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Numero I
V
K
Ottobre 2014
Vox Kantis
Double Edition
Speciale!
Conferenza
Jesus Christ
Superstar
Disegno di Alessia Riva, VDL
Vittoria premio
Nazionale “Giornalista per
1 giorno” e candidatura ufficiale
agli Oscar del giornalismo
scolastico 2015!
CONTENUTI
EVENTI
Dal 1 al 30
novembre:
Festival
03 · SPECIALE! conferenza: jesus christ
musicale
superstar
delle
06 · Il mio pianeta dallo spazio: fragilità e
Nazioni
bellezza
07 · La morte è donna
09 · The white african
Notti romane al teatro Marcello. Una Stagione Musicale Classica in un mese
Roma, Piazza Campitelli, 9
11 · 1,2,3... infinito!
11 · Curiosità: lo sapevi che...?
12 · Torta sacher: l’idea di un giovane cuoco
13 · Si torna a scuola... siete pronti?
25/10 – 09/11: Apertura straordinari dei
Saloni Monumentali di Palazzo Venezia
14 · Imun: partecipa anche tu!
17 · Sabato a scuola: bene o male?
17 · Citazioni professori e studenti
18 · Cose che nessuno sa
18 · Una posizione scomoda
19 · Battaglia di lipsia
19 · Lo sport ritorni tale
20 · Margherita
21 · Salame al cioccolato
29/09 – 10/05:
Le chiavi di Roma
Roma, Sarajevo, Amsterdam, Alessandria d’Egitto:
tutto l’Impero festeggia
Augusto, esposizione in occasione del Bimillenario
della sua morte;
Roma, Via 4 novembre, 94
23 · Trani
24 · La città rosa
25 · Foto
25 · I sogni
25 · I conti con me stessa
26 · Enigmistica
V
K
1
26/09 – 25/01:
Henri
Cartier-Bresson
Mostra retrospettiva
proveniente dal Centre Pompidou di Parigi
Roma, Via di Ripetta
EDITORIALE
Buonsalve a tutti, Kantiani!
L’anno non è ancora cominciato, che già fioccano le
novità: siamo lieti di annunciare che il nostro Giornale si è aggiudicato il Premio
Nazionale “Giornalista per
1 giorno”, ed è ufficalmente
candidato all’”Oscar del giornalismo 2015”, i cui vincitori
saranno annunciati nell’aprile 2015. Ottenere dei risultati
dalla propria fatica è sempre
gran motivo d’orgoglio!
Ma veniamo a noi: lo Speciale di questo numero è frutto
di un’esperienza esclusiva a
cui alcuni membri della Redazione hanno avuto l’onore di partecipare. Si tratta
della conferenza stampa con
gli attori del musical “Jesus
Christ Superstar”. Le nostre
ragazze sono riuscite ad ottenere un’intervista personale con l’attore protagonista
Ted Neeley, storico interprete di Gesù, che ha vestito i
suoi panni anche nell’edizione cinematografica del
‘72. Sul sito www.liceokant.
‘74.
it è possibile seguire due
registrazioni e trovare una
galleria fotografica relativi all’evento. E’ pubblicata
una dedica firmata dall’attore Ted Neeley, rivolta a tutti
gli studenti del nostro Liceo.
Tra le innovazioni di quest’anno, abbiamo nuove rubriche,
come quella culinaria, fotografica, sui fiori, storica...
Insomma, ce n’è davvero per
tutti i gusti.
Invitiamo il corpo studentesco al completo ad inviarci
articoli, citazioni dei propri professori, disegni, foto,
idee, consigli e, perché no,
anche critiche costruttive
alla nostra nuova e-mail:
v o x ka n t i s @ g m a i l . c o m .
Purtroppo per noi (ma non
per loro!), alcuni importanti
componenti del team l’anno scorso si sono diplomati,
passando a noi il testimone e
la gestione del Giornale.
Abbiamo bisogno del contributo di ognuno di voi: solo
così saremo in grado di offrire varietà d’informazione e
punti di vista, in uno spazio
creato dagli studenti e destinato agli studenti.
Per
qualsiasi
chiarimento, siamo a vostra
completa
disposizione.
Buona lettura!
La Redazione
Direttrice
ChIArA InnoCEnzI, Iv A
Redazione
gIudIttA mIgIAnI, IvAL
mArtA dIbItonto, IvA
gAbrIELE ghEndA, IIIfL
mIChELA SAbAnI, IvgL
vALEntInA mIdoLo, IvA
frAnCESCA PoLvErIno, IvAL
ALESSIA SAntomASSImo, IvAL
gIuLIAno turturro, IvAL
G
ironti
, IIIHL , IvAL
LESSIAPS
AntomASSImo
Aiulia
frAnCESCo gAzzInI, IvA
Professoressa referente
SILvIA ConCEttA mInnItI
2
SPECIALE! INTERVISTA
SPECIALE! INTERVISTA
Conferenza: Jesus Christ Superstar
Il 17 settembre 2014 si è tenuta al Teatro Sistina la conferenza stampa del musical “Jesus Christ Superstar”, che in ricordo
di Carl Anderson sarà nuovamente ripresentato al pubblico dopo quarant’anni. Alcuni membri della Redazione del
nostro giornale d’Istituto hanno avuto l’onore di prendere
parte all’evento, catapultati in un mondo di riflettori, fotografi, giornalisti e attori internazionali, con molta gratitudine
verso la professoressa Minniti, che l’ha reso possibile.
Gli attori si sono dimostrati subito molto disponibili a rispondere, dopo una breve presentazione dello spettacolo,
alle domande dei giornalisti presenti.
Sul sito www.liceokant.it è possibile trovare la galleria fotografica, le registrazioni
e l’autografo dell’attore Ted Neeley
D
al momento che vi siete ritrovati dopo tanti
anni, l’affiatamento è
rinato subito? Avete trovato
che qualcosa nei personaggi
sia cresciuto insieme a voi?
Ted: Vorrei cominciare dicendo
che ci sono stati dei lunghi periodi in cui io e Barry non ci siamo visti e quando ci vedevamo
lavoravamo a progetti diversi,
ma la connessione spirituale
rimaneva. Eppure ogni volta
che ricominciavamo era come
riprendere un lavoro lasciato la
sera prima. Questo rapporto è
nato grazie al musical. Siamo
diventati una grande famiglia.
Massimo, l’attuale regista del
musical, è la persona più dolce
al mondo. Siamo andati subito
tutti d’accordo. Questa opera
teatrale crea l’atmosfera dello
stare insieme, del riunirsi, come
nessun’altra opera al mondo.
Lavorando per questo spettacolo tutti diventano una sola
persona, un’unità. Quando il
pubblico entra nella platea,
infonde l’energia per cominciare, che arriva fino a noi dietro
3
le quinte, e nel momento
in cui saliamo sul palco è
come se la restituissimo.
Si crea un circolo, uno
scambio di energia che
alimenta tutto lo spettacolo. Tutte le performance
sono state diverse le une
dalle altre e ognuna è
cresciuta con noi, e noi
con loro.
Yvonne: Per quanto riguarda il mio ruolo è cambiato
molto per me e con me. Cantando e recitando ho conosciuto meglio Maddalena, mentre a
17 anni, quando l’ho interpretata nell’edizione cinematografica, non sapevo neppure chi
fosse. Pensavo che si trattasse
della madre di Cristo.
Barry Dennen: Certamente le
condizioni cambiano quando si
cresce. La scena e i ruoli diventano più ricchi e più vissuti.
Cosa le pare di Gesù e del mondo di Dio?
Ted: Negli anni ’70, per il cast
del film, ho fatto il provino per
il ruolo di Giuda perché quello
Direzione musicale: Emanuele
Friello
Scene: Giancarlo
Muselli e Teresa
Caruso
Costumi: Cecilia Betona
Luci: Umile Vainieri
Suono: Luca Finotti
Coreografie: Roberto Croce
Regia: Massimo Romeo Piparo
CAST
Ted Neeley: Gesù
Feysal Bonciani: Giuda
Gloria Miele: Maddalena
Emiliano Geppetti: Pilato
Paride Acacia: Hannas
Marco Fumarola: Caifa
Saldor Axel Torrisi: Erode
Riccardo Sinisi: Simone/Pietro
di Cristo mi spaventava. Giuda
era infatti un personaggio con
cui potessi lavorare, metterci
un po’ del mio renderlo credibile. Inoltre le sue canzoni sono
meravigliose. Un giurista mi
ha detto che ero stato fantastico e mi ha chiesto di tornare
l’indomani per l’altro provino.
Affidandomi al consiglio del
giurista del film di Norman
Jewison e all’aiuto degli altri
attori, alla fine ho recitato la
parte di Cristo. Anche l’ambientazione, Israele, ha contribuito
molto a calarmi nel personaggio. Non avevo mai girato un
film. Oggi sono fiero del ruolo
che interpreto. Come essere
umano, sono cresciuto con
una profonda ammirazione per
Gesù, essendo nato nel Texas,
uno Stato molto religioso, dove
vige il rispetto per ogni fede e
credenza.
Yvonne: Ho avuto il privilegio
di recitare con due Gesù. L’altro
attore che lo interpretava era
una persona per bene, ma non
lo incarnava. Quando Ted ha
assunto il suo ruolo nel cast
c’è stato un cambiamento, più
energia, più entusiasmo, le
persone lo adoravano. Durante
le riprese del film il rapporto
con il cast era diverso. Ted aveva qualcosa di Gesù, come se
avesse avuto l’aureola.
Ted: Il film è stato realizzato nel
’72, ma è uscito solo nel ’73.
Dopo i primi tempi, l’ho rivisto
20 anni più tardi. Ho notato
che c’era un’essenza spirituale
nel film. Quello che ho visto era
il concetto originario degli ideatori, che intendevano rappresentare gli ultimi sette giorni di
vita di Gesù facendo confluire
nella sua natura umana il suo
essere divino e spirituale.
Accanto al messaggio spirituale nel musical c’è anche
quello politico. Oggi stiamo
vivendo un periodo di pace
e benessere simile a quello
degli anni ’70. Secondo voi, è
ancora possibile trasmettere
un messaggio di speranza e
un’utopia di pacificazione?
Ted: Prima di Jesus Christ Superstar ho avuto la fortuna di
recitare in “Hair” per tre-quattro
anni. Anche questo musical
è di quel periodo storico in
cui si parlava della pace per la
guerra in Vietnam. Noi attori
siamo andati nelle università
per discutere con studenti e
docenti di questo concetto. In
quell’epoca erano assai diffuse
le manifestazioni in piazza e
quando recitavamo in “Hair”
portavamo quello che succedeva nelle strade. Eravamo chiamati nelle università per parlare di pacifismo. Ora non è più
la stessa cosa perché nessuno
scende più in piazza per comunicare tali valori. Come dice
mia figlia, posso parlare tutto
il giorno. Credo molto nella
comunicazione. Ovunque vada
incontro uomini come voi,
pacifisti idealmente, ma con
alcuna possibilità di parlare con
le autorità e manifestare. Bisognerebbe, invece, che gli uomini scambiassero le loro idee
anche se la pensano in maniera
diversa. Bisogna imparare ad
essere d’accordo sul non essere
d’accordo. Dobbiamo imparare ad accettarci. Se uno non è
d’accordo con un altro lo deve
ascoltare, così ciò diventa fonte
di apprendimento, ricchezza e
apertura per entrambi.
Maddalena, quando ha recitato “I love you, I love him”, si
sentiva responsabile nel dire
“ti amo” a Gesù per la prima
volta? Era intimorita dai tradizionalisti?
Yvonne: Quando ho cominciato non sapevo chi fosse Maddalena e, sentendo la canzone,
mi sono sembrate strane cose
da dire a un figlio. Non sapevo
infatti inizialmente che Maddalena fosse una prostituta, così
quando l’ho scoperto ho dovuto pensare a un altro modo
per interpretare questo ruolo.
Allora avevo infatti appena
diciott’anni e non avevo ancora
esperienza del mondo. Vengo
dalle Hawaii, da un ambiente
non religioso, quello che ho
imparato con il musical è stato
più di quanto avessi mai saputo sulla religione cristiana. Ora,
a distanza di anni, interpreto
il personaggio di Maddalena
in una maniera più matura e
consapevole quando dico nella
canzone “I love you” a Gesù,
so perfettamente che non si
tratta di amore umano diretto
ad un uomo qualunque, ma di
un sentimento più profondo,
spirituale, rivolto a chi sta per
morire per la salvezza dell’umanità.
In particolare, il protagonista del
musical Ted Neeley ha accolto
noi studentesse con un entusiasmo che ci ha lusingate, e nonostante la scarsità di tempo a
sua disposizione, ha risposto alle
nostre domande con un gran
sorriso sulle labbra. E’ stato per
noi un grande onore interloquire
in inglese con lui, un attore americano di fama internazionale.
Come mai lo spettacolo “Jesus
Christ Superstar” continua ad
attirare le nuove generazioni?
Tutti coloro che nel mondo
abbracciano il cristianesimo e
che conoscono questa religione sin dalla nascita scoprono
la loro spiritualità guardando il
film. Anche se non capiscono
le parole dei preti, ascoltano
con interesse ciò che annuncia Gesù nel corso del musical
e si accorgono che Lui, pur
avendo una natura divina, si è
fatto uomo per stare in mezzo
agli uomini e salvarli con la
sua morte. Ha, dunque, una
parte umana, perché avverte
un senso di timore e di ansia al
4
SPECIALE! INTERVISTA
pensiero che verrà crocifisso. Gli stessi timori, ansie e fragilità che provano gli uomini. La nuova generazione si sente attratta e coinvolta, per questo, vede un Gesù non divino ma umano. E’ la vicinanza con Gesù che li attira.
Cosa le fa provare la musica? Cosa prova quando canta?
Vengo trasportato in un’altra realtà, sento vicino mio padre che è in Paradiso, ogni minuto di questo
musical mi porta in alto, in un’altra dimensione.
Ha partecipato a qualche spettacolo negli USA recentemente?
No, da Marzo a Giugno ho recitato solo in Italia. Poi sono tornato in America per mettere in scena un
musical del 2012 intitolato “The Devil’s Carnival” , in cui viene descritta la lotta tra il diavolo e Dio dal
punto di vista rock di Lucifero. Si tratta di un’opera umoristica e comica in cui la scena più bella è, a
mio avviso, quella in cui Lucifero viene spinto giù dal Paradiso.
Sul sito del Liceo Kant è possibile seguire due registrazioni della conferenza stampa e trovare una galleria
fotografica relativa all’evento. E’ pubblicata una dedica firmata dall’attore protagonista Ted Neeley, rivolta a tutti gli studenti del nostro istituto.
— di Chiara Innocenzi, IVA - Valentina Midolo, IVA - Giuditta Migiani, IVAL
5
CULTURA & SOCIETÀ
Il mio pianeta
dallo spazio:
fragilità e
bellezza
“La Creazione è
affascinante per
la sua perfezione
e se ci soffermiamo a osservare le
molteplici varietà
della flora e della
fauna, gli oceani,
le stelle, i pianeti, la
vastità dello spazio
non possiamo che
rimanere esterrefatti.”
Paramahamsa
Prajnanananda,
L’Universo Interiore
“I
l mio pianeta dallo spazio: fragilità e bellezza”
è il titolo della mostra
allestita presso il Palazzo delle
Esposizioni fino al 2 novembre
e promossa dall’ESA (Agenzia
Spaziale Europea), in collaborazione con l’ASI (Agenzia
Spaziale Italiana), in occasione del 50°anniversario della
cooperazione europea nello
spazio. Sebbene le convenzioni
dell’Organizzazione Europea
per lo Sviluppo dei Lanciatori e
l’Organizzazione Europea per la
Ricerca Spaziale siano entrate
in vigore solo nel 1964 e una
decina d’anni dopo, nel 1975,
sia stata fondata l’ESA, già
verso la fine degli anni ’40 e ’50
i due statisti scientifici Auger
e Amaldi hanno posto le basi
per l’integrazione europea nei
viaggi spaziali.
150 scatti di fotografie, effettuate dallo spazio in cinquanta
anni di storia, e video istallazioni nei luoghi più belli e remoti
della Terra si susseguono
nelle sale, divisi in diverse aree
tematiche. Si possono ammirare spettacolari immagini di
ghiacciai delle calotte situate
nella regione Artica e Antartica:
a causa dell’inquinamento globale, che nel corso degli ultimi
anni sta crescendo sempre più,
si stanno sciogliendo, come nel
caso del ghiacciaio Lambert,
il più esteso al mondo. Foto di
satelliti mettono in evidenza
l’innalzamento del livello dei
mari e i rischi per l’ecosistema,
laghi e fiumi che diminuiscono
sempre più la loro portata a
causa dell’uso intensivo delle
loro acque, come il lago Gairdner, in Australia meridionale.
Vi sono, inoltre, spettacolari
fotografie dell’atmosfera, utili
per individuare le ripercussioni
che le emissioni di anidride carbonica hanno sui cambiamenti
climatici dell’intero pianeta;
le immagini ci offrono anche
dati sulle previsioni meteo e
sulla concentrazione di vapore
acqueo e di biossido di azoto.
Un’altra sezione mostra, invece,
l’importanza delle foreste per
il nostro ecosistema e come,
purtroppo, vengono danneggiate dall’uomo attraverso la
deforestazione, il disboscamento e la loro conversione in
terreni coltivabili. Un esempio
di area altamente coltivata,
uno dei pochi ecocidi visibili
dallo spazio, è il mare di plastica nei dintorni del paese di El
Ejido in Almeria, in Spagna. Qui
circa 30.000 ettari di terra sono
ricoperti da serre, quasi un
terzo delle quali sono illegali,
e producono più della metà
della frutta e verdura dell’Europa, utilizzando ogni anno un
metro cubo di acqua per ogni
metro quadrodi terreno, contribuendo notevolmente al cambiamento climatico. In un’altra
area invece si possono osservare suggestive immagini dei più
estesi deserti del pianeta come
Sahara, Atacama e Mojave e
aree a rischio di desertificazione. Vi sono anche fotografie
di oasi coltivate nel cuore del
deserto come quella di Al Jawf,
nel sud est della Libia, in una
regione molto interna del deserto del Sahara. Qui si possono notare alcune aree circolari
irrigate con un sistema a pivot
centrale, che pompa l’acqua da
alcuni acquiferi fossili, ossia bacini sotterranei di acqua naturale. Infine, nell’ultima sezione,
vi sono scatti di alcune città, tra
cui un’immagine notturna di
Roma e un’altra del globo, che
rivela il livello dell’affollamento
globale.
Chiudono il percorso della
mostra le spettacolari foto del
nostro pianeta scattate dall’astronauta e Ambasciatore per il
Semestre di Presidenza Italiana
6
CULTURA & SOCIETÀ
del Consiglio dell’Unione Europea, Luca
Parmitano, a bordo
della Stazione spaziale
internazionale (ISS), nel
corso dei suoi sei mesi
di permanenza nello
spazio per la missione
“Volare” dell’ASI. Si possono ammirare anche i
modelli di nuovi satelliti dell’ESA, costruiti
per future esplorazioni
nello spazio, come
quelli lanciati dal progetto Swarm nell’orbita
terrestre nel 2010, per
un periodo di quattro
anni, con lo scopo di
studiare il campo magnetico terrestre.
Questa mostra, una
delle tante iniziative
organizzate dall’ESA in
occasione del suo 50°
anniversario, è indirizzata in particolare ai
giovani, con l’obiettivo
di mostrar loro i danni
che l’uomo provoca
al nostro pianeta, che
si presenta come un
mondo di spettacolari ma fragili bellezze
naturali, facilmente
esposte alla forza distruttrice dell’uomo.
“L’obiettivo dell’iniziativa – afferma Simonetta
Cheli, Capo dell’Ufficio
di Coordinamento, Direzione dei Programmi
di Osservazione della
Terra – è comunicare il
ruolo dello spazio come
strumento fondamentale per osservare il nostro
Pianeta. E far conoscere
la Terra, soprattutto ai
7
giovani, in tutto il suo
splendore e, allo stesso
tempo, vulnerabilità”.
La mostra vuole dunque educare tutti a uno
stile di vita più ecosostenibile, a un utilizzo
più consapevole delle
risorse naturali e vuole
insegnare che il pianeta è fonte di vita ed è
pieno di meraviglie e
magnifici segreti, ma
bisogna imparare a rispettarlo e preservarlo.
— di Valentina Midolo,
IVA
La morte è
donna
N
onostante sia
stata offuscata
in molti campi,
la figura femminile gioca un ruolo fondamentale in quello horror.
Certo, i nostri sogni
sono stati turbati anche
da personaggi come
Jack Torrence (The Shining, Stanley Kubrick,
1980), Freddy Krueger
(A Nightmare on Elm
Street, Was Craven,
1984), Jason Voorhees
(Friday the 13th, Sean
S. Cunningham, 1980),
ma ciò che ci ha davvero terrorizzato è sempre stato interpretato
CULTURA & SOCIETÀ
da una donna. Prendiamo ad esempio Insidious
(James Wan, 2010): Parker è sì un uomo, ma
veste i panni di una donna costretto dalla madre, altrettanto terrificante. In Profondo Rosso
(Dario Argento, 1975) l’assassino è Marta, madre
di Claudio. In Dead Silence (James Wan, 2007),
nonostante la marionetta abbia sembianze
maschili, il ventriloquo è una donna: Mary Shaw.
Molte volte però sembra che le donne debbano
pagare la loro emancipazione finendo puntualmente per essere vittime di serial killer che
popolano il grande schermo da Halloween (John
Carpenter, 1978) e da The Texas Chain Saw Massacre (Tobe Hooper, 1974) in poi. Come se non
bastasse, in molti film di serie B il corpo femminile viene strumentalizzato per attirare l’attenzione
del pubblico e cercare di mascherare l’incapacità
di realizzare un film che possa competere con
la concorrenza. Inoltre pare anche che le stesse
entità demoniache provino una certa “simpatia”
nei confronti delle donne. In The Exorcist (William
Friedkin, 1973) prendono possesso del corpo
della piccola Regan McNeil, in The Rite (Mikael
Hafström, 2011) della diciassettenne Rosaria e
in The Conjuring (James Wan, 2013) di Carolyn
Perron. Questo forse perché il nero è più nero
vicino al bianco. E così accade per il male, che se
avvicinato all’innocenza della giovinezza e alla
fragilità del corpo femminile, appare ancora più
dissoluto, corrotto, contaminante, reale. E ancora Ju-on (The Grudge, Takashi Shimizu, 2004),
Samara (The Ring, Gore Verbinski, 2002), Carrie
(nell’omonimo film, Brian De Palma, 1976). Come
non ricordare i film di Alfred Hitchcock, il quale rappresenta una grande tipologia di donne,
insicure, anticonformiste, dalla bellezza perfetta
e dal fascino ambiguo.
Ora vi invito a fare più attenzione alle donne,
non solo nel cinema, ma anche nella realtà.
Ecco una lista delle più famose e spietate serial
killer della storia:
MARIA I D’INGHILTERRA: figlia di Enrico VIII
e della sua prima moglie Caterina d’Aragona,
dopo essere stata incoronata Regina nel 1553 ha
un solo obiettivo: la restaurazione della religione
cattolica nel regno. Per ottenere lo scopo non si
fa problemi a eliminare chiunque la intralci, tanto da meritarsi il titolo di ‘Bloody Mary’. Gli ultimi
due anni del suo
regno (1556 –
1558) sono segnati dal terrore, con
oltre 300 morti tra
consiglieri, protestanti ed evangelici.
« La donna nei film di
Hitchcock riveste un
ruolo fondamentale
che viene diversificandosi nel corso della
sua produzione... può
essere sia la rovina che
la salvezza per l’uomo,
può incarnare sia il bene
che il male. »
Gian Piero Brunetta, Il
cinema di Hitchcock,
p.75.
ERZSEBET
BATHORY: meglio
conosciuta come
Elizabeth Bathory o anche
Contessa sanguinaria, è la serial
killer donna più famosa della
storia. Nata nel 1560 in Transilvania, fin da piccola mostra
segni di squilibrio mentale.
Dall’età di 16 anni si dedica alla
magia nera e alle pratiche sadiche, oltre che alle orge organizzate da sua zia contessa Karla.
A Elizabeth sono imputati tra i
100 e i 300 omicidi di giovani
donne, per lo più riti sacrificali,
essendo convinta che fare il
bagno nel sangue di vergini
aiutasse a ringiovanire.
ILSE KOCH: viene ricordata
come la ‘strega di Buchenwald’
ed è senza dubbio la più crudele nazista della storia. Il suo
hobby era scuoiare i tatuaggi
sulla pelle delle persone uccise
nei campi per farne paralumi,
e inoltre pare che la sua tavola
fosse sempre imbandita con
pelle mummificata e teschi
umani. Processata dal tribunale
militare di Dachau nel 1947,
viene prima liberata per assenza di prove e poi di nuovo
condannata all’ergastolo. Nel
1967 si suicida in cella.
MADAME POPOVA: tra il 1879
e il 1909 pare abbia ucciso più
di 300 uomini, specializzata
nel punire (dietro
compenso) i mariti troppo violenti,
liberando così
le povere donne
vittime di soprusi. I
metodi utilizzati per
portare a termine gli
omicidi sono diversi,
dal veleno ai coltelli
passando dalle nude
mani. Alla fine viene
tradita da una delle sue clienti,
presa da un momento di rimorso, denunciata e arrestata a San
Pietroburgo. Poco dopo, nel
1909, viene fucilata nel corso di
una esecuzione pubblica.
LEONARDA CIANCIULLI: anche l’Italia ha avuto la sua dose
di crudeltà grazie a questa donna vissuta tra il 1894 e il 1970.
È meglio conosciuta come la
‘saponificatrice di Correggio’
perché immergeva i cadaveri
delle sue vittime in un calderone per bollirli con soda caustica
al fine di ricavarne sapone.
AMELIA DYER: Jill la Squartatrice è la più famosa serial
killer dell’Inghilterra vittoriana,
vissuta tra il 1838 e il 1896. Nella sua lunga carriera ha ucciso
un numero di bambini che va
da 200 a 400 (nonostante sia
stata poi alla fine condannata
solo per un omicidio). Contattata da famiglie che volevano
liberarsi di figli non desiderati, per una somma in denaro
prendeva a carico l’infante e
lo uccideva strangolandolo,
disfacendosi poi del corpo.
MARY ANN COTTON: vissuta
tra il 1837 e il 1873, è conosciuta come la prima serial killer de-
gli Stati Uniti. Pare che il motivo
degli omicidi sia da far risalire
ai soldi dell’assicurazione sulla
vita delle vittime. Sul conto di
Mary Ann sono finiti, infatti, sua
madre, sua sorella, i suoi figli,
i suoi svariati mariti e amanti.
Tutti uccisi allo stesso modo:
avvelenati con arsenico in un
modo così lento e metodico da
far sembrare il tutto una banale
malattia gastrica. Alla fine è
stata arrestata dopo la morte di
uno dei figli e condannata all’
impiccagione.
KATHERINE KNIGHT: conosciuta come Kathy la cannibale,
ha avuto un’infanzia difficile,
segnata dagli abusi sessuali
e dalle violenze psicologiche.
Questo non giustifica, però,
quanto fatto nel 2000 al suo
allora marito John Price: dopo
averlo accoltellato almeno 37
volte, colpendo gli organi vitali,
Kathy ha scuoiato l’uomo e
appeso la sua pelle come un
trofeo alla porta del soggiorno.
Poi ha decapitato il corpo, lo ha
tagliato a pezzi ed ha cucinato
la sua carne con le verdure per
servirla come cena ai figli. Per
fortuna la polizia l’ha arrestata
prima che questi tornassero da
scuola.
“Attenti a Mary Shaw dagli occhi
pazzi
non aveva figli ma solo pupazzi
e se per caso nei vostri sogni appare
ricordatevi di non gridare.”
-Dead Silence-
— di Michela Sabani, IVGL
8
CULTURA & SOCIETÀ (English)
W
hen I first saw an
albino girl, I was
extremely fascinated. Her super-pale skin, white
hair and light eyes –the lightest
ever!- just made me think
about a fairy. She looked so
delicate and bright, and I must
admit, I was quiet envious.
I had never heard about this
genetic phenomenon, except
for some kinds of animals, born
with white fur and red yes, but
I didn’t imagine there could be
people with the same characteristics. This deeply intrigued
me and led me to look for news
and information wherever I
could find anything.
Albinism is a congenital disorder characterized by the
complete or partial absence of
pigment in the skin, hair and
eyes due to absence or defect
of an enzyme producing melanin. Statistics say that about
one person in 17.000 in the
USA is albino.
When you think about an albino, you probably just picture in
your head someone who looks
like a paler Norwegian, but
actually, according to scientific
studies, albinism prevails in
people from black Sub-Saharan
African regions. It can affect
people from all over the world,
whatever ethnic group they
belong to.
Unfortunately, albinism is not
considered that awesome
everywhere.
9
The PWA is the acronym for
“Persecution of people With
Albinism”: throughout Africa
–especially the African Great
Lakes region, which includes
Kenya, Uganda, Democratic
Republic of Congo, Rwanda
and Burundi- an indeterminate number of individuals
with albinism, the majority of
whom are children, have been
the victims of brutal attacks
and murder in the name of
witchcraft, superstition, and
wealth for generations. Only
recently these actions have
started to receive widespread
attention from all over the
world thanks to the increasing
use of the mass media and the
incessant flow of information.
Various crimes are frequently
reported: infanticide, kidnapping, amputations, decapitations and many others. The
main purpose is to supply highly-valued body parts (arms,
legs, ears, genitals), that are
paid like gold in underground
witchcraft markets. These
are believed to have magical
properties, to bestow fortune
and health; beliefs
usually
reinforced
by local
doctors,
who have
been carrying out
ritualistic
practices
for centuries. That
is one of
COMMON MYTHS AND
MISCONCEPTIONS
REGARDING ALBINISM
the reasons why African albino
people have a life expectancy
from 20 to 30 years.
Not only their skin is constantly
damaged by the UVR, they are
also forced to live in terror that
hunters get into their houses
one night and mutilate their
bodies, taking away an arm
or a leg and selling it at the
black-market, or worse, decapitating or kidnapping them.
Moreover, they’re often persecuted as devils and believed
to bring bad luck, sickness or
death.
The lack of familiarity and
education with albinism can
be considered the main driving
force under these crimes, in
addition to the social structure
and superstitious belief system
which provides the grounds
for deep prejudice and social
rejection. Some have described as “apartheid in reverse”
the condition of discrimination
and mental and emotional
persecution that albino people
suffer every day, since their birth: affected children reveal to
be mocked and avoided even
by their families and school
mates, or in their work environ-
Weaving albino hair into a
net improves the
chances of catching fish
Albino body parts worn as
amulets bring good luck,
fortune, and health
Albino body parts are a
necessary ingredient for
witchdoctor potions
Albinos have magical
superpowers and can cure
diseases
Intercourse with an albino lady
will cure human immunodeficiency virus (HIV) infection
Spitting on an albino prevents
the condition in one’s family
Mother of albino child was
laughed at by an
albino during pregnancy
Albinism is caused by a
missing top layer of skin
Albinos and their mothers are
possessed by evil spirits
The devil stole the original
child and replaced it with an
albino
Albinism is very contagious
and spread through touching
(All rights reserved)
The White
African
Apartheid in reverse
CULTURA & SOCIETÀ (English)
Albinos are housed by ghosts
of European
colonists
Albinos have low brain capacity and cannot
function at the same level as
others
Mother of albino was impregnated by a white man
http://download.journals.elsevierhealth.
com/
ment (if they succeed in getting a job). When they walk by
the street, people usually call them names as “sope” (a people
possessed by evil spirits), “nguruwe” (pig), or “zeru” (ghost).
Some of them run away and go living together with other
albinos in isolated houses, in miserable conditions and the
constant danger to contract skin cancer and other diseases
linked to their genetic disorder, hoping no hunter will ever
find them. A study in Tanzania revealed that 100% of albinos
exhibited skin damage by the first year of life and advanced
symptomatic cancers were observed in 50% of those between 20 and 30 years of age. But to reduce the mortality rate,
it’s not only necessary to educate
the population: it’s equally urgent to educate the same
albinos on their condition and health care. They should be
provided with guidelines on how to shield themselves
from the sun, the basic importance of sunscreens, sunglasses and sun-creams, and the Government should supply
adequate amounts of sun-protective products when they
can’t afford them. Society should also provide to support
them with assistance.
From 80’s various organizations have started assisting albinos, such as the Region Dermatologic Training Center (RDTC)
at the Kilimanjaro Christian Medical Center, in Tanzania, or
the National Organization for Albinism and Hypopigmentation (NOAH), or the Tanzania Albino Center (TAC). These associations aim to improve albinos’ living conditions through
visits, skin checks, the provision of information stuff and the
education of the surrounding population.
“Prevention is essential to improve security. To better meet the
many medical and psychosocial needs of individuals with albinism in Africa, awareness groups and public health interventions must continue to gain support. Society as a whole must
become aware that stigmas and negative attitudes have a significant effect on the social, emotional, and psychological aspect
of an albino’s quality of life”. [Dr Cruz-Inigo, dermatologist].
This is the umpteenth prove that ignorance can be the direct
cause of thousands and thousands of deaths. The solution is
always the same: to fight it with the weapon of information,
dispelling myths and false beliefs, often originated by the
fear of difference.
Nowadays, information has no limits: everyone can do researches and find almost anything he wants.
But awareness makes those who know responsible to share,
to oppose, to break the silence and to make things better:
information turns the problems of a few into the problems of
everyone.
— di Giuditta Migiani, IVAL
10
CULTURA & SOCIETÀ
1,2,3... Infinito!
CULTURA & SOCIETÀ (Deutsch)
Per informazioni potete consultare il sito
www.palazzodelleesposizioni.it
Al prossimo numero!
Sachertorte: die idee des
Küchenjungen
Torta Sacher : l’idea di
un giovane cuoco
Man schreibt das Jahr 1832. Franz Sacher, 16
Jahre alt, arbeitet als
Küchenjunge im zweiten Lehrjahr für Klemens Wenzel Fürst von Metternich,
Österreichs Staatskanzler. Der Politiker ist
bekannt für seine feine
Küche. Eines Abends hat er wichtige Gäste
eingelanden und bestellt
beim Personal ein außergewöhnliches Dessert. Der Chefkoch liegt aber
krank im Bett. Panik in der Küche. Was tun?
Alle sind mit dem Menü
beschäftigt, also landet die undankbare Aufgabe beim Küchenjungen. An
diesem Abend erfindet Franz die Sachertorte.
Der Fürst und seine Gäste
sind entzückt; der Ruhm des jungen Konditors verbreitet sich in ganz
Europa.
E’ l’anno 1832. Franz Sacher, 16 anni,
lavorava come giovane cuoco nel secondo anno di apprendistato per Klemens Wenzel, principe di Metternich,
cancelliere austriaco di Stato. Il politico
era noto per la sua cucina fine. Una sera,
aveva invitato ospiti importanti e aveva
ordinato al personale un dolce straordinario. Il capo cuoco era sdraiato nel
letto ammalato .Panico nella cucina. Che
cosa fanno? Tutti erano impegnati con
il menù quindi questo ingrato compito
toccò
al giovane cuoco. Quella sera Franz inventò la Torta Sacher. Il principe e i suoi
invitati rimasero incantati e la fama del
pasticcere si diffuse in tutta Europa.
— di Gabriele Ghenda, IIIFL
D
Curiosità: Lo sapevi
che…?
Roma, 16 Ottobre: ecco il primo giorno dell’apertura della mostra sui numeri, ma vediamo
meglio di cosa si tratta.
Giochi matematici, laboratori, cinema a tema
con “A beautiful Mind” , “Genio Ribelle” e “Enigma” , possibilità di parlare di matematici famosi
e dei vari intrecci con l’arte, la musica e la letteratura, ecco cosa offre questa mostra , curata
da Claudio Bartocci e divisa in undici parti che
comprendono molti aspetti della matematica. Ci
saranno conferenze e incontri, che serviranno a
risolvere problemi quotidiani e a scoprire l’utilità
della matematica appresa nelle scuole, installazioni multimediali che mostrano quali e quante
aree del cervello si accendono quando contiamo
e assieme non possono mancare preziosi reperti, come le tavole babilonesi. Si cercherà di dare
una risposta al quesito ironico “Sei una persona
quadrata?” per scoprire come la matematica
possa agire sull’antropologia, nella ricostruzione
della storia delle popolazioni, ma anche nelle
applicazioni cliniche, nel disegno industriale e
nella moda. Non mancheranno esperimenti e
visite guidate per le scuole.
Insomma, che vi piaccia o no la matematica,
consiglio a tutti voi lettori di provare ad andare,
per conto vostro o assieme alle vostre classi.
Potrebbe essere un modo per farci capire quanto questa materia sia davvero importante, no?
Sicuramente sarà molto interessante.
n Cina, nella città di Ningbo (provincia dello
Zhejiang) si svolgerà la quarta edizione di
un concorso di bellezza….per carpe!
Ebbene sì, in Cina le gare di bellezza per animali
sono aperte a tutte le specie e in questa città si
terrà un contest per carpe di varietà “koi” (detta
anche “carpa giapponese”).
I pesci sono stati suddivisi in gruppi per dimensione e tipologia e saranno giudicati singolarmente dai giudici di gara. Chi si aggiudicherà il
titolo di carpa più bella d’Oriente? Lo scopriremo insieme nei prossimi numeri!
Ma, cos’è la carpa “koi” ? Conosciamola un po’
meglio. E’ una variante della carpa comune, una
specie ittica molto diffusa in Cina e Giappone,
allevata per abbellire stagni all’aperto o piccoli
laghi da giardino. Esistono molte varietà di questo pesce, molte si differenziano per il colore. I
principali colori sono bianco, nero, rosso, giallo,
blu e crema. Le koi fanno anche parte dei pesci
che vivono di più al mondo, infatti un famoso
esemplare di nome Hanako è arrivato a vivere per ben 226 anni! Sono anche dotate di un’
eccellente memoria, riconoscono coloro che le
nutrono e il luogo dove solitamente ricevono
cibo e nella cultura giapponese simboleggiano
l’amore e l’amicizia. Insomma, un animale davvero molto interessante.
al 16 Ottobre 2014 al 31 Maggio 2015 ci
sarà a Roma, al Palazzo delle Esposizioni,
la mostra dei numeri “Tutto quello che
conta da zero a infinito”
11
I
— di Maria Cotugno, ICL
— di Gabriele Ghenda, IIIFL
12
CRONACA INTERNA
Si torna a
scuola... siete
pronti?
E
dopo 3 mesi di vacanze e spensieratezza
rieccoci di nuovo a
scuola.
Per alcuni è il secondo anno, o
il terzo, per altri sarà un anno
più impegnativo invece, l’anno
decisivo, quello che aprirà le
porte ad un lavoro o ad una
università.
Ma per gli altri è il primo anno.
Le medie sono passate, gli
esami sono ormai lontani, lo
stress da studio di fine giugno
è svanito, e l’estate, per la maggior parte di questi ragazzi, è
trascorsa in totale quiete.
I nostri genitori per 3 mesi
ci hanno ripetuto sempre la
stessa frase: «Ma quand’è che
studi?!» ed ora è giunto il momento di impegnarsi.
Il primo anno di liceo può essere difficile se non lo si affronta
con la giusta serietà.
È vero, si è alle prime armi,
come si dice, ma è bene cominciare da subito a svolgere i
compiti e studiare regolarmente.
Dalle medie alle superiori ci
sono molti cambiamenti: gli
orari sono diversi, si cambia
scuola, si cambiano anche le
abitudini.
Ma come affrontare bene questi cambiamenti? Di certo non
è facile.
Noi ci abituiamo alla quotidianità quindi ogni cambiamento
comporta impegno.
13
I nostri genitori ci avranno
ripetuto almeno cento volte:
«Guarda che il prossimo anno
sarà dura!» oppure: «Se studi
così superficialmente non vai
da nessuna parte.»
Ma dicono così per il nostro
bene, e hanno ragione.
Ecco qualche consiglio e qualche domanda per vedere se sei
pronto ad affrontare questo
anno scolastico:
1) In classe non conosci
nessuno? Tranquillo! Magari
i primi giorni sarà dura, ma
vedrai che anche se non sarai
tu ad avvicinarti agli altri, lo faranno i tuoi compagni di classe.
In fondo una delle prime cose
che fece l’uomo nella Preistoria
fu creare un gruppo, che a quel
tempo era un clan.
Avere un gruppo di amici con
cui trascorrere gli intervalli o
con cui studiare è bello, quindi,
creane uno tu, o se sei timido,
aggregati.
2) Non hai ancora comprato i
libri di testo? Non preoccuparti, fino a fine Ottobre moltissime librerie di Roma vendono
libri scolastici nuovi e usati a
buon prezzo. L’importante è
procurarsi la lista, che puoi
prendere dal sito, e chiedere
conferma di ogni libro al professore della rispettiva materia.
3) Se non hai ancora trovato
un metodo di studio non ti
preoccupare, prova a sperimentarne diversi.
Stai più attento in classe, e vedrai che a casa basterà ripetere
le cose due volte.
Durante le lezioni fai qualche
CRONACA INTERNA
piccolo schema sul quaderno
di appunti e magari usa due
quaderni: uno per le spiegazioni e uno per gli esercizi.
In questo modo sarà come
avere un secondo libro con la
differenza che avendolo scritto
tu, il linguaggio risulterà più
comprensibile.
4) Non sottovalutare MAI le
lezioni.
A volte possono sembrare solo
delle perdite di tempo, credi
che un professore stia spiegando una cosa già fatta…ma
ascolta comunque! In questo
modo sarà un ripasso per un’interrogazione futura!
5) Cerca di essere sempre
puntuale nel portare gli
avvisi firmati. Alle medie i
professori erano più tolleranti
e non controllavano sempre le
firme, ma al liceo è fondamentale! È una dimostrazione di
maturità e anche se sei costretto a far firmare qualche richiamo, parlane con i tuoi genitori,
fai firmare loro la nota, e se non
sei d’accordo con il richiamo
ricevuto, parlane con loro.
Allora, credete di essere pronti?
Buona fortuna e buon anno
scolastico!
— di Laura Floris, IAL
IMUN: partecipa
anche tu!
S
alve a tutti! Finalmente ho la possibilità di
esprimere il mio punto
di vista e le mie considerazioni riguardo una delle tante
esperienze che ho fatto, qui,
al nostro istituto “Immanuel
Kant”. Sono davvero fiera di
poter collaborare in qualche
modo all’informazione generale di voi studenti che, come
me, si accingono ogni anno a
scegliere se aderire o meno a
qualche progetto formativo
che la scuola ci propone. Io non sono
qui per annoiarvi
o per obbligarvi a
prendere questa
mia stessa decisione anzi, al contrario, siete e sarete
liberi, anche dopo
aver letto fino alla
fine quest’articolo,
di ignorare i miei
consigli ma fidatevi,
rimarrete sorpresi
dalla cruda verità
delle mie parole.
Chiunque ha già
aderito o comunque aderirà quest’anno all’iniziativa, sarà del mio stesso
parere: è un’esperienza unica
e decisamente stimolante
che vi renderà capaci di dire:“
Accidenti ma sono davvero
stato capace di fare una cosa
del genere?!” . Perciò statemi a
sentire e, come minimo, cercate
di terminare la lettura dell’articolo anche solo per saperne di
più …mi riferisco in particolar
modo ai più scettici. In ogni
caso io sono stata chiamata a
scrivervi di ciò solo per proporvi
una cosa nuova e per aprirvi
gli occhi… Anch’io, come voi,
inizialmente ero titubante e
avevo molti dubbi, soprattutto
perché ero una studentessa del
biennio e, in quanto tale, non
mi ritenevo abbastanza brava o
abbastanza pronta per partecipare ad un progetto impegnativo e prestigioso come quello
dell’IMUN (International Model
United Nations). Iniziamo col
dire che, per prendere anche
solo in considerazione questo
progetto bisogna avere almeno
un minimo desiderio o una minima ambizione di voler entrare
a contatto con la diplomazia
internazionale e un interesse ad
una carriera ipotetica in questo
ambito lavorativo o, comunque come minimo la voglia
di mettersi in gioco e iniziare
ad assumersi responsabilità o,
semplicemente, il desiderio di
dimostrare a se stessi di riuscire
a relazionarsi con altri studenti
esclusivamente in lingua inglese: ciò potrebbe anche essere
considerato come potenziamento della capacità di comunicare e farsi comprendere in
una lingua straniera. Insomma,
chi ha in mente di iscriversi
deve rendersi conto che tutto
ciò non è un gioco e che deve
prendere l’impegno sul serio
una volta dentro.
Detto ciò, passiamo alle informazioni generali importanti ed
essenziali… già sapete o almeno avete sentito parlare di cosa
sia una simulazione dell’IMUN?
In ogni caso ci tengo a darvi
una semplice infarinatura generale: questi model sono simulazioni dell’Assemblea
Generale
delle Nazioni
Unite o di
altri multilateral bodies,
nei quali
gli studenti
approfondiscono e si
confrontano
sui temi
oggetto
dell’agenda
politica internazionale,
indossando
i panni di ambasciatori e diplomatici. Nel rivestire questo
ruolo, i “delegati” svolgono le
attività tipiche della diplomazia:
tengono discorsi, preparano
bozze di risoluzione, negoziano
con alleati e avversari, risolvono
conflitti ed imparano a muoversi all’interno delle committees,
adottando le regole di procedura delle Nazioni Unite.
Ora provate anche solo a ne14
CRONACA INTERNA
gare che il tema non vi
abbia almeno suscitato
un piccolo interesse!
Tutto è cominciato con
l’assemblea per confermare l’iscrizione e per
versare la quota di partecipazione (150 euro). Poi, dopo esserci conosciuti fra noi studenti
del “Kant”, abbiamo dovuto
attendere qualche mese per
sapere quale Paese avremmo
dovuto rappresentare e anche
per venire a conoscenza della
commissione in cui avremmo
lavorato. Infatti, come ben sapete, all’interno dell’ONU sono
presenti varie commissioni importanti tra cui la FAO, l’UNICEF,
ecc… vi ho citato alcune tra
le più conosciute ma, fidatevi,
sono molte di più. La nostra
scuola lo scorso anno è stata
concentrata tutta nella stessa
commissione, DISEC (Disarmament and International Security
Committee) che, a mio parere,
era una delle più toste. Infatti,
non credo sia una passeggiata
dover risolvere o, meglio, trovare possibili soluzioni per difendere la sicurezza internazionale
da possibili attacchi bioterroristici! Credo che sia stata proprio
questa la sfida più difficile … e
poi immaginateci tutti vestiti
in modo formale, con giacca e
cravatta per i ragazzi e tailleur
per le ragazze, aggiungeteci un’espressione seria e un
cartellino di riconoscimento ed
otterrete noi studenti in veste
di diplomatici. Ognuno di noi
aveva in mano la sua placard
che, con il nome del proprio
Paese, era necessaria per poter
votare le “draft resolutions ”,
ossia i documenti finali che riassumono in modo sintetico le
15
risoluzioni che non sono ancora
state approvate dalla commissione. Esprimere le proprie
opinioni e la propria posizione
è essenziale per raggiungere lo
scopo della simulazione: si tratta di convincere gli altri di aver
trovato il rimedio più efficace
per risolvere la problematica
riguardante il topic assegnato.
Ma, prima di giungere alle draft
resolutions, è necessario farsi
conoscere dagli altri delegati
attraverso la fase del “Public
Speaking”, in cui a noi studenti
è richiesto di mettere in luce le
nostre capacità oratorie ed è
soprattutto la fase iniziale con
cui comincia la simulazione. Per
poter parlare ed evidenziare i
punti essenziali delle posizioni
politiche del Paese rappresentato, è richiesta la prenotazione
alzando la propria placard , in
quanto è presente una turnazione stabilita nella “Speaker’s
list”. Ma ci sono altre occasioni,
anche più importanti all’interno della simulazione in cui è
possibile esprimere la nostra
opinione, mettere in campo la
strategia e creare alleanze con i
Paesi che sono sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Durante la
fase del “Caucus”, ossia quella in
cui si deve necessariamente interagire con gli altri ragazzi l’anno scorso è stato utile avere in
mente ciò che si intendeva fare
fin dall’inizio, ossia puntualizzare ciò che il proprio Paese aveva
in mente di attuare. Non so voi,
ma per me questa fase è stata
CRONACA INTERNA
quella più impegnativa,
perché molto spesso il tempo non era abbastanza e si
finiva per dover rimandare
le trattative anche dopo
l’orario di pranzo! Non
potete capire quante alleanze
sono nate davanti ad un panino
o ad un piatto di pasta mangiato di corsa ad una tavola calda!
Ho conosciuto moltissime
ragazze e ragazzi provenienti
da tutta Italia e anche stranieri,
ma ciò che davvero mi è rimasto impresso è stata la grande
soddisfazione finale ottenuta
dopo aver esposto le nostre decisioni davanti alla commissione. Diciamocelo chiaramente,
a chi non piacerebbe ottenere
la stra-maggioranza e, quindi,
vincere semplicemente continuando a far valere le proprie
idee? Infatti, io che rappresentavo la Serbia e Camilla Ferraro
la Slovenia, in rappresentanza
dei paesi dell’Est, insieme alle
grandi Potenze, quali Canada,
Paesi Bassi, Danimarca, USA,
Germania, Ucraina, Spagna,
Brasile e Regno Unito e insieme
a molti altri firmatari, siamo
uscite vincitrici in questa competizione. A questo proposito
devo aggiungere un altro dettaglio rilevante: la simulazione
è strutturata sotto forma di
competizione e l’attività di ciascun delegato viene valutata
dal Director. Quindi, consiglio
vivamente ai più competitivi
e grintosi di dar sfogo alla loro
voglia di affermarsi e, quindi,
di cimentarsi in questa straordinaria chance. Spero di aver illustrato il progetto abbastanza
chiaramente, aggiungendoci
dritte utili per chi ancora fosse
indeciso.
Ora, solo per voi Kantiani sono riuscita ad ottenere delle piccole ma intense interviste rivolte da 4
studenti e studentesse che, come me, hanno partecipato anche in passato all’attuale progetto IMUN
di Roma. Vediamo cosa ne pensano i 4 candidati…
Descrivi la tua esperienza con 3 aggettivi:
Milena Guida (4GL): Beh, credo che gli aggettivi
più appropriati siano: formativo, complicato e
diverso!
Sveva Di Buo’ (4GL): Io, invece, credo che l’esperienza si possa riassumere con questi aggettivi:
emozionante, temeraria e rischiosa.
Gabriele Marolla (5D): Dopo aver partecipato
anche alla simulazione di NYC, posso dire con
estrema certezza che gli aggettivi più esplicativi
siano: interessante, competitivo, formativo!
Tiziano Fratini (3C): Stranamente, ti dirò, credo
che gli aggettivi che meglio descrivono questa
esperienza siano: divertente, formativa, interessante.
Vorresti partecipare di nuovo a questo progetto?
M.: Avendo partecipato a già due edizioni dell’IMUN, la risposta è scontata, ma mi piacerebbe
stavolta vivere un’altra esperienza ancora più formativa, ossia quella del PMUNC (Princeton Model
United Nations Conference), ossia un altro tipo di
competizione ancora più impegnativa, in quanto
si svolge all’interno dell’Università di Princeton a
NYC e vede partecipi oltre 1000 studenti americani. Perciò, attendo vivamente il grande salto di
qualità che esso comporta. Considerando anche
la differenza palese tra la spesa economica che
tale progetto comporterebbe rispetto a quello di
Roma, preferisco sinceramente attendere un altro
anno per perfezionarmi prima di lanciarmi in
questa sfida.
S.: Ovviamente anch’io, avendo già preso parte a
ben due edizioni dell’Imun, ritengo che la risposta sia ovvia, anche perché non avrei partecipato
di nuovo! Anche quest’anno ho intenzione di
aderire e, infatti, ho già mandato la mia iscrizione
online. Non vedo l’ora di ricominciare e di dare il
massimo anche in quest’edizione. L’anno prossimo spero di poter partecipare al progetto di NYC,
in quanto lo ritengo un gran bel traguardo da
raggiungere.
G.: Assolutamente sì! Io, al contrario degli altri
miei compagni, ho iniziato quest’avventura dei
MODEL solo l’anno scorso ma, a differenza loro,
ho aderito a due edizioni nello stesso anno, ossia
all’IMUN di Roma e poi, successivamente a quella
di NYC a distanza di pochi mesi. Credo, quindi, di
essere abbastanza interessato al progetto! La mia
risposta è ovviamente sì.
T.: Penso proprio di sì e, tra l’altro, dopo aver partecipato ben due volte al Model di Roma, mi sono
ormai ben ambientato e so esattamente come
muovermi e come organizzarmi all’interno della
commissione. Non per vantarmi, ma al primo
anno ho anche vinto il premio come Best Delegate all’interno della mia commissione, rappresentando il Palau! Ciò mi ha riempito di orgoglio e di
gioia, e sono sensazioni che non dimenticherò!
Che Paese hai rappresentato l’anno scorso? Ti
sei appassionato alla sua cultura?
M.: Nella scorsa edizione mi è stata assegnata la
Danimarca. Inizialmente ero euforica perché raggiungere gli appoggi degli altri Paesi con questa
nazione è stato particolarmente semplice, dato
che per il mio Topic era necessario dare risposte
agli attacchi bioterroristici… però, sinceramente, non credo di essere una fan particolarmente
accanita della sua cultura.
S.: Lo scorso anno mi è stata assegnata la nazione dei PAESI BASSI meglio conosciuta come
OLANDA. Partiamo dal presupposto che io adoro
questo Paese, quindi mi sono incuriosita su molti
aspetti della sua politica e situazione economico-sociale . E’ difficile non amare la sua capitale,
Amsterdam! Però per la simulazione non è bastata la mia sola passione: ho dovuto anche approfondire molti aspetti dell’economia e della società
che mi hanno reso il lavoro un po’ più semplice.
G.: Come inizio non è stato per niente male: avendo ricevuto l’UCRAINA, come Nazione da rappresentare, me la sono potuta gestire con molta
16
CRONACA INTERNA
LETTURA DEL MESE
disinvoltura. Comunque,
Sabato a scuola: bene o male?
grazie alla mia posizione
Durante l’assemblea di istituto del 9 ottobre si è trattato di un argomento
internazionale attribuita
che è causa di scontri di opinioni fra gli alunni della scuola.E’ stata presentata
a tale Paese e alla mia
infatti la proposta della settimana corta. Ma è la cosa giusta?
capacità di convinciPensate a tutti coloro che abitano fuori Roma: ormai sono molti i ragazzi e le
mento, sono riuscito ad
ragazze che abitano in comuni di provincia e che, non avendo scuole vicine,
aggiudicarmi quest’anno
vengono a Roma.
il premio di Best DelegaPensate ai compiti che ci assegnano: dovremmo trovare il tempo di studiare.
te. Perciò, viva l’Ucraina!
Pensate alle attività extra-scolastiche: avremmo il tempo di studiare e
Nonostante, purtroppo,
praticare sport uscendo una o due ore dopo? Pensate solo a quanto tempo
non se la stia passando
occorre per tornare a casa. Certo, dipende da dove ognuno di noi abita, ma
molto bene ultimamendavvero sarebbe meglio la settimana corta?
te…
T.: Posso dire di aver
fatto notevoli progressi quest’anno, passando
da un Paese quasi sconosciuto come il Palau
dell’anno scorso ad un Paese tutt’altro che
Studente: “Eh scusi
sconosciuto: la SPAGNA! Mi sono dovuto dar da
prof, ho perso il filo”
fare ancora di più, data la grande responsabilità
Prof: “Perdi il filo?
che aveva la mia Nazione, ma posso affermare
Ma che te chiami
tranquillamente che mi è andata bene. Unica
Arianna?!”
pecca: non sono sinceramente così affascinato
dalla Spagna, anzi non mi interessa molto, ma in
quanto ambasciatore non mi tiro indietro davanProf: “Quindi dalla prossima
ti a niente e me la faccio piacere.
Qual è la capacità principale acquisita dopo
quest’esperienza?
M.: Ho imparato ad assumermi molte più responsabilità di quante ne avessi mai assunte
in passato, , quindi, a prendere anche decisioni
difficili con più razionalità.”
S.: Ho migliorato le mie capacità di ascolto e di
apertura mentale
G.: Ho affinato le mie capacità oratorie e ho imparato a fare discorsi di fronte ad un pubblico di
numero molto elevato.
T.: Posso dire di aver migliorato le mie capacità
oratorie, potenziando così la mia determinazione e sicurezza.
— di Giulia Pironti, IIIHL
CITAZIONI PROFESSORI E STUDENTI
1
2
3
4
volta portate il libro nuovo”
Stud: “Ma lei aveva detto
che ci avremmo messo 2
mesi a finire quello vecchio”
Prof: “Questo perché avete
un professore particolarmente capace”
Stud: “Prof, lei è
alternativo!
Prof: “No, io faccio
religione, non materia alternativa”
Stud: “He encontrado una frase de
Ghandi”
Prof: “Ah, bien,
una frase de los
gatos”
Cose che
nessuno sa
Data pubblicazione: 2011
Autore: Alessandro
D’Avenia
Genere: Drammatico,
Avventura
Casa Editrice: Mondadori
Trama
Margherita è un’adolescente di 14 anni che si appresta ad
affrontare un nuovo e spaventoso inizio: quello del liceo. Si
sente insicura e fragile come la maggior parte dei giovani.
Un giorno, scopre che suo padre non tornerà più a casa. Il
suo mondo sembra crollare ma non sa che proprio questo
doloroso avvenimento la farà maturare, trasformandola
in una donna. Ciò avviene anche grazie alla nonna Teresa,
alla simpatica compagna di banco Marta, al misterioso
Giulio e ad un giovane professore alla ricerca di se stesso.
Recensione
Dopo lo strabiliante successo di “Bianca come il latte, rossa
come il sangue”, Alessandro D’Avenia scrive questo romanzo altrettanto interessante e profondo, trattando tematiche importanti come l’adolescenza e l’insicurezza di noi
giovani. La stessa Margherita riflette pienamente lo stato
d’animo dei ragazzi nel mondo odierno, pieno di paure
nell’affrontare nuove circostanze, ma con la forza e la tenacia nell’andare avanti per raggiungere i propri obiettivi.
Nel romanzo, troviamo altri personaggi intriganti, come
la figura del professore d’italiano, che con la sua storia influenzerà parte della vicenda e alcune decisioni importanti
della protagonista. Anche gli affetti sono di grande interesse: la nonna Teresa, che con i suoi consigli aiuterà Margherita a crescere, l’amica Marta sempre disponibile e il
tenebroso Giulio, problematico ma legato a lei. Il romanzo,
pur trattando argomenti delicati, risulta comunque scorrevole grazie all’impostazione che l’autore usa nello scrivere la storia. In questo libro, molte persone potrebbero
riconoscersi nel personaggio di Margherita, riuscendo a
capire che dai periodi bui si può uscire anche grazie all’aiuto delle persone che ci circondano. L’esperienza poi ci
rende più forti e sicuri di noi stessi, con la consapevolezza di poter affrontare qualsiasi situazione.
— di Alessia Santomassimo, IVAL
17
RUBRICA RECENSIONI
Una posizione scomoda
Romanzo di Francesco Muzzopappa
F
abio
Francesco Muzzopappa nasce a Bari nel
è un
1976 e attualmente vive a Milano dove laragazvora come copywriter pubblicitario. Per
zo diplomato al
la categoria in cui eccelle, le pubblicità
Centro Sperimenradiofoniche, ha vinto numerosi ricotale di Cinemanoscimenti tra Cannes, Londra e New
tografia di Roma.
York, nonché una serie di premi bizzarri
Sfortunatamente,
(compresi un buono da 10.000 euro per
nonostante sia
mangiare gratis al ristorante, una forniuna giovane promessa del cinema tura completa di mobili per la casa e un
italiano, si ritrova
assegno speciale per viaggiare in tutto
a fare lo scenegil mondo). Nonostante non abbia una
giatore di film
profonda conoscenza nell’ambito cineporno riadattanmatografico (infatti in un’intervista con
do i nomi delle
Gian Paolo Grattarola afferma: “Ho sacpiù grandi producheggiato Wikipedia, anzitutto, e studiazioni cinematoto trame di film che in realtà non ho mai
grafiche. Riuscirà
visto ma che mi riprometto di vedere”)
addirittura ad
ama profondamente la lettura e per i
arrivare in lizza al
suoi romanzi prende ispirazione dai suoi
Festival del Porno
autori preferiti, quali Moore, Auslander,
di Cannes con il
film “L’importanSedaris, Wodehouse.
za di chiamarsi
Ernesto” (mettete una “v” al posto della
“m” di “chiamarsi” e avrete il titolo).
Come da cornice alla vicenda troviamo
Romina, un trans collega di Fabio, il sogno di diventare qualcuno, una madre
apprensiva, un padre supertecnologico,
una lunga lista di citazioni di film, e,
ovviamente, il mondo dell’industria del
porno.
Nonostante le sue piccole incertezze ddovute alla
sua prima esperienza nel mondo della narrativa,
Muzzopappa sa come muoversi e produrre opere di
questo tipo gli riesce discretamente bene.
Raul Montanari scrive: “La maggior parte dei cosiddetti libri umoristici fanno sorridere, al massimo.
Hanno l’ironia, non la vera comicità. Leggendo Una
Posizione Scomoda ogni tanto scoppiavo a ridere
irresistibilmente, di pancia.”
È un libro che si legge in un pomeriggio grazie alla
scrittura semplice ma efficace. Non bisogna cercare
in esso i dogmi vitali, si deve soltanto seguire la storia e ridere, ridere tanto.
— di Michela Sabani, IVGL
18
RUBRICA STORICA
Battaglia di
Lipsia
16-19 Ottobre 1813
C
onosciuta anche come
“La battaglia delle
nazioni” per il numero
di forze impiegate, fu una delle
poche, ma decisive, sconfitte
che subì Napoleone Bonaparte
durante il suo regno. Fu il più
grande scontro mai combattuto in Europa prima della Prima
Guerra Mondiale: in totale si
fronteggiarono più di mezzo
milione di soldati e le perdite
per ambo gli schieramenti
furono impressionanti.
Ma come si arrivò a Lipsia?
Dopo la disastrosa campagna
di Russia del 1812, Napoleone
constatò che solo un quinto
della Grande Armée era sopravissuto, che la penisola iberica
era stata liberata dagli Inglesi
e che le altre potenze europee
erano intenzionate a sconfiggerlo definitivamente.
Gli Alleati, riuniti nella Sesta
Coalizione, decisero di evitare
lo scontro diretto con Napoleone e di circondarlo presso la
città di Lipsia, sconfiggendo se-
paratamente i suoi marescialli.
Napoleone intanto, scartata
l’idea di una ritirata, attendeva
l’attacco alleato fin dal 16 ottobre, che, escluse piccole scaramucce, si abbatté sui Francesi
nella mattina del 17. Napoleone si trovò accerchiato da ogni
parte ma, nonostante ciò, fece
in modo che l’esito della battaglia rimanesse incerto. Dopo
aver combattuto aspramente
per le intere giornate del 17
e del 18, Napoleone decise di
ritirarsi, lasciando una retroguardia a difesa delle porte di
Lipsia; tuttavia la mattina del
19 le truppe alleate sfondarono
l’esausto fronte francese ed
entrarono nella città. La ritirata francese divenne una fuga
disperata e i pochi rimasti a
difendere Lipsia si arresero.
La sconfitta fu troppo grave per
Napoleone, che in seguito dovette accettare l’esilio all’isola
d’Elba; tuttavia sarebbe tornato
e avrebbe tentato l’estrema
impresa dei Cento Giorni per
cercare di riprendere il trono.
Ma questa è un’altra storia.
— di Francesco Gazzini, IVA
Altri eventi accaduti in Ottobre
331 a.C.: Alessandro sconfigge Dario III a Gaugamela.
202 a.C.: Scipione l’Africano sconfigge Annibale a Zama.
1066: Battaglia di Hastings, morte di Aroldo II e regno di
Guglielmo il Conquistatore.
1492: Cristoforo Colombo sbarca in America.
1648: La pace di Vestfalia mette fine alla Guerra dei
Trent’anni.
19
SPORT
Lo sport ritorni
tale
S
ono ormai passati più
di 4 mesi dai fatti di Tor
di Quinto del 3 Maggio scorso,prima della finale
di Coppa Italia tra Fiorentina e
Napoli.
Inutile continuare a ripetere
all’infinito che tutto ciò non
sarebbe dovuto accadere e che
non si muore per una partita,
si dovrebbe invece cercare di
fare un’analisi più approfondita
sul motivo di quanto successo,perché non lo scopriamo di
certo il 3 maggio che l’organizzazione pubblica italiana non
è in grado di sostenere eventi
del genere, con un’ affluenza
così grande, in una città come
Roma poi, con i mille problemi
che tutti conosciamo.
Quel giorno era stato preventivato un percorso, sia per i tifosi
viola che per quelli partenopei.
Questi ultimi sarebbero dovuti
essere scortati fino allo stadio
(come i tifosi della fiorentina)
dopo essere passati per Viale
Tor di Quinto; qui sta il punto: il
3 Maggio, alle ore 17 circa,nello
spazio addetto al parcheggio
dei pullman dei tifosi non
c’erano forze dell’ordine,neanche un vigile urbano, per
cui lo Stato ha lasciato delle
persone (non solo ULTRAS,ma
anche donne e bambini) in un
posto parecchio conosciuto
come luogo di ritrovo degli
ultras romanisti.
La rivalità tra Roma e Napoli
è presente ormai da quasi
20 anni, per cui mi sembra
SPORT
impossibile poter organizzare un evento del
genere senza tenerne
conto.
Il problema però è alla
base: il tifo è malato e
molto spesso è una valvola di sfogo per criminali o delinquenti, che
nello stadio si sentono
padroni di fare ciò che
desiderano. Inutile dire
che basterebbe eliminare certi individui, dei
quali la polizia conosce
nomi e cognomi, dagli
stadi stessi; ma prima
bisognerebbe sensibilizzare tutti gli amanti
del calcio al problema,
perché di questo si tratta, e solo così si potrebbe veramente risolverlo
alla radice.
BASTA vivere una partita di calcio come una
guerra, BASTA andare
in trasferta solo per
venire alle mani, BASTA
con la discriminazione
territoriale e soprattutto
BASTA con la violenza e
i criminali negli stadi!
Già da qualche anno si
sta superando la sottile
linea bianca tra l’essere Avversari e l’essere
Nemici, due cose simili
ma per niente uguali.
Avversari sì,nemici mai.
Questa è la soluzione.
— di Mirko Torre, IVIL
RUBRICA: DILLO CON UN FIORE
Margherita
L
a margherita è una specie appartenente alla famiglia delle asteracee.
Queste piante crescono bene in un terreno arenoso e concimato in
zone soleggiate.
Le foglie della margherita vengono utilizzate per un infuso utile contro
l’insonnia e hanno anche funzione emolliente.
Dante Alighieri disse: ”Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori
ed i bambini”.
Nel linguaggio dei fiori la margherita assume molti significati positivi: la
semplicità, la modestia, ma anche l’amore fedele e la pazienza.
Una famosa tradizione vuole che la margherita venga usata per domandare “Mi ama o non mi ama?”. Le origini di questa pratica risalgono ai tempi
della regina Vittoria, quando una cameriera, chiamata Margherita, poiché
aveva il cuore infranto, decise di interpellare un fiore!
Regalare il fiore giusto vi aiuterà ad esprimere meglio un sentimento, ad
esprimerlo nel caso in cui vi manchino le parole oppure ad esprimerlo nel
caso in cui le parole non bastino.
Come disse H.W.Beecher : “I fiori hanno un’influenza misteriosa e sottile sui
sentimenti, analogamente a certe melodie musicali. Rilassano la tensione
della mente, dissolvono in un attimo la sua rigidità”.
Da sempre le persone comunicano attraverso i fiori, quindi mi rivolgo
soprattutto a voi ragazzi: attenzione quando scegliete quali fiori regalare! E
basta con le solite rose!
…E a voi, ragazze, non piacerebbe iniziare a regalare un fiore?
— di Marta Dibitonto, IVA
20
RUBRICA: CUCINA
RUBRICA: CUCINA
Salame al cioccolato
Trasferite il composto in una terrina,
aggiungete i biscotti spezzati grossolanamente e mescolate: l’impasto deve restare
solido con i pezzetti dei biscotti a vista.
2
Ingredienti
•
•
•
•
•
•
Rovesciate l’impasto su un piano e dategli
la forma del salame, mettetelo in un foglio
di carta forno, poi arrotolate e pressate
l’impasto per ottenere una forma cilindrica.
Quindi avvolgete il salame di cioccolato
nella carta stagnola e lasciatelo in frigorifero fino a quando sarà indurito: ci vogliono
almeno 3 ore, ma in una notte intera il
risultato migliora.
Passato il tempo stabilito, toglietelo dal
frigorifero, spolverizzatelo con lo zucchero
a velo e affettatelo al momento di servire.
cacao amaro (4 cucchiai)
biscotti secchi (200 g)
uova (3 tuorli)
burro (80 g)
zucchero (150 g)
zucchero a velo (100 g)
Preparazione
Fate ammorbidire il burro lasciandolo
fuori dal frigorifero almeno per un’ora. Nel
bicchiere del mixer a immersione versate lo zucchero, i tuorli d’uovo, il burro, il
cacao e frullate velocemente.
...Buon appetito!
3
1
— di Giuliano Turturro, IVAL
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RUBRICA: LE VAGAMONDO
Trani
E
ccoci nuovamente al nostro appuntamento mensile!
Spero abbiate visitato posti meravigliosi e
spero me ne parliate scrivendo
alla mail: [email protected].
Avete mai visitato Trani? Trani è una stupenda città
del nord della Puglia, a
42km da Bari.
Arrivati dopo ore di viaggio avete voglia di camminare un po’ fra la gente o
magari di fare un giro per negozi?
Andate dritti per via Aldo Moro, lì troverete bar,
gelaterie, negozi
d’abbigliamento, parrucchieri e bancomat! Oppure
affittate una bici: Trani è
una città a grandezza d’uomo e non rischierete di
essere investiti per strada
mentre vi recate verso la stupenda pista ciclabile
sul lungomare!
Magari preferite riposare sotto l’ombra di qualche
chioma trapanese? Allora
chiedete informazioni per la Villa Comunale! E’ il
giardino pubblico più grande
della città, bello e ben tenuto, che si estende su un
terrazzamento a picco sul
mare e sia di giorno sia di sera potrete godere di
una splendida vista
23
panoramica del lungomare, sotto palme, lecci,
querce, pini e vicino a fontane e
giochi per bambini, oppure visitare il grande acquario o la gabbia degli
uccelli.
Per ritornare bambini poi, non potrete perdere il
giro della Villa sul
trenino!
Chi volesse scoprire bellezze artistiche non dovrà
faticare molto: Trani
ha un porto che è tra i più belli di tutta la costa
adriatica, piacevole da
vedere, adatto a passeggiate, ed attrezzato per i
turisti poiché ricco di
pizzerie, pub e ristoranti dove mangiare le specialità pugliesi!
In prossimità del porto di Trani c’è poi la maestosa
Cattedrale, uno dei
migliori esempi di architettura romanica pugliese,
costituita da due chiese
sovrapposte: San Nicola Pellegrino e Santa Maria
della Scala.
Da vedere assolutamente anche il campanile: a
soli 5€ , e un po’ di scale,
potrete vedere un panorama mozzafiato!
Non perdetevi però anche altre città vicine come:
Bitonto e Molfetta,
facilmente raggiungibili grazie agli autobus super-economici e puntuali della
provincia di Bari!
— di Marta Dibitonto, IVA
RUBRICA: LE VAGAMONDO
La città rosa
P
etra è uno dei siti archeologici più visitati e affascinanti del mondo. E’ una
città da visitare assolutamente,
soprattutto quest’anno che ricorre
il 200esimo anniversario dalla sua
scoperta. L’antica città giordana,
fondata dai Nabatei, è rimasta infatti nell’ombra fino al 1812, quando il viaggiatore svizzero Johann
Ludwig
Burckhardt si
imbatté
in questo
straordinario capolavoro.
Nel 1985
è stata riconosciuta Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco e, nel 2007, è entrata nella
lista delle Sette meraviglie del mondo.
L’arrivo a Petra è già emozione pura. Si percorre
una stretta gola nel deserto per entrare nel Siq, il
canyon di arenaria lungo un chilometro e mezzo,
accesso segreto alla città. Camminando fra pareti
alte fino a 200 metri, si prova una sensazione
di smarrimento che sfocia nello stupore: ecco
terme, teatri, monasteri, strade colonnate, tombe
reali e sale funerarie.
Sono circa un migliaio
i monumenti conosciuti, tutti scavati nella
roccia. Il più famoso è il
Tesoro, o Khazne, un’enorme facciata scolpita
nella pietra rosa che
compare all’improvviso
alla fine delle strette
pareti del Siq, lasciando i turisti senza fiato.
Purtroppo l’interno non
è accessibile ma la stra-
ordinaria facciata ellenistica rimarrà
impressa in modo indelebile nei vostri ricordi.
L’antica tomba del re nabateo Aretas III, decorata
con figure divine e mitologiche, è il simbolo della città. Se di giorno è spettacolare, Petra diventa
un’esperienza magica all’alba o al tramonto, per
via dei colori delle sue affascinanti pareti che
sfumano dal giallo, all’arancione, al rosa, e delle
innumerevoli candele sparse qua e là. Nei dintorni, consiglio le escursioni alla tomba di Aronne e
al Barid, tempio nabateo detto anche Little Petra,
oppure a Beida, il più antico sito neolitico del
Medio Oriente, insieme a Gerico.
Senza dubbio una location così suggestiva non è
sfuggita a Steven Spielberg, che vi ha ambientato Transformers: Revenge of the Fallen e un classico del cinema senza precedenti, Indiana Jones
and the Last Crusade.
— di Chiara Innocenzi, IVA
24
DEKANTERON
I sogni
A volte sogno di saper volare.
Sarebbe bello, non credi?
Diversi posti poter visitare,
Quei che restando a casa non
vedi.
A volte di notte torno bambina.
Quella che rende tutti contenti,
Che non ha bisogno di tornare
piccina
Per sognare ad occhi aperti.
A volte sogno la vita eterna
Con una casa, marito, bambini.
Un ambiente in cui sto serena,
Dove tutti i miei cari mi sono
vicini.
A volte sogno di non aver niente,
Restando sola in una stanza
Dove il tempo scorre lentamente,
Dove si sente di qualcuno la
mancanza.
FOTO
Ma questo succede raramente.
Continuo a sognar di volare
Rimanendo giovane e fresca.
Un sogno è il posto in cui mi so
ritrovare
Ed è una cosa pazzesca.
I conti con me
stessa
Da sola sto in una stanza buia
E cerco di ricordarmi il tempo
In cui pensieri miei volavan con
il vento,
Quando sapevo sulla carta
riportar la gioia.
Potrei oltrepassare i mari e
monti,
Accendere la mia fantasia
E vivere con tanta allegria
Ma devo con me stessa fare i
conti.
Dovrei calmare la tempesta
interiore,
Accendere negli occhi quella
luce
Che verso la serenità conduce
E che mi guarirà da ogni piccolo
dolore.
Perché sto qui ancora tutta
sola?
Perché la mia rondine non vola?
Non devi essere
grande per iniziare, ma devi
iniziare per essere
grande.
Les Brown
— di Francesca Pelella, IVA
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ENIGMISTICA
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INDOVINA!
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1) E’ notte fonda. Un signore è
seduto su un letto di una camera d’albergo. E’ disperato perché
non riesce a prendere sonno. Ad
un certo punto fa una telefonata,
aspetta che l’altro risponda, non
gli dice niente, e dopo, finalmente, si addormenta. Dopo un’ora
circa quel signore si sveglia di
nuovo e fa un’altra telefonata.
Come si spiega?
2) Un uomo abita al ventesimo
piano di un grattacielo.
Al mattino esce di casa, chiama
l’ascensore al suo piano, scende
al piano terra e va a lavorare.
Al ritorno a casa, chiama l’ascensore dal piano terra ma scende
sempre al quinto piano, continuando fino al ventesimo a piedi,
ogni giorno.
L’ascensore funziona benissimo e
lui preferirebbe usarlo invece di
fare le scale.
Allora perché le fa?
Across
13
14
15
16
17
18
19
3. Scocca ogni sessanta minuti.
7.
Aria calda, soffocante.
8.
Immediatamente.
9.
Un celebre dipinto di Pablo Picasso.
12.
La voce degli ‘Smiths’.
13.
Voce bassa, cupa.
14.
Aumento progressivo dei prezzi.
15.
Frase posta al di sopra del titolo di un articolo di giornale.
19.
Il re di Troia durante la guerra narrata da
Omero.
20.
Il supereroe di Gotham City.
21.
Una città tedesca.
22.
Capitanava il ‘Nautilus’ in un noto romanzo
di Verne.
20
21
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23
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23.
Il suo vero nome era Jean - Baptiste
Poquelin.
Down
Varietà
pregiata
di fungo.
1. Varietà
pregiata
di fungo.
2.
La
capitale
del
Venezuela.4.
Vinse il Premio
2. La capitale del Venezuela.
Nobel
per
la
fisica
nel
1921.
4. Vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1921.
5. Elemento
Elemento
chimico
numero
atomico
92.
5.
chimico
concon
numero
atomico
92.
6.
Ennio famoso compositore.
6. Ennio famoso compositore.
10.
‘Birra’ a Madrid.
10.
‘Birra’
a Madrid.
11.
È imposta al condannato.
11.
È imposta
condannato.
16. Nella
‘DivinaalCommedia’
traghetta le anime dan16.
Nella
‘Divina
nate all’inferno. Commedia’ traghetta le
anime
dannatedel
all’inferno.
17. La battaglia
1527 che portò alla1571 sconfitta
17.
La
battaglia
del
1571 che portò alla sconfitta
dei Turchi.
18. Uomo
dei
Turchi.di grande bellezza.
18. Uomo di grande bellezza.
— di Francesca Polverino, IVAL
26