Giornale del popolo – Affido, non lasciamo i bambini alla porta.

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Transcript Giornale del popolo – Affido, non lasciamo i bambini alla porta.

GIORNALE DEL POPOLO – 29.10.2014
TICINO - Tagli al preventivo(29.10.2014 - 05:00)
Affido, non lasciamo i bambini alla porta
«Quel taglio nel preventivo 2015 dannoso e controproducente». Circa 200 famiglie ticinesi dicono la
loro per continuare a garantire l’importante aiuto educativo.
(FOTO TATIANA SCOLARI)
di GianMaria Pusterla
Con una lettera indirizzata al direttore del Dipartimento della socialità e della sanità Paolo
Beltraminelli, l’Associazione Ticinese Famiglie Affidatarie (ATFA), per la firma del suo presidente Jean
Pierre Bäschlin, lancia un forte grido d’allarme: non decurtate il contributo che lo Stato riconosce ai
singoli o alle famiglie che si assumono il compito di «adottare» (il termine è tra virgolette, ma rende
benissimo l’idea sul compito che viene assunto) un neonato, una ragazzina o un ragazzino che è
costretto dall’autorità, per condizioni particolarmente gravi, a lasciare la propria famiglia naturale.
La misura del taglio è stata inserita dal Governo nel messaggio sul preventivo per il 2015. Essa
comporta una diminuzione di 600 franchi della retta pagata mensilmente dal Cantone, ossia il 50%
dell’importato che viene oggi dato agli zii che si occupano del minore; il 33% alle famiglie affidatarie
«Family» e il 26% alle famiglie affidatarie «SOS».
Come avviene oggi l’aiuto alle famiglie affidatarie
Occorre specificare, per inquadrare l’importanza del tema, come avviene oggi l’aiuto ai minori che per
decisione dell’autorità vengono sottratti alle famiglie naturali. Una possibilità è quella di un collocamento
in un istituto in Ticino o in altri cantoni svizzeri. Questa «soluzione» comporta una spesa a carico dello
Stato calcolata tra i 6mila e i 9mila franchi mensili. La misura più adeguata - non solo economicamente!
- è quella del collocamento presso persone che hanno dimostrato la volontà e la capacità di curare i
minori. Si tratta di due tipi di casistica: ci sono le famiglia (ma in questo caso anche singole persone)
che si assumono il compito di accogliere il neonato, il ragazzino o la ragazzina in una prima fase di
emergenza che varia da poche settimane a 3 mesi (fino a un massimo di 6 mesi). Poi intervengono le
famiglie affidatarie «Family». Il compenso corrisposto per questa disponibilità, che comporta un
impegno al cento per cento a favore del minore, è di 2.250 franchi mensili per le famiglie «SOS» e di
1.800 franchi per le «Family».
Risparmi? No, ci sarebbero maggiori costi per lo Stato
Nella lettera spedita a Beltraminelli (ma i destinatari veri a questo punto giunti sono soprattutto i
deputati in Gran Consiglio essendo il messaggio già approvato dal Governo) l’ATFA sottolinea
l’importanza e la difficoltà di trovare in Ticino famiglie che vogliono mettersi a disposizione per questo
delicatissimo impegno. «La famiglia che accoglie un minorenne, quasi sempre proveniente da una
situazione di forte disagio, si assume con generosità e sensibilità un compito educativo notevole, che
richiede impegno, sacrificio e responsabilità 24 ore al giorno, fino al termine del periodo di affido. Molto
spesso il genitore affidatario, o uno dei due genitori affidatari quando si parla di coppia, ha ridotto
parzialmente l’attività lavorativa o l’ha interrotta completamente, per dedicarsi all’educazione del minore
o dei minori in affidamento». Se si apportasse questo drastico taglio le famiglie affidatarie di reddito
modesto (e spesso sono queste che con tanta generosità si mettono a disposizione!) non riusciranno
più a far fronte a tutte le esigenze. Sarebbe più difficile, sottolinea l’ATFA, reperire nuclei familiari o
persone singole disposte a prendere in affido un minore. Operazione già oggi molto difficile. La misure
colpirebbe in modo pesante i parenti (zii) affidatari.
Di fronte a tutte queste grosse difficoltà e con il più che concreto rischio della diminuzione di famiglie
affidatarie se questa misura dovesse rimanere ancorata nel preventivo, l’ATFA chiede di fare un passo
indietro, anche perché i costi per lo Stato potrebbero esplodere, qualora più minori dovessero essere
collocati negli istituti. Il tutto senza dimenticare la grossa perdita di valore educativo a favore dei giovani
minorenni che oggi le famiglie affidatarie riescono a dare.