
remunerative. Ed infine
non vanno assolutamente
sottovalutati la disorganizzazione, l’insufficienza e
l’incapacità gestionale ed
operativa che sono ormai
diventati una caratteristica
distintiva dell’Ente nazionale del turismo, il vecchio
Ente che si sta faticosa-
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
mente tentando di riconvertire in un’agenzia per il turismo finalmente efficiente
ed utile quanto basta senza
scadere negli attuali ed assurdi sperperi di denaro
pubblico. Come non evidenziare, infatti, che oggi il
turismo italiano è rappresentato all’estero in sedi
faraoniche con migliaia di
dipendenti super raccomandati, per il 50 per cento
promossi manager e come
tali retribuiti. Un esempio
per tutti. La sede di new
York, ora spostata, fino a
poco tempo fa era situata al
Rockfeller Center e costava
allo Stato italiano 400 mila
euro l’anno di solo affitto.
in questa catastrofica e dispendiosa situazione organizzativa sia interna che
esterna del turismo italiano
come meravigliarsi se in un’Italia che detiene il 70 per
cento delle opere d’arte esistenti al mondo nonché migliaia si siti archeologici di
rilevanza unica presenti in
tutto il territorio nazionale
si riscontri un deficit di
presenze turistiche sempre
N. 119 — GENNAIO — 2016
più rilevante? Riteniamo
ineludibile che al settore
turistico nostrano sia restituito il ruolo primario che
gli spetta nel mondo. ne va
anche della crescita economica del paese perché il turismo è ancora una delle
poche industrie attive tanto
che fattura il 12 per cento
del pil. Servono, quindi, un’energica quanto salutare
inversione di tendenza e
profondi mutamenti in tutti
gli ambiti. Vanno quindi
eliminate tutte le criticità
che lo fanno arretrare a cominciare dai politici in cerca di facili consensi e di un
personale non adeguatamente preparato e motivato
ed immeritatamente gratificato. il turismo va salvaguardato ad ogni costo perché, rappresenta non solo
l’oro nero del nostro paese
ma è la testimonianza tangibile di un glorioso passato e, date le sue indiscutibili potenzialità, prefigura
con certezza per l’Italia un
futuro di grandi soddisfazioni.
Federico De Lella
N. 119 — GENNAIO — 2016
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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PASSAGGIO DEL PERSONALE MiBACT ALLA
BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI BOLOGNA
COMUNICATO DELL’UNSA PER I LAVORATORI INTERESSATI
A conclusione della disamina della problematica prospettata da alcuni dipendenti interessati, riportiamo qui di seguito un nostro
documento con il quale abbiamo evidenziato gli aspetti più salienti.
Care Colleghe, cari Colleghi
In merito al trasferimento della Biblioteca di Bologna dal
Ministero all’Università di Bologna, siamo stati interpellati
da alcuni colleghi, preoccupati da tale processo, ad esprimere il nostro parere sugli atti
predisposti dall’Università e
propedeutici alla mobilità volontaria. Dai documenti visionati alcuni aspetti ci lasciano
molto perplessi e riteniamo
debba essere modificata l’impostazione fornita dall’Università di Bologna. Premesso che
a nostro parere la gestione di
un processo così delicato non
può essere lasciata esclusivamente all’Università, ma dovrebbe vedere anche il coinvolgimento attivo del Mibact,
in particolare ci sentiamo di
evidenziare due problemi; il
primo riguarda la tabella di
equiparazione per l’inquadramento professionale prodotta
dall’Università, il secondo attiene al trattamento economico.
Per l’inquadramento professionale riteniamo che non si
possa prescindere dal contenuto del DPCM del 26 giugno
2015 (Definizione delle tabelle di equiparazione fra i
livelli di inquadramento
previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione del
personale non dirigenziale.)
dove alla Tabella n. 1 sono
chiaramente indicate le corrispondenze (Aree/Categorie e
Fasce retributive) fra Comparto Ministeri e Comparto Università; conseguentemente:
•Il
Funzionario bibliotecario
3^ Area F1 deve essere collocato in D1 e non in C4 come
propone l’Università;
•L’Assistente
fruizione accoglienza e vigilanza 2^ Area F4
deve essere collocato in C4 e
non in C3 come propone l’Università.
Per quanto riguarda invece la
comparazione dei trattamenti
economici riteniamo che gli
unici elementi retributivi da
prendere a riferimento, ai fini
dell’eventuale determinazione
dell’assegno personale (riassorbibile), debbano essere
quelli che hanno carattere di
generalità e continuità e nello
specifico:
Ministeri
•Tabellare
(Stipendio base +
I.I.S.)
•Indennità di amministrazione
•IVC
Università
•Tabellare (Stipendio + I.I.S.)
•Indennità di Ateneo
•IMA
•IVC.
Per ciò che concerne invece
altri elementi retributivi quali
la R.I.A. (e la sua eventuale
maggiorazione), trattandosi di
“diritti individuali” maturati a
seguito di anzianità di servizio, che non può essere disconosciuta, devono essere mantenuti come tali e non entrare
quindi nel calcolo dei differenziali del trattamento economico dovuto a seguito del nuovo
inquadramento. Fermo restando la volontarietà individuale ad accettare il passaggio all’Università, riteniamo
che la soluzione, nella direzione da noi suggerita, dei problemi sopra evidenziati rappresenti una corretta comparazione ai fini di una scelta
consapevole e non viziata da
errori che penalizzerebbero i
lavoratori interessati.
Vincenzo Di Biase
PAGINA 6
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 119 — GENNAIO — 2016
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
COMUNICATO ASSOCIAZIONE ARCHEOLOGI PUBBLICO IMPIEGO – API MIBACT
L’associazione degli Archeologi del
Pubblico Impiego – comparto MiBACT
(API-MiBACT), in relazione alle comunicazioni del Ministro dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo, on.
Dario Franceschini, e allo schema di
Decreto Ministeriale di riforma dell’organizzazione del Ministero, denuncia quanto segue.
Lo stato attuale di sofferenza degli
uffici che operano direttamente sul
Patrimonio (Soprintendenze, Poli Museali, Segretariati Regionali), dovuto
alla riforma già in atto con il DPCM
171/2014, e caratterizzato anche da
numerose difficoltà relative all’attuale
carenza di personale, alle attività di
divisione e trasferimento patrimoniale, alla frammentazione delle competenze e degli incarichi, che gli uffici
che operano sul territorio stanno affrontando in totale solitudine, con
enormi sforzi e sacrificio dei dipendenti, impedisce di gestire con efficacia l’ulteriore lacerante riforma che
arriva a meno di un anno dalla precedente e con questa, tra l’altro, in palese contraddizione.
Queste problematiche, non tenute in
alcuna considerazione da parte del
Ministro e del Governo, nonostante
gli appelli fatti nel corso del 2015,
incidono sulle attività istituzionali penalizzando nei fatti il compito e l’operatività degli uffici stessi, in particolare nel settore dell’Archeologia. Gli
sforzi quotidiani dei dipendenti, al
servizio dei cittadini e di tutti gli utenti esterni, rischiano di essere completamente vanificati.
Le motivazioni con le quali nasce questo nuovo Decreto Ministeriale appaiono peraltro infondate: si stravolge nuovamente l’assetto del Ministero per venire incontro a problematiche paradossalmente innescate proprio dalle recenti scelte dello stesso
Governo in materia di silenzioassenso ed in materia di riorganizzazione della P.A. (v. Legge Madia). Peraltro, come anche in occasione del
DPCM 171/2014, si intende lasciare
agli uffici sul territorio l’onere e i disagi di trasferimenti e accorpamenti di
risorse
umane
e
strumentali
(magazzini, archivi, sedi centrali, nuclei, etc) senza indicazioni definite. Si
profila pertanto un ulteriore e lunghissimo periodo in cui le poche forze
in campo, pagate con i soldi della comunità, saranno impiegate sostanzialmente nella riorganizzazione logistica
e procedurale, nelle mere operazioni
burocratiche che si innescano con il
cambiamento degli uffici, a scapito
dell’efficacia, efficienza ed economicità dei Servizi ai Cittadini e della Tutela.
Una Tutela che gli Archeologi dello
Stato dovrebbero esplicare piuttosto
prendendosi cura del territorio, dei
monumenti e dei reperti, in quanto
braccio operativo e organo tecnicoscientifico di ricerca che per legge
svolge quella “adeguata attività conoscitiva” preliminare ad ogni forma di
tutela amministrativa, conservazione,
fruizione e valorizzazione. Si propone
oggi di erigere a responsabile di procedimenti di scavo e conservazione
del patrimonio archeologico dirigenti
che avranno meno competenze tecnico-scientifiche specifiche sia dei funzionari che andranno a dirigere sia dei
professionisti esterni a cui daranno i
pareri.
La qualità del lavoro nel settore della
tutela archeologica, senza la guida di
dirigenti con competenze specialistiche, senza depositi, senza laboratori,
senza archivi, senza biblioteche, non
potrà che andare incontro ad uno
scadimento e ad una burocratizzazione generalizzati. Ciò che viene presentato come potenziamento della salvaguardia del patrimonio archeologico
all’interno delle Soprintendenze Uniche rischia di essere solo uno
“specchietto per allodole” e nasconde
l’enorme confusione di competenze e
frammentazione di funzioni che dovranno essere affrontate da tecnici
umiliati nella loro professionalità, privi di mezzi e di autorevole rappresen-
tatività. La prima, ovvia conseguenza
di tutto ciò verrà ad essere l’allungamento di tutte le procedure di controllo tecnico ed amministrativo, creando ritardi e disagio a cittadini ed
imprese.
L’omogeneità dell’azione di tutela e
ricerca sugli ambiti regionali, finora
garantita dalle Soprintendenze Archeologia, verrà di fatto cancellata a tutto detrimento della conoscenza e della operatività dello Stato sul patrimonio archeologico presente capillarmente sul territorio.
Stupisce ancora una volta la completa
assenza di un dibattito interno con il
coinvolgimento dei tecnici; un settore
delicatissimo, reputato dai più un paziente perennemente in coma, viene
sottoposto a ripetuti interventi chirurgici effettuati non da specialisti di medicina, come invece dovrebbe essere.
Il continuo svilimento del personale
tecnico-scientifico e la mancanza di
conoscenze approfondite dei meccanismi propri degli uffici che materialmente curano i beni culturali sul territorio provocano dunque un ulteriore
e –si teme- definitivo naufragio delle
poche energie rimaste in campo.
Infine, pare anche il caso di sottolineare che nella bozza di riforma del Codice degli Appalti sembrano scomparsi gli articoli che finora hanno normato la c.d. “archeologia preventiva”. Se
queste norme venissero davvero cassate dal nuovo Codice, si potrebbe
pensare che il Paese intero voglia retrocedere dalla Tutela nelle sue forme
più avanzate, con palese tradimento
dei principi sanciti dall’articolo 9 della
Carta Costituzionale.
In qualità di cittadini e di servitori dello Stato chiediamo urgentemente al
Ministro Franceschini un incontro al
fine di verificare quale sia la sua disponibilità ad affrontare le nostre
osservazioni per valutare le conseguenze negative di questa pericolosa
e inefficace riforma e al fine di trovare
soluzioni condivise.
A.P.I. MiBACT
N. 119 — GENNAIO — 2016
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 7
NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL
PA, NIGI: RENZI DEMAGOGO. BASTAVA LA LEGGE BRUNETTA.
SI È INVENTATO UN PERCORSO RIPETITIVO PUR DI METTERE LA SUA FIRMA
“Ci pare curioso che il
governo voglia far passare come nuove norme già
previste dalla Legge Brunetta con cui è possibile
licenziare
subito":
è
quanto ha dichiarato il
segretario generale della
Confsal, Marco Paolo Nigi, sugli 11 decreti attuativi della riforma
della Pubblica amministrazione targata Marianna Madia, approvati
dal Consiglio dei ministri.
"Pur di non dar ragione
all’ex ministro della Pubblica
amministrazione,
Renzi si è inventato un
percorso ripetitivo che, di
fatto, avrà l’unico merito
di portare la sua firma.
E questo per ingraziarsi
l’opinione pubblica italiana - ha proseguito Risultato: tempo perso
ma tanta visibilità.
Voglio ribadire che siamo
a favore del licenziamento degli assenteisti.
Del resto, chi non va a
lavorare dimostra che
non ne ha bisogno.
Allo stesso modo, però,
vogliamo che sia riconosciuto il merito a chi il
merito ce l’ha, così come
vogliamo che i procedimenti per il licenziamento, seppur veloci, non si
traducano in processi
sommari e arbitrari”.
“C’è molto da fare per riformare in meglio la pubblica amministrazione italiana, ma tutto deve
partire da una rinnovata
considerazione del lavoro
pubblico e della sua importanza.
Di sicuro, non si può riformare disprezzandolo.
Prima di tutto il governo
rinnovi i contratti del
pubblico impiego e la
smetta di umiliare - vuoi
per scopo propagandistico vuoi per fare cassa più di 3 milioni di lavoratori dello stato” ha concluso Nigi.
PAGINA 6
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 119 — GENNAIO — 2016
CONFSAL AL GOVERNO RENZI: IL 2016 PUO’ ESSERE L’ANNO DEI VALORI SOLO SE SI
INTERVIENE SU LAVORO, LEGALITA’ ED EVASIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA
Per l’Italia l’avvento dell’anno 2016 è
stato salutato con una dichiarazione
oltremodo impegnativa da parte del
Premier Matteo Renzi, secondo la
quale il Governo intende incentrare
la sua azione per l’affermazione concreta dei “valori”, nonché dal discorso di fine anno 2015 del Presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella,
indirizzato ai cittadini italiani in cui
emergono chiaramente le priorità da
affrontare - con decisione e forza del lavoro, della legalità e dell’evasione fiscale. La Confsal a queste tematiche centrali socio-economiche e
culturali ha dedicato importanti sessioni del suo Consiglio Generale, ritenendo lavoro, legalità ed equità fiscale “valori” irrinunciabili della società
civile, dell’economia e della finanza
pubblica. Pertanto, la nostra Confederazione sindacale prende atto con
soddisfazione dei due eventi politici
di inizio anno 2016: l’impegno del
Governo per l’affermazione dei valori
e la comunicazione diretta ai cittadini
italiani del Presidente della Repubblica consistente in una corretta analisi
socio-economica e in una conseguente realistica rappresentazione dei
disagi e delle legittime aspettative
del Paese. Ora, il nostro auspicio è
che il Premier Renzi onori fino in fondo l’impegno assunto di fronte ai
cittadini italiani e faccia seguire fatti
conseguenti e atti concreti e che il
Presidente della Repubblica Mattarella svolga la sua massima funzione
repubblicana con coerente incisività,
rivolgendosi in merito alle concrete
questioni socio-economiche nelle
sedi istituzionali, al Governo e al Parlamento nonché alla politica, ai partiti e alle forze sociali.
La Consal, in qualità di forza sociale
largamente rappresentativa di lavoratori e pensionati, in piena autonomia e con il consueto alto senso di
responsabilità, condivide con il Presidente della Repubblica quanto egli
ha nella sostanza affermato su economia reale e occupazione, evasione
fiscale e contributiva e legalità. Il
Premier Renzi non può non prendere
atto, fuori da ogni logica di propaganda politica, che:
dalla recessione si è passati ad una
crescita debole e disomogenea, con
le aree deboli e alcuni distretti industriali in continua e perdurante stagnazione;
l’occupazione cresce lievemente, ma
con l’esclusione di importanti aree
territoriali, con il fondato dubbio che
non sia effetto del Jobs act, ma degli
incentivi alle assunzioni, peraltro recentemente ridotti dalla legge di stabilità 2016;
l’alta e diffusa evasione fiscale e contributiva continua a condizionare
pesantemente l’impresa “legale” e a
penalizzare il contribuente “onesto”;
il mancato rigoroso rispetto dei ruoli
istituzionali e delle regole con costante riferimento ai principi e ai valori costituzionali.
Tutto questo significa valutare con
onestà intellettuale e trasparenza le
situazioni sociali ed economiche dei
cittadini italiani, delle famiglie, dei
lavoratori e dei pensionati. Pertanto,
non può bastare, addirittura neanche
a fini elettorali, sostenere che il governo ha promosso “buone” riforme
se la loro qualità non è passata al
filtro democratico della valutazione e
della condivisione sociale e non trova
alcun riscontro né nella percezione,
né nell’esperienza di vita dei cittadini. Dall’attenta lettura dei recenti e
convergenti
indicatori
socioeconomici elaborati da Eurostat, Istat, Fondo Monetario Internazionale
e Ocse, emerge un' economia e una
società italiana in lento e problematico movimento. A nostro avviso la
situazione meriterebbe un deciso
cambio di passo attraverso un onesto, franco e trasparente patto sociale e soprattutto un’autentica e reale
consultazione democratica. Su questioni politiche che incidono fortemente sulla realtà e sulle prospettive
di breve e medio periodo di milioni di
giovani disoccupati, di lavoratori precari per status, retribuzione e welfare
e di pensionati con un potere di acquisto dimezzato negli anni, non possono essere affrontate con la politica
del “pensiero unico” e con il diffuso
metodo relazionale della dannosa
neo-demagogia.
Noi al Governo vorremmo ricordare
che il “velocismo” riformistico renziano ha avuto esiti legislativi molto
discutibili e soprattutto effetti reali
impercettibili nel lavoro, nell’economia legale e in genere nella società
civile. E vorremmo ancora e in particolare ricordare al Governo che:
l’occupazione, soprattutto quella
riguardante giovani e donne, si attesta lontana dalla media dell’Eurozona
e non tende ad aumentare significativamente;
l’evasione fiscale e contributiva rimane fra le più alte e diffuse del mondo,
in assenza di un serio contrasto normativo e operativo;
il mancato rispetto delle sentenze
della Corte Costituzionale da parte
del Governo e della maggioranza parlamentare, in materia di rinnovo dei
contratti di lavoro dei pubblici dipendenti e di adeguamento delle pensioni, significa in effetti il disconoscimento del ruolo primario di garanzia
democratica della Corte e costituisce
un pericoloso esempio per la società
civile.
Se tutto questo è vero e documentabile, come purtroppo lo è, noi riteniamo indispensabile un cambiamento
radicale della politica governativa,
incluso l’attuale metodo relazionale,
intraprendendo così un serio percorso di vera partecipazione e di diffusa
responsabilità individuale dei cittadini e collettiva della società civile organizzata. Questo nuovo e necessario
percorso ci consentirebbe di ridurre
la conflittualità generazionale e categoriale, di raggiungere un accettabile
livello di coesione sociale e soprattutto di dare soluzione nel brevemedio periodo alle questioni reali già
sollevate dalla Confsal e ora autorevolmente rappresentate dal Presidente della Repubblica.
N. 119 — GENNAIO — 2016
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA
LICENZIAMENTI: ANCHE IL FATTO
QUOTIDIANO RIPORTA I DATI DELL’UNSA
IL FATTO QUOTIDIANO riprende i dati diffusi ieri dalla Confsal-UNSA riguardo al
numero effettivo dei licenziamenti nella PA realizzati in base alla normativa vigente, e riporta le dichiarazioni sindacali di massimo battaglia, segretario generale della Confsal-UNSA. I dati incompleti sono stati usati dal governo per giustificare l’ulteriore intervento normativo.
LICENZIAMENTO FANNULLONI, È GIALLO SUI
DATI: IL SINDACATO SMENTISCE MADIA
Licenziamento fannulloni, è
giallo sui dati: il sindacato
smentisce Madia Governo A
sentire i dirigenti di Confsal-Unsa il numero dei dipendenti pubblici mandati
a casa sarebbe molto più
alto di quello diffuso dal
ministero.
Accusato di avere messo in
campo una vera e propria
manovra. Per giustificare
l’intervento di “emergenza”
su i licenziamenti degli statali di Ilaria Proietti | 26
gennaio 2016 A sentire i
rappresentanti dei lavoratori sembra addirittura che ci
sia una vera e propria per
giustificare l’intervento di
“emergenza” degli statali. Il
tutto alterando i dati relativi ai dipendenti allontanati
dalla pubblica amministrazione e tornati d’attualità
con la vicenda dei ‘furbetti
del cartellino’. Da un lato
c’è infatti la cifra apparsa
sul sito del ministero della
Funzione pubblica guidato
da Marianna Madia: 227
licenziati nel 2014. Dall’altro i numeri forniti dal Mef
e dalla Ragioneria dello
Stato ed elaborati dal sindacato Confsal Unsa che
sostiene ben altro: a essere
cacciate sarebbero uomini
e 351 donne. Chi dice la
verità? Palazzi & Potere /
Governo
Licenziamento
fannulloni, è giallo sui dati:
il sindacato smentisce Madia Unsa il numero dei dipendenti pubblici mandati
a casa sarebbe di quello
diffuso dal ministero. Accusato di avere messo in campo una vera e propria manovra. Per giustificare l’intervento di “emergenza”
sulle regole che vogliono
rendere | 26 gennaio 2016
A sentire i rappresentanti
dei lavoratori sembra addirittura che ci sia una vera e
propria giustificare l’intervento di “emergenza” sulle
regole per rendere più veloce i dati relativi ai dipendenti allontanati dalla pubblica amministrazione e
tornati d’attualità con la
vicenda dei ‘furbetti del
cartellino’. Da un lato c’è
infatti la cifra apparsa o del
ministero della Funzione
pubblica guidato da Marianna Madia: 227 licenziati nel 2014. forniti dal Mef e
dalla Ragioneria dello Stato
ed elaborati dal sindacato
Confsal ben altro: a essere
cacciate sarebbero state 862 persone. Per la precisione, 511 uomini e 351 donne. Chi dice la verità? Licenziamento fannulloni, è
giallo sui dati: il Unsa il
numero
dei
dipendenti
pubblici mandati a casa sarebbe di quello diffuso dal
ministero. Accusato di avere messo in campo una vera e propria lle regole che
vogliono rendere più veloce
A sentire i rappresentanti
dei lavoratori sembra addirittura che ci sia una vera e
propria manovra endere
più veloce i licenziamenti
dati relativi ai dipendenti
allontanati dalla pubblica
amministrazione e tornati
d’attualità con la vicenda
dei ‘furbetti del cartellino’.
Da un lato c’è infatti la cifra apparsa o
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del ministero della Funzione pubblica guidato da Marianna Madia: 227 licenziati nel 2014. forniti dal Mef e
dalla Ragioneria dello Stato
ed elaborati dal sindacato
Confsal- 862 persone.
Per la precisione, 511 CONTO SBAGLIATO “Il ministro
per la Semplificazione e la
Pubblica amministrazione,
Marianna Madia, si sbaglia:
dai nostri calcoli elaborati
sui dati del Conto economico risulta che si tratta di
cifre ben più alte. Ciò significa che le leggi esistono e
funzionano. Mentre quelle
varate dal governo invece
non resisterebbero forse al
vaglio di costituzionalità”,
dice al ilfattoquotidiano.it,
Massimo Battaglia segretario generale della federazione Confsal-Unsa che ha
pubblicato un contro dossier che dà conto di tutti i
comparti, compresi i dati
relativi alle regioni che da
sole avrebbero messo alla
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
porta oltre 400 fannulloni.
Dati, insomma, molto distanti da quelli forniti dal
ministero della Funzione
pubblica. Che a sua volta
fa sapere: “Abbiamo pubblicato i dati, come lo si fa ogni anno, per un obbligo di
trasparenza. Ma sul nostro
sito si precisa come si tratti
di dati parziali, relativi esclusivamente agli statali,
dal momento che non sussiste alcun obbligo per gli
enti locali di fare questa comunicazione”. BATTAGLIA
APERTA Fatto sta, almeno
a detta del sindacato, che
si è voluto dare un messaggio preciso, “e cioè che serviva intervenire: hanno voluto far passare un dato
minore per giustificare l’intervento d’emergenza”.
E si tratta di un messaggio
grave perché sarebbe “utile
a giustificare un provvedimento che torna a criminalizzare il lavoro pubblico:
noi siamo contro i fannullo-
N. 119 — GENNAIO — 2016
ni. Chi sbaglia deve pagare.
Ma queste nuove regole sono solo uno spot per giustificare con gli elettori, con
un’abile operazione di comunicazione, il mancato
rinnovo del contratto imposto da una sentenza della
Consulta. Si dà in pasto all’opinione pubblica una categoria di lavoratori per
giustificare una inadempienza”.
Insomma, le regole per
mandare a casa i fannulloni ci sono già e consentono
di licenziare in appena 40
giorni di tempo. Almeno
questo ripete il segretario
generale Battaglia. Che, per
ultimo e per sottolineare
come il Pd abbia cambiato
idea sull’argomento, ricorda le barricate fatte dai democratici oggi al governo
contro l’ex ministro Renato
Brunetta ispiratore a suo
tempo di norme dure contro gli statali
N. 119 — GENNAIO — 2016
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE
In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro
contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli
PRECEDENZA NELLA SCELTA DELLA SEDE DI LAVORO A CHI HA LA 104
CHI ASSISTE UN FAMILIARE AFFETTO DA HANDICAP HA DIRITTO DI PRECEDENZA NELLA
SCELTA DELLA SEDE DI LAVORO NELLA SCUOLA PUBBLICA.
Il diritto a scegliere la sede di lavoro
attribuito dall’ormai famoso e inflazionato art. 33 della Legge n. 104 del1992, in favore dei familiari di soggetti con handicap, non spetta sempre e in assoluto, ma solo ove sia
“possibile” senza pregiudicare il buon
andamento dell’amministrazione sancito dalla Costituzione: tale principio,
sottolineato l’altro ieri dalla Cassazione, porta con sé una fondamentale
conseguenza: l’obbligo del bilanciamento tra gli interessi pubblici
(rappresentati dalla P.A.) e quelli del
lavoratore. Il che, in pratica, significa
che il dipendente non può pretendere
la precedenza nella scelta del luogo di
lavoro se tale volontà lede in misura
consistente le esigenze economiche
ed organizzative del datore di lavoro,
poiché in tali casi, soprattutto per
quanto attiene ai rapporti di lavoro
pubblico, potrebbe determinarsi un
danno per la collettività.
La vicenda
Un docente di ruolo aveva chiesto il
trasferimento ai sensi dell’art. 33,
comma 5, Legge n. 104/1992 per assistere la madre invalida; la richiesta
però veniva rigettata in tutti i gradi di
giudizio.
Tre giorni di permesso retribuito
Prima di decidere il merito della questione, la Cassazione ricorda i capisaldi della Legge n. 104/1992. Tale normativa attribuisce al lavoratore che
assiste una persona affetta da handicap in situazione di gravità (coniuge,
parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge dell’assistito
abbiano compiuto i sessantacinque
anni di età o siano deceduti o mancanti) il diritto a fruire di tre giorni di
permesso mensile retribuito coperto
da contribuzione configurativa, anche
in maniera continuativa, a condizione
che la persona handicappata non sia
ricoverata a tempo pieno.
Diritti della Legge 104 ad un solo lavoratore
I diritti previsti dalla Legge 104/1992
non possono essere riconosciuti a più
di un lavoratore per l’assistenza alla
stessa persona. Così, per esempio, se
il genitore ha due figli, i permessi retribuiti e tutti gli altri benefici della
legge potranno essere attribuiti a uno
solo dei due.
Il diritto di scelta della sede di lavoro
ai sensi della legge 104/1992
In aggiunta, il comma 5 del predetto
art. 33 attribuisce al lavoratore il diritto a scegliere, ove possibile, la sede di
lavoro più vicina al domicilio del parente con l’handicap (prima della modifica del 2010, il riferimento era alla
sede più vicina al domicilio del dipendente).
Secondo la Corte tale diritto alla mobilità non spetta solo nel caso in cui la
situazione di handicap del soggetto
assistito sia esistente al momento
dell’instaurazione del rapporto di lavoro. Pertanto il diritto al trasferimento sarebbe configurabile non solo
per coloro che già prestavano assistenza alla persona handicappata prima dell’assunzione, ma anche per
quelli che hanno iniziato a prestarla
nel corso del rapporto.
Il diritto alla mobilità ai sensi della
legge 104/1992 non spetta sempre
La richiesta di mobilità del dipendente
non è un diritto assoluto e privo di
condizioni, ma può essere negato
quando è incompatibile con le esigenze economiche e organizzative del
datore di lavoro.
In particolare, risulta fondamentale la
lettura del contratto collettivo di lavoro della categoria cui appartiene il
richiedente, per verificare se esso
dispone punteggi e graduatorie nel
diritto di precedenza.
Secondo la Suprema Corte, tale meccanismo si pone in sintonia con l’interpretazione dell’art. 33, Legge n.
104/1992 e predispone una regolazione del diritto di precedenza, assegnando a ciascuna situazione, in relazione alla sua gravità ed alle connesse
esigenze di assistenza, una giusta considerazione ai fini del trasferimento.
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 119 — GENNAIO — 2016
CONCORSI: NIENTE ESCLUSIONE SE IL CERTIFICATO
È GIÀ NELLE MANI DELL’AMMINISTRAZIONE
IL CANDIDATO RESTA IN CONCORSO SE IL DOCUMENTO CHIESTO
DAL BANDO È GIÀ IN POSSESSO DELL’ENTE PUBBLICO.
Non si può escludere dal concorso pubblico per selezione
interna il candidato che non
abbia presentato un documento richiesto dal bando,
ma già in possesso dell’ente: è
quanto chiarito dal Tar Lazio
in una recente sentenza.
La pubblica amministrazione
ben può attingere dai propri
archivi per ottenere la certificazione di cui ha bisogno
senza obbligare il candidato a
produrre l’attestazione rilasciata a suo tempo.
E anche ad ammettere che sia
legittimo onerare chi aspira
alla nuova funzione di lavoro,
non si può comunque escludere il candidato per la mancata consegna di carte che
attestano fatti rispetto ai quali
è la stessa amministrazione
ad avere il potere di certificazione, ad esempio il servizio
prestato alle sue dipendenze.
Secondo il giudice amministrativo, la P.A. non può far
fuori dal concorso il candidato
se il documento richiesto dal
bando e non presentato risulta comunque già in possesso
dell’ente: risulta infatti illegittima la clausola che dispone
l’esclusione di chi partecipa
alla selezione interna perché
contraria ai principi previsti
dalla normativa sulla trasparenza.
ORARIO DI LAVORO E ORARIO DI SERVIZIO
NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
PUBBLICO IMPIEGO: ORARIO DI SERVIZIO E DI LAVORO,
LAVORO STRAORDINARIO, FERIE E FESTIVITÀ.
L’orario di lavoro è la misura
della prestazione lavorativa:
è il periodo di tempo giornaliero durante il quale il dipendente assicura la propria prestazione nell’ambito del rapporto di servizio. Si tratta del
cardine del contratto di lavoro, in quanto stabilisce la durata della prestazione lavorativa, svolgendo, al tempo stesso, una funzione di tutela dell’integrità psico-fisica del dipendente.
L’orario di servizio, invece, è
il periodo di tempo giornaliero
necessario per assicurare la
funzionalità delle strutture
degli uffici pubblici e l’erogazione dei servizi all’utenza.
L’orario di apertura al pubblico
è, infine, il periodo di tempo
giornaliero che, nell’ambito
dell’orario di servizio, costituisce la fascia oraria di accesso
ai servizi da parte dell’utenza
(cfr. T.A.R. Campania Napoli, sez. V, 31-1- 2012, n. 483).
L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni deve ispirarsi, secondo quanto dispone l’art. 2, comma 1, lett.
e), D.Lgs. 165/2001, al principio dell’armonizzazione degli
orari di servizio e di apertura
degli uffici con le esigenze dell’utenza e con gli orari delle
amministrazioni europee.
L’orario di lavoro deve essere
determinato sulla base dei
seguenti criteri:
• ottimizzazione
dell’impiego
delle risorse umane;
• miglioramento
della qualità
delle prestazioni;
• ampliamento
della fruibilità
dei servizi da parte dell’utenza;
• miglioramento
dei rapporti
funzionali con altri uffici ed
altre amministrazioni.
La contrattazione collettiva è
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N. 119 — GENNAIO — 2016
intervenuta in materia fissando a
36 ore settimanali l’orario ordinario di lavoro, con un orario
giornaliero massimo di nove ore;
l’orario si articola normalmente
su 5 giorni, fatte salve le esigenze di servizi da erogarsi con continuità e che richiedono, quindi,
orari continuativi o prestazioni
per tutti i giorni della settimana.
Massimo dopo sei ore continuative deve essere prevista una pausa non inferiore a 30 minuti. Le
tipologie di orari di lavoro si differenziano tra loro, come emerge
dallo schema che segue
I tipi di orario lavorativo
– Orario articolato su cinque
giorni: si attua con la prosecuzione della prestazione lavorativa
nelle ore pomeridiane; le prestazioni pomeridiane possono avere
durata e collocazione diversificata fino al completamento dell’orario d’obbligo.
– Orario articolato su sei giorni: si svolge di norma per sei ore
continuative antimeridiane.
– Orario flessibile: si realizza
con la previsione di fasce temporali entro le quali sono consentiti
l’inizio ed il termine della prestazione lavorativa giornaliera.
– Turnazioni: da attivare ai sensi dell’art. 12 del D.P.R. 266/1987, nel caso di attività i cui
risultati non siano conseguibili
mediante l’adozione di altre tipologie di orario.
– Orario plurisettimanale: consiste nel ricorso alla programmazione di calendari di lavoro plurisettimanali e annuali con orari
superiori o inferiori alle trentasei
ore settimanali nel rispetto del
monte ore.
Qual è il presupposto per retribuire il lavoro straordinario?
Il lavoro straordinario è quello
prestato oltre l’orario normale
di lavoro. Esso va computato a
parte e compensato con maggiorazioni retributive.
Nell’ambito del rapporto di pubblico impiego, il diritto al compenso per lavoro straordinario
può essere riconosciuto solo in
presenza di preventiva e formale autorizzazione. Infatti, l’erogazione del compenso per il lavoro straordinario presuppone, in
via generale, una concreta verifi-
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
ca della sussistenza di ragioni di
pubblico interesse, così da giustificare tale forma di prestazione
eccedente il normale orario di
servizio, anche nel rispetto dei
limiti di spesa imposti alla P.A.
(in tal senso, cfr. C.d.S., sez. V,
26-8-2013, n. 4268).
Ferie e festività
In base a quanto dispone l’art.
36 Cost., il lavoratore ha diritto a
ferie annuali retribuite. Esse
sono finalizzate al recupero delle
energie psicofisiche investite nella
prestazione lavorativa: si tratta,
infatti, di un diritto irrinunciabile.
L’art. 2109 c.c., applicabile al
pubblico impiego, attribuisce al
dipendente un periodo annuale
di ferie retribuito, possibilmente
continuativo; in questo periodo
(in genere, secondo la disciplina
pattizia, 32 giorni, tranne per i
neoassunti che nei primi 3 anni
ne maturano 30) al dipendente
spetta la normale retribuzione,
esclusi i compensi per prestazioni di lavoro straordinario, le indennità connesse a particolari
condizioni di lavoro e quelle che
non siano corrisposte per dodici
mensilità.
In caso di lavoro svolto su 5 giorni, il sabato è considerato non
lavorativo e i giorni di ferie sono
28 (26 per i neoassunti).
A tutti i dipendenti sono attribuiti anche 4 giorni di riposo di cui
usufruire nell’anno solare. Le
ferie vanno fruite nel corso dell’anno solare, in periodi compatibili con le esigenze organizzative
e tenendo conto delle richieste
del dipendente; quando per esigenze indifferibili di servizio il
dipendente non ha goduto delle
ferie, queste ultime potranno essere comunque utilizzate entro il
primo semestre dell’anno successivo.
Per quanto concerne le festività,
invece, la contrattazione collettiva considera giorni festivi le
domeniche e gli altri giorni riconosciuti come tali dallo Stato a
tutti gli effetti civili, nonché la
ricorrenza del Santo Patrono della località in cui il dipendente
presta la sua opera.
Il giorno di riposo settimanale
cade normalmente di domenica e
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non può essere inferiore a 24 ore
consecutive.
Per i dipendenti delle chiese cristiane avventiste ed ebraiche è
riconosciuto il diritto di fruire del
riposo sabbatico sostitutivo di
quello domenicale, ai sensi delle
leggi di esecuzione delle intese
raggiunte dallo Stato italiano con
questi culti acattolici (art. 8
Cost.). In questo caso le ore lavorative non prestate il sabato sono
recuperate la domenica o in altri
giorni lavorativi senza diritto ad
alcun compenso straordinario o
maggiorazioni.
La giurisprudenza ha chiarito
che la maturazione del diritto
alle ferie non può essere impedita
dalla sospensione del rapporto
per malattia del lavoratore e che
la stessa autonomia privata, nella determinazione della durata
delle ferie, trova un limite insuperabile nella necessità di parificare ai periodi di servizio quelli
di assenza del lavoratore per malattia (C.d.S., sez. VI, 23-7-2008,
n. 3637).
Da tanto consegue anche il diritto del lavoratore all’indennità
per ferie non godute (oltre interessi e rivalutazione monetaria)
nel caso in cui l’interessato sia
privo di piena autonomia ed insindacabilità
nello
stabilire
quando collocarsi in ferie, e di
sussistenza della prova della impossibilità a fruire del diritto alle
ferie per causa non imputabile
al medesimo dipendente, e, per
converso, addebitabile ad obiettive esigenze di servizio ostative al
relativo godimento.
Infatti, il diritto al compenso sostitutivo delle ferie non godute
discende direttamente dal mancato godimento delle stesse e dal
fatto che quest’ultimo non sia
stato determinato dalla volontà
unilaterale del dipendente; e ciò
perché, in presenza di tali condizioni, il carattere indisponibile
del diritto alle ferie, di cui all’art.
36 Cost., non esclude l’obbligo
del datore di lavoro di corrispondere lo speciale compenso sostitutivo per le prestazioni effettivamente rese dal dipendente malgrado il divieto (T.A.R. Campania, Napoli, sez. V, 2-9-2013,
n. n. 4142).
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 119 — GENNAIO — 2016
PENSIONE ANTICIPATA PER CHI FRUISCE
DI PERMESSI LEGGE 104
PERMESSI E CONGEDI PER L’ASSISTENZA DI UN FAMILIARE DISABILE:
QUANDO IL LAVORATORE HA DIRITTO AD ANTICIPARE LA PENSIONE?
La legge italiana, nonostante preveda diverse disposizioni a favore dei disabili,
ha tralasciato un aspetto
molto importante a tutela
delle esigenze dei portatori
di handicap: non è infatti
prevista alcuna possibilità
di pensionamento anticipato per i lavoratori che assistono familiari con disabilità. Un vuoto normativo rilevante, che ignora le gravissime difficoltà esistenti,
in tali situazioni, nella conciliazione tra le esigenze familiari e lavorative.
Sono numerosi i comitati
che richiedono, da lungo
tempo, una maggiore tutela
per questi soggetti, ma, nonostante gli annunci e le
promesse al riguardo, da
parte di diversi esponenti
politici, con la “scusante”
della crisi e della mancanza
di risorse nulla è stato realizzato, e la pensione anticipata è ancora un mirag-
gio.
Congedo per assistenza di
figli disabili e Settima Salvaguardia
Una piccola tutela previdenziale, invero, ci sarebbe, ma
non riguarda tutti i lavoratori che fruiscono dei permessi Legge 104 per l’assistenza di portatori di handicap, ma soltanto quei dipendenti che nel 2011 hanno fruito di congedi familiari per la stessa finalità: si
tratta della possibilità di
pensionarsi con i requisiti
previsti antecedentemente
alla Legge Fornero tramite
la Settima Salvaguardia.
L’ultimo provvedimento di
Salvaguardia, disposto con
la Legge di Stabilità 2016,
difatti, apre alla pensione
con i requisiti pre-Fornero
per i lavoratori che hanno
fruito, nel 2011, del congedo straordinario per l’assistenza di disabili: peraltro,
non tutti coloro che hanno
utilizzato i congedi nel 2011
sono tutelati, ma la salvaguardia è limitata a sole
3.000 unità.
Permessi Legge 104 e penalizzazione pensione anticipata
Sino a luglio 2014, per di
più, coloro che avessero
fruito dei permessi Legge
104 avrebbero dovuto recuperare tali periodi: in mancanza, sarebbe stata loro
applicata la penalizzazione
percentuale sulla pensione
anticipata (il trattamento
che ha sostituito la pensione di anzianità, i cui requisiti si basano sugli anni di
contributi versati e non
sull’età pensionabile). La
decurtazione, difatti, sino a
tale anno, era esclusa solo
per chi possedeva unicamente periodi di effettivo lavoro, maternità, malattia,
cassintegrazione ordinaria,
ferie e leva.
Ad ogni modo, grazie alle
modifiche intervenute con la
Legge di Stabilità 2015, per
chi matura i requisiti per la
pensione anticipata entro il
31 dicembre 2017 non vi
sarà alcuna decurtazione, a
prescindere dalla tipologia
di contribuzione versata.
Per chi, invece, matura i requisiti successivamente, la
decurtazione per il pensionamento anticipato è prevista in ogni caso, senza eccezioni, anche se si possiedono soltanto periodi di lavoro
effettivo.
N. 119 — GENNAIO — 2016
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 15
MALATTIA, QUALI SONO LE GIORNATE RETRIBUITE DALL’INPS
GIORNATE DI MALATTIA INDENNIZZATE DALL’INPS E DAL DATORE DI LAVORO: CALCOLO
DELL’INDENNITÀ, TRATTAMENTO OPERAI E IMPIEGATI, CASI PARTICOLARI.
male.
Giornate indennizzabili
All’interno
del
periodo
di malattia, esclusi i primi tre
giorni di carenza, sono indennizzati dall’Inps:
per gli operai, i giorni feriali;
per gli impiegati e gli apprendisti, tutti i giorni compresi nel
periodo di malattia.
Sono invece esclusi:
per gli operai, la domenica
e festività nazionali ed infrasettimanali;
per gli impiegati, le festività nazionali ed infrasettimanali cadenti di domenica.
Tali giornate, secondo le previsioni dei contratti collettivi,
sono comunque coperte dal
datore di lavoro. Ci sono, poi
delle giornate particolari, indennizzabili in quanto assimilate alle assenze per malattia.
Day hospital
Le giornate nelle quali il lavoratore si sottopone a prestazioni in regime di day hospital sono equiparate alle giornate di ricovero, ovviamente
limitatamente al giorno in cui
è effettuata la prestazione:
pertanto, si applica la riduzione nella misura di 2/5 dell’indennità per i dipendenti che
non hanno familiari a carico.
Possono essere indennizzate
anche le giornate successive,
se il dipendente presenta un
certificato medico di continuazione.
•
•
•
•
La malattia, pur essendo una
causa di sospensione del lavoro, è tutelata dal nostro ordinamento, e come tale retribuita con un’indennità corrisposta dall’Inps ed integrata, secondo quanto disposto dai
contratti collettivi, dal datore
di lavoro. Sono esclusi dalla
copertura retributiva dell’Inps
determinati periodi, come
quello di carenza e di comporto.
Indennità di malattia: quando
spetta e a quanto ammonta
L’indennità di malattia corrisposta dall’Inps è pari ad una
percentuale della retribuzione
media giornaliera (Rmg), variabile a seconda della durata
dell’evento e della situazione
del lavoratore. Per la generalità dei lavoratori, l’indennità di
malattia:
– non spetta nei primi 3 giorni
di assenza, detti periodo di carenza (ma, secondo i contratti
collettivi, tali giornate sono
retribuite dal datore di lavoro);
– spetta in misura pari alla metà della retribuzione media
giornaliera dal 4° al 20° giorno
di assenza;
– spetta in misura pari al 66,66% della retribuzione media giornaliera dal 21° al 180°
giorno (entro il periodo di
comporto).
Per i lavoratori dei pubblici
esercizi e dei laboratori di pasticceria, l’indennità è pari all’80% per tutte le giornate di
malattia, salvo il limite annuo
massimo di 180 giorni. Se la
patologia, invece, insorge durante un periodo di sospensione dei lavoratori, entro 60
giorni dall’inizio, l’indennità
spetta in misura pari ai due
terzi rispetto alle normali previsioni. Se, infine, il lavoratore
è ricoverato in un luogo di cura, e non ha familiari a carico,
l’indennità di malattia spettante è pari ai due quinti del nor-
•
Continua→→
PAGINA 16
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
Dimissioni protette
Laddove il lavoratore sia sottoposto a una lunga degenza non
continuativa, cioè con ricovero
soltanto in giornate programmate, parliamo di dimissioni
protette: se nei periodi intermedi il lavoratore possiede la
piena capacità al lavoro, i periodi di dimissioni protette non sono indennizzati; qualora invece
risulti da idonea certificazione
che l’incapacità lavorativa permane anche nei periodi in cui il
dipendente non è ricoverato ,
sono indennizzabili anche tali
periodi intermedi.
Donazione d’organo e di midollo osseo
Il lavoratore che si sottopone
a una donazione d’organo ha
diritto
all’indennità
di malattia per tutte le giornate
di effettiva degenza e di convalescenza; è assimilata alla donazione d’organo la donazione del
midollo osseo .
Trattamento di emodialisi
Le giornate in cui il lavoratore
deve sottoporsi ad un trattamento di emodialisi sono considerate a tutti gli effetti come malattia. In particolare:
– le giornate di assenza per effettuare il trattamento di dialisi
vanno considerate come un’unica patologia continuativa;
– il periodo di carenza e la riduzione percentuale dell’indennità
devono essere applicati per anno solare;
– per calcolare l’indennità relativa a ciascun mese vanno considerate le retribuzioni corrisposte nel mese precedente.
Se durante una giornata di trattamento, però, il lavoratore ha
prestato servizio, anche per po-
che ore, non ha diritto all’indennità.
Cicli di cura ricorrenti
Per quanto concerne i cicli di
cura ricorrenti, cioè i trattamenti effettuati entro 30 giorni dai
precedenti trattamenti, è possibile applicare quanto previsto
per la ricaduta: è dunque consentito l’invio di un certificato
unico prima dell’inizio della terapia , nel quale siano indicati i
giorni previsti per il trattamento.
Per ottenere l’indennità di malattia, oltre al certificato, sono
necessaria le dichiarazioni della
struttura sanitaria, contenenti il
calendario delle prestazioni effettivamente eseguite.
Ex festività
Le ex festività, cioè le giornate
infrasettimanali non più considerate festive, sono coperte
dall’indennità, in quanto normalmente lavorate e retribuite:
non sono invece indennizzabili
laddove il datore preveda un
emolumento aggiuntivo, alla
pari delle festività, poiché già
coperte, appunto, dal datore di
lavoro.
Se l’ex festività coincide con la
domenica, non è indennizzabile
per gli operai, mentre lo è per
gli impiegati.
Part time verticale
Per i lavoratori part time che
svolgono la prestazione soltanto
in determinati periodi (giorni,
settimane o mesi), l’indennità di
malattia è dovuta soltanto nelle
giornate in cui si sarebbe dovuta svolgere la prestazione.
Periodo massimo indennizzabile
La malattia è indennizzabile sino
ad un certo numero massimo di
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giornate, a seconda della categoria, dell’inquadramento del
lavoratore e del contratto collettivo applicato.
Per i lavoratori a tempo indeterminato l’indennità a carico dell’Inps è dovuta per un periodo
massimo di 180 giorni nell’anno
solare:
– devono essere contate tutte
le giornate di malattia dell’anno
solare, anche non indennizzate
(come i giorni di carenza);
– non devono essere contati,
invece, i periodi di astensione
obbligatoria per maternità,
quelli di malattia connessi con
lo stato di gravidanza, di congedo parentale, d’infortunio sul
lavoro e malattia professionale,
nonché i periodi di malattia causata da terzi (contro i quali
l’Inps abbia positivamente esperito l’azione di surroga).
Se la patologia è a cavallo di
due anni solari, le giornate di
malattia sono attribuite ai rispettivi anni e considerate come unico episodio morboso.
Per i lavoratori a termine, fermo restando il limite dei 180
giorni, il trattamento per malattia spetta per un periodo massimo pari all’attività lavorativa
svolta nei 12 mesi immediatamente precedenti; nel caso in
cui il periodo lavorato precedentemente sia inferiore a 30
giorni, sono comunque indennizzate 30 giornate.
Malattia dopo il rapporto di
lavoro
Se un lavoratore subordinato a
tempo indeterminato è licenziato o sospeso durante il periodo
di malattia, il diritto all’indennità dell’Inps continua per i successivi 60 giorni.
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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DIRITTO DI ACCESSO AGLI ATTI AMMINISTRATIVI: COME CAMBIA
PER AVERE DATI E NOTIZIE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE L’ISTANZA NON DEVE ESSERE PIÙ MOTIVATA.
Cambia la legge del 2013 sulla
trasparenza della pubblica amministrazione e, con essa, il diritto di accesso agli atti da parte
del cittadino: un capovolgimento
totale e radicale poiché viene
sovvertito
il
concetto
di
“interesse” del privato ad acquisire dati e notizie dagli enti pubblici. L’interesse, ora, si presume
sempre sussistente: la conseguenza pratica è che non sarà più
necessario indicare, nell’istanza
di accesso, anche la motivazione,
ossia le ragioni per cui il cittadino
chiede di poter visionare i documenti e gli atti in possesso della
P.A. Sarà piuttosto quest’ultima a
dover dimostrare quali propri
interessi ostacolino l’accesso del
cittadino. Dunque, un diritto di
accesso a 360 gradi, salvo cozzi
con particolari esigenze di riservatezza dello Stato o di altri privati. In particolare:
•la riservatezza nei confronti dello Stato (e il conseguente rifiuto
di accesso agli atti) coincide con
esigenze di sicurezza pubblica,
relazioni internazionali e dati circa la stabilità finanziaria;
•la riservatezza nei confronti dei
privati coincide con i dati personali (per esempio i dati relativi
alla famiglia o a diritti personalissimi quali quello alla salute) o gli
interessi economici e commerciali (come ad esempio, le norme
sulle invenzioni). In questo caso,
per poter “accedere” occorrerà
dimostrare un interesse superiore alla conoscenza delle informazioni.
Il Governo è pronto alla definitiva approvazione delle suddette
modifiche, con l’intenzione di
rafforzare la posizione del cittadino e la sua libertà di accesso.
Anche sotto il profilo operativo, il
diritto di accesso sarà agevolato
attraverso internet e link ad altri
siti.
Che succede se l’amministrazione non risponde all’istanza di
accesso?
Nel caso di ritardo o diniego è
informata l’Autorità anticorruzione e vi è possibilità di proporre
ricorso al giudice amministrativo
(Tar) entro 30 giorni ad un costo
relativamente basso (contributo
unificato pari a 300 euro). Le sen-
tenze dovrebbero essere più celeri perché previste in forma
semplificata. Per il ritardo nella
risposta è inoltre previsto un indennizzo di 30 euro per ogni
giorno successivo al trentesimo.
Cos’è il diritto d’accesso?
È il diritto concesso a tutti i cittadini di prendere visione e a estrarre copia di documenti amministrativi che possano riguardare
situazioni di loro interesse. I documenti amministrativi non sono
solo quelli cartacei, ma anche
ogni rappresentazione grafica,
fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, detenuti
da una pubblica amministrazione
e concernenti attività di pubblico
interesse,
indipendentemente
dalla natura pubblicistica o privatistica della loro disciplina sostanziale.
Ci sono forme per effettuare l’accesso?
Per presentare l’istanza di accesso è necessario indicare le generalità del richiedente, allegando
documento d’identità, dichiarandosi disponibile al rimborso dei
costi sostenuti dall’amministrazione (fino ad oggi è stato gratuito). Non sono possibili richieste
“esplorative” cioè che impongano un’indagine ad ampio spettro
tra i dati in possesso dell’amministrazione; nemmeno sono possibili richieste specifiche, che possano essere soddisfatte solo setacciando i dati in possesso dell’amministrazione.
Che succede se non si conoscono gli estremi del provvedimento?
Qualora non si posseggano gli
estremi del provvedimento di cui
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 119 — GENNAIO —
RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA
QUESTI SONO IN SALA
THE PILLS
Il produttore Pietro Valsecchi va
fiero dell’ultimo film che ha prodotto, dice di aver rinvestito i soldi ricavati dai film con Checco Zalone per
dare un’opportunità a nuovi talenti:
“Con i The Pills è andata così: il talento c'è, fatto di intelligenza, capacità di interpretare una generazione
standoci dentro fino in fondo, con la
giusta dose di cinismo verso il mon-
do degli adulti ma anche senza troppa indulgenza per se stessi”.
C’è una ricerca di rinnovamento del
linguaggio cinematografico, che trascina nel lungometraggio l’immediatezza, tutta calcolata, della battuta
ad effetto da web. I tre protagonisti,
Matteo Corradini, Luigi Di Capua,
Luca Vecchi - che ne è anche l’ottimo regista - come spugne hanno
assorbito da un vasto immaginario:
cinema, libri, fumetti, arte, televisione e col loro stile inconfondibile mischiano il tutto con un’alta dose di
capacità di osservazione. Finisce la
pellicola che ancora si ridere grazie
a questo divertente innovativo modo di guardare la realtà con sagacia.
REMEMBER
Una smemoratezza per non dimenticare è il tema dell’ultimo film di
Atom Egoyan, tornato alla lucidità
canadese; i suoi labirinti ad incastri
sono qui resi interessanti dal lungo
viaggio di un anziano – l’ottimo Christopher Plummer - che rinnova la
sua vita ad ogni risveglio. La descrizione del tormento senile, qui rappresentato con sapienza, si fa gioco
dell’altra capacità del regista, quella
di intrattenerci per giungere alla
sorpresa finale che, come si sa, nei
film di questo regista non manca
mai. Lasciamoci sorprendere abbandonandoci alla perfetta recitazione
dell’imponente vegliardo che seguiamo con partecipazione.
TI GUARDO
“Ti guardo”- pessima traduzione del
titolo originale Desde allá - racconta la storia di un cinquantenne che
adesca i ragazzi in strada per farli
spogliare davanti a lui. Alla pellicola
giova la presenza del grande attore
Alfredo Castro interprete – per chi
lo ricorda- di Tony Manero (2008),
altro personaggio scomodo. Lorenzo
Vigas, esordiente venezuelano, ha
vinto con questo ottimo prodotto il
Leone d’oro della 72esima edizione
della Mostra del Cinema di Venezia.
Proprio “da lontano” (Desde allá ) è
il modo in cui inizia e finisce il film,
nonché la chiave di lettura, suggerita anche dalle scene non a fuoco.
FRANCOFONIA
Francofonia del grande Aleksandr
Sokurov è un’opera importante. Il
Maestro ci viene incontro con un
film perfino divertente: Napoleone
che si prende tutto il merito del Louvre e tragicamente commovente
con l’episodio delle casse cariche di
opere d’arte nel mare in tempesta –
anche metafora di un mondo che
per salvare distrugge.
ROOM
Room dell’irlandese Lenny Abrahamson, regista conosciuto con Garage del 2007, è delicato, nonostante lo scabroso argomento di reclusione della vittima a scopi sessuali.
Poeticamente, oltre analizzare non
superficialmente il dolore della donna, riporta alle nostre coscienze lo
stupore della conoscenza del mondo da parte dei bambini, ma anche
la loro intatta capacità critica dovuta al non essere ancora inseriti nel
meccanismo sociale.
ASSOLO
Un nuovo onesto film per la brava
Laura Morante. Chissà perché è stato scelto lo stesso titolo della pellicola di Massimo Piccolo del 2014,
forse perché quella era passata inosservata. L’opera, che si vede con
piacere, è confortata dalla presenza
di un cast invidiabile: Francesco
Pannofino, Antonello Fassari, Angela Finocchiaro, Donatella Finocchiaro, Carolina Crescentini, Marco Giallini, Gigio Alberti e Piera Degli Esposti che con un’indimenticabile interpretazione della psicanalista resterà
impressa a molti.
Antonella D’Ambrosio