Gennaio 2016 - Associazione Generale Cooperative Italiane

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Transcript Gennaio 2016 - Associazione Generale Cooperative Italiane

Periodico on line in rete
all’indirizzo
www.agci.it
Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Gennaio 2016
© Fabiano Spera
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www.agci.it
Capitale e Lavoro
nelle stesse mani
Giuseppe Mazzini
A.G.C.I.
ASSOCIAZIONE GENERALE
DELLE COOPERATIVE ITALIANE
L’AGCI, Associazione Generale delle Cooperative Italiane, nasce a Roma nell’ottobre 1952 ed
ottiene, ai sensi e per gli effetti del D.L.C.P.S. n.
1577 del 14/12/1947, ufficiale riconoscimento giuridico con Decreto del Ministro per il Lavoro e la Previdenza sociale del 14/12/1961, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 1962, n. 48.
L’AGCI è frutto dell’iniziativa di un gruppo di
sodalizi di ispirazione repubblicana, liberale e
socialdemocratica, che si distacca dalla Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, per dar vita, così
come era precedentemente avvenuto per i cooperatori cattolici, ad una nuova Centrale cooperativa.
A riprova degli ideali che sono alla base delle
sue origini, l’AGCI può vantare, quale suo primo
Presidente, una delle espressioni più alte dei valori
laici e libertari: Meuccio Ruini.
L’AGCI è, quindi, per storia, ma anche per consistenza, una delle tre maggiori Associazioni Nazionali di rappresentanza, assistenza, tutela e revisione del Movimento cooperativo: si tratta di un’Organizzazione senza fini di lucro, libera ed indipendente che, fedele agli ideali mazziniani ed in armonia con i valori fondanti individuati dall’International Co-operative Alliance (ICA), promuove la diffusione, il consolidamento, l’integrazione e lo sviluppo del Movimento stesso, nel rispetto dei princìpi
di democrazia e di mutualità, nonché nell’interesse
generale dell’economia del Paese.
LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
L’AGCI ha la propria sede centrale in Roma ed
una organizzazione articolata, sull’intero territorio
nazionale, in 19 rappresentanze regionali, 8 provinciali, 5 interprovinciali ed in 35 delegazioni territoriali.
Vi sono, inoltre, 8 Associazioni settoriali di
categoria, di cui fanno parte tutti gli enti che, indipendentemente dall’area geografica di appartenenza, esercitano la medesima attività economica
o attività connesse ed affini:
AGCI Abitazione è l’organismo di settore al
quale aderiscono tutte le cooperative di abitazione
e/o loro Consorzi iscritti all’Associazione.
AGCI Agr.It.Al. opera su tutto il territorio
nazionale attraverso due Dipartimenti - specializzati nel comparto della pesca e dell’agricoltura – e
riunisce anche le cooperative aderenti attive nel
settore del consumo.
AGCI Credito e Finanza raggruppa Banca AGCI
S.p.A., le Banche di Credito Cooperativo, le Banche
Popolari, General Fond SpA, le cooperative ed i
Consorzi Garanzia fidi, G.F.C. – Gruppo Finanza
Cooperativa, Cifap ed altre imprese che esercitano
attività finanziaria, come le Società di Mutuo Soccorso.
AGCI Culturalia è l’organizzazione di rappresentanza delle cooperative aderenti all’Associazione operanti nei settori della cultura e dello spettacolo, del turismo e dei beni culturali ed ambientali, dello sport e del tempo libero.
AGCI Editoria è l’associazione nazionale delle
cooperative editoriali, giornalistiche e della comunicazione.
AGCI Produzione e Lavoro è l’organismo di settore che riunisce le cooperative dei settori manifatturiero, costruzioni (edilizia abitativa, industriale e stradale), impiantistica, opifici metalmeccanici e tutto
quanto sia riconducibile alla produzione di beni.
AGCI Servizi di Lavoro è l’associazione di settore cui fanno capo le cooperative di movimentazione merci, logistica e facchinaggio; autotrasporto di cose e persone, taxi ed autonoleggio; globalservice, manutenzione, pulizia, igiene e sanificazione; servizi socio-sanitari; servizi di consulenza e
progettazione per imprese; vigilanza e portierato;
turismo e ristorazione.
AGCI Solidarietà è l’associazione di settore che
si occupa della promozione, della rappresentanza e
dell’assistenza nei confronti delle cooperative
sociali aderenti.
Nel 2010, l’AGCI ha ottenuto l’iscrizione alla
prima classe dell’Albo nazionale degli enti di Servizio civile, con la conseguente abilitazione a presentare, in corrispondenza della pubblicazione degli
appositi bandi da parte dell’UNSC, progetti da realizzare presso le proprie sedi di attuazione accreditate, distribuite sull’intero territorio del Paese.
L’Associazione aderisce inoltre ad importanti
Organismi europei ed internazionali di rappresentanza della Cooperazione (Cecop, Cogeca, Cecodhas, Cicopa, Cooperatives Europe, ICA), nei quali
contribuisce, con propri esponenti, alla tutela ed
alla promozione delle società cooperative nei
diversi ambiti territoriali e settoriali, attraverso
programmi e progetti di sviluppo, iniziative di studio e di approfondimento, di assistenza e consultazione, di concorso all’elaborazione degli indirizzi
legislativi, economici e sociali che interessano il
Movimento cooperativo. In particolare, nel Board
dell’International Co-operative Alliance, è stato
eletto un dirigente AGCI, che vi rappresenta la
Cooperazione italiana.
Attualmente sono associate ad AGCI oltre
8.000 cooperative, con circa 470.000 soci, 105.000
occupati ed un fatturato pari a più di 8 miliardi di
euro.
COMPITI E FINALITÀ
Nell’ambito delle sue finalità generali e dei
suoi compiti istituzionali, l’Associazione – svincolata da condizionamenti partitici ed animata dall’intento di valorizzare il lavoro e l’impegno civile dei
cooperatori – si occupa, per conto delle cooperative aderenti, della gestione di attività di informazione, di consulenza sulle problematiche fiscali,
legislative e del lavoro, di tutela e di scambio, di
collegamento strategico tra le imprese, di servizio,
di coordinamento politico/organizzativo, di diffusione della coscienza e della conoscenza cooperativa, di formazione tecnica e professionale dei cooperatori: tutto ciò, anche attraverso la costruzione
di proficui rapporti con gli omologhi settori delle
altre Organizzazioni, con le rappresentanze sindacali, con le Istituzioni e con le strutture amministrative pubbliche.
L’AGCI è firmataria di 14 CCNL, di 1 Accordo
per la gestione dei servizi ai beni culturali e di 1
Protocollo sul facchinaggio.
L’Associazione segue costantemente gli sviluppi delle normative italiane, europee ed internazionali di interesse per le imprese in generale e per le
società cooperative in particolare; svolge un’azione
di informazione e di aggiornamento nei confronti
dei soci, prevalentemente tramite gli strumenti
della rassegna stampa quotidiana e delle circolari
elaborate dall’Ufficio studi/legislativo e relazioni
industriali; fornisce consulenze sulle problematiche
afferenti alla vita societaria degli iscritti; assume
funzioni di interlocuzione e stimolo nei confronti
delle competenti Autorità, specie con riferimento
alla Direzione generale per le Piccole e Medie
Imprese e gli Enti cooperativi presso il Ministero
dello Sviluppo Economico.
L’AGCI è inoltre competente ad espletare la
vigilanza sulle cooperative aderenti, finalizzata a
verificare, in particolare, attraverso la revisione,
annuale o biennale, il possesso dei requisiti mutualistici.
L’Associazione assiste altresì le proprie associate anche negli ambiti delle relazioni industriali,
della promozione di nuove cooperative, della tutela della privacy, della sicurezza sul lavoro e della
formazione.
L’AGCI è cofondatore e gestore di strumenti di
bilateralità attraverso i quali, nel rispetto delle
norme contrattuali stipulate con i rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, eroga servizi
alle imprese aderenti ad essa ed ai richiamati enti
bilaterali.
Infine, l’Associazione fornisce alle imprese
iscritte servizi nell’ambito del credito, della formazione e della progettazione.
Nel 2011, l’AGCI ha dato vita, insieme a Confcooperative e Legacoop, all’Alleanza delle Cooperative Italiane, coordinamento stabile tra le tre
maggiori Organizzazioni cooperative del Paese.
STRUTTURE COLLEGATE
L’AGCI Nazionale dispone di specifiche strutture collegate, costituite al fine di fornire alle imprese associate un supporto qualificato e professionalmente valido negli ambiti di particolare rilevanza
per lo sviluppo di una sana ed efficiente imprenditorialità cooperativa. Tra queste ricordiamo:
BANCA AGCI S.p.A.
Autorizzata all’esercizio dell’attività creditizia
con provvedimento dell’Autorità di vigilanza del
28 marzo 2007, Banca AGCI SpA è un Istituto di credito che opera prevalentemente con le piccole e
medie imprese, quale strumento per il supporto, il
consolidamento e lo sviluppo delle cooperative
aderenti all’Associazione, nonché dei soci e dipendenti delle stesse.
CONSEF
Costituito nel 2009, il Consorzio Nazionale
Servizi Finanziari si propone di mettere in rete e far
funzionare in modo sinergico le strutture, operanti nel settore del credito, di cui AGCI dispone, al
fine di: offrire servizi finanziari efficienti, efficaci e
di qualità alle cooperative aderenti all’Associazione; indirizzare le stesse verso la capitalizzazione e
la costruzione di idonei strumenti di finanza di
sistema; consentire il superamento delle difficoltà
di accesso al mercato del credito, l’accelerazione
dei processi di concentrazione ed integrazione, il
rafforzamento delle capacità imprenditoriali e
manageriali.
GENERAL FOND S.p.A.
Costituita nel 1993, la società gestisce, senza
scopo di lucro, il Fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, alimentato
dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperative
aderenti all’Associazione e dai patrimoni residui di
quelle poste in liquidazione.
La Società opera nella promozione e nel finanziamento di nuove imprese ed iniziative di sviluppo
della cooperazione, con preferenza per i programmi diretti all’innovazione tecnologica, all’incremento dell’occupazione ed allo sviluppo del Mezzogiorno.
GFC – GRUPPO FINANZA COOPERATIVA
Costituito nel 2012 per l’erogazione del credito alle cooperative dell’AGCI, GFC opera a livello
nazionale e svolge attività finanziaria sia nei confronti della cooperazione, sia delle Piccole e Medie
Imprese (PMI).
CONSORZIO NAZIONALE
MEUCCIO RUINI
Costituito in forma di società cooperativa consortile nel 2009, quale Ente di emanazione dell’AGCI, doverosamente intitolato al primo Presidente
dell’Associazione, vero e proprio Padre della Patria,
il Consorzio Nazionale Meuccio Ruini per la formazione, i servizi al lavoro e l’innovazione tecnologica si propone, in via prioritaria, di: partecipare,
direttamente o attraverso le imprese associate, alle
opportunità di finanziamento, in tema di formazione, provenienti da risorse pubbliche regionali,
nazionali, comunitarie ed internazionali; promuovere forme innovative di progettazione della formazione e dei servizi al lavoro; favorire la crescita
qualitativa, professionale e delle competenze, per
l’adeguamento strutturale e la modernizzazione
del tessuto di imprese associate aderenti all’AGCI.
Via Angelo Bargoni, 78 - 00153 Roma
Tel. 06/58327.1 Fax 06/58327.210
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Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Gennaio 2016
Libera Cooperazione
Anno XIX - Nuova serie N. 145
Gennaio 2016
Registrazione n. 227/1997
del 24.04.1997
Pubblicazione mensile
Periodico on line in rete
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Editoriale
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Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Gennaio 2016
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DI STABILIT
LA LEGGE DUBBIO, UN FATT
E, LE
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SENZA ALCO. PER LE IMPRESTUTTI
POSITIV E E I CITTADINI
FAMIGLI
Legge di stabilità: un contributo allo sviluppo
o un’occasione mancata?
di Rosario Altieri
Attualità
Direttore
Rosario Altieri
I flussi migratori in Europa
L’ntervento del presidente Altieri al Seminario di Studi
della Fondazione Spadolini Nuova Antologia
Rapporto Censis 2015:
l'Italia in fase di ripartenza "selettiva"
di Silvia Rimondi
Direttore responsabile
Raffaella De Rosa
Associazione
Editore
Associazione Generale
Cooperative Italiane
Via Angelo Bargoni, 78
00153 Roma
Concept grafico
© Michele Spera
Collaboratori
Raffaella De Rosa, Filippo Turi
Hanno collaborato
a questo numero
Aldo Carbone, Raffaella de Rosa,
Micaela Di Gennaro, Giuseppe Gizzi,
Antonella Greco, Francesca Guarducci,
Silvia Rimondi
Segreteria di redazione
Stefano Pasqualini
Tel. 06.58327214
Redazione e Amministrazione
Via Angelo Bargoni 78
00153 Roma
Tel. 06.58328347 - Fax 06.58328350
[email protected]
www.agci.it
Chiuso in redazione
20 Gennaio 2016
In copertina:
Legge di stabilità:
un contributo allo sviluppo
o un’occasione mancata?
Banca AGCI prima classificata tra le banche “minori”
Mevaluate cerca 12 mila consulenti:
ad AGCI la prima selezione
L’AGCI sbarca in Cina per l’internazionalizzazione
delle cooperative aderenti
Alleanza
L’Assemblea nazionale riconferma Presidente
Rosario Altieri
Nasce il coordinamento unitario delle donne
dell’Alleanza delle Cooperative Italiane
Nasce l’Alleanza delle Cooperative Italiane
delle Marche
Nasce il coordinamento dell’Alleanza delle
Cooperative Italiane-Giovani
Sociale
La solidarietà si fa spazio: il Gruppo Appartamento
“Casa Emilia” a San Giovanni Valdarno
di Francesca Guarducci
Ripensando le politiche sociali. Nuove risposte ai
vecchi bisogni: il contributo della Cooperazione
di Raffaella de Rosa
Formazione
Efficienza energetica: la Conferenza Nazionale del
Progetto europeo BRICKS. Primi risultati e sistema
unico di qualifica nazionale
di Micaela Di Gennaro
Dalle Regioni
Cooperative sociali e appalti:
un workshop a Bolzano
di Giuseppe Gizzi
AGCI Abruzzo e Unicredit: gli strumenti finanziari
per sostenere lo sviluppo delle cooperative agricole,
sociali e di abitazione
POR-FESR Campania 2014/2020
di Aldo Carbone
LEGGE DI STABILITÀ
UN CONTRIBUTO
ALLO SVILUPPO
O UN’OCCASIONE MANCATA?
Rosario Altieri
nche per quest’anno la Legge di stabilità, come viene ora
chiamato il Documento di Programmazione Economica
Finanziaria (DPEF), successivamente definito Documento di Economia e Finanza (DEF), è stata approvata definitivamente dal Parlamento con il via libera ricevuto,
solo qualche giorno fa, dal Senato della Repubblica.
È, senza alcun dubbio, un fatto positivo poter contare, già dall’inizio di gennaio, su una legge che dovrebbe rappresentare il punto di riferimento per la nostra economia e che dovrebbe
consentire alle imprese, alle famiglie ed ai cittadini tutti, di conoscere i loro obblighi fiscali nei confronti dello Stato e gli impegni
di quest’ultimo nel contribuire a determinare una ripresa della produzione, dei consumi e delle possibilità, per ogni individuo, di sperare in un futuro meno preoccupante e più sereno.
Come sempre in questi casi, la Legge di stabilità fonda le sue
basi su un equilibrio economico e finanziario tra l’esigenza di contenere entro limiti sopportabili l’ampliamento del deficit e la
necessità di intervenire concretamente ed efficacemente sulla
spesa pubblica improduttiva al fine di reperire le risorse per promuovere, favorire ed incentivare lo sviluppo.
Generalmente, ci si trova di fronte ad un provvedimento troppo
articolato ed intasato di questioni spesso tra loro incoerenti perché
alla fine si possa esprimere un giudizio di merito complessivo;
altrettanto generalmente, vi sono inseriti provvedimenti assolutamente condivisibili ed altri che, forse, sarebbe stato più opportuno
non fossero in esso contenuti.
Il testo definitivo risulta molto diverso da quello inizialmente
predisposto dal Governo ed anche il valore complessivo della
Manovra è significativamente più consistente, essendo passato da
circa 30 miliardi (29,6) a circa 35 miliardi e mezzo (35,4) di euro.
Anche il rapporto deficit-Pil risulta ulteriormente aggravato,
con un incremento che dal 2,2 sale a quota 2,4%.
Non è, questo, un esempio che dimostra l’attenzione di un Esecutivo rispetto ad un necessario contenimento del debito pubblico,
anche se, a parziale giustificazione di ciò, va riconosciuta l’esigenza di procedere, attraverso opportuni emendamenti, ad un rafforza-
Editoriale
A
È, SENZA ALCUN
DUBBIO UN
FATTO POSITIVO
POTER CONTARE,
GIÀ DALL’INIZIO
DI GENNAIO,
SU UNA LEGGE
CHE DOVREBBE
RAPPRESENTARE
IL PUNTO DI
RIFERIMENTO
PER LA NOSTRA
ECONOMIA E CHE
AGCI / Gennaio 2016 / 4
IN UN’ECONOMIA
COME QUELLA
ITALIANA,
CARATTERIZZATA
DAL SECONDO
DEBITO
PUBBLICO
AL MONDO,
NONCHÉ DA
UNA INCAPACITÀ
DI GARANTIRE
RITMI
DI CRESCITA
ADEGUATI,
I COSTI DEL
FINANZIAMENTO
DELLO STESSO
CONTRIBUISCONO
AD AGGRAVARE
OGNI ANNO
LA GIÀ PESANTE
SITUAZIONE,
LA QUAL COSA
mento delle misure per la sicurezza, resosi particolarmente urgente dopo gli attentati di Parigi.
In un’economia come quella italiana, caratterizzata dal secondo
debito pubblico al mondo, nonché da una incapacità di garantire
ritmi di crescita adeguati, i costi del finanziamento dello stesso
contribuiscono ad aggravare ogni anno la già pesante situazione, la
qual cosa dovrebbe imporre un maggiore rigore nella spesa al fine
di evitare una sua ulteriore ed incontrollata lievitazione.
Non si tratta di dividersi tra “rigoristi” e “flessibilisti”, ma soltanto di determinare le condizioni per consentire al citato debito di
rientrare entro limiti di maggiore sostenibilità.
Entrando più nel particolare della Manovra, a proposito di
incentivi, andrebbe sottolineato che gli 80 euro agli agenti delle
forze dell’ordine, i 500 euro ai diciottenni e il sostegno alle periferie dovrebbero rappresentare impegno ordinario di uno Stato
democratico e di un Paese civile, anziché misure straordinarie.
È certamente da evidenziare la cancellazione della TASI sull’abitazione principale, che interessa 19 milioni di italiani e pesa
per 3,7 miliardi.
Vi sono poi misure che riguardano altre agevolazioni sulle proprietà immobiliari e sull’acquisto di beni immobili, che potrebbero iniettare un po’ di ossigeno in un settore ormai allo stremo,
anche se quest’ultimo è da considerarsi ormai irrimediabilmente
saturo. Così come riteniamo che l’eliminazione dell’IMU sui terreni agricoli e sugli imbullonati si inserisca tra le disposizioni attese e condivise.
Positivi, seppure insufficienti, sono anche la deducibilità dall’imponibile del costo del lavoro estesa agli stagionali ed il mancato avvio dell’aumento di IVA ed accise.
A tale proposito, va segnalata la spada di Damocle che pesa su
tali provvedimenti con le clausole di salvaguardia previste, che
ammontano a 15 miliardi per il 2017 ed a 20 miliardi per il 2018.
La costituzione del Fondo per gli obbligazionisti penalizzati dal
Decreto Salva-banche rappresenta un provvedimento che tende a
scaricare sulla collettività azioni a dir poco criminose compiute da
banchieri incapaci o, peggio, delinquenti.
Sarebbero state opportune, ed anzi ancora lo sarebbero, azioni
tese a perseguire, attraverso l’applicazione delle leggi già esistenti
e/o tramite l’inasprimento delle stesse, atti dolosi ed ingiustificati
che compromettano il risparmio privato.
Appare, inoltre, particolarmente timido l’approccio al Piano per
il Sud, consistente nel riconoscimento di un credito d’imposta per
l’acquisto di beni strumentali destinati alla produzione.
Ben altri interventi sarebbero indispensabili per evitare che il gap
tra il Nord del Paese ed il Mezzogiorno continui a crescere ed ancor
di più è necessario fare per cominciare ad invertire la tendenza.
Vi sono poi una serie di provvedimenti, nel complesso condivisibili, ma assunti in misura inadeguata ai bisogni ed altri che
rischiano di generare molte più aspettative rispetto alla loro concreta efficacia.
AGCI / Gennaio 2016 / 5
Editoriale
DOVREBBE
CONSENTIRE
ALLE IMPRESE,
ALLE FAMIGLIE
ED AI CITTADINI
TUTTI,
DI CONOSCERE
I LORO OBBLIGHI
FISCALI NEI
CONFRONTI
DELLO STATO
E GLI IMPEGNI
DI QUEST’ULTIMO
NEL CONTRIBUIRE
A DETERMINARE
UNA RIPRESA
DELLA
PRODUZIONE,
DEI CONSUMI
E DELLE
POSSIBILITÀ, PER
OGNI INDIVIDUO,
DI SPERARE
IN UN FUTURO
MENO
PREOCCUPANTE
E PIÙ SERENO.
Editoriale
DOVREBBE
IMPORRE
UN MAGGIORE
RIGORE NELLA
SPESA AL FINE
DI EVITARE
UNA SUA
ULTERIORE ED
INCONTROLLATA
LIEVITAZIONE.
UN GOVERNO
DEGNO DI
CHIAMARSI TALE
NON MISURA
I PROPRI
INTERVENTI
SU UNA SCALA
DI GRADIMENTO
DELL’OPINIONE
PUBBLICA, MA
LI CONCEPISCE
E LI ATTUA IN
RAGIONE DELLA
LORO EFFICACIA
E DELLA LORO
CAPACITÀ
DI INCIDERE
POSITIVAMENTE
SULL’ECONOMIA
DEL PAESE
E SULLA
REALIZZAZIONE
DEL BENE
COMUNE.
Sarebbe stato forse meglio concentrare l’intervento su un numero più limitato di questioni, in modo tale da poter incidere su di
esse in maniera più consistente ed apprezzabile; così come sarebbe stato più proficuo agire con maggiore determinazione nella lotta
agli sprechi, che sono la vera causa di molti dei mali della nostra
economia.
Ogni euro investito male, ogni euro veramente sperperato, rappresenta una risorsa sottratta allo sviluppo ed alla crescita.
Sono ancora troppe le sacche di spreco del sistema economico
nazionale: molte di esse sono presenti nella Pubblica Amministrazione ed in tante transazioni tra quest’ultima e la parte improduttiva della finanza.
Occorre avere coraggio nel colpire queste cattedrali di improduttività, anche a costo dell’impopolarità.
Un Governo degno di chiamarsi tale non misura i propri interventi su una scala di gradimento dell’opinione pubblica, ma li concepisce e li attua in ragione della loro efficacia e della loro capacità di incidere positivamente sull’economia del Paese e sulla realizzazione del bene comune.
Un’ultima annotazione avverto il dovere di fare in ordine al
provvedimento inerente l’IVA sulle prestazioni sociali. È certamente positivo aver contenuto in un solo punto percentuale il suo
aumento (dal 4 al 5%). Sarebbe, tuttavia, auspicabile che fosse
reintrodotto il regime opzionale dell’esenzione per le piccole e piccolissime imprese cooperative sociali: non si tratta, infatti, di conservare privilegi che, in quanto tali, sarebbero comunque odiosi,
bensì di riconoscere un valore insostituibile a queste piccole realtà che svolgono una missione sul territorio che nessun altro soggetto è in grado di assicurare.
L’impossibilità di una loro sopravvivenza rappresenterebbe un
irrimediabile colpo per la soddisfazione di alcuni primari ed elementari bisogni, che rimarrebbero altrimenti inevitabilmente inascoltati e senza risposte.
AGCI / Gennaio 2016 / 6
I
ntervento del Presidente
AGCI, Rosario Altieri
“I flussi migratori”
Prima di affrontare il
compito assegnatomi dagli
organizzatori dell’odierno
seminario, vorrei intrattenermi, seppur brevemente, su alcune riflessioni che mi vengono suggerite dal tema del convegno e, in
particolare, dall’illuminante relazione di Angelo Panebianco, nella
quale è tracciato l’intero percorso
di questa nostra conversazione.
Per dirla come lo stesso Panebianco ci ha presentato lo stato
dell’Unione, ci troviamo di fronte
ad un’Europa che sembra far
segnare progressi nei momenti di
maggiore prosperità, ma con
altrettanta puntualità mostra evidenti segnali di deterioramento nei
rapporti tra gli Stati membri allorquando si presenti una qualsiasi
criticità.
La prima domanda che sorge
spontanea: ma non sarebbe necessario che si verificasse proprio
l’esatto contrario? Non sarebbe
necessario che, di fronte alle difficoltà e ad ostacoli tali da rendere
più impervia la costruzione degli
Stati Uniti d’Europa, ciascuno
Stato e le stesse Istituzioni comunitarie si esercitassero per individuare soluzioni comuni e lavorassero per la loro affermazione?
Non intendo addentrarmi nella
ricerca delle cause di tutto ciò e
delle responsabilità in capo ad
ogni soggetto a diverso titolo coinvolto. Mi limito qui ad ipotizzare
che ciò possa dipendere da una
scarsa sensibilità nei confronti di
una Europa che non sia soltanto un
insieme di regole economiche e
finanziarie, ovvero un insieme di
compiti da assegnare a ciascuno
scolaro, che poi potrà, più o meno
diligentemente, svolgerli.
Quanto lontana è l’Europa di
Altiero Spinelli e quella sognata
da tutti i suoi Padri fondatori e
quanta amarezza determina una
simile constatazione!
Essa è ancora più difficile da
digerire per chi, come me, è stato
educato a concepire e ad anelare
ad un’Europa dei Popoli, a quell’Europa delle Nazioni che, già nel
pieno del Risorgimento italiano,
Giuseppe Mazzini immaginava e
per la realizzazione della quale ha
profuso molte delle sue energie.
La stessa unità d’Italia per
Mazzini era una delle condizioni
imprescindibili per la costruzione
degli Stati Uniti d’Europa.
So bene di correre il rischio di
essere considerato un utopista.
Voglio comunque affermare che
anche i flussi migratori che stanno
interessando milioni di esseri
umani, che scappano dalla tirannia, dalle guerre, dalla fame e
dalla povertà assoluta, possono
essere affrontati dall’Europa come
una ulteriore occasione per verificare ed affermare il suo livello di
solidarietà, di civiltà e di avanzamento.
Ma essi possono essere anche
la dimostrazione più evidente di
quanto l’Europa stessa sia ancora
immatura, non in grado di ragionare e di agire come una vera comunità autonoma e di quanto essa sia
AGCI / Gennaio 2016 / 7
a tutt’oggi condizionata da egoismi incapaci di evolvere in uno
scatto di generosità umana.
Queste riflessioni mi appaiono
ancora più pressanti dopo i tragici,
recenti “fatti” di Parigi.
Il titolo dell’iniziativa “Conversazione sull’Europa: le Sue Frontiere, le Sue Libertà dopo il 13
novembre” evoca infatti, inevitabilmente, una serie di considerazioni amare su quello che l’Europa
avrebbe potuto rappresentare e
quello che, viceversa, è stata ridotta ad essere in ragione del prevalere di una serie di comportamenti
che non hanno certo aiutato la
costruzione di una Europa delle
Nazioni e dei Popoli, con la conseguenza di relegarLa ai margini di
un mondo sempre più globalizzato
e che sempre più richiede, ad ogni
potenziale interlocutore, una forte
capacità di pervenire a scelte rapide, decise ed autorevoli.
In questi appuntamenti annuali,
ci siamo spesso interrogati sulla
preoccupante deriva verso la quale
l’Europa andava avviandosi e sulle
conseguenze che sarebbero probabilmente derivate dalla incapacità
della stessa di essere presente nel
dibattito come una realtà rappresentativa della storia, della cultura,
delle tradizioni di diverse centinaia di milioni di persone con sempre maggiori e più profondi punti
di contatto.
Lo abbiamo fatto in occasione
dell’approfondimento sul tema dei
“Rapporti Transatlantici”; lo
abbiamo ripetuto allorquando
abbiamo affrontato le questioni
poste dalla cosiddetta “Primavera
Araba”.
In ognuna di queste circostanze, così come in altre, ci siamo trovati di fronte all’amara constatazione della debolezza dell’Europa
e della Sua incapacità di esprimere
quel ruolo da protagonista, impossibile senza una propria sovranità
sulle questioni che costituiscono
l’essenza di una qualsiasi Nazione,
a prescindere dalla forma Unitaria
o Federale di Stato.
Sono, queste, constatazioni
amare per tutti, ma lo sono ancora
di più, come poc’anzi sottolineavo,
per un mazziniano che ha imparato a conoscere, ad apprezzare e ad
auspicare la “costruzione degli
Stati Uniti d’Europa”.
Attualità
CONVERSAZIONE
SULL’EUROPA
LE SUE FRONTIERE,
LE SUE LIBERTÀ
DOPO IL 13 NOVEMBRE
SEMINARIO DI STUDI
Attualità
Già agli inizi dell’Ottocento,
infatti, Mazzini aveva formulato
l’idea di una associazione dei
popoli europei che, dopo la liberazione di quelli ancora oppressi e la
formazione degli Stati nazionali,
prendesse le mosse da quel
“comune pensiero” e da quell’
“anima universale” che rendevano
l’Europa un’entità ben distinta nel
mondo.
Probabilmente, anche oggi,
avremmo avvertito l’esigenza di
ritornare sullo stesso tema, allorquando saremmo stati chiamati a
dire la nostra sulle frontiere e sulle
libertà come esse vengono concepite, organizzate, vissute e praticate nel Vecchio Continente.
I recenti attentati in territorio
francese ci impongono, però, di
concentrare le nostre riflessioni e
di chiederci più specificamente se
il processo di integrazione politica,
fermo da tempo ed anzi in via di
costante e graduale arretramento
soprattutto nelle coscienze della
gente (sia di esempio il voto francese di qualche giorno fa), ne
risulterà accelerato o se, invece,
l’Unione Europea rischierà di sfasciarsi sotto i colpi di maglio del
terrorismo.
Più Europa ed un progressivo
trasferimento di sovranità dal livello nazionale a quello comunitario:
questo è l’appello congiuntamente
rivolto, nel settembre scorso, ai
parlamentari europei dai Presidenti
delle Istituzioni legislative di Italia,
Francia, Germania e Lussemburgo,
con la richiesta di imprimere
un’accelerazione al citato processo
di integrazione alla luce delle criticità dell’attuale momento storico e
soprattutto dell’emergenza migranti, che necessita di risposte concrete ed immediate.
Personalmente, non ho la presunzione di conoscere la risposta
all’interrogativo che ho richiamato
in apertura di questa mia relazione.
Posso però portarvi qualche argomentazione che potrà risultare di
stimolo al dibattito, partendo dall’idea originaria degli Stati Uniti
d’Europa e confrontandola con ciò
che di essa ritroviamo, o meglio
sarebbe dire non ritroviamo, nell’attuale Unione Europea.
Dai primi tentativi di collaborazione fino alla creazione,
negli anni Cinquanta, delle comu-
nità settoriali, dall’allargamento
degli interessi comuni a materie
sempre più significative che erano
prima appannaggio dei singoli
Stati fino alla sperimentazione di
un governo unitario dotato di competenze via via più incisive, l’Europa ha compiuto passi importanti,
pervenendo ad un punto che poteva sembrare tanto avanzato da far
pensare ad una imminente, completa integrazione tra le economie,
ma soprattutto tra i popoli.
Gli ultimi decenni hanno fatto
segnare, tuttavia, un rallentamento
di questo percorso e l’emergere di
visioni e comportamenti che lo
hanno reso sempre più tortuoso,
fino a determinare un’impasse difficilmente superabile.
Soprattutto negli ultimi tempi,
sembra quasi ci si sia avviati verso
una inversione di tendenza che,
anziché alimentare prospettive di
maggiore coesione, determina
arretramenti significativi, tali da
mettere in discussione l’obiettivo
stesso di una Europa dei popoli.
Alla moneta unica non ha fatto
seguito una politica economica
unica, né una politica di difesa
unica, né uno Stato (anche federale) unico, né un popolo unico.
Diversamente, sono emerse palesi
tentazioni egemoniche da parte di
alcuni Governi che, unite all’indisponibilità di altrettanti a rinunciare ad una parte della propria sovranità, hanno disegnato un’Europa
incompiuta e senza anima, la
quale, lungi dall’essere al centro
dell’interlocuzione mondiale, si
trova relegata ai margini, priva di
ogni benché minima considerazione e sempre meno competitiva sul
mercato globale.
Non vale a spiegare le difficoltà del raggiungimento di un
apprezzabile livello di unità europea la circostanza di trovarsi, con
sempre maggiore evidenza, di
fronte ad economie fortemente
diseguali.
Non basta neppure rilevare che
interventi correttivi a favore delle
realtà più deboli comportano inevitabilmente sacrifici, forse anche
consistenti, per quelle più solide.
Ciò che manca è lo spirito della
Nazione europea, lo stesso che ha
consentito, in meno di un decennio, alla Germania di colmare il
gap economico e non solo che
AGCI / Gennaio 2016 / 8
separava la Repubblica Federale
da quella cosiddetta Democratica.
L’interesse vero, reale del
Popolo europeo non passa certamente, come prima accennavo, per
la strada degli egoismi nazionali:
al contrario, esso ne richiede il
superamento in favore della
costruzione degli Stati Uniti d’Europa, dotati, appunto, di una moneta unica, ma anche di una politica
economica unica, di una unica
politica per la difesa, di una unica
ed autorevole politica estera.
Di certo, attendere ancora per
imprimere una svolta al percorso
di unificazione significherebbe
perdere una occasione che potrebbe mai più ripresentarsi.
Oggi siamo di fronte ad un’evidenza: l’Europa non è stata e non è
in grado di fornire una risposta
comune ed efficace al problema,
sempre più pressante e di entità
sempre più rilevante, dei flussi
migratori; d’altro canto, i singoli
Stati non si sono finora rivelati e
non mostrano di poter essere, nel
prossimo futuro, in grado di
affrontarlo da soli.
Non si tratta di una vicenda che
interessa alcuni e trova gli altri
indifferenti: essa riguarda tutti e
rispetto ad essa ciascuno è chiamato a prendersi le sue responsabilità.
Al di là degli eventi e dei processi che hanno generato una
situazione insostenibile ai confini
del Mare Nostrum, tale da spingere ogni anno centinaia di migliaia
di individui a rischiare quanto di
più prezioso abbiano per poter
avere una qualsiasi aspettativa di
vita, occorre prendere atto della
vera e propria emergenza che ne è
derivata e che richiede, appunto,
interventi determinati, tempestivi e
risolutivi.
Se si considera che, nel 2010,
quindi solo cinque anni fa, ad
attraversare il Mediterraneo spinti
da condizioni disumane legate
all’assenza di sicurezza ed all’instabilità generate per lo più da
conflitti o crisi istituzionali, erano
circa 4.000 persone, divenute nel
2014 ben 220.000 e cresciute
ancora nei primi sei mesi del 2015,
quando sono sbarcati in Europa
oltre 150.000 profughi, ci si può
fare un’idea della portata del fenomeno in parola.
Sono certamente numeri rile-
diretto dei Governi dei Paesi della
sponda sud del Mediterraneo;
richiedono, infine, un piano per la
stabilizzazione dei contesti interessati dalle criticità di vario genere che inducono molti a partire.
Tutti dobbiamo essere consapevoli che il punto non è quello di
creare barriere di filo spinato attorno all’Europa, tantomeno quello di
erigere muri, perché, in ogni caso,
un fenomeno epocale e multiforme
come quello di cui parliamo non si
ferma in questo modo, né ci si può
illudere che queste siano le azioni
per risolverlo.
Questo problema non può e
non deve rappresentare un terreno
di scontro politico tra chi vuole
preservare la razza e chi invece
intende contaminarla, fra chi è
risoluto a difendere i confini con il
coltello e con i denti e chi invece è
propenso ad assumere una posizione di maggiore disponibilità, tra
chi individua in ogni migrante un
pericolo per la sicurezza e chi,
viceversa, lo ritiene un fratello da
accogliere.
Ho avuto modo, nel corso di
quest’anno, di fare in più occasioni approfondite riflessioni sul
tema: in particolare, vorrei ricordare una iniziativa organizzata da
un amico cooperatore sensibile e
lungimirante perché considero il
titolo della stessa particolarmente
significativo ed in linea con quello
che ho poc’anzi affermato: “Proteggere le persone, non i confini”.
Non è un demerito essere nati
in un posto sbagliato; allo stesso
modo, non è un merito essere nati
nel posto giusto: è una questione
di civiltà accogliere quanti vanno
alla ricerca, soltanto, della speranza di poter avere una vita.
È questo, infatti, che la moltitudine di quanti approdano sulle
nostre coste insegue e credo sia
inaccettabile anche la distinzione
fra profughi e migranti economici.
Nella quasi totalità dei casi,
anche per quanto concerne la
migrazione per motivi economici,
non ci si trova di fronte ad esseri
umani, a persone che, pur potendo
contare su una soglia di sopravvivenza, benché minima, vanno alla
ricerca di una condizione di vita
migliore.
Nella fattispecie, si tratta di
uomini, donne e bambini la cui
AGCI / Gennaio 2016 / 9
prospettiva, nei loro luoghi di origine, sarebbe la morte certa, ovvero l’impossibilità ad un qualsiasi
domani.
L’approccio dell’Europa di
fronte ad una simile domanda non
può essere indefinito, superficiale
e disorganizzato: non è possibile
che ogni Stato provveda in ordine
sparso al di fuori di un disegno
comune e senza alcun progetto.
Non è nemmeno possibile, se
l’Europa deve avere un senso, che
non vi siano e non vengano determinate le condizioni per cui, così
come avviene per molte altre problematiche di minore rilevanza
sociale ed umana, le direttive
comunitarie impongano ad ogni
Stato membro politiche di accoglienza valide sull’intero territorio
europeo.
Un’altra cosa deve essere chiara: l’immigrazione non può e non
deve costituire un’opportunità per
garantire business alle imprese che
operano nel settore, ma deve essere avvertita come un dovere da
adempiere assumendosene tutte le
responsabilità e come un servizio
indispensabile da assicurare alla
platea.
Ho avuto modo di visitare
alcuni Centri di accoglienza, nei
quali ho potuto constatare di persona con quale spirito di solidarietà venga svolto questo lavoro,
quanta passione e partecipazione
si impieghi nella realizzazione del
proprio compito e del proprio
dovere, quanto sia lontano il concetto di un fastidio che occorre
sopportare perché si è vinta una
gara d’appalto.
Ho potuto, in molte circostanze, rendermi conto in che modo e
con quale amore si compie
un’azione vera, carica di umanità,
verso persone che hanno un estremo bisogno di avvertire su di sé
questa vicinanza e questa solidarietà.
Se questo fosse, a livello europeo, un comune sentire, se queste
spinte fossero più diffuse e permeassero le maglie del tessuto comunitario, se ciascuno superasse i propri egoismi ed agisse nell’interesse
generale, probabilmente saremmo
in grado di assicurare risposte più
adeguate ed efficaci agli esodi dettati, spesso, da guerre, persecuzioni e gravi crisi umanitarie.
Attualità
vanti che richiedono un apprezzabile livello di attenzione, ma non
rappresentano una assoluta novità:
flussi migratori che hanno coinvolto direttamente il nostro Paese e
tanti altri che oggi ritengono di
doversi difendere dalle “invasioni
barbare”, sono sempre stati presenti nella storia, antica e recente,
dell’umanità. E non è necessario scomodare quelli biblici raccontatici dai Testi sacri. Basta,
viceversa, riferirsi ai circa 19
milioni di italiani emigrati nelle
Americhe fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
È sufficiente ricordare
che, dopo il 1870, 20 milioni di
lavoratori cinesi ed indiani andarono nei Paesi tropicali; un milione
di giapponesi si trasferì in Brasile;
quasi otto milioni di russi si insediarono nella Russia asiatica, mentre vi fu un’altra direttrice dell’emigrazione europea verso
l’Africa settentrionale e l’Oceania.
Un altro flusso migratorio
importante fu quello che riguardò
gli ebrei dell’Europa orientale: ne
partirono circa un milione e mezzo
tra il 1880 ed il 1914 verso gli
USA, mentre mezzo milione raggiunse Sudamerica, Canada, Europa e Palestina.
Ma tornando all’attualità, i
sopra richiamati numeri, quelli
riferiti ai flussi odierni, anche
senza necessità di ulteriori approfondimenti sulle rotte più praticate
ovvero sulle caratteristiche dei
migranti, che pure hanno la loro
importanza, fanno comprendere
con immediatezza con quanta
urgenza si avverta, su questo fronte, l’esigenza di politiche comunitarie, più strutturate e di più lungo
respiro, oltre che di un’azione
coordinata a livello europeo.
È del tutto evidente che interventi tra loro slegati, caratterizzati
da forte disomogeneità, privi di un
filo e di un intento comuni, non
possano sortire risultati apprezzabili, ma solo, al limite, prolungare
l’emergenza oltre ogni livello di
sopportabilità.
Il controllo dei flussi, via mare
e via terra, ed una gestione strategica degli stessi, richiedono
un’Europa forte e coesa; richiedono che essa recuperi un approccio
umanitario alla questione; richiedono, anche, il coinvolgimento
Associazione
BANCA AGCI
PRIMA CLASSIFICATA
TRA LE BANCHE “MINORI”
UNO STUDIO
DI BANCA FINANZA
PREMIA LA BANCA
DELL’ASSOCIAZIONE
B
anca AGCI prima fra
le banche “minori”,
in base alle performance fatte registrare tenendo conto
della patrimonializzazione, della redditività e della produt-
tività.
È questo il significativo responso finale di uno studio di
BancaFinanza, basato su una
ricerca effettuata dall’Università
di Torino e pubblicato dal quotidiano La Stampa l’11 dicembre
scorso.
Nella circostanza il Presidente
di AGCI Rosario Altieri, anche a
nome dell’intera Presidenza
Nazionale, ha formulato le più
vive congratulazioni al Direttore
Generale Bruno Chiecchio e a
tutti i suoi collaboratori per l’importante traguardo raggiunto, che
deve essere interpretato come il
frutto di una attività svolta nell’interesse esclusivo delle persone e
delle imprese che hanno dato fiducia all’istituto di credito dell’Associazione.
Il Direttore Generale di
Banca AGCI, Bruno Chiecchio,
ha così commentato“Il prestigioso
risultato riportato dall’indagine
condotta dall’Ateneo torinese su
incarico del mensile di settore
“Banca Finanza” costituisce un
meritato riconoscimento alla
compagine sociale della Banca
che ha sempre sostenuto la crescita dell’Istituto, alla governance
aziendale che ha saputo coniuga-
re ad una linea di condotta prudenziale una politica di espansione a sostegno del territorio dove
la Banca opera, al personale
dipendente che con il proprio
impegno ha reso possibile il raggiungimento di ambiziosi traguardi ancora più importanti se esaminati alla luce delle criticità contingenti ed in considerazione della
giovane età della Banca stessa
che si è trovata ad operare in una
situazione di crisi generale sin
dall’inizio della propria attività..
Un ringraziamento particolare
deve, infine, essere rivolto alla
nostra clientela che non ci ha mai
fatto mancare il proprio apporto e
la propria fiducia ed oggi può
essere fiera dei risultati raggiunti
dalla propria banca”.
AGCI / Gennaio 2016 / 10
La speciale classifica di BancaFinanza si basa su un’analisi coordinata degli equilibri tra tre principali aree gestionali: solidità, redditività e produttività.
L’obiettivo dello studio consiste nel fornire un quadro pratico di
valutazione e raffronto degli istituti di credito italiani, secondo uno
schema espositivo semplice ma
che intende andare oltre l’aspetto
tecnico-contabile, pur necessario
per costruire le diverse grandezzeindice ricavabili da un bilancio di
una banca.
Per ogni aspetto gestionale
analizzato si è definito e calcolato
un indicatore coerente con l’obiettivo dello studio e, soprattutto, il
più significativo possibile poiché
sintesi di differenti informazioni e
grandezze.
Si sono così costruiti tre principali indici sintetici omogenei fra
loro:
II punto di partenza è quello
della solidità che evidenzia varie
componenti sintetizzabili nel valore dei mezzi propri e nella qualità
dell’esposizione creditizia, per la
quale vengono in particolare considerati i crediti deteriorati netti,
definiti come incagli più sofferenze lorde al netto delle riserve di
copertura.
A seguire, gli indici di redditività in cui si tiene conto, oltre
che del rendimento delle attività
nette e dell’attivo fruttifero, anche
del ritorno sul capitale investito
dai soci.
Infine, gli indicatori di produttività che considerano diversi
aspetti, dal valore aggiunto rettificato per dipendente al risultato di
gestione, dove quest’ultimo fornisce una misura dell’economicità
della gestione ordinaria.
I tre indicatori sintetici sono
stati infine mediati per dare origine a un indice finale che permetta
di offrire un’indicazione globale,
pur se sintetica, sulla qualità economica e patrimoniale della
banca.
Le valutazioni sono state effettuate all’interno di classi dimensionali definite sulla base del totale attivo (anno 2014) dei bilanci
individuali e consolidati presi in
esame.
Per maggiore informazione, è
possibile consultare il report
completo dello studio sul sito
www.bancaagci.com
È nato il coordinamento unitario delle donne dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, costituito dagli Organismi di Parità delle Centrali cooperative AGCI, Confcooperative e Legacoop, riunitisi il 12 dicembre scorso a
Roma presso il Palazzo della Cooperazione di via Torino. Gli Organismi
hanno nominato come Portavoce del Coordinamento Dora Iacobelli, vicepresidente Legacoop e Presidente Commissione Pari Opportunità Legacoop.
La costituzione del coordinamento è stata ufficializzata il 13 dicembre
nell’Ambito dell’Assemblea annuale dell’Alleanza delle Cooperative.
“Il grado di civiltà di un Paese si misura dal livello di inclusione e di
rispetto delle donne”, hanno ribadito il presidente dell’Alleanza Cooperative Italiane, Rosario Altieri e i copresidenti Maurizio Gardini e Mauro
Lusetti, che hanno preso parte all’incontro costitutivo, alla presenza di Giovanna Zago vicepresidente Confcooperative e coordinatrice della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative, di Raffaella de Rosa direttore AGCI Agrital e membro del Coordinamento Donne AGCI, in rappresentanza della presidente del Coordinamento Sandra Miotto, e di una nutrita delegazione dei tre Organismi di parità delle Associazioni.
AGCI / Gennaio 2016 / 11
Associazione
Coordinamento unitario
delle donne dell’Alleanza
Associazione
MEVALUATE
CERCA 12MILA
CONSULENTI
AD AGCI LA PRIMA
SELEZIONE
evaluate, la prima banca della
reputazione, lancia due bandi per
selezionare 12
mila consulenti
professionisti. I
primi 6 mila,
grazie ad un accordo firmato il 21
dicembre scorso tra l’AGCI e
Mevaluate Onlus, saranno selezionati tra avvocati, commercialisti,
notai e revisori legali che già assistono le circa 70 mila cooperative
italiane. Il bando di selezione sarà
pubblicato da AGCI e Mevaluate
il 15 gennaio, con scadenza il 30
aprile 2016. Il secondo bando è
previsto per maggio e coinvolgerà professionisti designati da associazioni imprenditoriali, banche e
assicurazioni. L’obiettivo è riportare il giusto grado di fiducia tra
imprese, enti e individui per
permettere l’instaurarsi di relazioni sociali, giuridiche ed economiche stabili, proficue e trasparenti. Il tutto grazie alla
misurazione della reputazione
reale che viene messa in valore
creando così un nuovo asset economico.
I selezionati otterranno l’abilitazione a esercitare in esclusiva
i servizi Mevaluate, che, prendendo in considerazione solo
documenti verificati, utilizzando
algoritmi certificati, è in grado di
individuare un rating reputazionale affidabile e certo per individui,
imprese ed enti. Il consulente
reputazionale verificherà e
garantirà l’autenticità dei documenti che determinano il rating
M
(alcuni certificati sono richiesti e
ritirati presso gli uffici pubblici
dal consulente reputazionale su
delega dell’utente così da scongiurare possibili falsi materiali e
comportamenti fraudolenti); aiuterà gli utenti a ottimizzare il proprio rating; difenderà gli utenti in
caso di attacchi illegittimi alla
propria reputazione da parte di
terzi.
Per Rosario Altieri, presidente
AGCI e dell’Alleanza delle Cooperative Italiane “Mevaluate è
rivoluzionaria, favorisce la sicurezza delle transazioni e debellerà
la piaga dell’ingegneria reputazionale, diffusa soprattutto sul web,
che con il ricorso alla contraffazione costruisce su misura e su
ordinazione l’identità e il valore
(gonfiato o depresso ad arte) di
individui e aziende, che altera la
concorrenza e ostacola gli accertamenti privati in primis quelli che
incombono per legge in tema di
antiriciclaggio sugli operatori economici e sui professionisti (per la
determinazione della reputazione
dei potenziali clienti), e quelli nell’interesse dei rispettivi clienti
(per la determinazione della reputazione delle controparti) e le attività di intelligence e lotta al crimine. Inoltre – ha avverte Altieri –
Mevaluate è una centrale rischi
dell’onestà e delle competenze
basata sul web, ma affidabile grazie al ruolo dei consulenti reputazionali abilitati, alimentata volontariamente dagli interessati su
input dei rispettivi committenti,
fornitori, datori di lavoro, accessibile da chiunque a costi assoluta-
AGCI / Gennaio 2016 / 12
mente contenuti”. “Il sistema
Mevaluate – ha dichiarato Eduardo
Marotti, presidente Mevaluate
Onlus - nel contesto del sodalizio
associativo è anche una conservatoria delle nuove Identità, non solo
anagrafiche ma anche reputazionali, disponibile a ogni operatore del
diritto per stipulare contratti e rediger e atti di ogni genere in totale
sicurezza e senza alcun problema
di privacy in forza delle Autorizzazioni generali del Garante della
Privacy alle onlus come Mevaluate
per la gestione di dati sanitari, sensibili e giudiziari”.
Come si diventa
consulente reputazionale
Avvocati, commercialisti, notai, revisori
legali (in Italia sono circa 365 mila) interessati a ottenere l’abitazione “in esclusiva” per
questa nuova professione verranno selezionati “a numero chiuso” con un primo bando
(che verrà pubblicato da Mevaluate e AGCI
il 15 gennaio con scadenza 30 aprile 2016)
tra i consulenti economico-giuridici che già
collaborano con le associazioni territoriali, le
cooperative e i loro fornitori e clienti, secondo l’ordine di arrivo delle domande nell’ambito di ciascuna provincia. Per partecipare
bisogna possedere i requisiti fissati dall’organismo di certificazione internazionale
RINA Services (vedi pag. 5 Bando di selezione dei primi 6 mila Consulenti Reputazionali Mevaluate) e formulare istanza di adesione a Mevaluate Onlus con un simbolico
contributo annuo di un euro. Per ottenere
l’abilitazione alla nuova professione sarà
necessario poi seguire un corso di formazione e-learning di 20 ore, già validato dal
Ministero della Giustizia (provvedimento del
16 ottobre 2015) per il riconoscimento dei
crediti formativi professionali, propedeutico
all’esame finale via webcam con RINA Services che andrà rinnovato nei due anni successivi. I consulenti reputazionali saranno
tutelati da una speciale polizza assicurativa
di responsabilità civile professionale negoziata da AON, leader mondiale del brokeraggio, con i Lloyd’s.
Dal 15 maggio al 30 settembre 2016 è
previsto un secondo ed ultimo bando, aperto
a tutti i circa 365 mila professionisti abilitati,
per selezionare gli ultimi 6 mila consulenti
reputazionali che potranno essere designati
dalle associazioni imprenditoriali aderenti
all’Osservatorio Banche e Imprese promosso
dall’Associazione Bancaria Italiana, dalle
banche, dalle compagnie di assicurazioni, dai
comuni aderenti all’Anci, attraverso la società Ancitel, e dalle utility aderenti a Utilitalia.
Dunque, i Consulenti Reputazionali
Mevaluate saranno complessivamente 12
mila “a numero chiuso”, con una gestione
esclusiva delle certificazioni e della consulenza reputazionale “a numero chiuso” in
ciascuna provincia (vedi Ripartizione provinciale dei Consulenti Reputazionali Mevaluate) che rappresenta una straordinaria
opportunità soprattutto per i giovani professionisti.
ncona, 15 dicembre
2015 – Nasce l’Alleanza delle Cooperative Italiane
delle Marche, il
coordinamento
composto
dalle
Centrali cooperative AGCI Marche, Confcooperative Marche e Legacoop Marche,
costituito per valorizzare e potenziare il protagonismo economico e
sociale delle cooperative marchigiane. Un sistema costruito da 900
cooperative, con 350 mila soci e
24 mila persone occupate, con un
fatturato complessivo di 3 miliardi
di euro.
A
I presidenti delle tre Centrali
cooperative, Stefano Burattini,
AGCI Marche, Massimo Stronati,
Confcooperative Marche, Gianfranco Alleruzzo, hanno sottoscritto questa mattina il protocollo
per la costituzione dell’Alleanza
delle Cooperative Italiane delle
Marche. È stato poi eletto il
Comitato esecutivo e il presidente
dell’Alleanza delle Cooperative
delle Marche, Massimo Stronati,
presidente di Confcooperative
Marche.
La nascita dell’Alleanza delle
Cooperative delle Marche rafforza il grande albero della cooperazione, hanno spiegato i tre presidenti in una conferenza, per coordinare l’azione di rappresentanza
nei confronti delle istituzioni
regionali e territoriali e di partenariato verso gli altri soggetti economici e sociali. L’obiettivo è quello
di dar vita ad una rappresentanza
unitaria della cooperazione marchigiana con cui poter meglio contribuire a dare impulso alla creazione di nuova imprenditorialità e
di nuova occupazione nelle Marche. “Quella di oggi è una firma
che traccerà un modo diverso di
fare rappresentanza unitaria – ha
detto il neo presidente dell’Alleanza Stronati -, che dovrà porre al
centro del proprio lavoro le cooperative associate per le quali dobbiamo agire tutti insieme con
coraggio, lealtà e dinamismo per
favorire il loro sviluppo e trovare
le giuste opportunità di crescita
anche con l’internazionalizzazione e con l’utilizzo dei fondi europei”. Quella che parte oggi, ha sottolineato Franco Alleruzzo, presidente di Legacoop Marche, “è
una sfida ambiziosa per dare una
casa comune alla cooperazione
delle Marche. Una sfida di cui
essere protagonisti nell’interlocuzione con le istituzioni e con gli
altri soggetti di rappresentanza
non solo nel chiedere ma anche
nel proporre e nell’offrire il nostro
contributo per crescere insieme”.
Per Stefano Burattini, presidente di AGCI Marche, “l’Alleanza non è la somma di tre organizzazioni ma è l’opportunità di creare un modello innovativo trasversale di dialogo”. I primi complimenti per il traguardo raggiunto
anche nelle Marche, con la creazione dell’Alleanza delle Cooperative, sono stati quelli di Manuela Bora, assessore regionale alla
Cooperazione. “Oggi tre organiz-
AGCI / Gennaio 2016 / 13
zazioni decidono di conferire la
rappresentanza ad un soggetto
unico di un mondo che, per lungo
tempo, è stato frammentato – ha
detto la Bora -, sono fortemente
convinta che, con questa unitarietà, si possa raggiungere una maggiore sintesi, anche verso le istituzioni, con una centralità strategica
del proprio ruolo nel mondo
imprenditoriale e sociale. Sono
molto contenta che questo segnale
di unitarietà parta anche dalle
Marche”. Il coordinamento nazionale dell’Alleanza delle Cooperative Italiane associa 43 mila
imprese e rappresenta oltre il 90%
del mondo cooperativo italiano
per persone occupate, 1,2 milioni,
per fatturato realizzato, 140
miliardi di euro, e per soci, oltre
12 milioni.
Numeri che portano la cooperazione, sia quella marchigiana sia
quella nazionale, a incidere sul
Prodotto interno lordo per circa
l’8%. Un sistema che, durante il
quinquennio della crisi economica, ha accresciuto l’occupazione
dell’8% malgrado le difficoltà che
le cooperative, come tutto il sistema imprenditoriale, hanno dovuto
affrontare. “Dobbiamo costruire
un’associazione che salvaguardi i
nostri valori ma che sia adeguata
ai tempi – ha detto il presidente
nazionale dell’Alleanza, Rosario
Altieri -, non per le generazioni di
cooperatori di oggi ma per quelli
di domani. E’ con questo spirito
che dobbiamo lavorare, per avere,
insieme, una voce più forte per le
nostre cooperative, sia a livello
nazionale sia territoriale”.
Alleanza
NASCE L’ALLEANZA
DELLE COOPERATIVE
ITALIANE
DELLE MARCHE
I GIOVANI
COSTRUISCONO
LA COOPERAZIONE
DEL FUTURO
Alleanza
Dalla Winter School
al primo coordinamento dei giovani
cooperatori italiani
er tre giorni ci
siamo incontrati, conosciuti, abbiamo condiviso
idee e progetti
e, alla fine,
abbiamo fatto
la cosa più
naturale: dare
vita a un coordinamento unitario
di tutti i giovani cooperatori italiani». Matteo Ragnacci, nominato
primo coordinatore dell’Alleanza
delle Cooperative Giovani, commenta con entusiasmo una nascita
storica: seguendo e, per certi versi,
anticipando l’orientamento delle
tre centrali cooperative Legacoop,
Confcooperative e AGCI, che si
apprestano alla fusione nell’Alleanza delle Cooperative Italiane, i
giovani cooperatori hanno deciso
di dare vita ad un coordinamento
unitario che apre la strada alla
cooperazione del futuro. L’evento
che ha portato alla creazione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Giovani, che si è svolto a
Roma il 12 dicembre scorso,
segue la prima Winter School, una
scuola di formazione attiva organizzata da Generazioni, OOP e
AGCI Giovani – i coordinamenti
dei giovani rispettivamente di
Legacoop, Confcooperative e
AGCI. Il 9-10-11 dicembre, 50
giovani cooperatori provenienti da
tutta Italia si sono incontrati all’Hotel Villa Vecchia di Monte Porzio Catone per tre giorni di
apprendimento partecipativo, finalizzati a promuovere l’aggregazione e l’acquisizione di competenze
«P
per la gestione dell’impresa e
della comunità cooperativa. Nel
corso delle giornate, i giovani si
sono confrontati attraverso la
metodologia partecipativa dell’Open Space Technology, interrogandosi su questioni connesse alla
domanda “cosa rende cooperatore
un cooperatore?”. I presenti hanno
poi ascoltato diverse testimonianze imprenditoriali, dialogato con
Maurizio Gardini (presidente
Confcooperative Nazionale) e
Mauro Lusetti (presidente Legacoop Nazionale) e ragionato insieme ad alcuni relatori, tra cui l’economista Leonardo Becchetti e lo
psicologo Adriano Zamperini, su
tematiche quali l’innovazione
sociale, la partecipazione dei soci,
l’internazionalizzazione.
Nella mattinata del 12 dicembre è nata ufficialmente l’Alleanza
delle Cooperative Italiane Giovani, a Roma nel Palazzo della Cooperazione. Dopo il saluto del Presidente dell’Alleanza Rosario
Altieri, si sono tenuti quattro tavoli di lavoro, su tematiche individuate come prioritarie dai giovani
cooperatori: patto intergenerazionale/promozione cooperativa; cittadinanza Europea; rigenerazione
spazi, imprese, territori; formazione e identità cooperativa.
Attraverso la Winter School,
che vuole diventare un luogo di
apprendimento permanente, e il
coordinamento
dell’Alleanza
delle Cooperative Italiane Giovani, i giovani cooperatori delle tre
centrali continuano un percorso
condiviso iniziato già da tempo,
che li ha visti promotori della Rete
AGCI / Gennaio 2016 / 14
europea dei Giovani cooperatori
(European Young Cooperators
Network), nata a Bologna lo scorso settembre. Obiettivo di questo
percorso è creare occasioni aggregative per conoscersi ed avviare
progetti comuni poiché, come precisa Matteo Ragnacci “vogliamo
contribuire a costruire un’Alleanza delle Cooperative Italiane che
non sia la semplice sommatoria
delle tre associazioni, ma un protagonista innovativo. Saremo propulsori di una nuova partecipazione e di un moderno pensiero cooperativo, in grado di rileggere la
propria ragion d’essere alla luce
dell’economia e della società
attuali”.
La generazione dei nuovi cooperatori sta vivendo
i grandi cambiamenti che sta attraversando il mondo intero.
Quotidianamente affrontiamo un nuovo sistema economico
e sociale che cerca di rispondere con dinamiche moderne ai
sempre più crescenti e mutati fabbisogni. I grandi limiti
mostrati dall’economia capitalistica e le innovazioni
introdotte dall’economia collaborativa.; la rivoluzione
digitale che negli ultimi anni ha connesso e messo in rete
milioni di persone, di idee, di progetti e soluzioni mutando
in maniera profonda le condizioni di vita. Un contesto
sociale rivoluzionato nei sui valori fondativi (casa/lavoro/
salario/accessibilità). Il nuovo clima mondiale anche a
seguito degli attentati di Parigi, che pone con forza un
ripensamento del concetto di “esportazione di democrazia”,
dei popoli migranti e del ruolo delle periferie, sella società
multietnica, dell’integrazione, e delle ridefinizione delle
modalità con le quali ci rapportiamo con le altri parti del
mondo. A tutto questo si aggiunge la fine del protagonismo
dei corpi intermedi che per 50 anni hanno scandito nel
nostro paese il rapporto di sussidiarietà, soprattutto della
cooperazione, con il sistema di welfare dello stato e una
rinnovata geografia del nostro paese che sta verificando il
superamento delle regioni in favore di macro aree .
È necessario quindi ripensare il modello di sviluppo per
“cambiare la storia e non per farci cambiare dalla storia”(cit.
Don Luigi Ciotti), comprendendone le dinamiche di
evoluzione e proponendo in maniera pionieristica le basi per
una nuova società dove equità sociale, interculturalità,
democrazia,siano alla base per un progresso collettivo e
diffuso. È necessario riempire gli spazi vuoti creatisi
nell’evoluzione sociale con innovative forme di
collaborazione e condivisione, uno “smart think” che superi
le ideologie e che sia generatore di partecipazione e
benessere diffuso . In questo contesto si inserisce oggi una
generazione di giovani cooperatori che vuole essere
protagonista del cambiamento : Cooperatori che vivono di
intercultura, di scambi, di emancipazione sociale, di
innovazione tecnologica e sociale e che sono in grado di
affrontare con nuovi paradigmi la società. OOP
Confcooperative, AGCI Giovani e Generazioni Legacoop
hanno costituito nel tempo un basilare elemento di crescita
all’interno dei movimenti cooperativi che hanno come
elemento fondativo il passaggio di testimone tra le
generazioni. Ognuno, a suo modo, ha sostenuto i processi di
crescita dei giovani, ha portato attenzione e approfondimento
sulle tematiche dell’innovazione e della responsabilità
sociale della Cooperazione. Insieme abbiamo già cominciato
a cooperare realizzando la rete europea dei giovani
cooperatori in una visione internazionale dell’esperienza
cooperativa italiana. Insieme abbiamo cominciato a
confrontarci su risposte comuni ai nuovi fabbisogni della
nostra organizzazione ed ai giovani che stanno cominciando
a prendere in mano cooperative. È arrivato il momento di
costruire un nuovo futuro, un futuro condiviso, permettendo
a queste energie di sprigionarsi e di generare
congiuntamente valore propulsivo. Lo faremo perché
crediamo che sia utile, vantaggioso e produttivo oltre che
innovativo. Lo faremo individuando obbiettivi comuni,
tematiche condivise, valorizzando i processi di aggregazione
territoriale dalla quale partirà il nostro impegno nella
cooperazione. Crediamo sia importante lavorare per una
nuova cittadinanza europea, che sia risposta seria e decisa ai
nazionalismi e che veda nello scambio di buone pratiche e di
competenze una nuova opportunità lavorativa e sociale per i
cooperatori e per le cooperative. Individuiamo nella
formazione uno degli elementi di distintivi, perché formare
manager cooperativi che sappiano integrare bilanci ed
investimenti concreti ad un sistema di valori e di
partecipazione attiva dei soci sia un baluardo imprescindibile
della nuova cooperazione. Vogliamo poter mettere a
disposizione soluzioni innovative sulle quali la cooperazione
può basare un nuovo protagonismo, sostenendo
parallelamente l’innovazione interna nei processi e nella
filiere produttive delle nostre cooperative e contribuendo
così al rafforzamento del ruolo che la cooperazione tra
cooperative può giocare nell’innovazione. Vogliamo
interagire in maniera paritaria, partecipata e propositiva con
la nostra associazione per sostenere ed implementare buone
pratiche per il ricambio generazionale contribuendo a
rafforzare i percorsi di crescita in un rinnovato patto
intergenerazionale, concorrendo inoltre ad attivare processi
di integrazione di servizi e comparti per rispondere in
maniera ottimale al nuovo protagonismo delle imprese.
Vogliamo individuare nuove opportunità per le nostre
cooperative offerte in ambito nazionale ed
internazionale,contribuendo alle relazioni dell’ACI con il
governo (vedi giusta applicazione codice civile su socio
sovventore), in tema di Lavoro, welfare sociale,
rigenerazione degli spazi urbani e sociali, ma anche di nuove
professioni, nuove forme cooperative e societarie, nuove
competenze sempre più internazionali. Vogliamo ritornare ad
essere soggetti attivi nei territori soprattutto quelli che
vivono situazioni di maggiore difficoltà per proporre il
modello cooperativo come risposta allo spopolamento delle
aree rurali, tramite la creazione di servizi innovativi in
particolar modo sui temi del Turismo, della cultura e della
salvaguardia dell’ambiente. Proporre nuovi modelli per
diffondere e promuovere la Cooperazione con un approccio
interattivo alla comunicazione e di una rinnovata
collaborazione con le scuole, le università e luoghi di ricerca
e di creazione di nuove professioni. Per rendere tangibile il
processo e per interagire al meglio con le esperienze che
operano all’interno dei giovani cooperatori, proponiamo la
costituzione di gruppi di lavoro che sappiano promuovere
momenti di condivisione, scambio e progettualità
congiuntamente alla costruzione di modelli di sviluppo e di
governance. I primi gruppi che partiranno sono: 1 Patto
intergenerazionale/promozione cooperativa. 2. Cittadinanza
Europea. 3.Rigenerazione spazi, imprese, territori.
4.Formazione. Con queste premesse, procediamo alla
costituzione del coordinamento dell’Alleanza delle
Cooperative Italiane-Giovani, trasformando la nostra
collettività di valori in una comunità di valore, con obbiettivi
ed integrazioni che impegnano tutti e ci rendono egualmente
garanti di questo processo di aggregazione. Vogliamo essere
una generazione che non esporta democrazia ma che la
esercita e la vive.
AGCI / Gennaio 2016 / 15
Alleanza
Manifesto ACI Giovani
Coordinamento dell’Alleanza
delle Cooperative Italiane-Giovani
Associazione
L’AGCI SBARCA IN CINA
PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE
DELLE COOPERATIVE
ADERENTI
l Presidente Altieri, alla
guida di una delegazione,
ha compiuto un viaggio in
Cina per incontrare rappresentanti delle Istituzioni e delle imprese locali.
L’obiettivo della missione è stato quello di verificare la possibilità di conquistare
fette del mercato interno cinese
per i prodotti delle cooperative del
sistema AGCI e, in particolare, per
quelli agro-ittico-alimentari.
Nel corso della visita, il Presidente Altieri e la delegazione che
lo ha accompagnato hanno incontrato i Sindaci delle comunità che
li hanno ospitati, alcuni Presidenti
delle Camere di Commercio e
diversi operatori economici.
La prima tappa è stata Tianjin
per l’incontro con il Gruppo che
ha realizzato e gestisce l’European
Trade Center, un’opera con circa
200.000 mq di locali, di cui
90.000 dedicati all’esposizione
(showroom) ed i restanti ad uffici,
alberghi, ristoranti, bar ed aree
destinate all’e-commerce.
In detta occasione, con il Sig.
Bai Shaoliang ed il Sig. Ken Du,
rispettivamente Presidente e Vice
Presidente del richiamato Gruppo,
sono state gettate le basi per una
proficua collaborazione, attraverso la disponibilità offerta ad AGCI
di spazi per i prodotti delle cooperative aderenti, senza escludere
una partecipazione diretta dello
stesso ETC al progetto di internazionalizzazione che l’Associazione sta realizzando.
Analoghe opportunità sono
emerse dall’incontro del Presiden-
I
te Altieri con i rappresentanti economici ed istituzionali di Qingdao
per l’utilizzo di aree espositive e
fieristiche locali e per accordi con
operatori particolarmente introdotti sul mercato cinese.
Nel corso della missione, è
stata effettuata anche una visita
alla città di Laizhou, che si trova
al centro del Distretto della Pietra
e conta numerose cave ed altrettante imprese dedicate alla lavorazione del marmo e del granito.
AGCI / Gennaio 2016 / 16
Ad una prima - seppur sommaria - analisi, assolutamente interessanti appaiono le prospettive di
internazionalizzazione possibili
per le nostre imprese in questo
grande Paese asiatico, prospettive
che riguardano tutti i prodotti di
qualità e di pregio del settore
agro-ittico-alimentare italiano, ma
anche tanti altri per i quali il Made
in Italy è particolarmente apprezzato sul mercato cinese.
Associazione
ALLEANZA DELLE
COOPERATIVE ITALIANE
L’Assemblea nazionale
riconferma alla guida
dell’Alleanza il Presidente
Rosario Altieri
Si è svolta il 13 gennaio a
Roma, presso il Palazzo della
Cooperazione, l’Assemblea
dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.
Nel corso dell’Assemblea è
stato approvato il documento di sintesi predisposto sulla
base degli elaborati realizzati dai gruppi di lavoro che si
sono confrontati nel corso
del 2015 per la progettazione della nuova Associazione
unica delle cooperative italiane.
L’Assemblea, inoltre ha incaricato gli Organismi dell’Alleanza di procedere nella realizzazione esecutiva secondo
un percorso di massima condivisione.
L’Assemblea, infine, ha proceduto all’elezione per il
2016 del Presidente, riconfermando alla guida dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, il Presidente dell’AGCI
Rosario Altieri.
AGCI / Gennaio 2016 / 17
LA SOLIDARIETÀ
SI FA SPAZIO
A SAN GIOVANNI VALDARNO
NASCE IL GRUPPO
APPARTAMENTO “CASA EMILIA”
Sociale
Francesca Guarducci
asce a San Giovanni Valdarno (Arezzo) il Gruppo
Appartamento
“Casa Emilia”,
grazie alla sinergia
del
Consorzio
Co.Ri. (Consorzio
di Cooperative Sociali Onlus) e
O.A.M.I. (Opera Assistenza
Malati Impediti – Associazione di
volontariato Onlus), due realtà che
hanno alle spalle una lunga esperienza nella cura dei loro assistiti.
N
Una simile proposta nasce
dall’esigenza di trovare risposte
concrete per “il durante e il
dopo di noi”, ovvero alla necessità di fornire concreto sostegno a
tutte le famiglie che hanno figli
con situazioni di disagio psicofisico, per provvedere al loro futuro
anche quando i familiari non
potranno più occuparsene.
Al fine di rispondere in modo
concreto a tale urgente richiesta, il
Consorzio Co.Ri e Oami hanno
costituito il gruppo appartamento
“Casa Emilia”, attraverso cui
garantire alla persona con disabilità un futuro sicuro e sereno,
anche quando verrà a mancare
il sostegno e l’affetto dei propri
cari. All’interno di un ambiente
domestico, appositamente strutturato, l’utente viene indirizzato,
con il sostegno dei propri familiari e del personale qualificato, a un
graduale percorso di preparazione
alla vita indipendente attraverso
l’inserimento in programmi che
prevedano il coinvolgimento diret-
to in attività quotidiane sia all’interno dell’ambiente familiare che
al suo esterno, accrescendo, così,
il senso di autostima e il desiderio
di comunicazione con il mondo
circostante.
“Casa Emilia” è un progetto
approvato dalla Regione Toscana che ha visto la collaborazione
della Asl8. Può accogliere fino a
dieci persone e ogni ospite conduce una vita scandita da impegni
vari, tra momenti di condivisione,
spazi individuali, accompagnati
dalla presenza di professionisti
che vivono con loro.
AGCI / Gennaio 2016 / 18
L’ITALIA IN FASE DI
RIPARTENZA “SELETTIVA”
Dal Rapporto Censis 2015 emerge
la fotografia di un Paese ancora assopito,
che tenta di rimettersi in moto
Silvia Rimondi
n Paese che vive in
una sorta di “limbo
italico” fatto di
“mezze tinte, mezze
classi, mezzi partiti,
mezze idee e mezze
persone”: così lo
definisce il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita
ricorrendo ad una citazione di Filippo Turati. E continua parlando di
“letargo esistenziale collettivo”, in
cui la politica tenta senza successo
di “trasmettere coinvolgimento e
vitalità al corpo sociale”. Aggiunge
quindi che si rileva oggi una pericolosa povertà di progettazione per il
futuro e di disegni programmatici di
medio periodo; prevale una dinamica d’opinione messa in moto da
quel che avviene giorno per giorno;
in altre parole, è la vittoria della
pura cronaca, che inietta nella vita
quotidiana “il virus della sconnessione“.
All’interno di questo quadro,
certo non molto incoraggiante, si
intravvede qualche segnale positivo. Il risparmio ha consentito alle
famiglie di resistere ai duri colpi
della crisi: ancora negli ultimi 12
mesi, 3,1 milioni di famiglie hanno
attinto ai propri depositi “per fronteggiare gap di reddito rispetto alle
spese mensili”. Tuttavia, nello stesso periodo, molti hanno accumulato
risorse a scopo cautelativo: per
finanziare la formazione dei figli,
per i bisogni della vecchiaia, per
paura di perdere il posto di lavoro.
Il mattone ed i beni durevoli
(soprattutto automobili ed elettrodomestici) tornano timidamente ad
attrarre gli investimenti. Tra genna-
© Fabiano Spera
Attualità
U
AGCI / Gennaio 2016 / 19
Attualità
io e ottobre di quest’anno le richieste di mutui sono cresciute del
94,3% rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente e le compravendite immobiliari sono aumentate
del 6,6% nel secondo trimestre del
2015 rispetto a quanto era accaduto
nel medesimo arco temporale del
2014.
Quasi tre milioni di famiglie
dichiarano che nel 2016 acquisteranno un elettrodomestico nuovo,
molti hanno intenzione di rinnovare
il mobilio e di ristrutturare la propria abitazione. Torna pertanto ad
aleggiare un cauto ottimismo: il
39,8% dichiara di aver fiducia nel
futuro contro il 22,4% che ancora
non giudica favorevole il contesto
ed il 37,8% palesa ancora incertezza.
Intanto i singoli o piccoli gruppi
sociali si rimettono in moto, spesso
avendo come riferimento la dimensione della comunità locale. Fioriscono così i bed & breakfast e
nuove esperienze imprenditoriali
che coniugano gastronomia e turismo, design ed artigianato, moda e
piattaforme digitali. Si sperimentano altresì, su sempre più larga scala,
le forme innovative della cosiddetta
“sharing economy”.
Una società “a bassa resistenza e
con scarsa autopropulsione”, conferma il Direttore del Censis, Massimiliano Valerii.
Non si può negare che quest’anno ci sia stata una ripresa dell’occupazione, ma mancano ancora all’appello, rispetto al 2008, 551.000
posti di lavoro, tanto che il tasso di
disoccupazione è all’11,9% contro
il 6,7% di otto anni fa. Peraltro, ad
aumentare sono stati soprattutto i
lavoratori tra i 55 ed i 64 anni (dai
2,5 milioni del 2008 ai 3,5 milioni
attuali). Ci sono inoltre 2,2 milioni
di NEET (Not in Education,
Employment or Training), 783.000
sottoccupati e 2,7 milioni di lavoratori in part-time involontario.
I principali segnali di vivacità
provengono, nel tessuto imprenditoriale, da quanti non si sono chiusi
in posizione difensiva, ma hanno
colto le opportunità della globalizzazione, a partire da quelle offerte
dall’export (che vale il 29,6% del
PIL).
I settori vincenti sono individuabili nei produttori di macchine e
apparecchiature (con un surplus di
50,2 miliardi di euro nel 2014), nell’agroalimentare (con un aumento
del 6,2% dell’export nei primi otto
mesi di quest’anno), nell’abbigliamento, nella pelletteria, nei mobili e
nei gioielli, seguiti dall’ambito
creativo-culturale.
Si aggiunga che, tra il 2008 ed il
2014, nel nostro Paese, i titolari
d’impresa stranieri sono aumentati
del 31,5%, soprattutto nel commer-
AGCI / Gennaio 2016 / 20
cio, mentre le società guidate da italiani diminuivano del 10,6%.
Al di là delle note positive che
iniziano a fare capolino, la società
sembra essere sempre meno coesa
e, per così dire, in letargo. Si è perso
il “gusto del rischio”, crescono le
disuguaglianze e gli egoismi, le
riforme realizzate dal Governo non
suscitano il consenso auspicato,
domina la cronaca che si incentra
frequentemente su scandali ed episodi di corruzione.
Anche il welfare si riduce per
effetto dei tagli della spesa pubblica. La dotazione per il capitolo
“sanità” si è attestata, nell’ultimo
anno, a 110,3 miliardi contro i
112,8 del 2010. Il risultato è il “faida-te” per chi può permettersi di
ricorrere alle prestazioni private;
chi non ce la fa, invece, si indebita
o chiede aiuti economici, ovvero è
costretto a rinunciare o rinviare
visite ed interventi.
Per concludere con le significative parole di De Rita: “è come quando, girando per il Paese, tu chiedi a
qualcuno come va: lui ti dice che va
tutto male, il lavoro, la macchina, la
moglie. E allora tu chiedi: e il resto?
E la risposta è sempre: il resto va
bene. Ecco, l’Italia è così: il resto ha
dentro di sé un’energia misteriosa,
ed è quella che dà la scossa, la
voglia di fare. Il resto ha una sua
implicita superiorità”.
EFFICIENZA ENERGETICA
CONFERENZA NAZIONALE
DEL PROGETTO EUROPEO
BRICKS: PRIMI RISULTATI
E SISTEMA UNICO
DI QUALIFICA NAZIONALE
Micaela Di Gennaro
l
progetto
europeo
BRICKS (Building Refurbishment with Increased
Competences, Knowledge
and Skills), dopo circa un
anno di attività illustra in
una conferenza nazionale
i primi risultati e una via
concreta per sviluppare, un sistema unico nazionale per la formazione professionale specialistica
nel settore edile.
La Conferenza Nazionale è
stata organizzata dall’ENEA,
coordinatore del progetto, presso
la propria sede di Roma il 15
dicembre scorso. All’incontro
hanno partecipato, fra gli altri,
rappresentanti del Ministero dello
Sviluppo economico, del Ministero dell’Ambiente, del MIUR, del
Ministero del Lavoro, di ISFOL,
di CNA professioni e di FILCA
CISL.
Nella prospettiva dell’Europa
20 – 20, il progetto si adopera
affinché possano essere superate
le differenze regionali che rappresentano il principale ostacolo
alla formazione di competenze
certificabili e spendibili in Italia
e in Europa .
La professionalità della mano
d’opera, rappresenta, infatti
non solo la migliore garanzia
della qualità degli interventi, dei
ritorni degli investimenti e della
soddisfazione degli utenti, ma
anche una chance in più di competitività aziendale aprendo alle
imprese italiane il mercato europeo.
Sotto il profilo operativo, il
progetto promuove otto profili
Formazione
I
AGCI / Gennaio 2016 / 21
Formazione
professionali innovativi rispetto
al sistema formativo istituzionale
italiano più due figure di supporto
il formatore d’aula e il formatore
di cantiere quali figure specializzate per sostenere anche on the job
i processi formativi.
In tal senso il progetto offre
una sperimentazione su tre profili
specifici e una serie di corsi fruibili anche in modalità e-learning per
accompagnare verso il 2030 una
nuova classe di tecnici ed operatori competente per promuovere un
parco edilizio ad energia “quasi
zero”
Per parlare di numeri, i lavoratori italiani che operano nel settore edile sono circa tre milioni:
l’obiettivo di BRICKS è, dunque,
quello di diffondere un modello di
qualificazione e/o di certificazione
per le competenze ottenute attraverso un apprendimento formale,
non formale ed informale, in linea
con il resto dell’Europa.
Tra le attività ad oggi realizza-
te e illustrate in Conferenza:
Profili e competenze del Formatore d’aula e del Formatore i
cantiere per qualificare i tecnici e i
professionisti che già lavorano. In
particolare il secondo profilo è
particolarmente innovativo perché
porta la formazione direttamente
nel cantiere anziché i lavoratori in
aula
Promozione di un percorso per
l’ottenimento di “un marchio di
qualità “ per le aziende che impiegheranno personale qualificato,
Definizione ed approvazione di
specifiche figure professionali del
settore energetico quali: installatore di sistemi di isolamento termico
a cappotto, installatore di impianti
geotermici a pompa di calore,
installatore impianti domotici,
auditor energetico, formatore
d’aula in ambito energetico e formatore di cantiere, mentre altri
profili sono ancora in lavorazione
Molti dei profili sono ora allo
studio di alcune Regioni per l’in-
AGCI / Gennaio 2016 / 22
serimento nei propri repertori;
recentemente la Regione Lazio ha
bandito il primo bando pubblico
regionale, per l’ammissione di 16
tecnici, già occupati, del settore
edile ed impiantistico al primo
corso per “Formatore di cantiere
” redatto proprio secondo le specifiche BRICKS.
Nell’ambito della tavola rotonda che ha visto la partecipazione
di numerosi rappresentanti istituzionali, tra le attività progettuali, è
stata presentata la redazione di un
“policy paper” dove saranno individuate le azioni che i Ministeri, le
Regioni e le Province autonome
congiuntamente e/o per quanto di
propria competenza dovranno realizzare entro il 2020.
BRICKS è coordinato dall’ENEA insieme a 15 Partner tra i
quali AGCI e circa 50 partner
associati con una formula variabile, aperta ad ulteriori adesioni.
http://www.bricks.enea.it/.
COOPERATIVE SOCIALI
E APPALTI,
UN WORKSHOP
A BOLZANO
i è svolto lo scorso 10
dicembre a Bolzano,
organizzato da AGCI
ALTO ADIGE Sud
Tirol, il workshop
“Cooperative Sociali e
Appalti Pubblici”.
I lavori sono stati
introdotti da Giulio Clamer, Presidente di AGCI Alto Adige Sudtirol, che ha sottolineato e delineato
gli obiettivi del seminario. In primis, fornire informazioni rispetto
a quanto deliberato dalla Giunta
Provinciale Altoatesina in ambito
di appalti pubblici. Di seguito,
approfondire il tema degli incarichi di lavoro e/o servizi affidati
alle cooperative sociali con l’applicazione del protocollo d’intesa
siglato presso il Comune di Bolzano con le clausole sociali previste dall’accordo. Oltre all’ esame
delle linee guida che la Provincia
Autonoma di Bolzano sta realizzando per le stazioni appaltanti,
con la proposta di affidare incarichi di servizi e/o forniture alle
cooperative sociali di inserimento
lavorativo di tipo “B”, (Legge provinciale approvata nel 2011 che
prevede di affidare il 2% dei beni
e dei servizi alle cooperative
sociali).
È intervenuto successivamente
Nicola Grosso, vice direttore di
AGCI Alto Adige e coordinatore
del workshop, che ha rimarcato la
necessità di porre sotto la lente
degli operatori del settore e delle
cooperative sociali gli affidamenti posti in essere dai Comuni dell’Alto Adige e dal Comune di Bolzano in particolare. Per conto del
Dalle Regioni
S
quale è intervenuta la dottoressa
Silvia Grettel, che ha dato conto
dei risultati dell’ osservatorio del
Comune di Bolzano sugli affidamenti di lavori e servizi dati alle
cooperative sociali, fornendo dati
molti interessanti anche sull’impiego e la nuvoa occupazione dei
soggetti svantaggiati.
Nell’ambito del dibattito, sono
intervenuti il Dott. Sauro Tonti,
esperto in ambito di appalti pubblici e di affidamenti sociali, che
ha fornito una panoramica utile
sulle novità introdotte dalla recente legge sugli appalti pubblici e
l’avvocato Luciano Gallo, esperto
di cooperazione sociale e consulente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, che si è soffermato
sull’analisi dei protocolli d’intesa
tra le Associazione datoriale e sindacali, il Comune di Bolzano e il
Consorzio dei Comuni dell’Alto
Adige e le relative linee guida.
AGCI / Gennaio 2016 / 23
Ha concluso i lavori il dott.
Giuseppe Gizzi, responsabile
Relazioni Industriali di AGCI
Nazionale, che ha focalizzato la
sua attenzione sul disegno di legge
del Governo di recepimento delle
direttive europee 22/23/24-2014
in tema di appalti pubblici e sul
ruolo crescente che, nel disegno di
legge, viene assegnato all’Autorità
nazionale Anti corruzione. Gizzi
ha ricordato infine la battaglia che
AGCI Nazionale sta conducendo
da anni contro la cooperazione
irregolare e spuria e i contratti
pirata, attraverso lo strumento
degli Osservatori Provinciale della
Cooperazione. Nonché ha ricordato le recenti sentenze della Corte
Costituzionale, l’ultima delle
quali dell’aprile 2015, che ha ribadito il valore dei contratti comparativamente più rappresentativi di
cui AGCI è firmataria con CGIL,
CISL e UIL.
AGCI ABRUZZO
E UNICREDIT
Dalle Regioni
Gli strumenti finanziari per sostenere
lo sviluppo delle cooperative agricole,
sociali e di abitazione
i è svolto l’11 dicembre scorso in Abruzzo,
presso l’Auditorium
dell’Agenzia per la
Promozione Culturale
di Avezzano, il Seminario dal titolo “Gli
strumenti finanziari
per sostenere lo sviluppo delle
Cooperative agricole, sociali e di
abitazione”.
Il seminario si è aperto con i
saluti del Presidente di AGCI
Abruzzo, l’Architetto Antonio
Lucidi, che ha evidenziato l’importanza della collaborazione e
delle potenziali sinergie tra una
banca di livello internazionale,
quale UniCredit e AGCI Abruzzo.
A seguire il Dott. Paolo
Armiento si è soffermato su due
aspetti fondamentali: la struttura
di Unicredit in Abruzzo ed il piano
industriale della banca per i prossimi tre anni. Riguardo al primo
punto è stato messa in evidenza la
territorialità di una banca dalle
dimensioni internazionali attraverso gli 8 distretti in cui è divisa la
Regione Abruzzo; in merito al
secondo aspetto è stato evidenziato come l’obiettivo di UniCredit
sia quello di aumentare il numero
dei clienti mettendo a disposizione
ingenti risorse finanziarie sia per
le imprese – e quindi anche le cooperative – che per i privati, auspicando in tal senso lo sviluppo una
fattiva collaborazione con AGCI
Abruzzo.
Il Dott. Gabriele Isacco,
responsabile del settore Finanza e
Internazionalizzazione di AGCI
Abruzzo, ha illustrato le difficoltà
S
oggettive delle cooperative associate nel relazionarsi agli Istituti di
credito evidenziando in quest’ottica la disponibilità di AGCI Abruzzo a stringere accordi e sinergie
per facilitare le procedure di
accesso al credito, in considerazione di quanto stipulato con UniCredit anche a livello nazionale.
Ha proposto, alle cooperative
associate, presenti e non, la disponibilità del CSA Abruzzo a seguire lo sviluppo delle attività finanziarie per le cooperative interessate.
Il Dott. Augusto Liani ha presentato l’accordo quadro a livello
nazionale tra AGCI e Unicredit
mettendo in evidenza come, a
distanza di tempo dalla stipula
dello stesso, siano stati raggiunti
importanti traguardi grazie alla
collaborazione tra l’Associazione
e l’Istituto di credito.
Il Dott. Sergio Miele ha evidenziato come sia importante per
le Cooperative aprirsi a mercati di
sbocco esteri ed in questo UniCredit è in grado di offrire tutto il supporto necessario per affrontare le
sfide proposte dalla globalizzazione dei mercati, tra le quali anche la
necessità di realizzare forme di
aggregazioni tra le imprese per
poter soddisfare i volumi elevati
provenienti dai mercati esteri.
La proposta è quella di organizzare progetti di internazionalizzazione sul territorio con AGCI
Abruzzo dopo un’analisi attenta
delle esigenze dei mercati esteri
(in particolar modo la Cina ed i
Balcani), attraverso il monitoraggio di risorse finanziarie e umane.
AGCI / Gennaio 2016 / 24
Il Dott. Giovanni Versaci, ha
illustrato le potenzialità dei PSR
(piani sviluppo rurali) e come
UniCredit è in grado di supportare
finanziariamente le Cooperative
agricole, evidenziando tuttavia la
necessità di predisporre business
plan strategici. E’ stata ribadita,
ancora una volta, la fondamentale
importanza dell’internazionalizzazione delle Cooperative agricole
attraverso la costituzione di Reti
d’Impresa e la necessità che i prodotti si caratterizzino per una elevata qualità e relativa certificazione del relativo Made in Italy.
A conclusione del seminario il
Presidente di AGCI Abruzzo,
arch. Antonio Lucidi, ha messo in
evidenza come l’associazione territoriale regionale, abbia già
avviato un proficuo rapporto di
collaborazione con enti territoriali
in grado di rendere operativi i
mercati dei Balcani, in particolare
per la Bosnia Erzegovina e per la
Croazia.
Nel prosieguo del dibattito è
stato posto l’accento in modo marcato da parte del Dott. Liani di
UniCredit, su un principio fondamentale: gli accordi commerciali
possono essere stipulati solo se
alla loro base ci sono criteri fondamentali quali la qualità e l’eticità
dei prodotti e/o dei servizi esportati. Altro aspetto rilevante posto in
evidenza è il potenziale rappresentato dalle cooperative sociali aderenti ad AGCI Abruzzo che, sui
mercati internazionali, possono
mettere a disposizione il proprio
know how rappresentato da un’eccellenza di servizi e competenze.
PAOLO ARMIENTO:
L’OBIETTIVO DI
UNICREDIT SARÀ QUELLO
DI AUMENTARE IL
NUMERO DEI CLIENTI
METTENDO
A DISPOSIZIONE INGENTI
RISORSE FINANZIARIE
PER LE COOPERATIVE
AUSPICANDO IN TAL
SENSO LO SVILUPPO
DI UNA FATTIVA
COLLABORAZIONE
CON AGCI ABRUZZO
Dalle Regioni
GABRIELE ISACCO:
AGCI ABRUZZO
STRINGERÀ ACCORDI E
SINERGIE PER FACILITARE
LE PROCEDURE DI
ACCESSO AL CREDITO
AUGUSTO LIANI:
SONO STATI RAGGIUNTI
IMPORTANTI TRAGUARDI
GRAZIE ALLA
COLLABORAZIONE TRA
L’ASSOCIAZIONE E
L’ISTITUTO DI CREDITO
SERGIO MIELE:
ORGANIZZARE
PROGETTI DI
INTERNAZIONALIZZAZIONE
SUL TERRITORIO CON
AGCI ABRUZZO DOPO
UN’ANALISI ATTENTA
DELLE ESIGENZE DEI
MERCATI ESTERI
(IN PARTICOLAR MODO
LA CINA ED I BALCANI),
ATTRAVERSO IL
MONITORAGGIO DI
RISORSE FINANZIARIE
E UMANE
GIOVANNI VERSACI:
UNICREDIT È IN GRADO
DI SUPPORTARE
FINANZIARIAMENTE LE
COOPERATIVE AGRICOLE,
EVIDENZIANDO TUTTAVIA
LA NECESSITÀ DI
PREDISPORRE BUSINESS
PLAN STRATEGICI
AGCI / Gennaio 2016 / 25
POR-FESR CAMPANIA
2014/2020
Bene l’approvazione della
Programmazione delle risorse da parte
della Commissione Europea
Dalle Regioni
Aldo Carbone
AGCI Campania ha
espresso soddisfazione per l’approvazione, da parte della
Commissione Europea, del nuovo ciclo
di programmazione
delle
risorse
POR–FESR Campania 2014 -2020, per un totale di
4,1 miliardi di Euro spalmati su 10
Assi di interventi tematici.
Il piano di spesa dichiarato dal
Governo regionale di non polverizzare più l’uso dei fondi europei
per dirigerlo, invece, a grandi
investimenti sui territori, dagli
interventi sul sistema produttivo a
quelli sull’ambiente, dai trasporti
ed innovazione alla ricerca, è una
scelta condivisibile, in quanto la
nostra Regione ha la necessità di
utilizzare queste ultime risorse per
superare i gap esistenti con altre
realtà territoriali nazionali ed incidere sulle nostre aree attraverso
infrastrutture materiali ed immateriali di importanza strategica.
In sintonia con tale indirizzo di
spesa dei fondi strutturali 201420120 assunto dal governo regionale, AGCI sottopone, all’attenzione del Presidente della Regione
la possibilità di assumere a centralità di intervento il tema delle
Periferie urbane nell’ambito della
spesa dei 286 milioni di Euro sull’obiettivo tematico dell’Asse 10Sviluppo urbano sostenibile, indicato anche come strategia trasversale territoriale, al fine di sviluppare azioni di sostegno per una
riqualificazione urbana sostenibile
L’
LA PROPOSTA
DELLE COOPERATIVE:
ASSUMERE
A CENTRALITÀ DI
INTERVENTO IL TEMA
DELLE PERIFERIE
URBANE NELL’AMBITO
DELLA SPESA
DEI 286 MILIONI
DI EURO
DELL’ASSE 10
AGCI / Gennaio 2016 / 26
e per la riduzione degli squilibri
socio – economici.
Il tema è determinante in Campania, dove il processo di rinnovamento urbano trova il suo punto di
criticità proprio nelle periferie
della città metropolitana di Napoli
e delle città medie della Campania. Sarebbe importante per le
nostre città, a livello politico e
sociale, oltre che progettuale,
assumere ad impegno la riqualificazione e rigenerazione urbana di
tali aree periferiche.
Riteniamo sia necessario ed
urgente che nel ri-disegno complessivo delle periferie urbane si
dia spazio ad una azione progettale integrata, materiale ed immateriale, con obiettivi multidisciplinari socio-economici- culturali,
che sappiano fare emergere le
energie positive e al contempo
sappia superare alcuni fattori di
debolezza, con l’obiettivo di sanare soprattutto gli equilibri compromessi.
L’AGCI, in collaborazione
con la cooperativa “Gli
Amici di Guido e di Eleonora”, ha organizzato il
18 dicembre scorso a
Napoli, presso il Complesso di Santa Maria La Nova,
sede della Provincia, il
convegno finanziato nell’ambito del Piano Azione
Coesione “Giovani No
Profit”. All’incontro, aperto dal Presidente AGCI
Campania, Dott. Gian
Luigi De Gregorio, hanno
preso parte il Segretario e
la Coordinatrice e Vice
Pres. della Cooperativa Gli
Amici di Guido e di Eleonora, Dott. Claudio Lunghini e Dr.ssa Marina
Scappaticci, che hanno
presentato - ad una platea attenta e partecipata
di ragazzi degli Istituti di
istruzione superiore “De
Chirico” di Torre Annun-
raggianti risultati dell’esperienza svolta sull’interazione tra scuola e
volontariato, che è riuscita a creare una rete tra
giovani generazioni e
categorie svantaggiate,
centrando l’azione nel
contesto scolastico. L’Ing.
Massimo Di Santis Amministratore Ti One srl e
Cons. Cooperativa Gli
Amici di Guido e di Eleonora ha illustrato il progetto di Telemedicina. Le
conclusioni sono state
affidate al Presidente
nazionale AGCI, Dott.
Rosario Altieri.
Cooperfidi Italia,
positivo il giudizio
di Banca Italia su
solidità patrimoniale.
Rilevate attività
di due confidi dedicati
a cooperative sociali
e imprese agricole
Si è tenuta a Bologna l’ultima riunione del 2015 del
Consiglio di Amministrazione di Cooperfidi Italia:
si chiude così il sesto anno
di vita dell’organismo
nazionale di garanzia fidi
dell’Alleanza delle Coope-
AGCI / Gennaio 2016 / 27
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Appuntamenti
Ripensando le politiche
sociali. Nuove risposte
ai vecchi bisogni:
il contributo
della Cooperazione
ziata (NA) e “Livatino” e
di San Marco dei Cavoti
(Bn) - il Progetto “Le ali
della fantasia…percorsi di
solidarietà creativa”. Il
Progetto nasce da una
fondamentale riflessione
sul valore della vita e sul
significato che questa
assume per ogni soggetto,
in particolare nei casi di
persone in stato neurovegetativo e con disabilità
grave: scopo principale
del Progetto, infatti, è
creare intorno a tali persone una rete solidale formata da diverse figure,
ognuna con competenze
e ruoli specifici, attraverso
percorsi formativi e di
assistenza. Dopo l’intervento di Giuseppina Colosimo, presidente di AGCI
Solidarietà, che ha sottolineato l’impegno dell’Associazione e delle cooperative sociali nella filiera
della salute, al dibattito
hanno preso parte come
relatori il Primario di Neuroriabilitazione
IRCCS
Neuromed Pozzilli, Dott.
Michelangelo Bartolo, che
è intervenuto sull’Assistenza e cura delle malattie neuro degenerative, il
Presidente della Fondazione Montecatone di
Imola (BO) che ha illustrato le eccellenze italiane, il
Presidente dell’Associazione Insieme per Cristina
di Bologna sugli stati
vegetativi. Il Prof. Felicio
Izzo, Direttore Scolastico
Istituto De Chirico Torre
Annunziata, e la Prof.ssa
Rosanna Tremonte Istituto Livatino S. Marco Cavoti e I.I.S. Medi Livatino
hanno illustrato gli inco-
rative Italiane. «Quello
che si avvia a conclusione
è un anno importante per
la società scandito da
eventi che ne segneranno
il futuro. Oltre al rinnovo
degli organi sociali, la
società ha subito da maggio a luglio la visita ispettiva dell’Autorità di Vigilanza e negli ultimi due
mesi ha approvato il
nuovo Piano Triennale
necessario per la presentazione della domanda di
iscrizione al nuovo Albo
Unico degli Intermediari
Finanziari previsto dalle
nuove normative e messo
in campo importanti operazioni straordinarie finalizzate al suo rafforzamento e sviluppo». Così il
presidente di Cooperfidi
Italia Mauro Frangi, traccia un sintetico bilancio
del 2015.
Successivamente all’ispezione, Cooperfidi Italia ha
approvato un ambizioso
Piano Triennale finalizzato all’iscrizione al nuovo
Albo Unico degli Intermediari Finanziari per il
quale Cooperfidi ha presentato domanda lo scorso novembre. «Imprese
agricole e imprese sociali
– conclude Mauro Frangi –
sono questi i due orizzonti principali a cui guarda
Cooperfidi Italia. I buoni
livelli di capitalizzazione
ci consentono di crescere
in modo significativo mettendo in campo prodotti
specifici a supporto dei
bisogni delle cooperative
italiane, in particolare in
questi due ambiti che
saranno ancor più strategici nel futuro».