La rassegna di oggi

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 29 gennaio 2016
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
«Niente mega-strutture per i profughi a Nordest» (Piccolo)
Il nodo delle adozioni divide i senatori del Fvg (M. Veneto)
Statuto, la Cgil chiama i lavoratori (M. Veneto, 2 articoli)
Confindustria: Nordest unito ma non esprimerà candidati (M. Veneto)
La Cgil rilancia l’allarme sul futuro del Burlo (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Dipendenti in fuga dai Comuni. Sindaco scrive a tutti i colleghi (M. Veneto Udine)
Punto nascita, il Pd “avvisa” la Regione (M. Veneto Udine)
Ideal Standard, stabilimento chiuso (M. Veneto Pordenone)
Porcia, nuove speranze per le lavatrici (Gazzettino Pordenone)
Poste, il disagio infinito. Portalettere agli sportelli (M. Veneto Pordenone, 2 articoli)
Addetti alle pulizie da mesi senza stipendio (Gazzettino Pordenone)
«I disagi non si risolvono con le ispezioni» (M. Veneto Pordenone)
Il treno Sacile-Gemona piace solo a costo zero (Gazzettino Pordenone)
Autorizzazione con paletti alla Ferriera (Piccolo Trieste)
Tribunale, la Procura boccia Sansone (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Il fatturato della Biolab cresce del 30%. Lavoro per 70 persone (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
In arrivo lo studio dell’Arpa sui tumori (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE
«Niente mega-strutture per i profughi a Nordest» (Piccolo)
di Marco Ballico TRIESTE L’accoglienza in Fvg? Abbiamo già dato. Gli hotspot? Quelli piccoli sono
già previsti. Il ruolo dell’Europa? Serve una politica comunitaria in tema di migrazione. E il governo a
traino Pd chiederà l’asilo europeo. Debora Serracchiani, sollecitata a Rai news 24, riassume le puntate
precedenti e anticipa le prossime mosse sui profughi. Con una premessa senza dubbio alcuno: «In Friuli
Venezia Giulia non siamo all’invasione». La questione migranti è sempre caldissima e la presidente del
Fvg non si sottrae alle domande. «Da Trieste, evidentemente, guardiamo molto da vicino la rotta
balcanica, e non da oggi – spiega –. L’abbiamo segnalata da subito, quando l’attenzione era focalizzata
soprattutto sugli arrivi via mare. Ma quella balcanica è una rotta storicamente aperta e le novità degli
ultimi giorni, dai maggiori controlli alle chiusure unilaterali, pongono anche a noi la necessità di fare
riflessioni. Ma, sia chiaro, non siamo oggetto di invasione - assicura la presidente -. Il monitoraggio
costante d’intesa con il governo, anche con l’ausilio delle pattuglie miste, sui confini con l’Austria e
con la Slovenia ci ha portato da un lato a un’attenta valutazione di tutti gli ingressi, dall’altro ad
attivare il modello di ospitalità diffusa che nel nostro territorio ha funzionato». Puntualizzazione,
quest’ultima, che serve a ribadire che in termini appunto di accoglienza il Fvg «ha già dato posto che,
oltre alla disponibilità dei singoli Comuni, qui c’era un Cie e c’è ancora un Cara, che ospita centinaia di
persone». E dunque non si sarà un grande hotspot, non in regione, ma probabilmente nemmeno nel
resto del Nord Est: «Se si vuole realizzare una megastruttura chiamata a registrare tutte le presenze,
sarà difficile farlo in quest’area. Se si parla invece di piccoli hotspot, con posti di polizia e vigilanza
sanitaria, siamo già in gradi di garantirlo. Uno è già in funzione in una caserma a Udine, un altro aprirà
tra un paio di mesi in una caserma a Pordenone». Dopo di che c’è la partita in Ue. «Nel prossimo
Consiglio europeo straordinario – annuncia Serracchiani – l'Italia proporrà l'asilo europeo e di investire
lì dove partono gli immigrati. Molti vengono per migliorare le proprie condizioni di vita, le persone
vanno aiutate nei loro Paesi». Insomma, è arrivato il momento di sollecitare l’Europa «perché occorre
una politica comunitaria in tema di migrazione: non è possibile avere un Paese con il filo spinato e uno
no, uno dove vige il reato di clandestinità e uno no». Un’Europa, prosegue la presidente della Regione,
che «si è occupata della migrazione solo quando sono arrivate persone in gran numero in Germania,
Austria e Nord Europa», mentre prima Italia, Grecia e Malta «sono stati lasciati soli». Sempre a Rai
news 24 la governatrice interviene anche sull’incontro Renzi-Merkel previsto proprio oggi. «Andiamo
a chiedere rispetto, si tratta di battere i pugni sul tavolo. Certo, abbiamo un problema col debito
pubblico, ma non siamo messi male con il risparmio privato. Il nostro patrimonio culturale, storico,
architettonico, turistico è da primato in Europa. Né si può fare a meno della nostra posizione logistica».
E ancora: «Abbiamo fatto riforme anche estremamente impegnative, e senza soluzioni brutali come è
stato fatto per esempio in Spagna. E stiamo pure cercando di sistemare il settore bancario, mentre la
Germania lo ha fatto prima del varo della legge impegnando 247 miliardi di fondi pubblici». E dunque,
«l’Europa si ritrova solo se decide di fare l’Europa. Non può bastare una telefonata tra Merkel e
Hollande o qualche incontro fra pochi, ma bisogna ritrovare uno spirito comunitario, come accaduto
con l'Iran». Infine, la legge Cirinnà e il dibattito acceso sulle unioni civili. «Se facciamo un passo
indietro sulla stepchild adoption – chiarisce Serracchiani –, la politica fa un passo indietro rispetto alla
magistratura». Il Family Day? «La piazza va rispettata. Ma, parlando a nome del Pd, va ricordato che il
partito ha fatto una scelta chiara, i nostri gruppi si sono pronunciati più volte e la legge non è più
rinviabile. Tenteremo ogni mediazione, ma abbiamo dato un indirizzo preciso».
Il nodo delle adozioni divide i senatori del Fvg (M. Veneto)
di Mattia Pertoldi INVIATO A ROMA Limature, trattative, compromessi. È sempre il tema della
stepchild adoption – la possibilità di adottare il figlio del partner – il più complesso da dirimere per il
Partito democratico, e più in generale per la maggioranza che sostiene il Governo Renzi, nell’iter
legislativo sulle unioni civili. Ieri, intanto, al Senato è stata una giornata interlocutoria con il semplice
incardinamento del testo e la presentazione di sospensive e pregiudiziali di costituzionalità. Grazie a un
accordo tra Partito democratico, Forza Italia e Lega, infatti, la maggioranza ha concesso di posticipare
il voto sulle eccezioni a martedì ottenendo, in cambio, il ritiro di 4 mila e 500 degli oltre 5 mila
emendamenti presentati dalle opposizioni. «Un patto tra gentiluomini», lo ha definito il capogruppo del
Carroccio Gian Marco Centinaio, o una scelta, stando invece al numero due democratico a palazzo
Madama Alessandro Maran, voluta dalla Lega «per presentarsi al Family Day con l’arma
dell’anticostituzionalità ancora carica» e accettata dal Pd «per velocizzare l’approvazione della legge
con il ritiro del 90 per cento degli emendamenti». Movimenti di palazzo a parte, però, sulle
pregiudiziali il Pd pare compatto, come emerso dall’Assemblea dei senatori di martedì scorso, a
differenza, invece, di altre parti dell’articolato, soprattutto quelle che riguardano la stepchild adoption,
come sa bene lo stesso Maran che difende il Ddl Cirinnà (la senatrice dem prima firmataria),
nonostante sia conscio che probabilmente, su questo punto, qualcosa dovrà cambiare. «Rispetto alla
situazione internazionale – ha detto il vicecapogruppo - il testo è già una soluzione di compromesso e si
colloca in un punto piuttosto moderato rispetto alle leggi degli altri Paesi. La stessa stepchild adoption
è un altro compromesso rispetto all’accesso pieno all’adozione. Si vuole ribadire il divieto alla
maternità surrogata? Si vogliono mettere dei paletti? D’accordo. Ci stiamo lavorando. Ma l’adozione
del figlio del partner da parte dell’altro è una norma di buon senso che mira a garantire a bambini che
vivono nella coppia la continuità affettiva. L’argomento che sarebbe un incoraggiamento alla maternità
surrogata è pretestuoso». Maran non si ferma qui, e va oltre. «Oltretutto se si vuole davvero scoraggiare
la maternità surrogata – ha concluso - allora dobbiamo prevedere la possibilità della piena adozione
anche per la coppie omosessuali. Se invece si dice che il bambino deve avere una mamma e un papà,
allora la questione è un’altra. In quel caso non è in discussione la maternità surrogata ma la
genitorialità. E quel che si rifiuta, con troppo pregiudizio. è la possibilità che le coppie omosessuali
possano essere genitori efficaci». Maran, dunque, attacca, ma gli emendamenti sono sempre sul tavolo
e andranno affrontati. Ci sono quelli della senatrice goriziana Laura Fasiolo, assieme agli ordini del
giorno in materia di gestione scolastica e di ruolo nei consultori familiari dei figli delle nuove coppie,
che puntano a rafforzare i controlli prima del via libera adozione, ma alcuni anche più coercitivi. Come
la proposta di modifica al testo siglata da senatore veneto Gianpiero Dalla Zuanna che fissa pene
detentive sino a 12 anni per chi organizza pratiche di maternità surrogata, vietata in Italia, all’estero sia
per coppie eterosessuali che omosessuali. E se pare difficile che un testo del genere possa essere
accettato dall’Aula – soprattutto perché dovrebbe passare il vaglio dell’Unione europea – è chiaro che
iniziative di questo tipo portano con sé la necessità di trovare una mediazione fra le diverse anime del
Pd. «Ci stiamo lavorando – ha spiegato il senatore triestino Francesco Russo -, ma onestamente credo
che gli unici emendamenti ammissibili per non stravolgere la legge siano pochi». Quali? In particolare
quello presentato da Vannino Chiti e quello del duo Andrea Marcucci-Giorgio Pagliari. Nel dettaglio
prevedono la verifica di un periodo congruo della coppia, a dimostrazione della stabilità dell’unione,
uno di preadozione e una pronuncia del giudice che certifichi la bontà dell’operazione. Resta sempre in
piedi, però il punto di domanda legato a come, nel caso, sanzionare chi procede a pratiche di utero in
affitto fuori dai confini nazionali senza incappare nella scure di Bruxelles. «Giuridicamente è
un’operazione complessa – spiega ancora Russo – ma ci stiamo muovendo nella direzione per cui, in
casi come questi, vengono salvaguardati i diritti del padre naturale del bambino, ma non quelli del
partner. In più, ma non è ancora certo, potrebbe esserci spazio per qualche dichiarazione più precisa
che specifichi come, in nessun caso, il figlio possa essere frutto di pratiche considerate illegali
dall’ordinamento italiano». Si gioca sul filo delle modifiche, dunque, anche se per il senatore Carlo
Pegorer «questa legge va approvata, il prima possibile» e va votata «senza modifiche sostanziali
all’impianto originario» con la minoranza “dem” che, in questo senso, assicura di voler fare appieno la
propria parte. «Il provvedimento deve avere una maggioranza – ha proseguito Pegorer -, ma credo che
lo spazio di manovra per portare a casa una buona norma, richiesta da migliaia di persone, ci sia». Da
martedì, dunque, si torna a tessere le fila per arrivare all’auspicata quadratura del cerchio. Al netto delle
incognite legate al ricorso al voto segreto e, soprattutto, alla libertà di coscienza da lasciare ai senatori
su alcune parti dell’articolato. I temi “a scelta libera” li deciderà martedì mattina l’assemblea del Partito
democratico, a partire dalle stepchild adoption che dovrebbe rientrare tra gli articoli della legge in cui
non ci sarà alcun ordine di partito.
Statuto, la Cgil chiama i lavoratori (M. Veneto)
UDINE Rilanciare il ruolo della contrattazione ed estendere il perimetro dei diritti, nella
consapevolezza che c’è una larga fetta del mondo del lavoro fortemente sottotutelata. Questi gli
obiettivi della Carta universale dei diritti dei lavoratori e dei lavoratrici, la proposta di legge di
iniziativa popolare sulla quale la Cgil si appresta anche in regione a promuovere una straordinaria
iniziativa di consultazione dei lavoratori. Due gli obiettivi: da un lato raccogliere le firme necessarie
per avviare l’iter della legge, che sarà di rango costituzionale e punta a riscrivere lo Statuto dei
lavoratori, dall’altro sostenere la campagna per i referendum abrogativi del jobs act. In Fvg la
campagna comincia ufficialmente oggi, con l’arrivo in regione del “Bus dei diritti”, il pullman che la
Cgil nazionale sta facendo girare in tutta Italia e chefarà tappa alla Luvata di Pocenia. Nelle prossime
settimane, quindi, sarà reso noto il calendario delle assembleee, che interesseranno centinaia di
fabbriche, aziende, uffici pubblici e privati, oltre alle sedi territoriali del sindacatio dei pensionati.
«Uno sforzo straordinario – spiega il segretario della Cgil Fvg Franco Belci – come è richiesto del resto
dall’obiettivo ambizioso che ci prefiggiamo: un nuovo Statuto dei lavoratori, per invertire quella rotta
verso la precarizzazione del lavoro e dei diritti che ha avuto nell’approvazione del jobs act il suo
passaggio cruciale».
Metalmeccanici: Landini (Fiom) giovedì a Tolmezzo
Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, arriva in Friuli per discutere il rinnovo del
contratto dei metalmeccanici. Al centro del dibattito c’è anche l’avvio della campagna Cgil sulla Carta
dei diritti universali del lavoro. L’attivo dei delegati Fiom-Cgil della provincia di Udine si tiene giovedì
a Tolmezzo in programma alle 9.30 nella sede della comunità montana. Ai lavori, come detto,
parteciperà anche il segretario generale dei metalmeccanici Cgil Maurizio Landini, che terrà
l’intervento conclusivo, a fine mattinata. La Carta dei diritti universali della Cgil è un testo che vuole
parificare verso l’alto e non verso il basso i diritti dei lavoratori e al quale hanno collaborato i più
insigni giuslavoristi italiani.
Confindustria: Nordest unito ma non esprimerà candidati (M. Veneto)
di Maurizio Cescon UDINE E’ partita ufficialmente ieri, con l’elezione dei tre “saggi” di
Confindustria, la corsa alla successione del presidente Giorgio Squinzi. E il Nordest, in particolare il
Friuli Venezia Giulia, al primo banco di prova dimostra compattezza e unità d’intenti. Tra Trento e
Trieste, passando per Padova, Treviso, Pordenone e Udine, si punta a giocare un ruolo di “king
makers” nell’elezione del numero uno di viale dell’Astronomia, facendo pesare il pacchetto del 17% di
voti. Ma per raggiungere lo scopo serve unità. Soprattutto perchè, a meno di sorprese dell’ultima ora,
non ci sarà un candidato espressione del territorio del Nordest. E quindi i suffragi dovranno
necessariamente essere convogliati su un imprenditore “di fuori”, ma che dovrebbe possedere alcune
caratteristiche rilevanti: essere esponente della piccola e media industria “familiare”, mantenere buoni
rapporti con il Governo, avere l’ambizione di sviluppare e modernizzare l’associazione. «A Roma, con
il sorteggio della commissione di designazione, si è messa in moto la macchina organizzativa che
porterà a maggio all’elezione del nuovo presidente nazionale di Confindustria - ha detto a margine
dell’incontro il presidente di Udine Matteo Tonon -. Un momento importante per l’associazione tutta,
che ha visto la sala Pininfarina di viale dell’Astronomia gremita, con i membri del Consiglio generale
presenti. Se è ancora troppo presto per esprimere delle valutazioni sui primi nomi annunciati per il
dopo Squinzi, posso confermare quanto dichiarato dopo l’incontro di Mogliano Veneto tenutosi lo
scorso 14 gennaio con le territoriali del Nordest. Con il Veneto e il Trentino Alto Adige, entriamo nel
vivo non solo del momento elettorale, ma anche di una riflessione per il prossimo futuro. Stiamo
procedendo a una valutazione di metodo per esprimere con una voce univoca e compatta il candidato
che peserà per il 17% nel voto». Prove di alleanze, dopo anni di freddezza, tra Udine e Pordenone. Lo
conferma il numero uno di Unindustria Michelangelo Agrusti. «Tra noi e Udine - ha spiegato - aumenta
il livello d’intesa complessivo, tutta la regione rema da una sola parte. Il Friuli Venezia Giulia è unito
come forse non mai. Ritengo che la coesione sia solida anche a livello di Nordest, poi vedremo se
questa unità tiene quando ci sarà da scegliere il nome. Entro fine febbraio, comunque, i giochi saranno
fatti, quindi i tempi sono abbastanza brevi. Per ora, già in campo, c’è solo la candidatura del presidente
di Bologna Alberto Vacchi, che per noi è un nome eccellente. Poi vedremo il confronto con gli altri». I
tre saggi, designati per sorteggi, sono Adolfo Guzzini dell’omonimo gruppo di Recanati, il piemontese
Giorgio Marsiaj e il campano Luca Moschini: dovranno raccogliere proposte, indicazioni e priorità nel
sistema associativo e al termine del giro di consultazioni comunicheranno un numero ristretto di
candidati (oppure il nome del candidato unico) attorno ai quali è stato riscontrato un «ampio consenso»,
con l’obbligo di presentare gli aspiranti che hanno riportato più del 20% dei suffragi rispetto ai voti
rappresentanti dai delegati dell’assemblea. Il Consiglio generale di Confindustria si è soffermato ad
analizzare pure la situazione economica, giudicata «complessa» a causa della crisi delle banche, dei
Paesi Brics in difficoltà e del prezzo del petrolio troppo basso, che non aiuta le esportazioni del
manifatturiero.
La Cgil rilancia l’allarme sul futuro del Burlo (Piccolo)
TRIESTE Burlo a rischio smantellamento. A pochi giorni dalla Commissione comunale in cui a Trieste
il direttore generale Gianluigi Scannapieco aveva fornito ampie rassicurazioni in merito al caso del
trasferimento del Laboratorio analisi e sul futuro stesso dell’Irccs, è la Cgil ad agitare il campanello
d’allarme. «La costruzione del nuovo istituto deve ancora iniziare, ma già pezzi di servizi sanitari e
amministrativi si trasferiscono materialmente a Cattinara e all’Azienda ospedaliera», rimarcano in una
nota congiunta Rossana Giacaz (Funzione pubblica Trieste) e Pierpaolo Brovedani (Fp medici e
dirigenti sanitari). I due sindacalisti sono convinti di trovarsi davanti a una «politica dello spezzatino» e
temono la perdita di funzioni per l’ospedale con il pericolo di «depotenziarlo, privandolo
progressivamente dei requisiti necessari per mantenere lo status di Irccs». L’invito, alle direzioni
dell’istituto e al Consiglio di indirizzo, è di mantenere «la massima vigilanza». La Cgil non si dice
contraria ai principi di razionalizzazione e risparmio della spesa, ma non è disposta a cedere terreno sui
servizi che il Burlo dovrà comunque mantenere, soprattutto per far fronte alle urgenze. «Su questo tema
non sono concessi errori o ritardi, pena la vanificazione di tutto il lavoro di eccellenza svolto finora»,
puntualizzano Brovedani e Giacaz. «Tuttora non è chiaro - avvertono - come si pensi di ovviare a
questo problema, ma alcune questioni vanno poste preventivamente». Il sindacato le mette in fila:
innanzitutto i tempi di risposta degli esami, che attualmente per i reparti di Rianimazione, Terapia
Intensiva Neonatale, Sala Parto, Ostetricia-Ginecologia, Pronto Soccorso Pediatrico ed EmatoOncologia viaggiano su una media di 20-30 minuti tra esecuzione ed esito. «È stato detto che a
Cattinara si arriva in 7 minuti - obietta la Cgil - ma se l’esame viene inviato di giorno non si può
pensare che i 200 esami degli adulti si fermino per dare spazio a quelli pediatrici». Inoltre, si fa notare
nel comunicato, se la richiesta avviene di notte o in una giornata festiva «non sono chiare le modalità di
invio». Non è nemmeno chiaro il sistema di trasporto che verrà impiegato. A ciò si aggiunge anche la
necessità di preservare al Burlo la possibilità di emocromi «con formula attendibile a qualsiasi ora del
giorno e della notte, con una conta piastrinica affidabile in urgenza», che i macchinari di reparto (i
Poct), non consentirebbero. (g.s.)
CRONACHE LOCALI
Dipendenti in fuga dai Comuni. Sindaco scrive a tutti i colleghi (M. Veneto Udine)
di Monica Del Mondo TRIVIGNANO UDINESE Si è messo davanti al computer e ha buttato giù una
lettera, esasperato per la situazione, ma anche desideroso di fare squadra con gli altri sindaci e portare il
problema all’attenzione del consiglio regionale. Il primo cittadino di Trivignano Udinese, Roberto
Fedele, ha inviato 215 mail ai colleghi del Friuli Venezia Giulia. «Quello che ti manifesto in queste
poche righe – ha esordito – è un grido di disperazione rispetto alla drammatica situazione del personale
dei nostri Comuni che, in quest’ultimo periodo e in particolare modo nelle realtà medio piccole, sta
letteralmente migrando altrove, utilizzando l’istituto della mobilità…». Fedele (che nel suo ente locale
ha visto sei dipendenti andarsene ed è riuscito a sostituirne uno solo) spiega che nel giugno 2014 la
Regione ha attuato una modifica normativa (per Fedele «scellerata») in base alla quale l’ente di
appartenenza, il Comune, non può negare, neppure temporaneamente, la richiesta di mobilità. «Ma
questo – aggiunge Fedele – è anche contrario all’articolo 97 della Costituzione, secondo il quale i
pubblici uffici devono essere organizzati, in modo che siano assicurati il buon andamento e
l’imparzialità dell’amministrazione. Ma com’è possibile farlo quando ci si ritrova senza dipendenti? Il
tutto in un contesto di riorganizzazione degli enti locali (le Uti) che spinge i dipendenti a trasferirsi
verso comuni più popolosi». Da qui l’idea di scrivere ai colleghi per conoscere la loro situazione, se
hanno perso dipendenti e quanti. L’obiettivo è di far poi conoscere queste difficoltà al consiglio
regionale. Fedele riferisce di aver già ottenuto diverse risposte e tutte condividono la preoccupazione
per il futuro dei Comuni. Racconta Manfredi Michelutto, vicesindaco di Ronchis: «Noi abbiamo, ad
esempio, un lavoratore interinale all’anagrafe e solo fino a maggio… Ma non siamo gli unici. Marano,
Muzzana, Palazzolo, Pocenia si trovano in situazioni simili, chi in un settore chi in un altro. I
dipendenti chiedono di andare verso comuni più grandi, ma la mobilità decisa da una parte sola non è
giusta». «Mi ritrovo il personale ridotto all’osso – spiega Cristina D’Angelo di Rive d’Arcano – e,
quando uno va in malattia o in ferie, si rischia di interrompere il servizio. La situazione del personale
nei Comuni è pesante. Noi abbiamo approvato lo statuto dell’Uti, ma questa fase di stasi non fa bene a
nessuno». Geremia Gomboso, sindaco di Lestizza, condivide l’iniziativa di Fedele: «La situazione del
personale è, a dir poco, imbarazzante. Nel mio comune dovrei avere 19 persone in pianta organica e ne
ho 13. Due bandi sono andati deserti e io sono costretto a fare il titolare di posizione organizzativa».
Ora il sindaco di Trivignano attenderà ancora qualche giorno per raccogliere altre risposte, poi fisserà
un incontro. «Vedremo di raccogliere in un documento le nostre difficoltà e di rappresentarle al
consiglio regionale» conclude.
Punto nascita, il Pd “avvisa” la Regione (M. Veneto Udine)
LATISANA Nella seduta di oggi pomeriggio la giunta regionale non dovrebbe votare nessun atto con
all’oggetto il punto nascita di Latisana. Alla fine il sindaco Benigno avrebbe dunque preso un abbaglio,
convocando una conferenza stampa per annunciare l’approvazione di un atto che invece non ci sarà. Se
né parlerà, questo si, ma oggi la giunta non arriverà a nessuna decisione di chiusura. Anche se ormai,
da più parti, è data per imminente. Una scelta, quella della Regione di chiudere il servizio a Latisana,
che comunque – precisa il circolo Pd – avverrà in netta contrapposizione con quella che è la linea
portata avanti dal partito. E il suo avverarsi potrebbe anche portare a un vero e proprio sconquasso del
Pd della Bassa occidentale, a pochi mesi dalle elezioni comunali. «Una decisione avversa al territorio
su punto nascite e pediatria, in questo momento e in questo modo – avvertono dal circolo –
comporterebbe da parte del Pd locale una seria riflessione sul ruolo dei propri organismi dirigenti, dei
propri amministratori e degli iscritti tutti». Il perché è presto detto: «Con questa scelta si declinerebbe
una riforma sanitaria basata sui numeri più che su una proiezione strategica dei servizi. Per questo
rivolgiamo un ultimo appello, tanto agli amministratori regionali quanto ai rappresentati del Pd
regionale e provinciale. Il numero dei parti e la carenza di pediatri sono un falso problema e sono limiti
che possono essere agilmente superati con un preciso e chiaro indirizzo politico. Se si considera poi che
l’ospedale di Latisana ha avuto, nel 2015, oltre 6.600 accessi pediatrici, va da sé che non possiamo
condividere ipotesi di ridimensionamento dell’offerta». Quanto all’iniziativa del sindaco Benigno, di
convocare una conferenza stampa per annunciare ciò che oggi alla fine non avverrà, i consiglieri
comunali Luca Abriola e Sergio Simonin della lista del centrosinistra, contestano il metodo: «Ha
organizzato una conferenza stampa che sapeva più di mossa da avvio di campagna elettorale –
commentano – se si tiene in considerazione il lavoro fatto in questi anni e il forte senso di
responsabilità che tutto il consiglio comunale ha avuto nell’affrontare la vicenda del punto nascita di
Latisana. Per rispetto nei confronti dei consiglieri eletti, il sindaco avrebbe fatto bene a convocarli e a
confrontarsi sulle possibili iniziative a difesa del punto nascita, prima di indire una conferenza stampa».
(pa.ma.)
Ideal Standard, stabilimento chiuso (M. Veneto Pordenone)
di Giulia Sacchi Dopo il naufragio della trattativa tra Ideal Standard e Idealscala, per gli ex dipendenti
del sito di Orcenico si apre una nuova fase, che prevede anche la valutazione del proseguimento
dell’attività della coop in nuovo sito produttivo per la ceramica. Fase che riguarda l’attivazione sì di
politiche industriali, ma pure di politiche attive del lavoro. E’ emerso dall’incontro di ieri tra sindacati,
vicegovernatore Sergio Bolzonello, rappresentanti di Idealscala, Confcooperative e Unindustria e
sindaco di Zoppola, Francesca Papais. Assente, invece, come preannunciato, la multinazionale, che
nelle scorse settimane aveva ventilato l’ipotesi di manifestazioni di interesse per l’acquisizione del sito
da parte di altri soggetti. Manifestazioni su cui Regione e sindacati intendevano vederci chiaro, ma
l’azienda, non sedendo al tavolo, non l’ha consentito. «L’assenza della proprietà ci fa dire che quella
partita è definitivamente chiusa: ora si aprono nuove strade anche sul fronte legale e dei risarcimenti –
afferma Bolzonello –. Ma soprattutto abbiamo circa 300 persone da ricollocare: oltre alle politiche
attive del lavoro che la Regione sta già seguendo, vanno cercate condizioni per creare nuova
imprenditoria». Sul fronte industriale, nell’incontro si è affrontata la questione delle possibili
prospettive per gli ex lavoratori. «Da una parte c’è la possibilità, non semplice, di dare continuità alla
produzione della ceramica in provincia – aggiunge Bolzonello –. Dall’altra l’ipotesi di nuova
imprenditoria anche in settori e siti diversi, facendo leva sulle direttrici di sviluppo che interessano la
regione (agroalimentare, meccanica e tecnologie marittime). Siamo di fronte a una nuova partita che
non è più quella relativa a Ideal Standard come l’abbiamo vissuta sinora, ma che vuole ridare centralità
all’impresa per dare risposte a circa 300 famiglie. Ci sono segnali che ci portano a dire che possiamo
perseguire questo obiettivo: strumenti regionali e risorse per dare concretezza a ipotesi di nuova
impresa ci sono». «Condividiamo l’ipotesi di trovare soluzioni alternative al sito di Orcenico, peraltro
già anticipate nei mesi scorsi, dato che Ideal Standard si è dimostrato un interlocutore poco affidabile
sul piano delle relazioni – dichiara il direttore Marco Bagnariol –. La forma cooperativistica, col suo
valore di economia sociale a favore del territorio, ben si adatta anche a soluzioni in siti differenti,
magari partendo da una piccola ma solida realtà nel campo della ceramica, visto che il modello della
grande multinazionale qui non ha portato benefici». Dal canto loro, Cgil, Cisl e Uil mettono in
evidenza la positività del «programma di lavoro di territorio approntato, che contempla tavoli tecnici e
si pone l’obiettivo di affrontare tre questioni. Dai percorsi imprenditoriali alle azioni legali contro la
multinazionale, alle azioni legate alla bonifica del sito di Orcenico, che l’azienda deve realizzare (la
copertura è in amianto). Approfondiremo queste tematiche ed elaboreremo le strategie da mettere in
atto».
Porcia, nuove speranze per le lavatrici (Gazzettino Pordenone)
PORDENONE - (Mfg) Nuove speranze per un rilancio del sito produttivo di Porcia arrivano dalla
quarta trimestrale di Electrolux. È proseguito infatti il trend di crescita dei settori "Major appliances"
Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) e prodotti Professional, con buone performance del mercato
europeo, in particolare dell’area scandinava, Spagna e Gran Bretagna e dei Paesi dell’Est, con
eccezione della Russia (-24%). Al netto della "penale" per la mancata acquisizione degli
Elettrodomestici General Electric (poi finiti ai cinesi di Haier), che ha portato i conti in rosso, il
margine operativo sarebbe stato del 4,6%. La domanda di grandi elettrodomestici è cresciuta del 3% in
Europa e il segmento dei prodotti da incasso per cucina e per il lavaggio ha registrato nel trimestre un
margine operativo del 7,4%, il livello più alto dal 2010. A dare forza alle speranze di Porcia - oltre al
fatto che lo stabilimento polacco di Olawa è ormai saturo e non può accogliere nuovi volumi produttivi
- il fatto che per il 2016 ci si attende che il mercato dell’Europa occidentale cresca del 2-3% e quello
dell’Est Europa di un 2%. Ulteriore elemento che sembra a giocare a favore di Porcia la buona
accoglienza riservata dal mercato alle lavabiancheria ed asciugabiancheria "MyPro" per le piccole
imprese, "create" proprio dal Centro di ricerca globale per il lavaggio di Porcia.
Il sindacato ora spera che la ripartenza possa "cancellare" o ridurre al minimo le eccedenze di lavoratori
(350) previste dal piano sottoscritto lo scorso anno: «I risultati numerici sono di gran lunga superiori a
quelli preventivati - commenta Roberto Zaami, segretario della Uilm -. Auspichiamo una crescita dei
volumi per Porcia che consenta di raggiungere un equilibrio dei conti. In questo modo, collocati i 150
"eccedenti" sulla scorta degli impegni assunti dall’azienda (con l’in-sourcing e le operazioni di
reindustrializzazione del sito), speriamo possano essere "salvati" anche gli altri 200».
PROFESSIONAL. Anche la divisione Professional ha fatto registrare nell’ultimo trimestre un buon
aumento di domanda, con utile operativo e margine che hanno raggiunto livelli record.
DIVIDENDI. Il Cda ha deciso di proporre all’assemblea dei soci il prossimo 6 aprile un dividendo di
6,5 corone per azione, invariato rispetto allo scorso esercizio, pagabile dal 13 aprile.
NOMINE. Il passaggio dal 1. febbraio di Jonas Samuelson - attuale capo del settore Major Appliances
per Emea - al ruolo di presidente e Ceo ha portato ad un rimescolamento di carte. Sempre dal 1.
febbraio, quindi, Dan Arler prenderà il posto finora ricoperto da Samuelson, mentre Alan Shaw
diventerà responsabile di Major Appliances Nord America.
Poste, il disagio infinito. Portalettere agli sportelli (M. Veneto Pordenone)
di Chiara Benotti TRAVESIO In gergo si chiama sportellizzazione e riguarda il personale di Poste
Italiane, un percorso avviato dall’azienda in ambito nazionale nel 2008. Accade che un gruppo di
portalettere provinciali passi dal servizio di recapito allo sportello, appunto. Il sindacato Uil poste ha
annunciato l’arrivo di un’unità a Travesio. La metamorfosi del profilo professionale si allarga anche a
vari uffici in provincia di Pordenone. «Sei portalettere passeranno agli sportelli – anticipa Uil poste – È
una soluzione per arginare la carenza di personale. Uno arriverà all’ufficio di Travesio: non è molto,
ma Poste Italiane dà un segnale di interessamento». Gli uffici dove potrebbero essere assegnati i postini
sportellisti sono: Claut, Montereale, Maniago, Arba, forse Nave, Morsano, Sacile, Azzano Decimo e,
appunto, Travesio. « È ciò che prevede il piano aziendale, salvo cambiamenti dell’ultima ora» hanno
puntualizzato i sindacalisti della Uil. Il piano. La provincia di Pordenone, osserva il sindacato, è
interessata a profondi mutamenti nel servizio di recapito e anche negli organici: «Ma nessuno sarà
licenziato». Uil poste porta a casa il risultato della stabilità occupazionale, ma resta in alto mare la
mappa dei recapiti a giorni alterni e degli sportelli destinati alla chiusura. «I sei postini da trasformare
in sportellisti saranno individuati nella graduatoria degli idonei ai vari test a cui si sono sottoposti, con
riguardo particolare all'anzianità di servizio – Uil poste ha chiesto la massima trasparenza
nell’operazione – Riteniamo che il numero di sportellisti sia troppo ridotto e che gli uffici messi a
disposizione debbano essere tutti quelli che hanno manifestato carenze». I recapiti. «Recapito a giorni
alterni in tutta la provincia con la perdita di circa quaranta posti di lavoro dei portalettere in due anni»:
Paolo Riccio segretario provinciale della Uil poste ha confermato il piano aziendale 2016 di
rimodulazione del servizio. Quello che non ammette deroghe. I postini verranno utilizzati altrove
nell’ambito del piano aziendale 2016-2017. «La sportellizzazione sarà attivata a fasi, quella pilota è
nella Pedemontana – ha indicato Riccio – Il piano di razionalizzazione degli uffici postali prevede il
sacrificio di una quindicina di posti per portalettere anche a Pordenone centro. Il nuovo accordo sulla
mobilità volontaria non servirà, in quanto sarà attivata in base all’anzianità». Uil poste si è impegnata a
far rispettare gli accordi nazionali.Ha messo le mani avanti Riccio: «Denunceremo tutte le forme di
clientelismo: quelle che si sono verificate anche negli anni passati». Il toto-chiusure. Il bilancio 2015 si
è chiuso con la speranza per della definitiva riapertura degli sportelli postali a Lestans e Ramuscello.
«Il tribunale amministrativo regionale ha accolto i ricorsi dei sindaci di tutt’Italia, ma Poste Italiane non
è intenzionata a potenziare gli uffici riaperti – ha verificato la Uil poste – Nel 2016 saranno a rischio di
chiusure gli uffici più piccoli». Dove? «Previsioni tutte da verificare: forse a Polcenigo e nella
Pedemontana – ha detto Riccio – Nave potrebbe salvarsi, si allargherà invece la dieta dei recapiti: a
giorni alterni nella Pedemontana e pure nella Bassa».
Aperture a orsario ridotto, due vallate "insorgono"
di Guglielmo Zisa CASTELNOVO DEL FRIULI Si allarga la mappa dei disservizi postali nella
montagna spilimberghese. A non poterne più sono anche i residenti di Castelnovo del Friuli, in
particolare quanti risiedono a Paludea, dove peraltro ha sede l'unico ufficio postale presente sul
territorio castellano. I cittadini. A farsi portavoce del malumore dei compaesani è Bruno Ciriani. «Il
nostro ufficio postale, sino a qualche mese fa aperto tutti i giorni, a seguito dei tagli operati da Poste
italiane anche sul nostro territorio, è sì operativo ma con un orario ridotto e a giorni alterni: il lunedì,
mercoledì e venerdì, dalle 8.20 alle 13.45» spiega Ciriani, osservando che la riduzione degli orari di
apertura, unitamente alla nuova modalità di consegna della posta, anche questa a giorni alterni, ha
causato non pochi problemi. «Come se non bastasse il servizio automatizzato di Bancoposta, situato
all’esterno dell'ufficio, è rimasto fuori uso nell'ultimo mese sino a che, senza alcun preavviso, è stato
tolto: non sappiamo nemmeno se sarà mai riattivato» commenta il sequalsese. E aggiunge: «Le aperture
dell’ufficio ridotte e ora pure la chiusura, che speriamo possa essere momentanea del Bancoposta, non
fanno che aumentare l'ormai lungo elenco dei disservizi con cui si trova ad avere a che fare chi risiede a
Paludea, paese ormai privo di qualunque esercizio commerciale e pubblico. Se a questo aggiungiamo il
fatto che per poter effettuare un prelievo di contanti, non essendoci ora nel territorio del Comune
nemmeno uno sportello Bancomat, ci si debba spostare almeno fino a Travesio, mi chiedo come possa
essere possibile rimanere a vivere qui». Il sindaco. Interpellato sulla problematica il sindaco di
Castelnovo, Lara De Michiel, si dice amareggiato per il malessere diffuso tra i cittadini: «È un
disservizio per tutti, soprattutto per gli anziani. Prima abbiamo subìto la riduzione degli orari degli
sportelli, dopodichè ci siamo confrontati con la diminuzione del servizio di distribuzione della posta:
adesso la chiusura a giorni alternati che colpisce fortemente le fasce deboli. Capisco la logica del
profitto, ma questo non giustifica il taglio di un servizio che è indispensabile per la maggior parte della
popolazione». «Mi auguro che almeno il Bancoposta sia rimesso a suo posto» auspica De Michiel». In
Val d’Arzino. Le proteste dei residenti di Castelnovo del Friuli per i disservizi causati dal nuovo corso
di Poste italiane seguono a ruota quelle degli abitanti della Val d’Arzino. Ad alzare la voce qualche
settimana fa era stata la stessa amministrazione comunale di Vito d’Asio, per voce dell’assessore al
bilancio Stefano Peresson, lamentando gli eccessivi ritardi nella consegna delle lettere con il nuovo
sistema a giorni alterni. Un problema che aveva spinto lo stesso Peresson a suggerire la formulazione di
nuovi orari, pensati in maniera migliore tra Comuni contigui. L’assessore asiano aveva osservato come
a Vito d'Asio e Clauzetto gli sportelli siano aperti nelle stesse giornate (martedì, giovedì e sabato, solo
mezza giornata). Alternarli potrebbe in qualche modo mitigare il problema.
Addetti alle pulizie da mesi senza stipendio (Gazzettino Pordenone)
Lorenzo Padovan uffici comunali, ma senza stipendio. Un appello alle istituzioni e in particolar modo
all'amministrazione comunale è stato lanciato da una decina di addetti alle pulizie di alcune strutture
pubbliche, come la biblioteca e una scuola, che da tre, quattro mesi percepiscono lo stipendio a
singhiozzo e vantano anche sostanziose pendenze per quanto riguarda un precedente appalto. Lo sfogo
arriva dopo che del caso si stanno interessando le organizzazioni sindacali e la Cgil in particolare, la
quale ha già dato corso ad una serie di iniziative per fare in modo che la posizione dei lavoratori possa
essere sanata celermente. La coop per la quale lavorano non è nuova a queste inadempienze, visto che
già nel 2014 in Liguria era stato al centro di una vertenza per i mancati pagamenti.
Gli addetti sollecitano un intervento dell'amministrazione civica: «Siamo alle dipendenze di un
soggetto terzo - hanno fatto sapere -, ma dei nostri servizi beneficia l'intera comunità. Se non fosse per
la nostra abnegazione, tante strutture pubbliche comunali non sarebbero state pulite, con immaginabili
conseguenze sotto il profilo igienico e del decoro: abbiamo atteso molti mesi, ma adesso chiediamo che
ci venga riconosciuto quanto ci spetta, perché al contrario le banche e le bollette non attendono». Nello
specifico, l'erogazione delle risorse va suddivisa in due tranche: la prima riguarda i lavoratori della
società che fino alla scorsa estate si occupava della pulizia della casa per anziani (passata poi in capo ad
un appalto integrato): in questo caso, a sei mesi di distanza, non sarebbero ancora state pagate le
spettanze liquidatorie.
A questo si aggiunge il calvario di altri dipendenti: si tratta degli attuali addetti alle pulizie degli edifici
del Comune cui non sarebbero stati pagati gli ultimi stipendi, il cui ritardo si aggira ora nell'ordine di
qualche mese.
«Ringraziamo la Cgil che ha preso a cuore la nostra situazione - hanno concluso i lavoratori -, ma ci
farebbe piacere che anche l'amministrazione battesse un colpo: in fondo, se il Comune paga per questo
servizio deve anche pretendere dal soggetto che gestisce l'appalto che ci siano garanzie nei confronti
degli addetti che operano per quest'ultimo».
«I disagi non si risolvono con le ispezioni» (M. Veneto Pordenone)
«Soltanto se qualche ragazza o ragazzo decide di fare gesti estremi, la notizia mobilita i mass media,
corre sui siti e sui blog. Siamo in Italia: per accorgerci che le cose non vanno bene ci deve “scappare il
morto”. Per fortuna questa volta ciò non è accaduto e la ragazza che ne è scampata ora ha tutto il diritto
di essere aiutata a riprendersi dal trauma e a vivere serenamente, con la propria famiglia e vicino ai
propri compagni». Il segretario regionale della Flc Cgil Adriano Zonta sottolinea come «fatti del
genere, ricorrenti, sono un segnale che ci deve preoccupare. Perciò è necessario ribadire il valore
educativo e sociale della scuola, alla quale devono essere forniti tutti i mezzi, economici e non soltanto,
necessari per svolgere i suoi importanti compiti. Questo è un valore che deve essere riconosciuto anche
dalle famiglie: sempre, non solamente quando si sentono coinvolte o colpite direttamente, perché i loro
figli non sono una “proprietà privata”, ma sono persone inserite in una comunità educativa, partecipata
e condivisa». Secondo Zonta, «la scuola non è aiutata da quelle parti politiche che continuano a
denigrarne il lavoro e la funzione, senza riconoscerne i veri problemi. Bisogna ascoltare i giovani, non
lasciarli soli con i loro cellulari o tablet, perché anche e soprattutto dall’isolamento in un mondo
virtuale derivano i pericoli del crescere. Se non si ascolta, si dice che tutto va bene, si nasconde la
verità, si cerca di costruire una realtà basata soltanto sull’apparenza, su un’immagine finta di sé, che
trascura le emozioni, le paure, le passioni, i problemi del crescere con gli altri». «Quando si verificano
fatti così gravi come il tentato suicidio di una ragazzina di 12 anni – è la conclusione – i problemi non
si risolvono con un’ispezione dal ministero nella scuola o con l’ennesima dichiarazione del ministro di
turno sull’aumento degli organici: serve accorgersi del disagio dei giovani, che spesso si tramuta in
episodi di bullismo, omofobia, violenza e intolleranza. Serve accorgersi dei problemi delle famiglie,
serve accorgersi che si sta costruendo una società malata e corrotta, basata solamente sul denaro e non
sul valore delle persone».
Il treno Sacile-Gemona piace solo a costo zero (Gazzettino Pordenone)
Rischia di finire su un binario morto il treno della linea ferroviaria Sacile-Gemona: sì al sostegno del
progetto riguardante la sua riattivazione dopo quattro anni di chiusura, ma no all'intervento economico
dei Comuni per attuarlo. «Chiedo concretezza alla Regione», dice il sindaco Roberto Ceraolo,
all'indomani dell'incontro svoltosi a Maniago al quale era presente l'assessore alla Pianificazione
urbanistica Anna Zanfrà, conclusosi con un mandato all'assessore regionale Santoro ad avviare le
trattative con Rfi per la ripresa. E su questa posizione Ceraolo si dice pienamente d'accordo con la
posizione del sindaco di Maniago: «Confermo il pieno sostegno al progetto per il rilancio della linea
ferroviaria che si snoda su un percorso ambientale con prospettive turistiche per tutte le zone
attraversate, ma escludo nella maniera più assoluta che debbano essere i Comuni a sobbarcarsi la spesa
per la sua attuazione impegnando propri fondi». Da qui la richiesta di concretezza alla Regione: «La
tratta è di proprietà dello Stato, sulla quale c'è un contratto di servizio con la Regione per la mobilità su
rotaia che comprende anche la Sacile-Gemona», dice ricalcando quella che di fatto è sempre stata la
posizione delsenatore Sonego.
A questo punto per Ceraolo due sono le possibilità: o si ripristina la linea e in questo caso RFI
provvede a proprie spese a rilanciare la tratta , oppure la Regione acquista la linea, così come ha fatto
con la Udine-Cividale e pensa cosa farne. Se il quadro di sostenibilità viene meno, è meglio realizzare
al suo posto una pista ciclabile: «A chi dice che di piste ciclabili ce ne sono già troppe, rispondo di
tener presente che diverse hanno tracciati non facili con diversi dislivelli impegnativi mentre il tracciato
della linea Sacile-Gemona è facile, ecco che questa ciclabile rappresenterebbe un vero e proprio
arricchimento al patrimonio già presente e andrebbe a supportare la San Candido-Linz».
Autorizzazione con paletti alla Ferriera (Piccolo Trieste)
di Silvio Maranzana La Regione ha ufficialmente rilasciato ieri alla Siderurgica Triestina che gestisce
la Ferriera di Servola l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) valida dieci anni per il cui rilascio la
Conferenza dei servizi aveva già dato il via libera il 5 dicembre. «Un’Aia di nuova generazione precisa una nota dell’amministrazione regionale - con vincoli stringenti alle singole emissioni
(determinati in base alle migliori tecnologie disponibili), fissazione di valori-obiettivo da raggiungere e
la possibilità di rivederla ogni anno in base al raggiungimento degli obiettivi fissati. Inoltre, se non
saranno rispettati i più stringenti parametri ambientali, da ora adottati verrà determinata una riduzione
della produzione industriale. In considerazione dell'adozione, prevista per la prima volta, della
Valutazione di impatto sulla salute/Vis - aggiunge la nota - alla proprietà vengono imposte prescrizioni
più rigorose e significative» che di seguito vengono dettagliate Nella stessa giornata però, a
testimonianza che la situazione resta critica sotto alcuni punti di vista, il sindaco Roberto Cosolini ha
emesso un’ordinanza con un doppio cartellino giallo nei confronti di Siderurgica Triestina: all’azienda
da un lato viene intimato di intervenire ulteriormente nel reparto cokeria perché a novembre (i dati
definitivi sono giunti al Comune solo in questi giorni) è stata superata la media annuale di sforamenti
concessi per il benzopirene. Dall’altro si chiede alla stessa di adottare precauzioni specifiche per l’area
ghisa affinché anche la riduzione dell’attività della Ferriera oltre che le limitazioni al traffico
contribuiscano all’abbassamento delle Pm10. Tornando all’Aia, si prescrive che «agli interventi
strutturali in atto nell'impianto siderurgico dovranno corrispondere nella stazione di monitoraggio
dell'Arpa, l'Agenzia regionale per l'Ambiente, posizionata a San Lorenzo in Selva, valori soglia di
qualità dell'aria (Pm10) non superiori a 40 microgrammi per metrocubo (µg/m3) come media sui 12
mesi precedenti e 70 µg/m3 come media delle 24 ore da non superare più di 35 volte sempre nei 12
mesi precedenti, mentre l'individuazione del benzopirene è posta a 1 nanogrammo per metrocubo
(ng/m3) quale media sui 12 mesi precedenti. Inoltre - si sottolinea anche - nei punti di monitoraggio
delle deposizioni al suolo lungo il perimetro della Ferriera (“Portineria operai” e “Palazzina Qualità”)
viene posto un obiettivo di polverosità su base mensile non superiore a 500 milligrammi per metro
quadrato al giorno (mg/mq/giorno). Nelle altre stazioni di rilevamento (via Pitacco, via Carpineto, zona
via Cesare Rossi e via Ponticello 54) il limite mensile di polverosità è fissato a 250 mg/mq/giorno e
quello medio sui 12 mesi a 140 mg/mq/giorno. «Tutti questi valori-obiettivo - viene prescritto nel
rilascio dell'Aia allo stabilimento - saranno verificati e aggiornati già nel 2017». All'azienda è inoltre
indicato di produrre uno studio per la cosiddetta caratterizzazione (cioè la determinazione) delle
principali sorgenti di odori presenti nell'impianto e per la valutazione dell'impatto olfattivo (accanto
alla nuova installazione di una pompa per il prelievo di campioni di aria, «da analizzare in olfattometria
dinamica», riconosciuto dalla Ue come metodo ufficiale per il riconoscimento della concentrazione di
odori in campioni gassosi), nonché un piano di risanamento acustico nell'arco di due anni e mezzo.
«Con questo provvedimento - chiude la nota - è previsto un forte impegno di Regione ed Arpa
nell'attività di monitoraggio e controllo». Siderurgica Triestina esprimendo soddisfazione per il rilascio
dell'Aia ha tra l’altro annunciato che l’Open day, rinviato in passato, si terrà sabato 7 maggio 2016,
giornata in cui «i cittadini avranno la possibilità di verificare l'avanzamento degli interventi in prima
persona». L'azienda ha commentato il «severo e puntuale quadro prescrittivo» definito dagli enti
intervenuti nella Conferenza dei Servizi per l'Aia, evidenziando come questo «costituisca
un'opportunità, poiché la sfida del piano industriale di Siderurgica Triestina potrà ora essere intrapresa
in un contesto di regole certe e chiare». Ma Siderurgica Triestina ha anche messo in rilievo che «il
quadro prescrittivo fa riferimento alle cosiddette Bat (migliori tecnologie disponibili) delle norme
europee: questo significa che per alcuni parametri i valori limite sono drasticamente diminuiti rispetto a
quelli previsti nell'Aia precedente». L’azienda ha anche comunicato che mercoledì «è stato realizzato
un importante intervento manutentivo sulla cokeria, cioé la sostituzione di un tratto di tubazione
nell'impianto di trattamento del gas coke. L'attività, che è possibile realizzare in sicurezza solo dopo
aver svuotato la tubazione dal gas, ha reso necessaria l'entrata in funzione delle fiaccole di sfioro del
gas coke, applicata secondo le attuali leggi a tutela della sicurezza. L'accensione delle fiaccole è
iniziata alle 6.15 e si è conclusa regolarmente alle 10.40».
Si riempie la “piazza” contro l’inquinamento
L’appello degli organizzatori era uno: «Il 31 gennaio tutti in piazza» per dire basta all’inquinamento
della Ferriera e per ricordare alle istituzioni che «la salute viene prima del lavoro». E così sarà, almeno
a giudicare dalle adesioni alla manifestazione che sembrano crescere di ora in ora. Dopo aver incassato
l’appoggio del Movimento 5 stelle, la manifestazione organizzata dall’associazione NoSmog e il
Comitato 5 dicembre ha registrato anche il sì di Legambiente, oltre che di altre associazioni
ambientaliste, e di Fratelli d’Italia, che hanno entrambi annunciato la loro presenza con un comunicato
ufficiale. Nel caso di Legambiente, il circolo Verdeazzurro di Trieste ha sottolineato come la Ferriera
sia «il principale problema ambientale della città. Legambiente ha sempre considerato assieme gli
interessi della popolazione e quelli dei lavoratori della Ferriera - si legge nella nota -. La difesa dei
diritti di chi opera all’interno della fabbrica deve essere contestuale alla salvaguardia del benessere di
chi vive nel territorio a contatto con lo stabilimento. Solo una Ferriera ecocompatibile può essere
accettabile per il territorio». È firmato da Ronald Peschiani del direttivo provinciale, invece, la nota di
Fratelli d’Italia: «Le ingenti somme di denaro pubblico investite nello stabilimento dovrebbero
giustificarsi nella tutela della salute ma, nei recenti atti di Comune e Regione, non vediamo alcuna
garanzia reale. Parteciperemo, dunque, alla manifestazione in quest’ottica, evitando qualsiasi tipo di
strumentalizzazione politica». Tornando alla manifestazione, l’appuntamento è per domenica 31
gennaio, alle 15, in piazza Oberdan (in caso di maltempo, l’iniziativa verrà posticipata di due
settimane). L’appello rivolto a tutti i cittadini si può leggere sulla pagina Facebook dei comitati
organizzatori: «È arrivato il momento che Trieste scenda in piazza compatta, determinata e unita per far
sentire la sua voce. Vogliamo cose molto semplici e concrete: vogliamo il rispetto degli impegni presi
da parte delle istituzioni - si legge nel post -. Il sindaco il 21 luglio scorso ha scritto che a fine dicembre
tutto sarebbe stato a posto, altrimenti il reparto a caldo della Ferriera avrebbe chiuso. Ci sono degli
impegni presi in Consiglio comunale che vanno rispettati. Saremo in piazza per chiedere che la
presenza dello stabilimento sia compatibile con quella delle persone che vivono a Servola e con quella
di tutti i triestini. Non vogliamo disoccupazione: vogliamo lavoro sano e dignitoso». E intanto, in attesa
della manifestazione di piazza, su Internet spopolano diversi video dedicati alla Ferriera. Tra questi,
imperdibile lo sketch in bianco e nero (stile cinema muto) che vede protagonisti Flavio Furian, Sara
Cechet, Woodcok, Gerry Zannier, Simonetta Cusma, Maurizio Riosa (riprese e montaggio di Massimo
Tommasini, con la collaborazione di Jorge Mochut): lo si puòvedere al link
www.youtube.com/watch?v=c-uk-J25xR8&feature=youtu.be.
Tribunale, la Procura boccia Sansone (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Roberto Covaz «Sono fortemente preoccupato. C’è il rischio che da maggio a febbraio del prossimo
anno l’attività penale del Tribunale di Gorizia sia sostanzialmente sospesa. Pur comprendendo le
difficoltà venutesi a creare con la riduzione del numero di giudici a disposizione ritengo che si
potessero trovare altre soluzioni rispetto a quelle adottate». Il procuratore capo Massimo Lia non
nasconde la sua critica rispetto alle decisioni assunte dal presidente del Tribunale, Giovanni Sansone.
«Ho avuto modo di esprimere direttamente le mie perplessità - precisa Lia - non vedo perché non
possano diventare di dominio pubblico. Un eventuale sospensione dell’azione penale provocherebbe
conseguenze molto rilevanti sul piano sociale». Da settimane ormai l’organo penale più importante, il
collegio giudicante (composto dal presidente e da due giudici a latere) è costretto a rinviare al febbraio
del prossimo anno udienze di procedimenti per delitti di notevole rilevanza: si va dalla bancarotta alla
violenza sessuale tanto per citare i più significativi. «È stata scelta una gerarchizzazione dello
svolgimento dei processi penali - spiega Lia - rispetto alla quale dissento. Se concordo sulla precedenza
da assegnare ai processi che riguardano soggetti per i quali sia stato emesso un provvedimento
restrittivo della libertà personale o con imputati detenuti, non posso non a fare a meno di ricordare che
queste fattispecie ricorrano in numero esiguo rispetto al totale dei procedimenti». Lia, tuttavia, si sforza
di professare un cauto ottimismo. «Sono sicuro che chi di dovere provvederà a inviare al Tribunale di
Gorizia uno o più giudici provenienti da altri Tribunali del distretto. Non è competenza mia e so che il
presidente Sansone si è attivato da tempo in tal senso. Non posso pensare che la situazione di
emergenza in cui versa il nostro Tribunale possa protrarsi per molto tempo. E non va dimenticato che
da maggio, con l’inizio del congedo per maternità di un’altra giudice, la situazione è destinata a
peggiorare ulteriormente». Il procuratore capo indica quello che suo dire è una scelta poco efficace. «È
stato dirottato al penale un giudice del civile, ma questo magistrato non può celebrare i processi
derivanti da udienza preliminare. In tal modo si blocca la maggior parte dei processi e non resta altro
che procedere a un rinvio di parecchi mesi. Ritengo che si sarebbe dovuta prendere una decisione
affinché il nuovo giudice del penale potesse essere in grado di celebrare tutti i processi. Non conosco
nel dettaglio la situazione della sezione civile del Tribunale di Gorizia e posso capire che, sguarnendo il
corpo dei giudici, si rischiano anche in questo caso pesanti ripercussioni. Ma è un dato assodato che il
penale così non può lavorare e riesce ad assolvere, con i giudici non togati, solo quei processi che
possiamo considerare minori rispetto alle ricadute sulla società». C’è un altro dato che si sta
evidenziando in questi ultimi tempi durante le udienze del penale. Sempre più avvocati, legittimamente,
non danno l’assenso al nuovo collegio giudicante a procedere nel dibattimento acquisendo le
testimonianze e le deposizioni di eventuali periti raccolte nelle precedenti udienze presiedute da un
collegio giudicante diversamente composto. Di conseguenza questi processi vanno rinnovati, un
termine giuridico che significa, grosso modo, che i processi devono ricominciare da zero. L’ovvio
vantaggio degli imputati è di avvicinarsi ai termini della prescrizione. Un altro elemento anomalo è la
decisione dei giudici di rinviare le udienze di quattro-cinque processi diversi alla stessa ora e allo stesso
giorno. Il 27 febbraio del 2017, tanto per fare un esempio, alle 10.30 saranno a ruolo ben quattro
processi con una dota di una folta sfilza di testimoni.
Il fatturato della Biolab cresce del 30%. Lavoro per 70 persone (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
C’è una Gorizia che scommette, che cresce, che crede in se stessa, che lavora e che crea lavoro.
Riflettori accesi su Biolab che supera la soglia dei 10.500.000 euro di fatturato nel 2015 con una
crescita del 30% rispetto al 2014. L'azienda goriziana, fondata nel 1991 dall'imprenditore Massimo
Santinelli, conferma nel 2015 il trend di crescita che ha segnato in modo significativo l'intero
quadriennio 2012-2015: il fatturato 2015 è più del triplo di quanto registrato nel 2012. Per l'azienda che
produce alimenti biologici vegetariani e vegani e che quest'anno taglia il traguardo dei 25.o
anniversario, l'anno appena concluso è stato una tappa fondamentale: «Con grande soddisfazione rileva l'imprenditore Massimo Santinelli - Biolab ha stabilizzato una ventina di addetti. Ciò fa sì che
oggi l'azienda lavori grazie a uno staff di oltre 70 unità, 45 delle quali sono dipendenti dell'azienda».
«In un clima economico sfidante per chi fa impresa, creare nuovi posti di lavoro stabili è un impegno
morale nei confronti del territorio di riferimento», continua l'imprenditore che dal 2014 siede nel
consiglio direttivo di Assobio, l'Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione
dei prodotti biologici. Operativa a Gorizia su due stabilimenti che hanno prodotto nel 2015 oltre
8.800.000 pezzi (in una quarantina di referenze sempre a base vegetale, come tofu, seitan e piatti pronti
quali svizzere, cotolette, polpettine, veg-ragù e medaglioni), Biolab destina ampia parte della propria
produzione al mercato italiano, ma sta curando con attenzione la crescita dell'export «perché - fa notare
Santinelli - il made in Italy dell'agroalimentare è richiesto e ricercato all'estero». In questa prospettiva,
il prossimo appuntamento internazionale di rilievo che impegnerà l'azienda sarà la partecipazione a
Norimberga dal 10 al 13 febbraio al Biofach 2016, il più importante salone espositivo del mondo
biologico. Ad ampliare la progettualità imprenditoriale di Massimo Santinelli contribuisce l'Azienda
agricola Santinelli Gorizia, che sta convertendo terreni alla coltivazione biologica di materie prime da
utilizzare con filiera corta alla Biolab: «Siamo solo all'avvio di un progetto pluriennale in cui credo
fermamente, e il fatto che l'azienda agricola conti già su due occupati è il passo iniziale». Al primo
quarto di secolo di attività, Biolab si affaccia con un nuovo sito online e una campagna di promozione
digitale con 17 videospot per il web, firmati dal regista goriziano Matteo Oleotto: un modo di
avvicinare - anche con un sorriso - un pubblico sempre più ampio all'alimentazione biovegetariana e
biovegana. Ancora per quanto riguarda l’Azienda agricola come non ricordare il forte investimento
prodotto sulla produzione e sulla valorizzazione della Rosa di Gorizia, pregiato radicchio di cui
Santinelli è stato recentemente ambasciatore nella seguita trasmissione Geo su Raitre.
In arrivo lo studio dell’Arpa sui tumori (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Sarà inaugurato ufficialmente venerdì 12 febbraio prossimo il Centro regionale unico amianto (Crua).
L’appuntamento è previsto alle 14, all’auditorium dell’ospedale di San Polo, dove il Crua ha sede. Per
l’occasione sarà anche presentata una nuova tecnologia, un telecomando digitale d’avanguardia per la
Radiologia d’urgenza del San Polo. All’incontro è stata annunciata la presenza della presidente della
Regione, Debora Serracchiani, nonchè dell’assessore regionale alla Salute, Maria Grazia Telesca, oltre
al sindaco di Monfalcone, Silvia Altran. Parteciperà a questo importante evento anche il direttore
generale dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana Isontina, Giovanni Pilati (nella foto). Sarà fatto il punto
della situazione per quanto riguarda il Crua, illustrando l’attività fino ad oggi condotta e le prospettive
previste per il Centro. Quindi verrà inaugurata la nuova tecnologia. Per il Crua, diretto dal dottor Paolo
Barbina, il piano attuativo locale dell’Aas ha previsto, in qualità di struttura complessa, la nomina di un
primario, attribuendo al Centro piena autonomia.Non c’è solo lo studio epidemiologico dedicato
all’incidenza dei tumori nelle donne isontine, affidato al professor Fabio Barbone, dell’Università di
Udine, assieme al suo team di esperti. A breve sarà resa nota un’ulteriore indagine epidemiologica e
ambientale, realizzata per conto della Regione nel 2015, finalizzata a meglio comprendere e misurare
scientificamente le eventuali correlazioni tra determinanti ambientali e incidenza di tumori nella
popolazione dell’area monfalconese. Indagine che l’Osservatorio Ambiente e Salute dell’Arpa Fvg sta
completando in questi giorni. Lo hanno reso noto gli assessori gli assessori all’Ambiente, Sara Vito, e
alla Salute, Maria Sandra Telesca. La nuova indagine, hanno precisato, fa seguito e completa due studi
scientifici realizzati in parallelo. L’analisi epidemiologica descrittiva avviata nel 2014 e conclusa lo
scorso luglio dal professor Barbone, i cui esiti, hanno sottolineato Vito e Telesca, sono stati messi a
disposizione, su richiesta, di tutti i portatori di interesse, e lo studio realizzato dall’Arpa che ha
analizzato la qualità dell’aria nel Monfalconese. Quest’ultimo studio sarà reso noto oggi a Trieste, in un
incontro al quale parteciperà anche il sindaco di Monfalcone, Silvia Altran. L’assessore Telesca ha
osservato: «Dallo studio condotto dal professor Barbone, è emerso che nelle donne dell’Isontino è
riscontrabile un’incidenza superiore all’atteso del tumore alla vescica, che abbiamo deciso di
approfondire». E «senza attendere la conclusione di questa indagine - ha aggiunto l’assessore Vito -, la
Regione ha incaricato l’Osservatorio Ambiente e Salute di verificare i rapporti tra dati sanitari e fattori
ambientali, partendo dall’analisi di tutti gli indicatori a disposizione, raccolti a partire dal 1995». I
responsabili di questa indagine sono lo stesso professor Barbone e il referente del Registro Tumori Fvg,
Diego Serraino. «Ci aspettiamo - ha spiegato Telesca - di poter capire se nel Monfalconese c’è una
qualche fonte emissiva con impatto sulla salute dei cittadini, per poter prendere gli opportuni
provvedimenti». Con l’assessore Vito ad argomentare: «È assolutamente chiaro che quest’area
necessita di una particolare attenzione. Per questo abbiamo deciso di non fermarci ai tre studi che si
sono succeduti nel tempo. È stato già deciso di compiere altre analisi epidemiologiche d’avanguardia».
Un primo studio riguarda l’insorgenza di infarto miocardico e gli aborti spontanei, che si concluderà a
primavera. Un secondo, che partirà a breve, prevede il biomonitoraggio dei metalli nelle urine dei
monfalconesi. Sono in corso inoltre ulteriori valutazioni per approfondire l’impatto del traffico
veicolare sull’insorgenza dei tumori, senza sottostimare le altre fonti di potenziale inquinamento. «Tutti
questi studi - concludono Telesca e Vito - sono finalizzati a poter programmare interventi di
mitigazione degli inquinanti attraverso mirate scelte di pianificazione degli interventi che hanno come
obiettivo primario la salute dei cittadini e la corretta gestione dei sistemi ambientali».