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Crioconservazione degli oociti e maternità rimandata…non a
settembre, ma a data da destinarsi.
Vantaggio, ma per chi?
La rete radiotelevisiva statunitense NBC, che cita un portavoce di aziende della Silicon
Valley, informa che è già attiva per le dipendenti di Facebook, e sarà attiva da gennaio
2015 per le dipendenti di Apple, la copertura (fino a 20 mila dollari) delle spese per la
crioconservazione degli oociti a fini NON medici, cioè all’unico fine di posticipare la
maternità dal periodo giovanile, che coincide anche con la maggior produttività
professionale, ad un periodo successivo. La crioconservazione ha un costo iniziale di circa
10 mila dollari e un costo annuo successivo di 500 dollari. Questo benefit si aggiunge ad
altri già previsti: Apple ad esempio rimborsa le spese associate all’adozione di un
bambino, mentre Facebook prevede un bonus bebé di 4 mila dollari per i neo genitori,
da utilizzare come preferiscono.
La proposta parte da due aziende la cui forza lavorativa (composta da ingegneri
matematici e informatici ) vede una presenza femminile inferiore al 30%. Lo scarso
numero di dipendenti donne è stato oggetto di critica e anche per questo motivo le
aziende hanno studiato strategie per incrementare il numero di donne tra i dipendenti. Le
donne che già lavorano in queste aziende sottolineano peraltro che imperversa una
cultura maschilista, particolarmente in tema di maternità. In una analisi effettuata su 716
donne che hanno lasciato queste industrie, alla domanda “Perché vi siete licenziate?” 484
hanno citato politiche non rispettose verso la maternità ( orari di lavoro non flessibili,
assenza di supporti come nidi aziendali...etc) (Laureen O’Nell su CBC news del
14/10/2014).
Oltre a tentare di attrarre donne, considerate in numero troppo ridotto in queste aziende,
un secondo problema è il fatto che poche arrivino a ruoli di responsabilità. Secondo dati
dell’Università di Denver le donne coprono meno del 20% delle posizioni di responsabilità
delle aziende, e solo il 5% la posizione di Amministratore Delegato. Questa situazione è
attribuita non al fatto che vi siano vi siano poche donne laureate, ma al fatto che le
aziende favoriscono i maschi nella carriera.
Sabrina Parsons (20 ottobre 2014 su Business Insider) dice a proposito della copertura
delle spese di crioconservazione degli oociti: “Il messaggio che questi giganti della
tecnologia mandano alle loro dipendenti è più pericoloso di quanto si pensi. Pagare alle
donne il congelamento degli oociti è un pendio scivoloso perché lancia il messaggio che
per avere successo non devi avere figli e perché evidenzia il contrasto tra l’aver figli e il
fare carriera, (o hai un figlio o rinunci alla carriera). Una politica di questo tipo perpetua
l’ineguaglianza di genere, e ci dice quanto lontano NON siamo andate. Ciò di cui le
donne hanno bisogno sono ambienti di lavoro con orari flessibili, congedi di maternità più
estesi nel tempo, asili nido e nidi aziendali. I 20 mila dollari potrebbero essere utilizzati per
questi scopi.”
In realtà i vantaggi di questa politica, che di fatto invita le donne a posticipare una
eventuale maternità, sono per le aziende : possono così trattenere le donne in azienda e
risparmiano i costi associati alla ricerca e alla formazione di nuovo personale; inoltre se
la donna congela gli oociti in giovane età, risparmiano le spese per le assenze legate
alla eventuale diagnostica e trattamento della fertilità in età più avanzata; infine si
risparmiano nel breve periodo le spese legate al periodo di maternità, etc. Forse anche si
ipotizza che, una volta diventata mamma in età non più giovane, la dipendente lasci
l’azienda…..come testimoniato dalle 484 donne citate prima.
Ma, da un punto di vista medico e non solo mediatico, cosa comporta la
posticipazione di una gravidanza e il congelamento degli oociti ?
La tecnica di congelamento degli oociti è stata messa a punto nel 1999 e dal 2003 ,
uscita dalla fase sperimentale, si è diffusa a molti centri clinici.
Questa tecnica è in genere utilizzata nelle giovani donne che devono essere trattate per
un tumore, prima dell'inizio della chemio e radioterapia. E' una procedura che può
consentire di mantenere la fertilità di donne che in passato dovevano mettere in conto la
perdita della possibilità di avere dei figli La sopravvivenza degli oociti dopo lo
scongelamento, quando si utilizzino le tecniche più avanzate, è dell' 85% circa , il tasso
di gravidanze per trasferimento è del 28% circa con un 20% circa di nascite. I dati sono
sovrapponibili in caso di criopreservazione nelle pazienti oncologiche e nei pochi casi
fatti sinora per motivi “sociali” (1) .
Per quanto riguarda l'esito delle gravidanze in età avanzata, i dati a disposizione derivanti
da studi inglesi (2), australiani (3), canadesi (4) e statunitensi (5) su casistiche
numericamente elevate, ci indicano che in gravidanza la probabilità di eventi avversi
aumenta con l’aumentare dell’età della donna, indipendentemente da eventuali
comorbidità materne quali diabete e ipertensione o dallo status economico. L’età materna
avanzata è fonte di aumentato rischio di parti prematuri, di morte endouterina del feto, di
tagli cesarei in condizioni d’emergenza, di macrosomia fetale. E’ molto più elevato
anche il tasso di parti cesarei d’elezione, probabilmente per la particolare preoccupazione
per il benessere del feto che una prima gravidanza in età avanzata comporta. Questi
rischi iniziano a salire verso i trenta anni d’età, ed aumentano linearmente con l’aumentare
della stessa, rimanendo alti anche se corretti per BMI e status economico della gestante.
A questi rischi va aggiunto e non sottovalutato il disagio connesso con il prelievo di oociti,
che prevede un trattamento ormonale intensivo, il monitoraggio della ovulazione e il
recupero degli oociti. Inoltre, se la donna sceglie poi di utilizzare gli oociti criopreservati, si
dovrà sottoporre ad un trattamento di fecondazione in vitro con impianto degli embrioni
stessi. Tutte queste pratiche sulla donna comportano una violazione del corpo e della
intimità. Quale sarà quindi lo stato d’animo di una donna che affronta, dopo queste
pratiche, una gravidanza e un parto ?
Non viene poi mai citata l’età del partner e il fatto che in genere una donna in età
avanzata ha un partner di età simile o maggiore. Le malattie genetiche da nuova
mutazione pur rimanendo rare, sono più frequenti nei bambini nati da padre in età
avanzata in quanto l'elevato numero di divisioni cellulari che avvengono nel corso della
spermatogenesi si associa ad un aumentato rischio di nuove mutazioni. Le malattie che
sono associate all'età paterna avanzata ,dovute alla sostituzione di una singola base, si
osservano soprattutto nei geni FGFR2, FGFR3, e RET ,includono la sindrome di Pfeiffer
la sindrome di Crouzon, la sindrome di Apert, l' ,acondroplasia, la displasia tanatofora e
la MEN2A e MEN2B caratterizzate soprattutto da carcinoma midollare della tiroide . Ad
esempio, per l'acondroplasia, una malattia rara presente alla nascita in 1 neonato su
15.000, il rischio quando il padre ha un'età fra i 40 e i 50 anni è di 9 volte superiore .
Se una donna desidera avere un figlio, dovrebbe poter scegliere liberamente quando.
Posticipare l' età riproduttiva si associa a rischi per la donna e per i neonati e per quanto
riguarda la salute dei neonati anche l'età avanzata del papà può portare a un aumentato
rischio di malformazioni e malattie.
Cristiana Marchese – Componente Commissione Pari Opportunità OMCeO Torino
Gabriella Tanturri - Coordinatrice Commissione Pari Opportunità OMCeO Torino
Bibliografia
1 Dominic Stoop, Ana Cobo, Sherman Silber Fertility preservation for age-related fertility
decline Lancet 2014; 384: 1311–19
2. Kenny LC, Lavender T, McNamee R, O’Neill SM, Mills T, et al. (2013) Advanced
Maternal Age and Adverse Pregnancy Outcome: Evidence from a Large Contemporary
Cohort. PLoS ONE 8(2): e56583. doi:10.1371/journal.pone.0056583,
3. O’Leary CM, Bower C, Knuiman M, Stanley FJ (2007) Changing risks of stillbirth and
neonatal mortality associated with maternal age in Western Australia 1984–2003. Paediatr
Perinat Epidemiol 21: 541–549.
4.Joseph KS, Allen AC, Dodds L, Turner LA, Scott H, et al. (2005) The perinatal effects of
delayed childbearing. Obstet Gynecol 105: 1410–1418.
5. Cleary-Goldman J, Malone FD, Vidaver J, Ball RH, Nyberg DA, et al. (2005) Impact of
maternal age on obstetric outcome. Obstet Gynecol 105: 983–990.