Download N°16 - Istituto Comprensivo Scuola dell

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Transcript Download N°16 - Istituto Comprensivo Scuola dell

lo sguardo
ANNO SCOLASTICO
2013-2014
N° 2
CULTURA - ATTUALITA’ - INFORMAZIONE - CURIOSITA’
ANNO VI
G I O R N A L I N O D E L L’ I S T I T U T O C O M P R E N S I V O
MAIORI - MINORI (SA)
STAMPATO IN PROPRIO E DISTRIBUITO GRATUITAMENTE PER USO SCOLASTICO
Le Interviste impossibili
Cristoforo Colombo
Alcuni ragazzi della classe 2ª della Scuola
secondaria di 1° grado di Minori si sono
imbarcati con Alifantasia ed hanno raggiunto la Spagna. Qui, nel porto di Palos hanno
incontrato l’ammiraglio Cristoforo Colombo
che pazientemente si è lasciato intervistare.
Ecco che cosa ha detto, il vecchio ammiraglio.
alve, sono un giornalista. La redazione mi
ha affidato un incarico molto importante:
cercare Cristoforo Colombo e intervistarlo in
occasione del Columbus Day. Giro per le strade di Palos: l’odore di salsedine mi guida al
porto.
Ed eccolo lì, il porto, con le imbarcazioni pigre che dondolano sull’acqua. C’è un odore
pungente di pesce mischiato a quello della salsedine. La gente cammina velocemente,i vestiti dai colori vivaci svolazzano allegramente.
Si sentono i venditori che gridano,declamando
la loro merce. Ehi, ma quell’uomo non è …
ma si è lui, il grande Cristoforo Colombo!
È lì che contempla il mare che ha tanto amato.
È bellissimo nel suo abbigliamento rinascimentale. Mi avvicino un po’ intimidita.
È vecchio l’ammiraglio, i capelli sono grigi
con qualche venatura dorata. Gli occhi, però,
sono azzurri,vivaci proprio come il Colombo
giovinetto.
-Scusi, è proprio lei, Cristoforo Colombo?-Sì sono io. –
-Sono qui per intervistarla, Ammiraglio.-Spero di poter rispondere a tutte le tue domande.
-Lei era un italiano, vero?-
S
(Continua a pag. 6)
La Villa Marittima Romana di Minori
Per la “Giornata FAI di primavera” gli alunni in
visita al sito archeologico del 1° sec. dopo Cristo
N
oi alunni della classe quarta, scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Maiori, plesso di Minori, ci
siamo abbonati al FAI (Fondo Ambiente Italiano) per l’anno 2014. Il FAI è una Fondazione, nata nel 1975, che si
propone di contribuire, conservare e valorizzare i patrimoni
d’arte, la natura e il paesaggio italiano.
Accompagnati dalle maestre Mena e Mirella, il 22 marzo, siamo andati a visitare la
Villa Marittima Romana di Minori: il complesso archeologico meglio conservato
dell’architettura residenziale di lusso che i rappresentanti dell’aristocrazia costruirono
tra l’età augustea e l’età Giulio-Claudia, lungo la costa amalfitana.
Con
l’eruzione
del
Vesuvio nel
79 d.C. la
villa fu gravemente danneggiata
e
seppellita da
ceneri. L’ingresso
era
dal mare che
introduceva
in un giardino alberato
(Viridarium)
a pianta rettangolare circoscritto da
Gli alunni e le insegnanti della classe 4ª della scuola prim. di Minori
un triportico sul
all’ingresso della Villa Marittima Romana
quale si aprivano gli ambienti di rappresentanza.
(Continua a pag. 2)
Festa dell’Europa 2014
Anche
quest’anno
ritorna la manifestazione Festa dell’Europa che si svolgerà
sabato 17 maggio,
alle ore 10.00, in
Piazza Cantilena a
Minori con la partecipazione degli alunni del plesso scolastico. Si invitano alla partecipazione tutti i cittadini di Minori.
In attuazione delle iniziative cofinanziate dai Fondi Strutturali Europei 2007/2013,
in riferimento all’avviso per la presentazione delle proposte relative all’Asse I “Società dell’Informazione e della conoscenza” - Obiettivo A – dal titolo “Incrementare
le dotazioni tecnologiche e le reti delle istituzioni scolastiche” si comunica che questo Istituto Scolastico Comprensivo è stato autorizzato ad attuare il suddetto progetto.
1
(Segue da pag. 1)
“Giornata FAI di primavera”
Abbiamo
visitato una sala
dove i Romani
accoglievano
gli ospiti con
la musica e altre stanze dove
dormivano ed
abbiamo potuto
vedere delle immagini proiettate sulla parete
Uno scorcio dell’Antiquarium
con gli schiavi che portavano dei vasi ed un altro con un cesto di frutta.
I colori che usavano erano il rosso, il nero e il giallo.
Alcuni ragazzi della
scuola media ci hanno
fatto da ciceroni.
Abbiamo anche visitato le terme e la nostra
guida ci ha spiegato
come funzionavano.
Alla fine abbiamo osservato i mosaici del
Triclinio Ninfeo. In
questo ambiente c’erano dei letti dove i
Un mosaico della Villa Romana
patrizi si sdraiavano e
consumavano i loro pasti.
I Romani mangiavano moltissimo ed a fianco scorreva l’acqua
nei canaletti in cui vomitavano. Lo sporco poi veniva portato via
dall’acqua che scorreva.
Siamo poi andati al piano superiore ed un altro cicerone ci ha
fatto vedere il Museo dove sono esposti ami che si usavano per
la pesca, monete antiche, ancore, vasi e tanti oggetti, alcuni non
appartenenti alla struttura.
Nel museo abbiamo anche visto il Lararium, un altare dove i
Romani si fermavano a pregare.
É stata una giornata molto interessante perché abbiamo visitato
un monumento del nostro paese che ci racconta la storia degli
antichi Romani.
Alunni della classe 4ª
Sc. Prim. -Minori
Istituto
Comprensivo
Maiori - Minori
Progetto
Giornalino
scolastico
“LO SGUARDO”
Referente:
Ins. Rosa De Riso
[email protected]
MINORI
Il mare argentato,
cornice perfetta di Minori,
paesino piccino.
Un azzurro torrente
vien dalle verdeggianti colline
cosparse di gemme di sole:
i limoni,
i re di Minori!
Lungomare assolato,
spiaggia affollata,
casine colorate,
splendide giornate.
Foto ideale
d’un paese speciale.
Lorenzo Fusco
Classe 5ª Scuola prim. -Minori
Guidando i turisti alla scoperta del
nostro paese
Domani arriverà un
pullman di turisti e
noi faremo loro da
guida.
L’appuntamento è
nella piazza principale di Minori,
un paese piccolo e
facile da visitare a
Minori vista dal mare
piedi, da lì partiremo per scoprire un incantevole borgo.
Visiteremo la Villa Romana col suo giardino interno e i mosaici contenuti nel Triclinio ninfeo. Essa è una delle poche
a cui si accedeva dal mare. Terminata la visita potranno
poi ammirare più avanti la scultura in marmo del famoso
artista giapponese Kazuto Kuetani intitolata “Rispetto”.
Ci dirigeremo poi nel centro di Minori per visitare la Basilica di Santa Trofimena, dedicata alla santa patrona di Minori che ha origini siciliane, le cui spoglie sono conservate
nella cripta della Basilica. La chiesa è ampia e luminosa e
conserva le statue di vari santi ed anche una raffigurante il
Cristo Morto. La chiesa del XVIII secolo è di stile neoclassico e ha anche uno svettante campanile.
Dietro la chiesa si trova l’ Arciconfraternita del Santissimo
Sacramento dove ammireremo
la raccolta di foto della Settimana Santa con i riti che si
svolgono a Minori. Visiteremo
altre chiese: quella di S. Lucia, di S. Giovanni a mare, di
La Basilica di S. Trofimena
S. Nicola, degli Angeli custodi in
via Monte, quella di Villa Amena e poi la Chiesa dell’Annunziata, che si trova lungo via
Torre, una lunga scalinata che unisce Minori alla vicina
Maiori dall’alto della quale si può ammirare un bellissimo
panorama. Il mare argentato, la spiaggia affollata, il lungomare assolato, le colline verdeggianti, i limoni turgidi
e le piccole case colorate: un bellissimo e coloratissimo
dipinto.
Andremo poi al ristorante “Giardiniello” dove gusteremo
piatti tipici minoresi come gli
“’ndunderi”.
Infine, per concludere
questa giornata, li
condurremo al
lungomare dove
potranno andare a passeggiare
sul pontile, da
poco ristrutturaPanorama dalla località Torre
to, e poi a gustare uno dei famosi dolci della pasticceria De Riso e della
pasticceria Gambardella: proporremo loro tutti i dolci migliori come i profiteroles al cioccolato e quelli al limone, le
zeppole di San Giuseppe e tutti gli altri.
Sarà una giornata per loro indimenticabile!
Alunni delle classi 5ª A e 5ª B
Scuola prim. -Minori
2
Le più belle leggende di Roma antica
Con la nostra maestra abbiamo letto un libro intitolato “Le più belle leggende dell’antica Roma” diviso
in quattro capitoli: “Le origini di Roma, Roma monarchica, Roma repubblicana, Roma imperiale”.
U
na leggenda che ci ha colpito molto riguarda “Le
origini di Roma” nella quale
si racconta di Romolo e Remo,
due gemelli abbandonati sul
fiume Tevere e allattati da una
lupa che furono trovati dal pastore Faustolo e da lui cresciuti.
Quando divennero grandi, vennero a sapere le loro origini, tornarono sul posto dove la lupa li
aveva salvati e lì vollero costruire una città: Roma.
Chi dei due avrebbe avvistato
più uccelli in volo, ne sarebbe
diventato re. Il destino scelse
Romolo.
Tra le leggende di “Roma monarchica”, ci ha interessato
quella di Muzio Scevola. Era
un soldato romano che andò
nell’accampamento di Porsenna
per ucciderlo, ma quella notte,
per sbaglio, uccise un suo ufficiale. Per punirsi dell’errore,
andò da Porsenna e si bruciò la
mano destra, colpevole. Caio
Muzio da quel giorno fu chiamato Scevola.
Di “Roma repubblicana” ci
ha colpito la leggenda dei “Veri
gioielli”. Essa parla di una donna che un giorno andò da Cornelia, madre di Tiberio e Caio
Gracco, le chiese di farle vedere
i suoi gemelli ed ella portò i suoi
figli dicendo che quelli erano i
suoi gioielli.
Per quanto riguarda “Roma imperiale” ci è piaciuta la leggenda di Virgilio. Un bambino, appena nato, si ritrovò sulle labbra
uno sciame di api. Una signora,
vedendo quella scena, disse che
da grande sarebbe diventato un
poeta.
Attraverso le leggende dell’antica Roma abbiamo conosciuto
molti uomini famosi come: Coriolano, Menenio Agrippa, Attilio Regolo…
Questi personaggi li abbiamo
descritti, abbiamo individuato
le loro gesta e li abbiamo disegnati. Uno che ci ha particolarmente colpito è stato Fabrizio,
un uomo famoso per la sua
onestà. Un giorno questi andò
da Pirro per trattare lo scambio
dei prigionieri, ad un tratto un
elefante appoggiò la proboscide
sulla sua spalla…..
Volete sapere come andò a finire
la vicenda?
Divertitevi a leggere le leggende dell’antica Roma! Ve lo consigliamo.
Alunni della classe 5ª B
Scuola Prim. -Maiori
A tutti i giovani del mondo
Che mille torce di fuoco
possano illuminare
questo luogo oscuro!
Che l’odio che provate
sparisca e che la bontà
possa riempire il vostro cuore!
Che Dio possa condurvi
verso la giusta strada,
con la sua luce!
E che il diavolo
bruci nelle fiamme
della giustizia!
Francesco Ossignuolo
Classe 3ª Scuola sec. -Minori
Per me la primavera ...
É arrivata la primavera.
Ha portato molti cambiamenti,
qui, nel mio paese.
Le meravigliose margherite
sono sbocciate
nei numerosi praticelli.
Le stupefacenti rose
sono nate.
L’aria è cambiata,
il freddo inverno
ha lasciato posto
all’afosa primavera.
Fa più caldo,
il sole illumina
il mio piccolo paese.
La primavera si fa sentire,
io ho più voglia di uscire
e assaporare
i cambiamenti che ha portato.
Giuseppe Messalino
Classe 5ª Scuola prim. - Minori
Compiti durante le vacanze ?
O
ggi, a scuola, abbiamo discusso sull’opportunità di
eseguire i compiti durante le vacanze.
Ognuno di noi ha espresso il suo parere.
Alcuni dicono che fanno bene gli insegnanti a farceli fare,
perché ci tengono allenati e non ci fanno dimenticare tutto
quello che abbiamo fatto a scuola, inoltre ci aiutano a non
annoiarci perché, si sa, che dopo mesi di mare ci si stanca
e poi si ha più tempo per farli. I genitori sono a favore e dicono che, durante le vacanze, dobbiamo fare almeno quelli
e che possiamo farli anche un po’ alla volta.
Molti di noi hanno detto che, se ci danno da fare i compiti,
le vacanze non sono più vacanze: ci tolgono molto tempo
che vorremmo dedicare ad altro.
La maggior parte di noi pensa che va bene anche annoiarsi:
niente compiti allora!
Giulia D’Urso
Classe 1ª
Scuola prim.
- Minori
Alunni della classe 5ª Scuola Prim. -Minori
3
il Narrafiabe
La strega della Nebbia
I viaggi del Principe Pasquale
C
C
’era una volta uno gnomo che
abitava nel Green Village, uno
splendido paese tutto verde e molto tranquillo, prima dell’arrivo della cattivissima Strega della Nebbia.
Era cieca ma aveva una specie di sesto
senso e capiva tutto quello che le succedeva intorno.
Era arrivata e aveva conquistato, aiutata
dagli gnomi cattivi, tutti gli abitanti e li
aveva ridotti in schiavitù.
Un giorno l’anziana madre del giovane
gnomo, che era molto saggia, gli riempì a
sua insaputa lo zaino di cibo che doveva
bastare per dieci giorni e anche più e gli
diede il compito di attraversare il lago
ghiacciato, la terribile foresta buia e la
montagna sanguinosa per arrivare al castello incantato dalla buona fata bianca.
Questa era l’unica che avrebbe potuto
sconfiggere la Strega della Nebbia.
Lo gnomo era molto triste e scoraggiato.
Era molto piccolo e con sé aveva solo
cibo per dieci giorni e tre piccole pagnotte di pane in più che la mamma gli aveva
consigliato di tirar fuori solo davanti ai
tre ostacoli.
Lo gnomo arrivò, ma prima dovette
superare la montagna sanguinosa, quella
dei pipistrelli e anche un’altra montagna dove giacevano delle persone che
erano esauste perché non erano riusciti a
superarla.
Quando arrivò al castello, scongiurò la
fata di condurlo al villaggio per liberarlo.
Appena arrivati, la fata mise in atto una
delle sue magie facendo diventare di pietra la Strega della Nebbia e la imprigionò
nel suo castello.
Il giovane gnomo s’ innamorò della fata,
lo sposò pochi mesi dopo e i due vissero
felici e contenti
Antonio Ferrara
Classe 1ªA Scuola Sec.-Minori
C
’era una volta in un reame un principe
che era in cerca di una moglie.
Si chiamava Pasquale ed era molto bello e soprattutto molto gentile e affettuoso.
Il re voleva che prendesse in moglie la principessa MORGANA, ma lui non la voleva , così
per punizione lo rinchiuse nella sua stanza in
modo che non potesse scappare. La principessa
Morgana era molto bella, ma una persona senza
scrupoli: una vipera!
Una notte, stanco di tutto ciò, il principe riuscì
a scappare nella foresta , ma i cani da guardia
lo videro e lo inseguirono fino all’alba. Quando
fu abbastanza lontano, crollò in un sonno profondo. Un mendicante, passando di lì, lo vide e
lo condusse a casa sua col suo carro. Appena
arrivati, Pasquale si svegliò e, terrorizzato, chiese dove si trovasse. L’uomo lo tranquillizzò e lo
ospitò nella sua umile casa. Lo rifocillò e la sera
gli offrì un letto dove dormire.
La mattina seguente il principe si rimise in viaggio per scappare dalla principessa Morgana.
Salutò il mendicante, lo ringraziò e partì.
Durante il cammino si fermò a bere in un ruscello e vide che delle ragazze stavano lavando
i panni. Si avvicinò, senza farsi scoprire e vide
una ragazza molto bella. Aveva i capelli castani
raccolti in una treccia, erano morbidi e leggermente ricci; i suoi occhi erano azzurri come il
mare; era vestita con degli stracci, ma al principe non importava perché se ne era già follemente innamorato. Così decise di farle la corte
e seppe che il suo nome era ISABELLA.
Quando fu il momento, il principe s’ inginocchiò
e le chiese se voleva sposarlo. Isabella accettò
e insieme ritornarono al castello dove la principessa Morgana, per disperazione e pazzia si
buttò da un precipizio e morì.
Fu difficile convincere il padre, ma, il giorno
dopo, al castello si organizzarono i festeggiamenti per il matrimonio di Pasquale e di Isabella. I due erano molto felici e vissero insieme per
tanti lunghi anni.
Lidia Pastore
Classe 1ª A Scuola sec. -Minori
La grande vittoria
’era una volta un re di un regno in cui c’era grande crisi morale ed
economica a causa del suo nemico, il “Cavaliere nero”. Negli ultimi
mesi aveva saccheggiato metà regno, bruciato le case e aveva rapito la figlia
del re. Il re era depresso ma anche infuriato quindi cercò un uomo coraggioso
capace di sconfiggere il Cavaliere nero e riportare sana e salva la principessa.
Tutti avevano paura del Cavaliere nero tranne un giovane ragazzo ventenne
che si preparò con coraggio a salvare la principessa e ad eliminare il nemico.
Il ragazzo si fermò da un fabbro per attrezzarsi di un’armatura, di uno scudo
e di un pugnale, ma l’uomo gli donò la spada più forte, resistente e pregiata
che avesse. Essa aveva un potere magico e da secoli veniva chiamata “Spada
Geppino e la forza dell’amore
C
’era una volta un mago che
viveva in un castello. Si chiamava
Geppino.
Era un giovane che già da bambino
sapeva fare tante magie.
Era in grado di trasformare i bambini
in diversi animali. Infatti, un giorno,
trasformò uno in una tigre. Con sè aveva
anche un cagnolino che si chiamava
Nuvola.Una mattina, mentre stava passeggiando con il suo cane, in una foresta,
incontrò una fatina che si chiamava
Ciuffetta. Con lei trascorse tanti
momenti felici passeggiando. I due s’innamorarono e decisero di sposarsi ma,
un giorno Ciuffetta fu catturata da una
strega malvagia che si chiamava Stella e
che la condusse in un carcere. Geppino
e Nuvola partirono per cercarla. Passarono giorni e giorni perché dovettero
superare delle terribili prove. Durante il
viaggio, per poter proseguire il cammino,
dovevano attraversare un tratto di mare
popolato da tanti squali e una foresta
infestata di pipistrelli. Il mago ricorse
alle sue magie e trasformò gli squali in
mattoncini di legno che fece disporre
in modo da formare un ponte che favorì
l’attraversamento. Poi fu la volta della
foresta in cui vivevano i pipistrelli che
erano molto pericolosi perché si cibavano di carni umane. Con la sua magia
Geppino creò un velo invisibile in modo
che i pipistrelli non potessero scorgere né
lui, né il cane Nuvola e così attraversarono la foresta. Le due prove furono così
superate. Camminando, camminando,
scorsero su una montagna il carcere dove
era imprigionata Ciuffetta, e subito si
diressero in quella direzione. Geppino
con una magia aprì le porte del carcere
e corse a liberarla.Improvvisamente
apparve la strega, ma Nuvola, potente e
coraggioso, le saltò addosso e la sbranò.
Finalmente Ciuffetta e Geppino tornarono nel loro castello, si sposarono e
vissero per sempre felici e contenti.
Rosita Bonito
Classe 1ª Scuola Sec. -Minori
diluce”. Il ragazzo, guardando la spada, capì di essere pronto ad affrontare
il Cavaliere nero e partì. Lungo la strada il ragazzo vide un uomo che stava
lottando contro le guardie del Cavaliere nero e riuscì a sbaragliare tutti. Si
chiamava Riccardo e si alleò con il ragazzo per aiutarlo. I due arrivarono alla
torre del Cavaliere nero, affrontando tutte le guardie che trovarono e alla fine
arrivarono in cima. Si trovarono faccia a faccia con il loro nemico.
Il ragazzo combatté contro il Cavaliere nero mentre Riccardo portò in salvo
la principessa. Il pugnale del ragazzo non riuscì neanche a scalfire l’armatura
del Cavaliere nero, allora tirò fuori la Spada della luce e con la sua magia
vinse. Il ragazzo ritornò in patria, sposò la principessa e fu decretata la morte
del Cavaliere nero. Il regno ritrovò la pace e tutti vissero felici e contenti.
Stefano Cretella – Classe 1ª A sc. Sec. Minori
4
il Narrafiabe
La principessa e lo gnomo
La ragazza del sole
C
C
’erano una volta, in un paese
molto lontano, un re e una regina
che non avevano figli ma ne desideravano
tanto uno. Un giorno nacque una bambina che chiamarono Verdiana. Crescendo,
diventava sempre più bella: aveva lunghi
capelli biondi, occhi azzurri, labbra rosse ed era alta e magra. Indossava sempre
abiti meravigliosi e i genitori, per proteggerla, le vietavano di uscire dal cancello.
La principessa era molto curiosa e così,
disobbedendo, uscì e s’ inoltrò nel bosco.
Mentre passeggiava, vide una caverna e,
senza aver paura, vi entrò. Nella caverna
era nascosto un diamante e la principessa, che aveva sentito la storia delle virtù
magiche di quella pietra, pensò di prenderla. Per arrivare al fondo della caverna,
Verdiana dovette superare delle prove e
dei livelli: affrontare uno stormo di pipistrelli, saltare un fossato profondo, passare attraverso un sentiero strettissimo.
Finalmente, giunta alla meta, trovò un
orco tutto verde che le offrì una tazza di
caffè avvelenato, perché non voleva che
prendesse il diamante. Appena lo bevve,
la principessa si trasformò in una gatta e
scappò via verso l’esterno. Per caso uno
gnomo, nascosto dietro una roccia, aveva visto la ragazza entrare ma non aveva
notato nessuno uscire se non quel gatto.
Allora capì ogni cosa: prese la gatta e la
portò con sé nella sua casa e preparò una
pozione magica.Essa non fece subito effetto perché lo gnomo era un po’ pasticcione; tanti furono i tentativi, però, alla
fine la principessa riprese il suo aspetto.
Era contentissima e, volendo ringraziare
lo gnomo, gli promise che gli avrebbe regalato quel diamante. Così i due incominciarono a fare piani per sconfiggere l’orco
e li aiutò anche un ragazzo, non bello di
aspetto, ma valoroso e amico dello gnomo. I tre ritornarono alla caverna e giunsero dall’orco. Qui il giovane, con belle
parole, lo ingannò e gli fece bere una
pozione avvelenata. Presero il diamante,
ma lo gnomo preferì donarlo al giovane
che, appena lo toccò, divenne un bellissimo principee la caverna divenne un palazzo meraviglioso, con numerose stanze.
La principessa, che si era innamorata del
giovane, lo fece conoscere ai suoi genitori. I due ragazzi si sposarono e vissero per
sempre felici e contenti.
Gioia Del Pizzo
Classe 1ª A Scuola sec. -Minori
’era una volta una famiglia reale:
il re, la regina e due figli, un maschio
e una femmina.. Tutto era perfetto nel villaggio. L’unico. problema era rappresentato
da Hotman, il nemico del re.
Il principe si chiamava Antonio e amava
molto l’avventura. Era un ragazzo molto
bello e piaceva a tutte le ragazze, ma per
quanto queste facessero di tutto per richiamare la sua attenzione, nessuna riusciva
a conquistarlo. Ogni volta che Antonio
viaggiava doveva percorrere sempre strade
lunghe per poter sfuggire a Hotman.
Un giorno venne a sapere che molto lontano viveva la ragazza del Sole, chiamata
così perché sapeva governare il sole.
Il principe subito partì all’avventura e prese
con sé solo dieci soldati che dovevano
fargli compagnia. Antonio salutò i genitori
e partì a cavallo. Sulla strada incontrarono
un medicante che gli disse:
- Dove dovete andare?
Il principe gli rispose:
- Andiamo alla ricerca della ragazza dal
sole.
Allora il mendicante gli rispose:
- Dovete andare a destra, ma attenti perché
c’è il castello di Hotman!
Antonio ringraziò il mendicante e riprese
il viaggio. Camminarono per un giorno e
arrivarono in un posto scuro, maleodorante,
dove non c’era sole: lì c’era il castello del
suo nemico che uscì fuori e, appena vide
i ragazzi, li sfidò. Antonio saltò giù dal
Caterina e il merlo d’oro
C
’era una volta
una ragazza di
nome Caterina. La mamma era morta
quando lei era piccola ed il padre era spesso in viaggio per lavoro. Per non lasciarla
sola, decise di risposarsi.La matrigna aveva
due figlie cattivissime che maltrattavano la
loro sorellastra. Quando Caterina divenne
adulta le morì il padre e la matrigna, per
consolarla, le regalò un merlo d’oro .
Un giorno, mentre la matrigna era andata
a fare la spesa e la ragazza stava dando da
mangiare al merlo , quest’ ultimo le propose
di andare via con lui e Caterina acconsentì
senza farsi pregare.
Mentre i due stavano uscendo, furono bloccati dalla matrigna.
Quest’ultima spiegò alla ragazza che il paese dove vivevano era molto pericoloso.
Quella notte Caterina si alzò dal letto con
l’intenzione di scappare, ma le sorellastre
cavallo, lo affrontò e lo fece precipitare in
un burrone. Il principe e i soldati scapparono. Hotman, però, si era aggrappato ad un
ramo, risalì e rientrò nel suo castello. Così
continuarono il loro viaggio. Camminarono
per otto giorni. Al nono giorno decise di
fare una pausa e si fermarono per rifocillarsi. Antonio stava andando alla ricerca di
more quando, da dietro un cespuglio, sbucò
la ragazza che muoveva il sole. Era bellissima! Aveva un vestito giallo e rifinito in
oro, le scarpette dorate e una treccia bionda
che le arrivava al bacino. Il principe rimase
sbalordito dalla sua bellezza. Appena la
ragazza rientrò nel castello,. il principe
andò a bussare alla porta. La ragazza li fece
accomodare. Il principe si innamorò perdutamente e le chiese di sposarlo. La ragazza
accettò e gli disse che si chiamava Giselle.
Dopo due giorni partirono. Camminarono
per giorni. Ad un tratto sbucò Hotman, ma
Antonio subito gli si lanciò addosso e lo
scaraventò giù da un dirupo, ma questa volta non si salvò. Arrivati al castello, Antonio
presentò Giselle ai genitori, e ben presto si
celebrarono la nozze.
I due sposi vissero felici e contenti.
Giorgia Gargiulo
Classe 1ªA Scuola sec.-Minori
Nicolò Proto -Classe 1ª Scuola primaria - Minori
se ne accorsero e corsero ad avvertire la
madre.Fu inutile perché Caterina era sparita. Ormai si era fatto giorno e la ragazza
con il merlo erano arrivati in un castello.
Fu lì che l’animale si trasformò in un principe bellissimo.
Caterina se ne innamorò subito e anche il
principe di lei; così decisero di sposarsi ma,
per realizzare il loro sogno, la ragazza doveva superare una prova che consisteva nel
cucinare una torta alla vaniglia per sua maestà. La ragazza era brava a fare tante cose,
ma non sapeva cucinare .
Allora si fece aiutare dalla cuoca del palazzo. Superò la prova e , dopo una settimana ,
si sposò con il principe.
Della matrigna e delle sorellastre non si
seppe più nulla ma la storia d’amore di
Caterina e del principe ancora oggi viene
ricordata e raccontata.
Chiara Landi
Scuola sec. Classe 1ª A -Minori
5
(Segue da pag. 1)
-Si, sono nato a Genova nel 1451 e ho concluso la mia vita a Valladolid,
il 20 maggio 1506.- Perché ha voluto fare il viaggio che lo ha reso famoso?- Gli Europei andavano in Asia per rifornirsi di seta e di spezie che commerciavano in Europa. Nel 1453 i Turchi, conquistando Costantinopoli,
avevano chiuso la via per l’Oriente perciò erano alla ricerca di un’altra via per raggiungere le Indie. Allora ebbero un’idea: circumnavigare
l’Africa. Ma era una via troppo lunga e io volevo cercare un percorso
più breve.- Quali erano le sue teorie?-Io sostenevo che dalla Spagna all’Asia ci fossero solo 4400 km al posto
dei 16000 reali- A chi chiese i finanziamenti per la spedizione?- All’ inizio al re di Portogallo, Giovanni, ma egli rifiutò. Allora li chiesi
ai sovrani Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia che per fortuna
accettarono.- E finalmente … - … il 3 agosto 1492, la Nina,la Pinta e la Santa Maria, due caravelle e
una nave, salparono dal porto di Palos.- Come andò il viaggio?- Abbastanza bene. Le imbarcazioni erano spinte dagli alisei, venti della
cui rotta solo io ero a conoscenza. Il 10 ottobre ci fu un principio di
ammutinamento.- Come faceste a calmare i vostri uomini?- Feci un patto con loro: se entro due o tre giorni non si fosse avvistata la
terra, le navi sarebbero tornate indietro. Il giorno dopo l’undici ottobre,
un marinaio pescò un fiore in mare,segno che la terra era vicina -Quando intravedeste la terra?- Non fui io a vederla per primo. Un marinaio, Rodrigo de Triana, a
bordo della Pinta, alle due di notte del 12 ottobre 1492 avvistò la terraferma.- Fu alla mattina del 12 che sbarcaste, vero?-Si, su un’isola che gli indigeni chiamavano Guanhani. Io la battezzai
San Salvador,per ringraziare Iddio di essere approdati.- Come vi accolsero gli indigeni?- Con grande gentilezza e accondiscendenza,dato che pensavano che
fossimo degli dei scesi dal cielo. Tuttavia la mancanza d’oro mi fece
ipotizzare di essere arrivato agli estremi confini della civiltà asiatica.- Cosa faceste nei mesi successivi ?- Esplorammo la costa settentrionale, dove sbarcammo su un’isoletta
che battezzammo “Hispaniola”, sulla quale ci fermammo per un po’,
almeno fino a Natale.
- Come passaste quel Natale?- Non molto bene! Verso mezzanotte, la Santa Maria, andò in secca.
Non ci fu niente da fare. Rimasto con una sola caravella, dovetti abbandonare parte dell’equipaggio lì. Per questo costruimmo un forte. - Come con una sola caravella?- Si, perché Pinzon, il comandante della Pinta , se ne era andato impadronendosi della caravella , per cercare l’oro da solo.-Quando ripartiste ?- Il 16 gennaio 1493.- Il viaggio di ritorno andò bene?-Diciamo! Il 13 febbraio incappammo in una tempesta che si placò solo
due giorni dopo. Approdammo sulle isole Azzorre, proprietà del Portogallo. Chiesi, perciò, udienza al re che mi ricevette. Per fortuna, re
Giovanni ci diede il permesso di riparare la Nina. Da qui ripartimmo
il 24 febbraio.- Come fu accolto al ritorno in Spagna? Cosa portò come prova della
scoperta?- I sovrani mi accolsero con onori trionfali. Portai come prova un po’ di
oro, tabacco, pappagalli e alcuni indiani.- Fece altri viaggi, in quelle terre?-Si, altri tre.-
Le Interviste impossibili
Cristoforo Colombo
- Come trovò la situazione quando tornò ad
Hispaniola?-Disastrosa! Il forte che avevamo costruito,
era stato distrutto e gli uomini uccisi. Inoltre
molto presto molti indigeni e alcuni uomini
dell’equipaggio si ammalarono a causa dei
batteri a cui noi e loro non eravamo abituati. Intanto giunsero altre tre
caravelle al comando di mio fratello Bartolomeo. Delegai ogni potere a
lui e me ne andai ad esplorare la costa.- Bartolomeo fu all’altezza del compito assegnatogli?- No, non ne fu all’altezza. Infatti gli hidalgo, i nobili spagnoli, si ribellarono e incominciarono a fare razzie, uccidendo gli indigeni. Questo
scatenò una lotta tra indigeni e spagnoli.- Terribile! Quando partiste per tornare in Spagna?- Partimmo il 10 marzo 1496 e arrivammo l’11 giugno 1496.- Intraprese pure un terzo viaggio?- Dopo due anni, riuscii ad avere i finanziamenti per ritornare ad Hispaniola. Ci arrivammo l’11 agosto 1498. Nel 1499 ci fu una rivolta. I
sovrani spagnoli, avvertiti, mandarono un giudice per far luce sull’accaduto. Tale giudice arrestò me e Bartolomeo, e ci riportarono in Spagna. Eravamo già nel 1500.- Mi hanno detto che avete rifiutato di togliere le catene, nonostante il
giudice avesse ordinato di togliervele.- Si, quelle catene mi erano state messe nel nome dei re di Spagna e
solo loro potevano togliermele.- Dopo foste liberato ma vi fu tolto il titolo di viceré.- Già, è vero.- Mi scusi Ammiraglio, vorrei chiederle una cosa .-Chiedi pure.- Oggi noi sappiamo che lei, non è arrivato nelle Indie, ma in America.
Ma, durante questi viaggi non le è mai venuto in mente che, forse quelle
non erano le Indie ma un altro continente? Che quel posto non era come
quello che aveva descritto Marco Polo?- Si, nel mio ultimo viaggio, mentre esploravo ,per l’ultima volta ,quelle
coste e chiedevo informazioni agli indigeni del “Cipango”un dubbio mi
penetrò nella mente: quel meraviglioso paese era davvero il “Cipango”?- Capisco… ma perché la vedo così triste Ammiraglio?- Sai, io penso che il mio viaggio sia stato inutile: non ho raggiunto il
mio obbiettivo, cercare una via più breve per andare in Asia; non mi
sono reso conto di essere arrivato in un altro continente; ho contribuito
alla distruzione di meravigliose civiltà. Già, se io non fossi partito forse
ora quelle popolazione sarebbero ancora vive… - Non lo dica neanche per scherzo, Ammiraglio! Lei è stato importantissimo per la storia dell’uomo! E sa perché? Perché lei ha creduto nell’uomo, si è fidato dell’uomo! Lei è importante perché , incarna
l’uomo moderno che non si ferma davanti agli ostacoli e che considera
ogni traguardo come un punto di partenza per un’altra tappa. Ci pensi,
Ammiraglio! Perché in America festeggiano il Columbus Day e non il
“Vespucci’s Day”? Me lo diceva sempre la mia prof. .
Vespucci è andato in America conoscendo la rotta e sapendo perfettamente dove sarebbe arrivato. Lei, invece, è andato veramente verso
l’ignoto,compiendo un’impresa molto più straordinaria della conquista
della Luna. Noi, uomini moderni e contemporanei, se siamo stati sulla
Luna è perché Lei ha avuto fiducia nelle potenzialità umane. Non a caso
gli storici aprono l’età moderna della storia proprio con la sua figura.
Sia fiero di questo!
- Già, forse hai ragione, si è proprio così.E l’ombra del vecchio ammiraglio si allontana pensierosa, sulle caravelle della mia fantasia.
Annamaria Aceto
6
E
ccoci qui nel porto di Palos dove stiamo per incontrare il grande ammiraglio Cristoforo Colombo.
-Buongiorno ammiraglio, posso porvi alcune domande?
-Buongiorno, certamente, mi chieda pure.
- Cominciamo dall’inizio… come avete convinto il re e la regina a farvi
dare il loro permesso per compiere l’impresa?
- All’inizio devo dire che ho incontrato molti ostacoli, per molto tempo sono
stato fermo poi ho proposto al re e alla regina un contratto con delle condizioni precise.
- Cosa diceva questo contratto?
- Io davo loro l’esclusiva delle scoperte ma l’oro da me scoperto mi apparteneva e in più chiedevo il titolo di Don per tutti i miei discendenti.
- Sappiamo che l’impresa ha avuto inizio dal porto di Palos, con voi chi si è
imbarcato?
- C’erano persone che non avevano nulla da perdere, non eravamo sicuri
di tornare sani e salvi. Inoltre i sovrani di Spagna avevano anche promesso
ad alcuni uomini che erano in carcere, uno sconto della pena se si fossero
imbarcati.
-Sappiamo tutti che ha compiuto un viaggio molto importante: come avete
fatto ad arrivare all’isola che avete chiamato “San Salvador”?
-Mi sono spinto oltre lo stretto di Gibilterra, navigando nel Mare Oceano
fino ai limiti del mondo.
-Come siete arrivato fin lì?
-Sono arrivato fin lì con 3 caravelle: la Nina, la Pinta e la Santa Maria e con
un equipaggio di 90 uomini.
-Come erano fatte le caravelle?
-Esse erano resistenti a burrasche e tempeste sia per il migliore sistema di
vele, sia per il tipo di costruzione. Le vele permettevano la possibilità di
seguire una rotta con un angolo di 90° rispetto alla direzione del vento, cosa
quasi impossibile a navi equipaggiate di sole vele quadre.
-Voi dove alloggiavate?
- Io stavo nella Santa Maria, quella più grande ed ero l’unico ad avere un letto.
- Il resto dell’equipaggio com’era disposto?
- Era diviso equamente sulle tre caravelle, c’erano con noi anche un chirurgo e un notaio per annotare le nuove scoperte.
-Cosa provaste quando sbarcaste sulle nuove terre? Com’era il paesaggio
davanti a voi?
-Beh, fu una grande emozione, c’era una sabbia bianchissima e davanti a
me una folta vegetazione.
-Come avete fatto a capire che la terra era rotonda?
-Avevo letto alcune teorie innovative e ho pensato che,in fondo potevano
essere anche vere. Se non fossero state vere,al massimo, sarei caduto giù
dalla terra! Comunque, non c’è da scherzare, io ho scommesso tutta la mia
vita su certe teorie, e per questo mi ritengo molto coraggioso.
-Come avete fatto per non perdere mai la rotta?
-Per non perdere la rotta, mi aiutai con l’astrolabio, il sestante, la bussola e
la stella polare che mi permisero di mantenere un orientamento perfetto.
-Da chi fu finanziato il viaggio?
-Il viaggio mi fu finanziato dai sovrani di Spagna, Isabella di Castiglia e
Ferdinando D’Aragona.
-Quali ragioni possono aver convinto la Regina Isabella di Castiglia ad
accettare la proposta che altri sovrani, come re Giovanni di Portogallo,
avevano rifiutato?
-Perché la sovrana sperava che il cattolicesimo si diffondesse anche al di la
dell’ oceano. Dovevo quindi compiere una grande missione: dovevo diffondere la religione Cristiana al di là dell’Oceano. Ma c’era anche un’altra cosa
la regina aveva voluto darmi fiducia, forse perché aveva capito che avevo
ragione su alcune affermazioni.
-Le convinzioni religiose avevano tanta importanza?
-Per la regina Isabella l’avevano certamente perché, con la presa di Granada, aveva visto concludersi la Reconquista dell’ intera Spagna dopo 7 anni
di guerra contro i musulmani. E’ comprensibile che Isabella, compiuta la
Reconquista Spagnola, si sentisse chiamata a proseguire al di là dell’ Oceano, la grande impresa di diffondere la Fede Cristiana.
-Credete che senza i vostri marinai sareste riuscito a raggiungere il nuovo mondo?
- No, credo nel lavoro di squadra e so che, senza il mio equipaggio che ha
seguito i miei ordini, non ce l’avrei fatta.
-Appena arrivato sulla terraferma cosa avete notato?
- Notai che c’era gente nuda. Scesi a terra e iniziai a osservare il posto. C’erano alberi verdissimi e molte acque e frutti di diverse specie. Presi subito
possesso di quella terra e si raccolse lì molta gente dell’isola. Mi accorsi
che quella gente si sarebbe fidata di me e si sarebbe convertita facilmente
alla nostra Santa Fede più con l’amore che con la forza. Diedi ad alcuni di
loro dei berretti rossi e delle perline di vetro da mettersi al collo e tante altre
cose di poco valore, di cui furono assai contenti.
-Vi prego, ammiraglio, raccontate ancora di quella gente.
-Mi parve gente molto povera di tutto. Andavano tutti nudi come la madre li
ha fatti e anche le donne. Erano molto ben proporzionati, bellissimi di corpo
e col volto assai gradevole, i capelli spessi come crini di cavallo e corti.
Certi si dipingevano di scuro, altri si dipingevano di bianco, e altri di rosso
e altri di quello che trovavano. Essi non portavano armi, né le conoscevano
perché le mostrai loro delle spade ed essi senza volerlo, si tagliarono.
Non avevano alcuna sorta di ferro. Le loro piccole lance erano delle verghe
senza ferro e alcune di esse avevano, sulla punta, un dente di pesce e altre
cose.
-C’era dell’oro sull’isola?
-Devo dire che non era tantissimo ma riuscimmo ad avere delle cose di
valore dando in cambio specchietti e campanelli.
- Come proseguì l’avventura?
- Due caravelle andarono perse, rimanemmo con la più piccola. Non potevamo tornare tutti in Spagna con una sola imbarcazione così feci costruire
un fortino dove rimase il resto dell’equipaggio.
- Come fu il viaggio di ritorno?
- Fu molto burrascoso, c’era una tempesta… le vele si lacerarono. Fu
davvero una tragedia.
- Quando tornaste in Spagna cosa successe?
- Fui festeggiato da tutti; finalmente capirono tutti che c’erano davvero delle
nuove terre.
- E quando tornaste all’isola?
- Trovai scheletri ed era tutto bruciato …
- Cosa era successo?
-un attacco. Davvero un brutto colpo.
- Credete di aver avuto la giusta ricompensa per quella grande impresa?
- Non mi lamento.
-Parliamo di cose più personali. Avete avuto qualche donna?
- Si,due. Ho amato una ragazza di nome Felipa e poi una di nome Beatrice.
-Ci descriva un po’ Felipa.
- Felipa era una nobile portoghese. L’avevo conosciuta nella chiesa di
Ognissanti, perché di solito le ragazze si conoscevano in chiesa.
-Come è stata la relazione con Felipa?
- E’ stata una relazione un po’ complicata, è stato difficile per me conquistarla. Un anno dopo che ci eravamo sposati nacque Diego, e ci trasferimmo a Porto Salvo e successivamente a Madera. Dopo un po’ la mia Felipa
morì per una forte febbre.
- Come ha conosciuto Beatrice?
- L’ho conosciuta per caso.
-Come è stata la relazione con lei?
- E’ stato facile conquistarla. Ho avuto anche un figlio di nome Ferdinando.
-E’ stato un piacere parlare con lei, ammiraglio Colombo, grazie per la sua
disponibilità.
-Prego, è stato un piacere rispondere alle sue domande.
-Grazie ammiraglio, arrivederci!
- A presto ragazza!
E così si chiude la mia breve intervista con Cristoforo Colombo, uno dei
maggiori personaggi della nostra storia, un uomo che ha segnato un’epoca,
una persona che ha allargato il mondo: è stato un dialogo che non dimenticherò mai.
Alessandra Proto
7
Mangiare bene, mangiare sano
Troppe merendine: un bimbo italiano su tre
è grasso o obeso
N
oi alunni della classe seconda della scuola primaria, dopo che la maestra ci
ha spiegato l’importanza di
una buona alimentazione, abbiamo capito che, per diventare grandi, forti e sani, dobbiamo mangiare bene e fare
movimento. Ogni mattina una
ricca e sana colazione ci serve
per avere l’energia e la forza
per affrontare gli impegni di
tutta la giornata.
A ricreazione, di solito, facciamo uno spuntino e, invece delle merendine, abbiamo
imparato a consumare frutta
a pezzi o spremute, grazie anche al progetto “Frutta nelle
scuole”. Le brioscine contengono molti grassi e troppi zuccheri che ci fanno diventare
grassi o addirittura obesi.
Mangiare cibi vari, senza scegliere sempre le stesse cose,
bere tanta acqua e non bevande gassate, consumare
frutta abbondante e verdure ci fa tanto bene. Fra un
pasto e l’altro è necessario
anche fare movimento all’aria aperta, fare ginnastica a
scuola, “sudare” fa bene, così
anche il nostro cuore sarà contento.
La mia classe vista dal mio banco
I
o sono seduto quasi al centro dell’aula.
Alla mia destra c’è Gabriel, e, un po’ più in là, c’è Denis.
Invece alla mia sinistra c’è il banco di Alessandro Cavaliere
e di Lorenzo.
Dietro di me c’è il banco di Giorgia e di Margherita e anche
il tavolo di Alessandro Apuzzo e Domenico.
Avanti a me ci sono Francesco Pio, Miriam e Chiara; ancora
più avanti c’è la cattedra, la lavagna e la Lim.
Poi, più dietro dei miei compagni, c’è il muro con i disegni
che la maestra ci ha fatto fare in arte e immagine, ma c’è
anche la linea della preistoria e della storia che usiamo per
la geografia o per la storia.
Al lato di Denis, alla destra, c’è un’altra fila di compagni e
più in là ci sono gli armadietti con sopra i libri che ci servono
per lavorare ma anche quelli della biblioteca, che sarebbero
quelli delle vacanze estive.
L’aula è grande, spaziosa, rettangolare, ai muri ci sono disegni e cartine geografiche ma anche la croce con Gesù. Sopra
di noi c’è una classe delle scuole medie, ancora, alla sinistra
c’è il cortile, le finestre, la tensostruttura e la chiesa. In classe, in tutto, ci sono 26 alunni.
Alunni della classe 2ª Sc. Prim.
-Minori
Matteo Fusco Classe 3ª Scuola Prim. -Minori
Antonio Savino-Classe 1ª Scuola primaria - Minori
Per me la primavera...
Giorgia Zuppardi -Classe 2ª Scuola primaria - Minori
Io e i miei amici
In un minuto, il lungomare si riempì di amiche
e amici e il gioco si fece
ra una bella giornata
d’estate, il sole illumi- ancora più grande. Io
nava tutta la casa e anche la ero felicissima e anche
mia cameretta. Scesi a fare i miei amici ridevano.
Dopo andai a casa e dissi
una passeggiata sul lungoa mamma:
mare.
-Mamma, pensavo che
Era deserto, non si sentioggi, quando sono scesa,
va volare una mosca, mi
in giro non c’era nessuno
sembrava di essere da sola
in quel mondo e che tutta la e, poi, in un batter d’ocgente si fosse trasferita fuori chio c’ erano tantissimi
amici miei!da questo pianeta. Mentre
pensavo, vidi qualcuno che -Gaia, tu devi sempre spesi avvicinava lentamente ed a rare e troverai quello che
un tratto un raggio di luce il- ti serve!- mi rispose.
luminò quelle persone: erano
Gaia Gambardella
Alessandra, Martina, Clara.
Classe 5ªA Scuola prim.
Avevano portato il pallone.
-Minori
E
Francesco Landi
Classe 1ª Scuola Prim. -Minori
Finalmente è arrivata la primavera,
una stagione
che porta molti cambiamenti
in natura e in noi.
La natura è più viva,
più colorata e più magica.
Finalmente si esce,
gli uccelli cantano felici
e noi siamo più svegli del solito!
I raggi del sole s’ inoltrano
e illuminano la classe
fino a renderla speciale.
La primavera ha cambiato anche me:
ora sono più disponibile
e più armoniosa.
Anche i miei compagni
sembrano cambiati:
ora sorridono di più,
si aiutano a vicenda...
Insomma la primavera è magica!
Giulia Di Bianco Cl. 5ª Sc. Prim. -Minori
8
L’origine
del vulcano
L’origine
dell’ arcobaleno
U
n giorno, il dio del cielo
passeggiava tranquillamente sull’Olimpo, osservando
il mondo senza colori. A lui non
piaceva. Incontrò una dea bellissima, che non aveva mai visto.
Era tutta colorata con degli occhi penetranti. i due si innamorarono e scapparono insieme ai
piedi del monte Olimpo. Dalla
loro unione nacquero tre gemelli. Salirono sul monte Olimpo
ad annunciare la nascita dei tre
piccoli dei, fu proprio allora
che si accorsero che i bambini, ormai diventati grandi, non
avevano il nome e decisero di
chiamarli: Arco, architetto degli
dei, Baleno, buon corridore su-
I
n un lontano regno, dove
governavano armonia e
felicità, vivevano sette fanciulle, tutte figlie del dio Sole.
Il regno era sempre pieno di
colori e non pioveva mai.
Un brutto giorno il dio Sole
perse la guerra contro un
popolo molto malvagio, il cui
dio si chiamava Pioggia.
I due erano sempre stati
nemici tanto che, se qualcuno
di un regno avesse nominato l’altro, sarebbe stato
colpito da una maledizione.
Il regno del dio Pioggia era
sempre malinconico, senza
colore: gli unici colori erano
il grigio e il nero, infatti,
per veloce, Colore, pittore. I tre
vollero girare il mondo, volando
a dorso di Baleno si accorsero
dello squallore della Terra senza colori e da lì progettarono un
modo per farli apparire.
Arco come prima cosa disegnò
un arco diviso in sette strisce,
Baleno fece in modo che comparisse e scomparisse alla sua
stessa velocità e Colore, il più
timido, diede agli archi i sette
colori della vergogna e se ne
scappò.
Ora quella magnifica attrazione
colorata si vede dopo la pioggia
ed è l’arcobaleno.
Maria Grazia Proto
Classe 1ª A Scuola Sec. - Minori
alberi, fiori, case, laghi, fiumi
e qualsiasi altra cosa era
grigia o nera. Un giorno dio
Sole e dio Pioggia pensarono
che fosse inutile litigare e
allora decisero di creare un
unico regno: unirono i loro
poteri e crearono una nuova
energia composta dalle sette
figlie del dio Sole: Viola, Azzurro, Verde, Giallo, Arancione, Rosso e Indaco. Questa
prese il nome di Arcobaleno
che tutti gli uomini e gli dei
potevano ammirare, ogni volta che le due divinità univano
le loro energie.
Barbara Reale
Classe 1ª A Scuola Sec. -Minori
A
ll’inizio, nel mondo,
non esistevano i vulcani e non succedeva mai
nessuna catastrofe.
In una città, chiamata
Zara, c’era un terribile mostro
simile ad un drago che sputava
fuoco. Era terrificante e faceva
paura a tutti gli abitanti. Allora,
un giorno, un gruppo di persone
si recò da Zeus, padre degli dei,
e gli chiese di liberare la città
da quel mostro. Zeus li volle
accontentare: chiamò suo figlio
Apollo e gli disse di prendere il
Rosita Bonito Cl. 1ª A Sc. sec. - Minori
L’A N T I F I A B A
La regina malvagia
C’era una volta una regina
che ogni giorno stava seduta
sul trono a svolgere commissioni e ad impartire ordini.
Era malvagia: odiava e maltrattava il suo popolo. Aveva
una figlia di nome Mirabella
che era di una bellezza incantevole. Da anni la regina
cercava marito, ma… invano,
perché nessuno la sopportava per la sua malvagità. Un
giorno incontrò un giovane
ragazzo dai capelli biondi, dagli occhi azzurri e dalla carnagione chiara, che era anche
un principe. La regina se ne
innamorò perdutamente e così
si fidanzarono. Stabilirono le
nozze, nello stesso giorno, alla
stessa ora di quando si erano
incontrati per la prima volta,
ma, tre mesi dopo.
In quei tre mesi a palazzo ci fu
molta agitazione; i due fidanzati si coccolavano continuamente e giorno dopo giorno
la tensione cresceva. La data
delle nozze era quasi arrivata,
i preparativi erano terminati ed anche il vestito bianco
PASQUA É: PACE, AMICIZIA, SOLIDARIETÅ!
Avere sentimenti di amicizia e rispetto per tutti anche se diversi
Maria Rosaria
mostro e di buttarlo in una grande voragine, sulla più alta montagna. Apollo così fece.
Da quel giorno ogni volta che
il mostro cercava di scappare,
cominciava a sputare fuoco che
veniva giù dalla montagna sotto
forma di lava.
Ecco come è nato il vulcano.
Thomas
della regina era pronto per il
meraviglioso evento. Arrivò
il fatidico giorno e la regina
si era vestita per la cerimonia nuziale ma non riusciva
a calzare la scarpa destra.
Allora una maga le donò una
scarpetta uguale all’altra che
si adattava magicamente ad
ogni piede. L’unico inconveniente era che era pesantissima. Allora quattro dei suoi
maggiordomi dovettero aiutare la maga a portare la scarpa
alla sovrana.
Nella stanza dello sposo, intanto, c’era la figlia della regina che lo avvertì del pericolo
che stava correndo.
Il principe, però, non le diede
ascolto e quando i due si recarono all’altare per sposarsi, la
regina trafisse il principe con
un pugnale, lo stesso che aveva usato per uccidere il padre
della ragazza.
Il principe morì e la regina
continuò a governare con cattiveria in quel regno.
Camilla Pappalardo
Classe 1ª A Scuola sec. -Minori
Scuola dell’infanzia sez. A - Maiori
Samantha
9
Pinocchio fa la differenza
Ecco alcune immagini della manifestazione svoltasi a Carnevale con protagonisti i bambini
della scuola dell’infanzia di Maiori e di Minori. La sfilata si è tenuta per le strade di Minori
e si è conclusa nella Tensostruttura. É stato allestito un carro: Pinocchio sulla balena. Tutti
indossavano costumi realizzati con materiali riciclati, nell’ambito del progetto “Pinocchio fa
la differenza” promosso dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi e da Cosea Ambiente,
sull’educazione ambientale e sulla raccolta differenziata.
LA PRIMAVERA... RICICLATA
Auguri di Buona Pasqua
Questo pannello è stato eseguito dai bambini della Scuola dell’infanzia di Maiori sez. E per il Progetto “Pinocchio fa la differenza”.
Gli alberi ed alcuni fiori sono stati realizzati con bottiglie di plastica;
i fiori con bicchieri riciclati e le farfalle con carta di giornale.
Questo numero del giornalino dell’Istituto Comprensivo
di Maiori - Minori, anno scolastico 2013-2014,
“Lo sguardo”
a
C O L O R I
puoi leggerlo sul SITO
www.scuolecostieraamalfitana.it
nella Sezione “MAIORI-MINORI”
dove trovi anche tutti i numeri pubblicati
negli anni scolastici dal 2008 al 2013
Pasqua è divertirsi a dipingere le uova
Emanuela e Thomas - Alunni sez. A Sc. dell’infanzia -Maiori
10
Le interviste impossibili: Cristoforo Colombo
Alcuni ragazzi della classe 2ª della Scuola Sec. di Minori si sono imbarcati con
Alifantasia ed hanno raggiunto la Spagna. Qui, nel porto di Palos hanno incontrato
l’ammiraglio Cristoforo Colombo che pazientemente si è lasciato intervistare.
Ecco che cosa, il vecchio ammiraglio, ha detto a Luigi Reale...
SPAGNA,1503.
D
esidero incontrare Cristoforo Colombo, per porgli delle
domande sulla sua vita di mare e sulla sua colossale
scoperta. Varco un enorme portone, ornato da motivi particolari. In cima alla scala, intravedo una sagoma. Eccolo,è
lui,l’ho trovato. È proprio davanti a me, nel suo elegante abbigliamento rinascimentale. Ci incrociamo in uno sguardo.
Dal sorriso, capisce che desidero rivolgergli delle domande
e, con un cenno di mano,mi invita calorosamente a entrare
in casa e a sedermi con lui per bere una tisana calda. La
scrivania è piena di carte geografiche ingiallite dal tempo.
Alcune sono sgualcite, altre ancora arrotolate con un signorile nastro rosso bordeaux; scorgo una bussola avvolta da
una ragnatela e da un velo di usura; una candela sta per spegnersi ed ha ricoperto della sua cera, gran parte dello spazio
da lavoro.
- La ringrazio vivamente per avermi concesso di porgerle
delle domande,messer Colombo.
-Di niente,ma non chiamarmi messere, puoi chiamarmi ammiraglio Colombo.
- Ammiraglio,qual è stata la scintilla che ha acceso l’ardente
desiderio di intraprendere la vita di mare?
- Incominciai a intraprendere la vita di mare intorno ai quattordici anni, non ricordo precisamente il motivo per il quale
il mare mi affascinò. Cominciai a navigare al servizio di nobili famiglie genovesi lungo le coste liguri, poi mi introdussi in Spagna e in Portogallo. Nel 1473 partii verso Chio in
Grecia, navigando su di un’imbarcazione di nome Roxana,
e ci rimasi circa un anno, indurendo il ferro che era in me.
- In che senso indurì il ferro che è in lei?
- Nel senso che, navigando verso la Grecia, forgiai il mio
istinto di marinaio, imparando a misurare le latitudini,ad
utilizzare gli oggetti marinareschi, affinando l’arte del navigare.
- Una volta che si inserì nella società portoghese e spagnola,
come proseguì il suo destino di navigatore?
-Una volta inseritomi, cominciai a navigare verso i Mari del
Nord e le innumerevoli isole britanniche. Fui attratto in seguito da una ragazza incantevole, Felipa Moniz Perestrello,
figlia di Bartolomeo Perestrello.
I suoi genitori l’avevano mandata in convento per poterle
assicurare una educazione con i fiocchi. Durante la celebrazione della Santa Messa, rimasi estasiato dalla sua bellezza,
mentre cantava in coro con le altre giovani ragazze. Incrociai il suo sguardo e tutte le notti ci incontravamo in segreto
nel buio serale del chiostro del convento, fino a quando una
notte non ci scoprì la madre superiora e allora...
- Allora? Come proseguì il suo rapporto con Felipa? Andò
a buon fine?
- Chiesi la sua mano, ma sua madre m’impedì di poterla
vedere, poiché essendo io un semplice marinaio, non avrebbe mai potuto dare sua figlia ad un uomo che non solo non
era un nobile, ma era pure di modeste posizioni economiche. Solo dopo tante insistenze da parte mia ella si convinse
che ero l’uomo che avrebbe reso sua figlia felice. Così ci
sposammo. Felipa ebbe un figlio, che chiamammo Diego.
Purtroppo la nostra storia non
continuò per molto....morì
nel 1485 per una febbre fortissima.
- Mi dispiace Ammiraglio, non avevo intenzione di toccare
questo tasto delicato. La prego di perdonarmi! Chiudiamo
questa parentesi triste e torniamo a noi. Dunque,una volta
che la sua consorte morì, come proseguì la sua vita?
-Ormai conquistato dalla vita di mare, navigai su molte altre
navi, dall’Africa al nord Europa, facendo persino naufragio
nel 1476, a causa di un attacco pirata, disavventura non rara
per quei tempi, te lo assicuro. Nel 1486 mi stabilii ufficialmente in Portogallo dove, grazie a mio fratello Bartolomeo,
cartografo, approfondii la lettura e il disegno delle carte
nautiche, studiai le opere di molti geografi, ebbi contatti con
il famoso Paolo Dal Pozzo Toscanelli, convincendo, ora è il
caso di dirlo, il mio istinto moderno che la forma della terra fosse sferica e che fosse relativamente breve la distanza
via mare tra le coste occidentali europee e quelle orientali
asiatiche: così le Indie, il Catai, il Cipango. Cominciai a coltivare l’idea, anzi, il desiderio di superare le isole Azzorre
e di raggiungere le Indie, navigando verso ovest. Lo scopo
dell’impresa era di poter raggiungere i ricchissimi mercati
di quella parte che oggi chiamano Cina e Giappone senza
dover circumnavigare l’Africa. Quelle erano terre ricchissime, così come avevo letto ne “Il Milione” di Marco Polo.
-A chi si rivolse per poter finanziare la sua colossale idea di
raggiungere le Indie verso ovest?
- Mi rivolsi inizialmente al re Giovanni II di Portogallo, ma
egli, dopo aver consultato i suoi consiglieri di corte, rifiutò
di finanziarmi il viaggio. Il ricordo è abbastanza sbiadito...
era, se non erro, il 1483.
-E poi,a chi si rivolse in seguito a questo rifiuto?
-Mi rivolsi ai sovrani cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. In quegli anni, conobbi una
giovane, chiamata Beatriz Enríquez de Arana, ma che chiamavo semplicemente Beatrice. Dal nostro amore nacque
Fernando. Peccato che la nostra unione non poté mai essere
consacrata dal vincolo del matrimonio.
-E i sovrani spagnoli, accettarono la sua richiesta?
- Potrei dire che erano indecisi, infatti nel 1486 una commissione costituita da dotti laici ed ecclesiastici discusse sulle
fattive probabilità di riuscita della mia impresa.
- In che senso dotti laici ed ecclesiastici?
-Nel senso che alcuni dotti erano semplicemente cristiani
battezzati ed altri invece erano preti o monaci. Ricordo un
monaco responsabile del Tribunale dell’Inquisizione che mi
ricordò con tono ed occhi serpigni che, secondo gli scritti
di sant’Agostino, l’uomo non poteva conoscere tutto sulla
faccia di questo mondo. Vorrei rivederlo ora, qui, davanti a
me, per rinfacciargli quella affermazione ignobile.
- Non si lasci abbattere, Ammiraglio, così come non si è
lasciato abbattere dal pensiero gretto e restrittivo del Medioevo, incarnato da quel monaco.
-Non mi lascio abbattere, ma il mio progetto lo bocciarono.
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-Come proseguì la sua vita in Spagna?
- Purtroppo attraversai un momento di profonda crisi, visto
che le risorse umane per me, Beatrice e Fernando incominciavano a scarseggiare. Fui costretto a vendere molti libri e
a disegnare mappe nautiche per poter vivere.
-Sì, però alla fine fu Lei che vinse!
- E’ vero! Isabella di Spagna ci ripensò e, alla fine, la mia
proposta venne accettata anche perché la regina aveva intenzione di portare la cristianità oltre-oceano.
-Immagino che in quel momento in cuor suo, stesse sprizzando di gioia, vero ammiraglio?
-Certo, dopo vari tentativi, la mia proposta era stata accettata... ero al settimo cielo!.
-E dunque, per poter navigare il Mare Oceano, quale tipologia di imbarcazione scelse?
-Scelsi la caravella: una tipologia di imbarcazione solitamente utilizzata per i viaggi d’esplorazione che, con la vela
quadra, avrebbe potuto sfruttare al meglio i venti alisei ed
era un tipo di imbarcazione che avrebbe sopportato meglio il
peso delle tempeste sempre in agguato. Precisamente partii
per le Indie con tre caravelle: la Niña, la Pinta e la Santa
Maria.
- E l’equipaggio? Come riuscì reperire uomini disposti a superare il “mare dei mostri”?
- Curai degli annunci dai pulpiti delle chiese al termine delle celebrazioni,anche se ciò non ebbe molto successo e fui
validamente aiutato da Martín Pinzón, al quale offrii il ruolo
di comandante dell’esecuzione pratica del viaggio, mentre a
me spettava quello di ammiraglio.
-Una volta che tutto fu pronto, quando salpaste e dove, ammiraglio?
-La partenza avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492
da Palos de la Frontera dove tutti gli abitanti ci salutarono
pieni di speranza.
- E suo figlio, Diego, lo portò con se?
- Certo che no, lo affidai ad un frate: padre Linares, in un
convento nei pressi di Palos, dove Diego passò giorni felici.
- Può raccontarmi, ammiraglio,qualche particolare della traversata dell’Oceano?
- Ricordo che pochi giorni prima dell’arrivo in quelle terre
ci arrivavano segni evidenti che la terra fosse sempre più vicina. Ad esempio, trovavamo quotidianamente dei giunchi,
dei bastoncini lavorati e alquanto particolari. Osservavamo,
inoltre, la presenza di aironi, e una volta vedemmo anche un
cormorano,sai. Tutto ciò ci rallegrava, e accresceva in me la
certezza che il viaggio sarebbe andato a buon fine.
- Dopotutto, ammiraglio, voi navigavate nel mare Oceano,
dove non si era spinto mai nessuno. Come reagirono i suoi
uomini?
-Ci fu una volta che,entrati nel Mar dei Sargassi, ci fu il fenomeno della declinazione magnetica: la bussola indicava il
polo magnetico, distaccandosi sempre più dal nord geografico, col rischio di allontanare le caravelle dalla loro rotta.
Ci fu sgomento e terrore, credendo che fossimo alla fine del
mondo: alcuni alzavano urla incredibili, altri si dimenavano
in coperta; soprattutto il marinaio più giovane,che si era imbarcato per la prima volta, fu preda della paura. Tranquillizzai tutti ma, purtroppo, i momenti di crisi, dopo un mese di
navigazione, diventavano sempre più frequenti.
-La prego di continuare a descrivermi il viaggio,ammiraglio.
- All’aurora del 12 ottobre, la Pinta, che era in testa alle
altre, incominciò ad inviare segnali di fumo. Il primo che si
accorse di ciò fu un certo Rodrigo di Triana. Ci fu fervore e
una gioia incommensurabile su tutte e tre le caravelle, mol-
ti urlavano “Sono ricco, sono ricco!”. Ammainate le vele,
giunsi verso un’isoletta che i nativi chiamavano Guanahanì
e che battezzai San Salvador, in nome della cristianità che
portavo per conto dei sovrani cattolici di Spagna.
-Una volta giunti, come sembrò a lei e ai suoi uomini, l’ambiente naturale?
-Senza dubbio sensazionale! Una natura incontaminata, ricca di frutti e vegetazione, del tutto sconosciuta a noi europei!
- Mi dica, ammiraglio... riscontrò segni di vita umana in
quelle isole?
- Quel territorio era abitato da gente seminuda.
Fisicamente,era perfetta, così come Dio l’aveva creata. I capelli erano lunghi dietro la nuca e sulla fronte scendevano fin
sopra le ciglia. Si tingevano gli occhi e il naso di varie misture sicuramente naturali, assodato il loro modo di vivere.
Usavano tingersi con colori vivaci, come rosso, arancione,
molti invece si tingevano tutto il corpo di bianco. Toccando
le nostre spade, si ferivano. Le loro armi erano semplici zagaglie, piccole lance, talvolta sormontate da denti di pesce e
robe simili. Vivevano in capanne realizzate esclusivamente
di canne e argilla lavorata in modo grezzo.
-Come vi reputavano questi “indigeni”, ammiraglio?
- Considerando il loro modo di vivere, vedendoci ornati di
capi che essi non avevano mai visto, ci trattavano come delle vere e proprie divinità. Infatti, durante i nostri continui
viaggi di esplorazione sulla terra ferma, ci offrivano le loro
pietanze più pregiate e le loro bevande più dissetanti. Ci fecero, inoltre, provare del tabacco, una strana “spezia” che
portai in Europa.
-Oltre all’isola di Guanahanì, quali altre isole visitò?
- Esplorai le Antillie, Hispaniola e Cuba, ma sicuramente ne
avrò esplorate tante altre che ora non ho più in mente a causa
della mia età.
- Al suo ritorno, come fu accolto dal popolo?
-Una accoglienza così festosa non l’avevo mai vista in nessun porto del Mediterraneo, te lo assicuro! Donne e uomini
erano talmente festosi che alcuni avevano persino le lacrime
agli occhi per la commozione. Purtroppo non tutti erano tornati con me, molti avevano preso la decisione di costruirsi
un’esistenza nelle Indie, che ritenevano la terra dei loro sogni. Inoltre, Martín Pinzón si impadronì della caravella che
gli avevo affidato per esplorare quei luoghi da solo al fine
di impadronirsi delle ricchezze di quelle isole, sfruttando i
nativi come schiavi.
- Pinzòn, come mi ha appena detto, ha sfruttato gli indiani.
Ciò avrà delle conseguenze?
-Purtroppo si. Numerosi navigatori spagnoli e portoghesi,
dopo di me, giunsero, seguendo la mia rotta, nelle Indie:
i cosiddetti “Conquistadores”: essi, armati di archibugi, di
cannoni e di cavalli, sopraffecero le misere armi di difesa di
cui disponevano gli indiani. Gli Europei praticarono quello
che sui libri di storia troverai come “colonialismo di sfruttamento” che impoverì quelle terre. Così, furono distrutti
numerosi popoli, come gli Aztechi, gli Incas e i Maya, che
nel giro di pochi decenni furono annientati.
- Una vera strage, a quanto pare, ammiraglio. Oggi, in quei
libri di storia che Lei ha appena citato, Cristoforo Colombo
è noto come “il simbolo dell’uomo moderno”.Perchè, secondo lei, ammiraglio?
- Con il mio gesto, ho voluto dimostrare che l’uomo deve
guardare sempre verso l’orizzonte, e se ha già guardato lontano, deve guardare ancora più lontano.
-Grazie per la sua lezione di vita, ammiraglio Colombo,
Grazie!
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