Osservazioni alla sintesi del piano di gestione Dolomiti

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 Torino, 17 dicembre 2015. Alla cortese attenzione della Fondazione Dolomiti UNESCO Cortina d’Ampezzo. Oggetto: Osservazioni alla sintesi del piano di gestione Dolomiti UNESCO. Egregi amministratori della Fondazione, CIPRA Italia nel corso del Consiglio Direttivo del 17 dicembre tenutosi a Torino ha discusso dei contenuti presenti nel Report finale proposto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO. E’ stata apprezzata la qualità del lavoro svolto, la evidente complessità e il metodo partecipativo che è stato costruito. Pensiamo che sia la prima volta che in Italia, nel progettare il futuro sviluppo di un territorio così diversificato dal punto di vista amministrativo, istituzionale, sociale ed economico, si sia dato vita ad un metodo tanto complesso, impegnativo e innovativo. Consapevoli che gli obiettivi espressi nel Report abbiano bisogno di tempi lunghi di maturazione (ma dobbiamo affrontare emergenze non più eludibili e che avranno bisogno di tempi rapidi di decisione), il percorso attuato agevola la condivisione delle scelte. Sollecitiamo quindi la Fondazione a mantenere attiva anche nei prossimi mesi ed anni questa struttura, questo metodo, questa forma di coinvolgimento. Riteniamo questo sia il metodo più incisivo che permetta al mondo politico di sciogliere conflitti inevitabilmente presenti e aiuti tutti ad intraprendere scelte coraggiose e innovative. Nel merito pensiamo che al giorno d’oggi non fosse facile ottenere risultati più qualificanti dal punto di vista delle scelte che riguardano la difesa dell’ambiente e la qualità del vivere in Dolomiti. Ci rivolgiamo ora ai rappresentanti istituzionali della Fondazione. Ci sentiamo in dovere di chiedere alle istituzioni e alla politica, quindi ai rappresentanti delle cinque province dolomitiche e delle tre Regioni coerenza con gli impegni tracciati nel Report. Per decidere in coerenza è necessario che alcuni temi presenti ai tavoli delle discussioni siano affrontati nel dettaglio. Non è concepibile avere la Fondazione che lavora in un senso, sulla cultura del limite e la sostenibilità dello sviluppo delle montagne dolomitiche e che, una volta ritornati negli ambiti istituzionali, i politici decidano a volte in modo a volte opposto. La coerenza, anche in politica, deve sostenere percorsi basati sulla qualità, il rispetto di tutti gli attori e l’investimento in un territorio da tutti i soggetti definito fragile. Il primo passaggio che chiediamo alle istituzioni riguarda l’investimento in una sempre più necessaria fiducia che permetta al mondo ambientalista di poter espletare al meglio il ruolo di attori preparati nella costruzione del processo partecipativo. Così facendo si potranno superare alcuni momenti di tensione che la Fondazione è stata costretta a subire da soggetti esterni ai soci sostenitori, momenti incomprensibili e alimentati da ragioni ben lontane dal sostegno allo sviluppo equilibrato e serio delle Dolomiti. . Le attenzioni che ora sottolineiamo entrano nel merito di progetti previsti affinché le istituzioni pubbliche decidano sui diversi tema con la coerenza dovuta verso un bene naturale dell’UNESCO. CIPRA ha ben presente le difficoltà, le contraddizioni, le differenze insiste nel bene seriale che sarà necessario amministrare e dirigere verso un consolidamento del bene UNESCO. Siamo consapevoli che tale percorso, innovativo, sperimentale, non possa esaurirsi in tempi brevi, che necessita di tempi di maturazione istituzionali, imprenditoriali, interassociativi lunghi. Pur in presenza di questa consapevolezza riteniamo che l’insieme del territorio delle Dolomiti in questi anni abbia subito delle pressioni antropiche ed infrastrutturali talmente forti da trovarci con ambienti paesaggistici e naturali in gran parte svuotati da contenuti di autenticità. Del resto siamo anche convinti che un po’ ovunque l’intelligenza di chi vive in Dolomiti e dei rappresentanti istituzionali possa affrontare ed anche risolvere molte emergenze presenti. Ci risulta impossibile, come associazione basata sul più puro volontariato, entrare nel merito di ogni passaggio. Siamo quindi costretti a semplificare la nostra vision delle Dolomiti del futuro e a essere molto diretti, espliciti. Partiamo con alcuni NO, forti, a nostro avviso insindacabili. In tutte le Dolomiti deve essere vietato l’eliski e l’eliturismo con decisioni uniformi sul territorio e rispettando, specialmente in provincia di Bolzano, la legge che regola l’attività dei voli turistici, cosa che oggi non avviene nonostante le rassicurazioni pervenuteci dal mondo politico. Ribadiamo un NO deciso ad ogni ampliamento delle aree sciabili. A nostro avviso si possono riqualificare le esistenti, non potenziarle: le si possono rendere più efficienti e più inserite nell’ambiente e nel paesaggio, evitando le continue erosioni e modificazioni dei soprassuoli (ormai annuali, ovunque). CIPRA si opporrà in tutti i modi possibili alla estensione delle aree sciabili di Campiglio (anche verso Serodoli), del Latemar (verso Moena e verso Oberegghen) ed in Marmolada. A nostro avviso questa ultima montagna va solo ripulita dell’esistente, riqualificata, e non va appesantita con alcun nuovo collegamento in quota, sia che questo riguardi Punta Rocca o aree del ghiacciaio sottostanti. Ben più diffusi e articolati sono i nostri SI. Partendo dal paesaggio riteniamo che in tutti i territori UNESCO i beni vadano riqualificati privandoli di ogni accessorio superfluo oggi presente come sedimi di vecchi rifugi, di impianti sciistici dismessi. La cura del paesaggio si esplica non solo in funzione della attività turistica, ma deve comprendere in modo paritario l’investimento nel mantenimento e nel potenziamento della biodiversità. Per fare questo è necessario che le filiere turismo, agricoltura, allevamento, formazione continua collaborino strettamente fra loro e si integrino in un progetto che dovrebbe venire condiviso dai cinque territori, come sta scritto in più parti del Report. Se il nostro investimento ha come base il punto “1. Abitare la montagna”, l’approccio sopra descritto non è più eludibile. Anche perché, non avendo la capacità di mettere in rete i mondi produttivi e delle conoscenze, non si governa un territorio tanto complesso, non si estende consapevolezza, non si costruiscono relazioni, non si procede nella innovazione, non si accresce la qualità, non si investe nella responsabilità dei diversi soggetti, non si risponde ai requisiti che UNESCO ci chiede e che tutti noi vorremmo perseguire. Riguardo la mobilità riteniamo che la proposta riguardante la ferrovia sia sottostimata. Per noi rappresenta un valore strategico nel quale investire. E’ fondamentale proporre e attuare il giro delle Dolomiti in treno, Belluno, Cortina, Dobbiaco, Bolzano, Trento, Valsugana, Feltre, Belluno con la definizione delle due linee di penetrazione delle valli di Fiemme e Fassa e della Valgardena. Le acque, anche se esterne al patrimonio tutelato dall’UNESCO, vanno rispettate e riqualificate. Quanto sta avvenendo in tutte le cinque realtà, il proliferare di medie e piccole centrali idroelettriche, contrasta con una corretta gestione dei multipli valori insiti nei corsi d’acque delle Dolomiti. Anche gli interventi di ricomposizione, riqualificazione dei corsi d’acqua, l’investimento nei parchi fluviali e nei lavori attinenti il bene, producono lavoro e formazione identitaria. In questo caso, come del resto nei progetti di mobilità, della riqualificazione dei paesaggi e di infrastrutturazione del territorio, sempre rimanendo coerenti all’obiettivo 1. “Abitare la montagna”, è necessario estendere le progettualità all’esterno degli ambiti dei nove gruppi inseriti nel patrimonio UNESCO. Il territorio DOLOMITI merita una visione unitaria. Riteniamo che i percorsi formativi debbano coinvolgere sia il mondo imprenditoriale che quello dei dipendenti. Una formazione diffusa nei territori e nelle periferie, oltre ad accrescere il patrimonio di conoscenze, ci permette di allungare le stagioni lavorative dei dipendenti e di strutturare fedeltà nel lavoro. Nel documento non vi è un solo passaggio che coinvolga in questa attenzione il mondo sindacale: del resto, purtroppo, è anche evidente come il mondo sindacale non abbia offerto una sia pur minima attenzione alla progettualità di Dolomiti UNESCO. Le valli, per rimanere abitate, hanno bisogno di servizi. Il turismo ha bisogno di servizi. L’ambiente ha bisogno di servizi: affrontare i cambiamenti climatici significa investire in servizi. Quanto sta accadendo nelle nostre montagne sta impoverendo i servizi pubblici e con questo priviamo i nostri giovani di prospettive di lavoro di qualità. Riteniamo che la montagna non possa essere impoverita né dei servizi sanitari, né di quelli inerenti la formazione scolastica e men che meno di quelli relativi alla mobilità. Se si prosegue sul percorso amministrativo attuale nel giro di pochi anni le nostre montagne non saranno più appetibili al vivervi stabilmente e saranno sempre più abbandonate. Non certo causa politiche basate sulla difesa dell’ambiente, ma per scelte che hanno un fondamento miope, ragionieristico, imposto dalle realtà urbane. Riteniamo inoltre che riguardo le aree protette, pur nella diversità delle gestioni amministrative, sia doveroso riprendere in tempi brevi il percorso segnato dal Trentino sull’esempio della rete delle riserve. Su questo tema vorremmo si investa con maggiori certezze anche per fare delle Dolomiti un esempio unico al mondo nella proposta della tutela attiva della biodiversità e nella creazione di nuovi lavori legati alle aree protette, siano questi parchi naturali, zone SIC o ZPS, biotopi o parchi locali. In conclusione di queste osservazioni rivolte alle istituzioni pubbliche, comuni, provincie, regioni interessate chiediamo attenzione anche su altri passaggi: •
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Ribadiamo la necessità di mantenere legati alla montagna i servizi essenziali basati sulla qualità e le efficienza. Questo non significa solo investimento nella banda larga, ovunque, ma anche offerta di cura nella salute, nella assistenza, nella formazione continua anche del lavoro, nella scolarità e un legame crescente e continuo con il mondo delle università. Anche a seguito delle decisioni della COP 21 di Parigi il tema del limite è un valore sempre più esigibile. Alcuni NO forti che abbiamo resi espliciti vanno sostenuti anche attraverso la sottolineatura di questo valore, tipico della cultura delle genti di montagna. Il capitolo che riguarda l’estensione della consapevolezza dovrebbe essere più determinato nella proposta formativa che riguarda il mondo del lavoro (anche per superare gli attuali limiti della stagionalità). Il tema della formazione è stato basilare in tutti gli 11 incontri territoriali e è stato •
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strutturale a tutti i tavoli. Valutiamo positivamente la proposta di diffondere la mostra itinerante tra comuni dolomitici, il potenziamento delle rete degli Ecomusei e l’integrazione di questi non solo con i Musei veri e propri ma anche con i centri universitari di riferimento (Bressanone, Bolzano, Trento, Padova, Udine). Si dovrebbe investire in una rete anche mediatica, e reale nei contenuti, che colleghi la città di Venezia, patrimonio culturale dell’UNESCO, alle Dolomiti, patrimonio naturale; un simile percorso può da subito essere coltivato come da proposte di Mountain Wilderness di fine anni ’90. Gli spunti che riguardano il capitolo sulla innovazione sono esaustivi. Riteniamo, visto il conflitto presente, sia necessario, prima di avviare un tavolo tecnico, riaprire un tavolo etico sulla Marmolada, al fine di dirimere proposte oggi insostenibili e teso a ridare dignità ad una montagna sempre più umiliata. Oltre che a fare rete fra i due territori regionali limitrofi. Siamo convinti che le autostrade non promuovano reti né relazioni, ma rappresentino un ulteriore inquinamento nelle vallate. Su questo aspetto, sia in Cadore che in Trentino, è necessario maturare una coerenza forte nei confronti della Convenzione delle Alpi e del relativo protocollo. Ribadiamo invece la necessità di intervenire da subito nel potenziamento, anche qualitativo e funzionale, della rete ferroviaria, anche in questo caso investendo in nuove tecnologie e proposte. Sul tema dei passi dolomitici ribadiamo la nostra convinzione che questi vadano chiusi al traffico turistico. E’ possibile, in un percorso sperimentale comunque da avviare con urgenza, partire con delle chiusure a fasce orarie, almeno sui quattro passi centrali. E’ doveroso intervenire da subito sul tema del rumore impedendo il transito alle moto che superano i 65 dB di rumorosità e imponendo ovunque, facendolo rispettare, il limite dei 60KM/H. Ci sono dei passi che sono stati stravolti dalla ubicazione dei parcheggi: passo Sella o Pordoi, il Falzarego, o Fedaja. Riteniamo sia possibile intervenire con progetti di riqualificazione e ridimensionamento di tali parcheggi, in modo graduale, e intanto potenziare l’accesso ai passo o con l’uso degli impianti funiviari o con il trasporto pubblico tramite navette. Per quanto riguarda l’area di Misurina e delle Tre Cime di Lavaredo l’obiettivo a medio termine non dovrebbe essere quello di costruire nuovi parcheggi in quota, parcheggi che sono calamita per il traffico privato. E’ più saggio costruire questi parcheggi a fondovalle (Cortina o Auronzo) e portare ospiti e residenti in quota con le navette o con lo studio di una funivia leggera e veloce che arrivi fino a Rifugio Auronzo. Proponiamo l’obiettivo di chiudere definitivamente la strada presente al traffico privato riqualificando i versanti delle Tre Cime che in questi anni sono stati devastati dai parcheggi. Per i corsi d’acqua è necessaria una loro immediata riqualificazione, partendo da una moratoria diffusa e condivisa da tutti i territori riguardo la proliferazione delle centraline o la diffusione di abnormi bacini di accumulo delle acque destinate all’innevamento artificiale. CIPRA Italia, nel presentare queste brevi osservazioni, manterrà verso la Fondazione l’impegno e il sostegno fino ad oggi profuso, sosterrà i progetti basati sulla qualità e sulla diffusione di responsabilità nelle decisioni, sul valore del limite, nell’investimento sulla biodiversità, sulla attivazione di processi, quindi di lavoro, che investano nella conservazione attiva del territorio. La Fondazione ha proposto ai soci attenzione su tre C: collaborare, coordinare, comunicare. Noi vi propiniamo l’aggiunta di altre due significative e concrete C, altrettanto strategiche per il futuro delle Dolomiti: Coerenza e Condivisione. Cordiali saluti. Il Consiglio Direttivo di CIPRA Italia Torino, 17 dicembre 2015.