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Del 14 Aprile 2014
Estratto da pag. 14
Legacoop Una poltrona per due (campanili)
Per sostituire Poletti le centrali hanno scelto Mario Lusetti. Ma senza l’ok dell’ala bolognese, che voleva
Calzolari (Granarolo). Così ora... Il primo compito del neo presidente della Legacoop sarà quello di rimettere
insieme i cocci del movimento solidale. L’investitura di Mauro Lusetti nella carica lasciata vacante da
Giuliano Poletti avverrà nel direttivo nazionale del 22 aprile, ma di fatto è già stata decisa nell’ultimo direttivo
della Lega emiliana, azionista di maggioranza dell’organizzazione, e non senza difficoltà.
Il nocciolo duro della centrale, quello delle grandi catene del largo consumo e dell’Unipol, si è spaccato per la
prima volta al suo interno: reggiani e modenesi da un parte e bolognesi dall’altra. I primi hanno votato per
Lusetti, i secondi hanno manifestato il loro dissenso uscendo dalla riunione al momento del voto.
Riti Il rituale vuole che i numeri uno e due della Legacoop arrivino dalle regioni, storicamente rosse, dove la
cooperazione è nata e prospera: Emilia e Toscana.
In Emilia ha sede il 50% delle imprese solidali italiane e la maggioranza di quei 70 miliardi di ricavi che il
movimento genera (13 miliardi di euro arrivano dalle insegne della grande distribuzione concentrate in Emilia
e Toscana, 9 miliardi derivano dal settore agroalimentare, una decina dal settore produzione e lavoro e più di
20 miliardi dal settore assicurazioni e finanza).
Se in questi anni la trazione del movimento è stata bolognese è perché sotto le due torri c’è il tesoro delle
coop: Unipol e il suo maggiore azionista, quella coop Adriatica da cui provengono il presidente della
compagnia Pierluigi Stefanini e il numero uno di Finsoe, Adriano Turrini.
Ma tra Modena e Reggio ci sono realtà altrettanto importanti per il movimento che hanno trovato una saldatura
di interessi: coop Nordest guidata da Paolo Cattabiani; coop Estense guidata dallo storico presidente 68enne
Mario Zucchelli (che ha appena preso una multa Antitrust per aver ostacolato Esselunga); Gsi-Gruppo
salumifici italiani, leader in Italia nel suo settore; e la nuova banca d’affari cooperare spa che si è sostituita alla
vecchia Unipol Banca come istituto di riferimento per le operazioni corporate delle cooperative. cooperare spa
è partecipata anche da alcune banche locali ed è il terzo azionista di Unipol-Finsoe con l’8,4%.
Manager I bolognesi avrebbero voluto come presidente nazionale il numero uno di Granarolo, Giampiero
Calzolari, ma la regola vuole che chi guida la centrale lasci gli incarichi manageriali per impegnarsi a tempo
pieno e Calzolari non ha voluto abbandonare il gruppo del latte. Il suo passo indietro ha dato il via a un
dibattito interno spinoso, perché è la prima volta che il candidato alla presidenza viene proposto senza il placet
dell’ala bolognese. Al di la delle schermaglie di campanile, Lusetti sarà un presidente anomalo nella storia
della Legacoop anche per la sua formazione. A differenza dei suoi predecessori Lamberto Turci, Gianfranco
Pasquini, Ivano Barbierini e Gianfranco Poletti, il manager 60enne non ha alle spalle un percorso politico nel
Pci, nè militanza sindacale. Non arriva dalla classica cooperazione rossa nata nel dopoguerra, ma da quella
nata negli anni ‘60 dei «bottegai», i titolari dei negozi. È cresciuto professionalmente in Conad fino a diventare
amministratore delegato di Nordiconad, una delle otto grandi cooperative associate al consorzio e che fattura
da sola oltre 1,5 miliardi. Consumi La differenza tra le imprese dei consumatori e quelle dei titolari si è vista
nelle diverse strategie industriali adottate in questi anni di gelata dei consumi.
Mentre le coop impegnavano parte delle loro risorse nel finanziare la scalata di Unipol a FonSai, Conad
comparava centinaia di punti vendita col risultato di accrescere molto le sue quote di mercato.
Lusetti ha accompagnato lo sviluppo della catena, guadagnandosi la stima di tutti, ma resta da vedere se
riuscirà a trasferire la sua esperienza nella gestione di un organo complesso come la Lega che, tra l’altro, il
prossimo anno si appresta ad affrontare il suo 41esimo congresso. «Sono felice di essere il candidato della mia
regione – ha commentato con prudenza - se però sarò il presidente nazionale si vedrà a Roma».Il neopresidente si troverà sul tavolo il dossier annoso dell’armonizzazione tra gli interessi delle grandi imprese, che
chiedono una rappresentanza politica forte che ne accompagni il rafforzamento e l’internazionalizzazione, e
quelli delle piccole, che chiedono più tutele. Non più tardi dello scorso anno il settore del consumo ha deciso
che l’autonomia di ciascuna impresa sul suo territorio era da preferire alla centralizzazione di funzioni e
strategie, ma resta d’attualità la fusione tra le catene del distretto adriatico per dare vita a un colosso dei
supermercati. La scommessa del neopresidente di Legacoop, che assumerà anche la guida dell’Aci (l’alleanza
che riunisce tutte le centrali cooperative), è quella di rottamare una volta per tutte il sogno di una confindustria
del Pd. @rscaglia1