FILARMONICA LAUDAMO

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Transcript FILARMONICA LAUDAMO

ProGrAmmA

«Après une lecture de Liszt

»

FRANZ LISZT

n. 4 [1811-1886] Années de Pèlerinage. I Année: Suisse

Au bord d’une source

Années de Pèlerinage. III Année n. 4

Les Jeux d’eaux a la Villa d’Este

Deux Légendes n. 2

San Francesco di Paola che cammina sulle onde

Années de Pèlerinage. II Année: Italie n. 7

Après une lecture de Dante. Fantasia quasi Sonata



Rhapsodie espagnole Danse des Sylphes (da

La Damnation de Faust

di Hector Berlioz) Isoldens Liebestod (da

Tristan und Isolde

di Richard Wagner) Réminiscences de Norma (da Vincenzo Bellini)

I CONCERTI AL PALACULTURA le domeniche al Palacultura - ore 18 domenica 31 gennaio 2016 ore 18 • Palacultura “Antonello da Messina”

QUARTETTO DI SASSOFONI ALEA

Gianpaolo Antongirolami Luca Mora

sassofono soprano sassofono tenore

Roberto Micarelli Gabriele Giampaoletti

sassofono contralto sassofono baritono

Omaggio agli 80 anni di Arvo Pärt

musiche di Arvo Pärt

www.filarmonicalaudamo.it

Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo Amministrazione Comunale di Messina Provincia Regionale di Messina E.A.R. Teatro di Messina Fondazione Bonino Pulejo - Messina NEGOZIO SPECIALIZZATO IN MUSICA CLASSICA SCONTO DEL 10% PER ABBONATI E AMICI DELLA FILARMONICA LAUDAMO valido per ordini via telefono, fax ed e-mail Via Santa Reparata, 8/b - 50129 Firenze - Tel. 0553928712 - Fax 0555609844 - www.dischifenice.it - [email protected]

FILARMONICA LAUDAMO MESSINA

ente morale

onlus

domenica 24 gennaio 2016 ore 18 Palacultura “Antonello da Messina”

GIUSEPPE ALBANESE

pianoforte

«Après une lecture de Liszt»

stagione concertistica

9 5 ª

2015-2016

14

º

concerto • 2076

º

dalla fondazione

GIUSEPPE ALBANESE,

tra i pianisti più richiesti della sua generazione, debutta nel 2014 su etichetta Deutsche Grammophon con un concept album dal titolo “Fantasia” con musiche di Beethoven, Schubert e Schumann. Di recente pubblicazione (novembre 2015) il nuovo album - sempre per Deutsche Grammophon - dal titolo

“Après une lecture de Liszt”

interamente dedicato al compositore ungherese, che eseguirà per il concerto di questa sera. Invitato per recital e concerti con orchestre da autorevoli ribalte internazionali quali – tra gli altri – il Metropolitan Museum, la Rockefeller University e la Steinway Hall di New York; l’Auditorium Amijai di Bue nos Aires; il Cenart di Mexico City; la Konzerthaus di Berlino; la Laeisz Halle di Amburgo; la Philharmonie di Essen; il Mozarteum di Salisburgo; St.Martin in-the-fields e la Steinway Hall di Londra; la Salle Cortot di Parigi; la Filarmonica di San Pietroburgo; la Fil harmonia Narodowa di Varsavia; la Filarmonica Slovena di Lubiana; la Gulbenkian di Lisbona, ha collaborato con direttori di livello internazionale del calibro di Christian Arming, James Conlon, Lawrence Foster, Will Humburg, Dmitri Jurowski, Julian Kovatchev, Marko Letonja, Alain Lombard, Nicola Luisotti, Othmar Maga, Fabio Mastrangelo, Henrik Nanasi, Anton Nanut, Tomas Netopil, Daniel Oren, George Pehlivanian, Donato Renzetti, Alexander Sladkowsky, Hubert Soudant, Pinchas Steinberg, Michel Tabachnik, Jef frey Tate, Jurai Valcuha, Jonathan Webb, ecc. Di rilievo gli inviti al Winter Arts Square Festival di Y. Temirkanov a San Pietroburgo, al Castleton Festival di L. Maazel (USA), al Festival di Colmar, al Festival Internazionale di Brescia e Bergamo, al MiTo Settembre Musica, oltre al Mittelfest, il Festival En Blanco y Negro di Mexico City, il Festival di Sintra (Portogallo), il Tongyeong Festival (Corea). In Italia ha suonato per tutte le più importanti stagioni concertistiche, tra cui quella dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Negli ultimi tempi il Mº Albanese si è distinto per essere stato invi tato a suonare in ben undici primarie Fondazioni Liriche: il Petruzzelli di Bari, il Comunale di Bologna, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Carlo Felice di Genova, il Teatro San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, il Teatro del l’Opera di Roma, il Verdi di Trieste, la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona. Già “Premio Venezia” 1997 (assegnato all’unanimità da una giuria presieduta dal Mº Roman Vlad) e Premio speciale per la miglior esecuzione dell’opera contemporanea al “Busoni” di Bol zano, Albanese vince nel 2003 il primo premio al “Vendome Prize” (presidente di giuria Sir Jeffrey Tate) con finali a Londra e Lisbo na: un evento definito da Le Figaro “il concorso più prestigioso del mondo attuale”. Albanese è laureato in Filosofia col massimo dei voti e la lode (con dignità di stampa della tesi sull’Estetica di Liszt nelle “Années de Pèlerinage”) ed a soli 25 anni è stato docente uni versitario a contratto di “Metodologia della comunicazione musicale”.

NotE AL ProGrAmmA

Al di là della mera allusione alla cosiddetta

“Sonata-Dante”,

il significato di

“Dopo una lettura di Liszt”

è qui triplice: da un lato si riferisce all’opera del compositore, scaturita a seguito di svariate letture tratte da Schiller, San Giovanni Evangelista, Miscimarra, Dante, Hugo, Goethe, Wagner, Soumet; da un altro lato al lavoro dell’interprete, avvenuto dopo aver studiato gli scritti filosofici di liszt; infine all’insieme dei brani qui presenti che formano uno spaccato della percezione lisztiana della realtà. Nei suoi saggi di este tica musicale, Liszt esprime la sua fede incrollabile nella musica in quanto espressione squisitamente musicale di contenuti umani. Ecco perché ogni singolo pezzo di questo concerto contiene in sé e nel suo titolo un riferimento extra- musicale (un paesaggio, un senti mento, un popolo, una storia, una poesia, un’architettura, ecc.). è il Liszt viaggiatore, primo concertista della storia in senso moderno e autore delle Années de pélerinage che viene qui proposto grazie ad un programma che, idealmente, narra un’Europa da lui già vis suta come unica grande regione: Svizzera, Italia, Germania, Francia, Spagna. con un tale “Virgilio” di visionaria sensibilità, è affasci nante scoprire in cosa Liszt trasformi tutto ciò su cui il suo sguardo si posa: la sua “lettura”, appunto. Il concerto inizia con un trittico di brani ispirati all’acqua. Al di là dell’onomatopea che suona ancora oggi miracolosa (perfino dopo tutte le gemme che l’impressio nismo francese ha lasciato e che proprio a Liszt debbono la loro origine), è l’aspetto simbolico ad essere determinante. L’acqua è sim bolo polivalente ma qui è certamente vita e, per di più, in un’accezione spiccatamente spirituale.

In

Au bord d’une source

(Ai bordi di una sorgente) - tratto dal primo “Anno di pellegrinaggio” (ambientato in Svizzera e ispirato alla natura) - appare in frontespizio una citazione tratta dalla poesia Der Flùchtling (Il fuggitivo) di Schiller:

«In sàuselnder Kùhle / begin nen die spiele / der jungen natur»

(«nella frescura mormorante comincia il gioco della giovane natura»). Una sorta di battesimo (paga no) per aspersione all’insegna di un sentimento d’impronta panteistica.

In

Jeux d’eau à la Villa d’Este

(Giochi d’acqua a Villa d’Este) - tratto dal terzo nota al testo a pié di pagina, recante una citazione del Vangelo giovanneo:

“Anno di pellegrinaggio”

(ambientato in Italia ed ispirato alla fede) - la connotazione spirituale del simbolo acquatico si fa ancora più esplicita, proclamando l’immortalità tramite una

«sed aqua quam ego dabo ei, fiet in eo fons aquae salientis in vitam aeternam»

(«ma l’acqua che io gli darò, sarà per lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna»). A Villa d’Este, cele bre per le sue spettacolari fontane, Liszt si ritirava per soggiornare come ospite di quel cardinale Hohenlohe che aveva sempre osteg giato il matrimonio con Caroline Sayn-Wittgenstein; e ci andava quando, grazie all’annullamento del precedente matrimonio della prin cipessa, anziché convolare finalmente a nozze prende invece l’abito talare. non sorprende dunque l’estatica pace dei sensi che si con templa in questo brano.

Il binomio acqua-fede permane in

St. François de Paule marchant sur les flots

(San Francesco di Paola che cammina sulle onde), seconda di due leggende (la prima ritrae San Francesco d’Assisi che predica agli uccelli) che viene introdotta da un paragrafo a firma dello stesso Liszt (cui segue la vita del santo scritta da G. Miscimarra che non si riporta qui per ragioni di spazio).

“Tra i numerosi miracoli di San Francesco di Paola, la leggenda celebra quello che egli compì con l’attraversare lo Stretto di Messina. I barcaioli ave vano rifiutato di accogliere nella loro barca una persona di sì poca apparenza: ma egli non se ne adontò, e con passo sicuro subito camminò sul mare. Uno dei più eminenti pittori dell’attuale scuola religiosa in Germania, il signor Edward Jakob Von Steinle, si è ispirato a questo miracolo e in un disegno mirabile, di cui devo il possesso alla squisita bontà della principessa Carolina Wittgenstein, ha rappresentato, secondo la tradizione iconografica cattolica: San Francesco in piedi sulle onde agitate e che da queste è portato alla sua mèta seguendo l’ordine della Fede che s’impone all’ordine della natura. Il suo mantello è disteso sotto ai suoi piedi; il Santo alza una mano come nell’atto di comandare agli elementi mentre nell’altra tiene un carbone ardente, simbolo del fuoco interno che accende i discepoli di Gesù Cristo; il suo sguardo è tranquillamente affisso in cielo ove rifulge, in una gloria eterna ed immacolata, il motto di San Francesco, la parola suprema: Charitas”

. la musica inizia con la narrazione della leggenda secondo un taglio che si potrebbe definire cinematografico ante litteram; segue l’enunciazione della morale cantata da un bardo, quindi il telo copre l’immagi ne (si ipotizzi infatti di assistere all’inaugurazione del quadro durante una cerimonia) viene lasciato cadere e il santo, con onde altissi me alle sue spalle, si mostra in tutto il suo glorioso fulgore.

Aprés une lecture de Dante. Fantasia quasi Sonata

(Dopo una lettura di Dante) termina il secondo

“Anno di pellegrinaggio”

(ambientato anch’esso in Italia ma ispirato all’arte) ed è un brano interamente costruito sul la verità Hugo scrive “duDante”).

diabolus

in musica (intervallo di quarta aumentata/quinta diminuita difficilissimo da intonare) che affascina soprattutto per l’immediatezza con la quale Liszt tratteggia l’at mosfera infernale e alcuni elementi celebri della cantica più amata della Divina Commedia, quali la vicenda di Paolo e Francesca o il personaggio di Minosse che fa precipitare le anime nei vari gironi. l’opera deve il suo titolo all’omonima poesia di Victor Hugo (per

Quando il poeta dipinge l’inferno, egli dipinge la sua vita:/ la sua vita, ombra che fugge da spettri inseguita;/ foresta misteriosa dove i suoi passi timorosi/ si perdono a tentoni fuori dai cammini battuti;/ nero viaggio ostruito da incon tri deformi;/ spirale dai bordi incerti, dalle profondità enormi,/ i cui cerchi orridi vanno sempre più avanti/ in un’ombra in cui si muove l’inferno indefinito e vivente!/ Questa rampa si perde nella nebbia incerta;/ alla base di ciascun gradino un lamento è assiso;/ e ci si passa al debole rumore di un digrignar di denti bianchi nella oscura notte./ là sono le visioni, i sogni, le chimere;/ gli occhi che il dolo re muta in fonti amare; l’amore, coppia allacciata, triste e sempre bruciante, che in un turbine passa con una piaga nel fianco;/ in un angolo la vendetta e la fame, sorelle empie,/ su un cranio rosicchiato fianco a fianco accovacciate;/ poi la pallida miseria, dal sorri so impoverito;/ l’ambizione l’orgoglio, di se stessi nutriti,/ e la lussuria immonda e l’avarizia infame,/ tutti i manti di piombo dei quali si carica l’anima!/ più lontano la viltà, la paura, il tradimento/ che offrono in vendita delle chiavi e gustano veleno;/ e poi, più in basso ancora, e proprio in fondo all’abisso,/ la maschera deforme dell’odio che soffre!/ sì, è proprio là la vita, o poeta ispirato!/ e il suo cammino d’ostacoli ingombro./ Ma, affinché nulla manchi, in questa strada stretta/ voi ci mostrate sempre in piedi alla vostra destra/ il genio dalla fronte calma, dagli occhi pieni di raggi,/ il Virgilio sereno che dice: “Continuiamo”!

Pur non trattandosi di musica a pro gramma in senso stretto, talvolta la “Sonata-Dante” sembra seguire, nella sua drammaturgia, il percorso della poesia.

Nella

Rapsodia Spagnola

, al di là dell’aspetto ostentatamente virtuosistico, ciò che colpisce di più è l’accentuata contrapposizione delle due anime della Spagna, così come ravvisate da Liszt: quella oscura di Filippo II, fatta di intrighi, legami torbidi ai limiti del l’incestuoso, malattie, perdizione e repressioni nonché carica di una religiosità quasi ammorbata dal peso del peccato (tema delle Folies d’Espagne); quella luminosa, dai colori sgargianti e dalla più disinibita gioia di vivere (la giocosa Jota aragonese). La scena amorosa al ritmo di barcarola - con tanto di usignolo, simbolo archetipico dell’amore - introduce il vero vincitore: l’amore che, con la sua ecla tante apparizione in forma di climax e dal ritmo divenuto ormai quasi di tarantella, trasformerà catarticamente in coda il tema delle Follie da patetico a trionfale. Il concerto termina con un trittico di superbe trascrizioni elaborate da Liszt su opere composte da Ber lioz, Wagner e Bellini (annoverabili, i primi due, ai suoi più puri consanguinei, dal punto di vista estetico).

La

Danse des Sylphes

(Danza delle Silfidi), tratta dalla leggenda drammatica la

Amore ti destinò! dormi, dormi!” Damnation de Faust

(la dannazione di Faust), è un balletto dall’atmosfera incantevole, ipnotica e cullante che segue il momento in cui un coro di gnomi e silfidi canta a Faust:

“dormi, felice Faust, dormi. Fra poco, sotto un velo d’oro e d’azzurro i tuoi occhi si chiuderanno; nei cieli brillerà la tua stella. pensieri d’a more ti incanteranno. [...] tutti, per godere la vita, tutti cercano in cielo, la stella preferita che si accese per loro. È lei, così bella, che

Ecco invece ciò che canta Isotta nella sua

Isoldens Liebestod

(Morte d’amore di Isotta), il vertice di tutto il Tristan: Wagner lesse il finale della Norma di Vincenzo Bellini pare esclamasse:

“Lieve, sommes so come sorride, come l’occhio dolce egli apre,... lo vedete amici? non lo vedete? sempre più limpido come esso brilla, e raggiante d’una luce stellare si leva verso l’alto? non lo vedete? come il cuore a lui baldanzosamente si gonfia, e pieno e maestoso nel petto gli sgorga? come alle labbra, voluttuosamente miti, un dolce respiro lievemente sfugge:... Amici! Vedete! non lo sentite, non lo vedete?

Odo io soltanto questa melodia, che così meravigliosa e sommessa, voluttà lamentosa tutto esprimente dolce conciliante, da lui risuo nando penetra in me, e verso l’alto si libra e dolce echeggiando intorno a me risuona? Queste armonie più chiare che mi circondano, sono forse onde di miti aure? sono forse vortici di voluttuosi vapori? come esse si gonfiano e mi circondano del loro sussurro, debbo io respirarle, prestar loro ascolto? A sorsi berle, sommergermici? dolcemente in vapori dissiparmi? nell’ondeggiante oceano nell’ar monia sonora, del respiro del mondo nell’alitante tutto... naufragare, affondare... inconsapevolmente... suprema letizia!”

Questo brano è indubbiamente una sconvolgente rappresentazione sonora dell’estasi. Eppure, prima di scrivere questa somma pagina, quando

«Questo Richard Wagner non è riuscito a farlo!».

In effetti i finali sia di

Tristano

che di

Norma

sono certamente “musiche sorelle”, caratterizzate come sono da melodie in crescendo accorate, tra scinanti e dal prodigioso impatto emotivo. Raramente si incontrano musiche più appassionate e dalla comunicativa più contagiosa.

Insieme a quella sul Don Giovanni, la grande fantasia di bravura sulla Norma di Vincenzo Bellini è la più importante tra le composi zioni lisztiane basate su temi d’opera: dalle dimensioni alla difficoltà tecnica, dagli effetti di scrittura a tre e/o quattro mani al potere comunicativo, dagli effetti scenografici alla spettacolare gestualità, tutto concorre a fare di questo lavoro un’opera che non lascia mai indifferenti. Il patriottismo di Oroveso, padre della sacerdotessa norma votata alla castità, e dei druidi (che agognano alla rivolta del popolo celtico contro i romani invasori delle Gallie) viene restituito in maniera inequivocabile nella prima parte della fantasia; non mancano grande commozione in

“deh non volerli vittime”

quando Norma ormai rea confessa affida i figli al padre prima di immolar si o in

“qual cor tradisti”

quando il proconsole Pollione, padre dei bambini, si pente del tradimento con Adalgisa ai danni di Norma.

In

“Guerra! Guerra!”

Liszt anticipa certa scrittura percussiva del Novecento e sul finale ricrea, con scale che ripercorrono tutta la tastiera, le spire di fumo del rogo acceso fino alla coda che, qui, anziché tragica come nell’opera, è trionfale, quasi a sottolineare come Norma si riveli vincitrice morale su se stessa.

Una precisazione: le particolare agio.

Réminiscences de Norma

(

Reminiscenze di Norma

, ossia ciò che l’autore ricorda di Norma) sono qui esegui te per come l’interprete ricorda l’originale e, in particolare, la sensazione specifica che ha - da ascoltatore - quando assiste all’ese cuzione dell’opera belliniana. Il tentativo di replicare al pianoforte uno stile esecutivo prossimo al bel canto e alla conduzione ago gica tipica del melodramma è la sola ragione per la quale gli ascoltatori che meglio conoscono questo brano potrebbero rilevare in questa interpretazione alcuni “ossia”. Ma è anche la stessa per cui - chissà - i melomani amanti di Norma potrebbero sentirsi a loro

Giuseppe Albanese