Missioni 2_2015

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MISSIONI
FRANCESCANE
PIEMONTESI
Via S. Antonio da Padova, 7 - 10121 TORINO • Direttore Responsabile: P. Giorgio Vigna
POSTE ITALIANE S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, CB-NO/TORINO n. 2/2015
CCP 18581108 Missioni Francescane Piemontesi
PASSATO E FUTURO
T
utti abbiamo sentito parlare dei tre importanti interventi di papa Francesco:
La gioia del Vangelo, Laudato sì e Misericordiae Vultus. Nel primo si riferisce direttamente alla pressante necessità di dare
la dovuta importanza al problema missionario; nel secondo ci propone una riflessione
approfondita sul rilievo che per un cristiano
deve avere il rispetto per la creazione; nel terzo ci indica quale deve essere il messaggio
e l’atteggiamento dei credenti nei confronti
dell’umanità attuale. Sebbene affrontato da
tre prospettive particolari è facile individuare
il tema generale sul quale il Papa richiama
la nostra attenzione: l’annuncio del Vangelo,
impegno imprescindibile di chi si sente legato al Signore.
Seguendo lo sviluppo del suo insegnamento, attraverso questi tre documenti
emerge un criterio concreto su come dobbiamo disporci a inserirci nel futuro verso il
quale siamo chiamati a camminare. Abbiamo a nostra disposizione un passato ricco di
fantasia cristiana, una testimonianza di come
le generazioni credenti di due millenni hanno cercato di immettere nelle loro situazioni
lo spirito del Vangelo. Questo patrimonio di
esperienza e impegno ci deve stimolare per
essere anche noi in grado di dialogare con
avvenimenti e persone, in modo da inserire
nelle circostanze in cui viviamo un briciolo di
quella speranza e fiducia nella vita di cui il
Vangelo deve essere portatore.
Non disponiamo di soluzioni chiare e
dobbiamo elaborarle con la flessibilità di chi
crede nel futuro.
Soffermandomi su queste riflessioni a
cui ci invita il Papa le collego a una storia
assimilata attraverso gli anni della mia esperienza boliviana. Durante i quattro secoli del
loro impegno missionario nel continente latino americano i frati hanno dovuto più volte
rispondere a situazioni problematiche per
continuare ad offrire il Vangelo, cercando
la strada in circostanze imbrogliate. Verso
il 1825 l’America latina si rese indipendente dalla Spagna. In gran parte la politica dei
nuovi regimi nazionalisti creò degli intoppi
nella evangelizzazione con la sua intromissione nell’organizzazione ecclesiastica. Le
strutture missionarie che fino a quel tempo
avevano svolto il loro compito tendevano
all’inefficienza.
Bisognava pensare a qualcosa di diverso per far ripartire l’espansione del Vangelo.
Sorsero allora grazie a un intervento avveduto e in parte inedito dell’Ordine Francescano i cosiddetti collegi di «Propaganda Fide».
Erano conventi dipendenti direttamente dal
vertice dell’Ordine, che si facevano carico
di un territorio lontano non ancora toccato
dall’annuncio del Vangelo. In questi conventi
si preparavano i missionari con un’organizzazione accurata proponendosi così, con
spedizioni di largo respiro, di avviare contatti
con mondi fino ad allora fuori dall’orbita cristiana.
Questa capacità di trovare strade nuove
per l’impegno fondamentale della Chiesa,
lasciando da parte rimpianti e nostalgie per
impostazioni che avevano fatto il loro tempo, generarono un’impronta importante in
vari luoghi del continente latinoamericano.
Infatti varie diocesi attuali sono figlie di questo sforzo.
continua a pag. 4
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Ho
compiuto 20 venti anni di Siberia. Il
15 Luglio 1995, festa di San Bonaventura, partivo per la Russia. Il 16 mattina
atterravo a Novosibirsk. Una bella giornata di
luglio. Quanti anni, quanti inverni.
Da venti anni abito nella città di Novosibirsk nel quartiere Kiroskij. Fraternità, scuola e
Parrocchia: piccolo mondo.
Vado sempre a piedi per incontrare le persone.
Una vita di incontri.
Questa mattina a scuola durate l’ora di religione la piccola Maria mi ha detto: «Mia sorella
mi ha detto che Dio non esiste» Maria ha cinque anni. I bambini stavano cercando in mezzo
a dei cartoncini con personaggi biblici il cartoncino che raffigurava Adamo primo uomo.
Poi dovevano colorare una paginetta che raffigurava Adamo nel paradiso terrestre in mezzo
agli animali e alle piante. Adamo ancora solo
numero uno.
I bambini piccoli amano colorare e recitare
scenette. Lo stupore e il dramma.
Poi dico a Maria: «Maria chi ha fatto il sole, la
luna, le stelle, il tuo papa e la tua mamma e la
tua sorella, i nonni ...i fiori, la neve, il grande
fiume Ob i cani e i gatti e gli uccelli ...e gli
orsi? Per favore quando vai a casa chiedilo alla
tua sorella». Aspetto la risposta.
Spero che Maria presto sarà stupita della bellezza del creato e conosca la vita di Gesù e dei
suoi amici i santi. E conosca la Madre del Signore Maria di cui porta il nome. Il nome più
bello a detta di uno scrittore Russo.
Sempre a scuola un mese fa Alessandra della
quarta mi ha detto: «La mamma mi ha detto
che noi veniamo dalle scimmie».
Anche Massimo della prima pensa lo stesso,
perché il papà glielo ha detto.
Il lettore capisce che dopo 20 anni sono sempre all’inizio .Far sentire Dio vivo e fondamento del tutto.
Ogni lunedì preghiamo per la Russia. I bambini sanno del disastro aereo. I bambini scelgono
ognuno una maniera di una nazione in modo
che la Russia non è sola, grande, sconfinata
ma ha dei vicini e dei lontani. In questi giorni
vicino all’icona della madonna della tenerezza
(qui chiamata Vladimirskaia) ci sono le due
bandierine di Russia e Francia. Quando c’è
’stato il terremoto in Nepal c’era la bandiera
del Nepal. Piccole cose, ma tanto utili per una
educazione alla mondialità.
Sono passati venti anni. Stiamo costruendo il
futuro di una nazione attraverso la scuola, la
predicazione e la nostra testimonianza di vita
francescana.
Dopo alcuni anni che mi trovavo in Siberia
scrivevo nel mio piccolo libro “Francesco a
Novosibirsk” (Prefazione di Aldo del Monte)
Un giorno un uomo mi chiese: «Perché ami i
Russi e stai diventano uno di loro?».
Qui si dice che la Russia non si capisce, ma
solo la si ama.
Ognuno si trova al suo posto quando molti elementi concorrono a farti sentire a tuo agio.
Ma ci deve essere qualche cosa d i profondo
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che solo percepisci, che senti nel cuore. Amo
il popolo russo perché mi mostra le sue piaghe
nude e sanguinanti, fetide.
Amo il popolo russo per il suo territorio, la sua
cultura, la sua fede.
Amo i russi perché pensano con il cuore.
Dostoieskij ben sintetizza perché amo i russi:
«Ma sia pure nel nostro popolo la bestialità e
il peccato... Esso per lo meno (e non soltanto
idealmente, ma nella più autentica realtà) non
ha accettato mai, e mai accetterà e vorrà accettare, che il suo peccato sia considerato verità».
Gli autunni dorati, le candide distese di neve.
Il silenzio dei suoi boschi di betulle.
Il gelo.
La taiga e gli orsi. Il ritmo dei suoi fiumi.
La sete del cuore di questo popolo.
I suoi drammi e le sue contraddizioni.
I cimiteri in mezzo ai boschi.
L’icona della Madre di Dio della tenerezza.
La Trinità di Andrei Rubliev.
La festa della Pasqua e della madre di Dio.
La divina liturgia con le sue icone, permanenti
finestre sul mistero.
I canti popolari e la sua musica.
Le danze e il dialetto.
Gli adolescenti, ragazze e ragazzi, pieni di stupore per la bellezza: il Cristo Crocifisso.
I giovani che profetizzano.
I suoi anziani pieni di saggezza.
I suoi bambini con le loro mamme e papà.
Le favole di questo popolo.
La sua incredibile ospitalità.
La Russia e gli orizzonti sconfinati.
I monasteri nascosti nel silenzio dei boschi
delle cupole dorate e brillanti.
Gli starez come Zosima.
I pazzi di Cristo come Xenia.
Amo la Russia per i suoi martiri, semi di nuovi
cristiani.
Amo la Russia perché mi ha insegnato a pregare: " Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi
pietà di me peccatore"
Amo la Russia perché cerca il volto di Dio,
come terra e aria senz’acqua. Amo la Russia
perché ha sete di Vangelo.
Un francescano è chiamato a riempire la terra
del vangelo di Cristo. Uno scrittore Russo deve
aver detto: «Ognuno di noi ha due patrie quella ove siamo nati e l’Italia».
Per questo sono diventato Siberiano e amo
l’Italia e la Russia (Francesco a Novosibrsk
pagg. 15, 16, 17). Sono passati 20 anni. Lo
stesso amore. Sono al mio posto. Laudato si mi
Signore. Alcuni giorni fa un anziano signore mi
ha detto: "Sono passati venti anni e sei uno di
noi. Un Siberiano"
Elisabetta giovane dottoressa mi ha detto:
"Grazie che sei venuto da noi"
Sono passati venti anni e io ringrazio voi cari
lettori e benefattori.
Per venti anni mi siete stati vicino, mi avete
aiutato. Continuate per favore a farlo.
Io e i Siberiani vi siamo riconoscenti.
Buon Natale e Buon anno.
Padre Corrado Trabucchi
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PASSATO E FUTURO
segue da pag. 1
Ripercorrendo con un
po’ di pazienza la storia possiamo trovare, nel
mondo francescano e di
altri istituti religiosi che
operarono in latinoamerica nei secoli
passati, altre esperienze
analoghe.
Esse
testimoniano
la capacità di superare
impostazioni non più del tutto appropriate
alle esigenza dei tempi per aprire orizzonti
nuovi. Quelle generazioni di missionari hanno contribuito ad alimentare il patrimonio di
slancio che dobbiamo continuamente riattivare, se vogliamo elaborare uno stile di annuncio appropriato alle richieste del mondo
in cui siamo chiamati a vivere.
Questa piccola riflessione sulla storia
missionaria ci deve aiutare a dare la dovuta importanza a una proposta diretta a tutti i
frati del nord Italia e a tutti quanti si sentono
impegnati ad inserirsi nello sforzo chiesto dal
Papa per la proclamazione del Vangelo.
Tra alcuni mesi noi religiosi francescani
del nord Italia e le varie iniziative laicali coinvolte nelle nostre attività, saremo convogliati
a formare una comunità che abbraccerà il
mondo francescano dell’alta Italia. In questa
prospettiva è stato chiesto a noi animatori
missionari delle sei comunità provinciali che
daranno origine alla prossima, di elaborare
indicazioni per tentare di reimpostare l’opera
missionaria secondo criteri più ampi ed efficienti. Assumendoci questo impegno ci siamo messi al lavoro. Lasciandoci guidare da
questa raccomandazione abbiamo messo
insieme alcune idee e poi le abbiamo sottoposte ai nostri superiori per il loro giudizio ed
eventuale approvazione. La risposta è stata
positiva e possiamo ormai considerare come
criterio consolidato il tentativo di porre tutti i
vari progetti nella grande cornice della nuova
fraternità generale. Solo in questo modo si
apre la strada a una visione e a un impegno più lungimirante e razionale dello sforzo
missionario. Si stanno facendo alcuni tentativi mettere le basi di questa impostazione,
e anche se l’idea tarda un po’ per trovare la
dovuta accoglienza il percorso è tracciato.
Un piccolo tentativo quindi per offrire una
risposta alle sollecitazioni provenienti dalle
indicazioni del Papa.
Si possono inquadrare queste considerazioni nella prospettiva del Natale che ci
stiamo preparando a celebrare. Il Signore
ripresentandosi sullo scenario del mondo
ogni anno in situazioni nuove ci dice che
anche un futuro un po’ ingombrato di perplessità è pur sempre uno spazio aperto al
percorso. Se vogliamo integrarci a questo
suo progetto allora troverà quell’accoglienza
riconoscente che è la risposta migliore alla
sua visita carica di promessa, evocata appunto dal Natale.
fr Giuseppe Bussone
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