Phytophthora nicotianae var. parasitica su lavanda in vaso

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Transcript Phytophthora nicotianae var. parasitica su lavanda in vaso

PATOLOGIA
Sandro Nardi, Laura Pizzichini (*)
Phytophthora nicotianae
var. parasitica su
lavanda in vaso
Segnalata la presenza nelle Marche
Introduzione
Il genere “Lavandula”, appartenente alla famiglia
delle “Labiateae”, comprende circa 40 specie originarie del bacino del mediterraneo e diffuse dalle
Canarie all’India. Sono piante erbacee o arbustive
di altezza variabile dai 30 ai 100 cm, riccamente
ramificate dalla base, che crescono spontaneamente in condizioni ambientali spesso molto
variabili. Le migliori rese si hanno in terreni ben
esposti ed assolati, sufficientemente profondi e
con un buon contenuto in calcare. Oltre ad essere
coltivate come ornamentali per il loro profumo e il
piacevole aspetto, le specie appartenenti a questo
genere hanno avuto fin dall’antichità un importante impiego in ambito orticolo, medicinale e
profumiero, grazie alla presenza di oli essenziali
contenuti nei peli ghiandolari localizzati nel calice dei fiori. Di recente hanno assunto interesse
anche per la produzione del miele di lavanda.
Attualmente in Italia due sono le specie prevalentemente coltivate: Lavanda vera (Lavandula
officinalis Chaix), tipo fertile dallo sviluppo contenuto e il Lavandino (Lavandula x intermedia
Emer. ex Lois.), ibrido sterile morfologicamente
simile ma più vigoroso (Marotti, 2004).
Pur non essendo molto diffusa la coltivazione di
specie aromatiche nelle Marche, la produzione di
lavanda è presente in alcune realtà florovivaistiche. In questa nota viene segnalata la presenza di
(*) - A.S.S.A.M - Servizio Fitosanitario Regione Marche
Fig. 1 - Stadio sintomatologico iniziale: alcune branche
avvizzite in seguito ad un attacco di Phytophthora
nicotianae var. parasitica (foto S. Nardi)
una nuova problematica fitosanitaria su piante di
lavanda allevata in vaso (L. officinalis) nel territorio regionale.
Descrizione sintomi
Nell’estate del 2000, il Servizio Fitosanitario
Regionale, anche su segnalazione di operatori del
settore, ha osservato la presenza di alterazioni a
carico di piante di lavanda allevate in vaso nella
provincia di Ascoli Piceno. Piante in vaso (18
cm) di circa due anni presentavano sintomi di disseccamento che interessavano tutta o parte della
chioma; mentre in alcune piante solo poche branche avevano un aspetto avvizzito, con le foglioline clorotiche e ripiegate verso il basso (fig.1), in
altre lo stadio sintomatologico era più avanzato e
Fig. 2-3 - Stadio sintomatologico avanzato: appassimento e disseccamento parziale o esteso all’intera chioma (foto E.
Rossini).
l’appassimento ed il disseccamento erano estesi
all’intera chioma (fig.2-3). Estraendo le piantine
dal contenitore, si evidenziava un’alterazione nel
colore delle radici più periferiche a contatto con
la superficie del vaso: l’imbrunimento interessava
l’apice radicale ed alcuni tratti intermedi nei casi
in cui il sintomo sulla chioma fosse localizzato su
alcune branche. Le piante completamente secche
avevano un apparato radicale del tutto imbrunito,
per lo più marcescente. Rimuovendo la terra dalle
radici, si apprezzava una consistenza tale per cui
alla trazione le stesse si rompevano facilmente e
si notava la mancata formazione di radici secondarie.
Allo scopo di valutare l’entità del danno sulla produzione totale, sono stati fatti sopralluoghi in un
vivaio di origine delle piantine. I vasi di lavanda
erano disposti su telo pacciamante nero; una
buona percentuale delle piante, oltre ad avere uno
sviluppo più stentato rispetto a quelle sane, presentava gravi danni a carico dell’apparato fogliare
(fig.4-5). Secondo le indicazioni del produttore i
primi sintomi erano comparsi con l’innalzamento
delle temperature estive, successivamente la
malattia era avanzata con il persistere del caldo
stagionale portando al completo disseccamento
una parte delle piante colpite, oltre a determinare
la comparsa dei sintomi su nuovi soggetti.
Isolamento e identificazione
Nel corso dei sopralluoghi sono stati prelevati
campioni di materiale infetto ed in laboratorio si
è proceduto all’isolamento. Le radici sono state
ripulite dalle particelle di terreno sciacquandole
sotto acqua corrente per circa 10 minuti, quindi
opportunamente disinfettate mediante una soluzione di ipoclorito al 2% per circa 1 minuto
e sciacquate di nuovo. Le porzioni sintomatiche di tessuto radicale, nella zona di confine
sano/malato, sono state poste in capsule Petri
contenenti Potato Dextrose Agar addizionato di
Ampicillina (PDA+A) ed incubate alla temperatura di 27°C al buio. Dopo 5 giorni di incubazione
le colonie fungine sviluppate sono state trasferite
impiegando come substrato di crescita nuovamente il PDA+A. Trascorsi ulteriori 5 giorni di
incubazione, sono stati valutati i caratteri macroscopici e microscopici delle colonie. Queste,
apparivano biancastre, dall’aspetto ragnateloso,
raggiungendo il margine della piastra piuttosto
velocemente. Al microscopio ottico il micelio
risultava cenocitico. Erano presenti sporangi
singoli o in gruppi di 3 o 4, per lo più di forma
ovoidale e papillati, portati da sporangiofori irregolarmente o simpodialmente ramificati (fig.6).
Dopo 10-15 giorni d’incubazione si formavano
le clamidospore provviste di una spessa parete
(fig.7). Le caratteristiche morfologiche erano corrispondenti al genere Phytophthora e risultavano
compatibili con quelle riportate in bibliografia e
relative alla prima segnalazione di Phytophthora
nicotianae var. parasitica in Liguria. E’ nota in
Sicilia (Davino et al., 2002) la presenza di un’altra
specie di Phytophthora [P. palmivora (Butl.) Butl.]
agente di deperimenti su lavanda (L. angustifolia),
ma dalla morfologia differente rispetto a quanto
Fig. 4-5 - Esito degli attacchi di Phytophthora nicotianae var. parasitica su coltivazioni di lavanda in vivai.(foto E.
Rossini).
da noi osservato. L’appartenenza dell’isolato alla
specie Phytophthora nicotianae var. parasitica ci
è stata successivamente confermata dal Centro
Regionale di Sperimentazione e Assistenza
Agricola (Ce.R.S.A.A.) di Albenga (SV) e dal
Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle
Risorse Agroforestali (Di.Va.P.R.A.) - Patologia
vegetale dell’Università di Torino.
Descrizione del patogeno
Phytophthora nicotianae Breda de Haan var.
parasitica Waterhouse, oomicete appartenete
alla famiglia delle Pythiaceae (Noyd, 2000), è
responsabile del marciume radicale di L. officinalis. Ha un ‘range’ termico di crescita variabile da
un minimo di 5° a un massimo di 38°C; saggi di
accrescimento su substrato selettivo hanno messo
in evidenza la capacità di questo parassita di accrescersi rapidamente a temperature comprese
tra 25° e 35°C con un optimum intorno ai 30°C
(Minuto et al. 1999). Gli attacchi di P. parasitica,
infatti, si osservano frequentemente in estate, in
quanto l’alta temperatura che il substrato raggiunge in seguito all’irraggiamento diretto cui
sono esposte le pareti dei contenitori, è la condizione che generalmente predispone le radici
all’infezione, favorendo la crescita e lo sviluppo
attivo del patogeno (Minuto A. et al., 2001). Le
piante sono sensibili all’attacco in qualsiasi stadio
del loro sviluppo; i propaguli del parassita si diffondono da piante malate a piante sane veicolati
da schizzi d’acqua contenenti particelle di terreno
infetto oppure dall’instaurarsi di un velo continuo
d’acqua fra le piante a seguito di ristagni idrici.
Raggiunto l’ospite, aggrediscono l’apparato radicale portandolo alla marcescenza. Il danno si
ripercuote sulla parte epigea con avvizzimenti e
successivi disseccamenti che rimangono localiz-
Fig. 6 - Sporangi di Phytophthora nicotianae var.
parasitica con le spore che fuoriescono dall’opercolo
raggruppate (foto L.Pizzichini).
Fig. 7 - Clamidospora (foto L. Pizzichini).
zati a poche branche oppure si estendono all’intera chioma comportando il collasso delle piante,
anche in pochi giorni.
Conclusioni
Sebbene più di una specie di Phytophthora sia stata
segnalata su lavanda in Italia, P. nicotianae var. parasitica, di cui la presente nota riporta il primo caso
di infezione nelle Marche, è l’avversità oggi più pericolosa per la coltivazione della lavanda in vaso.
Alle conoscenze attuali la lotta al marciume
radicale della lavanda viene condotta sia attraverso l’ausilio di prodotti fitosanitari sia tramite
l’attuazione di adeguate pratiche colturali volte a
svantaggiare la diffusione del patogeno (Minuto
et al., 2000). Infatti tra i fungicidi disponibili per
la difesa della coltura non si annoverano prodotti
efficaci al punto da ottenere il controllo degli attacchi di P. parasitica nel periodo estivo, durante
il quale l’intensità di malattia è maggiore; prove
di lotta chimica al marciume hanno, comunque,
rilevato che i prodotti più efficaci sono quelli contenenti i principi attivi Azoxystrobin e Metalaxyl
(Minuto et al., 2000).
L’ambiente di coltivazione ha notevole influenza
sullo sviluppo del patogeno e sull’espressione
della malattia (Minuto A. et al., 2001). Ciò implica la necessità di porre particolare attenzione,
all’aumentare delle temperature estive, alla comparsa dei primi sintomi. Oltre all’osservanza di
Difesa mediante prodotti naturali
contro un importante minatore
fogliare dell’ippocastano
Cameraria ohridella è un minuscolo lepidottero minatore fogliare, introdotto di recente
in Italia, che colpisce le alberate cittadine di
ippocastano causandone la progressiva defogliazione. Nell’ambito di un progetto strutturato
sulla base della collaborazione tra la Sezione
di Biologia e Difesa dell’Istituto Sperimentale
per la Floricoltura di Sanremo e il Dipartimento
Di.Va.P.R.A. dell’Università di Torino, è stata
attivata una linea di ricerca finalizzata all’indivi-
alcune essenziali norme igieniche volte a ridurre
il rischio di sviluppo e diffusione del patogeno (es.
rimozione delle piante morte, impiego di terriccio
sano e di talee provenienti da piante madri sane),
il ricorso all’adozione di schermi ombreggianti
naturali o artificiali, in grado di ridurre l’intensità
della radiazione diurna, ha dimostrato di diminuire
in modo significativo l’incidenza della malattia
(Minuto A. et al., 2001). Anche l’impiego di contenitori di maggior diametro ha fornito risultati
interessanti, considerato che le radici, avendo a
disposizione un maggior volume di esplorazione,
hanno la possibilità di svilupparsi più forti e robuste
(Minuto A. et al., 2001). Inoltre, dove compatibile
con le esigenze produttive, è possibile spostare la
coltivazione verso periodi più freschi dell’anno
(Minuto et al., 2000). Da ultimo, l’impiego di selezioni di lavanda, dotate di una ridotta suscettibilità
agli attacchi di P. parasitica, potrebbe costituire
un valido supporto al contenimento del parassita
e ridurre le perdite di produzione tuttora piuttosto
elevate (Minuto G. et al., 2001).
Ringraziamenti
Si ringrazia il Ce.R.S.A.A. di Albenga (SV) nella persona del
Dott. G. Minuto e il Di.Va.P.R.A. dell’Università di Torino
per la conferma della determinazione di P. nicotianae var.
parasitica.Si ringrazia inoltre la Dott.ssa A. Belisario dell’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale (I.S.Pa.Ve.)
di Roma per la lettura critica del testo e gli utili consigli.
duazione di strategie di lotta a tale parassita caratterizzate da un ridotto impatto ambientale. Estratti
fogliari ottenuti da una varietà di ippocastano costitutivamente immune agli attacchi del patogeno,
somministrati per via fogliare alle piante suscettibili, hanno fornito un ottimo effetto protettivo
nei confronti della minatrice. Studi sono in corso
con la finalità di determinare la natura chimica
dei principi attivi e di ottimizzare le modalità di
preparazione e somministrazione dei prodotti.
L’obiettivo è quello di verificare la fattibilità di
una eventuale applicazione in campo pratico dei
formulati naturali, in sostituzione di tradizionali
prodotti terapeutici di sintesi applicati in linea di
massima per via endoterapica.