La Storia del Comune - misano di gera d`adda

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MISANO DI GERA D’ADDA
Il territorio comunale
Il territorio comunale di Misano si estende agli estremi limiti meridionali della provincia di
Bergamo cui appartiene, a diretto contatto con la linea di demarcazione che separa la giurisdizione
provinciale bergamasca da quella di Cremona. Confina a nord con Calvenzano e ad est con la cittadina di Caravaggio, alla quale è collegato dall’arteria stradale che conduce al celebre Santuario di
Santa Maria del Fonte, i cui sacri edifici sono peraltro situati in una posizione territoriale così debolmente differenziata che buona parte della struttura alberghiera sorta intorno si trova sul territorio di
Misano. Appena oltre la pietra di demarcazione provinciale c’è Vailate, al quale Misano è collegato
tramite la direttiva di comunicazione che proviene da Caravaggio; a sud è invece collegato con il
comune di Capralba tramite la strada che da Treviglio porta a Crema passando per Capralba e
Campagnola. Misano appartiene ecclesiasticamente alla diocesi di Cremona e la sua chiesa arcipretale è dedicata a San Lorenzo martire.
Anche se il paese ha avuto uno sviluppo notevole negli ultimi anni, il suo centro storico non ha
mutato la sua caratteristica struttura urbica, né ha mutato le sue originali sembianze. Il suo territorio, praticamente pianeggiante, ha una superficie di pertiche bergamasche 9.227,81 pari a ettari
611,00.13 che corrispondono a chilometri quadrati 6,11 e si trova ad un’altitudine media di metri 104
sul livello del mare; dista da Bergamo Km 27, da Milano Km 40, da Cremona Km 60.
Il comune è situato in quella
fascia territoriale che si insinua longitudinalmente tra l’alta e la bassa
pianura padana tenendosi grosso
modo a sud del parallelo di Milano, e
si estende in larghezza dai tre fino a
un massimo di trenta chilometri:
quell’ampia fascia ricca di acque
limpide e a temperatura costante,
conosciuta col nome di “area delle
sorgive”. Anche il territorio di
Misano, come buona parte dell’area
geografica denominata Gera d’Adda,
che ingloba questa località, è ricco di
1
numerose rogge e roggiole e risorgive. Le più
importanti sono, soprattutto per la loro storia,
la Babbiona e la Misana o Cremasca, che differiscono tra loro nella loro derivazione: le acque
della roggia Babbiona derivano da corsi d’acqua provenienti dal fiume Brembo, mentre
quelle della Misana nascono in territorio di
Misano e sono di origine sorgiva come molti
altri corsi d’acqua minori presenti su questo
territorio.
La più antica è la roggia Cremasca che
nasce dal grande complesso di acque sorgive
Sorgenti delle Gaverine - polla di emunzione con tubo
denominato “Fontanili dei Mosi” meglio conometallico a forma di pipa
sciuto dagli abitanti del luogo come
le“Gaverine”, che è forse, per sua natura, il più importante del territorio misanese. Si parla di questa roggia già nel XIV secolo e precisamente in un contratto stipulato nella racionaria comunis
Creme datato 22 aprile 1374, dove viene citata come “Rozia Magna” che nasce “omnibus aquis
acqueductibus et fontanibus decurentibus per territorium Misani”1.
Più tardi, in un documento stampato nel XVIII secolo a Crema per volere dei “Sindaci e Deputati
all’Offitio delle Roggie”, è riportata una descrizione puntigliosa del luogo ove nasce la Misana o
Cremasca “... La Cremasca, roggia che
si forma nascendo da certe sorgenti e
fontanili che sgorgano nel Territorio
proprio del paese di Misano, nella
zona chiamata Prato molino, e in modo
speciale per il concorso di tre sorgenti
che lì scaturiscono, e che hanno il
nome di Tinella, di Prato Molino e
della Portina, in terreni o appezzamenti di terra - dove fuorescono queste
polle d’acqua ... - ... movendo dalle
Fontane stesse dirige e scorre, con un
bacino e un suo alveo proprio, attraversando il territorio del detto luogo di
Misano (giurisdizione di Caravaggio)
come sopra, verso le parti più basse
fino a un Gomito, dove poi l’asta della
La Roggia Cremasca presso la cascina Volpino (territorio di Capralba) Roggia si gira e si dirige verso sera.” 2.
L’altra roggia che bagna il territorio di Misano è la Babbiona il cui cavo trae origine da una delle
principali rogge del territorio di Treviglio, la Castolda, presso il Molino e Torchio chiamato del
Ferrandino (ex proprietà dell’Ospedale di Treviglio) che si trova sulla strada che da Treviglio porta
a Calvenzano. Nella roggia Castolda confluiscono le acque colaticce di altre rogge trevigliesi. Il cavo
Babbiona nel suo percorso costeggia la strada che da Treviglio porta a Misano passando per
Calvenzano. Prima di raggiungere l’abitato di quest’ultimo paese si dirige verso est attraversando
alcune proprietà private per poi ritornare sulla strada che da Calvenzano porta a Misano. Appena
tocca il territorio di Misano si unisce ad altri cavi utili per l’irrigazione del territorio incominciando
dalla prima ferma detta del Travaso (o Traverso) e proseguendo via via poi con l’unione al Rovida,
all’Ingulino, allo Scaferigo e a San Rocco, tutti cavi che isolatamente scorrono e irrigano il territorio misanese. Termina il suo percorso donando le sue acque per arricchire il corso della roggia
Cremasca.
2
Gli altri corsi d’acqua che bagnano il territorio sono: la roggia Basso che nasce in territorio di
Caravaggio, la roggietta Tinello e quella dei Cicognini, la roggia dei Fiu, la roggia Gardella e alcuni corsi di origine sorgiva quali il Fontanile di Misano (che diventa roggia S. Stefano), il Budrio, la
Fontana del Santuario.
***
La storia
Le antiche origini di questo paese sono testimoniate dalla tomba scoperta nel 1943 nel campo
“Fornace”. Questa scoperta archeologica è da considerarsi fra i ritrovamenti di maggior interesse
riguardanti la civiltà celtica tanto che a detta di studiosi in materia, quali il De Marinis, tanto per
citarne uno, è senz’ombra di dubbio quella che offre i corredi tombali più ricchi ed interessanti, ritrovati negli ultimi anni in Lombardia, assieme a quelli di Gallarate e Mezzano di Melegnano.
La tomba conteneva il corpo di una persona di sesso maschile con armi e materiale di notevole
fattura, cosa che fa pensare che la persona sepolta appartenesse senz’altro ad un rango sociale molto
elevato. Il prezioso corredo scoperto a Misano è la testimonianza di una civiltà raffinata e ricca e
ormai assimilata alla cultura romana. Il De Marinis nella sua relazione per il catalogo della mostra
“I Galli e L’Italia” presentato a Roma nel 1978 così racconta: “Fu nell’aprile 1943 e precisamente
il giorno 30 che durante la fase di aratura nel campo denominato “Fornace” situato a sud-est nel
territorio comunale, sulla strada che conduce a Capralba, fu scoperta casualmente la tomba. Era
posta a circa 50 cm di profondità ed aveva la struttura di una cassetta col fondo costituito da mattoni, le pareti e la copertura formate con grandi tegoloni. Il rito funerario era quello della cremazione, che durante il I° secolo a.C. nel territorio gallico da Milano a Verona era ormai divenuto la
norma costante per le tombe maschili, mentre per quelle femminili e per i bambini si seguiva ancora il rito dell’inumazione distesa”. 3
L’eccezionalità della scoperta di Misano sta nella presenza nella tomba di oggetti di grandissimo
pregio quali un unguentario di alabastro, uno specchio, un vaso a trottola e un cottabo.
Il cottabo venuto alla luce a Misano è di ferro ed è del tipo kataktòs: un antico gioco in uso presso gli Etruschi, l’esemplare scoperto a Misano è l’unico trovato in Lombardia: gli altri esemplari rinvenuti sin d’ora provengono dall’Etruria.
***
Il paese di Misano entra ufficialmente nella
storia nell’anno 973, quando per la prima volta
appare citato in un documento. Si tratta di un atto
tra il vescovo di Cremona Ulderico, proprietario
e certo tale Alberico del fu Aquilino il quale cede
in permuta al vescovo cremonese un altro terreno
in Casariolo presso “Vauxolum” (Bozzolo). In
questa pergamena viene documentato lo scambio
di due terreni posti a Misano nel bergamasco
(...loco et fundo Misiano iuditiarias
Bergomense): “Nel nome del Signore e salvatore
nostro Gesù Cristo. Ottone padre e figlio imperatori, nell’anno - ecc. [...] il reverendo vescovo
Olderico diede ad Alberico in persona a titolo di
permuta due appezzamenti di terra con sovrastante una parte cespugliosa, di diritto dell’episcopio stesso, posti sopra il fiume Serio nella
località e fondo di Misano.”4
Dalla lettura di questo documento si può
L’Imperatore Ottone I (minatura medievale)
3
dedurre che le proprietà o i confini di Misano a quell’epoca arrivavano sino al fiume Serio. Ma questa ipotesi non può essere avvalorata
in quanto bisogna tener conto delle migrazioni del fiume Serio dall’antichità sino ad oggi, e della direzione in cui è avvenuta questa
migrazione.
Nel secolo XI Misano era assieme ad Arzago la località più importante della nostra zona. La sua Pieve, che già era dedicata a San
Lorenzo, era una delle battesimali o plebane della diocesi di
Cremona. Da esse dipendevano (le località non sono distinte nella
pergamena) Aziniate, Guti, Campisico (Capralba), Caselle
(Caravaggio), Casale, Farinate (fraz. Capralba), Persate, Vailate e
Zibido. Rimane un’unica incognita: se prima dell’XI secolo questa
Pieve facesse parte della diocesi cremonese oppure appartenesse ad
un’altra diocesi.
Più oltre nel 1186 Federico Barbarossa cedeva ai Milanesi le località di Rivolta d’Adda, Casirate, Agnadello, Pandino, Misano,
Vailate, Calvenzano, Arzago, Gradella, Dovera, Roncadello, Prada,
Vidalengo, Pagazzano, Caravaggio, Brignano e altre non ben precisate località. Con questo diploma Misano e tutti i paesi elencati entrava a far parte della Communitas mediolanensis. Misano per la sua
importanza in passato come antica Pieve viene spesso citata negli atti
tra la famiglia dei Gisalbertini ed i Vescovi di Cremona. Nei secoli
successivi al XII il paese di Misano entra quasi nell’anonimato. Si
può presumere, vista la scarsa documentazione, che questa comunità
abbia vissuto, come tutti i paesi del circondario, le vicende politiche
L’Imperatore Federico Barbarossa
e le guerre tra Milano e la Repubblica Serenissima di Venezia.
È proprio a quel periodo, e precisamente al 23 settembre 1469, che risale una relazione inviata
allo Sforza, riguardante un’ispezione per controllare le difese del comune in prossimità di uno scontro con la Serenissima, ispezione condotta nel mese di agosto da Sagramoro Visconti, Bartolomeo
da Quarterisio e Pietro Francesco Visconti, nella Gera d’Adda e nella Calciana. In essa risultano che
i luoghi fortificati sono ben quattrodici: Brignano, Covo, Antegnate, Caravaggio, Castel Rozzone,
Fontanella, Soncino, Romanengo, Pandino, Rivolta, Vailate, Misano, Treviglio e Mozzanica. Alcune
di queste località erano completamente cinte da mura, come Caravaggio, Vailate, Treviglio, Soncino,
Rivolta, mentre altre avevano cinte incomplete formate da palizzate o da terrapieni come il paese di
Misano. Nella relazione leggiamo che Misano è: “loco molto importante che quando se perdesse
saria una bestida contra tuta geradadda, havemo ordinato se li facia uno revelino et pontelevatore
rastelli et corradori in modo sara in bona forteza”5. Misano era importante perché era la parte più
fragile esposta verso Crema ed era necessario fortificarla ulteriormente. Infatti nell’inverno del 1483,
durante alcune delle tante scorrerie, gli stradiotti veneziani ferivano dei ducali (milanesi) e invadevano il paese di Misano. La strada era aperta per la conquista del Ducato di Milano.
***
All’inizio del XVI secolo Misano compare nuovamente nei documenti ufficiali. Nel 1525
Francesco II Sforza erige il Marchesato di Caravaggio e lo dona al fratello Giovanni Paolo (figlio
naturale di Lodovico il Moro e Lucia Crivelli), nominandolo per l’occasione marchese. Il
“Marchesato”, oltre al borgo di Caravaggio comprendeva le terre di Misano, Canonica, Calvenzano,
Arzago, Casirate, Masano, Fara, Pontirolo, Vidalengo, tutte terre del Ducato di Milano.
Iniziava per Misano un lungo periodo di quasi 2 secoli e mezzo di appartenenza a questo nuovo
Feudatario, la famiglia Sforza di Caravaggio: ad essa spettavano tutti i dazi del vino e del pane, il
dazio delle mercanzie, ferratezza e tratta dei guadi, ad eccezione della gabella del sale.
Nel secolo XVII una grave carestia apre le porte alla terribile pestilenza che colpisce la
4
Lombardia negli anni 1629-1630. L’esercito dei Lanzichenecchi di passaggio sulle nostre terre, per
portarsi a Mantova, luogo principale dello scontro, lascia dietro il suo passaggio saccheggi violenze
e la peste. Il comune di Misano, nonostante venga citato in una lettera del Commissario Tagliabò tra
i paesi situati nei luoghi più infettati dalla peste: “essere infette, sopra li passi dell’Adda, le terre di
Trezzo, Vavero, Rivolta, et oltre l’Adda, vicino al porto di Cassano, infette le terre di Treviglio,
Misano, Calvenzano, Caravaggio, Vailato, Agnadello, Pandino”6, risulta invece, dalla lettura di altri
documenti conservati all’Archivio di Stato di Milano e in quelli dell’Archivio Parrocchiale, esser
stato colpito solo marginalmente,
per un solo caso o due di presunta
peste. Passata anche questa calamità
si ritorna alla vita normale fatta
come sempre per lo più di stenti e
miserie.
Nell’estate del 1779 muore all’età di 82 anni la marchesa Bianca
Maria Sforza Sinzendorf Doria che
lascia come erede la figlia Violante
sposata al marchese Villani. Ma
valendo solo per la marchesa
Bianca Maria la clausola di deroga
alla norma della discendenza
maschile, non essendoci eredi
maschi, il feudo viene dichiarato
Il paese di Misano in una mappa della metà del secolo XIX
(proprietà Comune di Misano)
definitivamente estinto. Dopo quasi
due secoli e mezzo cambia il governatorato di questo paese, non più alle dipendenze di un feudatario, con l’editto - 16 settembre 1786 - la Lombardia Austriaca venne divisa in otto province. Misano,
libero comune, viene annesso al I Distretto di cui è capoluogo Treviglio, incluso nella nuova provincia di Lodi, con altri paesi della Gera d’Adda milanese.
Nel 1796 le truppe di Napoleone Bonaparte, vittoriose al ponte di Lodi (10 maggio), occupano la
Geradadda. L’anno seguente nel mese di luglio viene proclamata la Repubblica Cisalpina e nel mese
di settembre del 1798, Misano entra a far parte del Distretto XVI o della Roggia Nuova, sempre con
capoluogo Treviglio.
Non c’è pace o stabilità, anche negli anni che seguiranno molti saranno i cambiamenti. Nel maggio 1801 il comune di Misano viene inserito nel distretto III di Treviglio (legge 13 maggio 1801),
mentre nel giugno del 1804 passa nel Distretto X della Roggia Nuova. Mediante il “Real Decreto”
dell’8 giugno 1805, esecutivo con il 1° luglio, il Regno Italico fu diviso in 14 dipartimenti, 48 distretti, 209 cantoni e 3176 comuni. Misano, comune di terza classe, viene assegnato nuovamente al
“Dipartimento del Serio” e precisamente al Cantone I° di Treviglio. Nel gennaio 1810 Misano viene
annesso, assieme ad Arzago, come frazione al Comune di Vailate. Solo con l’Unità d’Italia la sua
posizione diverrà stabile, entrando con una parte della Gera d’Adda superiore nella provincia di
Bergamo.
Durante il Risorgimento anche il paese di Misano può vantare i suoi valorosi combattenti: Carlo
Guida nato a Soresina, da studente partecipò alla campagna dei Mille nella 7a compagnia di
Benedetto Cairoli. Fu ferito a Calatafimi, e nel ritorno alla vita civile, si stabilì definitivamente a
Misano, dove riprese gli studi interrotti laureandosi in ingegneria. Lo ritroviamo più tardi anche nel
ruolo primario di amministratore della comunità. Un altro combattente misanese fu il garibaldino
Colombi Alberto, presente allo sbarco dei Mille a Marsala.
All’inizio del XX secolo, sull’esempio di molti altri paesi del circondario, dove aveva ben seminato il canonico Ambrogio Portaluppi, anche a Misano nasce nel settembre 1909 la Cassa Rurale, il
cui artefice è don Alessandro Battaglia.
5
Negli anni successivi anche Misano ha vissuto gli stessi avvenimenti che anche altre località
hanno vissuto. Le guerre e le lotte politiche di quegli anni hanno purtroppo creato molte divisioni e
lutti.
Tra le tante vittime del secondo conflitto mondiale, anche Misano piange i suoi figli caduti a causa della malvagità di chi gioca con la guerra.
Ricorda in particolare un giovane che si distinse per il suo eroismo, il tenente Emanuele Carioni, partigiano cattolico. Il suo nome è iscritto tra i 67
internati del Campo di concentramento di Fossoli (fraz. di Carpi) che furono fucilati il 12 luglio 1944 nel Poligono di tiro di Cibeno. Il 6 aprile del
1950 il Ministero della Difesa conferì a Emanuele Carioni la medaglia d’argento al valor militare e il 25 aprile 1965, in occasione del ventennale della
resistenza, la città di Bergamo gli conferì la medaglia d’oro in memoria del
suo sacrificio per la libertà del paese. Si ricorda anche che la notte del 24 aprile 1945, alla vigilia della liberazione, a
causa di alcuni carri che transitavano in Misano e che vennero scambiati erroneamente per una colonna di tedeschi in fuga, il paese fu oggetto
da parte delle forze alleate di un'incursione aerea per cui morirono tre
persone, mentre alcune abitazioni subirono lievi danni.
Venendo più vicino a noi è da ricordare la figura di padre Andrea
Anelli missionario per molti anni in Thailandia (che a quei tempi si chiamava Siam). Per un breve periodo viene trasferito in Cina dove nel
1946, a Shangai, viene ordinato sacerdote. Nel 1947 ritorna nuovamente in Thailandia e vi rimane fino al 1953. Dopo una breve parentesi italiana trascorsa al suo paese natale nel 1954 ritorna nuovamente in
Thailandia. Il giorno 7 gennaio 1977, mentre si reca nella località di Tham Sing, l’ultima comunità
da lui fondata rimane gravemente ferito a causa di un incidente stradale. La situazione si presenta
subito gravissima ed infatti egli muore dopo 3 giorni: era il 10 gennaio 1977. Per desiderio dei familiari le sue spoglie vennero tumulate nel cimitero di Misano suo paese natale, dove ancora oggi vivissima è la devozione per questa grande figura di missionario.
***
Il paese negli ultimi anni ha visto uno sviluppo notevole con la crescita di molte abitazioni attorno al centro storico ed ha registrato anche un incremento della popolazione. La vivacità della comunità misanese è data dalle molte associazioni di volontariato presenti che si dedicano a mantenere
unito il tessuto sociale attraverso manifestazioni culturali e di svago e soprattutto con interventi in
aiuto alle persone più bisognose.
Toponomastica
(origine del nome di Misano)
Il nome Misano sarebbe un antico toponimo della lingua etrusca. L'ipotesi sarebbe suffragata
dalla scoperta, nei pressi di Marzabotto, della città etrusca di Misa, situata in una località denominata Misano e vicino ad essa un'altura chiamata Misanello. Esistono altri paesi con lo stesso toponimo, vedi Misano Olona (in prov. di Pavia) oggi piccola frazione di Bornasco Pavese (in alcuni documenti medievali citata come Mixianum), Misano Adriatico o Misano Monte (in prov. di Forlì) o
anche analoga come il vicino Masano (fraz. di Caravaggio) e Camisano, che secondo lo Zavaglio è
composto dall'unione dei due vocaboli Cà e Misano, ed è appunto in questa località che vennero trovati dei reperti di erigine etrusca molto simili a quelli trovati nella località vicino a Marzabotto7.
6
L'Olivieri dice che "MISIANUS" derivi dal nome gentilizio latino MISIUS, lo stesso vale anche
per il Boselli. Il toponimo riflette il personale latino Mis(i)us con il suffisso aggettivale - ãnus che
indica appartenenza (cfr. anche Olivieri 1961 a, 347)8.
Visita a Misano di Gera d’Adda
Non ricco di monumenti di importanza nazionale, il paese
di Misano conserva però degli edifici di notevole pregio, citiamo il Palazzo Comunale; in passato appartenuto a nobili famiglie: il suo aspetto imponente lo conferma, la chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo martire ed il Palazzo comunale,
mentre all’esterno, all’incrocio con la strada che da Vailate
porta al Santuario di Caravaggio, l’Oratorio di San Rocco. Di
notevole interesse, all’interno del paese, distribuiti in una
miriade di viottoli, troviamo una serie di cortili che hanno
mantenuto la loro struttura rurale e alla periferia un vecchio
mulino che conserva ancora oggi la sua ruota.
Chiesa Parrocchiale dedicata a San Lorenzo martire
Situata sull’asse centrale del paese, in via Roma l’attuale
chiesa, riedificata nel 1786 su disegno dell’ingegnere milanese Carlo Marzoli, sorge sul preesistente edificio risalente al
XIV secolo.
La facciata in stile neoclassico è stata restaurata nel 1986
come l’interno della chiesa, pavimentazione compresa, e pure molte opere presenti all’interno. La
chiesa restaurata è stata inaugurata e benedetta dall’allora
vescovo della Diocesi cremonese mons. Enrico Assi la domenica 25 ottobre 1987.
Tra le opere di pregio presenti nella chiesa sono da segnalare le due tele ovali poste sulle pareti laterali del presbiterio.
Sulla prima vi è raffigurato il Martirio di San Lorenzo, mentre
sulla seconda posta sulla parete di fronte invece il Martirio di
Santo Stefano. Le due tele sono del pittore cremasco Mauro
Picenardi. Al centro dell’altare un crocefisso in legno, con il
Cristo in grandezza naturale, opera risalente al secolo XV,
mentre sul lato destro vi è una tela del 1600 raffigurante l’ultima cena, eseguita secondo i canoni leonardeschi (l’autore è
ignoto). All’uscita della piccola cappella invernale si può
osservare sopra la porta una tela raffigurante una natività di
Gesù Cristo databile al secolo XVIII. Nella navata centrale
troviamo il Fonte Battesimale, in marmo di Botticino databile
al secolo XVI, mentre partendo sempre dalla porta centrale e
proseguendo stavolta sul lato sinistro troviamo subito l’altare
della Madonna, Sopra l’altare una scultura in legno policromo,
raffigurante la Vergine risale al secolo XVIII. L’autore nonostante risulti certa la sua origine milanese, è tuttora sconoMauro Picenardi: Il martirio di San Lorenzo
sciuto. Il campanile della parrocchiale è databile al 1713.
(Chiesa Parrocchiale di Misano)
7
Chiesa Oratorio di San Rocco
La chiesa, di modeste dimensioni, è a una sola
navata e si trova all’ingresso del paese, sull’angolo
dove si incrociano le strade che provenienti, da
Calvenzano e Vailate, passando per Misano portano a
Caravaggio e Crema. Dalla lettura di alcuni documenti d’archivio risulta che l’oratorio esistesse già
nel 1630 al tempo della peste manzoniana e fosse
dedicato al solo San Rocco. Dopo la pestilenza del
1576 era in uso dedicare le chiese, sia campestri che
all’interno del borgo, a questo santo e molte di esse
erano sorte nelle vicinanze dei cimiteri o dei lazzaretti costruiti per la sepoltura degli appestati. Al suo interno ci sono opere degne di nota, tra cui un altare in legno e una pala d’altare datata 1653 che è stata
offerta dalla Comunità di Misano in quella data. Infatti in
basso sulla pala è riportata la scritta “ Ex devotione
COMVN..[ITAT]IS MISANI 1653”. La pala è stata restaurata alcuni anni or sono grazie all’intervento della Cassa
Rurale di Misano, ora Cassa Rurale BCC di Treviglio. In
essa sono raffigurati i Santi Rocco e Sebastiano posti a
fianco della Madonna con il Bambino Gesù nella loro raffigurazione classica. In basso sulla tela si può osservare
una veduta di Misano nel secolo XVII, con la porta d’ingresso al paese e la Chiesa di S. Rocco, a quel tempo situata fuori porta.
Alla metà degli anni Ottanta, grazie ad un lascito, viene
effettuato un primo massiccio intervento di restauro, consistente in un consolidamento strutturale. I restauri terminarono nel novembre del 1988. Sempre nello stesso anno
viene donato alla Chiesa un Crocifisso in bronzo, opera
pregevole dello scultore Virginio Ciminaghi.
La pala dei Santi San Rocco e Sebastiano
Il Palazzo Comunale
(già Palazzo Visconti–Gambarini–Guida-Fugazzola)
In mancanza di documentazione non è possibile risalire con esattezza all’anno di costruzione di questo imponente edificio che
sovrasta i tetti delle case di Misano, ma studiandone la struttura
architettonica possiamo datarlo attorno ai secoli XVII - XVIII.
L’edificio venne commissionato dalla famiglia Visconti. A confermare tutto questo sono i documenti della prima fase del Catasto
Teresiano (1721) a quell’epoca lo stabile risulta di proprietà di Carlo
Giuseppe Visconti. Durante l’epoca napoleonica (1806) il palazzo
risulta di proprietà di Francesco Visconti figlio di Alberto, simpatizzante delle idee napoleoniche, eletto Ministro presso la Repubblica
Francese e successivamente presso quella Elvetica, ed insignito
della Corona di ferro. Per brevi periodi la proprietà dello stabile
passa attraverso alcune famiglie nobili per poi ritornare nuovamente alla famiglia Visconti nel 1814. Nel 1826 lo stabile ed i beni appartenenti a questi vengono acquistati da Carlo Maria Gambarini, di cui poco o niente si conosce. Questa famiglia rimarrà proprieta8
ria dello stabile sino a quando, all’incirca dopo l’Unità d’Italia, Luigi Ottavio lo cedette al genero
Pietro Guida di Soresina che aveva sposato la figlia del Gambarini, Teresa. Il figlio del Guida, Carlo,
eroe garibaldino, si stabilì a Misano gestendo la proprietà anche per il fratello Guido e le sorelle
Maria e Giuseppina. Alla morte di Carlo Guida, non essendoci altri eredi il patrimonio passò alla
sorella nubile la quale donò l’edificio alla costituenda Opera Pia Guida di Soresina. Nel 1910
l’Opera Pia cedette tutti i beni alla Società di Colture Agrarie di Milano. Fallita la Società l’edificio
viene acquistato dal sig. Arcangelo Fugazzola già fattore del Guida.
Da circa 35 anni l’edificio è divenuto proprietà del Comune. L’allora Sindaco dopo l’acquisizione e la relativa sistemazione, vi provvide a trasferire tutti i vari servizi comunali. Il Sindaco successivo continuò l’opera di restauro e di recupero architettonico del palazzo. Non tutto il palazzo è di
proprietà Comunale, una piccola porzione di esso posta sul lato sinistro entrando dal portone, appartiene ancora alla famiglia Fugazzola.
L’edificio
L’edificio mantiene la tipica forma a U delle dimore
signorili dell’epoca. È costruito su tre piani con la facciata rivolta verso la via principale del paese. L’altezza dello
stabile è di gran lunga superiore alle abitazioni presenti
lungo la via, sottolineandone così la sua imponenza.
Sulla facciata a pianterreno possiamo osservare, sui
due lati del portone d’ingresso, una serie di quattro finestre per lato protette da inferriate. Il primo piano è dotato
di nove finestre, tre delle quali, la centrale e le due laterali, sono sormontate da un timpano neoclassico e hanno
alla base un ornamento costituito da sei colonnine. Le
altre rimanenti sono sormontate da una cornice. Al terzo
piano le nove finestre sono di dimensioni ridotte tipiche
di un mezzanino.
Dal portone di ingresso si accede al portico interno tramite una breve salita in pietra e mattoni disposti a spina
di pesce. Da notare la forma elegante di questo portico
dove si sviluppa una serie di
colonne sormontate da capitelli
dorici che sostengono i cinque
archi che lo compongono.
Sulla destra, in fondo al portico si accede allo scalone principale la cui volta è affrescata
con motivi architettonici raffiguranti una falsa cupola sorretta
da lesene. Tramite una porta si
entra in un salone dal quale si
può accedere alle varie stanze
degli uffici comunali il cui soffitto ligneo riporta tracce di antiche decorazioni.
I soffitti di due delle tre stanze poste al piano rialzato sono
decorati con scene mitologiche,
mentre quello dell’altra stanza è
Palazzo Comunale di Misano - I due soffitti affrescati
9
formato da una cupola quadrata che termina al centro con una decorazione a spina di pesce, eseguita in mattoni.
All’interno la facciata è molto più articolata negli elementi. Sui lati si innestano due edifici, la cui
altezza è inferiore al primo piano.
Un piccolo cancello di ferro battuto, di modeste dimensioni, separa il palazzo dal giardino al
quale si accede scendendo pochi gradini in pietra. Della forma originale è forse rimasta la passatoia
o corridoio in ferro per le piante rampicanti, unico elemento di effetto e di ornamento al giardino trasformato oggi in ortaglia.
Paolo Origgi
Testo riassuntivo tratto da: Paolo Origgi, Misano di Gera d’Adda, un paese, una storia. Volume patrocinato dalla
Sezione AVIS di Misano di Gera d’Adda in collaborazione con l’AIDO, Grafica GM, Spino d’Adda, 2001.
***
Note bibliografiche
1 C. Piastrella, Dall’usura al Convento - I precedenti della nascita dell’Osservanza Agostiniana di Lombardia nelle
vicende patrimoniali dell’eredità Vimercati, in: INSULA FULCHERIA, vol. XIX, 1989, p. 47, n. 5 – C. Piastrella,
Interesse pubblico e iniziativa privata nello sfruttamento delle risorse idriche del territorio cremasco nel XIV secolo, in:
INSULA FULCHERIA, VOL. XXII, 1992, PP. 43-123.
2 Ragioni della Città di Crema sopra la Roggia Misana stampate per ordine degl’illustrissimi signori Bondenti,
Benvenuti, Vimercati, sindici e deputati all’offizio delle roggie, documento datato 15 aprile 1497 , p. 3. – Biblioteca
Comunale di Crema, Misc. Cr.-C, 223.
3 R. De Marinis, 1977, p. 96 - DE MARINIS, Misano di Gera d'Adda, in "I Galli in Italia", Roma 1978. - R. De Marinis,
L'Età gallica in Lombardia (IV - I secolo A.C.): Risultati delle ultime ricerche e problemi aperti, Atti del 2° Convegno
Archeologico Regionale, Como, 1984. p. 95.
4 L. Astegiano, Codex Diplomaticus Cremonese, pag. 37. n° 39, Torino, 1986/1998,- ristampa anastatica, Forni, Bologna.
- E. Falconi, Le carte cremonesi dei secoli VIII-XII, Cremona, 1979-1988, pp 191-193.
5 ASMi, Autografi, 227, fasc. 2.
6 ASMi - Sanità P.A. cart. 280 - (lettera dell’aprile 1630).
7 A. Zavaglio., Terre nostre, nuova edizione con aggiunte di G. Lucchi, Crema, 1980, p. 88.
8 AA. VV., Dizionario di Toponomastica Italiana, UTET, Torino, 1989, p. 397. - D. Olivieri, Dizionario di toponomastica lombarda, Milano, 1961- P. Boselli, Dizionario di toponomastica bergamasca e cremonese, Firenze, 1990
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