Riprendiamoci Bagnoli - Laboratorio Politico Iskra

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20 anni d'Incendio / 20 anni di devastazione
Riprendiamoci Bagnoli
una breve analisi su quello che sta accadendo nel quartiere di Bagnoli e una proposta politica per il futuro
Tutti i nodi e le contraddizioni dell'area occidentale della città di Napoli si stanno manifestando
chiaramente: avevamo tristemente ragione.
Mentre a livello nazionale i nuovi Governi restano colpevoli, indifferenti e complici non preoccupandosi
neanche di costituirsi parte civile (ci meravaglierebbe il contrario), inizia il processo contro i 19 indagati
tra ex-amministratori e dirigenti della BagnoliFutura. Accusati per "disastro ambientale e truffa ai danni
dello Stato" e mandati a processo ad Aprile dal giudice per le indagini preliminari che ha accolto la
richiesta del pm Stefania Buda.
La fotografia dell'area ovest della città di Napoli la conosciamo oramai tutti: l'intera ex area industriale di
Bagnoli è ancora inquinata nonostante "venti anni di lavoro" e centinaia di milioni di euro spesi per la sua
riqualificazione mai avvenuta, la colmata è ancora lì, le aree ex industriali sono sequestrate oltre che
inquinate, nessun posto di lavoro creato, il ripristino della linea di costa è un miraggio, il Parco dello
Sport è un concentrato di amianto e veleni, nessuno spazio restituito alla città. Le opere completate tra il
2009 e il 2010 non sono aperte al pubblico (nonostante le numerose promesse del sindaco) se non in
minima parte. La Porta del Parco è costata 45 milioni di euro, l’Acquario Tematico 11,5 milioni, mentre il
Parco dello Sport (che versa in totale stato di abbandono e secondo le indagini della procura è una delle
aree interessate dall’interramento di sostanze pericolose) è costato 37 milioni di euro.
Inoltre ad ora nessuno osa sfiorare le varie società: Cementir, Fintecna, Città della Scienza; per imporre
loro gli oneri di bonifica, in quanto imprese inquinatrici o che comunque hanno rilevato il patrimonio exindustriale. Si veda la posizione e le assurde richieste della Fintecna, mostro finanziario dello stato che
non solo si rifiuta di rispettare l'ordinanza sindacale ma in questi giorni minaccia il fallimento della
BagnoliFutura che comporterebbe l’acquisizione di tutti
i suoli dell ex italsider di Bagnoli e quindi un’ ulteriore
minaccia al piano regolatore e ad un patrimonio di beni
pubblici che supera i 60 milioni di euro corrispondente
al valore dei suoli.
E' uno scenario inquietante sopratutto se pensiamo che la
problematica non riguarda soltanto l'area ex-industriale e
le aree da bonificare: tutto il restante territorio, oramai
desertificato, è stato espropriato dall'utilizzo sociale e dai
reali bisogni di chi già vive una devastante crisi
economica. Ricordiamo anche strutture come il Cus di
Cavalleggeri o la Mostra d'Oltremare per le quali
nessuno più si meraviglia della loro gestione: come se fossero aziende private o alla vicenda dell'Istituto
Artistico Boccioni all'interno dell'area della Mostra d'Oltremare, quest'ultima infatti vuole sfrattarlo per
far posto ad un albergo di lusso, in un contesto, quello dell'edilizia scolastica, già martoriato da strutture
fatiscenti. Simile è la vicenda dell'area Zoo ed Edenlandia e dell'ex-Cinodromo dove, ancora una volta,
si consegna un del territorio in mani affaristiche e mire speculative.
Se a queste ci aggiungiamo le manovre speculative di De Laurentis legate allo Stadio S.Paolo e piazzale
Tecchio, i grossi edifici come la Virgin a Via Terracina, passando per la vastissima area ex-Nato (superfice verde di 20265 mq, di impianti sportivi speciali all'aperto di 15670 mq, impianti speciali
all'aperto (eliporto) di 6000 mq, strade di 50000 mq, piazzali vari 62677 mq, fabbricati ed uffici di 56048
mq: una superfice totale di 210660 mq e disponibile internamente per 104343 mq) il cui futuro resta
ancora "misteroso".
Lo scenario è chiaro.
Ciliegina sulla torta è la questione Città della Scienza.
Nelle ore successive la "tragedia" sostenemmo che quell'incendio ha simboleggiato allegoricamente il
fallimento di una trasformazione urbana che non è mai avvenuta, quindi un incendio che dura da venti
anni, oggi diciamo che l'accordo per ricostruire Città della Scienza, lì dove era, archivierà qualsiasi
possibilità di un reale ripristino della linea di costa e restituzione del litorale e della spiaggia alla fruizione
pubblica, poiché questo è in netto contrasto: con il piano regolatore, fondamentale per i vincoli che pone
sul totale ripristino del litorale, in secondo luogo con la stessa delibera popolare approvata dal Comune
successivamente al referendum per la spiaggia pubblica, ed infine con l'ordinanza comunale, che intima
alle società in loco di presentare i documenti di messa in sicurezza e avvenuta bonifica. L'accordo per la
ricostruzione, che doveva essere firmato il 4 Marzo, è saltato.
Tornando alla Bagnoli Futura e alla gestione dei suoli ex-Italsider, ricordiamo che era stato annunciato il
processo di liqudazione della società di riqualificazione urbana. Non era difficilissimo capire che la
questione non si sarebbe risolta così semplicemente. La società rappresenta un enorme tesoro per chi
vuole impossersarsene e con questa mettere mano ai piani urbanistici. Rispetto a quest'ultimo punto ci
teniamo a precisare che la riqualificazione di Bagnoli non si è bloccata a causa di questi piani (che non
sono sicuramente il massimo) ma perché prima la BagnoliS.p.A. e poi la BagnoliFutura hanno
trasformato la bonifica in una macchina clientelare dedita alla gestione di denaro e al passaggio di suolo
pubblico in mano a privati (cosa che spesso accade con le società partecipate).
D'altronde noi non abbiamo mai pensato una volta liquidata BagnoliFutura ci avrebbero regalato il
quartiere. Crediamo sia necessario sottolinearlo perché non c'è nessuna motivazione alla base della difesa,
pur anche indiretta o tattica, al carrozzone clientelare della
BagnoliFutura.
Seppur sono fondate tutte le preoccupazioni circa le
prospettive future rispetto ai tentativi di modifiche dei piani
urbanistici e privatizzazione dei suoli, si vedano le recenti
dichiarazioni del presidente Caldoro sulla necessità di
modificare le norme urbanistiche di Bagnoli che ricordano la
giunta regionale di destra guidata da Rastrelli e le sue idee di
revisione della Variante per la zona occidentale, al centro vi
era un'idea di "progresso" basata sulla produzione di nuovo
cemento. Difendere ora la Bagnoli Futura è l'equivalente di
chi per anni ha votato centrosinistra per "paura" di
Berlusconi (oggi ne vediamo i risultati).
Crediamo infatti che qualsiasi tipo di sostegno, anche indiretto, a BagnoliFutura ci farebbe erroneamente
apparire come complici dei disastri prodotti all'epoca da PDS e Rifondazione, ora da PD e SeL, principali
soggetti politici della gestione del territorio. Dinanzi a tutto quello che è successo non possiamo difendere
incondizionatamente neanche quei lavoratori che, seppur oggi vedono a rischio il loro futuro
occupazionale, hanno nascosto la natura di quella assunzioni e che probabilmente si ricicleranno presto,
magari come funzionari o portaborse del politicante di turno. Devono spiegarci il silenzio e la complicità
in tutti questi anni dinanzi alle scelte e ai disastri della BagnoliFutura, soprattutto le chiusure dinanzi le
diverse proteste e manifestazioni che si sono svolte in questi anni.
Fatta questa premessa ci pare evidente che per noi: proletari, disoccupati, lavoratori, precari, studenti e
tutti coloro che vivono le contraddizioni del nostro territorio, non potendo (e volendo) fuggire altrove, il
semplice scioglimento della BagnoliFutura non ci permetterebbe di festeggiare, consci che solo con la
lotta possiamo strappare qualche vittoria.
Vogliamo sottolineare anche un altro ruolo che BagnoliFutura ha ricoperto in questi anni. Funge infatti
anche da "tappo" a ogni possibile scenario di conflitto sociale, nascondendosi sotto una maschera
progressista e dietro la sua mission, sulla carta ispirata alla salvaguardia ambientale e allo sviluppo
ecocompatibile. Giusto per riaffermare come i bisogni di chi vive il territorio siano ben diversi da queste
nuove derive sinistrose.
Questa situazione, all'apparenza "ambigua" ma nei fatti ispirata dalle stesse logiche e dagli stessi interessi
che oggi muovono Fintecna, ha agito da pacificatore sociale, impedendo che si sviluppasse una dinamica
conflittuale capace di coinvolgere il corpo largo del quartiere e non solo le realtà organizzate. Tutto
questo nonostante i ritardi biblici, i numerosi tentativi di svendere i suoli ai privati e le vere e proprie
truffe emerse alla luce del sole sulla vicenda della bonifica: in sostanza ha prodotto un lento e silenzioso
logoramento del nostro tessuto sociale di riferimento e alimentato quel senso diffuso di sfiducia, passività,
delega e rassegnazione che permettono ai padroni e speculatori di fare interessi sulla nostra pelle. Si tratta
di un piano ben collaudato, esperienze generate in anni di gestione di imprese partecipate, riassumibile
così: affido un opera o un servizio in mano "pubblica", lo faccio gestire volutamente in maniera
disastrosa, in modo tale da screditare l'immagine del "pubblico" e aprire facilmente le porte al privato, che
spesso è già inserito coem ente di finanziamento (basti pensare al ruolo svolto dalle banche in questa
vicenda).
BagnoliFutura, in quest'ottica è solo l'ennesima riconferma della stessa strategia che in questi anni ha
permesso ai padroni di privatizzare tutto il possibile: dalla scuola all'università, dai trasporti alla sanità.
Quest'iter è stato facilitato dal fatto che per decenni siamo rimasti ancorati allo schema classico
"pubblico=buono/privato=cattivo", uno schema che non funziona mai nella democrazia borghese poichè
il "pubblico" oggi non ha più nulla di sociale e di collettivo ed ha, nella quasi totalità dei casi, assunto o
un ruolo subalterno e propedeutico al privato o addirittura le sue stesse finalità speculative e di profitto,
distinguendosi dal privato solo per via dell'involucro "statuale".
Si tratta ora quindi di capire come far saltare questa strategia, non partendo dalla falsa dicotomia
"pubblico-privato", bensì dalla contrapposizione tra gli interessi collettivi di classe da un lato e le logiche
di sfruttamento capitalistico dall'altro (siano esse private o pubbliche). Per questo motivo Bagnolifutura
non è né peggio né meglio di Fintecna, ma molto più semplicemente un tappo che, una volta rimosso,
potrebbe (perché dipende soprattutto da noi) determinare l'apertura nell'area flegrea di una vera stagione
di conflitto "vis a vis". A scanso di equivoci ribadiamo che non si tratta di ragionare al "tanto peggio-tanto
meglio", quanto di iniziare a pensare ed agire in base a una reale autonomia di classe.
Privatizzazioni, speculazioni e spreco di risorse pubbliche; con associazioni locali che hanno funzionato
piuttosto da elettorato o come clienti dei vari interessi di partiti istituzionali, dove l'unica opposizione,
seppur spesso limitata ad una posizione critica, è stata sostenuta dalle diverse realtà di base con iniziative
di informazione e lotta. Oggi sarà capacità nostra a migliorare ed ampliare l'influenza e la presenza in
appuntamenti e percorsi di lotta capaci di unificare le tante singole questioni legate all'affare Bagnoli per
aprire una grande vertenza a livello territoriale.
Solo tramite questo processo possiamo scongiurare che anche tale vicenda si trasformi in una opportunità
per gli speculatori.
Indichiamo alcuni punti, secondo noi centrali per continuar ela battaglia nella zona flegrea.
1) Chiusura e scioglimento di BagnoliFutura: individuazione di un nuovo soggetto tramite un osservatorio
permanente e partecipato sulla bonifica.
2) Requisizione di tutti i beni beni mobili e immobili e dei capitali che fanno capo a tutti coloro che per
20 anni hanno gestito BagnoliFutura e i lavori della fantomatica bonifica.
3) Un netto no alla svendita dei suoli di BagnoliFutura ai vecchi e nuovi speculatori, contro la consegna
dei destini urbanistici dell’area a Fintecna, alle banche, ai falsi imprenditori del mattone.
4) Reale bonifica di tutta l’area ex-industriale e del litorale (con rimozione della colmata e bonifica dei
fondali) ed un tavolo permanente inter-istituzionale teso alla creazione di posti di lavoro (per garantire
stabilità e salario) ed alla formazione di figure lavorative da integrare all’interno del processo di
riqualificazione e rivalorizzazione del territorio.
5) Tavolo permanente sulle tematiche del lavoro, casa, ambiente, servizi, beni e spazi sociali entrando nel
merito della loro gestione in tutta la zona flegrea.
6) Sostenere l’ordinanza comunale perché Fintecna rimuova finalmente la colmata a mare e verificare
l’avvenuta bonifica di Città della Scienza, evitando di spendere 35 mln di euro per la sua illegittima
ricostruzione sulla spiaggia di Coroglio.
7) Recupero della sua qualità ambientale, la realizzazione del grande parco urbano e la totale apertura al
pubblico delle spiagge di Coroglio e Bagnoli.
8) La bonifica reale come compito prioritario di qualsiasi nuovo soggetto incaricato che dovrà addebitare
gli oneri agli inquinatori, piuttosto che discettare su revisioni speculative dei piani. Chi ha inquinato
paghi.
9) Restitutire ad utilizzo sociale tutta l'area Nato ed i suoi spazi, in virtù della carenza nell’area di spazi ad
uso sociale, abitativo, ricreativo, culturale e sportivo; riconvertendo le sue strutture in nuovi plessi
scolastici per quelle scuole del territorio le cui strutture sono inadatte e pericolose per studenti e
lavoratori.
10) Riconoscimento politico di tutte quelle realtà che da anni lottano sul territorio, necessario per avviare
un dibattito pubblico sul destino dell'area.
______
Questi alcuni passaggi che ripercorrono la "storia" del disastro
• L'area di Bagnoli, dopo la chiusura dell'Italsider (oltre 100 anni di attività siderurgica), diventa oggetto
di una serie di ambiziosi piani urbanistici per la sua riconversione, che sfoceranno poi nella Variante
occidentale al Piano regolatore approvato dal Consiglio comunale nel 1996.
• All'indomani dell'approvazione della Variante occidentale, viene costituita 1996 la SocietàBagnoli
S.p.a., strumento ad hoc dell'IRI per l'attuazione del "Piano di recupero ambientale dell'area di Bagnoli"
predisposto e finanziato dal CIPE con la delibera del 20 dicembre 1994. Nel 1998 il sito di BagnoliCoroglio viene inserito nell'elenco dei siti di interesse nazionale de bonificare.
• La Bagnoli S.p.a. comincia le operazioni di bonifica attraverso una serie di sondaggi geognostici tra il
1997 e l'anno successivo, con carotaggi, campionamenti dei sottosuoli e delle acque, indagini geofisiche.
Per le aree a maggiore inquinamento si procederà, nel 1999, a una serie di sondaggi a maglie più strette.
• Il progetto prevede la rimozione dei contaminanti idrocarburi e metalli pesanti, soprattutto riguardo alla
forte presenza di amianto riscontrata già nella prima bonifica nell'area ex-Eternit. Le operazioni, che
procederanno a rilento e alla fine delle attività della Bagnoli S.p.a., le operazioni si limitano solo alla
dismissione e all'abbattimento della maggior parte degli impianti. Il costo complessivo delle operazioni
svolte dalla Bagnoli S.p.a. ammonta a circa 340 miliardi di vecchie lire (circa 150 milioni di euro).
Successivamente all'approvazione della Variante, si rende necessario rendere subito operativo quanto
previsto dal nuovo piano: a tale proposito si comincia a disegnare il Piano Urbanistico Esecutivo (PUE) di
Bagnoli-Coroglio che specifica le trasformazioni da effettuare e le loro modalità. Il PUE viene presentato
dalla Giunta del Comune di Napoli il 13 dicembre del 2000 e prevede alcune modifiche a quanto stabilito
dalla Variante: innanzitutto il mantenimento di alcuni fabbricati considerati di "archeologia industriale", e
in secondo luogo l'individuazione in una Società di Trasformazione Urbana (STU) dell'ente che attuerà il
progetto “Bagnoli Futura”. Il 16 maggio 2005 il PUE è approvato.
• Nel giugno 2005, un mese dopo la definitiva approvazione del PUE da parte degli enti locali, la
Bagnolifutura avvia le sue attività operative.
• Tra il 2004 e il 2005 l’ICRAM presenta i risultati delle analisi condotte sui sedimenti marino-costieri del
Sito di Interesse Nazionale Bagnoli Coroglio. I dati mostrano un diffuso inquinamento da parte di Metalli
Pesanti, Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e Policlorobifenili (PCB). Le autorità pur messe a
conoscenza dei rischi per la salute intervengono, solo nell’estate 2005 con un ordinanza di interdizione e
messa in sicurezza di emergenza della linea di costa. L’ex Assessore Casimiro Monti e l’ex sub
commissario alle bonifiche Arcangelo Cesarano nel 2010 sono stati condannati per aver rilasciato le
concessioni balneari nonostante l’inquinamento del litorale.
• Nel 2007, viene aperto il cantiere della Porta del Parco il cantiere per la realizzazione dell'Acquario
tematico e del Parco dello Sport. Le opere completate tra il 2009 e il 2010 non sono aperte al pubblico se
non in minima parte. La Porta del Parco è costata 45 milioni di euro, l’Acquario Tematico 11,5 milioni,
mentre il Parco dello Sport (che versa in totale stato di abbandono e secondo le indagini della procura è
una delle aree interessate dall’interramento di sostanze pericolose) è costato 37 milioni di euro.
• Nell'aprile 2013 infatti le aree dell’ex Italsider e dell’ex Eternit di Bagnoli sono state sequestrate dai
carabinieri nell’ambito di un’indagine della procura di Napoli che ipotizza i reati di truffa, mancata
bonifica e di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti di vari enti locali e della società Bagnolifutura.
Il costo delle attività di bonifica ammonta in 107 milioni di euro, producendo un aggravamento
dell’inquinamento presente nella zona, perché “ha permesso la miscelazione di pericolosi inquinanti”.
Inoltre i lavori di bonifica sarebbero avvenuti in un “contesto di conflitto d’interesse” e tra le accuse degli
indagati rientra il reato di “truffa ai danni dello Stato”. Tra i costi di gestione della Bagnolifutura (cda e
circa 60 dipendenti) calcolabili in circa 3 milioni di euro annui, l’indebitamento bancario per l’acquisto
dei suoli, i costi di bonifica ed edificazione il debito Bagnolifutura ammonta ad oltre 300 milioni di euro.
• La Bonifica di Bagnoli è costata 20 anni di immobilismo e quasi mezzo miliardo di euro di fondi
pubblici. L’emergenza rifiuti come piano politico economico e l’attuale esigenza delle bonifiche come
seconda fase del business.
E ci dicono di dover stare calmi...
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