Leggi la Lettera ai Vescovi del nostro Parroco

Download Report

Transcript Leggi la Lettera ai Vescovi del nostro Parroco

Lettera ai vescovi

Cari Fratelli Vescovi, ho letto da poco, un piccolo libro di monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, dono del nostro arcivescovo mons. Salvatore Visco a tutti i sacerdoti della diocesi . È una lettera che mons. Bregantini, scrive idealmente, a tutti i preti, da qui mi è nata l’idea di scrivere a mia volta, una lettera a questo fratello vescovo e con lui a tutti i pastori. Ho letto le vite di tanti vescovi santi, ho letto anche di vescovi che non hanno fatto il loro dovere, ai primi, cioè ai santi, non ho nulla da dire ma solo da imparare, sono i maestri della nostra vita: ne cito solo due di recente scomparsa: monsignor Oscar Romero, dal quale ho imparato il coraggio di esporre le proprie idee fino al rischio della vita per combattere le ingiustizie dei potenti, il secondo è Don Tonino Bello, dal quale ho appreso la gioia di aiutare i poveri. Per quei vescovi che non si sono comportati bene ho solo pregato e continuo a farlo. Ma a tutti gli altri vescovi, comuni mortali, che come me si sforzano ogni giorno di rendere credibile il loro sacerdozio, ora io mi rivolgo. La chiesa ha bisogno di riportare Cristo al centro dell’azione pastorale, oggi è troppo confuso e nascosto sotto le nostre parole sotto i nostri documenti, dietro le nostre strategie pastorali, che nonostante le nostre buone intenzioni ne offuscano il volto. Abbiamo bisogno di dire a tutti che è lui Cristo a risolvere ogni problema quando è amato e servito. E chi più di voi carissimi fratelli vescovi può rendere visibile questa verità, voi siete ascoltati dai vostri fedeli tutti si inchinano e vi riveriscono, (attenzione a quelli che si inchinano troppo, lo hanno già fatto col vostro predecessore che diceva cose forse molto diverse dalle vostre) una vostra parola diventa legge per molte coscienze, il vostro consenso, quando deriva dall’ascolto di Dio, è una grande benedizione per una comunità. Chi più di voi allora può rendere visibile la centralità di Cristo nella sua chiesa? Ricordate voi siete i servitori di Dio nella diocesi non il Dio della diocesi. Vorrei suggerirvi un modo semplice per tornare a far risplendere il volto di Cristo. Molti di voi si affaticano tanto per incontrare, esortare, incoraggiare, qualche volta ammonire. Fate bene ad ascoltare ogni comunità appena dopo che vi siete insediati, ma, e qui sta il mio suggerimento, dopo aver conosciuto le varie comunità bisogna dare loro anche un altro chiaro messaggio: io vescovo non vengo più ad incontrare delle persone alle quali posso dire tante cose utili e belle, ma vengo ad adorare con voi. Cosa comprende il popolo se il vescovo lo incontra solo per parlare, capisce che importanti sono le parole. Se invece il vescovo si reca in una comunità all’ora dell’adorazione , e adora Gesù in silenzio insieme agli altri, nemmeno prende la parola se non per la benedizione finale e per gridare a tutti questa verità: è Cristo al centro della nostra vita, la gente comprende immediatamente il messaggio. capiranno subito il significato di quel gesto e in un tempo non molto lungo cominceranno a credere anche loro che adorare Cristo in silenzio e l’unica via di salvezza per la chiesa del terzo millennio. È dall’ ascolto di Cristo che nascono poi le opere e le attività. I santi che hanno realizzato più cose concrete sono sempre stati prima di tutto i più grandi uomini di preghiera, dedicando molte ore al giorno alla lode di Dio dal quale hanno sempre ricevuto risposte concrete per capire come servire meglio la Chiesa. Cari fratelli vescovi Andate in giro per tutte le comunità e gridate a tutti che amate Cristo, che vi siete innamorati un giorno di Lui e ora lo amate più di prima, non perché vi ha trattato sempre bene, ma perché vi ha amato sempre, più di ogni cosa. Chi più di voi può gridare questa semplice verità:

abbiamo dato la vita Cristo e siamo contenti di averlo fatto. Ma il modo con il quale io vi suggerisco di farlo non è fatto di parole ma di silenzio, il silenzio grida molto di più delle nostre parole quando è silenzio pieno di adorazione. Usava dire madre Teresa che il sacerdote e’ come il vetro, più è puro e meno si vede. Vi confesso che mi sento confuso in questa chiesa fatta di incontri, riunioni, organizzazioni, commissioni, sottocommissioni, e quant’altro, crediamo serva a rendere più forte la presenza di Cristo nel mondo, eppure la Chiesa ha avuto il suo massimo sviluppo quando l’organizzazione non esisteva affatto. Non sono così ingenuo da credere che una società complessa come la nostra si possa affrontare senza un minimo di coordinamento, ma credo che noi abbiamo superato ogni limite. Perciò perdonate me e tutti quei sacerdoti che vivono questo disagio. Io mi sforzo di essere sempre presente dove voi fratelli vescovi ci chiamate per organizzare coordinare, ma sento nel cuore una profonda nostalgia di D io, perché c’è una grande sproporzione tra il tempo che dedichiamo a parlare e il tempo che dedichiamo pregare.

Quelli dunque che sono molto attivi e che pensano di abbracciare il mondo con le loro prediche e con le loro opere esteriori, ricordino che sarebbero di maggior profitto per la chiesa e molto più accetti a Dio, senza parlare del buon esempio che darebbero, se spendessero almeno la metà del tempo nello starsene in silenzio in orazione

,.” (cfr.San Giovanni della croce, cantico spirituale, strofa 28). “In principio era il verbo” ma prima del verbo era il silenzio da cui la parola è nata. 1 Mi sono forse un po’ perso in tante considerazioni, voglio solo dire che

se fossi vescovo girerei tutte le mie parrocchie e in silenzio adorerei insieme alla comunità, in silenzio me tornerei a casa nella consapevolezza che ho seminato Cristo come mai meglio avrei potuto fare. Solo così, o almeno questo è uno dei modi attraverso i quali possiamo tornare a far risplendere la centralità di Cristo nella sua chiesa.

Vostro fratello in Cristo Don Girolamo Capuano

1 Cfr. Forte B.

Parola e silenzio,

conferenza tenuta a “settimana dei Camaldoli “2001 La parola di Dio è tutta intrisa del suo silenzio. E se non lo fosse, la Bibbia sarebbe il manifesto di una ideologia, la pretesa di spiegare il mondo con la parola e il concetto; invece la Bibbia è una finestra sull'abisso, sull'infinito. Dio è fuoco divorante, Dio è l'inquietudine, il tormento; Dio è il Signore delle arcate spezzate, che ti lascia nell'attesa.

Facciamo allora il passo seguente: nel Vangelo possiamo dire che il Dio di Gesù sia il Dio del silenzio? Al centro del Nuovo Testamento c'è la Parola venuta fra noi. Potremmo dunque dire che il Nuovo Testamento e l'ebbrezza della parola. Giovanni nel Prologo scrive: «la Parola si è fatta carne»: è lo scandalo abissale della parola che varca la distanza. Tuttavia, chi è questa "Parola"? Hans Urs Von Balthasar: «La Parola non è più Parola. , ma silenzio di attesa e di abbandono. Al centro della nostra fede c'è la Parola abbandonata, il

Logos

crocifisso». Il grido della Parola che muore. Parola è la porta che rinvia ad un altro, e che l'Altro, chiamato Padre nella fede, potrebbe essere detto il "Silenzio". La parola procede dal silenzio. Gesù è la parola che procede dal silenzio. Il che significa che Gesù non è un manifesto ideologico che spiega il mondo; Gesù è la parola fatta carne, che rinvia ad un abissale silenzio, il silenzio del Padre. Concludo con una citazione di S. Giovanni della Croce: «Il Padre pronunciò la sua parola in un eterno silenzio, perciò è in silenzio che essa deve essere ascoltata dagli uomini». Tu ascolti la parola non quando la ripeti chiassosamente, ma quando ti fai silenzio, perché la parola abiti in te, e questo silenzio accogliente è quello che il nuovo testamento chiama Spirito, chiama fede.