Lo Iov raddoppia ma va a Castelfranco. La

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Lo Iov raddoppia ma va a Castelfranco. La Regione: «A Padova manca
spazio». Il Pd: «Mazzata finale alla nostra sanità». Ferrara: «Il cervello
dell’oncologia resti qui»
Lo Iov raddoppia. Ma non a Padova, a Castelfranco, che avrà più letti, 200 contro 120, e più
primariati: 13 invece di 12. E potrà contare su tre specialità uniche in Veneto: Chirurgia toracica
oncologica, Chirurgia ginecologica oncologica, Otorinolaringoiatria oncologica. Oltre all’Urologia
oncologica, che non c’è allo Iov. Lo ha deciso la giunta regionale, con una delibera approvata lo
scorso 30 dicembre che prevede una modifica delle schede ospedaliere dell’Istituto oncologico
veneto e dell’ospedale di Castelfranco (Usl 8), oggi al vaglio della commissione Sanità.
La ratio del provvedimento la spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, nella delibera in oggetto:
premessa l’esistenza di una rete oncologica regionale di cui lo Iov è «Centro di supporto e
coordinamento nonché fulcro nello sviluppo e nell’applicazione delle linee guida», si evidenzia: «Nei
confronti di patologie particolarmente diffuse come quelle tumorali, è opportuno prevedere uno
sviluppo delle capacità operative dello Iov-Irccs (è il riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a
carattere scientifico concesso dal ministero della Salute, con relativi finanziamenti annui, ndr), al
fine di garantire una risposta adeguata al fabbisogno regionale attraverso una maggiore
tempestività della presa in carico dei pazienti. Considerati i limiti strutturali dell’edificio dove insiste
l’Istituto, lo sviluppo della capacità operativa può essere facilmente garantito attraverso l’utilizzo
dedicato di una parte dell’ospedale di Castelfranco». Che ospiterà l’oncologia in due piani rimasti
vuoti ed è pure dotato di ciclotrone per la produzione di radiofarmaci.
Nascerà un Centro di supporto e di coordinamento della rete oncologica su due sedi e la Regione
prevede di chiedere al ministero l’estensione del riconoscimento di Irccs al polo trevigiano.
L’operazione va completata nel triennio 2016/2018: i direttori generali dello Iov, Patrizia Simionato,
e dell’Usl 8 di Asolo, Francesco Benazzi, «devono formulare un proprio piano aziendale indicando,
per ciascuno dei tre anni, gli obiettivi e le azioni per l’adeguamento a quanto previsto dal
provvedimento». Documento che contempla anche la realizzazione nell’ospedale di Schiavonia di
un edificio con quattro bunker per la radioterapia (erogati da Palazzo Balbi 5 milioni di euro), la cui
gestione sarà assegnata allo Iov. «Così si svuota ulteriormente di significato e centralità la sanità
padovana, già gravemente danneggiata dalla falsa partenza del nuovo ospedale — nota Claudio
Sinigaglia (Pd) —. E’ vero, le strutture dello Iov sono insufficienti a rispondere a un numero sempre
più elevato di malati (250 al giorno solo per la chemioterapia, ndr) e poi bisogna dare una risposta
adeguata all’ampliamento dell’area chirurgico-oncologica. Ma si potevano trovare altri locali a
Padova ed evitare doppioni».
Ma l’Ateneo la prende bene. «Lo Iov è un valore importante della sanità padovana, al quale
l’Università contribuisce — dice il rettore Rosario Rizzuto — non credo ci sia la volontà di
impoverirlo. Non sono preoccupato». «Lo sdoppiamento dello Iov era previsto, come soluzione di
passaggio per soddisfare il bisogno di spazi — dice il professor Santo Davide Ferrara, presidente
della Scuola di Medicina —. L’importante è che il nostro Ateneo resti il cervello della rete oncologica
veneta e allo Iov si mantengano le attività più complesse. Lo squilibrio numerico non è un
problema». «E’ davvero una gran bella sfida portare a Castelfranco lo spirito, i vantaggi, ma anche
gli oneri di un Irccs — aggiunge il professor Giuseppe Opocher, da tre anni facente funzione di
direttore scientifico dello Iov, ruolo ancora vacante per un braccio di ferro tra Regione e Ministero.
Motivo in più per avere una Direzione scientifica in piena efficienza».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 14 gennaio 2016