ETNA E DINTORNI - cai castellanza

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ETNA E DINTORNI
L’Etna è un gigantesco massiccio vulcanico costituito da più bocche eruttive. S’eleva sulla costa orientale della Sicilia
coprendo un’area di 1.600 km quadrati con un perimetro di 150 km. E’ il più alto vulcano attivo esistente in Europa e
quanto oggi possiamo vedere è il risultato di una sovrapposizione/evoluzione di più vulcani (Calanna  Trifoglietto 
Mongibello antico  Mongibello recente = Etna) avvenuta in centinaia di millenni. Stando agli ultimi rilevamenti misura
circa 3.340 m.s.l.m. (rif. Cratere di Nord-Est), ma - come tutti i vulcani vivi - è da considerarsi una montagna “ variabile
di forma ed altezza ”, in dipendenza sia delle eruzioni che possono deporre nuovo materiale sulle parti sommitali (o
possono provocarne dei crolli) sia dell'aprirsi di nuove bocche e relativi crateri.
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L'Etna visto dall'isola Lachea
Neve alle pendici dell'Etna ricoperta da cenere e lapilli
A mio parere in Inverno l’Etna ha un fascino irresistibile, dovuto a questo suo apparire, isolato e maestoso, possente e
fumante con un contorno di abbondante neve che giunge sino a bassa quota. Il vulcano sta quasi al centro del
Mediterraneo; l'area gode di clima mite in Inverno; Catania è una città invitante; la gastronomia è più che rinomata:
insomma ce n'è abbastanza per cimentarsi in un tour sportivo-culturale !
Più che una “semplice” escursione invernale sul Mongibello (avvenuta nel Febbraio 2014), la mia è stata un’esperienza
relativa ad un “percorso geologico/didattico” in quanto condotta in compagnia di Francesco Petralia, geologovulcanologo nativo di Catania, appassionato come me sia di montagna che di kayak da mare, che mi ha accompagnato
per quasi tutto il tempo della mia scoperta (aimè breve) del Parco Etneo.
1a tappa del percorso (alle origini dell’Etna).
Falesia a mare della “Timpa” - “Isole dei Ciclopi” di Acitrezza - Aci Castello.
I faraglioni della Riserva Marina presso Acitrezza
Si esce in kayak partendo da Capomulini . Costeggiamo in direzione E-N-E , per lungo tratto, l’alta falesia della “Timpa”
di Aci Reale. Si tratta di una lunghissima e spettacolare scogliera che raggiunge anche i 200 metri d’altezza e la cui
origine è da ricondurre ai fenomeni primordiali del vulcanismo etneo (stadi evolutivi dell’Etna e stratificazione della
falesia leggibili solo dall’esperto occhio dei geologi !). Dopo una sosta nel porticciolo di S. Maria la Scala, riprendiamo il
kayak per dirigerci alla volta della Riserva Naturale di Isola Lachea, posta a poche centinaia di metri dall’abitato di
Acitrezza. La Riserva marina ingloba un mini arcipelago (soprannominato “Isole dei Ciclopi”) costituito dall’isola Lachea e
da numerosi faraglioni.
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Il Faraglione Grande visto dall'isola Lachea
Castello normanno di Aci Castello
La conformazione del sito va ricondotta alla genesi dell’Etna primordiale - circa 500 mila anni fa – quando il magma risalì
in superficie e si incuneò negli strati argillosi dell’allora fondale marino. Tale fenomeno è ben osservabile su alcuni
faraglioni composti da rocce magmatico-basaltiche (alcune colonnari) sovrastate da strati di argilliti. Curiosa da
osservare è anche la rocca di Aci Castello, costituita da lave sottomarine che hanno formato (anche) dei singolari
"cuscini di lava". Sulla rocca i Normanni costruirono un castello nel 1076. La vista da N-W del castello e dello sperone
su cui poggia è alquanto singolare: l’insieme dei due è simile alla prua ed al castello di una nave !.
2a tappa del percorso (Etna recente, versante Sud) .
Monti Rossi – Grotta del Cassone - Schiena d’Asino
Vista sull'Etna dai Monti Rossi in una giornata di straordinaria emissione di fumi e formazione di vapori
I Monti Rossi distano pochi kilometri da Catania e su di essi, nel 1669, preceduta da un terremoto, si aprì una mostruosa
bocca vulcanica che in 3 mesi di attività continua eruttò (si stima) un miliardo di metri cubi di magma. Si trattò di un
evento epocale in quanto l’ immensa spaventosa colata – dividendosi in più bracci - distrusse e sconvolse una
vastissima area, sommergendo parecchi villaggi etnei ed investendo anche Catania. Le vittime furono numerosissime.
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Del fiume di lava che attraversò la città - finendo poi in mare - ne restano ben visibili tracce nei pressi del Castello
Ursino, ora sede di un interessante museo (visita da non perdere in occasione di un viaggio a Catania).
Il cratere dei Monti Rossi.
Essendo un apparato vulcanico spento da oltre tre secoli, i Monti Rossi sono oramai ricoperti integralmente dalla
vegetazione. Facciamo il periplo dell’area e poi ci spingiamo all’interno di ciò che rimane del (fu) cratere principale.
Scendiamo nel fondo dove, semi nascosta tra arbusti ed alberelli, c’è una grotta a pozzo (ciò che resta dell’antico
camino vulcanico) che può essere visitata con specifica attrezzatura speleologica.
Mi tengo ben distante dall’ampia apertura, in quanto infida e non difesa da una grata o da altro valido sistema di
protezione.
Tipico cartello stradale etneo
Interno della grotta di scorrimento lavico del Cassone
Ci spostiamo quindi in automobile fino alle falde dell’Etna, in direzione di Zafferana Etnea, per andare ad esplorare la
Grotta del Cassone, un “tubo lavico” (altra singolare “specialità” dell’Etna) in località Piano del Vescovo. Si tratta di una
grotta di scorrimento – con sviluppo in senso orizzontale quasi piano, - in cui la lava fluiva incanalata sotto la volta
creatasi per effetto di raffreddamento del materiale più esterno.
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Si entra con la normale attrezzatura da escursionismo semplice in grotta, pertanto solo con caschetto e lampada
frontale. Ad una breve entrata quasi verticale segue uno sviluppo della grotta per circa 200 metri in leggera salita, su
fondo sconnesso di ciottoli e scorie laviche. Nel tratto iniziale ci dobbiamo chinare ma, proseguendo, l’altezza media
della volta è tale da consentire di procedere eretti; inoltre la larghezza ai fianchi dell’interno non è mai inferiore ai 3
metri. Nel budello lavico si trova di tutto (geologicamente parlando): concrezioni, piccole stallatiti, “corde laviche ”,
“striature di scorrimento” ed anche un pipistrello in letargo che sta penzoloni a testa in giù !
Interno della Grotta del Cassone: vista vs l'ingresso.
Interno della Grotta del Cassone: pipistrello in letargo.
Nel pomeriggio mi dedico ad una breve escursione, prevista con partenza dal cancello del Demanio Forestale (a q. 1830,
poco distante dal Rifugio Sapienza) fino alla Schiena d’Asino (q. 2050), un costolone che si affaccia sulla ormai
tristemente nota Valle del Bove. Il tempo non promette bene e Francesco è dovuto rientrare a Catania per impegni di
lavoro. Il primo tratto del percorso si svolge lungo una comoda e ampia mulattiera che s'inoltra nel bosco di pino laricio
(moltissimi rami attaccati dalla processionaria) misto ad alberi di ginestra etnea.
Il sentiero prima del temporale
Il sentiero cosparso di grandine dopo il temporale
Quando affronto un lungo canale di salita costituito da detrito lavico e costellato di cespugli di spino santo e saponaria,
grevi nuvole stanno scendendo a bassa quota mentre la temperatura s’è fatta gelida. Arrivo con fatica (si affonda nel
terreno di fine-grossolano materiale lavico) alla sella della Schiena d’Asino ma ormai sono nel mezzo delle nuvole e in
breve scoppia un temporale. Ritiro i bastoncini nello zaino e scendo a rotta di collo nel canalone che avevo salito in
precedenza.
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Mix etneo di geo-flora con grandine
Grandinata nei pressi di un "dicco"
Tuoni e chicchi di grandine mi accompagnano fino quasi all’automobile: il cruscotto segna 2° sottozero !.
Bell’accoglienza mi ha riservato l’Etna in questo mio primo breve approccio !!
3a tappa del percorso ( “Iddu” ! ).
Etna, Bocca Nuova del Cratere Centrale, quota 3320 metri.
Etna, versante E-S-E
Nuovo giorno. Con il fuoristrada di Francesco raggiungiamo il rifugio Sapienza, base di partenza della nostra escursione,
situato a quota 1900 m. sul versante Sud del vulcano. Giornata splendida per l’ascesa: bellissimo tempo con vento di
libeccio che spira in nostro favore, spingendo fumi e ceneri dell’Etna a E-N-E, oltre la nostra meta. Ci fermiamo prima a
Nicolosi – sede del Parco - dove noleggiamo le racchette da neve ed acquistiamo del cibo per la colazione al sacco. Ci
cambiamo al parcheggio e poi prendiamo la cabinovia che ci porta a quota 2500 metri. Tutt’attorno neve, tantissima
neve, con parecchi sciatori e snowboardisti che impazzano in discesa dalla Montagnola (cono di vulcano ora spento,
altezza 2644 metri, formatosi nell’anno 1763 ).
Etna, versante e crateri di S-E
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Quando infiliamo le racchette è già tarda mattinata ...... Prendiamo una traccia che volge in direzione del Pian del Lago
ed iniziamo una lunga traversata che ci porterà sul vasto pianoro sottostante i crateri sonmmitali volti a Sud. Ci lasciamo
a destra il cratere di Sud-Est (ritenuto ora il più pericoloso dagli esperti ) la cui attuale bocca principale vomita la lava
verso la Valle del Bove. Attraversiamo la depressione tra i crateri di quota 2.920 ed il M. Frumento Supino (m. 2845).
Quanto si para agli occhi è straordinario: i coni di S-E ricoperti da neve ghiacciata alternata a strati di detrito nero-verdegiallastro; lunghi cordoli di lava e strisce di sedimenti vulcanici vari che emergono dal pianoro innevato; una
“bottoniera ” di coni vulcanici spenti ! Lungo il percorso, inoltre, si incontrano le “bombe laviche ”, formate dal magma
che, proiettato all’esterno dalle esplosioni di gas vulcanici, si è raffreddato/rappreso a contatto dell’aria trasformandosi
talora in giganteschi blocchi di materiale roccioso.
E poi ti guardi alle spalle e scorgi la lunga linea costiera che da Catania arriva a Siracusa …
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Prima dell’ultimo strappo verso la parte sommitale ci rifocilliamo alla base meridionale del poderoso cono del Cratere
Centrale. Siamo a quota 3000 m. circa, nel pieno della fascia desertica dell’Etna: tutto attorno una landa di neve, senza
alcun riferimento (paline segnaletiche ? cartelli ? croci ?: niente !). Indietro, da qualche parte, c’era il Rifugio del
Filosofo, ancora citato dalla Guida dei Monti del CAI – Sicilia : l’eruzione del 2002 (una delle più virulente negli ultimi
decenni) l’ha seppellito integralmente, non lasciandone traccia alcuna … . Abbandoniamo parte dell’attrezzatura sul
posto di sosta, inutile portarsi appresso ciò che ora non serve. Francesco si leva le racchette ed inforca i ramponi. Io
rimango in … racchette.
Per giungere in cima dobbiamo ancora superare poco più di trecento metri di dislivello. In condizioni normali un tale
dislivello sarebbe di routine, ma su questo versante dell’Etna gli ultimi 300 metri sono tanti ed estremamente faticosi
per le condizioni del terreno: la pendenza arriva anche al 45% ed il mantello esterno del cono è costituito da scorie
vulcaniche, ceneri e lapilli; il tutto ricoperto di neve con consistenza e altezza varia che si fa rada lungo il crinale esposto
a Sud.
Mentre sto salendo a testa bassa mi sento chiamare da dietro: è Francesco che vedo affondato nella neve fino alla
cintola ! nessun danno, esce dalla fossa in cui è sprofondato , ci facciamo quattro risate e via !
Ma ci metteremo un’eternità a salire: io che m’aggrappo con le racchette sulla neve, mentre Francesco - che ha optato
di salire lungo la parte di crinale sgombro da neve - arranca coi ramponi, la cui presa è debole sul soffice terreno,
sollevando nugoli di finissima polvere.
Data la pendenza e mancando punti di riferimento ti ritrovi all’improvviso sull’orlo della cima del cratere. Ed allora non
senti più alcuna fatica !
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Lo spettacolo è strabiliante: a 3320 metri di quota, tra gli azzurri del cielo e del Mare Mediterraneo s’apre la gigantesca
caldera del Cratere Centrale (“Bocca Nuova” e “Voragine”, separate da un diaframma), orlata di neve anche all’interno.
Dal gigantesco sprofondo emanano densi nuvoloni di vapore e fumi, mentre a sinistra e al centro fuoriescono spuntoni
di rocce fumiganti per attività di degassamento. Dietro si staglia l'ampio arco di cono del Cratere di Nord-Est.
Ci troviamo sopravento ma si avverte comunque un discreto odore di zolfo e “profumo” di acido solfidrico. Altro che
“mozzafiato” ! altro che “inferno dantesco” ! siamo al cospetto di una stupefacente meraviglia della natura che,
comunque, ti lascia inquieto e ti fa sentire inerme per la sensazione che immani forze e distruttive potenze lì, da un
momento all’altro, si potrebbero sprigionare da “a Muntagna ” !!!
Il mio compagno mi rammenta che per ragioni di sicurezza è bene abbandonare la sommità al più presto. Scatto alcune
foto e poi iniziamo la discesa, non da dove siamo saliti, bensì lambendo il Cratere Centrale da Ovest ad Est, per poi
scendere nella depressione tra i crateri Sud.
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Lungo questa ripida discesa avvertiamo sinistri brontolii che provengono dal Cratere di Sud-Est. Alziamo lo sguardo
verso la sua cima e, oltre al pennacchio di fumo onnipresente, scorgiamo materiale piroclastico eruttato dal vulcano.
Acceleriamo l’andatura ed arriviamo al pianoro per il recupero dell’attrezzatura che avevamo abbandonato al punto di
sosta-ristoro .
Abbiamo fatto tardi e siamo scesi appena a quota 3000 . Il sole è quasi al tramonto e ci aspettano ancora un sacco di
kilometri di neve da macinare. Siamo inoltre fuori orario per l'ultima corsa serale della funivia e ci dovremo di
conseguenza sobbarcare un altro interminabile filone di metri in discesa (seguendo il lunghissimo e tortuoso tracciato
della pista da sci ricavata lungo una “gippabile”) da quota 2500 alla base di partenza a m. 1900.
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Alla luce dei frontali arriveremo al Rifugio Sapienza che è sera inoltrata (sotto di noi Catania con le sue migliaia di luci
notturne che brillano), ultimi visitatori della giornata, soddisfatti di aver vissuto momenti fantastici sull’Etna, il “gigante
buono” che, in questo giorno invernale in Sicilia, mi ha gratificato con grandiosi e inaspettati panorami nonché è stato
fonte di forti sensazioni.
Masetti Marziano
Socio CAI
Maggio 2014
(Per info-commenti-altro potete contattarmi all'indirizzo mail [email protected] )
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Appendice Fotografica (alcuni flash di una breve visita della Sicilia Orientale)
Catania, piazza Duomo
(panoramica di circa 240°)
Catania, Via dei Crociferi
Catania, Castello Ursino
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Sant'Alfeo (CT), Castagno dei Cento Cavalli
(3 fustaie ultramillenarie !!!)
Taormina (ME), parata di pupi siciliani
Taormina (ME), Teatro greco
Note finali
l Un sentito ringraziamento a Francesco Petralia per tutta la valida assistenza - sia professionale sia sportiva - che ha prestato in
questa mia variegata esperienza etnea. Una giusta menzione anche per GianFranco Liotta che ci ha accompagnato nell' uscita in
kayak e che, in un giorno successivo, mi ha prestato la sua veloce bicicletta per compiere un lungo tour tra le varie Aci (Castello,
Trezza, Reale, etc.) e nella Conca d'Oro di Catania.
l Tutte le foto sono dell'autore.
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