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UNA PROPOSTA FORMATIVA: il parere del geriatra
Evelina Bianchi *
LA FORMAZIONE
Ho consultato la Treccani, enciclopedia della lingua italiana, alla voce formazione:
deriva dal latino formatio, -onis e indica l’atto, il modo del formare.
Il termine, etimologicamente inteso, si presta a indicare azioni anche molto diverse,
ma in senso figurato si riferisce allo sviluppo psico-fisico e intellettuale della persona,
con riferimento all’educazione civica, spirituale e morale. Indica tutte le azioni che
sono correlate all’addestramento e alla preparazione in settori specifici: in ambito
socio-sanitario si parla comunemente di “formazione e aggiornamento”, indicando lo
stretto legame tra conoscenza e cultura .
Nell’ambito della cura al malato terminale parlare di formazione significa progettare
un intervento didattico
• caratterizzato dalla riflessione sulla terminalità e sulle implicazioni culturali,
sociali e psicologiche del morire nella società di oggi,
• finalizzato a indurre una modifica dei comportamenti in atto e ad aumentare il
grado di consapevolezza degli attori del sistema, operatori socio-sanitari, paziente,
famiglia.
PERCHE’ FARE FORMAZIONE sull’accompagnamento al morire.
Nel momento in cui si propone di fare formazione, dobbiamo chiederci se c’è una
domanda in tal senso.
La società in cui viviamo, genericamente intesa, non esprime certamente una forte
domanda: la nostra convinzione è che non ci sia consapevolezza al riguardo.
A riprova di questa affermazione penso di poter portare la notizia di una
performance artistica, di recente pubblicizzata dai media.
A Torino una giovane artista ha messo in scena una lezione con …i morti, in realtà
un monologo su ciò che avviene a chi sta morendo e al suo destino dopo la morte.
Sono esplicite le motivazioni che l’artista offre:
“dialogo con i morti perché i vivi non ascoltano … Voglio cercare di capire: la gente
ama la vita e non pensa alla morte …io voglio offrire loro una opportunità per
*
Unità Operativa di Geriatria, Vicenza
riflettere ..”. Mi sembra che l’artista colga, in anticipo rispetto all’uomo della strada,
un bisogno che noi addetti ai lavori viviamo quotidianamente.
Come geriatra di lungo corso ho avuto molteplici occasioni di riflettere sulla morte e
mi è sempre sembrata inadeguata, insufficiente, l’attenzione che la routine
ospedaliera riserva al malato nell’imminenza della morte.
Ritengo che vada meglio in Casa di Riposo, dove ho trovato una attenzione e una
disponibilità che mi ha permesso di sperimentare una operatività specificamente
correlata alla terminalità.
I questionari dedicati al tema e somministrati in ambito socio-sanitario (l’ultimo è
quello proposto dal nostro gruppo di lavoro) confermano la consapevolezza del
problema tra gli addetti ai lavori, anche se poi varia l’ intensità dell’ interesse e
dell’attenzione personale al problema.
Una ricerca realizzata a Vicenza nel 2004 sul “morire in ospedale” ha analizzato
come gli operatori percepiscono il proprio operato nella fase della terminalità.
L’indagine ha individuato come critici i temi
• della comunicazione (con il paziente e con i famigliari)
• del bisogno di supporto psicologico
• della consapevolezza di non garantire il rispetto della privacy.
FINALITA’ DELLA FORMAZIONE
La formazione relativa alla cura del malato in fin di vita è chiamata a rispondere a
due diversi bisogni:
• garantire i diritti del malato e dei suoi famigliari a una morte serena e dignitosa
(vedi in allegato la carta dei diritti del morente della Fondazione Floriani del
1997)
• prendersi cura dei vissuti e delle implicazioni psicologiche che l’esperienza di
morte ha sugli operatori sanitari, a tutti i livelli.
Le modalità dell’iter formativo saranno quelle della condivisione delle esperienze
personali e della discussione in piccoli gruppi. La parte più propriamente informativa
non potrà essere separata dalla riflessione / osservazione dei vissuti personali.
CONTENUTI DELL’INTERVENTO FORMATIVO
In generale i contenuti dell’intervento formativo riguardano:
• la comunicazione, tra operatori, con il malato ei suoi familiari
• la consapevolezza del ruolo che si interpreta e dell’affettività che si mette in gioco
• la conoscenza degli aspetti culturali e psicologici del morire
• l’identificazione di nuovi strumenti operativi e di protocolli che garantiscano la
realizzazione del programma assistenziale, coinvolgendo tutti gli attori del
sistema.
Per quel che riguarda la comunicazione, mi sta a cuore precisare che in Ospedale è
necessario evitare che passi il messaggio “quel medico o in quel reparto si rinuncia a
curare il malato”: infatti non si tratta di rinunciare alle cure, ma di avere un “fare”
alternativo alle cure che vengono ritenute inutili.
Chi lavora in ambito sanitario sa che la questione non è facilmente risolvibile:
qualsiasi sia la decisione che si prende, deve passare attraverso il confronto e
coinvolgere il gruppo curante, la persona malata, i suoi familiari.
La stessa problematica si presenta in Casa di Riposo, ma in quel contesto è forse più
facile affrontare il tema della terminalità.
Morire in Casa di Riposo assomiglia un po’ al morire a casa propria, perché realizza
la coincidenza tra ambiente in cui si vive e ambiente in cui si muore.
L’accompagnamento consapevole alla morte si realizza più facilmente e vede la
partecipazione attiva e affettuosa degli operatori sanitari, che si affiancano ai
famigliari …
Qualche anno fa mi è stato possibile realizzare in una Casa di Riposo una esperienza
di accompagnamento al morente, molto ricca e intensa, che ha influenzato fortemente
il mio interesse alla terminalità. A partire da una richiesta degli operatori di
assistenza, si è costruito un iter formativo fino ad arrivare alla definizione di un
protocollo operativo.
Si è cominciato a parlare della morte prevedibile degli ospiti più gravi e a compilare
un piano di assistenza per gli ultimi giorni (ma qualche volta sono stati mesi) di vita
dell’anziano. Questa esperienza concreta ci ha permesso, poi, di capire che , in realtà,
lavoravamo sulla qualità della loro vita fino alla morte.
Abbiamo cominciato a ricordare gli ospiti deceduti, a parlarne con quelli che erano
rimasti accanto a quel letto, a quella poltrona vuoti: nel ricordo si rende giustizia del
bisogno di sopravvivere proprio dell’uomo.
E Marco, un anziano ospite, ha potuto dire “muoio più contento se so che di me si
parlerà”.
Oggi l’anziano muore a casa, in Ospedale e in Casa di Riposo.
Domani anche gli Hospice saranno il luogo in cui si realizzerà l’assistenza al
morente.
Per il presente e per il futuro il geriatra è chiamato a impegnarsi sul fronte della
qualità dell’ultima parte della vita.
Allegati: Carta dei diritti del morente
Piano di assistenza per l’ospite con patologia grave e irreversibile
Carta dei diritti dei morenti
Comitato Etico della Fondazione Floriani
1997
Chi sta morendo ha diritto
1.
A essere considerato come persona fino alla morte
2.
A essere informato sulle sue condizioni, se lo vuole
3.
A non essere ingannato e a ricevere risposte veritiere
4. A partecipare alle decisioni che lo riguardano e al rispetto della sua
volontà
5. Al sollievo del dolore e della sofferenza
6. A cure ed assistenza continue nell’ambiente desiderato
7. A non subire interventi che prolunghino il morire
8. A esprimere le sue emozioni
9. All’aiuto psicologico e al conforto spirituale, secondo la sua fede e le
sue convinzioni
10.
Alla vicinanza dei suoi cari
11.
A non morire nell’isolamento e nella solitudine
12.
A morire in pace e con dignità
PIANO DI ASSISTENZA PER L’OSPITE CON PATOLOGIA GRAVE
IRREVERSIBILE
(quando la vita sta per spegnersi)
Sig. ……………………………………………………………………………………………………
Diagnosi ………………………………………………………………………………………………
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INTERVENTO TERAPEUTICO ASSISTENZIALE ATTUABILE IN CASA DI RIPOSO
- controllo dei sintomi fisici ed emotivi attuabile in istituto:
dolore
febbre
dispnea
nausea e vomito
sete, fame
ansia, agitazione
stipsi
diarrea
decubiti
alterazione del sensorio
altro …………………………………………………………………………………………….
Modalità particolari di intervento………………………………………………………………….
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La casa di riposo può garantire (specificare le modalità):
• il controllo delle posture …………………………………………………………………….
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• il mantenimento delle funzioni residue ………………………………………………………..
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•
la continuità assistenziale con la partecipazione dei familiari (ascolto, comprensione, idonea
sistemazione)
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UTILITA’ DI NUOVI RICOVERI:
volontà espressa dall’ ospite e/o dai familiari in passato o più recentemente
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valutazione espressa dall’équipe di assistenza riunita in Unità Operativa Interna
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CONCLUSIONI
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Data……………………….
Firma del medico di reparto
PARERE DEL FAMILIARE
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Data……………………..
Firma del familiare …………………………………………..