Poe, I delitti della Rue Morgue

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Transcript Poe, I delitti della Rue Morgue

Classe 2° C a.s. 2012/2013
Osservare con precisione vuol dire ricordare con precisione.
Chi possiede spiccate facoltà analitiche, raccoglie nel silenzio una grande massa di
osservazioni e di deduzioni. Importante è sapere “cosa” occorre osservare.
La capacità di analisi non va confusa con la mera ingegnosità; infatti, se l’analista è
necessariamente ingegnoso, non di rado, l’uomo ingegnoso è sovente incapace di
analisi.
Le facoltà di individuare cambiamenti e di combinare fattori diversi sono quelle grazie
alle quali si manifesta di solito l’ingegno.
Soggiornai a Parigi nel 18… e conobbi Dupin.
Il suo lusso erano i libri.
Considerata la natura delle mie ricerche a Parigi, convenni con me stesso che la
compagnia di un uomo simile sarebbe stato per me un inestimabile tesoro: egli era infatti
dotato di facoltà analitiche e di facoltà creative.
Prendemmo in affitto una casa in un lembo della capitale solitario e squallido e lo
arredammo secondo i nostri stili.
L’edizione serale della “Gazzette des Tribunaux” scriveva:
Leggemmo che in una casa della Rue Morgue, alle tre di notte si erano levate delle urla
spaventose.
Quando i primi soccorritori entrarono nella casa le urla erano cessate al quarto piano, ma
dentro un camino era stato trovato il cadavere di Mademoiselle l’Espanaye, morta
strangolata.
Anche la madre della ragazza era morta: il suo cadavere, che appariva mutilato
in modo orrendo, era stato ritrovato nel giardino con la testa quasi staccata dal
corpo ed era ricoperto di ecchimosi e lividi.
Il giorno successivo, il quotidiano riportava le testimonianze dei primi
soccorritori entrati nella casa.
La lavandaia disse che le donne non avevano domestici,
altri testimoni riferirono che si erano sentite due voci
provenire dalla casa: una più “rude” e l’altra stridula, ma
essi non concordavano sulla nazionalità della lingua
udita; il medico infine dichiarò che il corpo della
giovane risultava cosparso di lividi e di escoriazioni ed
evidentemente era stata scorticata in modo anomalo;
sotto il mento poi aveva macchie livide che senz’altro
erano impronte di dita. La faccia era spaventosamente
esangue, gli occhi sembravano voler schizzare dalle
orbite e la lingua risultava essere stata mozzata a metà.
A Parigi non era mai stato
commesso un delitto così
inspiegabile e sconcertante in
ogni suo aspetto
La polizia parigina sembrava
disorientata dall’apparente mancanza
di moventi e di vie di fuga per
l’assassino. Credemmo così che fosse
una buona idea indagare per conto
nostro: Dupin conosceva il prefetto di
polizia e non sarebbe stato difficile
ottenere l’autorizzazione necessaria.
Eravamo d’accordo nell’affermare che non si trattasse di un suicidio: poteva sorgere il
dubbio che la madre avesse ucciso la figlia e poi si fosse tolta la vita. Tuttavia, le ferite
riscontrate sul suo corpo testimoniavano che il tutto era stato opera di terze persone. I
testimoni inoltre concordavano sul fatto che la seconda voce udita, quella “rude”,
appartenesse ad un francese. Erano invece tutti di diverso parere riguardo la voce
stridula ed era molto strano che ognuno dei teste avesse riferito commenti tanto
disparati.
Ispezionammo personalmente il luogo del delitto: le porte delle stanze che si aprivano
sul corridoio erano entrambe chiuse a chiave dall’interno, i camini per un tratto di otto o
dieci piedi sopra il focolare avevano un’ampiezza normale, ma poi si restringevano per
il resto della loro lunghezza, e neppure un grosso gatto sarebbe riuscito ad introdurvisi.
L’unica via di fuga erano le finestre.
Chiunque avesse tentato di fuggire da quelle che davano sulla via sarebbe stato visto
dalla folla, perciò gli assassini dovevano essere passati dalle finestre che davano sul
retro.
La stanza sul retro della casa aveva due finestre: una non era
ostruita dai mobili e quindi perfettamente visibile, l’altra, alla
parte inferiore, era nascosta dalla testata del letto che ci era
appoggiata. La prima era chiusa dall’interno ed aveva resistito a
tutti gli sforzi fatti per aprirla: sulla sinistra del telaio era infatti
visibile un foro nel quale risultava conficcato quasi per intero un
chiodo. I controlli portarono alla scoperta di un chiodo anche
nell’altra finestra. Gli sforzi non valsero ad aprire neppure
quest’ultima. Nessun dubbio: i telai delle finestre erano inchiodati.
C’era un’unica spiegazione a questo e cioè che le finestre
potessero richiudersi da sole.
Ci avvicinammo alla finestra ostruita dal letto: Dupin estrasse, non
senza difficoltà, il chiodo e tentò di aprire l’altra che resistette.
Doveva esserci una molla nascosta. Una persona che fosse fuggita
dalla finestra avrebbe, dall’esterno, potuto riaccostare il battente e
la molla sarebbe scattata, ma non avrebbe potuto mettere a posto il
chiodo.
Supponendo che l’imposta fosse del
tutto spalancata, un ladro avrebbe
potuto afferrarsi all’inferriata
dell’imposta stessa e a quel punto,
puntando i piedi contro il muro,
avrebbe potuto dare all’imposta una
spinta così forte da chiuderla.
Teniamo ora dunque saldi in mente i punti che già vi ho indicato:
una giovane donna viene strangolata con le mani e spinta a viva
forza su per il camino, a testa in giù.
Passiamo ora all’anziana signora: non solo la gola era stata
tagliata, ma tutta la testa è risultata recisa e tutto questo usando un
semplice rasoio.
Se a tutto ciò aggiungiamo che non era stato rubato niente
nonostante il disordine assolutamente inconsueto che regnava
nella camera, possiamo unire tra loro gli aspetti concreti fino a qui
emersi dalle indagini: agilità eccezionale, forza sovrumana,
ferocia inusitata, massacro senza movente, una voce di tonalità
estranea alle orecchie di uomini di diverse nazionalità. Una voce
apparentemente incapace di pronunciare sillabe intelligibili.
Cosa indicano
questi aspetti
messi insieme?
Cosa fanno
affiorare alla
vostra
immaginazione?
Che tutto è opera
di un folle?
Dupin mi mostrò una descrizione di Cuvier
sugli orangotango e mi disse: - Vedete questo
nastrino? E’ servito a legare uno di quei lunghi
codini che vanno di moda fra i marinai. Inoltre,
questo è un nodo difficilmente realizzabile per
una persona normale: l’ho trovato ai piedi del
cavo parafulmini della casa della Rue Morgue.
Ora stiamo per incontrare un marinaio, che
sosterrà di essere innocente. -
Poco dopo un uomo entrò nella
stanza.
- Desidero che ci racconti tutto
sui delitti della Rue Morgue. –
gli disse Dupin – E state
calmo! So benissimo che non
siete voi il colpevole ma non
escludo la possibilità che siate
in qualche modo coinvolto. -
- Vi giuro, sono innocente! – rispose il marinaio - Dirò tutto ma vi ripeto che non sono io il
colpevole! Qualche tempo fa sono andato in vacanza nell’arcipelago indiano: sono sbarcato in
Borneo e poi mi sono spinto all’interno. Insieme ad un amico ho catturato un orango ma poi il mio
amico è morto, così la bestia è diventata di mia proprietà e, dopo molte peripezie, sono riuscito a
metterla al sicuro nella mia abitazione a Parigi. Era mia intenzione vederla. Una notte, rincasando
tardi, ho trovato la bestia nella mia camera da letto: l’orangotango aveva in mano un rasoio e si
stava facendo la barba, tentando di imitarmi.
Rimasi pietrificato e presi quindi la mia frusta. La bestia, alla vista dell’arma, scardinò la porta e
fuggì, attraverso una finestra, nella strada. Provai a riacciuffarla ma fu tutto vano.
L’animale vide una luce proveniente dalla finestra della camera di Madame l’Espanaye, afferrò
l’imposta della finestra e si lanciò dentro la stanza.
Credendo che potesse commettere altri danni, mi affrettai a
raggiungerlo. Purtroppo, era troppo tardi: lo scimmione aveva
già preso la signora per i capelli e le stava agitando il rasoio
davanti agli occhi. La figlia, nel frattempo, era svenuta. Le
urla della signora infuriarono l’orangotango, il quale si buttò
sul corpo della giovane e le affondò gli artigli in gola. Solo in
quel momento si accorse di me che lo stavo osservando.
L’orangotango, avendo paura della punizione
che gli avrei inflitto, cominciò a devastare la
stanza: afferrò il cadavere della giovane e lo issò
per il camino, prese poi il corpo della vecchia
signora e lo gettò dalla finestra.
Vedendo quell’orrendo spettacolo,
sono fuggito a gambe levate,
lasciando la bestia al suo destino.
L’orangotango è poi fuggito dalla
finestra, richiudendola allo stesso
tempo.
E questo è tutto.