Pittori ungheresi in Italia 1800–1900, Aquarelli e disegni dalla

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Transcript Pittori ungheresi in Italia 1800–1900, Aquarelli e disegni dalla

K a t a l i n Sinkó
VIAGGIATORI UNGHERESI I N I T A L I A
C3ìi
abitanti del bacino dei Carpazi e quelli della penisola italiana sono sempre stati
legati da vivaci scambi culturali. Questi scambi avvenivano a più livelli ed erano
caratterizzati dalla presenza d i elementi tradizionali che alla fine del'700 si arricchirono
grazie all'interesse verso l'epoca dell'Impero Romano e i tesori archeologici e artistici
italiani. A l c u n i reperti provenienti dalle antiche città romane erano al centro d i leggende
già nel Medioevo, altri sono diventati famosi come p r i m i esempi d i interesse storico.
Così, per esempio, i n alcune rovine ritrovate a Szombathely, nel Cinquecento, si pensò
di aver trovato i l monumento funebre d i O v i d i o , e i curiosi vennero da tutta Europa
a vedere la presunta tomba del poeta romano , (ripr. 1.)
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Importanti testimonianze d i questo interesse basato sulle tradizioni, ma nuovo
al tempo stesso, sono, per esempio, gli affreschi commissionati nel 1784 dal vescovo
János Szily per la Sala Terrena del suo palazzo a Szombathely, che rappresentano alcuni
dei dell'Antichità e rovine dell'età romana, (ripr. 2.) Da giovane Szily era stato allievo
del Collegium Germanicum-Hungaricum, e fu i n quel periodo che si appassionò ai tesori
1. Benazech, Charles-Legoux, L . : U n g h e r e s i alla t o m b a d i O v i d i o , 1800 ca
2. G l i affreschi d i István Dorffmaister nella Sala T e r r e n a d e l Palazzo Vescovile d i Szombathely, 1874
dell'antichità. Fece dipingere la sala del suo palazzo dal pittore István Dorffmaister
prendendo spunto da incisioni che rappresentavano le rovine d i Roma e da reperti
originali, completando le rappresentazioni con l'immagine delle rovine d i Szombathely —
l'antica Savaria . Le immagini della Sala Terrena rappresentano gli dei dell'antichità che,
secondo l'Eneide d i Virgilio, ebbero u n ruolo importante nella fondazione d i Roma:
Venere, A p o l l o , Minerva e Tiberino (dio del fiume Tevere) e re Turno, nemico d i Enea.
La Dea Muta, della cui storia parla O v i d i o , venne rappresentata da Dorffmaister con una
statua. U n a parte dei resti, che furono ritrovati durante la costruzione del palazzo, venne
esposta nella Sala Terrena che funzionava come museo. Szily era un prete
antigiuseppinista che, con le immagini della Roma e della Savaria antiche volle far
riferimento ai d i r i t t i aviti e alla continuità della Chiesa cattolica, come per rispondere
ai provvedimenti i n n o v a t i v i della politica ecclesiastica di Giuseppe I I , che colpirono
duramente la situazione finanziaria della Chiesa.
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Ideale del nobile ungherese oratore: Cicerone
Il ruolo della cultura retorica latina e neolatina in Ungheria
Un'altra fonte dell'interesse verso l'Italia era la grande diffusione della cultura
latina i n Ungheria. Fino al 1825 nei licei ungheresi si insegnava i n latino, i discorsi nel
Parlamento si pronunciavano i n latino, ed anche le leggi venivano pubblicate i n latino.
La conoscenza della lingua latina però n o n significava conoscenza letteraria, ma
conoscenza della retorica, utile nella carriera politica e amministrativa - si può dire che
l'ideale del nobile ungherese che si occupava d i retorica fosse Cicerone. I progetti
di modernizzazione dell'istruzione pubblica avevano l'obiettivo d i approfondire la
tradizionale cultura letteraria latina. A partire dagli u l t i m i decenni del'700 parallelamente alle riforme tedesche - furono sempre più numerosi quelli che volevano
introdurre anche l'insegnamento della lingua e della letteratura greche. I n pratica si
voleva adattare l'istruzione ungherese agli ideali tedeschi d i u n liceo da nuovo umanesimo.' '
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Arcadia - Pannonia
Nella seconda metà del Settecento si rafforzò i l culto di Virgilio. Divennero
popolari n o n solo le sue opere, ma anche le poesie idilliache tedesche e italiane nate sotto
la loro influenza. N e l Collegio di Debrecen l'illustre poeta Mihály Csokonai Vitéz tradusse
dall'italiano, con i suoi amici, le opere di Guarini, Tasso, Metastasio, Ariosto, Gessner
e Bùrger. A n c h e le immagini della vita di campagna ungherese venivano rappresentate
da molti sul modello dell'Arcadia d i Virgilio. Anzi, Ferenc Kazinczy - da vero poeta identificava la patria ungherese con la stessa Arcadia. I l fatto è alla base della prima
polemica letteraria ungherese - i l che dimostra la coesistenza d i diverse culture
nell'Ungheria d i quell'epoca. La polemica nacque così: nel 1806 Kazinczy propose d i far
scrivere sulla tomba del grande poeta ungherese d i Debrecen, Mihály Csokonai Vitéz,
la traduzione ungherese della frase d i Virgilio: "Et i n Arcadia ego". I letterati di Debrecen
si offesero perché, sulla base delle loro conoscenze enciclopediche, pensavano che l'Arcadia
fosse stata una zona d i eccellenti pascoli. Dietro la polemica basata su queste inezie
filologiche, però, c'era i l contrasto tra Debrecen, centro della cultura riformista, i l gusto
arcaico latineggiante diffuso da quelle parti e la cultura neo-umanistica più moderna d i
Kazinczy, collegata i n diversi p u n t i al risorgimento viennese. Difendendo i l proprio punto
di vista, Kazinczy disse che, pascoli a parte, l'Arcadia era i l posto dove fiorivano i mestieri
delle muse. Come scrisse egli stesso, V i r g i l i o chiamava i suoi cantanti "arcadi" (Arcades
ambo et cantare pares et responderé parati), e anche le associazioni letterarie italiane dell'epoca
presero i l nome dall'Arcadia. Kazinczy alludeva, i n questo senso, all'Accademia Arcadia
di Roma, fondata nel 1689, che i n quel periodo aveva diversi membri ungheresi .
I n una sua lettera del 1791, destinata al principe Alajos Batthyàny-Strattmann, Kazinczy
delineò i l progetto della fondazione di un'associazione letteraria ungherese Arcadia, i l cui
statuto sarebbe stato preparato i n base all'esempio dell'associazione romana.
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I progetti di Kazinczy erano i l risultato del nuovo interesse verso le antiche
tradizioni greche. E i l periodo dell'ascesa del culto di Omero. Le idee d i W i n c k e l m a n n
e Sulzer destarono una larga eco e i l loro principale propugnatore fu proprio Ferenc
Kazinczy con le sue opere e la sua attività epistolare. Vengono spesso citate le sue parole
rivolte al pittore Pài Balkay: "Se vuole diventare pittore, n o n basta saper mescolare
i colori, ma bisogna leggere le opere di W i n c k e l m a n n e di Mengs. E cos'è i l pittore oggi,
se n o n sa, da V i r g i l i o , c h i era Laocoonte, e n o n sa, dalla storia dell'imperatore A d r i a n o ,
c h i era A n t o n i u s " .
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Secondo Kazinczy i l m o t i v o dell'arretratezza della vita culturale ungherese
andava ricercato nella scarsa conoscenza degli esempi classici. Per questo riteneva molto
importante che le grandi opere della scultura greco-romana o della pittura classica fossero
disponibili almeno sotto forma d i incisioni. Insiema ad altri anche Kazinczy era convinto
che la conoscenza dei monumenti artistici italiani e gli anni di tirocinio passati nella
penisola fossero indispensabili per diventare u n vero artista. Kazinczy condivise i principi
estetici del classicismo che dominava nell'insegnamento all'Accademia d i V i e n n a e l i
diffuse i n Ungheria. Malgrado stimasse molto i maestri dell'Accademia d i Vienna,
soprattutto Fiiger e Kreutzinger, n o n contribuì alla diffusione della letteratura viennese, ma di
quella tedesca. Come scrisse, ripensando alle correnti letterarie della fine del Settecento,
"la letteratura tedesca i n quel periodo ebbe i l coraggio di seguire quella francese. ( . . . )
Lessing, Klopstock, Hagedorn,
G l e i m , Kleist e W i e l a n d
3. A b e l , Josef: A u t o r i t r a t t o n e l l ' a t e l i e r , 1807,
brillavano come stelle guida.
G a l l e r i a Nazionale Ungherese
Vienna dormiva ancora di u n
sonno profondo, ma finalmente
è arrivato Sonnenfels con una
torcia" .
I l ruolo avuto da Mengs,
quale esempio da seguire
è rappresentato i n modo
espressivo dall'autoritratto
del viennese Joseph A b e l .
Quest'opera, recentemente
identificata, venne dipinta
probabilmente durante i l
periodo che A b e l passò a Roma
grazie a una borsa d i studio,
prima del 1807. Mengs
è ritratto nel suo studio mentre
dipinge l'apoteosi della musa
della pittura, i n una posa del
suo ideale italiano , (ripr. 3.)
A b e l ebbe anche dei
c o m m i t t e n t i ungheresi,
e fece un progetto del sipario
del teatro tedesco d i Pest con
i l t i t o l o " T r i u m p h Ungarns" .
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La situazione dell'istruzione accademica in Ungheria
Fu un segno del cambiamento delle solite forme di mecenatismo i l fatto che,
accanto alle sovvenzioni familiari che da tempo venivano offerte, si facessero sempre più
offerte pubbliche e si creassero sempre più fondazioni, i l cui patrimonio dava la possibilità
di fare donazioni a scopo culturale. L'offerta pubblica, la cosiddetta oblatio che i l più delle
volte valeva per una sola occasione e per un determinato scopo, doveva essere accettato
dal parlamento o dal re e l'atto veniva riegistrato con una delibera ufficiale del
parlamento. Esempi d i oblatio sono l'offerta del conte Ferenc Széchényi per la fondazione
della Biblioteca Nazionale, quella del conte István Széchényi per la fondazione
dell'Accademia delle Scienze Ungherese, la donazione del conte József Teleki per
la biblioteca dell'Accademia e la fondazione dell'arcivescovo d i Eger János Pyrker
per la Pinacoteca Nazionale. Un'altra forma d i pubblica oblatio era quella che, attraverso
una decisione parlamentare o a livello regionale, portava alla creazione d i una raccolta
nazionale a scopo culturale. Ognuno donava la somma che considerava più giusta.
N e l 1825, per esempio, si segui questo metodo per assicurare le basi finanziarie adatte
a commissionare due quadri sulla storia ungherese al maestro viennese Peter Krafft.
Queste donazioni però, anche se considerevoli, n o n potevano assicurare le basi d i un
finanziamento permanente a favore dell'educazione artistica e dell'istruzione pubblica .
N e l 1801, nelle sue memorie scritte per i l re, l'arciduca A n t o n i o Giuseppe Asburgo che,
essendo nipote dell'imperatrice Maria Teresa, dal 1795 era divenuto Palatino d'Ungheria,
ossia, la carica del diritto pubblico più alta dopo i l re, scrisse che le lacune nelle
conoscenze elementari degli studenti n o n rendevano possibile i l buon funzionamento
delle Accademie consigliate dagli O r d i n i e che, per d i più, n o n si trovavano neanche
i professori adatti. Più tardi, però, i l Palatino trovò u n modo per promuovere la causa
dell'istruzione pubblica ungherese. I l problema era strettamente legato alla fondazione
del Museo Nazionale Ungherese.
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I n Ungheria è noto i l fatto che la fondazione del Museo Nazionale è strettamente
legata a quella della Biblioteca Nazionale Széchényi. Ferenc Széchényi, grande sostenitore
di Giuseppe I I , partì per un viaggio i n Europa tra i l 1787 e i l 1788 e dopo alcune
esperienze i n Germania, i n Boemia e i n Inghilterra, giunse i n Italia nel 1790-91.
I l suo compito era quello di consegnare una medaglia commemorativa al re d i Napoli
a nome degli O r d i n i ungheresi, perché, al momento dell'incoronazione d i Leopoldo I I ,
il re aveva espresso un gran rispetto nei confronti degli ungheresi. I n quell'occasione visitò
biblioteche famose come quelle Vaticana, Laurenziana e Ambrosiana e i n seguito a queste
esperienze e sull'esempio del British Museum donò al paese la sua collezione hungarica.
Solo grazie alle ricerche degli u l t i m i decenni si è chiarito i l ruolo del Palatino Giuseppe
nella fondazione del Museo Nazionale. Da queste ricerche risulta che una commissione
di insigni storici e letterati abbia fatto dei progetti sulla fondazione del Museo Nazionale
per soddisfare la richiesta del Palatino. Conformemente all'opinione della commissione,
il Palatino Giuseppe avanzò una proposta al parlamento nobiliare per fondare, insieme
alla biblioteca Széchényi, quella nazionale con lo scopo di raccogliere le opere artistiche
del paese. G l i O r d i n i accettarono la proposta e nel 1808 codificarono la fondazione del
Museo Nazionale . Secondo la proposta originale avanzata al parlamento, la denominazione
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del museo sarebbe stata Museum Statuum et Ordinum Regni Josephinum Palatinale, ma poi
fu lo stesso Palatino a rifiutarla. Per i l finanziamento del museo i l parlamento accettò
la proposta del Palatino e votò a favore d i un sussidio nazionale e obbligatorio {subsidium),
come nel caso delle imposte militari, che sostituiva la formula, usata i n precedenza,
delle donazioni private (oblatio). La nobiltà conservatrice e i deputati regionali
protestarono violentemente contro questa forma d i sovvenzionamento del Museo
Nazionale e d i altre istituzioni dell'istruzione pubblica perché capirono subito che
ciò poteva significare la fine dell'esenzione tributaria dei n o b i l i e la partecipazione
proporzionale agli oneri pubblici. A l l ' i n i z i o del secolo i fondi raccolti dalle oblatio e dai
subsida erano gestiti dalla Cassa Nazionale, direttamente sotto i l controllo del Palatino,
che aveva l'obbligo d i rendere conto al parlamento del funzionamento della Cassa.
La Cassa Nazionale diede all'ufficio del Palatino la possibilità d i contribuire all'istruzione
e ai viaggi all'estero d i alcuni studenti.
L'accademia di Vienna e i viaggiatori ungheresi in Italia
A n c h e gli studenti ungheresi dell'Accademia d i Vienna potevano accedere alle
borse d i studio statali e andare a Roma. L'Accademia era, dalla sua nascita, un'istituzione
della Monarchia, alla quale venivano iscritti parecchi studenti ungheresi. N e l 1935 Gyula
4- Libay, Károly Lajos: Venezia vista dal mare, 1 8 5 1 , n . 74-
5. Libay, Károly Lajos: Panorama d i Firenze, 1 8 5 1 , n . 78.
Fleischer trovö, nei registri dell'Accademia, i dati relativi all'iscrizone d i öltre mille
studenti ungheresi, comprese le specializzazioni nel campo dell'artigianato . I registri n o n
contengono la nazionalità degli studenti, solo l'età e la città d'origine. Naturalmente i l
caposaldo dell'Accademia era la devozione el potere imperiale, principio che l'istituzione
era impegnata a diffondere. M o l t i dei premi i n palio furono v i n t i dagli studenti
di provenienza ungherese. Le ricerche ungheresi sull'arte dell'Ottocento n o n presero
i n considerazione i l carattere monarchico dell'Accademia, e cercarono d i inserire nell'arte
ungherese soltanto gli artisti magiari, benché meta del paese fosse d i nazionalità che
a quei tempi si chiamava: hungarus - e n o n parlava ungherese. G l i aspetti della nazionalità
e della lingua cominciarono ad avère u n ruolo importante soltanto dopo i l 1830. I dati
che abbiamo a disposizione rivelano che fino agli anni '30, sia a V i e n n a che i n Ungheria
n o n si parlava d i tutela dell'arte nazionale, ma dell'arte considerata nella sua universalità.
G l i aristocratici e i prelati ungheresi n o n facevano distinzione di origini o di lingua
nel caso degli artisti, ed aiutavano anche quelli che arrivavano dall'area Cislajtania della
monarchia o addirittura dall'Italia. Per i loro viaggi gli aristocratici ungheresi sceglievano
dei maestri con un'eccellente cultura accademica, ma n o n era raro neanche i l contrario:
cioè che agli artisti che vivevano i n Ungheria venisse commissionato del lavoro dalla
parte Cislajtana della Monarchia. Per fare alcuni esempi: nel 1820 Johann Ender
accompagnö István Széchenyi nel suo viaggio i n I t a l i a , nel 1842, tra i compagni d i viaggio
di Edmund Zichy, ossia Iván Forray (ripr. V I I I - I X . ) e Artúr Batthyány, che attraversarono
l'Italia per arrivare i n Africa' ci fu Joseph H e i c k e , nel 1851-52 Károly Libay (ripr. 4-5.),
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6. K l e t t e , Károly: Lago d i Garda, 1830 ca, n . 53.
pittore d i origine ungherese, si recö i n Italia per rittrarne le città su commissione
di Johann Erzherzog - Libay poi, nel 1855, accompagné i n Egitto l'austriaco Josef Breuner,
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che prima era stato suo a l l i e v o .
Negli anni 20-30 a Pest, nell'ambiente del Palatino Giuseppe, lavorarono
soprattutto maestri viennesi come A n t o n Einsle e Karl H u m m e l . A l t r i p i t t o r i provenienti
da città tedesche, come Karl Klette (ripr. 6.) d i Dresda e Friedrich Lieder furono al suo
servizio e si stabilirono nella capitale ungherese. Protetto del Palatino Giuseppe fu
il veneziano Giacomo Marastoni o, i n ungherese Marastoni Jakab che, da Vienna,
fu chiamato prima a Bratislava, poi, nel 1836 a Pest, dove si stabil!. C o n l'aiuto del
Palatino Marastoni apri la sua Prima Accademia Ungherese d i Pittura, che fu una grande
scuola d i disegno. I I Palatino aveva naturalmente dei protetti d i origine ungherese.
Dai registri dell'Accademia d i V i e n n a sappiamo che, a partire dal 1825, i l pittore
sordomuto Károly Gyurkovics ebbe dallo stato ungherese una borsa d i studio d i 300 fiorini
annuali. Ferdinánd Vidra studio a Roma dal 1843, e v i abitö per dieci anni. L'anno
seguente espresse la sua gratitudine al Palatino con un'allegoria d i grandi dimensioni dal
titolo Pannónia. I l quadro poi fini nella Pinacoteca del Museo Nazionale. Fu u n protetto
del Palatino Giuseppe anche i l grande pittore Sándor Kozina (ripr. 7-8.) che fu allievo
di Peter Krafft all'Accademia d i Vienna, poi passö cinque anni i n Italia grazié alla borsa
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di studio avuta dal Palatino . A n c h e Lipót Kerpel passö otto anni a Roma (dal 1846)
con la sua famiglia grazié all'aiuto del Palatino . A m i c i d i fiducia del Palatino Giuseppe
furono gli architetti József H i l d e Mihály Pollack. Attraverso una Commissione
{Verschönerungs-Comission)
d i spécialisa e grazié alla realizzazione d i n u o v i edifici la loro
attività lasciö un'impronta idelebile a Pest, città sempre più protesa verso i l futuro.
N e l 1816 József H i l d intraprese un viaggio d i studio d i qualche mese, che influenzö
moltissimo la sua concezione dell'arte. Mihály Pollack che era i l fratello d i Leopoldo
Pollack, diventato famoso per le gli edifici che realizzö i n Lombardia, visse i p r i m i periodi
a M i l a n o . E difficile fare un elenco degli artisti sovvenzionati dal Palatino Giuseppe,
perché - secondo le testimonianze dei contemporanei - era solito fare donazioni senza
renderle p u b b l i c h e .
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La generosa sovvenzione
del Palatino Giuseppe
a István Ferenczy, perö,
divenne nota, perché lo
scultore gli mandö da Roma
la sua prima grande statua di
marmo. Ferenczy prima
studio ail'Accademia di
Vienna, poi, nel 1818 parti
per PItalia a sue spese. Abitö
a Roma, a Palazzo Venezia,
dove alloggiavano anche
i borsisti viennesi
dell'Accademia. Ferenczy
passö sette anni nella città
eterna, guidato, corne scrive
lui stesso, dalla sua
ammirazione per Canova.
Fu dapprima sbozzatore,
e poi allievo di Thorvaldsen.
Nello studio del maestro lo
scultore ungherese ebbe
occasione di conoscere le figure
importanti delPepoca.
Il Palatino Giuseppe si recö
nell'atelier del maestro danese
nel 1818 e, conoscendo
il giovane ungherese, promise
di aiutarlo negli studi con una
borsa triennale di 1050 fiorini.
Da quel momento Thorvaldsen
cominciö a occuparsi
di Ferenczy corne suo allievo.
7. Kozina, Sándor: Ss. G i o v a n n i e Paolo e S. Stefano R o t o n d o v i s t i
dai g i a r d i n i i m p e r i a l i , 1830, n . 68.
8. Kozina, Sándor: 1 d i n t o r n i del Colosseo, 1830, n . 69.
Presto quest'ultimo incontrö i l
favore di Sándor Rudnay, primate
di Esztergom che gli commissionö
del lavoro. Ospite assiduo dello
studio di Thorvaldsen fu
il principe Miklós Esterházy che
si recö spesso i n Italia per
amcchire la sua coUezione.
Nel 1817 commissionö
a Thorvaldsen le statue Baccante
danzante e Amore vincente.
Nello studio dello scultore
danese, Esterházy conobbe anche
Ferenczy che, i n base al modello
del maestro scolpi i l ritratto
del principe. N e l 1819 Esterházy
portö con sé Ferenczy a Napoli.
Forse fu i n quell'occasione
che Ferenczy cercö e trovö
la collezione di piccole statue
di bronzo che più tardi fini
al Museo d i Belle A r t i ed il cui
pezzo più importante è la statuetta
9. Ferenczy, István: Pastorella, 1820-21,
di bronzo raffigurante un guerriero
G a l l e r i a Nazionale Ungherese
a cavallo che, ultimamente, viene
attribuito a Leonardo.
Ferenczy conobbe anche Canova, i l maestro da l u i tanto stimato. All'insaputa
di Thorvaldsen, probabilmente su consiglio d i Cincinnato Baruzzi, uno degli allievi d i Canova,
scolpi, nel 1820, una delle sue statue più conosciute: Inizio di bei mestieri - questa statua
poi divenne nota corne Pastorella. (ripr. 9.) La statua raffigura la graziosa inventrice del
disegno, la pastorella Debutade che, secondo la descrizione della História Naturalis d i
Plinio ( X X X V . 15.), scoprî quest'arte contornando l'ombra del suo amore nella polvere.
Ferenczy n o n si dimentico dell'aiuto del Palatino Giuseppe e, corne già detto, mandö
la statua a Buda. Questa fu sistemata nella sala d'ingresso del pianterreno del Castello d i
Buda, finché, prima del 1846, su ordine del Palatino, venne portata al Museo Nazionale.
Come si puö capire dall'esempio d i Ferenczy, per gli artisti diretti i n Italia furono
fondamentali la borsa d i studio e l'aiuto degli aristocratici e dei circoli della chiesa.
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Gestire la tradizione artistica italiana
A n c h e Josef Daniel Böhm - sempre d i origine ungherese - frequentö l'atelier
di Thorvaldsen con la borsa d i studio dell'Accademia d i Vienna: i l fatto avvenne, per
la prima volta nel 1821-22, con l'aiuto d i Moritz Fries e A n t o n Lamberg. A Roma Böhm
si converti al cattolicesimo e aderi al circolo Nazzareno d i Friedrich Overbeck. Diventö
un vero e proprio critico d'arte già i n quegli a n n i . Ebbe l'occasione d i andare una
seconda volta a Roma nel 1825 con una borsa di studio imperiale. I n quella circostanza
ottenne dal papa i l permesso d i fare una copia dei frammenti del fregio del Partenone.
D i questo fregio si fecero diverse copie, prima che fosse trasportato a Londra (attraverso
Roma). U n esemplare del 1821 capitö nella collezione papale. Böhm fece delle copie,
i n scala ridotta, d i questi gessi aventi le Stesse dimensioni degli onginali, probabilmente
per poterne avère un'immagine vicina alla realtà. Questo fatto dimostra che i n quel
periodo Böhm osservava già le opère d'arte nel loro contesto, allontanandosi dai principi
del classicismo. L'influenza di Böhm fu significativa sia a V i e n n a che a Pest n o n soltanto
per le sue opère, statue e medaglie, ma soprattutto per la sua attività nei campi della storia
dell'arte e del collezionismo d i opère d'arte. Lo considéra suo maestro n o n soltanto Rudolf
v o n Eitelberger, insigne studioso d'arte austriaco, ma anche eminenti archeologi, corne
Imre Henszlmann e Ferenc Pulszky (ripr. I L ) .
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Böhm conobbe Gábor Fejérváry (ripr. 10.), i l collezionista d i Eperjes (Presov),
che poco dopo gli comprö un esemplare i n scala ridotta del fregio del Partenone, e lo mise
nella sua casa d i Eperjes: fu destinato a ornare i muri sottostanti le travi del soffitto d i un
locale che ospitava la collezione d i opère d'arte d i Fejérváry. La casa era molto particolare
per l'Ungheria dell'epoca. Secondo lo storico della collezione, Fejérváry, uomo d i grande
cultura, capi che i l rapido diffondersi del patriottismo nel paese poteva incoraggiare u n
certo provincialismo, cosi, nel creare la sua collezione pensö ad "un'Europa da riprodurre
10. Kozina, Sándor: R i t r a t t o d i G á b o r Fejérváry,
11. Kozina, Sándor: R i t r a t t o d i Ferenc Pulszky, 1837,
1837, G a l l e r i a N a z i o n a l e Ungherese
G a l l e r i a Nazionale Ungherese
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i n casa". Fejérváry fu i l primo
collezionista ungherese
a limitarsi alle culture classiche
dell'antichità, n o n soltanto
quelle greca e romana,
ma anche le vestigia delle
culture egiziana, assira,
arcaemenida, sassanida, cinese,
giapponese, precolombiana
e dell'India. Fu quindi avanti
alla sua epoca d i sui superò
la visione eurocentrica.
L'amicizia tra Bòhm
e Fejérváry si rinsaldò in seguito,
e nel 1844 i due intrapresero
insieme u n viaggio i n Italia.
I l terzo compagno d i viaggio
fu Ferenc Pulszky (ripr. I L ) ,
noto archeologo, nipote
di Fejérváry e più tardi direttore
del Museo Nazionale. Oltre che
un amico, Bòhm fu un aiuto
prezioso per Fejérváry che,
grazie a l u i , arricchì la sua
collezione di numerosi pezzi.
12. B ò h m , W o l f g a n g - B u c h e r , Joseph: La c o p e r t i n a Liber
La raccolta passò i n eredità
A n t i q u i t a t i s della collezione Fejérváry, 1842, G a l l e r i a Nazionale
a Ferenc Pulszky che, essendo
Ungherese
stato i l segretario privato
di Lajos Kossuth, dopo
la sconfitta subita nella guerra d'indipendenza, andò i n esilio a Londra, e fu costretto
a mettere all'asta una parte della raccolta. Oggi possiamo avere un'idea della collezione
soltanto grazie all'acquerello eseguito dal figlio d i Joseph Daniel Bòhm, Wolfgang
e da Josef Bucher, dal titolo Liber antiquitatis ( 1 8 4 2 ) . (ripr. 12.) La casa d i Eperjes esiste
tuttore e custodisce le copie del fregio del Partenone fatte da Bòhm.
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A l l ' i n i z i o Fejérváry visse a Pest, lì cominciò a creare la sua collezione e fu lui
stesso i l primo protettore d i Károly Markó, e anche colui che lo presentò per primo
al barone József Brudern, noto collezionista i l quale, possedendo una redditizia miniera
di opale, sovvenzionò gli studi all'estero di molti giovani artisti. Brudern fondò un piccolo
consorzio i cui membri aiutavano Markó a continuare i suoi studi a Vienna. Markó lavorò
nella città degli imperatori per dieci anni, ma frequentò l'Accademia soltanto tra i l 1822 e
il 1823. A l c u n e caratteristiche del suo stile pittorico si manifestarono già nelle opere
eseguite negli anni '20. I l suo stile paesaggistico arricchito d i scene mitologiche
n o n s'ispirava ai paesaggi italiani, ma prendeva spunto dalla tradizione accademica
viennese. M o l t i dei suoi paesaggi ideali con scene mitologiche gli furono commissionati da
ungheresi, e la scelta del soggetto, moite volte, era legata alla concezione della vita
o alPinteresse personale dei committenti. Cosi, per esempio, nel 1828 dipinse cinque scene
mitologiche per i l castello di Fáj del conte István Fáy. A n c h e le opère eseguite
per Rudolph Arthaber dimostrano i l rapporto tra i l tema dell'antichità e la vita privata:
Arthaber che aveva perso la giovane moglie, riusci ad avere da Markő i quadri Le nozze
di Orfeo ed Euridice e La morte di Euridice. L'interpretazione simbolica dei soggetti mitologici
- che qui n o n possiamo trattare i n dettaglio - si diffuse più tardi, nell'arte dei DeutschRömer, ma la ricerca considéra le opère d i Marko e dei suoi contemporanei corne loro
precursori ideologici. L'arte d i Marko era apprezzata già dai suoi contemporanei per
l'attenzione rivolta aile tradizioni paesaggistiche, tant e che nelle sue opère uni le tecniche
di Poussain e d i Claude L o r r a i n , (ripr. V I . ) Sia che Marko dipinga un paesaggio ideale
una Veduta, le sue opère risultano sempre molto armoniche per la particolare luce che le
caratterizza. La spiritualità di Marko si adattava alPapproccio razionale e all'elevatezza deistica
dei paesaggi ideali di Claude . Marko invece - corne rivelano anche alcune sue lettére copriva i l suo mondo splendente basato sull'esempio di Claude con lo splendore reale dei
paesaggi italiani e insisteva nell'inserire nei quadri che dipingeva i l frutto delle sue esperienze
naturalistiche. (ripr. 13.) Questa sua ambizione era parallela a quella di Carl Rottmann.
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Si è parlato poco dei suoi quadri con soggetti religiosi che invece occupavano
grande spazio nelle critiche dell'epoca. Corne nel caso d i Böhm, anche i n quello
di Marko, possiamo supporre Pinfluenza spirituálé del nuovo cattolicesimo romantico
e d i alcuni Nazzareni. Influenza che avvicinö i l pittore a un mondo d i tenerezza
e d i compassione. Benché nell'attività dei Nazzareni la paesaggistica avesse u n ruolo
meno importante, alcuni maestri come Joseph A n t o n Koch, Franz Horny e Schnorr v o n
Carolsfeld, oltre a dipingere panorami d i località italiane, nutrivano grande stima dell'arte
di Claude L o r r a i n . Nell'interesse letterario sia dei Nazzareni che d i Marko ebbero un
ruolo importante le opère d i Dante e d i Tasso. La letteratura su Dante parla di un quadro
di Marko nel quale è rappresentato un bosco con le figure d i Dante e d i V i r g i l i o . Marko
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13. M a r k o , Károly sen.: Paesaggio
n u v o l o s o , 1840 ca, G a l l e r i a
Nazionale Ungherese
14. M a r k o , Károly sen.: D a l l e perle d i Santo R e m o t o , 1833, G a l l e r i a Nazionale Ungherese
35
realizzö diverse opère che testimoniano la perfetta comprensione delFopera d i Tasso.
I rapporti che Marko aveva con i Nazzareni erano n o t i ai suoi contemporanei. Da Ferenc
Pulszky, per esempio, conosciamo l'episodio accaduto alla festa organizzata per celebrare
i cinquant'anni d i attività d i Josef A n t o n Koch, alia quale questi incoronö Marko come
suo miglior discepolo, con la corona d'argento fattagli fare dai pittori tedeschi.
A partire degli anni trenta la scelta del soggetto dei quadri religiosi di Marko risultö
influenzata dalle poésie religiose dei poeti romatici viennesi, tra i quali Pyrker. Secondo
i monografisti di Marko fu lo stesso János László Pyrker a chiedergli di rappresentare i l suo
ciclo di poésie dal titolo Perlen der Heiligen Vorzeit.^ Le memorie di Pyrker n o n contengono
dati concreti su questo fatto, ma sulla base di certe analogie si puö supporre che diversi quadri
di Marko si ispirino ai componimenti del poeta. L'opéra dal titolo Aus den Perlen der
Heiligen Vorzeit (Dalle perle di Santo Remoto) (ripr. 14.), eseguita nel 1833, divenne propriété
del Museo Nazionale Ungherese come regalo del patriarca. Questo quadro rappresenta
il profeta Elia (chiamato Helias da Pyrker) che incontra la vedova di Benaja e suo figlio
Adoniram, e chiede alla donna pane e acqua. Sullo sfondo si vede Sarephta, la tetra città
fenicia, secondo i versi di Pyrker "che obbedisce alio scettro di Ethbaa sporco d i sangue" .
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U n monografista d i Pyrker osserva giustamente che c'è uno stretto rapporto
ideale tra la poesia religiosa idillica delle immagini statiche d i Pyrker e i quadri con
soggetto religioso dei suoi illustratori: Overbeck, Fùhrich e lo stesso Markó. S'inserisce
tra queste opere anche i l quadro d i p i n t o nel 1847 per la corte viennese, che s'intitola
Tramonto nella città di Sarephta (ripr. 15.), e ispirato probabilmente alle poesie di Pyrker.
Markó si occupò per decenni d i alcuni temi biblici, come i l sacrificio d i Noè con
l'arcobaleno, che cominciò a dipingere su una tela insolitamente grande, e che rimase
incompleto. Tra i suoi lavori d i ispirazione religiosa i l più noto è quello intitolato
i l battesimo di Cristo nel Giordano, eseguito per i l vescovo Zsigmond Deáky, anch'egli poeta
che viveva a Lucca. 1 rapporti d i Markó con i Nazzareni e la sua pittura religiosa,
che sono alla base di un quarto della sua opera n o n sono state ancora analizzate.
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Dopo i l 1832 Markó visse a Roma, poi, dal 1838 a Pisa. (ripr. V I . ) A d a m
Reviczky, prima cancelliere d i corte, poi ambasciatore d'Austria a Firenze, aiutò molto
il pittore. Tra i suoi mecenati possiamo menzionare Leopoldo I I , i l granduca toscano,
che poi mandò i suoi illustri ospiti nello studio pisano d i Markó. N e l 1843, con l'aiuto
di Leopoldo I I , Markó si stabilì a Firenze, dove fu nominato professore onorario
dell'accademia. Tra i suoi allievi ricordiamo i l pisano Rimedio Fezzi, con cui nel 1842
Markó dipinse i l suo quadro Gesù appare ai suoi che poi vinse diversi premi, i l romano
Filippo Landesio, i padovani Domenico Bresolino e Serafino de T i v o l i e l'architetto
Augusto Michele Ferina, la cui perizia nella grafica architettonica fu utile anche a Markó
nel 1846, quando partecipò al concorso per la progettazione del parlamento d i Pest.
Poco dopo Markó venne eletto membro dell'Accademia delle A r t i del Disegno d i Firenze
e dell'Accademia d i Belle A r t i d i Venezia nonché membro dell'Associazione Letteraria
di Arezzo. N e l 1840 venne nominato professore all'Accademia d i Firenze, i suoi protettori
erano i professori della scuola stessa: Benedetto Servitori, Cesare Mussini e T i t o
Benvenuti. N e l 1840 divenne membro dell'Accademia di Belle A r t i d i V i e n n a
e dell'Accademia delle Scienze Ungherese. Markó accolse volentieri nel suo atelier
i giovani p i t t o r i ungheresi. Tra questi ricordiamo A n t a l Ligeti, aiutato dal conte Gyórgy
15. Markó, Károly sen.:
T r a m o n t o sopra la città
d i Sarephta, 1847
G a l l e r i a N a z i o n a l e Ungherese
16. L i g e t i , A n t a l :
T a o r m i n a , 1855 deposito
alla G a l l e r i a Nazionale
Ungherese
Károlyi, che lavorö a Firenze nello studio d i M a r k o negli anni '40. I panorami italiani
di Ligeti sono illuminati da una luce rosa colta dai quadri d i Markó e sono particolarmente
belle le opère eseguite nelle regioni meridionali d'Italia. U n a d i queste rappresenta
le rovine del teatro greco di Taormina (ripr. 16.), i cui m o t i v i , più tardi, vennero
elaborati da m o l t i pittori ungheresi. Ebbe come allievi anche i suoi figli, t u t t i dotati
di talento: Károly, András, Ferenc e anche Katalin, che, per lo più, seguirono i l suo stile.
Secondo alcune fonti, Markó, a partire dagli anni '40, appoggiö le ambizioni italiane
all'indipendenza. Assiduo frequentatore del suo studio fu Massimo d'Azeglio, politico e
scrittore liberale, uno degli ispiratori dell'unità d'Italia. N o t o anche come paesaggista,
DAzeglio dipinse, alla maniera di Salvator Rosa, dei quadri rappresentanti episodi della
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17. M a r k ó , Károly j u n . :
Salvator Rosa studia
la natura negli A p p e n n i n i ,
1858, G a l l e r i a Nazionale
Ungherese
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storia d'Italia. M o l t o probahilmente, la fama della tecnica paesaggistica di Markó i n Italia
era anche dovuta al fatto che, come D'Azeglio, questi univa la tradizione paesaggistica
all'introduzione di ambienti italiani, come per far conoscere al paese alcuni aspetti di questo
stile. Da questo punto d i vista è interessante Topera di Károly Markó junior, eseguita nel
1858, che vale una confessione personale, i l cui titolo è Salvator Rosa studia la natura negli
Appennini (ripr. 17.) e rappresenta i l personaggio mentre conversa amichevolmente con
gli abitanti della zona. Era risaputo che, per un periodo abbastanza lungo, Salvator Rosa
avesse vissuto tra i brigand della montagna. I quadri di génère con artisti romantici dell'epoca
rappresentavano spesso Rosa n o n soltanto per la sua vita romanzesca, ma anche perché la sua
personalità era considerata come l'archetipo delPartista autonomo, del buontempone che
vive al di fuori della società. Károly Markó junior che - come Salvator Rosa - era un uomo
dal carattere irrequieto, ebbe - come gli altri figli di Markó - rapporti con i garibaldini.
Questo suo quadro su Salvator Rosa s'inserisce nella corrente della pittura italiana che
rappresentava i letterati e i pittori noti del passato, considerati eroi dalla coscienza nazionale,
come Dante, Tasso, Raffaello Michelangelo.
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Viaggi pittoreschi in Italia
C i vuole una spiegazione per capire perché i p i t t o r i ungheresi seguissero
u n itinerario m o l t o simile per viaggiare i n Italia. La prima tappa era a Trieste, poi
andavano a Venezia, quindi, dopo aver visitato altre città, rimanevano di solito a Roma
o a Firenze. La maggior parte dei p i t t o r i , inoltre, visitava anche PItalia del Sud. (ripr. 1822.) Questa abitudine probabilmente è i n relazione con Pitinerario abituale dei borsisti
dell'Accademia d i Vienna. Dopo i l 1819, PAccademia stabili d i introdurre delle riforme
nei viaggi dei borsisiti. Dopo questa decisione gli artisti arrivati i n Italia con una d i borsa
di studio per perfezionarsi nell'arte, vennero accolti n o n soltanto a Roma, all'istituto
18. Barabás, Miklós: Ponte R i a l t o
a Venezia, 1834, n . 5.
accademico d i Palazzo Venezia, ma anche alle
accademie d i Venezia e d i M i l a n o . D i solito
i p i t t o r i ungheresi viaggiavano a loro spese,
senza una borsa d i studio, ma i l certificato
dell'Accademia d i V i e n n a apri loro le porte
di queste istituzioni, anche se nello statuto
della stessa si parla d i questo solo i n generale.
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Possiamo farci un'idea delle esperienze e dei
problemi dei p i t t o r i che viaggiavano per m o t i v i
studio a loro spese, dalle memorie d i Miklós
Barabás, scritte i n uno stile molto divertente.
II pittore ungherese che era molto fiero d i aver
intrapreso i l suo viaggio i n Italia con i suoi
mezzi (nel 1835), segui i l solito itinerario dei
borsisti. Prima passö alcuni mesi a Vienna,
probabilmente per avère i documenti necessari
poi, passando per Trieste andö a Venezia dove
si fermö per quasi sei mesi. (ripr. 23.) Barabás
19. Barabás, Miklós: I l r a t t o della Sabina
fece un paragone interessante tra l'atmosfera
d i G i o v a n n i da Bologna. Particolare d i
dell'Accademia d i V i e n n a e quella
Firenze, 1834, n . 12.
dell'Accademia d i Venezia: " I I rapporto tra
i professori e gli studenti era del t u t t o diverso
a Venezia che a Vienna, dove la disciplina rigida imponeva relazioni come tra capitano
e soldato. Q u i professori e allievi si comportavano come colleghi. Si vedevano per lo più
i n un caffè ( . . . ) , dove si riunivano verso sera, dopo i l pranzo preso tra le cinque e le sei,
e discutevano m o l t o amichevolmente sulle varie questioni delParte." T r a i professori
53
20. Libay, Károly
Lajos: A r c o d i T i t o ,
1852, n . 87.
2 1 . Kozina, Sándor:
I palazzi i m p e r i a l i v i s t i
a Sud, 1830, n . 67.
fece i n o m i d i Politi, Lodovico Lipparini, Michelangelo Grigoletti, Pompeo Marchesi
e Adeodato Malatesta. E da ricordare, che anche altri p i t t o r i ungheresi parlavano dello
spirito più libero dell'Accademia d i Venezia. G l i studenti che si mantenevano agli studi
o avevano un Privatstipendium, facevano amicizia con i borsisti dell'Accademia. Mihály
Kovács (ripr. 24.), per esempio, era i n stretti rapporti con Cari Rahl e Julis v o n Blaas,
t u t t i e due borsisti dell'Accademia d i Vienna.
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A n c h e nelle memorie di Mihály Kovács troviamo lunghe descrizioni delle
sue esperienze i n Italia. Dopo i mesi passati a Venezia, nel 1842, girò a lungo per i l paese.
Secondo le sue memorie a Roma conobbe t a n t i artisti, ungheresi e austriaci, ma anche
22. Libay, Károly
Lajos: S o r r e n t o dal
Sud, 1852, n . 100.
Zi
tedeschi: tra gli altri
Alfred Rethel, Overbeck
e K a r l Rahl. N e l 1843
Mihály Kovács passö otto
mesi nello studio
fiorentino d i Károly
Markó. Durante Testate
andö spesso i n gita con
"Zio Markó". C o n loro
c'erano anche gli allievi
dell'ormai anziano pittore,
öltre al figlio Károly
junior, più numerosi gli
italiani, come Domenico
Brezolino e Rimedio Fezzi.
N e l settembre dello stesso
anno, Kovács si recö
a Subiaco, dove trovö una
vera colonia d i p i t t o r i ,
con i cui membri,
i n seguito, partecipö
a escursioni tra
le montagne Sabine.
Secondo le memorie
di Kovács, negli anni '40
i pittori ungheresi
si adattarono
perfettamente all'ambiente
artistico italiano
e strinsero amicizia con
gli italiani e con i loro compagni d i altra nazionalità. G l i ungheresi che vivevano a Roma
diventarono membri di alcune associazioni artistiche. Corne ci rivela la storia della
Società Ponte M o l l e {Ponte Molle-Gesellschaft),
alcuni parteciparono alle feste dei nuovi
membri. Mihály Kovács e Ede H e i n r i c h (cha abitava a Roma, i n via del Babuino
dal 1844), dopo i l loro arrivo, vennero eletti Bajoccoritter a una festa della Società Ponte
Molle, organizzata a V i l l a Borghese. I n base alle ricerche d i Friedrich Noack si sa che
la festa dell'assunzione venne seguita da una processione "dionisiaca" con torce. Questa
fu Pultima occasione i n cui Luigi, re d i Baviera, partecipö alla festa di questa compagnia
da l u i spesso frequentata.
23. Barabás, Miklós: Particolare d i Venezia, 1834, n . 7.
55
Parlando degli ungheresi vissuti a Roma bisogna menzionare i l nome dello
scultore József Engel che visse nella città eterna dal 1847 al 1867, e Ferenc Szoldatits, tardo
seguace della pittura dei Nazzareni, che visse a Roma dalla meta degli anni '40. Essendo
allievo d i Overbeck, entrö anche nella confraternita d i Sant'Isidoro. Poi ebbe uno studio
a Palazzo Venezia, dove eseguiva soprattutto i lavori commissionati dalla Chiesa.
Dopo i l 1849 perö, si potevano incontrare non soltanto viaggiatori, archeologi
e artisti ungheresi, ma anche un alto numero di immigrati che stavano a Roma, a Firenze
e i n altre città italiane. Quelli più attivi nei campi finora descritti poterono inserirsi nella vita
culturale delle città. Dobbiamo menzionare soprattutto Ferenc Pulszky (ripr. 11.), l'eccellente
archeologo ungherese che, essendo stato, nel 1848, membro del governo rivoluzionario
magiaro, dopo i l 1860 emigrö a Firenze, dove poi fondö un salotto letterario molto popolare.
La sua casa di via Bárdi ospitö spesso Francesco Dall'Ongaro, il poeta veneziano che dava
letture a un pubblico internazionale. Nel 1865 i n tutta Italia si festeggiö i l 600° anniversario
della nascita di Dante
e il salotto di Pulszky
24. Kovács, Mihály: U o m o r o m a n o , 1843, Museo D o b ó István, Eger
contribui alle
celebrazioni con una
festa. Pulszky venne
anche invitato alla cena
tenutasi i l 17 maggio
a palazzo Senistori,
anzi, pronunció anche
u n discorso d'augurio.
L'effetto fu
straordinario, perché
Pulszky viveva la
stessa condizione
di Dante. A n c h e
gli ungheresi
contribuirono
ad arricchire
i programmi delle feste
e alla gara poetica
deH'anniversario,
parteciparono con
una poesia su Dante,
di uno dei maggiori
poeti ungheresi, János
Arany, seritta nel 1852,
in ungherese e tradotta
in italiano.
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57
G l i immigrati
ungheresi sentirono
a ragione che, nella
corrente degli eventi
storici, la sorte delle
nazioni ungherese
e italiana si
intrecciava ancora.
NOTE
1 Endre T ó t h , Az ókor hagyatéka
dell'antichità},
(Eredità
i n Történelem—kép.
7 C i t a da 1814- V e d i : Kosáry 1983. p. 302.
(Storia
8 G a l l e r i a Nazionale Ungherese, Budapest, n . i n v .
e immagine Brani sul rapporto del passato e dell'arte
87.10. M . i n Régi magyar arcképek
in Ungheria) G a l l e r i a Nazionale Ungherese,
ungheresi),
Catalogo, a cura d i K a t a l i n S i n k ó , Árpád M i k ó ,
Budapest 2000. pp. 2 7 0 - 2 7 1 .
ritratti
9 " I n u n paesaggio c o n cespugli, su una quadriga
d'oro trainata da due l e o n i sta i l genio d ' U n g h e r i a
2 N e l l a concezione del programma ebbero u n r u o l o
c o n due figure f e m m i n i l i ai l a t i : una incarna
anche i consigli dello studioso gesuita István
l'amore per la patria, l'altra rappresenta i numerosi
Schönwisner, eccellente conoscitore d i a n t i c h i
a t t r i b u t i d e l n o b i l e popolo ungherese e la sua
f r a m m e n t i epigrafici. E d i t B . T h o m a s ,
patria" Pressburger Zeitung 1810. N r . 1 0 1 . pp.
di Dorffmeister
Artium,
a Szombathely,
Históriáé
1188-1189; H a n s A u r e n h a m m e r , Joseph Abel
T o m . X I I . Budapest 1966. pp. 113-154-
végén (Programma
Settecento),
a 18.
század
e opera d'arte alla fine del
i n Művészettörténeti
di storia dell'arte),
füzetek
1848 (Ideali deli'educazione
eszményei
i n Mitteilungen der Osterreichischen
Galerie.
1777-
culturale ungherese
1777-
Budapest 1927. I - I I . V o l . I . pp. 210-363.
10.
1966. pp. 15-27.
10 G y u l a K o r n i s , A magyar művelődés
(Quademi
2. Budapest 1971. pp. 2 8 - 3 1 .
4 G y u l a K o m i s , A magyar művelődés
1848),
Affreschí
i n Acta
3 Géza Galavics, Program és műalkotás
1777-1848
1777-1848),
(Ideali deli'educazione
eszményei
culturale
ungherese
Budapest 1927. M I . V o l . I . pp. 233,
269; Kosáry 1983. pp. 406-420.
11 N c l l ' a t t o d i fondazione risulra che, c o n la sua
raccolta, Ferenc Széchényi fondö la B i b l i o t e c a
Nazionale Ungherese Széchényi, secondo
5 C o m e Á d á m Patachich ( 11784) vescovo
d i Nagyvárad, mecenate eccellente, Ferenc Faludi
la denominazione latina: B i b l i o t h e c a H u n g a r i c a
scrittore e poeta, A n t a l Gánóczy c a n o n i c o
Széchényiano-Nationalis, sive Regnicolaris. J e n ő
d i Nagyvárad, storico e teologo, J á n o s H a n n u l i k
Berlász, Az Országos
professore scolopio e Jacobus Mariosa che visse
1802-1867
i n U n g h e r i a , ma aveva o r i g i n i italiane e d i v e n n e
Széchényi
n o t o per le sue pastorali. Da r e c e n t i ricerche
41-50.
letterarie risulta che la poesia arcadica italiana,
Széchényi Könyvtár
(Storia della Biblioteca
1802-1867),
12 G y u l a Fleischer, Magyarok a bécsi
Akadémián
(Ungheresi all'Accademia
trasmesse ai p o e t i ungheresi che scrivevano
di Vienna),
Budapest 1935.
i n lingua ungherese come Dániel Berzsenyi,
Edit Szentesi, Birodalmi
Történelemszemlélet,
László Szörényi, Latin nyelvű Árkádia
publicisztika
nell'Ungheria
(Arcadia
del Settecento),
in lingua latina
i n Studia
Hungarolatina,
és történeti
a cura d i Pál Pándi, Budapest 1965. p. 215
6 Kazinczy
Ferenc levelezése
(Corrispondenza
Í-XÍX.
di Ferenc Kazinczy
Osztrák
Concezione
giornalismo
della storia, storiografia,
neü'lmpero
della
1849),
az
imperiale.
irodalom története
1849-ig (Storia
történelmi
témák ábrázolása
Császárságban 1828-ig (Patriottismo
storico e rappresentazione
1772-tól
Arti
patriotizmus.
történetírás,
Budapest 1999. pp. 121-133, e ancora: A magyar
letteratura ungherese dal 1772 al
di Belle
e quello ungherese all'inizio d e l l ' O t t o c e n t o , v e d i :
e avevano dei c o n t a t t i c o n l A r c a d i a d i R o m a .
századi Magyarországon
Képzőművészeti
13 Sulla relazione del p a t r i o t t i s m o della M o n a r c h i a
da p o e t i p r e t i che scrivevano i n lingua l a t i n a
a tizennyolcadik
története,
Nazionale
Budapest 1986. pp. 18-28,
soprattutto le opère d i Metastasio, sono state
Benedek Virág o più tardi Mihály Vörösmarty,
2S
(Antichi
Catalogo, T a t a 1988. n.cat. 42.
Austriaco
di soggetti storici
fino al 1828),
i n catalogo
c i t a t o nella n o t a n . l , pp. 7 3 - 9 1 , 7 7 9 - 7 8 1 .
14 Quasi settanta studenti ebbero i l p r e m i o G u n d e l
i s t i t u i t o n e l 1784, due i l p r e m i o L a m p i (da 1819),
1-X1X),
due i l p r e m i o C z e r n i n (da 1823). F i n o al 1850
Pubblicata da J á n o s Váczy, Budapest 1 8 9 0 - 1 9 1 1 .
furono due g l i a l l i e v i ungheresi ai quali andö
V . p. 510.
il p r e m i o della corte (Hof-Preiß, da 1787),
tra i q u a l i Pál Kühnel, a r c h i t e t t o d i K i s m a r t o n
26 János György Szilágyi, / K n o w my
(nel 1789) ed i p i t t o r i J á n o s Hesz Mihály ( 1 7 9 4 ) ,
(The Biography of the Other
G á b o r M e l e g h ( 1 8 2 3 ) e Károly Brocky ( 1 8 3 2 )
(Conosco
15 Sui viaggi d i Széchenyi e Ender vedi: Archiv
Geschichte,
Statistik und Kunst,
W i e n 1827. n . 136.
pp. 7 4 2 - 7 4 4 ; Zsuzsa G o n d a , Die Wiener
Die K i i n s tierische Laufbahn
und Thomas
Nepomuk
Ender,
von Johann
Dioskuren.
Nepomuk
i n Gedenkausstellung
Ender und Thomas
für
Ender,
Johann
Accademia
Place.
Pulszky)
il mio posto. Ualtra biográfia
di
Pulszky),
i n Basics-Szabó 1997. p. 1 H
27 Liber Antiquitatis.
Fejérváry s
Sammlung,
Gezeichnet v o n Josef Bucher u n d W o l f g a n g
B ö h m , Eperjes 1842. Museo Nazionale Ungherese.
V e d i : nota 26. pp. 97-114, n.cat: 59.
28 István Fáy d i v e n n e n o t o per i suoi studi d i storia
delle Scienze Ungherese, collezione d'arte,
della musica e per la sua collezione. N e l suo
Catalogo, a cura d i Zsuzsa G o n d a , G á b o r György
castello d i Fáj, a b b e l l i t o dai quadri d i M a r k o
Papp, Júlia Szabó, Budapest 2 0 0 1 . pp. 9 2 - 9 5 .
16 K a t a l i n S i n k ó , Orientalizáló
di genere orientalegganti),
életképek
e dai r i l i e v i su terni m i t o l o g i c i fatti da M a r c o
Casagrande vedi: László Pálinkás,
(Quadri
i n Szabó-Széphelyi 1981.
Casagrande.
művészeti
pp. 99-103.
17 V e d i : Das Zeitlater Kaiser Franz Josephs,
Catalogo,
Marco
Adatok a X I X . századi
kapcsolatok
Casagrande.
történetéhez
olasz-magyar
(Marco
Dati per la storia dei rapporti
italo-ungheresi
Éva Bajkay, Leben und Werk eines
in Ungheria, n.1942. I s t i t u t o I t a l i a n o d i C u l t u r a
Vedutenmalers,
Kozina di Felsőpula),
Kozina Sándor
i n Művészet
Pusztai, Marco Casagrande,
(Sándor
(Arte),
Artium
1907.
Hungarorum,
Anmerkungen
" i n uns selbst liegt Italien".
M a r i a Luisa. Eugen Kerpel, Ein Maler und
Römer,
Europaer.
Einleitende
in
Die Kunst der
Deutsch-
Catalogo, a cura d i C h r i s t o p h H e i l m a n n .
29 Szana 1898.; Bodnár 1980. p. 42.
storiografo Mihály Horváth, u n o dei p r i m i
30 " I l p i u delle v o l t e una luce fredda, nata dalla
monografisti del Palatino Giuseppe. V e d i : Palatin
der Kunst, i n Palatin Joseph
in Pest-Ofen,
Históriáé
Haus der Kunst, M ü n c h e n 1987. p. 14.
Budapest senza data [1940]
20 G a b r i e l l a Szvoboda, Dománszky c i t a n o lo
(1776-1847)
i n Acta
zur Kunst der Deutsch-Römer
fini nel Museo nazionale come d o n o della vedova
Joseph - Förderer
Italiani
Budapest 1973. V o l . 19.
p.118.; C h r i s t o p h H e i l m a n n ,
pp. 19-22.; Csatkai 1970. p. 24.
19 I I d i p i n t o dell'artista, che rappresenta i l Colosseo,
Kerpel Leopold,
i n Studi
i n U n g h e r i a . Budapest 1942. pp. 16-17.; László
i n Bajkay 1994. p. 19.
18 József Bayer, Felsőpulai
nell'Ottocento),
culturali
S c h l o ß Grafenegg 1984- I . pp. 511-526.;
l u m i n o s i t a del colore, che o l t r e l'effeto d i
i l l u m i n a z i o n e ha anche u n significato metafisico,
Catalogo, a cura
créa u n o spazio c o n t i n u o n e i p a r t i c o l a r i d e l i c a t i ,
d i Szilvia A n d r e a Holló, Museo S t o r i c o
dove la linea tra i l cielo e la terra n o n e sfumata
d i Budapest, Budapest 1997. p. 65.
e n o n e i n f i n i t a . La sensibilita del proporzione
21 Péter Czifka, A pályakezdő
(István Ferenczy,
és felvilágosodás
Ferenczy
il debuttante),
in
(Arte e illuminismo),
István
n o n si perde m a i . " E r i c h Steingräber,
Művészet
Landschaft,
a cura
Landschaftsmalerei,
1983. p. 23.
d i A n n a Zádor e H e d v i g Szabolcsi. Budapest
31 K o p p 1942. p. 224.
1976. pp. 500-506.
32 Kertbeny, 1862. p. 152.
22 Károly L y k a , Az ígéret földjén
Promessa),
(Nella
Terra
33 Hans-Joachim Z i e m k e , Die Anfänge
i n L y k a 1981. pp. 171-189.
23 R u d o l f Eitelberger v o n Edelberg, Josef
Böhm, i n Gesammelte
kunsthistorische
R. Eitelberger von Edelberg,
in Rom, i n Die Nazarener,
Daniel
Schriften
pp.180-227.
i n Römische
in Wien
Catalogo
und
Städelschen
K u n s t i n s t i t u t , Frankfurt am M a i n 1977. pp.
von
V o l . I . W i e n 1879.
5 8 - 5 9 ; K e i t h A n d r e w s , Die Nazarener,
München
1974. pp. 16-17.
34 R. X . Kraus, Dante. Sein Leben, seine Werke und sein
24 W a l t e r Wagner, Die Rompensionäre
Akademie
Natur,
i n Rothlisberger
der bildenden Künste
der
Wiener
1772-1848.
Historische Mitteilungen,
IL
Pubblicato
d a l l ' I s t i t u t o d i C u l t u r a A u s t r i a c o a Roma
Verhältnis
zur bildenden Kunst, Berlin 1897. 660.
N o n si sa dove si t r o v i i l quadro esposto nel 1865.
35 V e d i : Erminia dai pastori, 1 8 5 1 , Tancredi
e Clorinda,
1852.
e d a l l ' A c c a d e m i a delle Scienze Austriaca.
36 Pulszky 1880. V o l . I . p. 63.
R o m - W i e n 1975. Q u a d e r n o 15. pp. 17-19.
37 L'autore d i una delle biografie d i Markó,
25 E d i t Szentesi, Josef Daniel Böhm
A Fejérváry-gyűjtemény
(Il Parthenon-fregio
a
Pulszky-házban.
di Josef Dániel
La collezione Fejérváry
Parthenón-fríze.
nella casa di
Böhm.
Pulszky),
i n Basics-Szabó 1997. pp. 56-69, 163-164.
Pál Harkányi sostiene che i l tenoré v i t a
dell'artista a V i e n n a migliorö quando conobbe
Pyrker e g l i dipinse i l quadro dal t i t o l o A u s d e n
Perlen der h e i l i g e n V o r z e i t . Pál Harkányi, Markó
Károly
életrajza
(La biográfia
di Károly
Markó),
i n A Magyar Képzőművészek Társulat Évkönyve
1 8 6 1 - 1 8 6 2 . (Annuario
dell'Associazione
Ungherese
(La mia vita 1872-1847),
1772-1847
a cura d i Aladár Paul
Czigler, i n Fontes Rerum Austriacarum
10. W i e n
1966. p. 149. Pyrker, arcivescovo d i Eger dal 1827,
Vorzeit, v o n C . M a r k o gem. 1833. Budapest,
der Nationen.
des Ofners wohlthätigen Frauen-Vereines.
12-14-
.
199-206.
Akademie
die bildenden Künste
R o m - W i e n 1975.
d e l l ' A c c a d e m i a d i V i e n n a , Edouard v o n Engerth
si capisce che l ' A c c a d e m i a definiva sia
Bécsben a' művészeti
(Le regole dell'Accademia
poeta, n o t o anche per i suoi t e n t a t i v i d i tradurre
Pest 1836. p. 293.
53 Barabás
la D i v i n a C o m m e d i a d i D a n t e . Passö a l c u n i
d e c e n n i i n I t a l i a , dove n e l 1835, papa G r e g o r i o
X V I lo n o m i n ö prelato d i corte. K a r l Kertbeny,
Dante in der ungarischen Literatur (Dante
akadémia
Miklós önéletrajza
Barabás),
rendszabásai
di Vienna),
in
Honművész,
(L'áutobiografia
di Miklós
I n t r o d u z i o n e e n o t e d i B é l a Bíró,
Kolozsvár 1944.
54 Mihály Kovács serive del professore accademico
nella
L i p p a r i n i che "aveva u n rapporte t u t t o diverso
B e r l i n 1873. p. 15.
c o n i suoi a l u n n i rispetto ai tradizionalisti
44 N e l l a letteratura su M a r k o l ' u n i c o H e n r i k
di V i e n n a " Ludányi 1992. p. 28.
H o r v á t h menziona l'intéresse d i M a r k o per
romantikus
(Pittori romantici ungheresi a
Roma),
55 F r i e d r i c h N o a c k , Deutsches Leben in Rom
1700-1900,
Stuttgart e B e r l i n 1907.
P P
. 236-237.
56 R i e d l 1900. pp. 48-54.
i n Minerva, I I I . 1924. p. 1 2 1 .
57 Erzsébet Király, Paolo und Francesca
45 K o p p 1942.
46 K e r t b e n y 1862. p. 149.
Wiederkehren
47 Romanticismo
mittelalterlicher
Storico, a cura d i Paola B a r o c c h i ,
in der ungarischen Malerei der
Fiamma N i c o l o d i , Sandra P i n t o , La M e r i d i a n a
i n Zeitschrift für Schweizerische
d i Palazzo P i t t i , Firenze 1974- pp. 311-312.
Kunstgeschichte,
Művészkultusz
a 19. századi Magyarországon
Culto e sovvenzione
artisti in Ungheria nell'Ottocento),
Historisches
52 G l i statuti v e n g o n o resi n o t i da D a n i e l N o v a k ,
d i Borbone, p r i n c i p e d i Lucca. L u i stesso era u n
d'oro, corone d'argento.
U.
Österreichischen
15. p. 47. D a i p a r t i c o l a r i del viaggio d e l borsista
del p r i n c i p e Miklós Esterházy, p o i d i Ferdinando
műpártolás
Wiener
M u s e u m der Stadt W i e n , W i e n 1997. pp. 24-26.
Museum
43 Zsigmond Deáky fu dapprima precettore
48 Aranyérmek-ezüstkoszorúk.
der
1772-1848.
V e d i : Edouard von Engerth, Catalogo,
i Nazzareni. H e n r i k Horváth, Magyar
Catalogo,
la destinazione del viaggio che le sue c o n d i z i o n i .
László,
Budapest 1937. pp. 77-85.
Rómában
P P
A k a d e m i e der Wissenschaften,
Ofen
1821. Helias der T h e s b i t i n drey Gesängen
festők
Panorama,
a cura d i M o n i k a Flacke, Deutsches Historisches
K u l t u r i n s t i t u t i n R o m u n d der Österreichischen
Gesammelt durch
J o h a n n Ladislav Pyrker. G e d r u c k t auf K o s t e n
letteratura ungherese),
"Fare gli italiani", i n M y t h e n
Ein europäisches
i n Römische Historische Mitteilungen,
G a l l e r i a Nazionale Ungherese, n . i n v . : 3076
42 V i e n n a , Kunsthistorisches
50 I l a r i a P o r c i a n i , Italien.
51 W a l t e r Wagner, Die Rompensionäre
39 N o t a sotto a sinistra: A u s den Perlen der h e i l i g e n
41 A b e l Czigler S.O.Cist., Pyrker János
dei suoi figli erano s i m i l i . K o p p 1942. pp. 211-212.
M u s e u m , B e r l i n 1998.
insedia personalmente n e l suo ufficio Á d á m
Reviczky, u n o dei mecenati d i M a r k o .
40 Perlen der Heiligen Vorzeit,
c o m b a t t e c o n G a r i b a l d i durante l'assedio d i Roma,
p o i fuggi i n I n g h i l t e r r a . G l i o r i e n t a m e n t i p o l i t i c i
di belle Arti, 1861-1862.) Pest 1863. p. 68.
38 J o h a n n Ladislaus Pyrker, M e i n Leben
49 U n o dei generi d i M a r k o , V i t a l e De T i v o l i
um
1900.
Motive
Jahrhundertwende,
Archäologie
und
54, 1997. p. 101.
és
(Medagíie
degli
Catalogo, a cura
d i K a t a l i n S i n k ó , G a l l e r i a Nazionale Ungherese,
V a r i a n t e ampliata del saggio p u b b l i c a t o n e l catalogo
Budapest 1995. p. 181. n.cat. 1.1. p . l 4 .
Italianische Reisen.