«Solo la borghesia ci salverà»

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Transcript «Solo la borghesia ci salverà»

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al '9 5 era un uomo)
L'econonusta anti -Piketty:
« Solo la borghesia ci salver à»
di Danilo Taino
icordate la borghesia? E la
middle class? Esistono
ancora. A nome loro,
un'economista americana lancia un'accusa all'intellighenzia dell'Occidente: dal 1848 le svalutate, ma sono tuttora la nostra
ricchezza. Su questa base, Deirdre
McCloskey ha deciso di montarne
una poderosa rivalutazione, storica e attuale. Fatto non frequente
tra gli economisti, lo fa su basi etiche: sono H solo rimedio contro la
povertà. La professoressa di Economia alla University of Illinois,
Chicago, e alla Gothenburg University, Svezia, ha consegnato allo
stampatore H terzo volume di una
trilogia, The Bourgeois Era, che
viene dopo The Bourgeois Virtues
e The Bourgeois Dignity. In Italia
ha appena pubblicato I vizi degli
economisti, le virtù della borghesia, edito da Ibl Libri (pp.138, €
16). E in questi giorni è nel nostro
Paese per una serie di incontri e
conferenze organizzati dall'Istituto
Bruno Leoni.
«Il fallimento delle rivoluzioni
liberali del 1848 - sostiene in questa intervista - ha provocato nei
ceti intellettuali di Italia, Germania, Francia, Spagna una reazione
contro le classi medie che è arrivata fino a oggi». Un'opposizione che
ha preso la forma del conservatorismo, del materialismo storico, del
marxismo, del fascismo, dello statalismo: del rifiuto della carica innovativa e liberale della borghesia.
«Ancora oggi c'è la tendenza a creare nuove aristocrazie», dice.
Il punto fondante dell'elaborazione della signora McCloskey sta
nel ritenere le idee H motore dello
sviluppo di quello che - termine
che non apprezza - è chiamato
capitalismo. «II nostro benessere
- sostiene -viene dalle idee. Nel
18oo, H reddito giornaliero di un
italiano era di tre dollari; oggi, a
parità di valori, è di ottanta. In più,
ci sono gli avanzamenti della medicina, dei trasporti, della tecnologia. Una completa trasformazione.
Ma non è H risultato della lotta di
classe, come sostiene la sinistra, o
degli investimenti, come sostengono i conservatori. E il risultato
delle idee che hanno prodotto innovazioni come l'elettricità, la radio, i sistemi idraulici». E, passaggio chiave, queste idee sono nate e
hanno trovato gambe «dalla liberazione delle persone, dal liberalismo di Adam Smith e dalla caduta
delle gerarchie che ponevano al
centro l'aristocrazia». Sono le persone comuni e le idee lasciate libere di correre che creano la base del
capitalismo.
La professoressa individua la
nascita di questo spirito nell'Olanda della guerra contro la Spagna dal 1568 al 1648 - e poi nella guerra civile inglese - dal 1642 al 1651.
«Tutto avvenne per un accidente
della storia, grazie alla Riforma:
ma non in senso weberiano, nel
senso invece che il movimento
protestante dette al popolo la governance, la possibilità di scegliere
i propri pastori e quindi di liberarsi dalle gerarchie della Chiesa. I Paesi Bassi furono pionieri dell'attività borghese. Poi, gli inglesi presero
tutto dagli olandesi: importarono
H re, aprirono anch'essi una Borsa,
crearono una banca centrale. Diventarono la New Holland. Lo spirito si estese poi all'America e immagino che, se non fosse successo, le forze della reazione avrebbero vinto. Mi spingo a dire che,
senza i Paesi Bassi e l'Inghilterra, la
Francia non avrebbe mai avuto
una rivoluzione industriale, perché tutto era centralizzato, sottoposto ad autorizzazioni. Anche Italia e Germania non vissero i cambiamenti».
Dopo le rivoluzioni liberali fallite del 1848, «si comincia a scrivere
che H capitalismo è brutto, l'intellighenzia si schiera contro la borghesia, contro Voltaire e Thomas
Paine e H libero mercato. Il Romanticismo, che dura ancora oggi,
è servito ai conservatori per idealizzare H passato e alla sinistra per
idealizzare la città futura: H nazio-
nalismo, il razzismo, H marxismo,
H socialismo, l'eugenetica vanno a
dominare H pensiero. Nel XVIII secolo si scopre che, se liberi la gente, se lasci fare le persone e onori i
loro risultati, H limite è H cielo. Nel
XIX secolo si dice invece che quel
che conta è la scienza, non le idee.
E un conflitto: quando, nei Promessi sposi, Manzoni parla del
rapporto tra controllo dei prezzi e
carestia, è un liberale, scrive pagine da Adam Smith; ma, vent'anni
dopo, Flaubert odia la borghesia».
L'incarnazione odierna di questi spiriti Illiberali è nella tendenza
a regolare tutto, a un paternalismo
di Stato. Fino al 1995, Deirdre McCloskey era un uomo, Donald, poi
ha cambiato sesso. Oggi scherza e
dice di sentirsi, in opposizione al
paternalismo di Stato, «una libertaria materna, e non avrebbe funzionato se fossi rimasta un ragazzo». Risultato: combatte battaglie
attualissime. Di recente, è stata definita la più efficace economista
anti-Piketty: ritiene che le teorie
sulla diseguaglianza insita nel capitalismo, sostenute dall'economista francese Thomas Piketty, non
stiano in piedi. «L'uguaglianza come questione etica - dice - è
una sciocchezza. Etico è ridurre la
povertà. II gap tra poveri e ricchi
non conta. Stabilire regole per diminuire le differenze non aiuta: H
9o per cento della riduzione della
povertà deriva dalla crescita economica. E il dato di fatto è che, grazie alla libertà delle idee, alle innovazioni, alla middle class oggi siamo enormemente più ricchi. Anche nello spirito».
@danilotaino
R I PRO DUZIOfN RSERVA'A
Qui sopra: Deirdre
McCloskey, 72
anni (fino al 1995
si chiamava
Donald ). A fianco:
George Tooker
(1920-2011),
Government
Bureau (1950, olio
su tela, New York,
Metropolitan
Museum of Art)