La rassegna di oggi

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 25 gennaio 2016
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
La Stratex dichiarata fallita. Vinse appalti all’Expo 2015 (M. Veneto)
Impennata delle dichiarazioni Isee: +20% (Piccolo)
Electrolux fa i conti dopo il Ko americano e dimissioni ai vertici (Piccolo)
Electrolux, a Porcia probabile rinnovo degli ammortizzatori (M. Veneto)
«Assunti stabili a +87%, qui il lavoro è ritornato» (Gazzettino)
Villa Russiz, buco da 5 milioni di euro. Alle banche l’ultima parola (M. Veneto)
Case da sistemare, nuovi soldi (Gazzettino)
CRONACHE LOCALI (pag. 9)
Sintesi, tocca al Comune. Oggi gli operai dal sindaco (M. Veneto Pordenone)
Le sentinelle in piedi “invadono” Udine: «Famiglia minacciata» (M. Veneto Udine)
Addio a Di Lucente, sindacalista di razza e presidente dello Ial (M. Veneto Udine)
Anti-bullismo, genitori a lezione (M. Veneto Udine)
La Corte dei conti bacchetta il Comune (Piccolo Trieste, 2 articoli)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
La Stratex dichiarata fallita. Vinse appalti all’Expo 2015 (M. Veneto)
di Luana de Francisco UDINE Non ce l’ha fatta: la “Stratex spa”, storica azienda con uffici e
stabilimenti a Palazzolo dello Stella e Sutrio, e partecipata al 28,57 per cento dalla finanziaria regionale
Friulia, è arrivata al capolinea. Venerdì, il tribunale di Udine ne ha dichiarato il fallimento, decretando
in tal modo la fine di un’attività imprenditoriale cresciuta negli anni, fino al punto di riuscire a imporsi
sul mercato mondiale del settore del legno e, più in particolare, della bioedilizia e della produzione di
strutture in legno lamellare, e di aggiudicarsi importanti appalti anche all’Expo 2015 di Milano. Con la
sentenza, pronunciata dal collegio presieduto da Francesco Venier - a latere, i colleghi Andrea Zuliani e
Lorenzo Massarelli -, sono stati indicati quale giudice delegato lo stesso Massarelli e, come curatore, il
commercialista udinese Maurizio Variola. L’esame dello stato passivo della società avverrà
nell’udienza fissata per il prossimo 14 giugno. La decisione del tribunale chiude un iter avviato lo
scorso 13 novembre, con il deposito dell’istanza di dichiarazione di fallimento presentata dalla
“Codognotto Italia Spa”. Che la Stratex non navigasse in buone acque era cosa nota già dall’estate
scorsa, quando era stata la stessa azienda a chiedere l’ammissione alla procedura di concordato
preventivo al tribunale del capoluogo friulano. Il piano di salvataggio, però, non era stato ritenuto
sufficiente a garantire la «prospettiva di continuità aziendale» promessa «grazie all’intervento
finanziario di un soggetto terzo» con il quale la società aveva dimostrato di avere già trattative in corso.
E così, l’azione combinata della mancata fiducia in una reale possibilità di ripresa dell’azienda e
dell’istanza di fallimento nel frattempo presentata da uno dei creditori ha portato al verdetto di venerdì.
Una decisione sicuramente prevedibile, ma rispetto alla quale più di qualcuno, specie tra i circa 80
dipendenti attualmente in servizio, aveva continuato a conservare qualche margine di ottimismo. Dopo
le difficoltà determinate dalla negativa congiuntura economica mondiale e che, nel 2013, l’avevano
costretta a ricorrere alla cassa integrazione, infatti, la Stratex aveva inaugurato una nuova stagione
produttiva. E il peggio sembrava definitivamente passato. Il bilancio del 2014, chiuso con oltre 30
milioni di ricavi e 150 dipendenti al lavoro su tre turni, e quello non meno florido del 2015, avevano
restituito ossigeno all’azienda. Buona parte dei risultati dell’ultimo biennio era legata proprio agli
appalti che la società capitanata dalla famiglia Plazzotta era riuscita ad aggiudicarsi con l’Expo di
Milano. Sua la firma posta sul progetto del Centro servizi e sua anche quella del padiglione della Cina,
entrambi riconoscibili dalle strutture in legno lamellare che ne caratterizzano design e produzione. Per
non parlare delle commesse collezionate nelle maggiori città italiane - da Trieste, a Firenze e Venezia e all’estero - dal Kazakistan, alla Francia e il Qatar -, oltre che degli ulteriori affari in corso di
trattazione in Marocco e Colombia. Decisamente non male per una realtà aziendale partita da Sutrio
come una segheria, nei lontani anni Cinquanta, e diventata poi, generazione dopo generazione, un
punto di riferimento nazionale e internazionale nel proprio segmento di produzione, tanto da azzardare
il raddoppio nel 2010, con l’inaugurazione dello stabilimento da 12 milioni di euro di Palazzolo. A
trascinare la Stratex nel baratro del fallimento, quindi, non è stata certo la carenza di ordini. La “bestia
nera”, per la famiglia Plazzotta così come per tanti altri bravi imprenditori, è stata la piaga dei crediti. E
cioè del ritardo infinito con cui molti di loro sono costretti a incassare pagamenti per milioni e milioni
di euro. Un effetto indiretto della crisi, insomma, che, sommato alle esposizioni per alcune delle grosse
commesse in corso, ha finito per prosciugarne la liquidità e paralizzarne la struttura produttiva.
Impennata delle dichiarazioni Isee: +20% (Piccolo)
di Marco Ballico TRIESTE In Friuli Venezia Giulia aumentano le dichiarazioni Isee, le pratiche
necessarie ad accedere a una ventina di misure del welfare regionale: dall'edilizia popolare
all’abbattimento rette asili nido, dal contributo badanti al bonus affitti, fino al più recente reddito
integrato che interviene nella fascia della povertà. Nei primi nove mesi del 2015 si sono contate 96mila
Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica), il 20% in più dell’anno precedente, l’incremento più elevato tra
le regioni italiane (a crescere con il Fvg, in realtà, è solo il Trentino Alto Adige; a livello nazionale, 3,5
milioni di Dsu, la flessione è del 25%). Stando a quanto reso noto dal ministero del Lavoro, il Fvg è
l’unica regione del Nord nelle prime posizioni: le 96mila pratiche Isee coprono il 21,5% della
popolazione residente, percentuale inferiore solo al Centro-Sud: Sardegna (27,2%), Basilicata (24%),
Calabria (23,8%), Campania (22,5%) e Sicilia (22,3%). All’ultimo posto della classifica (la media
italiana è del 16,7%) si colloca il Trentino Alto Adige (6,3%), territorio che si è però dotato, prima
della riforma Isee scattata l’anno scorso, di strumenti propri per la selezione dei beneficiari. L’analisi
dei numeri non può però essere semplificata, avverte Maria Sandra Telesca (i cui uffici sono impegnati
a raccogliere i dati degli esclusi dai provvedimenti sociali a causa delle maglie più strette del “nuovo”
Isee, se ne saprà qualcosa entro qualche settimana). Perché, se da un lato si può ritenere che l’alta
percentuale di Dsu in regione sia conseguenza della crisi, l’assessore a Salute e Protezione sociale non
dimentica di rilevare che, ad alzare la statistica, è anche un’offerta di welfare «superiore alla quasi
totalità delle regioni». Tanto più che nel corso del 2015 si sono aggiunte altre due voci: a maggio la
possibilità di esenzione dal “superticket” sanitario da 10 euro per chi sta sotto i 15mila euro e a ottobre
(e dunque inciderà sui dati dell’ultimo trimestre) l’assegno di integrazione del reddito per chi non
raggiunge i 6mila euro annui. Di qui la sintesi di Telesca: «Le 96mila Dsu da gennaio a settembre e il
conseguente aumento del 20% dall’anno precedente mi sembrano un trend fisiologico». Il report
evidenzia inoltre la posizione da primato del Fvg sull’importo medio di Isee delle Dsu. I quasi 14mila
euro rappresentano la cifra più alta assieme a quella della Toscana, mentre il minimo (7mila euro) lo fa
segnare la Sicilia. Significative anche le differenze nelle quote di Isee nulli, da meno del 10% in Fvg,
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in Campania e
Sicilia. Differenze che riguardano anche il patrimonio mobiliare, che risulta nullo nel 6% delle Dsu Fvg
e invece quasi un quarto del totale nelle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e prossimo al 30% in
Campania. Pochi Isee nulli, pochi poveri? Conseguenza logica, ma non è detto che le risorse siano
comunque sufficienti. Il 4,8% di indicatori a quota “zero” registrato nei primi nove mesi del 2015
significa che ci sarebbero circa 4.600 nuclei familiari in Fvg a poter beneficiare degli importi più alti
del reddito integrato (dai 4.800 euro all’anno delle famiglie senza figli a carico ai 6.600 di chi ha due o
più figli). In sostanza, se tutti i nuclei con Isee nullo facessero domanda per il sostegno ci vorrebbero, a
essere prudenti, circa 23 milioni, una cifra superiore ai 21,5 milioni stanziati in Finanziaria dal
Consiglio regionale. Senza contare che il massimo lo prendono anche gli utenti con Isee fino a 1.000
euro e che si devono conteggiare pure le erogazioni, seppure inferiori, per chi ha Isee da 1.001 a 6.000
euro. Se nei soli primi due mesi dall’avvio del provvedimento si sono contate quasi 9mila domande, la
Regione sarà costretta a incrementare la previsione di spesa nel prossimo assestamento di bilancio? «Al
momento non pare necessario – dice Telesca –, ma siamo pronti ai correttivi». Senza dimenticare che in
primavera entrerà in vigore pure il reddito integrato nazionale: «Vedremo come si integrerà con il
nostro».
Electrolux fa i conti dopo il Ko americano e dimissioni ai vertici (Piccolo)
di Christian Benna MILANO La vertenza Electrolux torna al tavolo delle trattative. Dopo il brusco stop
all’acquisto della divisione elettrodomestici di Ge (ora destinata a nozze cinesi con il gruppo Haier), e
le dimissioni a raffica dei vertici - prima l’addio del Ceo Keith McLoughlin, poi del Cfo Tomas
Eliasson - è tempo di fare il punto della situazione sul piano industriale in Italia. Il 10 febbraio i
dirigenti dell’azienda incontreranno a Mestre i rappresentanti sindacali. L’aria che tira è che le
magagne internazionali della multinazionale svedese potrebbero avere ripercussioni positive per le
fabbriche made in Italy. In ballo c’è la fine del contratto di solidarietà per l’impianto di Forlì, i cui 900
dipendenti dovrebbero tornare a lavorare a regime anche grazie alla mancata espansione della società in
terra americana. «Ci attendiamo buone notizie anche per Susegana e per Porcia, se, come sembra, i
piani di sviluppo saranno confermati», spiega Maurizio Marcon, segretario della Fiom Cgil di
Pordenone. «Ci sono invece timori per l’impianto di Solaro che versa ancora in oggettiva difficoltà
produttiva». Nell’impianto pordenonese i lavoratori hanno ripreso a lavorare su otto ore e i volumi
delle commesse risultano in crescita, con alcuni ordini che rientrano dalla Polonia, dove sorge
l’impianto “gemello” di Porcia. In cantiere ci sono 10 milioni di investimenti per le nuove linee di
produttive di lavatrici di nuova generazione. Il nuovo corso “smart” degli elettrodomestici del futuro di
Electrolux è stato confermato da una recente partnership avviata con gli ingegenri digitali di Google.
«C’è un piano concordato con la Regione e con il governo e che prevede sgravi e sostegni finanziari prosegue Marcon - Non abbiamo motivo di credere che l’azienda verrà meno alla parola data». Negli
scorsi giorni i colletti bianchi di Porcia hanno incontrato il nuovo amministratore delegato dell’azienda,
Jonas Samuelson. Il meeting era in agenda da tempo e preso quando Samuelson vestiva i panni di
responsabile dei grandi elettrodomestici per l’area Emea. «La sua visita a Porcia non va interpretata
come un segnale allarmante. Era già calendarizzata da mesi». Nonostante i buoni auspici, a Mestre ci
sarà anche il convitato di pietra della mancata fusione con la divisione major appliance di Ge. Se
nell’immediato l’addio americano può fare perfino gioco agli impianti italiani,che evitano così di
trovarsi in una situazione di sovrapposizione produttiva, le difficoltà finanziarie e di mercato
preoccupano e non poco le fabbriche italiane. Intanto la società svedese ha sborsato 175 milioni di
dollari per la mancata acquisizione. Una penalizzazione commerciale, inserita nel contratto di
negoziazione con Ge, che probabilmente è costata il posto al ceo Keith McLoughlin. E poi c’è
l’avanzata dei cinesi di Haier a far paura. Nel risiko globale del “bianco”, Electrolux deve nuovamente
rimettere sul tavolo le carte da giocare. Nel 2014 sui grandi elettrodomestici la multinazionale svedese
ha generato il 35% dei ricavi negli Stati Uniti, stessa percentuale per l’Europa, il 21% in America
Latina (dove oggi è il Brasile a soffrire). E appena il 9% in Asia. Dal mancato sfondamento nel Far
East, oggi Electrolux si ritrova con un concorrente in più nel mercato più promettente, gli Stati Uniti.
Venerdì prossimo la società presenterà i conti del quarto trimestre 2015. E la sanzione per il mancato
accordo peserà sul bilancio. La Borsa ha già penalizzato il titolo. Da inizio dicembre, nei giorni in cui
Ge ha abbandonato le trattative dopo lo stop pronunciato dall’Antitrust americana, le azioni Electrolux
sono scese da 250 a 180 corone.
Electrolux, a Porcia probabile rinnovo degli ammortizzatori (M. Veneto)
di Maura Delle Case UDINE L’ufficialità dovrebbe arrivare oggi dalla ristretta in programma tra i
vertici del gruppo Electrolux in Italia e le segreterie nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. Ma le
indiscrezioni, indifferenti alle scadenze formali, non si sono fatte attendere e già ieri hanno anticipato
per lo stabilimento di Porcia quanto dovrebbe essere ufficializzato come detto tra oggi e l’incontro
plenario fissato per il prossimo 10 febbraio: scaduto il primo anno di solidarietà, per i 1.300 lavoratori
in forze al sito produttivo Della destra Tagliamento se ne profila un secondo. Rispetto alla fabbrica di
Forlì, dov’è certa la fine della solidarietà dal primo di aprile, complice il buon andamento della
produzione, Porcia è sì migliorata, ma pare non abbastanza. Non al punto, nonostante la previsione del
rientro di una parte di volumi dalla Polonia, da spingere il colosso svedese del bianco ad azzerare
l’ammortizzatore sociale. «Seppur la condizione sia migliore di quella prevista nel piano 2014 - fa
sapere il delegato Rsu di Susegana, Augustin Breda - la solidarietà dovrebbe proseguire. Anzi, tolga
pure il condizionale, diciamo che proseguirà», aggiunge il lavoratore onde evitare fraintendimenti. O il
rischio di illusioni. Speranze che la solidarietà venga azzerata restituendo ai lavoratori di Porcia il
tempo “pieno” paiono infatti essere ancora fuori luogo, nonostante un miglioramento ci sia stato e un
nuovo passo avanti sia promesso dal rientro di lavastoviglie di media gamma dallo stabilimento
Electrolux polacco. Il tavolo di oggi, preparatorio all’incontro plenario del 10 febbraio cui
parteciperanno delegazioni sindacali e Rsu di tutti gli stabilimenti, servirà ad analizzare l’evoluzione
della crisi Electrolux in vista della scadenza del primo anno di solidarietà che interesserà, in date
diverse, tutti gli stabilimenti. Primo dei quali Susegana, il 31 marzo. Il 2 agosto Porcia. Sarà quindi
fatto il punto sui volumi, il mercato, l’uso dell’ammortizzatore e naturalmente gli esuberi, dichiarati
pari a 350 unità nella sola Porcia. Che come detto pare destinata a restare in solidarietà, ma tuttavia ha
fatto decisi passi avanti rispetto all’esplosione della crisi. Meno bene se la cava il sito di Solaro, in
provincia di Milano, 900 dipendenti a libro paga. Qui la condizione della crisi si è infatti aggravata
rispetto al piano del 2014, anche per il fallimento della strategia espansionistica Usa di Electrolux.
Minori sono invece i problemi per gli altri stabilimenti. In particolare a Forlì, dove 900 dipendenti
producono forni e piani cottura e dove la crisi è ormai alle spalle, tanto che la multinazionale ha già
annunciato l’uscita dalla solidarietà. Uscita che non si esclude nemmeno per Susegana con i suoi 1.100
dipendenti e una produzione di frigoriferi in costante e significativa crescita. Situazione positiva che
contraddistingue anche l’altro sito friulano del colosso svedese, quello professional a Vallenoncello di
Pordenone che occupa 800 persone e non ha risentito della crisi.
«Assunti stabili a +87%, qui il lavoro è ritornato» (Gazzettino)
Antonella Lanfrit UDINE - Con il suo libro «Il lavoro ritrovato» arriva a Udine domani alle 17.30
all'Astoria il giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino per ragionare su «A un anno dal Jobs act: un
primo bilancio». Il Fvg lo accoglie con l'87% in più di contratti a tempo indeterminato nel 2015, la
percentuale più alta in Italia. Si può dire, quindi, che qui il lavoro è ritrovato? «Certo che sì», risponde
Ichino. «Quella percentuale dà la misura di un mercato del lavoro fluido e dinamico, nel quale le
persone si muovono con facilità. Dunque non un "buco nero", un luogo di perdizione, ma il luogo dal
quale il lavoratore attinge la propria forza contrattuale. E l'87% in più di nuovi contratti a tempo
indeterminato significa che si è quasi raddoppiata la possibilità di trovare un nuovo lavoro stabile».
Positiva, nell'ottica di Ichino, anche la crescita dell'utilizzo dei voucher. «Era proprio nelle intenzioni
del legislatore che l'utilizzo dei buoni per il lavoro accessorio aumentasse», afferma infatti. «Si può,
ovviamente, dissentire dall'obiettivo che il Governo si è proposto, ampliando la possibilità di ricorso al
lavoro accessorio; ma chi critica ha l'onere di dimostrare che questo aumento sia un male, cioè che il
lavoro accessorio sta sostituendo lavoro stabile. Abbiamo invece l'evidenza opposta».
Ai tanti che oggi vorrebbero dire addio alla precarietà, quali indicazioni per usare il mercato per
salvarsi? «Occorre conoscere il mercato, le occasioni che esso offre, le situazioni di skill shortage
(posti di lavoro scoperti per mancanza di manodopera) e gli strumenti per accedervi». Prima ancora
«dovrebbero elevare una protesta forte contro il difetto grave di un inadeguato servizio di orientamento
scolastico e professionale». Dopo mesi di Jobs Act si comincia a tirare qualche somma. Per Ichino,
«due dati appaiono evidenti: l'aumento fortissimo delle assunzioni a tempo indeterminato e il fatto che
in Italia aumento dell'occupazione e del Pil sono venute in coincidenza perfetta tra loro. Questo,
probabilmente, è effetto proprio delle misure di politica del lavoro adottate dal nostro Governo». Sul
provvedimento assunto dal Governo per il licenziamento rapido nelle amministrazioni pubbliche non
sono mancati giudizi severi: «le regole c'erano già, è solo propaganda», è stato detto. Ichino, però, non
è d'accordo. «Non è solo propaganda - sottolinea -: questa misura servirà a sbloccare e accelerare i
provvedimenti disciplinari relativi ai casi più gravi di assenteismo fraudolento. Ma il problema
dell’efficienza ed efficacia dei servizi pubblici è molto più ampio e complesso».
Antonella Lanfrit
Villa Russiz, buco da 5 milioni di euro. Alle banche l’ultima parola (M. Veneto)
di Mattia Pertoldi UDINE Il Piano di ristrutturazione per Villa Russiz è pronto ed è stato consegnato
alle banche che, adesso, dovranno vagliare la bontà dell’elaborato studiato dalla Regione assieme
all’attuale commissario, il commercialista udinese Marco Craighero. La situazione della Fondazione,
che gestisce sia la cantina che la storica Casa famiglia, è d’altronde a dir poco critica da tempo. Oberata
da un ammontare di debiti che si aggira attorno ai 5 milioni di euro, infatti, Villa Russiz è già passata,
la scorsa estate, attraverso un primo tsunami gestionale con la Regione che ha deciso l’azzeramento dei
vertici del consiglio di amministrazione dopo un’attenta analisi dei bilanci. Nelle intenzioni della giunta
non c’è mai stata, almeno sino a questo momento, l’intenzione di abbandonare al proprio destino la
Fondazione e, assieme ad essa, la trentina di dipendenti che lavorano a Capriva. E in questo senso si
deve leggere la decisione di inserire tra le pieghe della legge di Bilancio per il 2016, approvata a
dicembre, mezzo milione di euro, da erogarsi in un’unica soluzione entro 90 giorni, finalizzato «al
sollievo parziale delle passività pregresse maturate in relazione alle finalità di carattere sociale». I 500
mila euro, iscritti come capitolo di spesa all’assessorato alla Salute e che avevano creato non pochi
imbarazzi tra i banchi della maggioranza, serviranno essenzialmente a coprire i costi, oltre ad alcune
spese aggiuntive già sostenute dalla Fondazione, legati agli stipendi dei lavoratori da settembre a
gennaio visto che, come denunciato da alcuni dipendenti, l’ultima mensilità ricevuta fa riferimento ad
agosto. È soltanto una questione di tempo, in ogni caso, per i lavoratori visto che, come confermato
dagli uffici regionali, il denaro recuperato nell’ex Finanziaria sarà realmente a disposizione, stando ai
meccanismi di contabilità vigenti, tra metà e fine febbraio. Tamponata questa prima emergenza, però,
dalla Regione sanno bene come la vera partita si giochi sul piano di una ristrutturazione ormai non più
prorogabile. A Trieste hanno limitato i dettagli, in questi mesi, e presentato la documentazione agli
istituti di credito per riuscire ad ottenere la liquidità necessaria non soltanto a mettere in sicurezza
l’ente, ma, come annunciato più volte, a puntare su una vera politica di rilancio. Il piano studiato dalla
Regione, almeno da quello che è dato sapere sino a questo momento, prevede essenzialmente un forte
contenimento dei costi vivi, senza però toccare l’occupazione. Quindi, in altre parole, un risparmio
delle spese calcolato in circa 300 mila euro per il primo anno, e a salire negli anni seguenti,
mantenendo il posto di lavoro a tutti i dipendenti. Un passaggio, quello dell’assistenza bancaria,
fondamentale per mettere a posto i conti della Fondazione e, quindi, disegnare le strategie in ottica
futura. Decidere, in altre parole, se mantenere il controllo totale su Villa Russiz – quindi cantina più
Casa famiglia – oppure mettere sul mercato quella sezione che si occupa della produzione vinicola.
Nelle scorse settimane si era parlato di un interessamento del patron di Eataly, Oscar Farinetti, per la
cantina. Uomo molto vicino al presidente del Consiglio Matteo Renzi, in Friuli Venezia Giulia ha già
completato l’acquisizione de Le Vigne di Zamò, iniziata nel 2010. È chiaro, però, che difficilmente
qualcuno, a partire dallo stesso Farinetti, vorrebbe acquistare un prodotto, leggasi Villa Russiz, con la
consapevolezza di dovervi iniettare almeno 5 milioni per ripianare i debiti e ricominciare da zero. Ma
nemmeno è possibile pensare come possa essere la Regione a continuare a iniettare direttamente
liquidità considerato anche il giudizio di più di qualche consigliere che parlando di Villa Russiz l’ha
definita «un pozzo senza fondo di denaro pubblico». Per questo è nato il piano di ristrutturazione:
fermare il crollo e il dissesto dell’ente dopo anni di buchi. E con le carte, ormai, tutte sul tavolo
toccherà adesso alle banche decidere se essere o meno della partita.
Case da sistemare, nuovi soldi (Gazzettino)
Elisabetta Batic Incentivare il recupero degli edifici abbandonati per destinarli a prima abitazione anche
in maniera convenzionata, con beneficio trasferito ai cittadini. È una delle operazioni più qualificanti
contenute nell'ultima legge di stabilità regionale. «La Regione - spiega Vittorino Boem del Pd sostiene il recupero di edifici dismessi, abbandonati o inagibili ovvero la tipologia principale nelle
frazioni e nei paesi del Friuli con un contributo del 50% e con un limite di 40mila euro per
appartamento per quanto riguarda il privato e di 30mila euro per le imprese». «C'era la preoccupazione
- aggiunge Boem - che le risorse venissero drenate nelle città mentre in realtà si sono sparse moltissimo
sulla provincia di Udine in particolare raggiungendo un effetto capillare» e da qui «gli interventi su
Comuni di piccole dimensioni e piccoli paesi dove il fenomeno è ancora più accentuato».
Complessivamente le domande sono state 1.600, la metà concentrate in provincia di Udine: «Questo
bando - conclude Boem - ha anche il pregio di favorire la sottoscrizione di convenzioni per la prima
casa». A colpi di emendamenti, Roberto Revelant (Ar) ha manifestato durante i lavori d'Aula tutto il
suo dissenso: «Gli esiti del bando relativo ai contributi per la riqualificazione del patrimonio edilizio
esistente hanno messo in luce tutti i limiti del regolamento di attuazione che la Giunta, su proposta
dell'assessore Santoro, ha approvato senza coinvolgere la commissione competente che non ha espresso
pareri o fornito contributi».
Revelant puntava a modificare la norma che ha introdotto il contributo: «A fronte di uno stanziamento
totale di 11,5 milioni la maggior parte delle risorse sono andate per finanziare solo 70 domande di
privati e 23 interventi di altrettante imprese che riceveranno contributi anche milionari per restaurare
edifici e costruire nuovi alloggi in edilizia convenzionata trasferendo il vantaggio della persona fisica
all'acquirente finale dell'alloggio». Un milione e 300mila euro risultano concentrati su una sola impresa
di Palmanova per 40 alloggi. «Pur concordando con la necessità che le famiglie meno abbienti abbiano
diritto di accesso ad immobili ad un prezzo agevolato - osserva Revelant - credo che questa norma non
sia la sede più opportuna per implementare le opportunità di social housing, tra l'altro appena proposto
dalla Giunta». «Con questo sistema - rincara - viene meno uno degli obiettivi indiretti della norma
contributiva sul riuso, ovvero quello di dare ossigeno al comparto edile. Finanziando significativamente
solo poche imprese a fronte di circa 1600 istanze complessive, molti altri interventi resteranno a bocca
asciutta». «Nemmeno gli sforzi che andavano nella direzione di finanziare le oltre 3mila domande per
la riqualificazione energetica dei fabbricati di civile abitazione è andata a buon fine», conclude il
consigliere gemonese.
CRONACHE LOCALI
Sintesi, tocca al Comune. Oggi gli operai dal sindaco (M. Veneto Pordenone)
di Guglielmo Zisa SPILIMBERGO Vertenza Sintesi, si muove il Comune. I lavoratori saranno ricevuti
oggi alle 18 dal sindaco di Spilimbergo Renzo Francesconi, nella sede municipale di palazzo di Sopra.
La Sintesi, storica azienda nel settore dell’arredamento di design, con sede nella zona industriale del
Cosa, ha annunciato la chiusura a marzo. Un appuntamento, l’incontro fra maestranze e primo cittadino
della città del mosaico, che giunge a una settimana esatta dall’atteso tavolo di confronto fra delegati dei
lavoratori, sindacati e rappresentanti della Ikf spa, la società di investimento che, dall’estate di tre anni
fa, è titolare di un contratto d’affitto del ramo d’azienda del Gruppo Sintesi e dalla conferma che
l’azienda, come peraltro già annunciato, a fine marzo cesserà la produzione. Da qui l’avvio della
procedura di mobilità per cessata attività per 20 dei lavoratori rimasti (11 impiegati e 9 operai). Una
soluzione, inacettabile per i lavoratori che, rappresentati dai sindacalisti Gianni Piccinin (Fim-Cisl) e
Bruno Bazzo (Fiom-Cgil), hanno già posto alla proprietà una serie di condizioni, senza il rispetto delle
quali, le parti sociali, non hanno alcuna intenzione di trattare. Sulla bilancia ci sono tutti gli arretrati
dovuti ai lavoratori, a cominciare dagli stipendi del mese di dicembre e dalle tredicesime, che la
proprietà parrebbe intenzionata a liquidare a rate, da qui a fine marzo, senza fare menzione però, come
richiesto, di garanzie chiare rispetto al pagamento dei trattamenti di fine rapporto e dei premi di
anzianità maturati, contravvenendo quindi a quelle che sono le richieste stesse dei creditori. Se i
pagamenti delle spettanze dovute sia ai lavoratori Sintesi sia ai 50 lavoratori ex Ame non dovessero
avvenire nei tempi più celeri possibili, i sindacati hanno già “minacciato” di non voler procedere a
sottoscrivere alcun accordo per la mobilità dei lavoratori ancora attivi e prossimi all’uscita. Se sul
fronte occupazionale, quella per la tutela dei posti di lavoro è una partita ormai persa, a complicare
ulteriormente le cose ci sono anche i risvolti legati all’impatto che la chiusura del sito produttivo,
potrebbe avere sull’ambiente. A cominciare da quello che, eufemisticamente, gli stessi lavoratori
chiamano il “cimitero delle sedie”. Si tratta di materiale che andrebbe smaltito e che, da mesi invece, è
stoccato lì dove non dovrebbe, ma che nulla è a confronto dell’“ecomostro” che, a detta degli stessi
lavoratori, potrebbe essere, se non adeguatamente smantellato, l’impianto di cromatura, situato
all’interno di uno dei capannoni, prossimi agli uffici amministrativi.
Le sentinelle in piedi “invadono” Udine: «Famiglia minacciata» (M. Veneto Udine)
di Michela Zanutto UDINE Al suono delle sveglie hanno opposto il silenzio. E così in meno di 12 ore,
piazza San Giacomo a Udine si è trasformata. A sostituire i palloncini viola, ieri, sono arrivati i libri. A
sostituire il popolo colorato delle unioni civili, sono arrivate le sentinelle in piedi. Una sessantina di
persone per un’ora ha manifestato per «denunciare pubblicamente una serie di minacce contro l’uomo
in corso nella nostra società, minacce dalle quali è sempre più difficile dissentire senza essere accusati
di oscurantismo o peggio di omofobia». Intanto la presidente Debora Serracchiani ritorna sul tema: «La
legge sulle unioni civili non è più rinviabile». Ieri le sentinelle in piedi hanno portato in piazza (la
medesima dello SvegliaItalia) la loro battaglia ideologica. Incuranti del freddo, incuranti del presidio di
polizia, carabinieri e vigili a ogni angolo, non hanno staccato lo sguardo dai libri neppure per sorridere
alle corse dei bambini che proprio accanto a loro stavano festeggiando il carnevale. Spalle alla chiesa,
la protesta silenziosa ha destato la curiosità di qualche passante. Chi scuoteva la testa e chi, invece,
chiedeva “dove posso sistemarmi?”. Alla cinquantina di persone che alle undici precise si è disposta a
formare un quadrato a distanza di un metro o poco l’una dall’altra, se ne aggiunta un’altra decina.
Qualcosa di più secondo gli organizzatori che hanno parlato di «una novantina o forse un centinaio» di
partecipanti. «La famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna è la società naturale
anteriore allo Stato, come sottolineato dalla nostra Costituzione, e a cui lo Stato concede diritti per il
suo carattere pubblico e fondamentale per il benessere di tutta la società civile – spiega Massimo
Variolo, fra gli organizzatori –. Chi si sposa assume responsabilità reciproche e verso la prole,
garantendo la continuità delle generazioni. Solo l’unione di un uomo e una donna è potenzialmente
generativa e capace di garantire con il matrimonio un’educazione stabile di cui i figli hanno bisogno.
Un’unione capace di crescere cittadini in grado di accogliere le differenze e di contribuire al bene
comune. Privare una persona della possibilità di essere educata secondo ciò che la natura ha stabilito, è
una violenza inaccettabile che impedisce una crescita sana, equilibrata e stabile della psiche umana».
Secondo le sentinelle in piedi il ddl Cirinnà è «un esperimento folle, al pari di quelli perpetrati dalle
peggiori ideologie, perché si sta sperimentando un abominio sui bambini innocenti, compromettendo
insieme al loro l’equilibrio di tutta la società – sono ancora le parole di Variolo –. Il tutto solo in nome
delle voglie e dei desideri di un gruppo sparuto di persone che pretende di essere voce di tutte le
persone che, a causa di una ferita dell’identità o nelle relazioni, per moda, scelta o per qualunque
circostanza sperimentano attrazioni per persone dello stesso sesso». Quello stesso “esperimento folle”,
secondo la presidente Serracchiani «non è più rinviabile». Anzi, dopo l’appello di Papa Francesco, «c’è
la volontà di sciogliere con chiarezza il nodo emerso nel ddl Cirinnà ovvero che la legge non equipara
unioni e matrimonio». Scorrendo il ddl, infatti, «ci sono riferimenti agli articoli del codice civile sul
matrimonio per specificare diritti e doveri dei contraenti l’unione in relazione al patrimonio comune e
ad altri dettagli – prosegue Serracchiani –. Ebbene questi articoli saranno riscritti spiegando
direttamente diritti e doveri di chi contrae l’unione. Le modifiche al testo attuale, che è già ottimo
essendo frutto di un lungo lavoro, avranno solo lo scopo di dettagliare meglio alcuni articoli, per venire
ulteriormente incontro ad alcune sensibilità. Queste modifiche aiuteranno a portare a casa un risultato
che attendiamo da troppo tempo». Sulla stepchild adoption «verrà messo nero su bianco che ci sarà un
passaggio determinante davanti al giudice».
Addio a Di Lucente, sindacalista di razza e presidente dello Ial (M. Veneto Udine)
di Davide Vicedomini GEMONA È stata una delle colonne portanti della Cisl, ha guidato la categoria
dei postali durante la difficile ristrutturazione dell’era Passera e infine si è assunto l’onere e l’onore di
assumere la carica di presidente dello Ial, l’ente di formazione più grande della regione. Elvio Di
Lucente è scomparso ieri mattina all’età di 62 anni nella sua casa a Gemona. Era malato da pochi mesi
ed era seguito dall’ospedale di Udine. «Una persona solare, aperta, sempre disponibile – così lo
definiscono gli amici – ma soprattutto un uomo vicino ai lavoratori, ai deboli, agli ultimi». Originario
di Sant’Angelo, piccolo comune nella regione delle Marche, era arrivato in Friuli per fare il militare. In
quell’occasione aveva conosciuto la terra che poi lo avrebbe adottato. Vinto il concorso alle Poste,
aveva deciso di tornare in Friuli, esattamente in Carnia diventando «in breve tempo più carnico dei
carnici – ricorda Roberto Muradore, segretario provinciale della Cisl – e più friulano dei friulani. Non
solo per l’utilizzo della lingua a cui si era subito adeguato, ma anche per lo spirito di grande
professionalità e di vicinanza nei confronti della gente». «Quello che colpiva di lui – continua
Muradore – era lo spirito di servizio che lo accompagnava anche quando aveva ricoperto il ruolo di
direttore di alcune filiali di posta. Risolveva i problemi degli anziani. Aveva una particolare attenzione
per i più deboli e gli ultimi. E questo lo rendeva una persona speciale, unica». Nella seconda metà degli
anni ’90 aveva deciso di sposare la causa del sindacato diventando segretario regionale della categoria
dei postali. Con il suo impegno, la sua dedizione, caparbietà e determinazione nel lavoro aveva vissuto
in prima persona e gestito la difficile sfida per il risanamento della vecchia Azienda delle Poste.
«Un’esperienza difficile ma entusiasmante» – amava ricordare, durante la quale i postali della Cisl
diventarono un autentico sindacato industriale, lasciandosi alle spalle tutti i retaggi culturali del grande
ma superato vecchio sindacato della pubblica amministrazione. Nel 2009 il grande salto nella segreteria
confederale della Cisl regionale e infine nel 2012 l’elezione a presidente dello Ial, «ente – ricorda
ancora Muradore – che ha gestito in maniera precisa e rigorosa organizzando al meglio risparmi ed
efficientamento». «Perdiamo una delle colonne portanti del sindacato – questo è il commento di Franco
Colautti, segretario della Cisl Alto Friuli –. La sua scomparsa ci lascia sotto choc. Si è fatto carico della
partita dello Ial con grande coraggio». «Era uno che aveva il sindacato nel cuore – aggiunge Rosa
Mazzolo, segretaria provinciale dei postali –. Un combattivo». I funerali si celebreranno domani alle 15
nella chiesa di Ospedaletto di Gemona. Di Lucente lascia la moglie Marisa e i figli Suman e Sunita.
“Siamo addolorati” – è il commento finale del segretario generale della Cisl Giovanni Fania – Il nostro
pensiero ora va alla moglie e alle figlie di Elvio, che trovino la forza ed il coraggio di superare questo
difficilissimo momento”.
Anti-bullismo, genitori a lezione (M. Veneto Udine)
di Piero Tallandini Prime “lezioni” antibullismo per alunni, insegnanti e genitori della scuola media
pordenonese frequentata dalla dodicenne che lunedì scorso ha tentato di suicidarsi proprio perché
vittima di presunti casi di bullismo in ambito scolastico. Si tratta dell’avvio di quelle attività di
supporto disposte dal ministero dell’Istruzione per la scuola pordenonese al centro del caso. A svolgerli
i funzionari dell’ufficio scolastico regionale delegati dal ministero. Le prime attività sono scattate già
nel corso della giornata di venerdì e proseguiranno nel corso della settimana appena iniziata. Venerdì,
in mattinata, sono stati svolti incontri informativi con gli alunni. Nel pomeriggio, l’attività è proseguita
a beneficio di insegnanti e genitori. É stata coinvolta anche la Polizia postale che ha approfondito il
tema del cyber-bullismo e offerto spiegazioni utili, ad esempio sull’impiego di sistemi di protezione
come il parental control, un software di “filtraggio” che limita l’utilizzo di internet rendendo accessibili
solo i siti adatti ai minori, evitando così che i giovanissimi utenti possano entrare in contatto con
malintenzionati. Inoltre, sono stati dispensati consigli sulle modalità per vigilare sul comportamento dei
propri figli e prevenire atteggiamenti sbagliati o, addirittura, forme di bullismo. Le attività
proseguiranno come detto anche questa settimana, sempre sotto l’egida dell’ufficio scolastico e del
ministero dell’Istruzione: saranno impegnati anche volontari del Telefono Azzurro. Sotto il profilo
dell’istruttoria amministrativa avviata su incarico del dicastero, nel corso di questa settimana sarà
esaminata dal ministero dell’Istruzione la relazione dei funzionari inviata dall’ufficio scolastico
regionale. Si tratta di un relazione interna, anche se non secretata formalmente. La scorsa settimana i
funzionari hanno acquisito dalla preside elementi conoscitivi in modo da riferire poi al ministero.
Intanto, domani cominceranno le prime audizioni in forma protetta dei compagni di scuola della
dodicenne nell’ambito delle indagini. La Procura dei minorenni di Trieste ha aperto due inchieste
(civile e penale). Nei giorni scorsi ci sono state già audizioni dei testimoni maggiorenni da parte degli
inquirenti. Anche la Procura della Repubblica di Pordenone ha avviato accertamenti per verificare
eventuali ipotesi di reato (a cominciare dall’omesso controllo) a carico di maggiorenni. Infine, nel
corso della settimana il legale che tutela la famiglia della ragazzina, l’avvocato pordenonese Graziella
Cantiello, costituirà un gruppo di lavoro comprendete anche esperti, a livello nazionale, di fenomeni
come bullismo e cyber-bullismo. «Vorremmo che questo gruppo di lavoro diventasse una task-force a
disposizione anche degli altri alunni e al servizio delle scuole pordenonesi – ha spiegato l’avvocato
Cantiello –. Pensiamo che potrebbe rappresentare un aiuto importante sia dal punto di vista del
sostegno che della prevenzione».
La Corte dei conti bacchetta il Comune (Piccolo Trieste)
di Giovanni Tomasin La Corte dei Conti bacchetta il Comune di Trieste per il modo in cui vengono
affidate le consulenze. Lo fa in occasione di un controllo relativo al regolamento sugli incarichi di
collaborazione, studio, ricerca e consulenza per il 2013 e il primo semestre del 2014. I dubbi insistono
perlopiù sulle urgenze proclamate per affidare gli incarichi, sui metodi utilizzati per determinare
l’entità dei compensi, sul possibile sottoutilizzo delle risorse interne, sulle consulenze reiterate alle
stesse persone. Il documento ammonisce il Comune, invitandolo a introdurre regole più stringenti. I
casi nel centro del mirino sono sette. In origine erano nove ma su due la Corte ha ritenuto soddisfacenti
i chiarimenti forniti dagli uffici. Restano i dubbi riguardanti gli altri. Osserviamoli secondo ordine. Il
primo incarico sotto la lente è stato affidato dall’area Cultura e sport, in particolare dal servizio
museale, e ha per oggetto «l’allestimento e la progettazione grafico-didascalica di due esposizioni,
nonché la progettazione dei materiali di promozione». Le possibili criticità sottolineate dalla Corte
sono: «Nessun riferimento ad una previa verifica di assenza di professionalità interne all’ente; nessun
riferimento alla congruità della spesa (5mila 100 euro); ripetuto affidamento di incarichi ad una sola
persona». Risultano infatti altre due delibere simili per complessivi 6mila 440 euro allo stesso
incaricato. La seconda consulenza riguarda sempre i musei, e ha per oggetto «incarichi occasionali di
ricerca e redazione schede tecniche e scientifiche di materiali e di progettazione e cura di
un’esposizione dedicata al disegno satirico». Le criticità sono: «Ricorso non giustificato
all’affidamento fiduciario; nessun riferimento alla congruità della spesa (28mila euro circa)». Il terzo
documento riguarda ancora una volta i musei. Si tratta di un «incarico occasionale finalizzato
all’allestimento del civico museo di guerra per la pace Diego de Henriquez». Le criticità si ripetono: la
Corte punta l’indice sull’affidamento fiduciario ingiustificato, sulla mancanza di riferimento alla
congruità della spesa (15mila 358 euro), sull’«affermata occasionalità dell’incarico, di durata in
apparenza trimestrale». Il quarto intoppo riguarda invece l’avvocatura comunale, è un incarico di
rappresentanza e difesa del Comune, protratto nel tempo. Le possibili criticità sono: «Riferimento
generico ad impossibilità di utilizzare le risorse interne disponibili, benché il Comune abbia un ufficio
legale; nessun riferimento alla congruità della spesa; estensione o proroga dell’affidamento diretto». Il
quinto caso tocca i musei scientifici e ha per oggetto uno studio sulla possibile valorizzazione della
collezione del Lloyd triestino. Le criticità sono il ricorso «non giustificato» all’affidamento fiduciario,
la consueta assenza di riferimenti alla congruità della spesa (30mila euro complessivi) e «l’urgenza
dichiarata in assenza di riscontri specifici». Gli ultimi due incarichi sono stati affidati dalla
pianificazione urbana (riguardano un parere legale sugli incentivi alla riqualificazione energetica e la
redazione dello studio geologico del Prg). Le criticità sono per entrambi la possibilità di ricorrere a
risorse interne, nel caso del parere legale la congruità della spesa (8mila 881 euro), nel caso dello
studio geologico il «surrettizio ricorso a procedure previste per l’appalto di servizi». Sulla base di
questi esempi la Corte dei conti trae delle conclusioni generali a cui il Comune risponde (si veda
l’articolo a parte). Ma l’amministrazione si concentra anche sui singoli casi. Sul fronte dei musei, il
sindaco Roberto Cosolini ricorda che «gli incarichi operativi fanno parte della sfera autonoma della
dirigenza, e non entrano in alcun percorso decisionale degli organi politici». Al loro riguardo il sindaco
rimanda quindi alle considerazioni generali. Passiamo all’avvocatura: «L’ufficio è composto da tre
avvocati dipendenti dell’ente sottoposti a un numero enorme di procedimenti nei campi più svariati. Si
confrontano sempre con specialisti. Ecco perché si è fatto ricorso all’avvocato Oreste Danese (deceduto
l’estate scorsa), la cui collaborazione era riconosciuta da tutti come indispensabile e preziosa».
L’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani interviene sul piano regolatore: «Il nostro Prg è uno dei
pochi a livello nazionale a esser fatto quasi esclusivamente con risorse interne. Il parere legale
l’abbiamo richiesto perché si trattava di un tema complesso e la nostra avvocatura non aveva modo di
trattarlo. La relazione geologica è stata affidata in massima trasparenza: ricordo che la variante 118 di
Dipiazza era incappata nel ricorso dell’ordine dei geologi proprio perché era stata realizzata
internamente».
Cosolini: «La giunta non decide gli incarichi»
«Chiederò ai dirigenti di leggere attentamente le indicazioni della Corte dei conti», commenta il
sindaco Roberto Cosolini. I giudici hanno portato alla luce diversi casi in cui le regole sono state
rispettate poco o in parte. Scrive la Corte a conclusione della nota inviata al Comune: «La verifica
dell’attuazione del regolamento comunale per il conferimento degli incarichi esterni ha fatto emergere
situazioni nelle quali esso non è stato correttamente interpretato». Il controllo ha rinnovato le criticità
emerse già nella verifica precedente, che denotano «la mancanza o l’inefficienza dei provvedimenti di
autocorrezione». I giudici tirano così le fila: «Tenuto conto del permanere di gravi criticità, appare
necessario che vengano adottate conseguenti misure correttive tali da rendere più stringenti le
previsioni del regolamento, e soprattutto le eventuali deroghe». Particolarmente inopportuna la
frequenza del ricorso all’urgenza: «Oltre alla oggettiva inesistenza» nella gran parte dei casi presentati
«di reali situazioni di urgenza o emergenza, va rilevato in ogni caso che le procedure seguite denotano
una sostanziale mancanza di programmazione degli interventi» tale da consentire un corretto
svolgimento delle procedure. L’indicazione vale «prioritariamente» per gli affidamenti diretti: «Del
pari andrebbero fissate regole più rigorose per evitare le ulteriori situazioni di maggiore criticità - si
legge - con particolare riferimento alla verifica della mancanza di professionalità interne e alla
espressione dei criteri di valutazione della congruità della spesa». Risponde il sindaco: «Ritengo che i
dirigenti del Comune affidino gli incarichi ricorrendo a professionalità che nell’ente non sono presenti.
È facile immaginare che si tratta di responsabilità di tipo artistico e culturale che è più difficile reperire
all’interno delle risorse comunali». Il primo cittadino ricorda poi che l’affidamento degli incarichi non
entra «in alcun modo» nell’operato della giunta, e aggiunge: «Mi pare che la Corte critichi il metodo
più che il merito. E a questo riguardo chiede migliori motivazioni nell’affidamento degli incarichi e
provvedimenti più puntuali. Trattandosi di determine dirigenziali, inviterò tutti i dirigenti dell’ente a
leggere con attenzione i suggerimenti che ci vengono dai giudici per avere un sistema di consulenze
ancora più preciso e trasparente». (g.tom.)