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GENTE DI PAESE
Nella “Residenza per Anziani S.Maria di Loreto Il
Sig.Francesco si trascina
stancamente nel corridoio con il cervello attraversato da pensieri, immagini, lampi alla
ricerca di qualcosa che non saprebbe definire. Franco, Franco dove vai? Pina,
Giuseppina Mosca è una delle “infermiere, badanti, assistenti” che operano nella
struttura, lo cinge dolcemente per le spalle e gli spiega che lo deve accompagnare dal
Dottore per la solita visita di controllo Il Dottore, Michele Notario il medico
“condotto” del paese che aggiunge ai Suoi normali compiti di assistenza, l’impegno di
un presidio presso la struttura quale servizio integrante delle attività offerte agli ospiti.
La struttura è una conquista della comunità che guidata dal sindaco Antonio Monaco
ha appoggiato l’imprenditore Ermanno D’Andrea e partecipato con un azionariato
popolare al finanziamento dell’opera. Michele visita il paziente con gesti veloci ed
esperti gli rivolge le solite domande di routine,sostituisce un farmaco con un alto un po’
più blando ma che ritiene abbia la stessa influenza su quel povero cervello ormai
sommerso dalla demenza senile ed al termine lo affida a Pasquale Paglione, una delle
pietre miliari, il factotum dei lavoratori della casa, l’animatore con una battuta per
tutti,sempre con un sorriso o una carezza per gli ospiti. Pasquale lo accompagna verso il
salone dove si trovano la quasi totalità dei degenti. Due figure femminili si avvicinano
zia Ida (l’ha sempre chiamata zia!!) con la figlia Angelica. Ida Catalano moglie di
Salvatore Di Lullo era la più affezionata, più legata e vicina alla moglie di Franco, Sua
nipote, ed ancora non sa darsi pace della Sua scomparsa. Angelica la figlia è forse la più
conosciuta della dinastia .Ha sposato giovanissima il sarto Sebastiano Di Rienzo che si
rileverà munito di grande talento tanto da operare nelle più importanti sartorie ed atelier
di grande moda, ancora oggi impegnato ad organizzare eventi e sfilate. Zia Ida si sincera
delle condizioni del nipote acquisito e poco dopo si allontana con la figlia. Franco si
avvicina e siede di fianco al Suo compagno di stanza Giovanni Borriello, i due si
“intuiscono” ed a modo loro si rispettano, scambiano a volte qualche frase ma sempre
persi nei loro sogni. Il Sig. Borriello tenta sistematicamente di scappare di tornare a
casa,la Sua casa che probabilmente nemmeno ritroverebbe ma che cerca disperatamente.
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Franco invece chiama urla come può urlare un vecchio di 85anni, il nome di Vincenza la
moglie,” ENZA ENZA” diminutivo di Vincenza Di Lullo scomparsa da pochi mesi..
Liliana Di Rienzo un altro angelo della struttura si avvicina e cerca di tranquillizzarlo.
“stai calmo Franco è uscita è andata a comprare fra poco torna” è la solita gentile bugia
che gli dicono tutte le volte che la cerca, cioè almeno ogni mezz’ora. La malattia gli ha
annullato il presente, non percepisce il quotidiano, dimentica quello che ha appena fatto
o detto, ma non quella figura femminile sempre presente al Suo fianco da quasi 60anni
di vita comune. Un matrimonio di altri tempi si direbbe oggi. Franco si avvicina ad una
finestra, guarda il cielo grigio da dove, come per magia migliaia di fiocchi bianchi
scendono volteggiando, nevica, nevica, e i ricordi lontani, chissà perché riaffiorano,non
sono cancellati sono indelebili. Ricorda ancora la prima volta che arrivò a Capracotta.
Aveva conosciuto Vincenza per corrispondenza, allora si usava molto,una vicina di
casa, la Sua casa natale a San Nicola la Strada un paesino alle porte di Caserta, aveva il
nominativo di una brava ragazza di montagna in età da marito ed gli aveva mostrato una
foto di Lei. Franco era rimasto affascinato da quel volto con una fluente chioma di
capelli neri ondulati, ed un sorriso caldo e luminoso. Lui si era arruolato nella Guardia
Di Finanza a 16anni e non aveva avuto modo di conoscere molte ragazze (come se fosse
semplice all’epoca!!) ma quel volto lo faceva sognare ed aveva iniziato una fitta ed
appassionata corrispondenza. Dopo un anno erano “fidanzati” e Lui si accinse a
presentarsi ai genitori dell’amata per il fidanzamento ufficiale e per chiederla in sposa.
Era il lontano 1951 ed i mezzi di trasporto non erano certamente paragonabili a quelli
attuali. Con il treno dopo due o tre cambi arriva alla stazione di S.Pietro Avellana da
dove gli hanno spiegato deve prendere la corriera per il paese. E’ Ottobre fa freddo e
c’è un pò di neve. Per un casertano la neve è un evento e Lui si guarda intorno stupito.
Un vocione lo fa sobbalzare, è Onorato Di Lullo (altra branchia della famiglia)
l’autista che tutti i giorni percorre la stessa strada per due o tre volte caricando i pochi o
tanti viaggiatori in arrivo o in partenza,che lo apostrofa e con un accento strano gli dice
che se deve andare al paese deve salire in fretta che è in partenza. La corriera dipinta di
verde si inerpica per la statale che sale,curva dopo curva con la neve sempre più alta.
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Franco è bianco come un cencio, no non per paura, in fondo ha partecipato anche alla
guerra,ma perché non sopporta le curve e la puzza di nafta che fuoriesce dal motore
tirato al massimo della vecchia corriera. Onorato lo guarda nello specchietto e memore
di altre esperienze simili tira fuori un bel limone e glielo porge.”Succhialo,succhialo
piano vedrai che ti aiuta” Nel frattempo la strada diventa stretta, la neve ormai è una
massa enorme e altissima non si passa. Franco non ha mai visto in vita sua tanta neve
messa insieme. L’autista invece è calmo e tranquillo, ma come fa a non preoccuparsi?
Strano! Improvvisamente un tuono, un rumore assordante ed un filo di fumo grigio
compare dall’altra parte della massa di neve, al quale muove come un onda del mare o
come la sabbia di una duna del deserto ed ecco comparire un trattore enorme,
gigantesco con due lame di ferro a mo di denti appiccicate sul davanti sembra un
enorme squalo! E’ il famoso “spazzaneve” dono dei Capracottesi emigrati in America e
giunto in paese solo l’anno precedente dopo un lungo e avventuroso viaggio. L’autista
manovra il macchinario come se fosse un auto di piccola cilindrata ed in breve la strada
è nuovamente libera. Finalmente la corriera arriva in paese, ora a quest’altezza è una
bellissima giornata, il cielo è blu, un blu smeraldo, il panorama mozzafiato, l’aria tersa
e fredda. Mentre si guarda intorno, un suono di corno attira la sua attenzione. “Udite,
udite domani mattina ci sarà il mercato a S.Giovanni” Chi grida quelle informazioni è
Vincenzone cioè Vincenzo Evangelista di professione falegname ma anche una specie
di messo comunale che informa la popolazione degli “eventi” della settimana che si
svolgeranno in paese o quelli vicini, quale sistema migliore? Ad attendere il promesso
c’è solo una piccola parte della famiglia ma sembrano tantissimi, il padre della ragazza
Giovanni con due dei Suoi fratelli Michele e Giuseppe tutti avvolti in strani cappotti,i
famosi cappotti a “rota”, le relative mogli Giuseppina Ida ed Elena Catalano guarda
caso tre sorelle di una famiglia sempre paesana ed i relativi figli. Il cognome si dice
arriva dalla Spagna esattamente dalla Catalogna da dove emigrarono in Campania da
dove, a causa di persecuzioni religiose, si spostarono nell’Alto Molise. Ma Lui ha occhi
solo per Lei, gli pare molto più bella che in foto e se prima aveva ancora dei remoti
dubbi questi svaniscono come la neve al sole. Enza è in compagnia di sua cugina Lucia
Di Rienzo che sposerà poi Vincenzo Di Lorenzo, il fato porterà le due amiche a vivere
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insieme da vicine a Torino negli anni della prima maturità. Lucia sarà la sorella a cui
confessarsi, con cui condividere gli affanni e le gioie della nuova vita, ed in seguito
trascorrere le estati nel paese natio. Lo portano a casa dove sul fuoco del camino nel
“cutture” bolle allegramente un’abbonante pasta e fagioli preparata da mamma
Giuseppina. Nella casa ricostruita, come quasi tutto il paese dopo la distruzione della
Guerra vivono due dei fratelli, Giovanni e Michele ed infatti Vincenza è cresciuta con i
cugini Vittorio ed Antonio, con i quali continuerà a dividere la casa per tutta la vita, e
con l’ultima arrivata Maria. La famiglia Di Lullo, come quasi tutte le famiglie del
paese viene identificata con un soprannome, per tutti sono i “muscune” forse perché
essendo in tanti quando si presentano sembrano uno sciame, o forse perché il vociare
tutti insieme sembrava un ronzio o forse..chissà. Sono sette fratelli e una sorella
Enerina, mancano Salvatore che emigrerà in Germania, Raffaele che vivrà a San
Severo. Pasquale il primogenito è mancato da qualche anno. Dalla progenie la famiglia
conterà fino ad oggi ben 176 individui. Sono uomini duri, avezzi alle fatiche del lavoro
pesante, sono soprattutto “carbonai” e per questa attività spesso lontani da casa per
settimane o mesi. I “grandi” sono anche partiti come soldati per partecipare al grande
conflitto,Giovanni Salvatore e Giuseppe sono stati prigionieri per alcuni anni ed in paesi
diversi, provando oltre ai maltrattamenti e le privazioni materiali, la fame, la vera fame.
Giovanni racconterà al suo primo nipote “quando trovavo le bucce di patane nella
spazzatura dei Tedeschi mi sembrava un dono dl cielo e piangendo me le divoravo”.
Non sono tanto ciarlieri i fratelli e Giovanni forse più di tutti ma bastano gli sguardi per
capirsi. E quel giovanotto venuto per portarsi via la Sua unica figlia forse gli sta
antipatico, ma nota che la fanciulla è felice non l’ha mai vista così radiosa e poi il
forestiero è una Guardia Di Finanza, ha la divisa dello stato uno stipendio sicuro come
puoi resistere? Le donne della famiglia subissano di domande il promesso, non gli
danno nemmeno il tempo di rispondere e Lui molte volte non capisce nemmeno quel
dialetto misto a qualche parola di italiano. Soprattutto Michela Sozio la futura moglie di
Adamo il fratello giovane Lui è cantoniere sempre in giro a riparare strade e preparare
sentieri, Lei è donna gentile pronta sempre a sacrificarsi per gli altri, e sempre con il
sorriso sulle labbra. Da buon militare Franco deve accorciare di qualche centimetro la
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lunghezza dei capelli per rimanere nella misura di ordinanza. Lo accompagnano alla
“bottega” un piccolo ma dignitoso e pulito locale dove opera da “barbiere” Vincenzino
Catalano, il fratello maschio della famiglia, ammalatosi da bambino di “nanismo” e
pertanto mai cresciuto nel fisico ma anche Lui dotato di umanità e calore, oltre che di
capacità che lo porteranno a diventare infermiere nella maturità. Certo il taglio non è da
concorso ma per paesani va più che bene. La licenza sta per scadere, Franco deve
ripartire, ma ecco che… “Nonno, nonno” il richiamo lo riporta per un momento al
presente, sono i nipoti Daniele e Riccardo il primo Daniele impegnato per lavoro
ritorna saltuariamente alla casa dei nonni, Riki invece il diminutivo utilizzato da tutti è
legatissimo al paese dove ha trascorso tutte le estati dell’infanzia e che continua a
frequentare non appena ha possibilità di “scendere” dalla Sua Torino e riconosciuto da
tutti per la sua folta e vistosa capigliatura.
Franco è tornato con la mente ai suoi ricordi, si vede di nuovo in procinto di salire sulla
corriera ma ora davanti a Lui ci sono proprio tutti, i figli, i nipoti, tutta la famiglia,
vecchi e giovani, quelli ancora presenti e i tanti passati a miglior vita e davanti a tutti c’è
Lei che gli sorride con uno sguardo dolce. “Vieni nonno ti accompagno in camera..” gli
dice il nipote, Franco gli sorride ed a braccetto del giovane si incammina verso la Sua
stanza per l’ultima volta..
PROLOGO
Questo breve e romanzato racconto vuole essere un omaggio soprattutto ai miei genitori
ed alla famiglia a cui mi onoro di appartenere anche se con un cognome diverso, ma
spero possa essere un omaggio per tutte le famiglie di questo paese che magari si
riconosceranno nelle esperienze e nei ricordi. Mi perdoneranno i miei parenti ma non
potevo inserire i nome di tutti. Ho scelto le nostre origini. Mia madre Vincenza Di Lullo
è deceduta nell’ospedale di Agnone il 16 Luglio 2009, era, come tutti gli Anni della sua
vita durante il periodo estivo nella Sua casa natale di Capracotta. Mio padre Grillo
Francesco si è spento 6 mesi più tardi il 27 Gennaio 2010 nella Residenza per Anziani
S.Maria di Loreto di Capracotta.
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