«Applichiamo metodi finora qui mai usati»

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SANITÀ Gaetano Pagnotta, ortopedico pediatrico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, spiega obiettivi e vantaggi della convenzione con il Pugliese-Ciaccio
«Applichiamo metodi finora qui mai usati»
Tra i progetti quello di promuovere la creazione di un ambulatorio per la diagnosi prenatale in Calabria
Daniela Amatruda
«Non siamo “colonizzatori”, siamo specialisti che operano con
nuove metodologie chirurgiche e
vogliamo trasmettere le nostre
conoscenze ai giovani medici calabresi». In riferimento alle polemiche di questi mesi, il dottor
Gaetano Pagnotta, ortopedico
pediatrico dell’ospedale “Bambino Gesù” di Roma, ha spiegato a
Gazzetta del Sud gli obiettivi e i
vantaggi della convenzione tra
l’ospedale romano, la Regione
Calabria e l’azienda “Pugliese-Ciaccio”.
Pagnotta, di origini calabresi, è
lo specialista della chirurgia ortopedica del Centro pediatrico regionale Bambino Gesù - Pugliese-Ciaccio che ha sede all’interno
dell’ospedale catanzarese. Negli
ambulatori operano anche specialisti in urologia, plastica maxillo-facciale e oculistica.
In un giorno qualsiasi, davanti
all’ambulatorio di ortopedia, tante le famiglie in attesa di incontrare il dottor Pagnotta: chi per un
primo consulto, chi invece per
proseguire le cure.
- A quattro mesi dalla firma
dell’accordo, tante le perplessità che esponenti politici e sindacati hanno sollevato sui reali
benefici per la Calabria rispetto
ai costi che la Regione dovrà sostenere: 1milione e 860mila euro all’anno per tre anni.
«Credo che un bilancio si possa
fare solo fra qualche mese per capire se abbiamo operato bene, seguendo gli obiettivi del progetto.
Ma ad oggi possiamo comunque
attestare dei primi risultati importanti: la prima operazione a
Catanzaro con il “metodo Ponseti” per la cura del piede torto e la
riduzione di una lussazione
dell’anca ad una neonata di soli 4
giorni trasferita dall’ospedale di
Il dott. Gaetano Pagnotta nell’ambulatorio del Centro pediatrico all’interno del “Pugliese-Ciaccio”
Crotone. In questi mesi ho effettuato 200 visite e sette operazioni: tutte famiglie che, diversamente, sarebbero dovute andare
a Roma. Inoltre, io lavoro con giovani colleghi del posto. Oltre ai
numeri e alla nostra presenza
qualificata, abbiamo l’impegno
formativo per i giovani medici. È
importante per loro avere questi
stimoli nuovi. Nel giro di uno o
due anni, riusciremo a formare
una classe di medici dedita alla
pediatria con i giovani professionisti locali».
- Secondo alcuni, gli specialisti romani eseguono all’interno
del Pugliese-Ciaccio solo interventi di chirurgia semplici, il cosiddetto 1. e 2. livello, operazio-
ni che vengono effettuate giornalmente anche dai medici interni.
«Rispondo subito con un esempio lampante: il “metodo Ponseti”
è considerato la cura per eccellenza al mondo per il piede torto, ma
qui non è stato mai applicato. Rispetto al passato, con questa tecnica, possiamo intervenire già
nelle prime settimane di vita del
neonato, attraverso una particolare manipolazione e successiva
applicazione di apparati gessati
appositamente modellati e cambiati con cadenza settimanale. In
questo modo, si corregge in maniera graduale la postura del piede. Alla scadenza del terzo mese,
si procede all’intervento chirurgi-
co che consiste in una micro incisione. Successivamente è necessario l’utilizzo, per breve tempo,
di un tutore al fine di evitare recidive. A volte si può guarire anche
solo con i gessetti correttivi senza
arrivare all’intervento. I risultati
sono soddisfacenti. Quindi ora
pongo io degli interrogativi: come si fa a dire che non c’è innovazione? Come si può dire che facciamo operazioni di routine?»
- Un’altra questione sollevata è che alcuni pazienti visitati a
Catanzaro devono, in alcune
circostanze, recarsi comunque
all’ospedale “Bambino Gesù” di
Roma.
«Il fatto di effettuare alcuni interventi al “Bambino Gesù” fa
parte di un percorso. Noi operiamo qui un bambino “complesso”,
ma poi dobbiamo rientrare necessariamente a Roma. Oggi non siamo in grado di lasciare un collaboratore che stiamo formando a
tutela della complessità di un intervento eseguito, ma fra sei mesi
o un anno sarà possibile».
- Tante le richieste di prenotazione per poter accedere a un
suo consulto. Come gestisce
l’attività ambulatoriale e chirurgica per cercare di abbattere
i tempi di attesa? Lo staff sanitario e medico del Pugliese-Ciaccio, che collabora con lei, come
risponde ai suoi ritmi?
«Sono rimasto sorpreso sia per
la quantità di richieste che per lo
staff qualificato e altamente valido che ho trovato. A me fa particolarmente piacere tornare spesso a
Catanzaro perché mia moglie è
nata qui ed io stesso sono di origini calabresi: il legame con questa
terra è veramente molto forte. Vista la grande richiesta, ho dato la
disponibilità anche per un altro
giorno ed i pazienti sanno che
possono contattarmi in qualsiasi
momento. Ho istituito anche un
ambulatorio per le emergenze: se
c’è un caso grave lo inserisco comunque nelle visite. Per tre giorni
al mese sono in ambulatorio: il
giovedì per le pre-visite chirurgiche, il venerdì sono previste sia le
visite che le operazioni ed il sabato, dopo aver disposto le dimissioni dei bambini operati, visito i casi
urgenti. È nostro intento, inoltre,
promuovere la creazione di un
ambulatorio per la diagnosi prenatale in Calabria. Abbiamo trovato realtà professionali di altissimo livello che aggiungono maggiore forza al progetto. La qualità
estrema dello staff anestesiologico di pediatria che ho trovato al
Pugliese è rara in altri ospedali».
IL PADRE DI UN BIMBO IN SALA D’ATTESA
«Che sollievo poter curare
mio figlio a 2 passi da casa»
«Con il “metodo Ponseti” nostro
figlio ha raggiunto risultati sorprendenti e a breve verrà operato.
Il dott. Pagnotta si è reso disponibile anche di domenica, fuori dal
suo giorno ed orario stabilito. Io e
mia moglie siamo pienamente
soddisfatti sia per i risultati che
per il grande sollievo di non dover
viaggiare da Catanzaro a Roma
ogni settimana». È il commento a
caldo di Domenico L., neo papà di
un bimbo nato con un piede torto
e che un mese fa si è rivolto al dott.
Gaetano Pagnotta, ortopedico
pediatrico dell’ospedale “Bambino Gesù” di Roma e specialista nel
Centro pediatrico nato dalla convenzione con la Regione Calabria
e l’ospedale “Pugliese-Ciaccio”.
Lo abbiamo incontrato nella sala
d’attesa dell’ambulatorio, che ha
sede all’interno dell’ospedale catanzarese, insieme alla moglie e
al suo piccolo e ci ha raccontato la
sua storia perché fortemente colpito dalle polemiche nei confronti
del progetto.
«Nel mese di agosto siamo andati al Pugliese per far visitare il
bambino e ci hanno presentato il
dott. Pagnotta che proprio in quel
giorno stava effettuando le visite.
Ci ha consigliato di curarlo con i
gessetti del “metodo Ponseti” e
noi abbiamo accettato subito la
cura. Le sostituzioni dei gessi le
abbiamo fatte tutte al Pugliese. A
Roma siamo andati una sola volta
perché ancora non era stata avviata completamente l’ortopedia,
ma lì ci siamo resi conti dell’opportunità fornita dalla conven-
zione. Le sostituzioni dei gessetti
avviene settimanalmente perché
i bambini sono in crescita, quindi
ogni sette giorni bisogna andare a
Roma. Ci siamo sentiti sollevati
all’idea che avremmo potuto fare
tutto a due passi da casa».
Come risponde lei, da papà, a
chi sostiene che il Centro pediatrico sia solo uno spreco di risorse e non una risorsa?
«Io sono un padre che fruisce di
questo servizio e sono di parte,
ma qui non si parla del mio caso,
ma di tantissimi altri papà e mamme che solo nella giornata di oggi
(venerdì ndr) hanno letteralmente invaso la sala d’attesa. Queste
sono tutte famiglie che, come noi,
non dovranno affrontare spese di
viaggio per raggiungere Roma.
Per non parlare delle spese di vitto e alloggio. Io sono andato una
sola volta e mi è costato più di 500
euro. Invece qui, devo pagare solo
il ticket: è un grande risparmio.
Come giudica la professionalità dello staff sanitario e medico del “Pugliese-Ciaccio”?
«La cortesia, la gentilezza e la
professionalità che ho visto nel
personale
pediatrico
sia
dell’ospedale romano che catanzarese, mi hanno stupito. È stato
lo stesso dottor Pagnotta a rassicuraci sull’alta professionalità
trovata all’interno dell’ospedale:
anestesisti, gessisti e radiologi. Ed
il suo parere ci conforta molto. Io
e mia moglie siamo finalmente sereni e, di questi tempi, è raro avere fiducia nelle strutture ospedaliere». (d.a.)