Transcript Star Wars

Chi ha detto che le
grandi epopee
appartengono solo al
passato? La più
imponente e famosa
opera cinematografica
moderna, l’esalogia di
Guerre stellari, che ha
appassionato e
appassiona ancora
oggi milioni di fans in
tutto il mondo, è un
ottimo esemplare di
saga moderna dove
poter ritrovare alcuni
topoi delle tragedie
classiche, gli eterni
temi che da sempre
interrogano gli
uomini: la lotta tra
bene e male, il
dramma della scelta e
del destino, della
morte e della vita
eterna, dell’amore e
della legge insieme a
questioni più recenti
come il rapporto tra
natura e tecnologia.
Ma c’è di più;
un’epopea moderna…
la prima parte della
trilogia offre
interessantissimi
spunti per
comprendere
alcune dinamiche
politiche che
possono essere
esemplificative non
solo per la
comprensione delle
strutture statuali
che si studiano nel
biennio ma anche
dei recenti
fenomeni dei
regimi totalitari del
‘900.
In definitiva la sfida
che propone la
mostra è quella di
scop
scoprire il valore di
un’o
’opera destinata
d
un’opera
normalmente
al
normal
no
puro
intrat
attenime
intrattenimento
ma
che,
e, a ben vedere,
mostra ricca di
si m
mostr
spunti di
rifles
ession e che
riflessione…
la forza
for
orza sia con voi.
Così, nel 1977,
cominciava la più
fortunata saga
cinematografica di tutti i
tempi, quella di Guerre
stellari. Proprio questo
inizio ci sembra sia la
chiave principale per
interpretare e
comprendere l’esalogia
che solo apparentemente
è di genere
fantascientifico. Questo
incipit, seguito dalla
fantasmagorica e
immortale sinfonia di
John Williams, se ci si
pensa è quasi banale,
tipico di tutte le favole
che si raccontano ai
bambini. In effetti chi
guarda e si appassiona a
Guerre stellari torna un
po’ come bambino, nel
senso evangelico. Questi
riferimenti generici allo
spaio e al tempo nei quali
si svolgono le azioni
indicano l’universalità dei
temi trattati che,
pertanto, si accordano
perfettamente ad ogni
epoca e luogo.
Tanto tempo fa, in una galassia
lontana lontana…
L’invenzione di Lucas
è stata quella di
trasformare le
ambientazioni dei
classici pur
mantenendone le
tematiche. Gli stessi
personaggi sembrano
si sforzino di non
sembrare astronauti
(si pensi al cow-boy
Ian Solo, al “saio” dei
Jedi, ai mantelli di
Dooku e Dath Vader
per non parlare dei
duelli con le spade).
Si comprende allora il
perché di un tale
successo: sono i
contenuti eterni che
interessano tutti gli
uomini, che possiamo
ritrovare nelle
tragedie greche (si
pensi al tema del
destino in Edipo o al
contrato tra legge
umana e divina
nell’Antigone) o nelle
fiabe (da Esopo ai
fratelli Grimm).
Anche la strategiaa
Allo stesso modo
osservando
le mosse
egia
ia
editoriale nella regia
del senatore Palpatine,
nel
della saga, iniziata n
tutti ne conoscono già
’77 e conclusa nel 200
2005,
005,
5,
l’alter ego che tuttavia
fa parte degli artifici
icii
è ignorato dagli stessi
retorici tipici della
personaggi. Gli episodi
tragedia o del racconto
cont
nto
o
1, 2 e 3 sono guardati
epico e utilizzati daa
da uno spettatore
Lucas; infatti la strana
rana
na
onnisciente che vede
tripletta, 4-5-6-1-2-3,
-3,
3,
realizzarsi un destino
serve perfettamente
ntee lo
dal il quale i
scopo. In fondo tutti
utti
ti
protagonisti, in
noi al vedere per la
particolar modo
prima volta Guerre
re
Anakin, tentando di
stellati – Una nuova
ova
a
sfuggirvi vi si
Speranza siamo rimasti
mast
ma
sti
abbandonano
quanto meno perplessi
rple
lessi
inconsapevoli. È questa
nello scorgere il numero
nume
mero
ro
onniscienza che
IV scorrere nei titoli
toli
determina il successo
perdendosi nello spazio
pazi
zio
o
dell’inversione, motivo
infinito: che mi sia perso
per cui l’esalogia va
gli altri tre, lo abbiamo
guardata nell’ordine di
più o meno pensato
uscita dei film e non
tutti. No, è che non
dello svolgersi della
sono ancora stati girati.
trama. Per questi motivi
Ma perché? Nel ’77
risulta geniale la coppia
esisteva già la moda del
a
droide R2-D2/C3-PO,
prequel? La risposta è
due dei cinque personaggi che compaiono in tutti i sei film; il primo rappresenta ala memoria
molto più interessante ed è propriamente l’artificio retorico che conferisce spessore e
storica degli accanimenti, il trait d’union delle due trilogie, il personaggio onnisciente che, tuttavia,
patos al prequel. L’inversione simmetrica delle due trilogie permette quell’ironia
non può parlare (i suoni che emette non sono umanamente intelligibili) mentre il secondo, il
tragica con la quale lo spettatore assiste all’evolversi rocambolesco ma inesorabile
‘protocollare’, è la controparte logorroica, fifona e pessimistica alla quale la memoria viene
degli eventi. Nel nostro caso, quando vediamo per la prima volta il biondo e altruista
Anakin Skywalker gareggiare bambino con gli sgusci in Ep. 1 tutti gli spettatori sanno cancellata proprio alla fine di Ep. 3: tutto è pronto per nuove avventure non serbando ricordo delle
peripezie passate.
già cosa diventerà, un “agente del male”.
Mi sono perso qualcosa?
a
Il problema che assilla i
pensieri del nostro eroe
è vecchio quanto l’uomo
tanto è inscritto nella sua
natura: come conservare
quello che amo? In altre
parole: c’è un modo per
sconfiggere la morte? La
domanda del
protagonista, già
presente nei confronti
della madre in Ep. 2, si
acuisce
drammaticamente in
Ep.3 quando, di fronte
alle premonizioni di
morte per il parto della
moglie, Anakin è
angosciato e deciso ad
evitare quel destino di
morte; a nulla servono le
parole di Padme, «voglio
solo il tua amore»,
perché «il mio amore
non ti salverà, solo i miei
nuovi poteri possono
farlo» (Anakin). È
l’alternativa sempre
presente nella saga:
quella di assecondare la
natura della forza, cioè
della realtà nella sua
profondità, o seguire la
voglia o la reazione
finendo per distruggere
proprio quello
Non puoi impedire che i soli tramontino
che si vorrebbe
eternare. Per Anakin
non valgono gli
insegnamenti della
madre («non puoi
impedire che i soli
sorgano») né gli
insegnamenti del
pluricentenario
maestro Yoda per cui
la morte è parte della
vita. Occorrerebbe
esercitarsi al distacco
poiché il possesso
conduce alla gelosia,
la gelosia alla
bramosia, la bramosia
all’ira e questa al lato
oscuro, cioè la
perdizione. È da
notare che il distacco
di cui fanno
professione i Jedi non
è una generica
perturbabilità, un
nirvana buddista o
l’atarassia degli stoici
ma un rispetto
profondo della realtà
per come essa è; la
formula inglese suona
meglio: let it go,
lascialo andare
(secondo la sua
natura).
Nel terzo episodio
della saga, uno dei
frutti più evidenti del
passaggio di Anakin
alle forze del male è
il progressivo e
inarrestabile
crescere del suo
egocentrismo. Anche
in Ep. 2 le premesse
erano date
chiaramente quando
Anakin racconta a
Padme di come
avesse vendicato la
madre massacrando i
Sabbipodi (comprese
donne e bambini),
mentre la colonna
sonora intona in
sottofondo le celebri
note della “marcia
della morte nera”, il
tema del male della
esalogia. Nel dialogo
seguente con Padme
Anakin confessa la
propria impotenza:
lui, capace di
riparare ogni guasto,
Io esiste!
non ha potuto
salvare la madre
da morte; segue,
allora, il proposito
terribile di non
permettere mai
più che una cosa
del genere si
verifichi
nuovamente, così
come giurato sulla
tomba della
madre. In Ep. 3
l’egocentrismo
raggiunge l’apice:
Padme è bella non
perché è
innamorata di
Anakin ma perché
quest’ultimo è
innamorato di lei,
è Anakin che
assicura alla
moglie che non
morirà, è lui che
riporta la pace nel
suo impero, è lui
l’arbitro del bene e
del male, o si è con
lui o contro di lui.
Com’è possibile che il
prescelto a portare
equilibrio nella forza, il
paladino del bene si
trasformi nel cattivo e
spietato Darth Vader?
La demoniaca
personalità di Palpatine,
dalle movenze e dagli
abiti serpentini (un
riferimento al tentatore
biblico), fa leva sui
sentimenti umanissimi e
sinceri di Anakin,
promettendo di
esaudire proprio ciò che
agli uomini è
impossibile: vincere la
morte! In Ep. 3
assistiamo ad un vero
assedio di Darth Sidious
al cuore di Anakin già in
bilico tra bene e male
(come nella terribile sua
vendetta contro i
Sabbipodi matricidi)
come evidente
nell’esecuzione di
Dooku con le due spade
laser, blu e rossa,
brandite dal giovane
jedi, simboli stressi del
bene e del male.
L’ambiguo fascino del Male
Sarà il desiderio di
salvare la mogle che
volgerà Anakin al
tentatore in cerca di
una soluzione al
problema della
morte. Bene e male,
insegna il Signore
oscuro dei Sith, sono
punti di vista; giusto è
l’utile del più forte
secondo uno sfrenato
relativismo. La
perdita del senso del
Bene rappresenta il
vero ‘perdersi’ di
Anakin (o la sua
dannazione, nella
versione italiana)
tanto che il male
diventa addirittura
metodo per
raggiungere il potere
assoluto (si ricordi la
strage dei Jedi,
bambini compresi).
Nonostante questo
bagno nel male, il
cuore di Ankin batte
per il bene, come ben
sa la morente Padme
o il giovane Luke: solo
per questo val la
pena combattere il
male!
Qualcuno ha notato un
particolare decisivo che
bene si può annoverare
tra le verità che
l’esperienza umana e il
genio artistico e
religioso rivelano: non si
può vincere il male da
soli! Tutti i tentativi di
sconfiggere i malvagi
Sith falliscono sempre
quando l’eroe che
combatte è solitario (del
resto anche la stessa
etimologia greca di
‘diavolo’ indica la
divisione). In Ep. 1 QuiGon viene abbattuto
perché separato
dall’allievo Obi-Wan il
quale, del resto, riesce
ad avere la meglio su
Darth Maul poiché
brandisce proprio la
spada del maestro. In
Ep. 2 l’impulsivo Anakin,
ignorando l’invito di
Obi-Wan a combattere
insieme, viene
atterrato da un
fortissimo Conte Dooku,
addestrato nelle arti dei
Sith.
a
Uno più uno non fa due
ma mille volte uno
Anche il venerando
Yoda, il maestro dei
maestri, il più forte
(anche dei Sith), non
riesce ad avere la
meglio su Darth
Sidious, motivo per cui
si condanna all’esilio. Il
male verrà sconfitto
definitivamente dallo
stesso Anakin ma solo
grazie alla presenza del
figlio Luke e delle sue
sofferenze che
salveranno l’eroe
tragico dall’oblio,
riscattando l’intera sua
militanza tra le file del
“lato oscuro”. A
proposito, sapete cosa
c’è scritto sulla piastra
pettorale dell’armatura
di Darth Vader? È una
profezia scritta in
caratteri ebraici che
suona più o meno così:
“le sue azioni non
saranno perdonate
finché egli non lo
meriterà”.
Per i Sith
l’Immortalità è un
prolungamento
della vita terrena
cioè continuare a
vivere in carne ed
ossa in eterno.
L’unico Sith che
riuscì ad ingannare
la morte fu, a
detta di Palpatine,
Darth Plagueis il
saggio, il quale
riusciva a fare in
modo che i midichlorian creassero
la vita impedendo
a quelli che amava
di morire.
Ironicamente il
potente Sith non
riuscì a salvare se
stesso dalla morte:
un allievo, dopo
averne carpito i
segreti, lo uccise
nel sonno.
Le vie dell’Immortalità
Per i Jedi
l’Immortalità è
una possibilità di
contatto tra
l’aldilà e il
mondo terreno:
anche se il corpo
fisico non esiste
più la coscienza
continua a vivere
sotto forma di
spirito. Il primo
Jedi a riuscire
nell’intento è
stato il maestro
Qui-Gon Jinn,
che trasmette
tutto il proprio
sapere al
maestro Yoda il
quale, a sua
volta, addestra il
maestro ObiWan Kenobi alla
conoscenza della
via
all’Immortalità.
Questa citazione di
Milosz calza
incredibilmente sui
personaggi della nostra
epopea. Anakin
Skywalker prima e il di
lui figlio Luke in seguito
subiranno entrambi
l’amputazione di una
mano: i difensori della
democrazia e della
Repubblica galattica
sono menomati da chi è
avverso ai valori
dell’uguaglianza e aspira
al potere personale. In
effetti il tema politico,
specialmente nel
prequel, risulta centrale
e articolato. Dal primo
al terzo episodio si
assiste al dispiegarsi di
una complessa e
diabolica trama
intessuta dal signore dei
Sith che, attraverso la
via stessa della
democrazia, riesce
ad ingannare tutti, Jedi compresi, e instaurare l’Impero galattico. Come è stato
possibile? La saga in Ep. 1 comincia con la tassazione delle vie commerciali decisa dal
senato della Repubblica che porta la Federazione dei mercanti ad imporre un blocco
economico ai danni di un piccolo,periferico e remoto pianeta della galassia, Naboo,
quadra caso pianeta natale di un ambizioso e zelante senatore, Palpatine. La
federazione è agli ordini di Darth Sidius/Palpatine
che ordina
l’occupazione armata
del pianeta. La Regina
di Naboo si appella al
senato ma, avendone
constata la mancanza
di autorità, consigliata
da Palpatine sfiducia il
cancelliere supremo.
La situazione di Naboo
porta voti di simpatia
che portano Palpatine
ad essere eletto nuovo
cancelliere supremo.
In Ep. 2, per far fronte
agli attacchi del Conte
Dooku, Palpatine
ottiene poteri esecutivi
speciali che lo mettono
a capo del più grande
esercito della galassia,
quello dei cloni,
preparato già da
tempo e schierato solo
ora, al momento
giusto. È in Ep. 3 che
Palpatine si rivela per
quello che è,
convincendo
Anakin di un complotto Jedi per rovesciare la Repubblica; presentatosi al senato come vittima dei
Jedi riesce a riorganizzare la Repubblica nel primo Impero galattico: tra scoscianti applausi finisce
la democrazia. Sono evidenti i riferimenti alla storia recente, per esempio all’ascesa al potere di
Hitler in Germania, da cancelliere a dittatore seguendo un iter apparentemente democratico, così
come l’aspirazione di facciata dell’ideologia totalitaria: un potere forte e autoritario è necessario
per portare la pace, anche imponendola con la forza.
Chi ama la res publica
avrà la mano mozzata
Natura VS Macchina
Altra tematica presente
nell’opera, specialmente
nei combattimenti del
prequel, è la
contrapposizione tra
natura e macchina,
naturale e artificiale.
Anche questa diade
viene piegata agli scopi
del regista, aiutando a
caratterizzare
ulteriormente i
personaggi; tanto più è
presente la macchina
tanto meno sarà
presente l’umanità. Nei
primi tre episodi questo
artificio risulta evidenti
negli scontri tra Gungan,
Wookiee, cloni da una
parte e droidi dall’altra
così come in duelli
personali come tra ObiWan e il Generale
Grievous. La progressiva
meccanizzazione di
Anakin (prima la protesi
al braccio, poi
l’armatura) segnano la
progressiva perdita di
umanità come ben
intuisce Luke,
anch’egli costretto
alla protesi al braccio.
Un discorso ad hoc è
riservato ai cloni che
rappresentano una
vita ibrida: sono
umani ma clonati,
quindi privi
dell’unicità tipica dei
viventi; questa
condizione “anfibia”
è ideale per
giustificare il loro
repentino schierarsi,
all’ordine 66, con le
forze del male.
Ancora una volta,
dunque, la
contrapposizione è
finalizzata a rendere
ancora più espliciti
bene e male e non
alla condanna della
tecnologia: del resto
due dei personaggi
più simpatici e
positivi sono proprio
droidi.
L’incursione nel
variegato e complesso
mondo di Star Wars ha
rappresentato per noi
un tentativo ironico di
confronto con un’opera
cinematografica tanto
amata quanto vasta e
ricca di sfaccettature: in
fondo ci siamo scoperti
tutti appassionati ma
nessuno esperto in
maniera esclusiva. La
lettura dell’esalogia che
ne scaturisce non vuole
dunque essere
esaustiva ma, al
contrario, offrire spunti
di riflessione ed
invogliare, perché no,
giovani e meno giovani
a rimettersi davanti allo
schermo come fosse la
prima volta, con quello
sguardo stupito e
attento da bambini
capace di cogliere il
vero in ogni
Vagliate tutto
e trattenete ciò che Vale
circostanza,
compresa quella di
svago come può
essere la visione di
film come questi.
Non sembri dunque
esagerato terminare
con la frase di S.
Paolo riportata nel
titolo come
esemplare di come
cerchiamo ogni
giorno di vivere la
cultura, un vaglio
critico della realtà
che ci troviamo
davanti, qualunque
essa sia, e che può
insegnarci qualcosa
perché
profondamente
connessa con le
eterne questioni che,
come si accennava
nell’introduzione,
urgono la vita di
ciascuno. Buona
visione e… che la
forza sia con noi!!!