Bucintoro» dei re di Sardegna

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Transcript Bucintoro» dei re di Sardegna

Indice
III sessione - La conservazione e il restauro
Introduzione
Pinin Brambilla Barcilon
p.
145
p.
147
p.
159
Scheda tecnica
p.
169
Il progetto di conservazione all’interno del Corso
di Formazione per Formatori
Gianna Ferraris di Celle
p.
173
La storia conservativa del «Bucintoro» sabaudo: strumenti
per il supporto e la documentazione di un restauro
Stefania De Blasi
p.
175
Alcune note sulla storia conservativa novecentesca
Marianna Ferrero
p.
179
Le indagini scientifiche
Annamaria Giovagnoli, Paola Croveri, Anna Piccirillo, Tommaso Poli
p.
181
p.
185
La conservazione della peota:
dai primi interventi in loco del 1982 alla partenza dal laboratorio
Anna Rosa Nicola
L’indagine diagnostica sulla struttura lignea
Nicola Macchioni, Chiara Capretti, Alan Crivellaro
Le ragioni di un convegno
Stefania De Blasi
p.13
Il restauro 2011-2012
I sessione - Da Venezia a Torino
Introduzione
Carla Enrica Spantigati
p.19
Peotìne e batelòni. Note sulle maestranze addette alla cantieristica navale veneziana nel Settecento
Giovanni Caniato
p.21
Iconografia, letteratura e rilievo come conoscenza di navi
e imbarcazioni storiche. Il caso del «Bucintoro» dei Savoia
Riccardo Pergolis, Ugo Pizzarello
p.
33
L’iconografia dell’ultimo Bucintoro della Serenissima e bucintori oltre Venezia
Lina Urban
p.
47
La costruzione e il viaggio del «Bucintoro»
Luigi Griva
p.
61
I simboli di Carlo Emanuele III sulla «Peota reale». Stemmi, fiamme, bandiere
Enrico Ricchiardi
p.
71
La struttura. Materiali, stato di conservazione e confronti
con la documentazione storica
Massimo Ravera
La committenza di Vittorio Amedeo II: aspetti economici, giuridici e costruttivi
Giorgio Marinello
p.
75
Il restauro dell’apparato decorativo
Pinin Brambilla Barcilon, Gianna Ferraris di Celle
p.
189
Il «Bucintoro» dei re di Sardegna: una proposta di lettura Alessandra Castellani Torta
p.
87
Fonti e diagnostica: convergenze sul Blu di Prussia
Giuseppe Dardanello
p.
197
p.
199
II sessione - Confronti e musealizzazione
Introduzione
Elisabetta Ballaira
I grandi restauri del CCR e l’integrazione con il percorso formativo:
le tesi di laurea magistrale sul «Bucintoro» dei Savoia
Michela Palazzo
p.
97
Per il futuro del Bucintoro
Il «Bucintoro» nelle arti di corte
Carla Enrica Spantigati
p.
99
Allestire la «Peota reale» alla Reggia di Venaria
Elisabetta Ballaira
p.
205
Il «Bucintoro» nel Museo Civico di Torino
Clelia Arnaldi di Balme
p.
109
Conservare la «Peota reale» alla Reggia di Venaria
Silvia Ghisotti
p.
206
Afloat and Ashore: Prince Frederick’s barge, 1732-2012
Pieter van der Merwe
p.
123
Il Bucintoro come simbolo. Progetti e attività del Centro studi della Reggia di Venaria
Andrea Merlotti
p.
207
The Royal Barges’ collections of the Maritime Museum in Lisbon
Ana Tavares
p.
133
Appendice documentaria
p.
211
Tavole a colori
p.
239
10
11
Da Venezia a Torino
L. Urban
Fig. 3. Il Bucintoro
della duchessa di Baviera,
Enrichetta Adelaide
di Savoia nel lago
di Starnberger.
Cartolina riproducente
il dipinto del NationalMuseum di Starnberger
(collezione privata).
Fig. 4. Il Bucintoro
del procuratore Marco
Contarini nella peschiera
della sua villa a Piazzola
sul Brenta. Dal volume
di G.M. Piccioli,
L’orologio del piacere,
Piazzola 1685. Incisione
(collezione privata).
Fig. 1. Il Bucintoro del Seicento.
Incisione datata 1628 (collezione
privata).
Fig. 2. Modello del Bucintoro del
Settecento (già collezione Nani
Mocenigo).
58
59
Da Venezia a Torino
Titolo corrente
Il «Bucintoro» dei re di Sardegna:
una proposta di lettura
alessandra castellani torta
Nel 1728 Vittorio Amedeo II è pronto, dopo un lunghissimo regno, a cedere le redini del potere al
figlio Carlo Emanuele che da anni ha addestrato, sulla base delle riforme attuate, ad affrontare il difficile mestiere di re. A differenza di altri potenti che hanno celebrato i propri fasti mediante la pittura,
Vittorio Amedeo II sceglie di magnificare il proprio operato mediante la costruzione di una nave
che, per traslato da corpo fisico a concetto, è da sempre simbolo dello stato, microcosmo che riflette
l’ordine del macrocosmo poiché esiste al suo interno una compagine saldamente strutturata che ne
garantisce il funzionamento. La nave è anche mezzo idoneo a rappresentare i maggiori successi da
lui conseguiti: il titolo regio di Sardegna1 nonché il dominio sul mare, obiettivi a lungo conseguiti
disgiuntamente dai predecessori.
Nello stesso anno può essere iniziata la progettazione concettuale del Bucintoro, che nel suo insieme
è possibile leggere come propaganda dei fasti del sovrano e della sua volontà di lasciare il governo.
La programmazione complessiva deve infatti aver richiesto tempi lunghi in quanto contempla la
stesura di un progetto di natura politica e la successiva traduzione in immagine, che deve essere conclusa ed approvata prima della partenza di Juvarra per Brescia e Venezia, città in cui l’artista giunge
nel febbraio del 1729 per coordinare i lavori dell’imbarcazione. Si può escludere a priori che Vittorio
Amedeo intendesse costruire un’imbarcazione di divertimento, inteso quale puro e semplice svago.
Non è infatti consono alla sua forma mentis e all’attenzione costantemente volta ad evitare lo spreco
di denaro, sia della finanza pubblica che personale, fabbricare un’imbarcazione per un’attività che
non costituisce loisir né suo né del figlio2. Diporto reale è la caccia, che in questi anni si va sviluppando sempre più in magnificenza e funzione cerimoniale, per cui non vengono lesinate spese. Proprio
nel 1729 infatti viene avviata a tal specifico scopo la costruzione della Palazzina di Caccia juvarriana
a Stupinigi, che va ad aggiungersi allo sviluppo già avuto in tale direzione alla reggia della Venaria
Reale.
Il Bucintoro sabaudo porta la Sardegna sul Po, e non solo simbolicamente: come si vedrà, quando
innalza la bandiera di navigazione del Regno è, per legge navale, vera e propria porzione del territorio sulle acque della capitale dei territori a vario titolo posseduti nonché residenza del sovrano,
legge confermata dall’atto di cessione del territorio sardo siglato a Cagliari nel 1720, che sancisce la
consegna del regno e dell’isola a Vittorio Amedeo “una cum suis annexis, connexis et dependentibus et
eo pertinenti bus … pro se suisque heredibus et successoribus masculis”3. Al tempo stesso il Bucintoro di
Vittorio Amedeo porta Venezia sul Po, non solo in quanto preziosa opera della cantieristica navale
della Serenissima, ma per il voluto riferimento all’imbarcazione dogale ed alla cerimonia che per
Fig. 1. F. Juvarra, Arsenale
con squeri coperti, album XXX, f. 25.
© Devonshire Collection,
Chatsworth. Reproduced by
permission of Chatsworth
Settlement Trustees.
Fig. 2. F. Juvarra, Porta di accesso
all’Arsenale, con ponte e approdo,
album XXX, f. 9.
© Devonshire Collection,
Chatsworth. Reproduced by
permission of Chatsworth
Settlement Trustees.
86
1
Come è noto nel 1718-20 Vittorio Amedeo II è forzatamente costretto a scambiare la titolatura di Sardegna con quella di Sicilia conseguita con il trattato di
Utrecht nel 1713.
2
L’uscita in barca, come quella in slitta,
appare infatti attività più riservata alle
dame di corte ed ai loro accompagnatori, che non una consuetudine del sovrano. Vittorio Amedeo II è notoriamente
alieno da balli, festeggiamenti e spettacoli, che considera un inutile sperpero:
m. viale ferrero, Itinerario per le feste perdute, in c. arnaldi di balme e f. varallo
(a cura di), Feste Barocche. Cerimonie e
87
spettacoli alla corte dei Savoia tra cinque e
settecento, Torino 2009, p. 46.
I testi dei trattati sono trascritti in e.
«Universae Europae securitas».
I trattati di cessione della Sardegna a Vittorio Amedeo II di Savoia, Torino 1995.
3
mongiano,
Confronti e musealizzazione
A. Tavares
Fig. 5. The Customs’ Barge
(Lisbon, Museu de Marinha).
Fig. 3. The Small Barge
(Lisbon, Museu de Marinha).
Fig. 4. The Great Barge
(Lisbon, Museu de Marinha).
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Scheda tecnica
Scheda tecnica
Elementi mobili
Barra del timone (inv. s.n.):
altezza massima: 0,35 m, lunghezza: 3 m,
profondità massima: 0,26 m
Tiemo
Altezza della parete dal davanzale
al cornicione: 1,37 m
Timone (inv. n. 872/L 18 C): altezza massima: 2 m,
lunghezza: 1,70 m, profondità: 0,035 m
Luce interna delle aperture per i pannelli
scorrevoli e i cristalli:
altezza 0,92 x larghezza 0,78 m
Tavole lignee poligonali raffiguranti
allegorie delle Scienze e delle Arti:
altezza massima: 0,28 m,
larghezza: 0,75-0,80 m
Sedili lungo le pareti: altezza da terra: 0,50 m,
lunghezza: 3,92 m, profondità: 0,30 m
2 fregi lineari (inv. nn. 872/L 11 e 12):
altezza: 0,123 m, lunghezza: 2,8 m,
profondità: 0,04-0,055 m
n. 8 remi ognuno composto da due parti
assemblabili (inv. nn. 872/L 17 a,b,c,d,e,f,g,h):
lunghezza 5 m, larghezza massima: 0,21 m,
profondità massima: 0,07 m
2 fregi ricurvi (inv. nn. 872/L 9 e 10):
altezza del fregio: 0,143 m
altezza massima della curvatura: 0,35 m
lunghezza massima: 1, 55 m
profondità massima: 0,07 m
Asta di prua (inv. n. 872/L 03): lunghezza: 5,55 m, Ø 0,04 m
Albero maestro (inv. n. 872/L 22):
lunghezza: 10,15 m, Ø 0,175 m
Barra perpendicolare alla vela (inv. n. 872/L 04):
lunghezza: 7,9 m, Ø medio 0,06 m
Barra orizzontale alla vela (inv. n. 872/L 01):
lunghezza: 13 m, Ø al centro 0,102 m
e alle estremità 0,045 m
Pannelli scorrevoli (scuri):
altezza 0,82 x larghezza 0,63-0,67 m
Barra-asta di poppa con pomo in cima (inv. n. 872/L 05):
lunghezza: 3,7 m, Ø medio 0,05 m
Larghezza dei regoli della cornice lignea
in cui sono inseriti: 0,005 m
n. 2 bastoni lavorati (inv. nn. 872/L 16 a e 16 b):
lunghezza: 2 m, Ø al centro 0,066 e ai bordi 0,043 m
8 forcole (o scalmi) + 2 forcole aggiuntive
(inv. s.n.): altezza media: 0,92 m,
larghezza: 0,35 m, profondità massima: 0,08 m
Tavola dipinta al centro del soffitto:
lunghezza 2,44 x larghezza 0,775 m
2 ferri da gondola
(inv. nn. 872/L 19 e 20):
altezza: 0,93 m,
larghezza: 2,10 m
profondità: 0,025 m
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Nella pagina a fianco.
Tav. c. Vista da prua dopo
il restauro nella sede espositiva
all’interno della Scuderia juvarriana
della Reggia di Venaria.
Tav. ci. Vista da poppa prima
del montaggio del timone.
Nella pagina che segue.
Tav. cii. Vista laterale del tiemo dopo
il restauro.
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