BASTIEN und BASTIENNE GIANNI SCHICCHI

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Transcript BASTIEN und BASTIENNE GIANNI SCHICCHI

Personaggi ed interpreti:
BASTIEN UND BASTIENNE
Bastien
Riccardo Zoccarato, Fabio Melato
Bastienne
Michela Galdiolo, Eleonora Stefani
Colas
Adriano Tomaello, Alessandro Colombo
GIANNI SCHICCHI
Gianni Schicchi
Federico Cavarzan, Emanuele Zin
Lauretta
Laura De Silva, Ilenia Tosatto, Sabrina Tortora
I parenti di Buoso Donati:
Zita, “Vecchia cugina di Buoso”
Eugenia Zuin, Bruna Volpato, Elena Antoniazzi:
Rinuccio, “Nipote di Zita”
Davide Pellizzaro, Antonio Cervato, Giampaolo Arcangelo
Gherardo, “Nipote di Buoso”
Andrea Chiarini-Giampaolo Arcangelo
Nella, ”Sua moglie”
Laura Vasta, Stefania Busnardi, Laura De Silva
Betto di Signa “Cognato di Buoso”
Riccardo Schirripa, Marco Righi
Simone, “Cugino di Buoso”
Alessandro Colombo-Fulvio Fonzi
Marco, “Suo figlio”
Marco Cazzuffi, Fabio Dal Maso
Ciesca, “Moglie di Marco”
Michela Miozzo, Laura Cappellari, Emma De Zen
Maestro Spinelloccio,” Medico”
Marco Righi, Marco Cazzuffi
Ser Amantio di Nicolao, “Notaro”
Marco Cazzuffi, Marco Righi
Pinellino, “Calzolaio”
Marco Righi
Guccio, “Tintore”
Federico Testa
ACCADEMIAinOPERA
Laboratorio Lirico 2014
BASTIEN und BASTIENNE
GiovanInOpera
Opera in un Atto di W. A. Mozart
Libretto di W. Weiskern
GIANNI SCHICCHI
Opera in un Atto di G. Puccini
Libretto di G. Forzano
Direzione Artistica
M°Gianluca Caporello
Maestro accompagnatore al pianoforte
M° Cristiano Zanellato
Domenica 2 febbraio:
Bastien und Bastienne-Gianni Schicchi ore 15.15
Gianni Schicchi ore 18.15
Mercoledì 5 febbraio :
Bastien und Bastienne-Gianni Schicchi ore 20.45
SALA FILARMONICA
Camposampiero
Ingresso libero
BASTIEN UND BASTIENNE
Trama
La giovane Bastienne, delusa perché Bastien non
ricambia il suo amore, ricorre all'aiuto del saggio
Colas. Quest'ultimo, per accendere il cuore della
giovane, insinua che Bastienne ama un altra.
L'espediente funziona e dopo alcune schermaglie i
due convolano a nozze.
Bastiano e Bastiana, la voce di Mozart bambino. La terza
opera del catalogo lirico del genio salisburghese, composta a
soli 11 anni, uno dei titoli più preziosi e meno eseguiti della
vasta produzione mozartiana. Bastiano e Bastiana (il titolo originale in tedesco è
Bastien und Bastienne KV 50) si basa su un celebre mito del tempo, quello del
naturalismo della vita pastorale del Devin du village di Rousseau che spopolò in tutta
Europa alla metà del secolo dei lumi. Tanto che nel 1767 Wolfgang Amadeus
Mozart, a soli 11 anni, si innamora della parodia realizzata da Friedrich Weiskern e
Johann Müller e, con lo zampino di Johann Andreas Schachtner, costruisce una
deliziosa operina in un atto, che la leggenda vorrebbe eseguita la prima volta nel
giardino di Anton Mesmer, il famoso medico studioso del magnetismo citato nel Così
fan tutte. Si tratta di un breve Singspiel, un'opera cioè in cui a parti recitate si
alternano arie e duetti, alcuni di rara bellezza ed incredibilmente anticipatori di temi e
situazioni del Flauto magico. La trama è lieve: l'amore di due pastorelli, Bastiano e
Bastiana, si sta incrinando per colpa delle lusinghe del mondo esterno e, nella fattispecie,
dalla presenza una nobildonna che irretisce il maschietto. Ma grazie all'aiuto del saggio
Colas, la furba Bastiana riesce a riconquistare il suo amato. L'opera è ricca di bella
musica e possiede un'ouverture il cui tema principale conobbe nel tempo un plagio
d'autore: Ludwig van Beethoven lo utilizzò e sviluppò nella sua Terza Sinfonia,
l'Eroica
GIANNI SCHICCHI
Trama
Siamo a Firenze nella casa in cui è appena spirato il
ricco possidente Buoso Donati. Attorno alla salma
sono raccolti i numerosi parenti, in apparenza
addolorati, in realtà preoccupati dalle voci secondo le
quali Buoso avrebbe lasciato tutti i suoi averi ai frati.
Inizia la febbrile ricerca del testamento, che viene
trovato dal nipote Rinuccio; questi, prima di aprirlo,come ricompensa
chiede ai parenti l'autorizzazione a sposare l'amata Lauretta, figlia di
Gianni Schicchi.
Si apre il testamento, che conferma le dicerie: tutti i beni di Buoso vanno
ai frati. Nella costernazione generale, Rinuccio suggerisce di chiedere
consiglio al futuro suocero, che ha fama di uomo astuto; si manda dunque
a chiamare Gianni Schicchi. Quando questi arriva, accompagnato dalla
figlia Lauretta, la vecchia e altezzosa zia Zita dichiara che non darà il
nipote a persone di origini plebee; i due fidanzati si disperano e Schicchi,
offeso, se ne andrebbe se la figlia non lo scongiurasse di restare.
Assicuratosi che la notizia della morte di Buoso non è ancora stata
divulgata, Schicchi manda a chiamare il Notaio e si sostituisce al morto,
mettendosi al suo posto nel letto. All'arrivo del Notaio imita la voce di
Buoso e si finge moribondo, dettando le sue ultime volontà. Dichiara che
all'amico Gianni Schicchi lascerà i suoi beni più preziosi: la casa di Firenze,
la mula, i mulini di Signa. I parenti, furiosi, vorrebbero intervenire, ma
Schicchi li tiene a bada ricordando loro che i colpevoli di falso testamento
sono puniti con l'amputazione della mano e l'esilio. Partito il Notaio,
Schicchi caccia tutti dalla casa, ormai di sua proprietà; rimangono solo
Rinuccio e Lauretta, che pensano felici alle nozze imminenti. Rivolgendosi
al pubblico, Schicchi spiega allora di avere ordito l'inganno a favore dei
due innamorati e chiede, per la sua colpa, le attenuanti.
La fonte primaria del soggetto dell’opera è dunque in un breve episodio contenuto nel
trentesimo canto dell’Inferno, dove il protagonista viene condannato in quanto «falsatore
di persone». A sua volta anche Dante si era ispirato a un fatto realmente accaduto: lo
Schicchi, appartenente alla famiglia Cavalcanti, sostituendosi al cadavere di Buoso
Donati, dettò un falso testamento in favore del figlio di costui, Simone, diseredato dal
padre, lasciando per sé una cavalla di pregio. Tuttavia Forzano poté sicuramente
disporre per la composizione del suo libretto anche di un testo ben più esteso e articolato
rispetto ai pochi versi danteschi: il Commento alla Divina Commedia d’Anonimo
fiorentino del secolo XIV , stampato a cura di Pietro Fanfani nel 1866, che riporta
molti particolari (la beneficenza di Buoso per guadagnarsi un posto in paradiso,
l’occultamento del cadavere, il timore di essere scoperto che frena la ribellione di Simone,
‘la cappellina’, ‘l’opera di Santa Reparata’, ‘la migliore mula di Toscana’, ecc.)
ampiamente ed efficacemente sfruttati dal nostro librettista. Inoltre il tema dell’avidità
degli eredi, ricorrente in molte farse e commedie di ogni tempo e luogo, richiama alla
memoria il Volpone (1605) di Ben Jonson, drammaturgo del teatro elisabettiano, con il
quale la trama del Gianni Schicchi presenta evidenti analogie.