Claudio Porena - Università per Stranieri di Siena

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Claudio Porena
CRITERI BIBLIOGRAFICI E TESTI ARGOMENTATIVI-ESPOSITIVI
Sommario
I. Criteri bibliografici ..........................................................................................................................3
I.1. Sistema anglosassone o “all’americana” ...................................................................................3
I.2. La scheda bibliografica e la bibliografia finale: altri consigli ...................................................4
II. Il saggio breve (cfr. Degl’Innocenti 2002)......................................................................................5
II.1. Prescrittura del saggio breve ....................................................................................................5
II.2. Scrittura del saggio breve .........................................................................................................5
II.3. Postscrittura del saggio breve...................................................................................................6
III. La tesi e la tesina (cenni generali: cfr. Degl’Innocenti 2002).......................................................7
IV. La tesi e la tesina (approfondimenti: cfr. ECO 1985) ....................................................................7
IV.1. Introduzione ............................................................................................................................7
IV.2. Essenza e finalità di una tesi ...................................................................................................7
IV.3. L’argomento............................................................................................................................8
IV.4. La scientificità.........................................................................................................................8
IV.5. La documentazione .................................................................................................................9
IV.6. La ricerca bibliografica...........................................................................................................9
IV.7. Piano di lavoro ......................................................................................................................10
IV.8. Altri consigli per la stesura ...................................................................................................10
IV.9. Altri consigli per le citazioni ................................................................................................10
IV.10. Altri consigli per le note a piè di pagina.............................................................................11
IV.11. Altro ....................................................................................................................................11
V. Riferimenti bibliografici................................................................................................................11
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I. Criteri bibliografici
Esistono diversi criteri o sistemi bibliografici: l’importante è mantenersi costanti, sistematici, nel
seguirne l’uno o l’altro, nel rispetto sia degli elementi più macroscopici sia dei più minuti dettagli.
Ogni bibliografia deve essere biunivoca, deve cioè contenere tutti e solo i testi effettivamente citati nel proprio lavoro.
La bibliografia finale dispone le “entrate” in ordine alfabetico per cognome e, all’interno dello
stesso cognome, per ordine cronologico; qualora la data coincida per uno stesso autore, subentra
l’ordine alfabetico del titolo, che comporta la rideterminazione delle date identiche con l’aggiunta di
lettere alfabetiche tonde minuscole (ad es. 2003a, 2003b, 2003c ecc.).
I.1. Sistema anglosassone o “all’americana”
In questo sistema, detto anche “autore-anno”, la citazione dei testi (da ben integrare sintatticamente) avviene in modo economico segnalando a testo tra parentesi tonde il cognome dell’autore in
maiuscoletto (o in tondo) seguito dalla data, dai due punti e dal numero di pagina/pagine: ad es. «I
connettivi sono elementi che assicurano la coesione di un testo» (SERIANNI 2003: 37) / (Serianni
2003: 37)
Nella bibliografia finale questa specie di formula viene sciolta da un segno di equivalenza seguito, in caso di volume scritto da un solo autore, dal nome proprio di questi e dall’iniziale puntata del
suo cognome entrambi in tondo, dalla virgola, dal titolo in corsivo e dalla virgola, dal luogo di edizione e dal nome della casa editrice preceduti dalle virgole:
SERIANNI 2003 = Luca S., Italiani scritti, Bologna, il Mulino
oppure (con cognome in tondo):
Serianni 2003 = Luca S., Italiani scritti, Bologna, il Mulino.
In caso di saggio contenuto in una miscellanea, il segno di equivalenza è seguito dal nome proprio dell’autore e dall’iniziale puntata del suo cognome entrambi in tondo, dalla virgola, dal titolo in
corsivo e dalla virgola, dalla preposizione in seguita dal nome del curatore/dei curatori, dalla dicitura a cura di tra parentesi tonde, dal luogo di edizione e dal nome della casa editrice preceduti da
virgole, dall’intervallo di pagine in cui compare, preceduto da “pp.”:
D’ACHILLE 1994 = Paolo D’A., L’italiano dei semicolti, in Luca Serianni e Pietro Trifone (a cura di), Storia della lingua italiana, vol. II. Scritto e parlato, Torino, Einaudi, pp. 41-79
oppure (posponendo il curatore/i curatori al titolo della miscellanea):
D’ACHILLE 1994 = Paolo D’A., L’italiano dei semicolti, in Storia della lingua italiana, vol. II.
Scritto e parlato, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone, Torino, Einaudi, pp. 41-79.
In caso di articolo contenuto in una rivista, il segno di equivalenza è seguito dal nome proprio
dell’autore e dall’iniziale puntata del suo cognome entrambi in tondo, dalla virgola, dal titolo in
corsivo e dalla virgola, dal nome della rivista in tondo tra virgolette basse e dalla virgola, dal numero romano del volume e dalla virgola, dall’eventuale numero arabo del fascicolo e dalla virgola,
dall’intervallo di pagine in cui compare, preceduto da “pp.”:
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GIOVANARDI 1993 = Claudio G., Note sul linguaggio dei giovani romani di borgata, «Studi linguistici italiani», XIX, pp. 62-78.
In caso di due o tre autori, i loro cognomi vengono uniti dal trattino sia nella formula “autoreanno” che nel suo scioglimento:
D’ACHILLE-GIOVANARDI 2001 = Paolo D’A.-Claudio G. Dal Belli ar Cipolla. Conservazione e
innovazione nel romanesco contemporaneo, Roma, Carocci.
Nel caso in cui l’autore o l’autrice di un saggio/articolo contenuto o ripubblicato in una miscellanea o in volume comprensivo coincida col curatore/autore di questi, il nome, per evitare la ridondanza, non viene ripetuto, ma indicato rispettivamente da “Id.” o da “Ead.” (‘lo stesso’, ‘la stessa’)
in tondo:
NENCIONI 1983 = Giovanni N., Parlato-parlato, parlato-scritto, parlato-recitato, in Id., Di
scritto e di parlato. Discorsi linguistici, Bologna, Zanichelli, pp. 126-79.
FRESU 2006 = Rita F., “Gli uomini parlano delle donne, le donne parlano degli uomini”. Indagine linguistica in un campione giovanile di area cagliaritana e romana, «Rivista italiana di
dialettologia» XXX, pp. 23-58; rist. in Ead., Lingua italiana del Novecento. Scritture private,
nuovi linguaggi, gender, Roma, Edizioni Nuova Cultura, pp. 129-63.
Il sistema anglosassone, data la sua estrema economicità, rende praticamente superfluo l’utilizzo
delle note a piè di pagina per i rinvii bibliografici: la formula “autore-anno” viene direttamente inserita nel corpo del testo, tra parentesi tonde.
Questo sistema vanifica anche la dicitura in corsivo “op. cit.”, poiché la formula “autore-anno”
viene ripetuta ad ogni citazione.
Per lo stesso motivo, esso rende altrettanto inutile le diciture “Ibid.” e “Ivi” precedute o non dal
numero di pagina/pagine, usate nel sistema tradizionale nel caso in cui la pagina o l’opera (o viceversa) da cui si cita siano le stesse delle citazioni precedenti.
Nel caso di citazione letterale (esplicita) occorre aver cura di segnalare sempre la sua fonte, per
non incorrere in appropriazioni indebite dell’opera altrui.
Nelle citazioni riassuntive (rielaborazioni) è sempre opportuno segnalare la fonte facendola precedere da “Cfr.” (‘confronta’)
I.2. La scheda bibliografica e la bibliografia finale: altri consigli
Segnare in alto a destra sulla scheda bibliografica la collocazione dei libri letti o consultati, per
agevolarne una nuova richiesta.
Citare sempre il luogo di edizione in lingua originale.
Prendere nota dell’anno sia della prima edizione sia dell’edizione che si utilizza (la data dell’edizione utilizzata dovrà comparire all’esterno della bibliografia finale “all’americana”, quella della
prima edizione dovrà essere segnalata tra parentesi alla fine dell’entrata).
Qualora una miscellanea raccolga gli atti di un convegno, segnalarlo sempre, perché potrebbe
essere catalogato in biblioteca sotto questa categoria.
Non confondere il luogo di edizione con quello in cui si sia tenuto un dato convegno/congresso.
Inserire le miscellanee sotto il cognome del curatore piuttosto che sotto AA.VV. (= Autori Vari).
Inserire gli autori anonimi sotto la lettera A.
Segnalare, tra parentesi tonde preceduto da Ora in, le ripubblicazioni in volume di articoli o
saggi apparsi precedentemente su riviste o altro.
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Indicare sempre i titoli delle opere in lingua originale e segnalare eventualmente la traduzione
utilizzata, tra parentesi e preceduta da tr. it. + nome del traduttore (= traduzione italiana di X).
II. Il saggio breve (cfr. Degl’Innocenti 2002)
Il saggio breve è un modello testuale affine al “tema-saggio” e alla tesi o tesina, di vario argomento (artistico-letterario, socio-economico, storico-politico, tecnico-scientifico) e di tipologia prevalentemente argomentativa ed espositiva (o informativa o referenziale); in esso l’autore sostiene
una tesi interpretativa su date informazioni ricavate da documentazione oggettiva; il livello di approfondimento può variare da un alto grado di specializzazione al carattere più o meno divulgativo;
dipende dalla sua destinazione editoriale; nella sua versione scolastica, si avvale di una consegna
che richiede la segnalazione di un’eventuale collocazione editoriale (volume, rivista specialistica o
divulgativa, settimanali e quotidiani ecc.), prescrive un’estensione e un tempo massimi consentiti,
segnala un argomento, più stringato di quanto non sia la traccia di un tema; si avvale di un “dossier”, cioè di una documentazione allegata (oggettiva e/o soggettiva, cioè quantitativa e/o qualitativa), in aggiunta o a sostegno del personale bagaglio culturale dello scrivente.
Nella sua produzione si distinguono tre grandi stadi: 1) la prescrittura o progettazione; 2) la
scrittura o stesura; 3) la postscrittura o messa a punto.
II.1. Prescrittura del saggio breve
Lettura e analisi dell’argomento e della consegna (consigli): leggere attentamente, identificare l’argomento principale e gli argomenti secondari, individuare le parole-chiave, porsi domande
che articolino gli argomenti.
Lettura, analisi e selezione del “dossier” (consigli): prendere appunti in forma di lista o di
mappa ed espanderli, individuare i rapporti e le gerarchie, collegare e disunire.
Scelta della destinazione del testo (consigli): scegliere un registro appropriato al destinatario).
Amplificazione e organizzazione dell’informazione (consigli): prendere appunti immediati di
associazioni libere, brainstorming, domande, amplificazioni (per analogia o per contrario, per causa
o per effetto, per prossimità cronologica o spaziale o ideale, per generalizzazione, per esemplificazione, per suddivisione interna, per esperienza personale, per esperienza di altri) ecc., ed organizzarle in forma di lista – verticale – o di mappa – radiale.
Elaborazione della tesi e degli argomenti (consigli): riflettere sulla documentazione, elaborare
ragionamenti, richiamare teorie, principi generali, premesse, osservazioni, citazioni di auctoritates
ecc. ed estrapolare prove a sostegno della propria tesi e a prevenzione o confutazione di eventuali
antitesi.
Elaborazione della scaletta (consigli): cancellare le idee superflue o fuorvianti; individuare
quelle primarie, gerarchizzarle, collegarle ed ordinarle secondo un criterio logico, in forma di lista o
di mappa, in modo tale che i paragrafi che corrisponderanno ai punti della scaletta risultino coerenti.
II.2. Scrittura del saggio breve
Sviluppo della scaletta in paragrafi (consigli): far corrispondere a ciascun punto della scaletta
un paragrafo, cioè l’unità fondamentale del testo compresa tra due a capo, dotata di interna coesione
– ossia di continuità formale, ottenuta mediante accordi corretti, anafore, catafore, sostituzioni pronominali e sinonimiche, connettivi ecc. – e dotata di esterna coerenza – ossia di qualsivoglia sorta di
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continuità logica con i paragrafi precedenti e successivi, esplicitata mediante connettivi, quali congiunzioni, preposizioni e avverbi.
Stesura del blocco centrale del testo (consigli): espandere i paragrafi secondo le varie modalità
viste sopra; evitare sia una sintassi troppo farraginosa, difficile e pesante, per eccessivo ricorso alla
ipotassi (subordinazione), sia una sintassi all’opposto estremamente frammentaria, elementare o
semplicistica per eccessivo ricorso alla paratassi (coordinazione); rendere i paragrafi coesi e coerenti; fare attenzione alla scelta delle parole, consultandole sui dizionari, affinché il lessico sia relativamente preciso e relativamente semplice e sobrio, mai improprio; adottare un registro ossia uno
stile linguistico costante e appropriato al destinatario, al rapporto del mittente con esso, alla situazione, all’argomento e alla tipologia del modello testuale richiesto; rispettare le prescrizioni della
consegna e ottimizzare le condizioni di lavoro.
Stesura dell’introduzione (consigli): scegliere tra almeno sei diverse modalità, quali a) l’inquadramento sintetico; b) la formulazione di questioni; c) la formulazione di asserzioni; d) la citazione
che sintetizzi il tema fondamentale e che dia autorevolezza a quanto segue; e) la presentazione di un
aneddoto significativo; f) l’assenza di introduzione e l’inizio in medias res.
Stesura della conclusione (consigli): scegliere tra almeno sei diverse modalità, quali a) il riassunto sintetico; b) la formulazione di questioni; c) la formulazione di asserzioni; d) la citazione; e)
la presentazione di un aneddoto; f) l’assenza di conclusione.
Individuazione del titolo (consigli): ideare il titolo e l’eventuale sottotitolo a stesura conclusa;
scegliere tra la forma del sostantivo, con o senza articolo, del sintagma, della locuzione o della breve frase, verbale o nominale, con carattere denotativo o connotativo, con figure di suono o di sintassi o di significato o di pensiero, ma in modo comunque tale da sintetizzare il contenuto dello scritto
e da richiamare l’attenzione dei potenziali lettori, invogliandoli alla lettura.
II.3. Postscrittura del saggio breve
Revisione del testo (consigli): far passare qualche minuto dalla stesura per ottenere il giusto distacco critico; rileggere tutto completamente e attentamente; verificare il rispetto della consegna,
dell’aderenza al tema, dell’appropriatezza al destinatario e alla tipologia del modello testuale prescelto; porsi dal punto di vista del destinatario, per soddisfarne virtualmente le potenziali aspettative
di chiarezza, precisione, correttezza, appropriatezza, informatività, coerenza logica, equilibrio delle
parti ecc.; verificare infine che non ci siano refusi e usi maldestri, nonché l’efficacia del titolo.
Copiatura e la presentazione grafica (consigli se si scrive a mano): curare la chiarezza e la
leggibilità della grafia; lasciare margini per eventuali correzioni e modifiche; porre tra virgolette
basse («…») le citazioni e sottolineare le parole straniere non entrate stabilmente nella propria lingua; (consigli se si scrive al computer): scegliere il font e le dimensioni adeguate; lasciare adeguati
margini a destra e a sinistra; formattare adeguati allineamenti, cioè a sinistra, a destra o giustificato;
applicare l’interlinea più adeguato; evidenziare i paragrafi con rientri in prima riga e/o con spaziatura di paragrafo; arricchire lo scritto con eventuali tabelle, diagrammi, immagini ecc.; curare l’etichetta della punteggiatura; porre tra virgolette basse («…») le citazioni e formattare in corsivo il
metalinguaggio e le parole straniere non entrate stabilmente nella propria lingua; verificare che la
formattazione e le eventuali norme redazionali siano state applicate con omogeneità; salvare su
memoria.
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III. La tesi e la tesina (cenni generali: cfr. Degl’Innocenti 2002)
La tesina è un modello testuale affine al saggio breve, al tema-saggio e alla relazione, ma di
ampiezza maggiore (da un minimo di 10-15 pagine ad un massimo di 50 o più), di vario argomento
e di tipologia prevalentemente argomentativa, ma anche in parte informativa e descrittiva.
La tesina deve essere corredata dalle note a piè di pagina e da una bibliografia. I criteri delle note a piè di pagina sono:
- presenza di rimandi ad altre parti del testo;
- presenza di dettagli in aggiunta o a chiarimento del testo;
- indicazione delle fonti per le citazioni del testo;
- presenza di ulteriori citazioni;
- approfondimenti di un’informazione o di un concetto.
IV. La tesi e la tesina (approfondimenti: cfr. ECO 1985)
IV.1. Introduzione
Lavorare a una tesi dignitosa e onesta offre allo studente l’occasione preziosa di:
- appassionarsi alla ricerca
- approfondire le conoscenze in una data materia
- acquisire e consolidare un metodo di lavoro e una capacità organizzativa
- affinare il proprio senso critico e la propria capacità argomentativa
- perfezionare la competenza linguistica e comunicativa ecc.
tutte cose che gli torneranno utili a prescindere da quali saranno le sue attività e i suoi interessi futuri.
IV.2. Essenza e finalità di una tesi
La tesi è un elaborato dattiloscritto di tipologia argomentativa ed espositiva (o informativa o referenziale) che presenta a un destinatario più o meno variegato un lavoro originale di ricerca in una
data disciplina.
L’originalità del lavoro non esclude, ma presuppone, la conoscenza più o meno approfondita e
integrale della letteratura critica sull’argomento.
L’intento di questa documentazione preventiva (e continuativa) è quello di pervenire alla “scoperta” di qualcosa che non sia stato mai detto prima oppure alla formulazione del problema in una
prospettiva o in termini comunque nuovi, chiari e precisi.
Si danno diversi gradi intermedi tra una tesi assolutamente compilativa ed una assolutamente
sperimentale.
Non si può dire a priori che una tesi compilativa sia più valida/meno valida o più facile/meno
facile di una tesi sperimentale, come pure un argomento di ambito antico vs un argomento di ambito
moderno o contemporaneo: quello che conta è l’applicazione di un metodo che conferisca scientificità alla ricerca.
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IV.3. L’argomento
Pari dignità hanno potenzialmente anche gli argomenti: per un buon ricercatore, nessun argomento è mai completamente banale.
È consigliabile semmai che l’argomento della tesi sia ben circoscritto o comunque ben calibrato
sulle variabili in gioco (tempi, mobilità, disponibilità economiche, entità e reperibilità/maneggiabilità delle fonti, conoscenza di lingue straniere o antiche, preparazione e motivazioni
dello studente ecc.).
Evitare titoli come: La concezione dell’anima nel pensiero filosofico-religioso di tutti i tempi e
simili; in altre parole, se la tesi si auspica un buon livello di completezza, ne dipenderà l’ampiezza
dell’argomento: in linea di massima, meglio una monografia piuttosto specifica ma esaustiva, che
non una panoramica lacunosa.
L’autore di una tesi, in virtù dei suoi approfondimenti, deve ambire a presentarsi e a dimostrarsi
come un vero “esperto” dell’argomento di cui si occupa.
Naturalmente, la panoramica può essere utile e spesso necessaria come sfondo, inquadramento o
contestualizzazione dell’oggetto principale.
Tra ricognizione panoramica e focalizzazione monografica esiste peraltro una sorta di circolo
“virtuoso”, per il quale si realizza una stretta interdipendenza tra i due momenti della ricerca: possono alternarsi o svolgersi dall’inizio alla fine.
IV.4. La scientificità
Non equivale necessariamente al tasso più o meno elevato di dati e metodi quantitativi (numeri,
formule, grafici, tabelle ecc.). Dipende:
- dalla novità delle affermazioni o del punto di vista e dell’ordine con cui cose già note siano
state riformulate.
- dall’utilità della ricerca per il progresso degli studi complessivi in quella data disciplina.
- dalla riconoscibilità dell’oggetto in base alle condizioni condivise o alle regole poste dal ricercatore o da altri prima di lui.
- dalla precisa e univoca definizione del quadro terminologico-concettuale (occorre definire tutti
i termini e le categorie concettuali chiave, salvo quelli di dominio comune in una data disciplina).
- dalla seria definizione dei criteri per l’inclusione/esclusione degli aspetti da trattare: occorre
motivare sempre le scelte.
- dagli elementi che la ricerca fornisce per una sua verifica o per una sua smentita.
Una confutazione ben corroborata da prove (ben argomentata) può essere tanto scientifica quanto una dimostrazione: entrambe possono contribuire al progresso degli studi, purché non siano avventate, approssimative, superficiali, casuali ecc.
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IV.5. La documentazione
Occorre distinguere tra:
- fonti primarie (testi di cui si parla) e fonti secondarie (letteratura critica, testi con l’aiuto dei
quali si parla);
- fonti di prima mano (opera originale, edizioni critiche, testimonianze autorevoli ecc.) e fonti di
seconda mano (traduzioni, antologie, resoconti di altri autori, citazioni di citazioni ecc.): occorre
preferire laddove possibile la conoscenza (e la citazione) diretta delle fonti; in ogni caso, segnalare sempre la verità del rapporto con le fonti, mai fingere di averle accostate direttamente, se
ciò non sia vero.
Nel caso in cui si citi da citazioni, verificare la loro correttezza, se non proprio sugli originali,
almeno in autori diversi e renderne conto in nota con la scrizione “cit. in X”.
Inserire inoltre nei riferimenti bibliografici, in nota o finali, solo le opere che si siano consultate
effettivamente.
IV.6. La ricerca bibliografica
Si può cominciare da qualsiasi punto di partenza:
- un suggerimento del relatore
- un sito internet
- la bibliografia finale di un libro sull’argomento (letto o consultato ad hoc)
- un’enciclopedia
- un repertorio bibliografico
- il catalogo per soggetto (in caso di idee più vaghe) o per autore (in caso di idee più chiare) in
una biblioteca (ce ne possono essere di vecchi e nuovi, cartacei e non, divisi per libri e riviste
ecc.)
- un suggerimento del bibliotecario
Non esistono in assoluto fonti importanti o inutili: un’informazione decisiva può essere acquisita
con la lettura o la consultazione di un autore “minore” o di un’opera apparentemente inutile o insignificante, perfino detta di scorcio in una sua nota, in una sua parentesi ecc.
È consigliabile, per non dire necessario, trascrivere o fotocopiare tutti i riferimenti bibliografici
che si riesce a reperire sull’argomento della tesi o sulle sue attinenze.
Allestire di volta in volta per ogni lettura o consultazione effettuata delle schede bibliografiche
(con tutti i dettagli del caso ricavabili dalla copertina, dal frontespizio e dal retrofrontespizio), schede di lettura (con parafrasi, riassunti, commenti ecc.), schede delle idee, schede delle citazioni,
schede di lavoro ecc.: costituirà un promemoria e un serbatoio di materiali a cui attingere non solo
nell’ambito della tesi, ma anche per lavori futuri, anche a distanza di anni (più sono chiare e dettagliate meglio è).
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IV.7. Piano di lavoro
Il piano di lavoro è una sorta di scaletta o di mappa, una pianificazione orientativa, di massima,
sempre suscettibile di essere modificata nel corso del proprio lavoro, ma necessaria per creare l’abbozzo, la griglia, l’intelaiatura germinale (l’embrione della struttura) di tutta la tesi.
In pratica, questo piano di lavoro si configura sotto forma (non sempre definitiva) di titolo, introduzione e indice/sommario.
I criteri organizzativi di questo indice-scaletta possono essere cronologici, spaziali, comparativi,
di causa ed effetto, ecc. con tutte le diramazioni del caso.
Queste diramazioni dovranno configurarsi come capitoli con paragrafi e sotto(-sotto...)paragrafi, secondo una gerarchia ad albero (dove la cifra romana indichi il raggruppamento maggiore o principale e le cifre arabe quelli minori o secondari).
È opportuno stabilire dei richiami intratestuali tra le varie articolazioni dell’indice/sommario,
per aumentarne la coesione.
IV.8. Altri consigli per la stesura
Andare spesso a capo, quando l’unità del discorso lo permetta.
Scrivere di getto almeno in una prima fase; dopodiché procedere a sfrondare o eliminare le divagazioni o a dislocarle in nota o in appendice, a seconda della loro lunghezza e/o del loro contenuto.
Usare il registro appropriato allo scritto e alla destinazione.
Privilegiare un linguaggio referenziale, univoco, chiaro e preciso.
Qualora si adotti un linguaggio figurato (con moltissima parsimonia) o si faccia dell’ironia, evitare di spiegarla (equivarrebbe a dare dell’imbecille al potenziale lettore).
Non spiegare le cose ovvie o universalmente note, dando magari per scontato dettagli che lo siano meno.
Non italianizzare i nomi di battesimo degli stranieri.
Italianizzare i cognomi stranieri solo nel caso in cui la tradizione lo legittimi (ad es. Cartesio vs
Descartes ecc.).
IV.9. Altri consigli per le citazioni
Le citazioni devono essere controllate e controllabili.
Citare la letteratura critica solo nei casi in cui sia funzionale alle argomentazioni.
Non citare le ovvietà che siano patrimonio comune e non frutto di ingegno individuale.
Rendere sempre riconoscibili l’autore e la fonte di una citazione, guardandosi dall’attribuire ad
un autore citazioni non sue.
Citare preferibilmente dalla lingua originale e far seguire la traduzione, a testo (tra parentesi) o
in nota.
Le citazioni devono essere fedeli: ogni ellissi deve essere segnalata (con puntini di sospensione
tra parentesi quadre) ed eventuali note dell’autore, del curatore, del traduttore devono essere racchiuse tra parentesi quadre con le rispettive sigle (NdA, NdC, NdT).
La citazione che non superi le due o tre righe può andare a testo; altrimenti va presentata in corpo minore rientrato in un blocco autonomo.
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I versi di una poesia, se citati nel corpo del testo senza a capo, devono essere separati dallo slash
(… / … / …); altrimenti si danno in corpo minore rientrato in un blocco autonomo.
Attenzione a non commettere plagio: parafrasare/riassumere o altrimenti citare tra virgolette
(preferibilmente basse); soprattutto attenzione a ricordarsi di avere effettuato negli appunti vere e
proprie citazioni o meno.
IV.10. Altri consigli per le note a piè di pagina
L’utilità delle note a piè di pagina per i riferimenti bibliografici è pressoché vanificata dal sistema “autore-anno” (all’americana; vedi sopra par. I.1).
Nelle note si possono però dislocare i riferimenti bibliografici di rinforzo o collaterali rispetto al
riferimento dato nel testo col sistema “autore-anno”.
Le note possono contenere anche le citazioni di rinforzo.
Possono contenere dei corollari di affermazioni date nel testo o delle loro rettifiche.
Possono contenere la traduzione o alternativamente la versione in lingua originale di una citazione riportata nel testo.
Possono contenere i richiami intratestuali.
Avvertenza: non aggiungere o eliminare le note solo per far quadrare i conti.
IV.11. Altro
Laddove possibile, preferire le parole alle cifre arabe (ad es. cinquantamila uomini vs 50.000
uomini oppure trenta chilometri vs 30 km ecc.).
Scrivere le date per esteso (ad es. 14 aprile 2014 vs 14/4/2014 ecc.).
Essere sempre costanti e sistematici (ad es. voltairiano/volterriano, USA/U.S.A. o gli uni o gli
altri senza oscillazioni)
V. Riferimenti bibliografici
DEGL’INNOCENTI 2002 = Elisabetta D., Il manuale della scrittura. Modelli, procedure, laboratorio, Milano,
Paravia.
ECO 1985 = Umberto E., Come si fa una tesi di laurea. Le materie umanistiche, Milano, Bompiani
(IX ed.; I ed. 1977).
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