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IV
VENERDÌ 11 APRILE 2014
SPECIALE OLTREADDA
il Cittadino
LA PARROCCHIA n DON ANDREA PRINA
GUIDA UNA COMUNITÀ DI CIRCA 2.500 ANIME
OGNI MESE APERITIVI
Residenti
“social”,
che crescono
anche in rete
In cammino
fianco a fianco
con gli stranieri
«Il centro di preghiera
islamico di via Po non è
un problema.
I musulmani vengono
qua a giocare a pallone»
n Una comunità interculturale,
perfettamente integrata. Campo
di Marte e Revellino, secondo il
parroco don Andrea Prina, si presenta così. Come una parrocchia
con 2.500 anime, di diverse confessioni religiose, che vivono insieme, senza distinzioni.
«Sabato battezziamo 6 bambini
figli di albanesi - spiega il sacerdote -. Un po’ di tempo fa abbiamo battezzato una famiglia intera
di albanesi. Gli stranieri vengono
in oratorio, partecipano alla catechesi, anche gli ortodossi e si integrano insieme alle altre persone. Il centro di preghiera islamico
di via Po non è un problema. I
musulmani vengono anche qui a
giocare a pallone. Al Revellino
abbiamo la chiesa parrocchiale
con l’oratorio, a Campo di Marte
la chiesetta nella quale si celebra
la Messa nei giorni feriali e poi c’è
il santuario della Madonna di
Fontana. Cerchiamo di far sentire
tutte le persone, anche quelle
straniere, parte della nostra parrocchia. Per i ragazzi è importante anche la società sportiva, la
Gso Revellino. Sfruttiamo tutti i
momenti di aggregazione per fare
comunità, a partire dalla sagra
della terza domenica di settembre dove si festeggia Santa Maria
Addolorata».
Nemmeno i quartieri di Campo di
Marte e Revellino però sono stati
risparmiati dal peggioramento
delle condizioni economiche del
Belpaese. «La crisi ha peggiorato
LA SQUADRA Il gruppo compatto dei residenti, pronti ad aiutarsi a vicenda
LA STORIA DEL QUARTIERE
DAL VILLAGGIO RURALE AL CAMPO MILITARE:
IN ESTATE FESTA PER I 60 ANNI DELLA ZONA
IL PARROCO Don Andrea Prina
le condizioni di tanti - dice il sacerdote -. Sono molti quelli che
vengono in parrocchia, al Revellino, a chiedere aiuto, italiani e
stranieri insieme. La nostra Caritas parrocchiale è molto attiva.
Ogni mese distribuiamo 40 pacchi alimentari alle persone in difficoltà. Per quanto riguarda i vestiti e le altre necessità, invece,
indirizziamo le persone al centro
di accoglienza di via San Giacomo. In via Libero Grassi, a Campo
di Marte, ci sono delle case popolari, ma le persone che si rivolgono alla parrocchia per chiedere
un sostegno sono disseminate un
po’ dappertutto, nel nostro quartiere. Per il resto - aggiunge don
Prina - qui, tra Campo di Marte e
Revellino, si sta bene. L’unico
problema, come già evidenziato
in passato, è quello della condizione degradata della scuola materna di Campo di Marte e della
scuola elementare di Riolo: sono
necessari interventi».
n Campo di Marte festeggia i suoi primi 60 anni. Per ricordare storie e tradizioni dell’Oltreadda, i residenti stanno organizzando una grande festa. L’appuntamento è all’inizio dell’estate, per ricostruire lo sviluppo di una zona alle
porte della città. Gli organizzatori dell’evento sono Carlo Bajoni, Antonella
Rossi, Cristina Viano e Marta Raimondi, che insieme ad altri residenti vorrebbero custodire e far conoscere il quartiere che fu. Venne costruito nel dopoguerra per dare delle case agli ex operatori agricoli di Borgo e Maddalena.
All’inizio aveva preso nome di villaggio rurale, poi era diventato Campo di
Marte perché un campo intero era stato utilizzato per le esercitazioni militari.
«Ricordo che quando mi sono trasferito, alla sera veniva ancora suonato il
silenzio per segnare il termine delle operazioni marziali – dice Bajoni –, in una
parte del terreno si notano ancora le recinzioni protette, che risalgono a quel
periodo della nostra storia».
Una memoria che è stata conservata anche da Lorenzo Bongiorni, impegnato
nella cura della struttura parrocchiale. Il volontario, a Campo di Marte, ha
trascorso tutta la sua vita e diversi anni fa aveva organizzato un’imponente
mostra fotografica. Tra gli scatti c’è traccia infine dell’evento che ha segnato
la cronaca : nel 2002 la grande alluvione, con vie e campi pieni di acqua per
l’esondazione del fiume Adda.
n Una famiglia allargata. Come
nei paesi di una volta. Con le case
che profumano di fiori e gli orti coltivati di fresco. Campo di Marte è
così. E questo grazie ai suoi residenti, quelli che abitano qui da generazioni e quelli appena arrivati.
Grazie alla loro voglia di stare insieme e vivere meglio, in un ambiente
sereno e solidale. Gli abitanti del
quartiere costruito sull’argine del
fiume, hanno rinnovato solo gli
strumenti di comunicazione. Oltre
che presentarsi ai vicini suonando
il campanello e stringendo la mano,
infatti, hanno aperto un profilo su
Facebook che si chiama così: “Residenti in Campo di Marte e OltreAdda - Lodi Social street”.
«L’idea, buttata lì per caso - spiegano Carlo Bajoni, Cristina Viano e
Marta Raimondi - ha riscosso un
entusiasmo imprevisto. Non siamo
nati per essere contro qualcuno, ma
per risolvere insieme i problemi.
Dialogando si migliora il quartiere.
Il nostro gruppo ha origine dall’esperienza del Social street sorto a
Bologna, in via Fondazza, dove è
nato De Chirico. Dopo Bologna sono
stati istituiti 500 Social street in tutta Italia e tra questi ci siamo anche
noi. L’idea è di sviluppare i valori
del buon vicinato. Ogni 15 giorni
organizziamo un aperitivo “social”,
per confrontarci e stare insieme.
Vorremmo che fosse un appuntamento sempre più partecipato. Il
nostro profilo, in un mese, ha ottenuto più di 3mila visualizzazioni. La
gente partecipa. Non abbiamo un
presidente, siamo tutti sullo stesso
piano». I cittadini hanno stampato
anche una cartolina con l’immagine di via Antonio Scotti così com’era 60 anni fa, quando è nato il
quartiere. Oltre ad usarla come foto
sul profilo di Facebook, l’hanno
diffusa nelle case, con un mega
francobollo che riporta le finalità
del gruppo e i prossimi appuntamenti. «Il nostro motto - dice Antonella Rossi - è chiaro: “Insieme si
può. La fiducia nei momenti difficili
nasce dalla condivisione, camminiamo insieme per un luogo migliore”». I residenti, questa settimana, si sono rimboccati le maniche e insieme hanno tagliato l’erba
in un’ aiuola abbandonata. «Abbiamo anche costituito un gruppo dei
residenti su WhatsApp - spiegano
-. Quando vediamo venditori o
gente estranea in giro ci mandiamo
un messaggio. Adesso, poi, abbiamo chiesto una sede nelle vecchie
case di via Campo di Marte». Sulla
facciata campeggia ancora la scritta
“Cooperativa di consumo. Spaccio
n.2”. Dentro c’erano dei negozi, ma
è abbandonato da tempo e i residenti sarebbero disposti a ristrutturalo e a farlo diventare luogo d’incontro della comunità».
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