proposta percorso ambientale - archeologico

Download Report

Transcript proposta percorso ambientale - archeologico

IL TERRITORIO DI SONCINO
PERCORSO
AMBIENTALE – ARCHEOLOGICO
i bici – i aut – i pu
i
(c
guida)
I paesaggi
Arche
gi v
tari di Aquaria
Visitat ri a
Gruppo Archeologico Aquaria
Via Fiorano 19 -26029 – GALLIGNANO (CR)
Tel. 0374-860950 E.mail [email protected]
use
Il percorso ambientale-archeologico nel territorio di Soncino
Poiché l’acqua delle risorgive fu
certamente il motivo principale della
scelta di questo territorio per gli antichi
insediamenti si inizierà il percorso dalle
Fontane Sante.
Il Territorio
di Soncino
e le scoperte
archeologiche
I numerosi visitatori della rocca stanno sempre
più apprezzando la presenza del Museo
Archeologico
ed
ascoltano
volentieri
le
spiegazioni delle guide.
Fa loro grande meraviglia sapere che tutti i
reperti esposti sono stati trovati in un piccolo
territorio al quale non si darebbe alcuna
importanza archeologica.
Per meglio far comprendere il legame tra i reperti
esposti nel Museo ed il territorio nel quale sono
stati rinvenuti, al turista che giunge a Soncino ed
è anche interessato a conoscere le antiche origini
del Borgo, il Gruppo Archeologico intende
Le fontane sante
A poca distanza da questa risorgiva,
lungo questo bordo dell’antico lago, nel
1963 vennero rinvenute alcune se
sepolture con il corredo delle armi
celtiche ora esposte nel Museo.
Percorrendo verso Nord l’antica strada
che un tempo univa Soncino con
Cremona si passa davanti alla magnifica
chiesa di Santa Maria della Grazie e si
scende man mano fino al Lazzaretto ed al
Borgo Sotto.
proporre un particolare itinerario che illustra
l’ambiente nel quale si è sviluppata l’antica
AQUARIA.
La cartina di copertina mostra un percorso di
pochi chilometri che può garantire una sommaria
conoscenza dei luoghi più significativi del
territorio soncinese sia dal punto di vista
ambientale che archeologico.
Panorama di Soncino da Santa Maria.
Chi fosse interessato ad avere un
accompagnatore, potrà rivolgersi al
Gruppo Archeologico Aquaria oppure alla
Pro Loco di Soncino.
Si passa proprio sotto la rocca con una
magnifica vista della torre cilindrica e dei
mulini: Proseguendo, si costeggia la
cerchia muraria fino al bastione Est detto
del guado.
Si imbocca a sud la Via Gazzuoli e, dopo
poche centinaia di metri, si gira a destra
sulla traversa della Cascina Mosetta per
ammirare il più bel panorama del Borgo
di Soncino.
Giunti alla Via Prevosta, si gira a sinistra
per percorrere questa strada al centro
delle “lame e dei mosi” (le antiche
paludi formate dalle esondazioni del
fiume Oglio che scorre poco lontano.
Più avanti si incontra lo sperone di
un’antica ansa del fiume con una
inconsueta montagnola di ghiaia sulla
quale sorge la cascina Dosso Stalluzzo.
partendo dal lago di Garda, giunge fino a
Soncino.
Il valore geomorfologico del Pianalto ha
stimolato gli Enti pubblici a porre
numerosi vincoli per la conservazione di
questa strana collinetta e del suo habitat.
Il dislivello viene ben evidenziato
quando si giunge alla discesa della strada
presso la Cascina Motta.
La discesa dal Pianalto alla Cascina Motta.
La montagnola del Dosso.
Proseguendo sul bordo dell’antica
palude si giunge alla Frazione di
Villacampagna.
Si percorrono una cinquantina di metri
sulla provinciale in direzione Nord e si
imbocca sulla sinistra la Via Beata
Cerioli e ci si dirige verso Ticengo dove
si incominciano a vedere significativi
dislivelli nei piani di campagna.
In imbocca la statale e si gira a sinistra.
Percorse poche centinaia di metri in
direzione di Crema, si prende sulla destra
una stradina che si dirige verso nord,
fiancheggiando i cascinali posti a
margine della zona sopraelevata del
Pianalto della Melotta.
Questa strana altura in mezzo al pianura
padana ha avuto la sua origine dai
sommovimenti della faglia terrestre che,
La parte più elevata di questa collinetta,
non bagnata dalle acque delle risorgive,
fu per secoli solamente un bosco.
Le coltivazioni agricole divennero
redditizie solo quando la realizzazione di
una grande ruota (è rimasto solo un
rudere ed il nome del cascinale più
vicino) portò in alto l’acqua della
Naviglio, per rendere irrigabili anche i
campi del Pianalto.
Sui bordi più bassi si sviluppò invece la
coltivazione del riso poiché il fondo
compatto manteneva in superficie
l’acqua delle risorgive.
Ma fin dall’antichità l’uomo cercò di
sfruttare proprio l’argilla che i
sommovimenti della crosta terrestre,
aveva portato in superficie.
Infatti, in tutto il Pianalto, appena sotto il
piano di campagna, vi è un alto strato di
ottima terra creta che ha da sempre
favorito la nascita di fornaci.
Anche al giorno d’oggi è tuttora presente
la moderna Fornace Danesi. Infatti,
discesi dal Pianalto e ritornati nel
territorio del Comune di Soncino, si
giunge sulla provinciale della Melotta e,
girando a sinistra verso Nord si può
vedere sulla destra il grande complesso
produttivo che tuttora utilizza l’argilla
del Pianalto.
Anche qui, al bordo Nord-Est del
Pianalto, il nome stesso dei campi
(Fornasotto) indicava l’esistenza nei
tempi passati di fornaci per la
lavorazione dell’argilla.
Inoltre la gran quantità di grossi
frammenti di manufatti di cotto sparsi in
superficie e la presenza di svariati bolli di
fabbrica trovati negli ultimi decenni
hanno testimoniato che la lavorazione
dell’argilla era stata particolarmente
importante ed attiva per secoli.
Veduta aerea della Fornace Danesi.
Percorse poche centinaia di metri sulla
provinciale, appena dopo la risalita, si
imbocca sulla destra una stradina che
riprende il percorso rettilineo da Ticengo.
La fabbrica di calcestruzzo che appare
sulla destra ha da pochi decenni sostituito
una antica fornace attiva fino agli anni 60
del secolo scorso.
Poco dopo, sulla sinistra si vede il rudere
della antica Cascina Bindina e si
prosegue diritti, lasciando sulla destra la
comunale che porta alla cascina Costa e
poi a Gallignano.
Poche centinaia di metri e si arriva alla
zona delle cave di argilla: qui si cavò
terra creta fin dalla preistoria.
Anche la fornace Cerioli venne a
prelevare argilla negli ultimi anni della
sua attività dopo che si erano esauriti i
giacimenti dei “Dossi”(così erano
chiamati i campi e delle cascine dei
situati a poche centinaia di metri a nord
di Soncino) e “Furno” la trattoria situata
a nord della stradina che portava alla
fornace
Uno dei più frequenti antichi bolli di fabbrica
Poi la zona venne abbandonata e si
ricoprì di boschi, come testimoniano il
nome del cascinale tuttora in attività
(Cascina Bosco) e di quello andato
distrutto (Bosco Vecchio).
Cascina Bosco Vecchio, ora scomparsa.
Per secoli l’argilla venne prelevata solo
in superficie e quindi non andava a
modificare più di tanto il profilo del
territorio.
Ora invece la quantità di argilla
necessaria per le fornaci industriali è
enorme e le moderne attrezzature hanno
dato la possibilità di scavare in
profondità fino a giungere alla falda.
Al posto delle buche di cava ora vi sono i
laghetti del Bosco Vecchio.
Questi specchi d’acqua sono la
testimonianza degli scavi per il
prelevamento di argilla eseguiti negli
ultimi decenni dalla fornace Danesi.
Una veduta aerea dà un’immagine del
zona diventata interessante dal punto di
vista ambientale.
Poiché si tratta di acqua risorgiva nei
laghetti si è sviluppata una consistente
fauna ittica. E’ in atto una iniziativa per
la valorizzazione del sito da punto di
vista ambientale e turistico.
Una buca provocata dalla cava di argilla.
Nel 1980 in questa zona il prelievo di
argilla è stato fatto interrompere per il
ritrovamento dei resti di una villa
romana.
In seguito, l’individuazione di altre
importanti strutture sotterranee ancora
inesplorate, che potrebbero riservare
interessantissime scoperte, ha provocato
il vincolo archeologico.
Per alcuni decenni la località venne
indicata come la zona delle “buche”.
Ora le voragini provocate dagli scavi si
sono riempite di acqua delle risorgive e
sulle rive è cresciuta la vegetazione
spontanea
e
quella
trapiantata,
modificando il paesaggio.
I laghetti in parte adibiti a pesca sportiva.
Proseguendo il percorso si passerà
accanto alla Cascina Giubilea, presso la
quale è stata individuata nel 1985 una
importante strada antica di acciottolato.
Veduta aerea con segnalata l’antica strada.
Una buca diventata laghetto
Poco più avanti si vede sulla sinistra
l’antica Chiesetta di Villavetere dove nel
1796 è stata trovata l'ara di Giove, il
primo importante reperto archeologico
della zona.
Poco distante dal Mulino si sono
sviluppati, presso un antico monastero, i
cascinali di San Gabriele.
Ed ecco infatti apparire, sulla sinistra,
l’antica imponente costruzione abitativa
detta il “Vaticano”
La chiesetta di Villavetere.
L’antica tradizione religiosa, nata qui
nell’antichità molto probabilmente per
ringraziare le divinità per la generosità
della natura che garantiva vegetazione
rigogliosa, acque limpide di risorgiva e
abbondanza di preziosa argilla, è tuttora
viva anche ai nostri giorni: la festa
dell’otto settembre richiama ancora tutti
gli anni le popolazioni dei dintorni.
Qui vi sono veramente numerose le teste
di fonte e qui si incontra anche le regina
delle fontane soncinesi, la Roggia
Comuna, le cui acque, che sgorgano al
confine con il territorio di Fontanella, per
secoli hanno dato movimento alla ruota
del mulino più a Nord del territorio
soncinese.
Il Vaticano
I racconti degli anziani hanno tramandato
tra i gallignanesi la storia del pozzo a
spade nel quale si dice venissero gettate
le fanciulle rapite ed abusate dai
signorotti e quella del “Pret Spadì”, il
monaco trasformatosi in nostrano Robin
Hood, che rubava ai ricchi signorotti per
aiutare il poveri contadini affamati.
Poco oltre si incontra una semplice
"santella", dedicata alla Madonna del
Carmelo, costruita nel 1913 per
proteggere le ossa umane ritrovate in
antiche tombe venute alla luce durante i
primi livellamenti dei campi circostanti.
Il primo mulino della Comuna.
Le acque della Comuna giungono poi
fino all’interno del borgo fortificato di
Soncino dove un tempo muovevano le
numerose ruote che hanno fatto la
prosperità della città murata.
La Santella con l’ossario.
Giunti
alla
circonvallazione
di
Gallignano, si svolta a destra e dopo
qualche centinaia di metri si può sostare
nello slargo del ristorante per ammirare
la spettacolare testa di fonte del Rino,
che dopo qualche centinaio di metri
donerà le sue acque e quella della
Fontanina alla Roggia Comuna.
Tornati sulla Provinciale si imbocca
sulla destra la strada che porta a Isengo
e poco dopo si vede la Cascina Serafina
dove vi sono stati antichi ritrovamenti
all’inizio del secolo scorso e dove nel
2003 è stato rinvenuto un pozzo.
La testa di fonte del Rino.
Entrando in Gallignano si potrà vedere
la chiesa moderna che è andata a
sostituire il precedente edificio del
1600. Prima della zona industriale, di
fronte alla struttura del vecchio Mulino
San Pietro vi è la zona nella quale già
nel 1980 erano venuti alla luce reperti
archeologici e negli anni 2010-2011
venne scoperto un antico insediamento
con abitazioni e tombe. Poiché è tuttora
abbandonato, gli alunni della frazione
hanno posto dei cartelli per segnalare la
presenza dei reperti scoperti.
Si giunge poi a Isengo, la più piccola
delle tre frazioni di Soncino, dove si
possono ammirare altre teste di
risorgive.
Uscendo dal paese, dopo il naviglio,
sulla sinistra si trova il campo della
Cascina Venina dove è stato
individuato un importante insediamento
celtico-romano.
Il sito archeologico del Mulino S. Pietro.
Volontari di Aquaria alla Venina di Isengo.
Pozzo della Serafina
Qui, nel 2008-2009 gli scavi
archeologici eseguiti durante le opere di
livellamento agricolo, hanno fatto
individuare numerose strisce di selciato
(che si ritiene siano le fondazioni di
antiche abitazioni), undici pozzi ed una
piccola
necropoli
dalla
quale
provengono i ricchi corredi che sono il
maggior richiamo del Museo Civico.
Ora nel campo sono tornate le
coltivazioni agricole e le strutture
dell’insediamento in parte sono rimaste
sepolte ed in parte sono andate distrutte.
La strada che prosegue per Soncino è
stata attraversata nel 2013 dallo scavo
per la posa di un metanodotto che ha
fatto individuare un antico pozzo
formato da grossi ciottoli e, presso la
cascina Garbelli, tre tombe prive di
corredi.
Giunti alla porta di Soncino, per meglio
comprendere la struttura difensiva del
borgo fortificato, si consiglia di
completare il percorso svoltando a
sinistra per seguire la cerchia delle
mura che proteggono il Borgo e così
rendersi conto che l’accesso è tuttora
consentito solo attraverso le quattro
porte. Si passa accanto alla Porta di
Borgo Mattina, si scende nella valle
dell’Oglio e si entra dalla porta di
Borgo Sotto, si attraversa il centro, si
esce a Nord dalla Porta di Borgo San
Martino e si rientra nella cittadella
dalla Porta di Borgo Sera per poi
giungere alla Rocca ed al Museo Civico
Archeologico.
E’ stato chiamato Aquaria dal nome
della mitica città di cui parlano le
antiche cronache e preso dal Gruppo
Archeologico che con le sue ricerche ne
ha fatto confermare l’esistenza.
Giro delle mura
MUSEO CIVICO
ARCHEOLOGICO
"AQUARIA"
Terminato il giro turistico-ambientale-archeologco, il
visitatore entrerà in Rocca curioso di poter
ammirare nelle vetrine l’esposizione dei reperti.
Quando Le spiegazioni della guida avranno dei
riferimenti precisi alle località dei ritrovamenti, sarà
una particolare soddisfazione riandare con la
memoria alle immagini del territorio appena visitato.
Ospitato all’interno della splendida
cornice della Rocca Sforzesca di
Soncino,
il
Museo
ripercorre,
attraverso un percorso cronologico e
tematico articolato in diverse sezioni,
le tappe del popolamento nel territorio
dalla preistoria fino al XVII secolo
inoltrato.
La scelta della sede espositiva si rivela
particolarmente adeguata per le
caratteristiche dell’edificio, palinsesto
strutturale e simbolo storico della
città.
epoca si collocano invece le sepolture
di Isengo (fine II- metà I secolo a.C.),
testimoni
della
progressiva
romanizzazione delle popolazioni a
seguito alla conquista della Gallia
Cisalpina.
L’età romana è documentata dai
numerosi reperti recuperati in località
Bosco Vecchio a Gallignano, uno tra i
pochi siti pluristratificati della
Provincia di Cremona; l’esistenza di
una villa rustica con annessi impianti
produttivi per la fabbricazione di
materiale laterizio è confermata dai
marchi di fabbrica impressi, recanti i
nomi dei produttori (F.P.Q., Q.DELLI,
Q.VAL, Q.V.H.).
Il percorso di visita si chiude con una
sala dedicata al Borgo e alla Rocca
Sforzesca
dove trova spazio la selezione di
ceramiche rinascimentali recuperate
durante gli interventi di pulitura e
sgombero dei cunicoli e dei bastioni
delle mura.
La sede del Museo in Rocca
Pregevole la sezione dedicata alla
seconda età del Ferro che si
caratterizza per la presenza di
splendidi corredi celtici di armati
databili alla metà del III secolo a.C.;
alla fase più recente della medesima
Le vetrine del Museo