Corsi Laboratorio 20 marzo 2014 (PDF)

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Transcript Corsi Laboratorio 20 marzo 2014 (PDF)

Scrivere con le parole: lessico e semantica
nella pratica e nella ricerca didattica
Leila Corsi – Liceo Scientifico Filippo Buonarroti - Pisa
Pisa, 13 marzo 2014
In ogni caso e modo occorre sviluppare il senso della funzionalità di ogni possibile
tipo di forme linguistiche note e ignote. La vecchia pedagogia linguistica era
imitativa, prescrittiva ed esclusiva. Diceva: "Devi dire sempre e solo così. Il
resto è errore". La nuova educazione linguistica (più ardua) dice: "Puoi dire così,
e anche cosi e anche questo che pare errore o stranezza può dirsi e si dice; e
questo è il risultato che ottieni nel dire così o così". La vecchia didattica
linguistica era dittatoriale. Ma la nuova non è affatto anarchica: ha una
regola fondamentale e una bussola; e la bussola è la funzionalità
comunicativa di un testo parlato o scritto e delle sue parti a seconda degli
interlocutori reali cui effettivamente lo si vuole destinare, ciò che implica il
contemporaneo e parimenti adeguato rispetto sia per le parlate locali, di
raggio più modesto, sia per le parlate di più larga circolazione.
(Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, a cura del Giscel.
www.giscel.it/?q=content/dieci-tesi-leducazione-linguistica-democratica)
Il bimbominkia (f. bimbaminkia, pl. m. bimbiminkia, pl. f. bimbeminkia,
dizioni alternative: bimbominchia, bimbosenzaminchia BiNbominkia,
B1mb0m1nk14, makind o nella dicitura italiana più aulica fallomarmocchio)
è una delle piaghe che affliggono l'umanità, e negli ultimi anni è sempre
più comune sul web[2].
Indice
[mostra]
Caratteristiche tipiche
Il bimbominkia, sia esso maschio o femmina, è tipicamente di età
compresa fra i 9 e i 18 anni, anche se non mancano eccezioni come
Mr. Lui. Lo si riconosce principalmente per il suo modo di scrivere in chat
e per i luoghi virtuali dove lo si può trovare; ha uno sprezzo totale dello
stile classico e compatto di molti programmi e servizi del tempo che fu
(vedi IRC), ai quali preferisce cose luminose, rumorose, colorate e
lampeggianti con le quali può allegramente sgretolare i maroni a tutta la
sua lista di contatti di MSN. Quando scrive su MSN, dato che utilizza
una media di 8 emoticon per ogni lettera, riduce i suoi messaggi a dei
geroglifici. Di solito si esprime usando solo faccine del cacchio nella
convinzione di vivere in un SMS con tutte le relative abbreviazioni.
(http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Bimbominkia)
Test:Sei un bimbominkia?
Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera da qualsivoglia contenuto
Molto spesso alcune persone, senza che se ne rendano conto, vengono classificate dal resto del mondo come bimbiminkia: fai
questo test, spuntando le caselle delle domande che risultano positive, e dimostra a tutti di non esserlo una volta per tutte!
[1]
Indice
Dattilografia [modifica]
Vediamo come scrivi.
- I tasti X e K sulla tastiera sono leggibili?
- Se sì, Questo perché utilizzi le emoticon per scrivere?
- O perché la tastiera del PC non è uguale a quella del cellulare e ancora non ci prendi la
mano?
- La lucetta del CAPS LOCK è accesa?
- Utilizzi regolarmente la punteggiatura durante la scrittura di frasi?
- Mettendoli...: ': a ; !! caso?
- !?! Per fare frasi più belle!?! ?
- Scrivi "Tau", "Zau" o "byez" al posto di Ciao?
- Scrivi le parole omettendo le vocali o altre lettere?
- Non sai cosa significhi "omettere"?
- Utilizzi le maiuscole?
- Le usi all'inizio dei nomi propri e dopo i punti fermi, interrogativi ed esclamativi?
- Le usi a intermittenza per abbellire le frasi?
- Scrivi usando i numeri invece di lettere?
- Pensi che usare le abbreviazioni sia un crimine nei confronti della lingua italiana?
- Usi correttamente la E con l'accento (È), la H del verbo avere dove ci va e la Q invece della
K?
(http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Test:Sei_un_bimbominkia%253F)
Il parlante-ascoltatore allenta la tensione dell’auto-monitoraggio e
ridimensiona di conseguenza il processo stesso della comprensione: la
comprensione viene ancorata a poche parole-chiave note; il resto lo
ricostruisce con inferenze personali, occasionali, non necessariamente
corrette. Anche le inferenze, infatti, sono flou. Morfologia, sintassi,
semantica sono caratterizzate da fluidità, da leggerezza .
(A. A. Sobrero, “Fra videogiochi, non-lettura e una lingua flou”,
in E. Piemontese [a cura di], I bisogni linguistici delle nuove generazioni, Quaderni del
Giscel, La Nuova Italia, Firenze 2000)
L’atteggiamento proposizionale
- è analitico
- è strutturato
- colloca i dati nel tempo e nello spazio
- è referenziale
L’atteggiamento non-proposizionale
- è generico
- è vago dal punto di vista referenziale
- non dà nomi alle cose, ma usa ‘parole generali’
- rifiuta la struttura (sia quella gerarchica dei
componenti sia quella sintattica e testuale)
(da R. Simone, La Terza Fase, Laterza, Roma-Bari 2000)
Quella pseudo primaverile domenica pomeriggio il vecchio Alex aveva arrampicato le scale
di casa con in testa il presagio, meglio, con in testa la telefoto-presagio, della sua famiglia
barricata in tinello a guardare le pattonate americane via grundig. Un istante più tardi, non
si era ancora sfilato il parka, aveva dovuto prendere atto che la telefoto, di un realismo
agghiacciante […]
“Questi poveri esseri costituivano, anni fa, una famiglia d’italiani viventi”? Be’, stentava a
crederlo, kazzo […] Okay, sullo schermo radiottivo del grundig risplendeva il forzuto epos
del tappo culturista.
(A. Britti, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Baldini & Castoldi editore, Milano 1995)
Sabato pomeriggio io e Sergio siamo andati all’Iper della Folla di Malnate. Quando non
sappiamo cosa fare andiamo lì a guardare gli altri che non sanno che cazzo fare, e vanno a
vedere gli stereo a 280.000 lire senza il compact. In macchina io e Sergio facciamo sempre
“Tàtta tàra tattà tatàtta”. Facciamo così, come all’inizio di Ok il prezzo è giusto. Iva
Zanicchi entra e c’è quella specie di festa, prima della pubblicità. Tutti saltano e gridano:Ok il prezzo è giusto!-
(A. Nove, “Il mondo dell’amore”, in AA.VV. Gioventù cannibale, Einaudi, Torino 1995)
- scomparsa degli oggetti sostituiti dal nome delle marche: Grundig,
Goretex, etc.
- terminologia desunta dal linguaggio pubblicitario, dai mass-media e
soprattutto dai programmi televisivi, dal mondo dello sport, dalle merci
- presenza di lessico che deriva dall’inglese posticcio come lingua franca
internazionale (okay)
- lessico fondato sul gergo delle bande adolescenziali e giovanili
(turpiloquio “normalizzato”, non più avvertito come tale)
- la lingua italiana “standard” non esiste più, così come non esiste più
l’italiano letterario
- totale assenza della polifonia romanzesca. Mancano punti di vista
alternativi e diversi. Tutti parlano lo stesso linguaggio perché tutti sono
parlati dallo stesso linguaggio: quello della pubblicità e delle merci
(da R. Luperini, Il professore come intellettuale. La riforma della scuola e
l’insegnamento della letteratura, Lupetti/Piero Manni, Milano-Lecce 1998)
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infrangelluto,
ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzzìllano, i bernecchi
ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;
è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m’hai detto “t’amo per davvero”.
(F. Maraini, “Il giorno ad urlapicchio”, in La gnòsi delle fànfole, Baldini Castoldi
Dali, Milano 2007)
1) Grafia e ortografia
2) Precisione lessicale
3) Coerenza semantica
4) Congruenza sintattica
5) Stile
6) Pertinenza
7) Rigore argomentativo
8) Equilibrio strutturale
9) Approfondimento critico
10) Creatività
(da L. Corsi, A. Pecoraro, E. Virgili, Grammatica Creativa, Sansoni, Milano 1998)
CLASSE………………………………………
DATA……………………………..
COGNOME E NOME ___________________________
PARAMETRI
1. Ordine grafico e correttezza ortografica
2. Precisione e ricchezza lessicale
3. Coerenza semantica
4. Congruenza sintattica
5. Pertinenza rispetto alla traccia
6. Equilibrio strutturale
7. Rigore argomentativo
8. Approfondimento critico e originalità
PUNTEGGIO PER LIVELLI DI COMPETENZA
1
1
1
1
1
1
1
1
2
2
2
2
2
2
2
2
3
3
3
3
3
3
3
3
TOTALE
4
4
4
4
4
4
4
4
___/40
NOTA
1= gravemente insufficiente; 2 = insufficiente; 3 = sufficiente; 4 = buono; 5 = ottimo.
L’INSEGNANTE
____________________
(elaborazione dalla Grammatica Creativa)
5
5
5
5
5
5
5
5
Liceo Scientifico “Filippo Buonarroti” – Pisa
Classe II Cs
Programma di ITALIANO
Anno Scolastico 2012/2013
Insegnante: Leila Corsi
Il mondo di Omero
Iliade
riassunto dei primi 4 libri da parte degli studenti della IBs dello scorso anno.
Lettura integrale dei libri 5, 6, 16, 17, 20, 22, 23, 24
Approfondimento: Il “visibile parlare”: lo scudo di Achille (Iliade, XVIII, vv. 468-616)
Odissea
riassunto dei primi 4 libri da parte degli studenti della IAs dello scorso anno.
Lettura integrale dei libri 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24
La contaminazione del codice epico
Ovidio, Heroides: Lettera di Briseide ad Achille (3)
Lettera di Penelope ad Ulisse (1)
Lettera di Paride a Elena (16)
Lettera di Elena a Paride (17)
Laboratorio di scrittura
Scrivere cambiando codice: dal codice epico al codice elegiaco. Lettere di personaggi, sul
modello delle Heroides. Schedature e confronti: alla ricerca del modello omerico nel testo
di Ovidio.
La contesa per le armi di Achille:
Ovidio, Metamorfosi, XIII, vv. 1-398
Sofocle, Aiace: lettura di passi
I vinti:
J.P. Sartre, Le Troiane (pièce concepita come adattamento del testo di Euripide): scena V e scena VII
Virgilio, Eneide, II
Rilettura e attualizzazione del modello:
Giovanni Pascoli, dai Poemi Conviviali, L’ultimo Viaggio: Le sirene; Calypso
Cesare Pavese, dai Dialoghi con Leucò: L’isola; I due; Le streghe
Antonio Tabucchi, da I volatili del Beato Angelico: Lettera di Calipso, ninfa, ad Odisseo, re di Itaca
Franz Kafka, dai Racconti: Il silenzio delle sirene
Luigi Malerba, da Itaca per sempre: lettura di passi
Odisseo e Ulisse
Dante, Inferno, XXVI
Ugo Foscolo, A Zacinto
Guido Gozzano, da Poesie sparse: L’ipotesi (la filastrocca)
Umberto Saba, da Mediterranee: Ulisse
Costantino Kavafis, da Poesie: Itaca
Lucio Dalla, Itaca
Un difficile ritorno:
Cesare Pavese, La luna e i falò
L’ulissismo nel cinema:
Peter Weir, The Truman Show (1988)
Laboratorio di scrittura
Il testo argomentativo. Analisi dei discorsi di Aiace e Ulisse nelle Metamorfosi di Ovidio e riscrittura, cambiando i punti
di vista. Analisi delle lettere di Paride e Elena: ricostruzione delle argomentazioni e riscrittura, cambiando codice, punto
di vista, visione del mondo.
Ed ecco Briseide, pari all’aura Afrodite,
come Patroclo vide, straziato dal bronzo acuto,
s’abbandonò su di lui, e forte piangeva e graffiava
il petto e il collo delicato e il bel viso;
e piangendo parlò la donna pari alle dee:
«Patroclo, molto amato da me infelice nel cuore,
io t’ho lasciato vivo uscendo da questa tenda,
e ti ritrovo morto, condottiero d’eserciti,
tornando: ah! per me un male nasce sull’altro.
L’uomo al quale mi dettero il padre e l’inclita madre,
lo vidi straziato dal bronzo acuto davanti alla rocca,
e cos’ tre fratelli che una medesima madre mi diede,
carissimi; tutti subirono il giorno fatale.
Ma tu, tu non mi lasciavi, quando il mio sposo il rapido Achille
m’uccise, distrusse la rocca di Mínete divino,
piangere, ma andavi dicendo che d’ Achille divino
m’avresti fatta sposa legittima, condotta sopra le navi
a Ftia e fra i Mirmidoni avremmo celebrato le nozze;
per questo ora senza misura piango te morto, te sempre dolce!»
(Iliade, XIX, vv. 282-300)
Dicendo così li manda, ingiunge comando brutale:
mossero i due a malincuore sul lido del mare infecondo,
giunsero presso le tende e le navi dei Mirmidoni,
trovarono lui vicino alla tenda, alla sua nave nera,
seduto; e certo non si rallegrò vedendoli Achille:
i due per timore e rispetto del re
si fermarono, e non gli dicevano nulla, non parlavano:
egli però capì nel suo cuore e disse:
«Salute, araldi, nunzi di Zeus e degli uomini,
venite vicino: non voi siete colpevoli verso di me, ma Agamennone,
che invia voi due per la giovane Briseide.
Su, Patroclo, stirpe divina, conduci fuori la giovane
e a questi consegnala da condur via; ma essi mi sian testimoni […].»
Disse così, Patroclo obbedì al suo amico,
fuor dalla tenda condusse Briseide guancia graziosa,
la diede da condur via, e i due se ne andarono lungo le navi;
ma essa mal volentieri andava con loro, la donna; […]
(Iliade, I, vv. 326-348)
La lettera che leggi ti giunge da Briseide rapita: la mia mano di barbara
l'ha scritta in greco a stento. Le macchie che vedrai, le hanno tutte
fatte le mie lacrime; anche le lacrime, peraltro, pesano come parole.
Se posso lamentarmi un po' di te, come signore e sposo, mi lamenterò un
poco del mio signore e sposo. Che io sia stata consegnata tanto in fretta
al re che mi reclamava, non è colpa tua, eppure anche questa è colpa tua.
Perché appena Euribate e Taltibio mi chiamarono, fui consegnata, per
seguirli, a Euribate e Taltibio; volgendo lo sguardo l’uno sul volto
dell’altro si chiedevano, senza parlare, dove fosse mai il nostro
amore. La mia consegna si poteva rimandare: un ritardo della pena mi
sarebbe stato gradito. Ahimè, me ne andai e non ti diedi un bacio, ma
piansi senza fine e mi strappai i capelli! Ah, infelice! Mi parve d’ essere
presa prigioniera una seconda volta.
(Ovidio, Heroides, III, vv. 1-16)
Il padre mio Achille glorioso l’ha ucciso,
e la città ben fatta dei Cilici ha atterrato,
Tebe alte porte; egli uccise Eezione,
ma non lo spogliò, ché n’ebbe tema in cuore;
e lo fece bruciar con le sue armi belle,
e gli versò la terra del tumulo sopra; piantarono olmi intorno
le ninfe montane, figlie di Zeus egioco.
Erano sette i miei fratelli dentro il palazzo:
ed essi tutti in un giorno scesero nell’Ade di freccia,
tutti li uccise Achille glorioso rapido piede,
accanto ai buoi gambe storte, alle pecore candide.
La madre – che regnava sotto il Placo selvoso –
poi che qui la condusse con tutte le ricchezze,
la liberò, accettando infinito riscatto,
ma là in casa del padre, la colpì Artermide arciera.
«Ettore, tu sei per me padre e nobile madre
e fratello, tu sei il mio sposo fiorente;
ah, dunque, abbi pietà, rimani qui sulla torre,
non fare orfano il figlio, vedova la sposa…
(Iliade, VI, vv. 414-432)
O forse una sorte funesta affligge senza tregua gli infelici, e non viene
mai un’ora più mite quando le sciagure hanno inizio? Ho visto le mura di
Lirnesso distrutte dalla tua furia di guerra (e io ero parte importante
della mia patria); ho visto cadere tre uomini, compagni insieme di nascita
e di morte (avevano un’unica madre, la mia); ho visto il mio sposo
abbattuto, con tutto il suo corpo, sul suolo cruento agitare il petto
insanguinato. Ma se anche li ho tutti perduti, tu solo sei bastato a
ripagarmi: tu eri mio signore, mio sposo, mio fratello, tu stesso,
giurando sulla divinità della tua madre marina, mi dicevi che era meglio
per me l’essere stata fatta prigioniera - certo per potermi scacciare,
seppur fornita di dote, e respingere i beni che ti sono offerti con me!
Anzi, si dice di più, che al brillar dell'aurora, domani, vuoi dar le vele ai
Noti portatori di nubi. Appena questo empio proposito, ahi me infelice,
ha raggiunto le mie orecchie impaurite, mi si è svuotato il petto di sangue
e di forze. Te ne andrai, e – oh sventurata! - a chi mi lascerai, violento?
Chi, nel mio abbandono, mi sarà di dolce conforto? Che la terra di colpo
si apra – lo imploro – e mi inghiotta, o un fulmine mi bruci col suo fuoco
rutilante, prima che, senza di me, il mare biancheggi di spuma ai colpi dei
remi di Ftia e io, abbandonata, veda le tue navi partire!
(Ovidio, Heroides, 3, vv. 43-66)
Tuttavia, sulle ossa di mio marito, a malapena coperte da un sepolcro
improvvisato, ossa che avranno sempre il mio rispetto, e sulle anime
forti, che sono per me come dèi, dei miei tre fratelli che per la patria, e
insieme alla patria, sono gloriosamente caduti, e sulla tua testa e la mia,
che abbiamo congiunto, e sulla tua spada, arma ben nota ai miei cari,
giuro che mai il Miceneo ha diviso il letto con me: se t’inganno,
abbandonami pure! Se ora ti dicessi: «Giura anche tu, o valoroso, che mai
senza me hai gustato il piacere», tu lo rifiuteresti. I Danai ti credono
triste, mentre invece tu suoni la lira e una tenera amica ti tiene nel suo
tiepido grembo. E qualcuno chiede perché ti rifiuti di combattere?
Perché la guerra è rischiosa, mentre la cetra, la notte, l'amore danno
piacere. È più sicuro stare distesi nel letto, tenere fra le braccia una
donna, far vibrare sotto le dita le corde della lira tracia, che sostenere
con le mani lo scudo e la lancia dalla punta aguzza, e in testa l'elmo che
schiaccia i capelli.
Eppure a una vita tranquilla preferivi le azioni insigni e ti era cara la
gloria ottenuta in battaglia. O forse la guerra crudele ti piaceva soltanto
fino a farmi prigioniera, e insieme alla mia patria giace sconfitto il tuo
onore? Gli dei non lo vogliano! e, scagliata, io prego, dal tuo braccio
potente la lancia del Pelio trafigga il fianco di Ettore!
(Ovidio, Heroides, 3, vv. 103-126)
a)
b)
c)
d)
Conoscenza
Comprensione
Riappropriazione
Valutazione
(da H. Bloom, Tassonomia degli obiettivi educativi, Giunti-Lisciani, Teramo 1986)
Lettera di Calipso, ninfa, a Odisseo, re di Itaca
Violetti e turgidi come carni segrete sono i calici dei fiori di Ogigia; piogge leggere e brevi, tiepide,
alimentano il verde lucido dei suoi boschi; nessun inverno intorbida le acque dei suoi ruscelli.
E’ trascorso un battere di palpebre dalla tua partenza che a te pare remota, e la tua voce, che dal mare
mi dice addio, ferisce ancora il mio udito divino in questo mio invalicabile ora. Guardo ogni giorno il carro
del sole che corre nel cielo e seguo il suo tragitto verso il tuo occidente; guardo le mie mani immutabili e
bianche; con un ramo traccio un segno sulla sabbia – come la misura di un vano conteggio; e poi lo
cancello. E i segni che ho tracciato e cancellato sono migliaia, identico è il gesto e identica è la sabbia, e
io sono identica. E tutto.
Tu, invece, vivi nel mutamento. Le tue mani si sono fatte ossute, con le nocche sporgenti, le salde vene
azzurre che le percorrevano sul dorso sono andate assomigliando ai cordoni nodosi della tua nave; e se
un bambino gioca con esse, le corde azzurre sfuggono sotto la pelle e il bambino ride, e misura contro il
tuo palmo la piccolezza della sua piccola mano. Allora tu lo scendi dalle ginocchia e lo posi per terra,
perché ti ha colto un ricordo di anni lontani e un’ombra ti è passata sul viso: ma lui ti grida festoso
attorno e tu subito lo riprendi e lo siedi sulla tavola di fronte a te; qualcosa di fondo e di non dicibile
accade e tu intuisci nella trasmissione della carne, la sostanza del tempo.
Ma di che sostanza è il tempo? E dove esso si forma, se tutto è stabilito, immutabile, unico? La notte
guardo gli spazi fra le stelle, vedo il vuoto senza misura: e ciò che voi umani travolge e porta via, qui è un
fisso momento privo di inizio e di fine.
Ah, Odisseo, poter sfuggire a questo verde perenne! Potere accompagnare le foglie che ingiallite cadono
e vivere con esse il momento! Sapermi mortale. Invidio la tua vecchiezza, e la desidero: e questa è la
forma d’amore che sento per te. E sogno un’altra me stessa, vecchia e canuta, e cadente; e sogno di
sentire le forze che mi vengono meno, di sentirmi ogni giorno più vicina al Grande Circolo nel quale tutto
rientra e gira; di disperdere gli atomi che formano questo corpo di donna che io chiamo Calipso. E invece
resto qui, a fissare il mare che si distende e si ritira, a sentirmi la sua immagine, a soffrire questa
stanchezza di essere che mi strugge e che non sarà mai appagata – e il vacuo terrore dell’eterno.
(A. Tabucchi, I volatili del Beato Angelico, Palermo, Sellerio 1997)
Io, figlio di Priamo, invio a te, figlia di Leda, quel bene che mi può essere
accordato solo se tu me lo doni. Devo parlare, oppure non c'è bisogno
che io dichiari una fiamma già nota, ed il mio amore è già più evidente di
quanto vorrei? Io preferirei che restasse segreto, finché sia giunto il
tempo che non mescoli più alla gioia i timori. Ma dissimulo a fatica: e chi
potrebbe nascondere il fuoco, che è sempre tradito dalla sua stessa
luce? se tuttavia attendi che io aggiunga anche un nome alle cose, ebbene
io brucio: ecco, hai la parola che rivela il mio animo. Abbi pietà, ti prego,
di me che tutto confesso, e leggi il resto con volto non accigliato, ma
appropriato alla tua bellezza.
Già una cosa mi fa piacere, che la tua accoglienza alla mia lettera mi dà
la speranza di poter essere accolto anch'io a questo modo. E mi auguro
che essa si realizzi, e non ti abbia promessa invano la madre di Amore,
che mi ha convinto a questo viaggio; perché è su consiglio divino - che tu
non abbia a peccare senza saperlo - che io sono condotto qui, e una
divinità non dappoco assiste la mia impresa. È un premio grande, sì, quello
che ambisco, ma mi è dovuto : Citerea ti ha promesso al mio talamo.
(Ovidio, Heroides, 16, vv. 1-20)
Grandi elogi, certo, di te ha fatto la fama, e non c'è terra ignara della
tua bellezza; né ovunque, in Frigia o fin dalla terra del sole nascente,
un'altra ha, fra le belle, un nome pari al tuo. Mi credi anche in questo?: la
tua gloria è inferiore alla realtà, e la fama è quasi gelosa della tua
bellezza. Qui io trovo più di quel che essa prometteva, e la tua gloria
risulta vinta dal suo oggetto. A ragione dunque Teseo, che tutto sapeva,
si accese d'amore, e gli sembrasti preda degna di così grande eroe
mentre, secondo il costume della tua gente, ti esercitavi nuda nella
lucente palestra ed eri, tu donna, mescolata a uomini nudi. Che ti abbia
rapito, io lo approvo; mi stupisco che ti abbia restituita: una preda così
preziosa andava conservata gelosamente. Prima, piuttosto, la mia testa si
sarebbe staccata dal collo insanguinato, che tu fossi trascinata via dal
mio talamo! Una come te, l’avrebbero mai le mie mani lasciata andar via?
Una come te, avrei tollerato, vivo, che si allontanasse dalle mie braccia?
Se ti avessi dovuto restituire, qualcosa di te prima mi sarei comunque
preso, e il mio amore non sarebbe stato del tutto inattivo. O avrei colto
la tua verginità, o quello che, salvando la verginità, si poteva strappare.
Concediti a me, solamente, e conoscerai qual è la costanza di Paride: solo
la fiamma del rogo porrà fine alle fiamme del mio amore.
(Ovidio, Heroides, 16, vv. 141-164)
Io ero ancora trattenuto – il parto tardava – nel ventre di mia madre che già era gravido
del giusto peso. Le sembrò, nell’immagine di un sogno, che dal ventre rigonfio uscisse
un’immensa fiaccola incendiaria. Balza su atterrita, e racconta la tremenda visione della
notte tenebrosa al vecchio Priamo, e lui agli indovini. L’indovino vaticina che Ilio brucerà
per il fuoco di Paride; quella era la fiaccola del mio cuore, a giudicare da ora. […]
Bruciavo, benché il fuoco fosse qui, lontano, e non potei coltivare più a lungo questa
speranza senza correre dietro al mio desiderio sulla rotta azzurra del mare. […]
Ma mio padre e mia madre si oppongono, imploranti, ai miei desideri, e con pietose parole
ritardano il viaggio progettato, e la sorella Cassandra, così com'era, con i capelli sconvolti,
mentre già le nostre navi volevano alzare le vele, «Dove corri?» grida, «riporterai un
incendio con te! Non sai che grandi fiamme vai cercando su queste acque!». Fu
profetessa veritiera: ho trovato il fuoco di cui parlava, e un amore indomabile brucia
nel mio petto delicato. […]
Mi dispiace di essere ospite, quando, sotto i miei occhi, quel villano ti getta le braccia
attorno al collo. Ho anche uno scoppio di gelosia - perché non dire tutto? – quando,
gettando su di te la coperta, accarezza il tuo corpo. Ma quando, di fronte a me, vi davate
teneri baci, io ho preso la coppa e l'ho messa davanti ai miei occhi; abbasso lo sguardo,
quando ti tiene stretta a sé, e il cibo si accumula pigro nella mia bocca svogliata. Spesso ho
emesso dei gemiti, e ho notato che tu, sfrontata, non ti trattenevi dal ridere di fronte ai
miei gemiti; spesso ho cercato di soffocare nel vino la fiamma d'amore, ma essa
crebbe, e il bere fu come fuoco su fuoco; per non vedere molte cose mi sdraio voltando
la testa, ma subito tu richiami il mio sguardo.
Sono incerto su che cosa fare: è un dolore per me vedere tutto questo, ma stare lontano
dal tuo viso è un dolore più grande. Finché mi è lecito e posso, lotto per nascondere il mio
delirio, ma nondimeno l'amore dissimulato si rivela. E non ti sto ingannando: tu senti le mie
ferite, le senti!
(Ovidio, Heroides, 16, vv. 43-50; 101-106; 119-126; 221-239)
E non aver paura, se sarai rapita, che guerre crudeli ci incalzino, e che la
grande Grecia raccolga le sue forze. Di tante donne rapite in passato, è
stata mai qualcuna reclamata con le armi? Credimi, è vano questo tuo
timore.
(Ovidio, Heroides, 16, vv. 341-344)
Quanto al fatto che vanti la tua stirpe, gli antenati e il tuo nome regale,
sappi che la mia casa è illustre a sufficienza per la propria nobiltà. Anche
a tacere di Giove antenato di mio suocero, e di tutta la gloria di Pelope,
figlio di Tantalo, e di Tindaro, mi dà Giove per padre Leda ingannata dal
cigno, il falso uccello che accolse credula nel proprio seno. E ora
racconta, suvvia, diffusamente, le origini della razza frigia e di Priamo e
di suo padre Laomedonte! Io li rispetto; ma quello che, con grande tua
gloria, è per te quinto, troverai che è il primo a risalire dal mio nome.
Pur ritenendo che sia potente il dominio della tua terra, penso tuttavia
che il nostro non sia ad esso inferiore. Anche se questo luogo è superato
in ricchezze e numero di uomini, la tua senza dubbio è una terra
barbara.
(Ovidio, Heroides, 17, vv. 51-64)
Se mi fosse possibile o Paride, non aver letto quello che ho letto,
conserverei come prima la dignità di una donna onesta. Ma ora che la tua
lettera ha profanato i miei occhi, mi sembra gloria futile quella di non
risponderti. Tu, uno straniero, hai osato violare i sacri diritti
dell'ospitalità e insidiare la fedeltà di una sposa legittima.
(Ovidio, Heroides, 17, vv. 0a-4)
E quindi per te sono io il valore, sono io il regno prestigioso. Sarei di ferro, se
non amassi un cuore come questo. Di ferro, credimi, non sono, ma resisto
all’amore per uno che difficilmente penso possa diventare mio. […]
Sono inesperta di amori furtivi e mai - mi sono testimoni gli dèi - ho ingannato
con raggiri uno sposo fedele. Anche ora che affido le mie parole al segreto di una
lettera, la mia scrittura adempie a una funzione insolita. Felici coloro che assiste
l'esperienza! Io, ignara del mondo, sospetto che sia difficile la strada della colpa.
La paura stessa mi fa soffrire: già ora sono confusa, e penso che gli occhi di
tutti siano fissi sulla mia faccia. […]
La proposta mi seduce e insieme mi fa paura, e la mia volontà non è ancora
abbastanza decisa: il mio cuore vacilla nel dubbio. Mio marito è lontano da me, e
anche tu dormi senza una compagna, e la tua bellezza mi conquista come te, a sua
volta, la mia; e inoltre le notti sono lunghe, e già parlando ci uniamo, e tu – ahi, me
sventurata! - sei affascinante, e siamo nella stessa casa. Possa io morire, se non
invita tutto al peccato; e tuttavia sono trattenuta da non so che paura. Oh, se
quello di cui fai male a persuadermi, tu potessi costringermi a farlo senza colpa!
con la forza bisognava strapparmi la mia goffa ritrosia.Talvolta la violenza è
vantaggiosa perfino per chi la subisce; così certo sarei stata costretta a
essere felice.
Combattiamo piuttosto finché è nuovo un amore che inizia! una fiamma recente
si estingue se solo vi si spruzza poca acqua.
(Ovidio, Heroides, 17, vv. 135-138; 141-148; 177-190)
Mi spaventa anche la torcia sanguinante che, il giorno prima del parto,
tua madre sognò di aver generato; e temo i presagi degli indovini, che si
dice abbiano vaticinato che Ilio brucerà di fuoco Pelasgo. E come Citerea
ti è favorevole, perché ha vinto, e grazie al tuo giudizio ha ottenuto un
duplice trofeo, così temo quelle due che, se la tua gloria è vera, col tuo
verdetto hanno perso la loro causa. E non ho dubbi che, se ti seguirò,
si prenderanno le armi; il nostro amore, ahimè, dovrà passare
attraverso le spade!
(Ovidio, Heroides, 17, vv. 237- 247)
Riferimenti bibliografici ed icononografici non presenti nelle
diapositive
- Diapositiva 2: Cartello per l’educazione stradale urbana in una piazza
di Boston nel 1967 (fotografia Massin).
- Diapositiva 3: Cookies, Confezione, 1992
- Diapositiva 4: Cave canem, mosaico. Pompei, Casa del poeta tragico.
- Diapositive 14-15: Man Ray, Lautgedicht e Nanni Balestrini, da Come si
agisce, in L. Pignotti, S. Stefanelli, La scrittura verbo-visiva. Le
avanguardie del Novecento tra parola e immagine, Editoriale L’Espresso,
Roma 1980.
- Diapositive 16-18: http://www.emoticonart.net/emoticon-paroliberefuturiste.html
- Diapositive 25-26: E. e G. Bizzarri, L. Soprani (a cura di), Pubblicità
canaglia, Zelig editore, Milano 2002
- Diapositive 47-66: lavoro didattico svolto nell’anno scolastico
2012/2013 da Francesco Banti, Filippo Fincato e Francesco Ranzi della
classe IICS del Liceo Scientifico “Filippo Buonarroti” di Pisa
I passi dell’Iliade sono tratti da Omero, Iliade, versione di Rosa
Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 1990
I passi delle Heroides sono tratti da Ovidio, Lettere di eroine, trad. di
Giampiero Rosati, Rizzoli, Milano 2008
Scrivere con le parole: lessico e semantica
nella pratica e nella ricerca didattica
Pisa, 13 marzo 2014