Rassegna stampa 18 gennaio 2016

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Il Piccolo 18 gennaio 2016 Attualità Test farmaco, morto volontario In condizioni stabili i cinque ricoverati, controlli su altri 84 ROMA È morto il volontario che, ricoverato dal 7 gennaio scorso, da due giorni era in stato di morte cerebrale nel centro ospedaliero universitario di Rennes dopo essersi sottoposto al test per un nuovo farmaco. Restano stabili le condizioni degli altri cinque pazienti che sono in osservazione, di cui quattro avrebbero problemi neurologici e potrebbero rischiare danni permanenti, mentre il quinto non presenterebbe particolari sintomi ma sarebbe trattenuto per precauzione. Tutti e sei sono uomini e hanno fra i 28 e i 49 anni. Indagini sull’accaduto sono in corso da parte delle autorità giudiziarie e sanitarie. Il test della molecola cannabinoide sintetica sperimentata come antidolorifico e per agire sui disturbi dell’umore era di “fase 1”, cioè nel periodo iniziale di sviluppo, ed era condotto dal centro di ricerca francese Biotrial per conto della casa farmaceutica portoghese Bial. La sperimentazione per via orale era cominciata il 7 gennaio scorso e aveva coinvolto 90 “cavie umane”, tutti volontari, sani e remunerati. Regione Medici e infermieri in calo, Cgil in pressing Il sindacato, a fronte dell’«emorragia» evidenziata dalla Ragioneria dello Stato, sollecita assunzioni TRIESTE. Crescono seppur di poco gli insegnanti ma diminuiscono medici, infermieri e tecnici della sanità. Non solo: diminuiscono i dipendenti del comparto unico in quella che viene definita «una flessione continua». I sindacati, all’indomani dell’uscita del conto annuale della Ragioneria generale della Stato che fotografa la situazione dell’esercito (in via d’assottigliamento) del pubblico impiego in Friuli Venezia Giulia, riapre l’offensiva. E lo fa, con la segretaria generale della Cgil funzione pubblica Mafalda Ferletti, chiamando pesantemente in causa Regione e enti locali: «I dati della Ragioneria generale dello Stato confermano quanto stiamo denunciando da tempo. Quei dati, che si riferiscono al 2014, rilevano infatti un’altra flessione del 2% sull’occupazione nei servizi pubblici della nostra regione. Nessuno esente purtroppo». La Cgil, numeri alla mano, non ha dubbi né sulle cause né sulle contromosse: «Il blocco del turn over non è più sostenibile e i dati che abbiamo del 2015 ci dicono che sarà un anno ancora fortemente in negativo. Bisogna che Regione, Comuni, Province aprano al più presto il tavolo del rinnovo contrattuale» incalza Ferletti. Aggiungendo che quello dei soldi è un alibi: «Gli enti del comparto unico hanno risparmiato solo nel 2014 dieci milioni di euro per il mancato turn over, come abbiamo già detto e ridetto, quindi il rinnovo del contratto fermo al 2009 si paga da solo. Non serve aspettare fantomatiche direttive da Roma». Il sindacato della funzione pubblica, dopo aver affermato che «se la passano male tutti i reparti» del pubblico impiego, dedica un affondo speciale alla sanità: «Il disastro più evidente» taglia corto Ferletti. «Oltre ai 357 posti in meno del 2014 che si sommano a quelli degli anni precedenti per un totale di 800 in pochi anni, ce ne sono altri cento persi nel 2015 appena concluso, come rileveremo a breve. E si tratta soprattutto di infermieri, Oss e tecnici» incalza la segretaria regionale della Funzione pubblica. Aggiungendo che «di fronte a questa emorragia le 173 previste assunzioni di infermieri e le poche decine di Oss sono una goccia nel mare, assolutamente insufficiente al recupero anche dei soli cinquecento posti di lavoro persi con la gestione Serracchiani-­‐Telesca della sanità, senza contare le 300mila giornate di ferie pregresse del personale e l’età media dei lavoratori, ormai oltre i 52 anni e quindi con prossime grandi fuoriuscite per raggiunti limiti di età». La conclusione: «Questa giunta deve 1 smettere di rimandare le decisioni e cominciare, se davvero vuole trasferire le riforme dalla carta alla realtà, ad assumere e a rinnovare i contratti scaduti, oggi non il prossimo mese, non alla fine del 2016». Trieste Rotelli: «Risposte dalla giustizia» Lo psichiatra basagliano: «Un centro di salute mentale non può perseguire i reati» «Il fatto non va minimizzato, ma è anche la giustizia che deve dare risposte». Sul nuovo caso di Borgo San Sergio interviene Franco Rotelli, già direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste e ora presidente della terza commissione sanità del Consiglio regionale: «Non conosco il nuovo caso, su cui vanno fatte le dovute verifiche e va accertato il responsabile, ma in linea di principio davanti a un reato la giustizia vale per tutti. Questi non sono reati da nulla e interpellano il ruolo della giustizia: forze dell’ordine e magistratura». Rotelli invita a separare i problemi psichici dalla violenza: «A Trieste ci sono quasi 5mila persone seguite dai servizi, non mi risulta che accadano fatti del genere in modo sistematico, tutt’altro. Tuttavia fatti analoghi possono succedere. Queste persone vanno trattate come qualsiasi cittadino, cioè in sede penale. Da quanto ne so l’episodio specifico va circoscritto in una faida tra vicini che si prolunga da tempo, la storia è piena di cose di questo tipo. Il principio generale – chiarisce – è sempre lo stesso: chi rompe paga e ciò vale per tutti. Se si accerta che il responsabile degli animali uccisi in entrambi i casi è la stessa persona, Carabinieri e Polizia devono garantire vigilanza e controllo. Devono intervenire. Se le forze dell’ordine non ce la fanno, e neppure la magistratura, come si può pretendere questo da un centro di salute mentale?». Rotelli solleva domande di fondo, che al momento non trovano risposte. «Un centro di salute mentale – riprende l’ex braccio destro di Basaglia – fa il suo mestiere e cerca di curare le persone. Ciò però non può escludere che accadono comportamenti anomali sui quali deve farsi carico chi di dovere, tanto più se i reati sono reiterati. Lo psichiatra deve fare un lavoro nelle relazioni, nella rete sociale del paziente, deve provvedere a un eventuale accompagnamento, deve prescrivere farmaci se necessari a ridurre lo stato di tensione. O, ancora, prevedere un inserimento in altri progetti e realtà, in modo da impegnare la persona altrove. Se questo non basta e se ci sono atti di violenza deve intervenire la giustizia». (g.s.) Mossa Mossa, infermiere di comunità più vicino Il sindaco Feresin annuncia: «È il progetto su cui stiamo lavorando con l’Aas Bassa Friulana-­‐
Isontina» di Francesco Fain. MOSSA. «Sicuramente l’ambito socio-­‐assistenziale, purtroppo, stante l’attuale situazione economica, focalizza il primo impegno del Comune. Dobbiamo cercare di garantire interventi tempestivi e immediati alle sempre numerose richieste di aiuto che si stanno verificando, monitorando costantemente le situazioni critiche e destinando conseguentemente le risorse necessarie. Un progetto importante che stiamo attuando con l’Azienda sanitaria è l’istituzione presso l’ambulatorio comunale dell’infermiere di comunità, che sarà un prezioso alleato nell’assistenza sul territorio». A tracciare programmi e prospettive per il 2016 è il sindaco di Mossa, Elisabetta Feresin. «Un occhio di riguardo sarà per l’ambito dell’istruzione. Procederanno i progetti in ambito scolastico e formativo, con l’installazione di nuove Lavagne interattive multimediali (Lim) nella scuola primaria, garantendo i servizi per l’ampliamento dell’offerta formativa rivolta soprattutto all’apprendimento delle lingue straniere che coinvolgerà le famiglie in questo nuovo percorso. Procederà anche l’attività della Scuola di musica comunale, in stretta collaborazione da 2 quest’anno con l’Orchestra Fil(m)armonica di Mossa, che conta già circa 90 iscritti. Un altro impegno fondamentale a garanzia di un livello alto della qualità della vita dei nostri cittadini sarà sul fronte della cultura. La programmazione culturale verrà attuata in collaborazione con gli imprenditori del paese che potranno ospitare eventi qualificanti e valorizzare anche i prodotti di eccellenza del nostro territorio. In questa progettualità verranno coinvolte le associazioni e le realtà paesane, tra le quali il Centro di aggregazione giovanile». Feresin annuncia che è in cantiere anche un foglio informativo per un aggiornamento periodico dell’attività comunale che raggiunga casa per casa i cittadini e fornisca anche informazioni di utilità. Ma secondo il sindaco di Mossa, andrà mai a compimento la riforma Panontin? «Il percorso della riforma è iniziato, i Comuni hanno già redatto ed approvato documenti fondamentali come gli Statuti ed un percorso di attuazione della riforma è già in fase di discussione. Il Consiglio comunale non ha potuto scegliere l’adesione all’Uti perché, com’è noto, l’articolo 6 della LR 26/2014 stabilisce che l’adesione a un’Unione è obbligatoria per i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti. A questo punto credo che non ci sia alternativa che proseguire su questa strada, confidando che la Regione possa condividere qualche “aggiustamento” della norma». Ma quale può essere la vocazione di Mossa? «Per individuare la vocazione di Mossa nel prossimo futuro dobbiamo partire da un’analisi della struttura del paese. Possiamo distinguere fondamentalmente tre aree: quella a sud, a vocazione industriale ed artigianale che, con il completamento della 56 bis, spero possa trovare un nuovo slancio in futuro. La nuova 56 era stata programma a suo tempo con tre precise finalità: snellire il traffico pesante sull’attuale regionale 56; dare nuovo impulso, con un potenziamento logistico, alle zone artigianali e industriali di Mossa e Gorizia; potenziare l’occupazione grazie all’insediamento di nuove realtà produttive. I tempi si sono dilatati. La situazione congiunturale è cambiata. Mi auguro che le nuove condizioni economiche, che prima o dopo dovranno giocoforza paventarsi, attualizzino le tre finalità. Ci sono poi: l’area “centrale” con la maggior parte dell’abitato. Una riflessione merita in tal senso il necessario recupero degli immobili abbandonati. Ho realizzato un vademecum delle normative esistenti a livello regionale che possono essere utili per agevolare il recupero e che intendo inviare ai proprietari degli iimmobili da ristrutturare e, a livello comunale, stiamo vagliando tutte le possibilità, ulteriori rispetto a quelle esistenti, che possono essere attivate per facilitare la ristrutturazione degli immobili abbandonati; l'area a nord, con le bellezze naturalistiche e, in prospettiva, sempre più ad utilizzo turistico ed enoturistico, credo possa rappresentare un tassello da sviluppare anche insieme ai territori limitrofi e rappresentare una nuova vocazione del paese». Entra ed esce senza timbrare, licenziata L’Azienda sanitaria manda a casa una dirigente. Benetollo: nessun effetto Renzi, abbiamo applicato una legge in vigore da tempo di Piero Cargnelutti. TOLMEZZO. Non timbra il cartellino di uscita ed entrata all’ora di pranzo. Licenziata in tronco. Il rigore contro gli assenteisti nel pubblico impiego annunciato dal governo Renzi trova un primo segnale di concretezza all’interno dell’Azienda sanitaria 3 Alto Friuli-­‐Collinare-­‐Medio Friuli, la cui direzione lo scorso mercoledì ha deliberato il licenziamento senza preavviso di una propria dipendente, rea di non aver timbrato con regolarità il cartellino delle presenze sul posto di lavoro. «C’è stata una segnalazione -­‐ spiega il direttore generale dell’Aas3 Pierpaolo Benetollo -­‐, alla quale abbiamo risposto immediatamente attivando la Commissione disciplina, la quale ha provveduto subito ad avviare la relativa verifica. Nel corso di quest’ultima è emerso che la persona interessata ha ripetutamente violato le norme previste dai nostri regolamenti interni. Inoltre, c’è stata un’ottima collaborazione con la Procura di Udine e i Carabinieri che hanno svolto le loro indagini». Il fatto è avvenuto all’interno degli uffici di Tolmezzo dell’Aas e la protagonista è 3 una dirigente amministrativa. Nel corso dei controlli sarebbe emerso che, durante l’ora di pranzo, la donna lasciava l’ufficio senza timbrare il cartellino, né in uscita né in rientro. Insomma, un’ora di lavoro “gratis” al giorno. Non solo, dalle indagini è pure emerso che la stessa dirigente effettuava false timbrature con il proprio cartellino segnatempo, facendo emergere più ore trascorse nell’ufficio di lavoro rispetto a quelle effettivamente passate. Le indagini interne sono durate quattro settimane, nel corso delle quali è risultato che questi comportamenti si ripetevano non proprio quotidianamente, ma con una discreta frequenza. Di fronte a ciò, l’Azienda sanitaria non ha potuto far altro che avviare l’iter di immediato licenziamento senza preavviso. Il provvedimento è stato deliberato mercoledì scorso, alla luce di documentazione raccolta nel corso delle verifiche, che comprendeva anche materiale fotografico: su richiesta della direzione aziendale, questi documenti sono stati valutati anche dalla Procura di Udine. «Ben vengano -­‐ spiega il direttore generale Benetollo -­‐ le procedure più rapide annunciate dal governo per risolvere velocemente casi come questi, ma attualmente sono già in vigore normative che prevedono quanto abbiamo deliberato. È un dovere della direzione nel rispetto di tutti gli altri lavoratori dell’Azienda sanitaria, perché questi sono fenomeni marginali ed è noto che i dipendenti dell’Aas3 rispettano le regole sul lavoro. A eccezione del personale che è impegnato direttamente sul territorio, ogni dipendente è tenuto a timbrare il proprio cartellino sia quando esce sia quando torna in ufficio. Questi sono comportamenti che rovinano il nome dell’Azienda, dunque è stato necessario prendere tali gravi provvedimenti». Gorizia Chirurgia nel caos, pazienti trasferiti Protesta del sindacato degli infermieri: nove spostamenti in una settimana, ormai non si rispettano i protocolli di degenza di Christian Seu. Situazione «invivibile» nel fine settimana all’interno del dipartimento di Chirurgia dell’ospedale civile di via Fatebenefratelli. La causa? Il mancato rispetto dei protocolli di degenza, capace di creare disagi per il personale infermieristico e, soprattutto, per i pazienti. A denunciarlo è la segreteria provinciale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che nei giorni scorsi ha indirizzato una lettera dai toni piuttosto duri ai vertici dell’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina, al responsabile del servizio di amministrazione del personale e al dirigente infermieristico. «All’interno del dipartimento di chirurgia l’altra settimana sono stati fatti nove spostamenti da week surgery a long stay surgery», evidenzia il segretario provinciale isontino del Nursind, Luca Petruz. Nel primo reparto, generalmente, sono accolti i degenti che dopo l’operazione vengono dimessi nell’arco della settimana: sono dunque occupati, prevalentemente, da persone che subiscono l’intervento nei primi giorni della settimana; nella long stay surgery, invece, vengono concentrati i casi per cui più lunga è la degenza. Nella lettera, Petruz sottolinea il vorticoso giro di trasferimenti di pazienti, «dalla long stay surgery ad altri reparti, più i rientri dalla sala operatoria e dalla ricovery room, più gli ingressi in urgenza. In barba agli accordi, poi, le stanze singole diventano doppie, e sarebbero dovute diventarlo solo in caso di emergenza». Casi di emergenza «che lo diventano perché il venerdì, si operano lo stesso i pazienti programmati, facendoli partire dalla week surgery, che il pomeriggio chiude». Una situazione che accomuna gli ospedali di Gorizia e Monfalcone e che, per il sindacalista, rischia di diventare ancor più pesante in questi giorni, «con le Medicine esaurite a causa dell’avvicinarsi del picco della sindrome influenzale. In passato, c’è stato addirittura il rischio che per mancanza di posti letto si verificasse la necessità di affiancare in una doppia un paziente uomo a una paziente donna», sottolinea il rappresentante del Nursind. Che nella lettera spiega come «la possibilità d’errore sia eccessivamente alta nel week-­‐end e sentire ogni settimana le lamentele di pazienti e parenti è sempre più pesante. Il personale è stanco e stufo: pur 4 sapendo le difficoltà, ogni settimana è la stessa storia». La missiva si conclude provocatoriamente: «Chiedo, per il bene della cittadinanza e della salute territoriale che rappresentate, di pensare se sia il caso o meno di proseguire il vostro mandato, dimostrando per la prima volta da quando incaricati la vostra capacità etico-­‐professionale». Centro prelievi chiuso, il caso approda in Regione Interrogazione del consigliere regionale Rodolfo Ziberna alla presidente Serracchiani: troppi disagi Resta ancora chiuso il centro prelievi dell’associazione “La Salute”, si tratta di un servizio particolarmente utilizzato fino alla scorsa estate da moltissimi utenti goriziani. L’attività dell’ambulatorio lucinichese è stata sospesa a partire dal lo scorso luglio dalla stessa associazione, a causa dell’improvvisa interruzione delle forniture da parte dell’Azienda sanitaria del materiale necessario a effettuare i prelievi. A mancare erano le fiale, gli aghi, le campane, i vasetti e gli altri contenitori speciali, materiale necessario per proseguire l’attività all’interno del centro prelievi. Da allora, nonostante l’interruzione del servizio abbia causato non pochi disagi alla comunità, non vi è stata alcuna novità. La convenzione, che a questo punto deve essere rivista e aggiornata, non è stata ancora adeguata, corretta e sottoscritta. A denunciarlo, è anche il vicecapogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Rodolfo Ziberna che evidenzia la necessità di porre mano alla questione. «Nell’ambito dell’attività ambulatoriale (che comprende prelievi, ma anche medicazioni, soprattutto di chi non ha la possibilità di recarsi presso la struttura sanitaria) questa giunta regionale, attraverso la competente Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina, sta ponendo in continuazioni ostacoli alla meritoria attività svolta dalla associazione onlus La Salute di Lucinico – scrive Ziberna all’interno di una nota –. Così la giunta regionale vuole fare cassa diminuendo i servizi, rendendoli meno accessibili». Ziberna punta l’indice verso l’esecutivo regionale e tuona: «Non ne possiamo più di una giunta regionale che vuole risolvere i problemi scaricandoli sui cittadini: forte con i deboli e debole con i forti». Con queste motivazioni l’esponente azzurro ha presentato un’interrogazione indirizzata alla presidente Debora Serracchiani e all’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca. Un documento con il quale, sostanzia Ziberna, si chiede «se qualcuno ha pensato di fare una simulazione sui disagi e costi trasferiti ai cittadini e, soprattutto, perché non si è pensato di fruire di un semplicissimo software che, utilizzato in convenzione con i comuni, consenta agli utenti di pagare presso il luogo in cui viene erogata loro la prestazione sanitaria». (chr.s.) Messaggero Veneto 18 gennaio 2016 Attualità Legge sul testamento biologico Rosato: accelereremo i tempi Il capogruppo dem ha incontrato un malato di Sla che ha interrotto le cure «Esperienza toccante, dobbiamo dare una risposta alle persone come lui» di Domenico Pecile. UDINE. «Un incontro molto, molto toccante ed estremamente educativo per me». Queste le prime parole di Ettore Rosato, capogruppo alla Camera per il Pd, al termine della visita a Max Fanelli, il malato di Sla di Senigallia che da tempo di batte per una legge sul testamento biologico, arrivando anche ad interrompere le cure. «Non possiamo naturalmente fornire una data certa, ma di sicuro possiamo garantire il nostro impegno affinché la proposta di legge sul testamento biologico (preferisco chiamarlo così piuttosto che eutanasia) possa approdare quanto prima in Parlamento». Rosato, che era accompagnato dalla senatrice 5 Silvana Amati, dal deputato Emanuele Lodolini e dal sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, ha garantito dunque l’impegno del Partito democratico affinché si giunga a «un testo di legge che regolamenti il fine vita e il testamento biologico». Fanelli, grazie al lettore ottico, ha illustrato le sofferenze psicofisiche che debbono sopportare i malati terminali come lui. Rosato lo ha ringraziato per la possibilità di capire meglio e da vicino la situazione che vivono le persone nella sua condizione e ha elogiato -­‐ si legge ancora nella nota diffusa dopo l’incontro -­‐ le modalità inclusive e non conflittuali che hanno caratterizzato l’azione del movimento. «Posso soltanto aggiungere che ho incontrato una persona che è innamorata della vita e che attende che le istituzioni facciano la loro parte. Ritengo doveroso che le istituzioni diano una risposta a lui e alle persone come lui». Rosato aggiunge che il tema del testamento biologico «è di grande sensibilità e proprio per questo va affrontato con la consapevolezza che nel nostro Paese c’è un ritardo che va assolutamente colmato». E a chi gli chiede se questo provvedimento posa incontrare le stesse difficoltà di quello relativo alle Unioni civili, il capogruppo dem ribatte sottolinenando che «le cose importanti non sono mai facili». Nonostante le rassicurazioni fornitegli, Max Fannelli -­‐ che aveva già espresso la sua soddisfazione per la discussione sulla proposta di legge relativa al fine vita -­‐ continua la sua protesta. Sua moglie ha riferito che il marito non si è ancora espresso circa la ripresa delle cure. Alla fine dell’incontro, inoltre, e prima dei saluti agli ospiti, Fanelli grazie allo speciale lettore in grado di tradurre in frasi i segnali del suo occhio destro, ha lanciato l’ennesimo appello alle istituzioni. «Invito il ministro Maria Elena Boschi a venirmi a trovare», ha riferito la voce metallica del computer riportando il suo pensiero, come si legge ne il Resto del Carlino. Ora per il malato di Sla comincia un’altra battaglia, dopo le accuse che aveva lanciato, rivolgendosi anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Papa e al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. «Comportarsi con indifferenza di fronte al dolore di malati terminali, alle loro famiglie è assai più che riprovevole», aveva avuto modo di dire Fanelli. Udine L’appello di Innovare al cantante: lotta con noi contro la dislessia I fans di Mika sicuramente sono ben informati sui problemi di dislessia della pop star inglese. In un’intervista rilasciata al mensile Max raccontò: «A scuola non andavo bene perché ero dislessico ma nessuno lo capiva. Sono stato a casa un anno a suonare il piano e studiare canto con un’insegnante russa finché non ho trovato una scuola speciale: invece di scrivere facevo disegni e li univo visualmente con delle frecce, registravo le lezioni e le riascoltavo per memorizzarle. Le canzoni, invece, le scrivevo a orecchio, come faccio ancora ora. A 17 anni ho risolto il problema, ma ormai vivevo in un mondo fantastico». Per questo motivo di fronte alla loggia del Lionello, ieri, un gruppo di persone ha esposto uno striscione che richiamava l’attenzione sul problema che colpisce numerosi giovani, anche friulani. La consigliera comunale di Innovare per Honsell, Raffaella Cavallo, dalle colonne del Messaggero Veneto, lancia l’appello perchè Mika torni a Udine «e diventi uno dei testimonial contro la dislessia». L’occasione è la creazione del coro di ragazzi che soffrono questo tipo di disturbo dell’Hattiva Lab, associazione in prima linea in questo campo. «Avrei voluto lanciargli questa iniziativa – racconta Cavallo – durante l’incontro a Palazzo d’Aronco, ma non c’è stato modo visto che abbiamo avuto poco tempo a disposizione. Mika più volte si è speso in passato per questo tipo di progetti. Per il coro dell’Hattiva Lab già diversi artisti della regione si stanno muovendo e Mika potrebbe essere un ottimo testimonial». (da.vi.) LA MOZIONE Cure sanitarie dopo le violenze Il M5S: «Esentiamole dal ticket» 6 SACILE. Il tema della violenza di genere approderà prossimamente in consiglio comunale a Sacile. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Gianfranco Zuzzi, ha depositato una mozione per l’esenzione del pagamento del ticket per le prestazioni sanitarie correlate a episodi di violenza. Il documento impegna l’amministrazione comunale a farsi promotrice nei confronti della giunta regionale affinché le prestazioni sanitarie «erogate a vittime della violenza di genere e correlate alla necessità di accertamento e cura» siano esentate dal pagamento del ticket. Spiega Zuzzi: «Il sostegno alle vittime non può essere solo formale e di facciata, ed è per questo chi chiediamo alle altre forze politiche di fare propria la nostra proposta già adottata in altre Regioni (Campania e Piemonte). In Friuli venezia Giulia su un tema così grave c’è ancora molto da fare. Riteniamo che la Regione, oltre a promuovere, coordinare e stimolare iniziative per contrastare la violenza in tutti gli ambiti sociali, debba anche sostenere le vittime della violenza di genere: ciò, mediante azioni che limitino il danno economico derivante dalla necessità di cure sanitarie». A sostegno della proposta il capogruppo del M5S porta dati e statistiche. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, osserva «almeno un donna su cinque ha subito abusi da parte di un uomo nel corso della vita, e il rischio maggiore è rappresentato dai familiari». Conclude: «Ci sono molti modi per essere vicini a chi ha subìto violenza: un gesto concreto può essere rappresentato dall’esenzione del ticket per le prestazioni correlate alla necessità di accertamento e cura, che ora si limita all’accesso al pronto soccorso». (m.mo.) Petizione per l’automedica Si firma in piazza a Maniago MANIAGO. Dalle 9, oggi in piazza Italia a Maniago, si raccolgono le sottoscrizioni per chiedere il mantenimento sulle 24 ore dell’automedica con anestesista rianimatore a bordo. Si tratta del secondo appuntamento dell'iniziativa promossa dai consiglieri di opposizione Francesco Busetto, Laura Di Bernardo, Massimiliano Tramontina, Ilia Franzin, Massimo Milanese, Marco Tramontina e Valentina Franceschina. La petizione è stata indetta da cittadini e amministratori della Pedemontana maniaghese e spilimberghese, in quanto la Regione ha stabilito di eliminare il servizio di notte. Nella raccolta firme si chiede «la revisione del piano dell’emergenza-­‐urgenza regionale, per quanto riguarda il distretto Nord». Si evidenzia: «Bisogna adottare adeguati standard di sicurezza e un’equa distribuzione del diritto alla salute anche per l’area montana e pedemontana. Il mantenimento di automediche con rianimatore a bordo è necessario sia in orario diurno sia notturno. Questo per assicurare che gli interventi di emergenza avvengano nel rispetto della normativa nazionale in tutte le ore del giorno». (g.s.) 7