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ANGELO LI GOTTI

Notizie su Convicino, Calloniana Romana (PHibla Galeota Sicula, la Fortezza delle Grotte o di San Felice dell'epoca araba), detta poi Barrafranca, attraverso nuovi documenti inediti (1091 - 1529)

Estratto dalla Rivista « ARCHIVI » ARCHIVI D'ITALIA E RASSEGNA INTERNAZIONALE DEGLI ARCHIVI anno XXIV-1957, fascicolo 4 R O M A - 1957 RICCI - Via Giulia, 147

ANGELO LI GOTTI

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(l'Hibla Galeota Sicula, la Fortezza delle Grotte o di San Felice dell'epoca araba), detta poi Barrafranca, attraverso nuovi documenti inediti (1091 -1529)

Estratto dalla Rivista « ARCHIVI » ABCHIVI D'ITALIA E RASSEGNA INTERNAZIONALE DEGLI ARCHIVI anno XXIV-1957, fascicolo 4 R O M A - 1957 PALAZZO RICCI - Via Giulia, 147

NOTIZIE SU CONVICINO, CALLONIANA ROMANA (l'HIBLA GALEOTA SICULA, LA FORTEZZA DELLE GROTTE O DI SAN FELICE DELL'EPOCA ARABA), DETTA POI BARRAFRANCA, ATTRAVERSO NUOVI DOCUMENTI INEDITI

(1091 -1529) Oscura è la storia di molte città di Sicilia durante tutto il periodo che va dall'occupazione Normanna a tutta l'epoca Aragonese e Castigliana. La mancanza di fonti ed il silenzio delle cronache anche per i centri abitati più importanti e per le stesse città., ci impediscono di conoscerne lo sviluppo, la vita e talvolta la stessa esistenza che vengono riportati ad un unico quadro standardizzato, comune ed uniforme per tutti. Più difficile però appare il problema, quando la ricerca si vuole estendere alle città ed agli abitati minori e particolarmente alle Terre. feudali e ai Casali, che pure dovettero avere in questo lunghissimo periodo una propria vita diversa da quella degli altri.

Qui i documenti mancano o sono più scarsi e frammentari, le cronache stesse tacciano i nomi di questi abitati minori mentre carte signorili, costituzioni e pandette, atti delle Corti giuratorie e capitaniali, statuti di corporazioni religiose ed artigiane, privilegi ecc., che altrove nelle città grosse accrescono l'orgoglio ed il prestigio del centro, qui mancano del tuttto, dispersi per ignoranza o distrutti (1), e mentre qualcuno giace ancora coperto di polvere (1) Un primo saccheggio qui si verifica come altrove, al cadere della feudalità e vengono presi d'assalto gli archivi della Corte Giuratoria. Un secondo avviene, e questa volta nei riguardi dei registri della Corte Capitaniale di Giustizia, colla creazione della circoscrizione giudiziaria di Pietraperzia, cui Barrafranca viene aggregata appena isti tuita, nel 1819. Una terza distruzione degli atti della Curia Capitaniale dì Barrafranca avviene con l'elezione di essa a mandamento di seconda classe nel 1846 (Regio Decreto 17 dicembre 1845, n° 9797) ed una quarta, che distrugge quanto ancora rimaneva, avve nuta subito dopo il secondo conflitto mondiale, con la vendita ai salumieri del vecchio archivio comunale. Fortunatamente si sono salvate le Pandette di Barrafaranca, che Carlo Maria Caraffa, Principe di fiuterà e Marchese di Barrafranca, fece stampare in Palermo il 1686, presso Ramundetta (Biblioteca Comunale di Caltanissetta, catalogo 84/F/6, inventario n l'Università.

11 316, fase. 2), che per i tempi costituisce un codice di leggi importante ed un codice di procedura veramente encomiabile per l'organizzazione dei servizi giudì ziari ed amministrativi, ottima fonte di studio per questo periodo e per i precedenti, poiché come espressamente vi è detto in principio vi sono riassunte tutte le precedenti ordinanze emanate ai Capitani, ai Secreti o Governatori, ai vassalli ed ai Giurati del 263

negli Archivi di Stato ed in archivi patronali di illustri famiglie (2), per ovvie ragioni chiusi agli studiosi. Eppure si tratta di documenti tuttora vivi e palpitanti che ci avvicinano ad una realtà umana varia e complessa spinta e sollecitata dai più svariati interessi, che attende ancora di essere riportata alla luce. Di molte Terre, non solo si sconosce la vita per il lungo periodo anzidetto, ma anche nel XV secolo e nell'inizio del XVI, quando dovunque appare abbondante la documentazione non solo per le grandi città ma anche per i piccoli centri abitati : contratti notarili vari salvatisi dalla distruzione per particolari accorgimenti dì legislatori intelligenti. La non indifferente letteratura municipalista poi, che servendosi di tutti i mezzi leciti ed illeciti fino alla falsificazione di documenti, monete e lapidi per innalzare a nobile vetustà città più grosse, e la stessa differenza amministrativa tra queste, demaniali o regie e le terre feudali minori hanno impedito sempre qualsiasi revisione, cui fu ovunque contrapposta l'indiscussa autorità di scrittori parti giani, che tuttora godono piena fiducia tra le masse (3).

La vita dell'uomo come del resto quella degli animali e delle piante è legata alla terra e tende a svilupparsi o meno in rapporto a fattori particolari, storici, economici e sociali, che non sempre sono eguali dovunque. La vita poi si ripete nei grandi fenomeni, che investono spesso più continenti, anche nei più piccoli aggregati umani, tutte le volte che si ripetono le suddette premesse in rapporto sempre al fattore topografico.

Ora al nostro centro abitato, documentato dai diplomi più antichi del l'XI sec., che affonda le sue radici m un abitato romano, la Calloniana degli Itinerari Imperiali (4) e nella Calata interna sicula colonizzata dai greci, detta anche PHibla Galoota o Galatina, e che vitale in epoca Bizantina pur si con (2) L'archivio di famiglia dei nobilissimi Principi di Bulera e Marchesi di Barra franca, che attualmente trovasi sistemato nel palazzo Butera di Palermo, è stato recente mente ceduto dall'ultimo rampollo dì questa casata, Galvano Lanza Branciforti all'Ar chivio di Stato di Palermo, con grande vantaggio degli studiosi, che vi troveranno una miniera inesauribile di notizie per lo studio dei moltissimi centri abitati che furono feudo di questa famiglia e dei quali tuttora conservano il titolo nobiliare.

(3). Cito per tutti: P. Chiarandà (Piazza Città di Sicilia, Antica, Nuova e Sacra, Mes sina 1654); Frate Dionigi da Pietraperzia (Relazione Critico-Storica della Prodigiosa In venizone di una Immagine di Maria Santissima chiamata comunamente della Cava di Pietrepercia, Palermo 1776). In qxiesti due lavori, Piazza e Pietraperzia, che per la loro posizione topografica sono tipici centri abitati, sorti nel XII-XIII sec. sono riportati alla più antica civiltà sicula, mentre nessun segno rimane di civiltà precedenti a quella Normanna e Sveva, perché in esse si ha il ricordo più recente di monumenti feudali, quale il Castello, che qui in Convicino, pur documentato dalle fonti (Note sulla Chiesa eoe. Doc. VII, n. 2, ecc.}, oggi è scomparso completamente perché di epoca molto anteriore.

(4) Per questa localizzazione cfr. i miei lavori: Topografìa Antica del Casale presso Piazza Armerina, in « ASSO », Catania 1951 ed in « Notiziario della Regione Siciliana •» H. 7, Palermo 1953, II Redazione; Rinvenimenti Archeologici in Barrafranca, in « Gior nale di Sicilia», Palermo 28-3-1952; Nuovi Itinerari Archeologici: Sicilia Terra Bene detta di Roma, « II Secolo d'Italia », Roma, 4 sett. 1955, p. 5; Definitivamente risolto il problema Topografico delle « Philosophiana Gelensium » « II Secolo d'Italia », Roma 264

tinua nelle successive epoche araba e normanna (5), era stata negata qualsiasi esistenza, mentre documenti riferentisi ad essa erano stati attribuiti ad altri centri abitati (6), facendosene risalire cosi la fondazione al 1530, ad opera del suo barone Matteo Barresi, signore anche nella vicina Pietraperzia.

Le mie ricerche presso archivi e biblioteche hanno già smentito questo luogo comune da tutti ripetuto come verità rivelata, mentre col presente lavoro, alla luce di un'altra lunga serie di documenti, tutti inediti (7), tenterò per la prima volta di tratteggiare un quadro continuativo degli avvenimenti 17-9-1954; Sull'Itinerario di Antonino lungo la Catania-Agrigento. Una Serie d'indagini Archeologici pone in luce Centri Romani nell'Isola, « II Secolo d'Italia », Roma 21-9-1954, p. 3; Sempre Nuove Scoperte di Antiche Vestigia in Sicilia, Terme del Periodo Romano Imperiale venute alla Luce nella Zona di Soriana, « Sicilia del Popolo», Palermo 4-9-1954; Prezioso Materiale Archeologico rinvenuto in una cava nei pressi di Barrafranca, « La Sicilia» e «Giornale di Sicilia», Catania e Palermo, dell'11-5-1955; Materiale del VI Secolo Rinvenuto a Barrafranca, « Giornale di Sicilia » 31-10-1956; La Necropoli di Barrafranca risalirebbe al Tardo Evo Romano, «Giornale di Sicilia» 13-11-1956; Bar rafranca (Enna), Rinvenimenti Archeologici nel Territorio, in « Notizie Scavi », a cura dell'Accademia dei Lincei, Roma 1956, voi. X, Serie Vili, pp. 190-202. Cfr. ancora: G.V.

GENTILI, Barrafranca (Enna) Scoperte di tombe, ibidem, pp. 166-168; il mio lavoro: Note su Philosophiana e Calloniana alla Luce dì Nuovi Rinvenimenti Archeologici, in «Archivio Storico Siciliano», Palermo 1956, Serie III, voi. Vili, pp. 241-252; P. ORSI: Barrafranca, Tesoretto di Piccoli Bronzi Sicelioti e Romani in « Notìzie Scavi » ecc. Roma 1909, pp. 67-68. Al Museo Archeologico di Siracusa esiste molto materiale siculo, romano, bizantino da me inviato e rinvenuto nel territorio di Barrafranca, nonché un elmetto, dei tipi Traci rinvenuti a Dodoma, e frammenti di un secondo elmetto di cui al n° 49061 d'inventario, con annotazioni a penna e disegni dell'Orsi.

(5) Cfr. A. Lr GOTTI (Note sulla Chiesa di San Niccolo « in Territorio Commecini », in « Arch. Storico Siciliano », Palermo 1955, Serie III, Voi. VI, p. 205, n° 1). Diploma ticamente il nome di Convicino è tra i primi a comparire nei diplomi Normanni perché appare già fin dal 1091 e prima di tanti altri Centri anche importanti quali Piazza, ecc.

Pietraperzia comparisce per la prima volta in diplomi di due secoli dopo.

(6) Ibidem, pp. 175-176.

(7) Fra DIONIGI DA PIETRAPERZIA, op. cit., p. 26; VITO AMICO (Lexicon Topogra- phicum Sicu&um, Palermo 1757, Voi. I, Parte I, p. 76). Per la « antichissima Torre », che il Dionigi e gli altri portano al periodo arabo e che sopravvisse alla distruzione della Terra, cfr. anche: EMANITELE FRANCESCO Marchese di Villabianca (Sicilia Nobile, Tomo II, p. 299); VINCENZO CASTELLO Principe di Torremuzza (Iscrizioni Sepolcrali di Sici lia, ms. QqH213, presso la Bibl. Com. di Palermo, Tomo V, Parte I, p. 977), che parla

«d'anticaglie di altissima Torre 1

»; LEONARDO RODANO (Sulle Città che furono nella Pro vincia di Caltanissetta, Caltanissetta 1859, pp. 104-106) che così si esprime: «Però le reliquie di Torre annosa esistente presso l'antica Chiesa Madre mi muovono a pensare a credere più addentro l'antichità, perlochè non posso non dividere il parere cennato dal Padre Dionisio .. . che all'epoca araba la stabilisce; CALI GAETANO (Caltanissetta e la Provincia, Caltanissetta 1906; MULE BERTOLO (La Provincia di Caltanissetta, MS.

presso la Biblioteca Comunale di questa città, al n° 00205 di inventario, fase. 3); LUIGI GIUNTA (Brevi Cenni Storici su Barrafranca, Caltanissetta 1928), il quale fa risalire l'abbandono della Terra addirittura al 1168 e cioè all'epoca della bolla di Papa Ales sandro III, unico documento citato da questo Autore.

Convicino invece affonda le radici, come ho detto in un più antico abitato romaniz zato, preesistente all'occupazione greca della Sicilia. La pluralità degH abitati sparsi

vissuti dal nostro piccolo Centro durante i principali avvenimenti verificatisi nell'Isola, nel lunghissimo periodo di quattro secoli, dalPXI cioè fino alla fine del XV secolo, ed ai primi del XVI, quando l'abitato avrebbe dovuto dovunque nel suo territorio intuita nel mio lavoro, Topografia ecc., p. 157, e documentata nei miei « Rinvenimenti ecc. », attorno ad un centro più grosso, sede della sua vita ammi nistrativa, è stata vista dal Pace per il Predio di Philosophiana ed ampiamente svolta (B. PACE, I Mosaici di Piazza Armerina, Roma 1955, p. 45, n. 22). La stessa cosa può dirsi per il centro abitato romano dì Calvisiana che si estendeva da Niscemi al mare (cfr. le mie note su Philosophiana, p. 241 (*}) e per la Massa Bizantina di Gela, di cui ho dimostrato la sopravvivenza alla distruzione, prima delle recenti scoperte archeologiche che ne hanno confermata la continuità fino al suo cambiamento di nome in Terranova (Topografia Antica del Casale ecc., p. 152). La stessa pluralità di abitati sparsi si trova nella zona di Aidone, col suo abitato principale, sede della vita amministrativa, in un territorio vastissimo che dalla montagna scende alla pianura di Catania, pluralità di abi-

tanti conservatasi anche durante il Medio Evo, con tante e diverse signorie dipendenti dalla baronia di Aidone. Il centro della vita amministrativa, che secondo me qui deve essere per il periodo romano quello messo in luce a Serra d'Orlando, deve identificarsi con la pingue città di Morganzia, a cavallo del Simeto & della piana dì Catania, così come la descrivono gli storici, distrutta poi completamente dai romani, che in epoca tarda imperiale troviamo ricostruita nella sottostante pianura e nei pressi, dove deve identificarsi

con Capitoniana « Solus apre » (Terra del cinghiale forse), di cui negli Itinerari romani (Cfr. Topografia del Casale, ecc.) e nel diploma di Giustiniano del 538 )G. Di GIOVANNI, Codex Diplomaticus Siciliae, Palermo 1743, p. 377), che deve considerarsi invece secondo PACE (Tracce di un Nuovo Itinerario Romano in Sicilia, in « Studi di Antichità Clas sica », offerti a Emanuele Ciaceri, Città di Castello, 1940) una tarda redazione del periodo imperiale dell'Itinerario di Antonino, e chiamato perciò « Itinerario Cassinese ».

La falsità del documento del 538 convalida però e non nega il possesso della Chiesa ro mana di questa massa e delle altre di Philosophiana, Calloniana, ecc., che non poteva giu stificarsi che con un falso. Il nome BONIFATIUS che si legge presso il corridoio della Grande Caccia, nella villa romana del Casale, che faceva parte del predio di Philosophiana, po trebbe riferirsi appunto, contrariamente a tutte le idee precedentemente espresse, a un « Defensor Bonifatius » della Chiesa di Roma (Di GIOVANNI, op. cit., p. 52, dove nella precedente p. 48 si fa menzione ancora della « Massa Fidilianae », che potrebbe leggersi Philosophianae), ad uno cioè di quei tanti amministratori, di cui parla Adolfo Holm (Storia della Sicilia nella Antichità, trad. G. Kirner, voi. Ili, p. 554) e tanti altri storici di questo periodo, attraverso le lettere di Gregorio Magno, cui sta tanto a cuore il patrimonio della Chiesa in Sicilia.

La stazione dì sosta per Capitoniana, come ho detto altrove, poteva trovarsi presso Capezzana e la strada salire anche per Serra d'Orlando e Baccarato, evitando sempre la montagna di Aidone, mentre noi siamo vicinissimi al tracciato della trazzera già da me descritta da Catania ad Agrigento, in questo tratto.

Alle mie argomentazioni sul sito più antico di Calata interna nel sito dell'attuale Barrafranca, di cui mi occuperò in un altro lavoro, debbo aggiungere quanto dice DOME NICO MARIO NEGRO (Insulae Siciliae Descriptio, Francoforte sul Meno, 1579, p. 612): a proposito di Mazzarino e dei suoi centri vicini : « . . . huic (Ernia) Petra oppidum

subiacet in colle elevatum nunc Petrapertia itti vocant. Sub quo Megara Colonia (Maza rinum iuniores modo appellant) in monte posita. Eam Lampus e Megaris in hunc locum deduxit superque flumen Pantagiam, loco cui nomen est Trogilum, incolas coltocavit,

qui ob vicinìtatem MIBLAE OPPIDI, HIBLAEI cognominati sunt; a Cerone postea Siracu-

sanorum Rege ex urbe et agro eiecti sunt; a Romanìs diruta. Est haud procul hinc Daedali opus Limbetra dicitur ex quo insignis fluvius Alabos in propinquum mare

effluii». La prima edizione di Domenico Mario Negro, nei « Commentaria Geographiae » 266

essere, secondo gli storici, un cumulo di rovine. Ma proprio di quest'ul timo periodo sono numerosi i documenti che possediamo e che riguardano le località tutte dell'Isola, dagli abitati più importanti ai più modesti casali, a di Basilea è del 1557 f anteriore al « De Rebus Sicilis » del Fazzello, la cui prima edi zione è del 1558. Inoltre l'opera del veneziano è puramente geografica e si fonda sulla tradizione ancora viva, sulle fonti e sulla conoscenza dei luoghi (B. PACE, Arte e Civiltà della Sicilia antica, Città di Castello, 1935, voi. I, p. 12), in contraopposìzione del l'opera geografica di Leandro Alberti, che è generica ed ha scarsa cognizione dei luoghi (Descrizione di tutta Italia, Venezia 1568, la cui prima descrizione delle Isole risale al 1550). L'opera dell'Arezzo poi, che è semplicemente descrittiva (De Situ Insulae Siciliae Libellus) appare nel 1537.

Col Negro adunque possiamo concludere che l'Hibla vicinissima a Mazzarino è la nostra Hibla Galeota o Galatina, vicina ancora a Nomea o Noimna, ad Amastra ed a Mozia Interna (Cfr. Topografia ecc., p. 152, n. 2), mentre l'« Opus Dedali Limbetra » è fiuterà, presso il fiume Manfria (Alabos), insigne per qualche fatto d'armi. A Fontana Calda presso Butera è stata trovata l'iscrizione «Lictefan». Limbetra potrebbe derivare da Ayn Betra e Butera da Betra. Il fiume Pantagia detto anche dall'Amico (op. cit. Traduzione del di Marzo, Palermo 1856, voi. 2°, p. 312) fiume della « Forcarla » è da lui collocato in altro luogo. Ma il fiume che passa sotto Mazzarino è chiamato proprio della Forcarla o dei porci. Cluverio spiega il nome Pantagia perché trascina tutto con sé. Ne parlano ancora Silio Italico, Vibio, Plinio, ecc., e l'Amico conclude che sopra questo fiume.

Lar/ride megarese, costruì Trogilo. Trogilo poi che ha l'equivalente parola italiana Tro golo, che vuoi dire luogo dove vengono abbeverati i porci, ci spiega il fiume Porcaria e l'appellativo che comunemente vien dato agli abitanti di Mazzarino, relativo alla cura che hanno di questi animali. Ad Hibla Geleate ovvero Galatina (Erodoto VII, 137) muore Ippocrate tiranno di Gela, che vuole annettere alla sua potenza questo estremo lembo nel cuore dei Siculi. Di questa Hibla si occupa Tucidide (VI, 62), che con Stefano Bi zantino la chiama Geleate ed anche Megarese, per la vicinanza a sua volta da Mazzarino.

L'Hibla Galeota, nonostante la gran confusione che regn su questo nome perché di Hible ce n'erano diverse, sembra anche identificarsi con PHerea. Qui secondo un passo di Diodoro (lib. 22) dovettero incontrarsi il tiranno di Agrigento Fintìa e quello di Siracusa Iceta, « attraverso un territorio neutro non presidiato, piombando ognuno di sorpresa nello stato dell'altro », in questa zona cuscinetto che divideva i due territori, il cui incontro è documentato archeologicamente dalle monete dei due stati, che contem poraneamente vi circolalo e dove Paolo Orsi suppone addirittura un campo di battaglia, nella zona centrale del Pirito, qui dove si apre la vallai aper Agrigento e la via a sud-ovest per Siracusa (Annotazione al n. d'Inventario 49061 al Museo Nazionale di Siracusa a proposito di due elmetti trovati in questa zona), dove è stato trovato e si trova altro materiale fra cui altri due elmi greci finiti al Museo Nazionale di Londra, un Tesoretto di Bronzi di cui parla ancora Orsei (N.S. 1909) e un Tesoretto di denari repub blicani d'argento di oltre 200 pezzi, ecc.

L'appellativo di Galeota o Galatina poi potrebbe derivarle dalla preesistenza di un abitato fenicio, una Calata intema in questa zona fenicia, attorno alla Conca del Brajemi (Topografìa Antica ecc., nelle due redazioni cit., pp. 151-152 e p. 27), di cui si conserva ancora il nome nel feudo Calati, territorio di Barrafranca, occupato da diverse necropoli di epoca differente e dove tuttora si trova sepolto dietro le Case Vicario con pavimenti a coccio pesto, un abitato arcaico, di cui mi sono occupato precedentemente, e segnalato già alle autorità di Siracusa, ed un grande Fonte di calcare duro con una scrittura punica a cerchi concentrici nell'interno (Relazione alla Soprintendenza di Siracusa dell'orienta lista G. Barbera, del 13 giugno 1951).

E' sola superficialità ed ignoranza considerare la vetustà di un centro abitato in rapporto alla vastità del suo territorio, perché centri abitati come Riesi, Barrafranca, 267

controbilanciare la penuria archivistica dei quattro secoli anteriori (8), che ci mettono a disposizione una grande quantità di atti notarili, compre vendite, mutui, testamenti, ecc. numerosi anche per il nostro Centro (il quale appare in questo periodo tutt'altro che spopolato e deserto), redatti da notai piazzesi (9), che esplicano qui come altrove una attività invidiabile, spo standosi, a richiesta di mercanti, agricoltori e signori da un centro all'altro della loro vasta giurisdizione, comprendente una intera provincia. Pur tut tavia anche di tutto il lunghissimo perìodo anteriore cercherò di dare un quadro possibilmente il più esatto, giovandomi dei documenti ricercati do Niscemì, molto antichi, hanno oggi territorio ridotto, mentre Piazza Armerina, di recente formazione ne ha uno vasto, per il solo fatto che al suo piccolo territorio baronale (tale fu sotto la signoria Aleramica, e Buggero Sciavo ne fu l'ultimo barone), colla nuova cir coscrizione territoriale operata per decreto del Parlamento Siciliano nel 1811 in esecuzione al Decreto del 28 settembre 1810, con cui venne ordinata la formazione di un nuovo catasto, sui RIVELI, fatti dai possessori, venne aggiunto quello di altre baronie che la circondavano, e che avevano un territorio ed una giurisdizione per conto proprio, come Montagna di Marzo (centro abitato in epoche anteriori, ed in epoca araba Casale), Rabu tano, Camitrici, Friddani, Polino, Ramursura, Brajemi, Bessime, Albana (feudo della chiesa smembrato da Convicino col precedente feudo, per usurpi da parte dei Bene dettini, come altrove ho dimostrato), Gallinica, ed anche il Casale a pochi chilometri dall'abitato, ecc. ecc. nonché il territorio dei Casali di Fundrò {alle porte di Piazza) e di Monte Navone, territori pure a se stanti, che vennero aggregati al territorio di Piazza in epoca anteriore. La baronia di Convicino, che verso la fine del XV sec. era quasi spopolata, sarebbe stata pure aggregata al territorio di Piazza ed oggi ne farebbe anche parte, se ad un dato momento si fosse spopolata del tutto e se tale fosse stata al momento dei RIVELI da parte dei rispettivi baroni, che abitavano tutti a Piazza, e che perciò rivelarono i loro feudi nella secrezia di questo centro, a discapito di tante altre terre feudali rinascenti, di origine più vetusta di Piazza.

(8) G. FASOLI, Incognite nella Storia Cittadina di Siracusa tra l'età dei Normanni e quella degli Aragonesi, in « Archivio Storico Siracusano », Siracusa, Anno I, 1955, pp. 7-14.

(9) Dello stesso periodo conosciamo i nomi di due notai di Convicino, di cui non ci sono pervenuti gli atti. Si tratta dei notai Archita de Cagno e « Nicolo de Convienine ».

Quest'ultimo è menzionato in un contratto redatto da Gregorio Catalano del 10-1-1502 (Arch. di Stato di Caltanissetta, Sez. C, n° 79, voi. 2", 1480-1512), che riguarda una ven dita di 1000 Salme di frumento al genovese Francesco Mundo ed al fratello David, da parte di Giovanni Antonio Barresi Barone di Convicino, avvenuta in Palazzolo il 18-5-1501.

Abbiamo ancora notizia di un altro notaio (ex actis mej fratris Pasqualis de A versa, pubblici notarij terrarum Petrepercie Convicinij, extratta presens copia manu scriptoris) in un atto del 7-2-1515, redatto a Pietraperzia, contenuto nel 2° voi. degli Atti del Notaio Agrigenti da Piazza, già citato, che conservasi pure presso l'Archivio di Stato di Caltanissetta. Attra verso gli atti che ci rimangono del notaio Agrigenti, Catalano, ecc. abbiamo notizia di un notaio De Romana, di un Tommaso Scalzo, di un Antonino de Aydono e prima ancora di un notaio Giacomo Caruso da Militello (Frate Dionìgi, op. cit., p. 92), notaio alla corte dei Barresi verso il 1430. Gli atti di questi notai, oggi perduti, potrebbero però conser varsi nell'Archivio Branciforti-Trabbia di Palermo, dato che questi professionisti erano notai di famiglia dei Barresi, e data la cura osservata da questi signori per la custodia di questi documenti, che venivano affidati agli Archiviali, responsabili della loro conserva zione, e che venivano confermati come gli altri ufficiali e funzionari della Terra, ad ogni nuova investitura.

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vunque con grande pazienza, studiati e vagliati nel quadro degli avvenimenti generali. Purtroppo non sempre e quasi mai potrà darsi una visione completa che nel nostro abitato rispecchi gli avvenimenti all'indomani di ciascuna distruzione, purtroppo non sempre e quasi mai potremo seguire gli scoiamenti e le lotte, la resistenza e Io spirito di ripresa del nostro abitato, la volontà di ricostruzione dei suoi abitanti, che pure qui a differenza che altrove, avrà avuto una sua particolare caratteristica, i sacrifici approntati con spirilo eroico da tutte le classi cittadine in nobile emulazione. Potremo intravedere questa umanità operante e complessa in sprazzi di luce e bagliori improvvisi nell'oscurità profonda dei tempi, e coglierne qualche aspetto per la ricostru zione che qui per la prima volta tentiamo, la quale dovrà pure presentare lacune e manchevolezze incolmabili fino a quando non avremo a disposizione altri documenti, che dovrebbero trovarsi abbondanti nel ricchissimo archivio della famiglia Branciforti-Trabbia, primo titolo del regno ed erede degli stati di Barrafranca (Convicino), Pietraperzia, Mazzarino, Bufera, Falconara, Leonforte, Licodia, Grammichele, Militello ecc. ecc.

Risale al 1091 il primo documento in cui per la prima volta spunta il nome di Convicino (10). All'indomani della conquista normanna, dopo una lunga sanguinosa guerra (11) combattuta con accanimento dai contendenti, e (10) Doc. n. 1.

(11) Cfr. A. Li GOTTI (Note sulla Chiesa ecc., Doc. Vili, n. 1). La piana del Brajemi al centro della quale a dominio sorgono le alture dell'attuale Barrafranca, apre al mas siccio altipiano di Enna la via per il sud, quella che Cicerone ricorda nelle Verrine (II, 3), da questa città all'attuale Licata. La conca, che per i ricorsi storici e per la sua posizione è stata teatro di sanguinosissimi scontri nella seconda guerra mondiale (E. FAR DELLA, Lo Sbarco e la difesa della Sicilia, Roma 1956, pp. 168-169, 189, 193, 196, 201, ecc.; Le Fasi della Battaglia di Sicilia, in « Signal », Berlino 1943, IV, fase. I, otto bre, pp. 37-38), non è sfuggita all'attenzione di molti storici, in particolare allo storico di Enna, Paolo Vetri, che nel secondo volume della sua dotta ed erudita opera (Gli Arabi in Castrogiovanni, Caltanissetta 1879), la pone al centro di importanti avvenimenti durante la lunga e logorante guerra arabo-bizantina e la successiva arabo-normanna, dagli assedi ri petuti su Mineo e Castrogiovanni dell'828, da parte di Mokammed Ibn el Gewari, ai suc cessivi scontri di Teodoto ancora sotto Castrogiovanni. Secondo il Vetri, che si serve di fonti diverse, gli arabi qui fermano i loro accampamenti, appoggiandosi ad un monte chiamato Gadir (monte del Lago ed anche della palude), che noi per più precisione identifichiamo con la Montagna della Torre, posta al dominio della vasta vallata, che significa Monte della Fortezza. Nella spedizione dell'estate dell'830 da parte di truppe sbarcate dalia Spagna, il loro condottiero Asbag sconfigge presso Mineo Teodoto, che col suo esercito in fuga ripara a Castrogiovanni, mentre il capo arabo smantellata e presa Mineo, per fronteggiare le forze nemiche raccolte a Castrogiovanni e per avere libera la via per Girgenti, si impadronisce di una località, che Al Bayan (M. AMARI, Biblioteca Arabo Sicula, Torino 1881, voi. 2°, p. 6) chiama G. LWALÌAH ed AMARI (Storia dei Mussulmani di Sicilia, 2 a ed., Nallino, Catania 1933, voi. I, p. 421), Galhilia, identificata da questo Autore con la Calloniana dell'Itinerario di Antonino ma collocata presso Caltanissetta e che io invece pongo nel sito dell'attuale Barrafranca (Note su Philosophiana ecc., p. 250).

Il luogo ben scelto risponde bene a questa zona, che per la sua vicinanza al mare, dava anche la possibilità ai mussulmani di potersi imbarcare, sfuggendo in questo modo all'in seguimento, che per Mazzara (AMARI, ibidem, p. 422) sarebbe stato molto disastroso.

Dopo la caduta di Palermo avvenuta nell'831, Castrogiovanni come capitale bizan 269

particolarmente in questa zona sulla via per Castrogiovanni da Butera, la rocca di S. Felice, ed a guardia della strada per Agrigento da Catania, tìna dell'Isola, diventa l'obbiettivo principale dei Mussulmani che dopo la resa di Pla tani, Caltabellotta, Corleone, Marineo, viene forzato con più frequenza dagli invasori, i quasi si spingono fino ad una fortezza, che per avere quaranta grotte è chiamata da Ibn al Atir (Biblioteca, ecc., I, 374), Fortezza delle Grotte, che AMARI (Storia dei Mussul mani, ecc., I, 443, n? 3) colloca presso Girgenti troppo lontana dalla campagna di Castrogiovanni ed il Vetri in una località a nord est di Barrafranca, a Montagna di Marzo (op. cit., p. 46), che è priva assolutamente di grotte, e che io pongo in contrada Rocche presso Barrafranca, identificata con la Rocca di Sari Felice del Malaterra {Note sulla Chiesa ecc., p. 205) e dove esistono quattro grandissime grotte di cui due a doppia camera, di epoca bizantina, a dominio della vallata del Brajemi ed a protezione della strada Butera-Castrogiovanni, nel punto più stretto della vallata, incrociato dalla strada che scende dall'altipiano dì Sofìana e che prosegue ad ovest verso Agrigento. Ma la fortezza sembra identificarsi anche con le Grotte di Q.r.q.nah di Ibn al Atir (Biblio teca ecc., I, 382), dove muore Al Abbas nell'861 (di ritorno da Siracusa verso Castro giovanni, già caduta nell'859) e dove il suo cadavere già seporto, viene dissotterrato dai cristiani che ne fanno scempio. Questa località se noi la mettiamo in rapporto con Gal lulia, così come la scrive Al Bayan, e con la fortezza delle Grotte (siano esse quaranta o quattro), abbiamo il sospetto che si tratti sempre dello stesso posto, che potrebbe indiffe rentemente chiamarsi fortezza delle Grotte e fortezza di Gallulia, nelle località distinte della contrada Bocche di San Felice ed abitato di Barrafranca, al dominio della vallata del Brajemi, che appare percorsa nel 1061 dall'esercito di Roberto il Normanno, che qui si porta nella pianura del fiume « Guadetta » o « fiume della palude », all'assalto delle Grotte di San Felice « juxta criptas subterraneas », spingendosi poi fino ai mulini sotto Castrogiovanni, per proteggersi le spalle da una eventuale ritirata (G. MALATERBA, De Rebus Gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius, in BR.H.SS., Bologna, Toni. V, parte I, fase. 218-219, cap. XVI, p. 34), mentre l'indomani, disfatto intanto l'esercito nemico di Ibn Awasci, che inseguito va a chiudersi dentro le mura di Castrogiovanni, si porta cautamente più avanti in una località « inter Castrum Johannis et Naurcium », dove pone gli accampamenti per una notte, inoltrandosi l'indomani, dopo avere oltrepassata Castrogiovanni, fino al monte di Calascibetta, dove stabilisce l'accampamento. ' II fiume Guadetta infatti, è identificato da tutti gli storici che tolgono i fatti dal MJalaterra (N. PALMEBI, Opere Edite ed Inedite, Palermo 1883, p. 492, ecc.) con il Brajemi, che per giudizio concorde di altri scrittori ancora (P. CHIARANDÀ, op. cit., p. 12; A. ROCCELLA, Storia dì Piazza, MS. presso il nipote avv. Rosario da Piazza, voi. I, p. 49; V. AMICO, Lexicon ecc., I, p. 95) scende così come vuole il Malaterra dal Lago Pergusa, mentre il suo nome, degenerato in Giarretta e Giannetta si conserva in un tratto dell'attuale fiume Brajemi, che in un altro tratto si chiama anche Cavoletta, nei punti dove diventa più melmoso, a parte poi che Brajemi significa in arabo fiume della palude (F.G. AREZZO, Sicilia, Palermo 1950, p. 89), così come lo chiama anche Pirro (come il Malaterra) in un diploma che lo identifica con il fiume attuale, dove è detto « Malum Sanum» (R. PIRHO, Sicilia Sacra, Palermo 1733, 2 a ediz., voi. II, p. 1135; A. Li GOTTI, Note sulla Chiesa ecc., p. 176, nota-4), o fiume della palude. Un affluente del Brajemi poi, il torrente Gurretta, che in esso si immette nell'ultimo tratto, dopo avere chiuso insieme il territorio di Barrafranca, presenta la stessa derivazione di nome del corso principale. Ma la vallata trova ulteriore conferma nei mulini (una diecina circa) che vi si trovano, a monte della Rocca di San Felice « juxta criptas subtirraneas », e nella località Naurcium, tra i mulini e Castrogiovanni, che altrove (La Conquesta di Sichilia fatta per li Normanni traslata per frati Simuni da Lentini, nella « Collezione di Testi Siciliani dei 270

sito cioè di Gallulia (12) (storpiatura della Calloniana romana), vi troviamo la prima nobiltà latina, accanto al suo primo borgomastro o signore, quel l'Enrico di Butera della famiglia Aleramica, cognato e genero del Gran Conte e zio di Re Ruggiero, che dona alla Chiesa di Santa Maria della Valle di Giosaphat i feudi di Albana o Casale di Tribillino e quello di Bessime (13), che vengono così definitivamente staccati dal territorio di Convicino. Tale primato di sede prescelta dai primi dignitari del regno, troviamo ancora in Convicino oltre che in un documento del 1122 (14), in cui abbiamo la prima notizia del suo « Castrum », in un altro del 1125 (15), dove accanto ad Enrico, detto anche il Lombardo, troviamo tutta una nutrita corte di dignitari e beneficiari, e religiosi diversi, che si elevano al di sopra di una massa di agricoltori che si intrawede, in gran parte araba, e di piccoli proprietari di allodi lasciati liberi nel possesso delle loro terre dai nuovi conquistatori.

L'alta qualità dei signori che qui abitano è dimostrata dalle donazioni di feudi interi (16) alla Chiesa di S. Bartolomeo del Vescovato di Lipari e Patti, in nobile emulazione con il loro Signore, sottoscrittore e donatore nell'atto stesso, assieme al figlio Buggero, che firma accanto al padre. Siamo al centro della vasta Contea che da Paterno per Piazza, Mazzarìno e Barrafranca (17) arrivava sino a Butera ed oltre fino a Falconara tra Gela e Licata, costituendo al centro una fascia o cuscinetto di latini tra l'oriente greco e l'occidente dell'Isola arabo. Da qui la funzione importante del nostro centro abitato in quel momento, che gli proveniva dalla sua particolare posizione topografica, costituendo la chiave del sistema difensivo escogitato con tanta intelligenza dai Normanni (18). Tale posizione di predominio che gli verrà mantenuta dai suoi successivi signori, successori di Enrico tutti della famiglia Aleramica (Simone e Manfredi) fino a Buggero Sciavo figlio di Manfredi, si perderà dopo l'eccidio degli arabi da parte di quest'ultimo suo signore, con la conseguente secc. XIV e XV », diretta da Ettore Li Gotti, p. 39) viene chiamata « Castellu di Marcii » e che facilmente si identifica per il sito, il nome e per tracce di fortificazioni coeve tuttora visibili, con Montagna di Marzo, a nord est di Barrafranca, sulla via per Castro giovanni, mentre la Rocca stessa di Sari Felice è definitivamente localizzata nel sito già descritto, al dominio della conca, attraverso un altro passo del Malaterra (op. cit., p. 42) che la pone sulla strada Butera-Castrogiovanni, percorsa al ritorno di una scorreria da Buggero il Normanno e scelta come località per potervi pernottare una notte, nella pri mavera del 1063. Cfr. anche Doc. n. 3, dove il fiume Brajemi è chiamato « Pantellis », tutto terra.

(12) Per la identificazione cfr. ancora le mie Note su Philosophiana ecc., p. 250.

(13) Doc. n. 2. Cfr. ancora Note sulla Chiesa ecc., n. 4.

(14) Doc. n. 2.

(15) Doc. n. 3, (16) Ibidem. (17) C.A. GARUFI, Gli Aleramici ed i Normanni in Sicilia, in « Centenario della Na scita di Michele Amari », Palermo 1910, I, p. 47; Per la Storia dei Secoli XI e XII, in « ASSO », Catania 1914, p. 353; Per la Storia dei Monasteri di Sicilia nel Tempo Nor manno, in « ASS », Palermo VI, 1940, p. 4.

(18) ìbidem, Gli Alamarici, ecc.

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sua distruzione ad opera di Guglielmo il Malo (19) e la cacciata di questa famiglia e di tutti i loro seguaci definitivamente dall'Isola. Coli'uniformarsi della popolazione isolana, perdutosi l'originario concetto dì difesa, essa viene spostata ed attuata a caposaldi isolati, tanto più forti se sopraelevati e staccati da qualsiasi sistema difensivo e se isolati dagli altri centri abitati.

Ancora nel 1172 (20) e cioè dopo la sua distruzione, troviamo Convicino sotto la signoria dei « De Garres », che più tardi saranno i « Barrasi » (21), famiglia già vassalla degli aleramici, al seguito di Enrico il Lombardo Conte di Butera e Paterno e signore di Convicino. Una Sibilla « Domina Coiruni cini », vedova di un Bartolomeo « de Garrex » assistita dai figli e dai nobili fratelli della città di Capua, sottoscrive la donazione di un mulino al mona stero di S. Bartolomeo di Lipari e Patti, a completamento della donazione del 1125 ad opera dei precedenti signori. Troviamo tuttavia tutta una corte di dignitari che l'assiste in questo contratto di donazione, tra cui il suo Vicecomes (22) « Vitalis Vicecomes Meus », il maestro di Cappella ed il notaio di Corte che stende il documento, in un periodo in cui l'abitato per la recente distruzione avrebbe dovuto essere del tutto abbandonato.

Ma i documenti citati ci parlano già di due chiese di campagna esistenti in questo primo periodo normanno nel territorio della nostra Terra e cioè di San Niccolo dell'Albana donata col Casale alla Chiesa di S. Maria della Valle di Giosaphat e di San Niccolo di Convicino donata col feudo di Sfor nino ed altre terre alla Chiesa di Lipari e Patti. Questo non esclude che non ci fossero altre chiese di campagna, mentre è sicuro che molte dovevano essere quelle esistenti dentro il centro abitato. Un documento del 1169, col quale Papa Alessandro III nell'assegnare al nuovo vescovo Riccardo la dio cesi di Siracusa, ne enumera i vari paesi con le relative chiese, tra cui « Ec clesias Convicini », subito dopo quelle di Grassuliato e Mazzarino (23), ci presenta proprio questa realtà chiara ed efficiente, che ancora è avvalorata da altri documenti posteriori. Dunque malgrado la lunga dominazione araba, esistevano già in Convicino all'inizio della dominazione Normanna parecchie chiese aperte al culto. Questo significa dopotutto che questo Centro non doveva essere quella modesta borgata che potrebbe pensarsi, ma un abitato di una certa importanza con molte chiese sparse nell'abitato e nel suo terri torio, proporzionatamente alla popolazione che vi abitava. Di una terza chiesa di campagna di cui sconosciamo il nome, abbiamo avanzi architet tonici bizantini, oggi al Museo Bellomo di Siracusa (24), risalenti al V sec.

In questo stesso posto nel XV sec. sorgerà una chiesa ed un convento di (19) SALERNITANO (Chronicon, in « RR.H.SS. », Città dì Castello 1914, Tom. VII, Parte I, p. 248; U. FALCANDO (II Libro del Regno di Sicilia, a cura di U. Santini, Cuneo Piacenza 1931, p. 62).

(20) Doc. n. 6.

(21) Doc. n. 2, n. 7.

(22) Doc. n. 6, n. 5.

(23) Doc. n. 5.

(24) Cfr. il mio lavoro Rinvenimenti ecc., p. 194.

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domenicani, in contrada Bosco, di cui Pirro ebbe notizie dal domenicano Frate Pio, il quale a sua volta le prese dalle relazioni avute dai frati verso la fine del 1500 ed ai primi del 1600 (25). La chiesa madre antica (chiesa vecchia diroccata barbaramente a forza di mine nel 1933 con decreto pode starile) esisteva già nel XIII sec. (26), e questo non toglie che potesse essere molto più antica e risalire addirittura ai Re Normanni o a membri della loro famiglia, quale Enrico di Bufera o suoi discendenti, per la sua vicinanza al vecchio « Castrum » di Convicino, se la troviamo in epoca posteriore ancora di reggio patronato assieme ad un'altra chiesa di S. Maria del Soc corso (27), pure della stessa origine e di sito incerto, e successivamente en trambe di proprietà baronale (28), dopo una lite ingaggiata da Giovanni Antonio Barresi con le autorità preposte alla difesa delle Chiese reggie (29).

Di una chiesa dedicata a S. Giacomo abbiamo notizia nel « Cartula rium » della Chiesa agrigentina (30), mentre la chiesa del Purgatorio, già dedicata a S. Maria della Concezione ed a San Lio (31), distrutta e rifab-' bricata tante volte e trasformata da oratorio in chiesa (32), e che oggi viene ancora abbattuta per essere trasformata in Asilo Infantile, risulta impiantata su un precedente edifìcio Sacro originariamente bizantino (33). E per finire chiudiamo con una chiesa di campagna in località sottoserra dedicata a San Sebastiano, detta di San Sebastiano il Vecchio (34) « extra moenia », la quale doveva per ovvie ragioni essere anteriore a quella che fu la Chiesa di San Sebastiano dentro il Centro abitato, trasformata poi nell'attuale nuova Chiesa Madre, che nella parte inferiore originale del suo campanile solido (25) Rocco PIRRO, op. cit., I, p. 596. L'edizione che qui si cita è la seconda di Pa lermo del 1733, con le aggiunte del Mongitore e di Vito Amico, in due volumi.

(26) V. AMICO (Lexicon ecc., I, p. 76). La notizia è presa da Filippo Cagliola Con ventuale maltese (Siciliensis Provinciae Ordinis Minonun Conventualium S. Francisci eiusque illustrium nominimi Manifestationes Novissimae, Sex Esploratìonibus Complexae, Venezia 1644, p. 119), il quale a sua volta l'ebbe da Tossignano (Historiarum Seraphicae Religionis Libri Tres, Venezia 1586).

(27) Doc. n. 41, 42, 43, 44.

(28) Doc. n. 36.

(29) Doc. n. 41, 44.

(30) Cfr. C.A. GARUFI (L'Archivio Capitolare di Girgenti. I Documenti del Tempo Normanno Svevo e il « Cartularium » del Sec. XIII) : « Aliud hospitale Commicii, quod habebat burbenses multos et duo molendina » accanto ad un'altra « Ecclesia in Casali Mastra », confinante col territorio di Convicino. Trovasi alle pp. 146 e 147, nel doc.

(Libellus de Successione Pontificum Agrigenti et de institutione Prebendarum et aliorum Ecclesiarum Diocesis sicut ex relatione cognovimus precedentium seniorum et ipsi inspexi mus in eodem Statu).

(31) Atti notarili diversi di Notai di Barrafranca, dalla fine del 1500 in poi, presso l'Arch. di Stato di Caltanissetta.

(32) Ibidem. (33) Cfr. le mie Note su Philosophiana ecc., p. 251, n. 30.

(34) Notar Scipione Sortino da Barrafranca, Contratto del 6 agosto 1644, voi. presso l'Arch, di Stato di Caltanissetta : « In Contrada Sancti Sebastiani Veteri sotto la Serra, secus Clausuram ecc. ».

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e quadrato (che ha resistito alle grosse bombe dell'ultimo conflitto) (35) mostra evidenti segni architettonici, nelle finestre a feritoia, riferibili al XIII-XIV sec. Ci sarebbe ancora da parlare delle varie località del territorio che prendono il nome da Santi e che perciò potrebbero riferirsi ad altrettante chiese colà esistenti di epoca bizantina ma per questo rimando ad un mio precedente lavoro (36).

Con l'inizio della decadenza lenta e progressiva della nostra Terra, tac ciono le fonti, sebbene di essa continui a parlarsi in vari diplomi di suc cessione (37). Al periodo aureo della dominazione Sveva, succeduta a quella normanna, segue un lungo periodo di lutti e di sventure per la Sicilia, con seguenza dell'avversione d'idea imperiale impersonata dalla gloriosa fami glia tedesca, fonte giuridica della corona, che qui in Sicilia si completava, quale sede della sua base economica e militare (38).

L'idea di una unità politica e nazionale sotto lo scettro imperiale, che partendo dalla Sicilia e dal meridione conquistasse anche il settentrione, mentre era avversata dai partigiani del potere temporale del Papato, aveva reso guardinga la Corte Romana verso la Casa Sveva e rafforzato, nei rap porti con essa, quella sua speciale politica del resto già in atto fin dai tempi del Barbarossa e della Lega Lombarda.

L'ultimo, o meglio il penultimo eroe tedesco, il biondo Manfredi, sco municato nel 1257 da Papa Alessandro IV, per eresia, il 26 febbraio 1266, presso Benevento, venne sconfìtto dalle armi pontificie e di Carlo d'Angiò, e allo sventurato principe Svevo, il cui cadavere venne trovato tra i mille di tedeschi e saraceni di Lucera (che soli combatterono in mezzo alla diser zione generale), venne negata, quale eretico, la sepoltura dal legato ponti ficio, e le sue misere spoglie vennero gettate nelle acque del « Verde ».

Ma non finiscono qui le sventure per la nostra Isola. Dopo che Carlo fu investito da Clemente IV del feudo della Sicilia e nominato Vicario di Toscana, dopo che Napoli l'accolse come conquistatore e liberatore, i ghibellini d'Italia si rivolsero a Corradino, affiancato dai nobili siciliani Fede rico Lancia, Conrado Capece, e Nicola Maletta ed altri, subito appena sceso in Italia nel 1267 con quattromila cavalieri, per andar contro Carlo, usur patore del Regno.

Le milizie siciliane guidate dai loro capi scacciano dall'Isola quelle angioine, che restano solo a Palermo, Messina e Siracusa. Ma la Corte romana sorveglia ed incita i comuni siciliani col miraggio di libere istituzioni, (35) Bombardamento aereo del 18 giugno 1943 da parte di aerei anglo-americani e dopo l'occupazione dell'abitato da parte di elementi delI'VIII Annata.

(36) Cfr. Note sulla Chiesa ecc., p. 188, n. 1.

(37) Ibidem, n. 4. (38) ANTONINO DE STEFANO (Federico III d'Aragona, Re di Sicilia — 1296-1337 — 2* ediz., Bologna 1956, p. 21 e segg.

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quali già effettuate nel settentrione, ma quivi tali istituzioni, pur sorte, avranno breve durata. Tra il 1254 ed il 1256, ai tempi di Manfredi, le libere istituzioni cedettero alla vittoria delle armi Sveve condotte valorosamente da Federico Lancia, in Calabria ed in Sicilia, e qui particolarmente contro Mes sina, Piazza, Aidone, Castrogiovanni, che si erano erette a comuni così detti liberi (« comuni di vanità » verranno chiamati subito dopo l'interregno se guito alla Guerra del Vespro), retti da Podestà ed organizzati come quelli del settentrione, aritiunitari e devoti al Papa. Così il dissidio si estende anche ai capi corradiniani che si disputano il potere, finché, dice Amari, « scesero i carnefici da Napoli » (39). Presso Tagliacozzo il 23 agosto 1268 si combatte l'ultima battaglia Sveva: Corradino fuggiasco viene tradito da tale Giovanni Francipane, e consegnato a Carlo che con un parlamento di baroni, sindaci e buoni uomini farisei a Jui ligi, lo condanna a morte; solo un certo Guidone da Suzara, professore di Diritto, fra la vigliaccheria generale, osa levare contro la condanna la sua voce ma invano. Il 29 ottobre 1268 si compie il delitto e da quel giorno la Sicilia diverrà dopo tante lotte un inferno.

Corradino salito sul palco eretto a Napoli in Piazza Mercato, serra al cuore ed abbraccia cento volte il capo biondo dell'amico Duca d'Austria (con lui giustiziato) e già staccato dal tronco, e protesta nobilmente davanti alla folla contro l'ingiusta sentenza. Poi quando il sedicenne principe ancora fanciullo abbassa lo sguardo e lo rivolge alla moltitudine « pavida ammu tolita, senza nulla dire » « ghignò d'amaro disprezzo, poi gli occhi alzò al ciclo ed ogni terreno pensiero depose », « baciò gli astanti, il carnefice, pose il capo sul ceppo e la scure piombò » (40). Con Corradino viene decapitato dai francesi nella stessa Piazza, dopo essere stato privato dei beni, Galvano Lancia col figlio Galeotto, parente di Federico II di Svevia e signore di Convìcino, succeduto in questa baronia a Gualtieri de Ocrea (41). Così si (39) M. AMARI, La Guerra del Vespro Siciliano, 8* ediz., Firenze 1876, voi. I, p. 39.

(40) Ibidem, p. 42.

(41) Dopo la cacciata degli Aleramici non si ha più alcun ricordo di questa famiglia nella Contea di Butera, che vediamo smembrata e posseduta da diversi signori. Cosi Convicino nel 1172 è posseduta da una «Sibilla», vedova di « Bartolomeo de Garres », Mazzarino nel 1199 da un «Bartolomeo de Amalfi» e Butera nel 1195 {C.A. GAHUFI, Per la Storia ecc., annata 1914) da un « Pagano de Parisio », figlio di un Bartolomeo de Parisio ». Ma nello stesso periodo appare un « Berardo de Ocrea Comitatus Buterae Do minus », che da il titolo di « comitissa » alla moglie « Sibilla » (GAHUFI, ibidem, p. 366, doc. n. 5), e che secondo Garufi rappresenterebbe invece un qualunque signore della contea, ma che potrebbe essere un secondo marito dì Sibilla, vedova di Bartolomeo de Garres, cognome questo che appare sempre storpiato ed anche trascritto in Garisio (Dbo.

n. 8, p. 81, Gli Aleramici ecc'.), degenerato facilmente in Parisio, spiegandosi solo in questo modo la gran confusione che regna su quest'argomento e la ricostruzione della contea di Butera quale appare, contrariamente a quanto afferma Garufi, nel 1219 (AMICO, Lexicon ecc., voce Butera; San Martino de Spuches, op. cit., voi. I, p. 501) sotto lo stesso 275

spiega l'odio feroce e tiranno che si riversa contro il nostro povero centro abitato ed il suo improvviso decadimento che non gli permetterà più di sollevarsi. In questo modo Convicino che è stata aggregata al demanio regio dopo la decapitazione del suo Signore, deve subire tutte le angherie che le verranno imposte. Un documento del 1270, firmato dal feroce tiranno Carlo D'Angiò (42) conferma tutte le decime che la chiesa di Convicino deve a quella siracusana, dalla quale in questo periodo dipende, costituendo questa chiesa un benefìcio del capitolo di quella illustre cattedrale, di guisa che è soggetta al suo capo, un tale Urso ed un tale Giovanni da Monreale (43), suo successore, arcidiaconi che godono di tutti i privilegi parrocchiali (44).

Colla venuta degli aragonesi in Sicilia, il risveglio che ovungue appare nell'Isola, si nota pure in Convicino, che si avvale delle migliori energie della sua terra, per sopraffare il sia pur debole presidio francese, installato anche qui, se il 26 gennaio 1283, Re Pietro d'Aragona scrive al Baiulo, ai giudici Berardo de Ocrea, mentre la Contea di Paterno, si trova ricostruita sotto « De Luci ». A Berardo segue nella Contea il figlio Raimondo, cancelliere di Federico e Manfredi, cui succede, nel 1252, Gualtieri de Ocrea. Dopo Gualtieri troviamo Conte di Butera Galvano Lancia, parente dell'Imperatore Federico per parte della moglie Bianca, che perde la vita e i beni per avere seguito la sorte di Corradino. La Contea ritorna così al regio fisco.

(42) Diploma del maggio 1270, transuntato in un altro documento del 16 settembre 1400, XIII Ind., contenuto a sua volta in un volume del Notaio Sebastiano Inmorta da Siracusa, del 28 settembre 1743, volume presso l'Archivio di Stato di Siracusa, n° 11353, p. 285 e segg.

(43) Ibidem: « Integras decimas omnium veterum jurium et proventuum Curiac bibini Carnicini et fardett seti scardett tam in pecunia qnam in victualibus et integras decimas de molendinis Carmet et molendinis et ortus sancii cosme . . . habere integrarti decimam veterum jurium et proventunm curie tam in pecunia quam in victualibus et integram decwnam garsiliam et nixéme ecc. ».

(44) Questa dipendenza da prelati che provvedevano da lontano alle cure dell* 1 anime, attraverso curati e cappellani e che rappresentano una inferiorità evidente per le chiese sottomesse, cessò col Concilio di Trento, qui convocato da Paolo III, nel 1545, o chiusosi nel 1563. Convicino da tale epoca incominciò ad avere il suo vicario foraneo con la giurisdizione diretta su tutte le chiese urbane e di campagna. Ma già Convicino in questo periodo non dipendeva più dalla giurisdizione di Siracusa ma da quella di Ca tania, alla cui diocesi dovette passare fin dai primi del XIV sec. Un documento del 1370 (Note sulla Chiesa ecc., doc. n. 5, p. 197) fa pensare che Convicino in questo periodo non appartiene più alla diocesi di Siracusa, per quanto la mancanza assoluta della sua chiesa di San Niccolo, nella disputa tra il vescovo di Siracusa e quello di Patti possa fare pensare che il silenzio sia dovuto alla suffraganeità della chiesa a quella di Santa Maria di Butera (Ibidem, p. 187, doc. n. 1, n. 1). Ma un documento del 1308 (P. SELLA, Bationes Decimarum Italiae, sei secoli XIII e XIIII, Sicilia, Città del Vaticano 1944, p. 79, n° 1057) ci dice invece che la nostra Chiesa, pur suffraganea di quella di Butera (e perciò è chiamata « Ecclesia S. Nicola! de Butera », posta tra le chiese presso Piazza, che a sua volta ha una chiesa che ha pure questo nome e che è quindi diversa, mentre Butera, posta nella diocesi di Siracusa ha poi una « Ecclesia Sanctae Mariae quae est Ecclesiae Pactensis inventa » e che a sua volta prende il nome da Patti, come quella di San Niccolo di Couvicino prende il nome dalla chiesa di Butera) dipende di già dalla giurisdizione di Catania.

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ed agli uomini tutti di Convicino per cinque arcieri (45). Precedentemente il 10 settembre 1282 aveva scritto al baiulo ed ai giudici di Piazza, Terra nova, Aidone, Mineo, ecc. raccontando del suo sbarco in Trapani per la spedizione in Sicilia e raccomandando perché si eleggessero due sindaci per città, tra i più cospicui cittadini, per prestargli il dovuto giuramento di omaggio e di fedeltà (46). Lo stesso giorno poi si era rivolto al piazzese Gio vanni Mazzarino, raccomandandogli di tenersi pronto al suo prossimo pas saggio, onde muovere insieme contro il nemico Comune (47), aggiungendo che mandasse al campo di Randazzo il fodro necessario nella maggiore quantità possibile per vendersi colà al miglior prezzo (48). La spedizione ritarda ed ecco che Re Pietro il 27 settembre 1282, ne sollecita l'invio, rac comandando, per non incorrere nella sua ira, che si effettui al più presto la presentazione al campo di Randazzo, inviando all'uopo, per tutta la giu risdizione di Piazza, Orlando de Basilio Carpinterio come commissario (49), mentre il 15 novembre 1282 ordina al giustiziere della valle di Castrogio vanni, da cui dipende la giurisdizione di Convicino, di fare eleggere nelle Terre dipendenti « i sindici », che dovranno recarsi presso di lui, entro otto giorni, per discutere con gli altri di Sicilia sul sussidio e sulle spese di guerra (50). Il 26 gennaio 1283, contemporaneamente che agli uomini, al Baiulo ed ai giudici di Convicino, Pietro scrive ancora a quelli di Piazza, per cento arcieri e tra gli altri piazzesi a Giovanni di Mazzarino e ad un Gia como da Convicino (51). Ma la guerra continua a lungo e perciò molti baroni che in un primo tempo s'erano schierati con gli aragonesi passano con gli angioini. Così Giovanni Barresi signore della vicina Pietraperzia, che in un documento di Re Carlo del 1269 spunta in una lista di traditori alla causa angioina (52), in un diploma successivo appare perdonato e reintegrato da questi nei suoi feudi, il 1° luglio 1299 (53), mentre Re Federico d'Aragona, (45) G. SILVESTRI (De Rebus Regni Siciliae, nei documenti mediti estratti dalla Co rona d'Aragona, a Cura della Società di Storia Patria Siciliana, da servire per la Storia di Sicilia, Palermo 1882, p. 365). Gli altri documenti qui contenuti, che lo storico di Comiso (F. STANGANKLLI, Vicende Storiche di Comiso, Catania 1926, pp. 40-41) attri buisce alla sua città (doc. del 10 sett. 1282, p. 12; del 16 sett. 1282, p. 15; del 20 genn. 1283, p. 295) si riferiscono invece al casale di Cornicino « prope Suteram » e vicino ad Adragna, in provincia di Agrigento, dipendente dalla chiesa di Monreale.

(46) Ibidem (G. SILVESTRI, ecc. Doc. XI, p. 11).

(47) Ibidem, Doc. XVII, p. 19.

(48) Ibidem. (49) Ibidem, Doc. del 27 sett. 1282.

(50) Ibidem, Doc. CCLXXVIII, p. 321.

(51) Ibidem, Doc. CCCCXLVIII, p. 387.

(52) MS. QqH 13, p. 65, presso la Biblioteca Comunale di Palermo.

(53) Registro dell'anno 1299, f. 158 retro, presso l'Archivio di Stato di Napoli. Ad un fratello di Giovanni Barresi, Giacomo d'Aragona con diploma del 13 sett. 1298 dato in Milazzo, aveva donato, per i suoi rilevanti servizi in favore della Chiesa di Roma, il castello ed il casale di Chila tra Mineo e Caltagirone. La concessione viene confermata da Roberto d'Angiò il 10 sett. 1299, da Aidone e da Carlo II di Napoli il 16 febbr. 1300 277

dal canto suo, concede a Blasco Alagona, il 26 gennaio 1296, il castello e la Terra di Naso, già posseduti da Giovanni (54). Alla defezione del Barresi segue quella di Gualtieri da Caltagirone e di Alaimo da Lentini, delusi da Re Pietro nelle loro ambizioni. Ma anche il figlio di questi, Giacomo d'Ara gona, che gli succede al trono alla sua morte, avvenuta nel 1291, tradisce ed abbandona l'Isola indifesa, per cingere la corona d'Aragona ereditata dal padre, dopo la morte del fratello Alfonso, consegnando la Sicilia al suocero Carlo II lo zoppo. Al parlamento di Messina viene eletto Re di Sicilia l'altro fratello Federico d'Aragona, fedele alla causa Siciliana, il quale sa castigare Giovanni Barresi, che protetto da Giacomo, dalla Corte di Napoli e da quella di Roma, aveva costituito in Pietraperzia la sua roccaforte, da dove con i suoi sgherri disturbava i paesi vicini e particolarmente la vicina Convicino terra demaniale sottoposta perciò a tutte le violenze e angherie dei soldati francesi (55). Blasco Alagona fedele a Federico, appostatosi una notte presso Giarratana (56), mentre il Barresi ritornava alla sua roccaforte carico di bottino, lo sconfìgge e Io mette in fuga unitamente ad altri due traditori, i fratelli Berengario e Raimondo Cabrerà. Fuggiasco Giovanni, con Tommaso da Procida e Bertrando Cannella, ripara nel castello di Gangi, che assediato direttamente dal Re Giacomo è costretto ad arrendersi, mentre i baroni rin chiusi salvano fuori di Sicilia la vita, per la generosità del sovrano, e Pie traperzia viene smantellata e liberata dai francesi da Manfredi Chiaramente.

Cosi anche Convicino viene liberata dalle truppe francesi. La sua resistenza a queste dovette essere abbastanza forte se declassata da Terra demaniale a Casale viene data in feudo al traditore Simone Scordia (57). E gli Aragonesi non l'avranno ignorata e ne avranno apprezzata la volontà di sacrificio se nel 1309 rivediamo ancora Convicino tra le Terre demaniali (58), retta da propri magistrati. Giusto riconoscimento ai sacrifìci di questa Terra, resti tuita alla dignità di Centro abitato regio, coi primi provvedimenti arago nesi, se tale spunta in un documento più anteriore del 130G (59), dopo le sofferenze patite per l'odio acerrimo riversatosi particolarmente su di essa e sull'Isola tutta, culminato il 4 luglio 1299 nella rotta di Capo d'Orlando con saccheggi, incendi ed eccidi, che i nostri cronisti descrivono con raccapric (Arch. Stato Napoli, Reg. 1299 C). II diploma è riportato pure nel MS. della Bibl. Coni.

di Palermo QqG12, f. 88).

(54) M. AMARI, Storia del Vespro, cit., voi. II, p. 83, n. 2.

(55) FRA DIONIGI, op. cit., p. 45.

(56) Ibidem. (57) Diploma dato in Napoli il 4 agosto 1300, XIII Ind., anno 16 3 di Carlo II, dove è trascritto un privilegio di Boberto dato in Catania l'il ottobre 1299. A Simone, fratello del traditore Virgilio Scordia vengono assegnati i casali « Chanzerie, Consene, Convitici et Rahalgtneci exabitata ab antiqtio», posti al di qua del Salso, presso Caltagirone. II diploma è contenuto in quelli angioini di Napoli, presso quell'Arch. di Stato (voli, anni 1299-1300 C N 103, f. 86), distrutti durante l'ultimo conflitto, ed è citato dall'Amari (La Guerra del Vespro ecc., Voi. II, p. 120, n. 1).

(58) Doc. n. 8.

(59) Cfr. le mie Note sulla Chiesa eco., Doc. IV, p. 193.

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cianti particolari (60). La pace di Caltabellotta col trattato del 24 agosto 1302, pone fine a questa carneficina e l'Isola viene riconosciuta a Federico d'Ara gona, mentre i felloni secondo una clausola degli accordi, vengono privati dei loro beni. Ma Federico intende beneficare quanti gli si erano mostrati devoti e vuole anche legarli maggiormente alla sua persona con ricche concessioni di Terre e di feudi. Così Convicino ritorna ad essere concessa in feudo, con l'aggravante questa volta che viene esposta alle contese dei feudatari ed alle usurpazioni dei contendenti a danno della corona e con grave disagio per Ì suoi abitanti, che ogni giorno svegliandosi si vedono cambiati di padrone.

La prova di questa sequela di usurpi e di questo disordine appare evidente nel Ruolo dei Baroni, così detto del 1296 (61), che va sotto il nome di Bar tolomeo Muscia (62).

Federico d'Aragona, che a ragione può considerarsi l'ultimo grande mo (60) La flotta Catalana al soldo del Re di Napoli, rifornita da Re Giacomo e rinfor zata dalle galee di Napoli, comandata dal traditore Ruggero Loria, già ammiraglio della flotta siciliana di Federico, e che portava il Re d'Aragona, Roberto duca di Calabria e Filippo principe di Tarante, si scontrava con quella siciliana presso Capo d'Orlando. I siciliani senza aspettare Matteo Termini, che con triremi veniva in soccorso da Mazzara, si avvicinarono al nemico, bramosi di vendicarsi e fiduciosi per le vittorie precedenti. Il cauto Giacomo dopo avere esortato i suoi all'ubbidienza alla Santa Sede, fonte e sor gente di ogni bene, con 56 galee ordinate e con le ali distese, si buttava nella mischia.

Federico stava al centro dei suoi con 19 galee a sinistra e 20 a diritta, mentre la poppa della sua nave era stata affidata a Bernardo Raimondo Conte di Garsiliato, la prora ad Ugone degli Empuri, conte di Squillaci e lo stendardo a Garzia Sancio, nutrizio del Re.

Ma nonostante il valore di Federico che si buttava nella mischia, la battaglia di capo d'Orlando venne da lui perduta, ed a stento venne salvato dal suo nutrizio che a forza di remi lo trasse fino a Messina. L'animo feroce del traditore Ruggero Loria sitibondo di sangue si sfogava sui vinti fino ad assassinare quelli che lo pregavano ; mozzando ad alcuni la testa, ad altri i genitali, ecc. Per questo la vittoria seppe amara a Giacomo, che dopo questo avvenimento volle ritirarsi in Catalogna, abbandonando l'alleanza del Papa e del He di Napoli, mentre Federico per prendere tempo e prepararsi alla rivincita si recava a Castrogiovanni. Intanto Roberto creato da Carlo II vicario di Sicilia, ne invadeva alcune terre. Trovava resistenza a Randazzo, mentre occupava Paterno per la viltà di Manfredi Maletta. Piazza resisteva, ma Catania sollevata dal traditore Virgilio Scordia e Napoleone Caputo si dava agli Angioini, per cui Bonifacio Vili al colmo della gloria, col diadema di Costantino, la spada al fianco e la mano sull'elsa così rispondeva agli ambasciatori che gli chiedevano la corona imperiale per il loro Re dei Romani, Alberto : « Non son io il pontefice sommo? Non è questa la cattedra di San Pietro? Non basto io a difendere i diritti dell'Impero? Io Cesare sono, io Imperatore » (PIPINO FRANCESCO, lib. 4, capp. 41-47, in « Muratori », RR.II.SS., II, 124). E li licenziava quasi « sognando il predominio di tutta la terraferma d'Italia fors'anco fino in Lamagna » (AMARI, ibidem, p. 123). Si trattava però di gioia effimera, che veniva neutralizzata da una serie di vittorie, conclu sesi anche con la sconfitta di Carlo di Valois, qui chiamato dagli alleati, che chiedeva la pace e che veniva accordata a Caltabellotta.

(61) Questo Ruolo trovasi pubblicato da ROSARIO GBEGORIO (Biblioteca Scriptorum sub Aragonum Imperio, irti accessionem ad bistoricam Bibliotecam Carusii, Palermo 1791, II, p. 404 e segg.). Recentemente è stato pubblicato da F. SAN MARTINO DE SPUCHES (Storia dei Feudi, cit., Palermo 1926, voi. Ili, in appendice), assieme al Ruolo del 1408.

(62) II primo a pubblicare il Ruolo fu il gesuita Giovanni Maria Amato, nel 1692, nella sua « Sicilia Nobilis », sotto il nome di Bartolomeo Muscia, arciprete da Caccamo.

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narca e che per tradizione della sua casa e per le sue origini imperiali, « l'onore di Cicilia e d'Aragona », e per le alleanze con Enrico VII ed Uguccione della Faggiola e con tutti i ghibellini d'Italia fu il capo di questo partito in Italia (63), dopo la discesa di Enrico VII, l'impresa dell'« alto Arrigo », si immise animo e corpo nella mischia a favore di questo contro l'angioino Roberto, re di Napoli, protetto dal Papa Giovanni XXII. Queste guerre, la scomunica contro di lui e l'interdetto alla Sicilia, gli aiuti succes sivi prestati all'Imperatore Ludovico il Bavaro (sceso nel 1328 in Italia) con una flotta, di cui pose a capo il figlio Pietro d'Aragona, il fallimento delle relazioni diplomatiche con Benedetto XII, suo amico personale, che non volle discostarsi dalla politica del suo precedessore Giovanni XXII, i contrasti interni fra la nobiltà siciliana, che si imperniarono sull'antagonismo fra Giovanni Chiaramente e Francesco Ventimiglia Conte di Ceraci e Barone di Convicino, che nel 1318 era stato ambasciatore di Federico presso Gio vanni XXII, l'ultimo tentativo compiuto dal re di Napoli Roberto, per riac quistare l'Isola, aiutato dal traditore Giovanni Chiaramente, nel 1335, tutta la sua vita spesa tra mille preoccupazioni, finita il 25 giugno 1337, fecero sì che questo primo Re di Sicilia indipendente, che pur seppe dare le Costi tuzioni del 1296, i Capitoli di Piazza del 1309, densi di umanità e dottrina a favore dei servi, degli Schiavi, dei Saraceni e degli Ebrei, che aprì scuole per maschi e femmine e che redasse il famoso memoriale per Enrico VII, contenente tutta la sua concezione politica circa i poteri del Papa e del l'Imperatore, dovette proprio per questo subire usurpazioni e falsificazioni nell'anarchia provocata dalle fazioni dei capi siciliani, usurpazioni e falsifi cazioni che forse non sono nemmeno tali, dovuti originariamente solo a di sordine amministrativo. L'errore principale poi è dovuto nel volere limi tare il ruolo feudale al 1296 o nel volerlo addirittura rimandare al 1336 (64).

Secondo me invece deve intendersi esteso a tutto il regno di Federico, per ché solo cosi si possono spiegare tante usurpazioni, che sono invece semplici ripetizioni di località per investiture diverse dello stesso feudo. Solo non considerando fìssa la data del documento si può spiegare per esempio il possesso di Convicino da parte di Alanfranco di San Basilio che l'ebbe dal Conte di Ceraci molto più tardi del 1296. Ma accanto a Convicino, storpiato in Comizio, compaiono nello stesso « Ruolo » altre due località: il Casale di Comiso infeudato a Giovanni Chiaramonte, per averlo comprato da Beren gario de Lubera, ed un feudo Gomiso in Val di Noto infeudato a Don Fe derico Spiciario da Messina. Ora Giovanni Chiaramonte successe al padre Manfredi solo dopo il 1321 nella Contea di Modica, mentre da un altro docu menta (65) appare chiaro che il Casale di Convicino fu quello che venne (63) Cfr. A. DE STEFANNO, op. di., basilare per la storia di questo periodo e per la figura di questo Re, completa e definitiva rispetto a quella di S.V. Bozzo (Note Storiche Siciliane del sec. XIV, Palermo 1882).

(64) Bozzo, op. cìt., p. 360.

(65) Cfr. i docc. 9 e 10, nonché i numeri 3 e 6 delle mie Note sulla Chiesa ecc.

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venduto da Berengario de Lubera o de Labara e non quello di Comiso, ed a Francesco Ventimiglia (che il 7 marzo 1331 lo baratta con Pettineo) e non a Giovanni Chiaramente. La confusione è evidente tanto più che Comiso non era feudale in questo periodo, perché faceva parte del demanio, così come demaniali erano i rimanenti abitati della Contea, compresa tra Modica e Ragusa. Fu allora Giovanni Chiaramente, che, creato conte di Ragusa (dopo la morte del padre, il quale usurpi) Ragusa e la stessa Modica) (66), incluse Comiso demaniale nella Contea, cosi come il padre vi aveva incluso gli altri due centri demaniali, servendosi della vendita che invece si riferiva al cognato Francesco Ventirniglia? Probabile questo, dopo che tra i due cognati scop piò una lotta inconciliabile per avere il Ventirniglia ripudiata la moglie Co stanza, sorella di Giovanni Chiaramente.

L'odio divampato improvviso, che in un primo tempo portò alla cac ciata di Giovanni (che passò subito coi nemici di Napoli e Roma), dopo la morte di Federico si concluse con la confìsca dei beni e la decapitazione di Francesco Ventimiglia, accusato dal cognato di intelligenza col nemico, e col perdono di quest'ultimo dal nuovo Re, che lo immise nella Contea di Modica. In questo periodo sarà stato facile a Giovanni l'inclusione di Co miso nella Contea, la quale è posteriore al Ruolo che va sotto la data del 1296, dove ancora compaiono Ragusa e Modica demaniali. Vediamo sì nel Ruolo feudi staccati dai tenitori di Ragusa e di Modica, ma questi due centri vi figurano ancora come demaniali. Comiso adunque che fu demaniale come tutto il restante territorio delle Terre consorelle, venne inclusa nella Contea di Modica, dopo di essere stata staccata dal demanio, verosimilmente ad opera di Giovanni Chiaramente, mentre divenne per la prima volta feudale, probabilmente solo nel 1453, dopo che Bernardo Cabrerà, che nel 1392 per la ribellione di Andrea Chiaramente l'aveva ottenuta dal Re con tutta la contea, smembrandola da questa la vendette per bisogno di denaro a Don Perriconio Naselli da Piazza, barone della Mastra (67). E il feudo Gomiso in Valle di Noto posseduto da Don Federico Speciale quale sarebbe? Si tratta di una usurpazione o di una nuova infeudazione di Convicino? Le confusioni tra Comiso e Convicino che arrivano ad attribuire alla prima financo diplomi inconfondibili per chiarezza (68), che per ovvie ragioni non vengono riportati dagli autori che li citano (69), evidentemente datano da vecchia data. L'Autore della Storia di Comiso, Fulvio Stancane!!], che nella questione dell'infeudazione della sua città (sua a suo parere evidentemente), volle vederci più chiaro (70), si accorge pure di questo falso, ma ne fa attore Bernardo Cabrerà, mettendo per la prima volta in evidenza il sito di Co michio presso Agrigento, che ha fìnto di ignorare in tutti i precedenti diplomi (66) F. SAN MARTINO DE SPUCHES, op. ctt,, voi. V, Palermo 1927, p. 100.

(67) Diploma del 4 genn. 1453, riprodotto da F. Stanganelli, op. cit., p. 399.

(68) Cfr. Note ecc., doc. n. 1.

(69) F. STANGANELLI, op. cit.

t

pp. 35-36.

(70) Ibidem, pp. 56-57.

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che gli si riferiscono (71). All'epoca del Cabrerà siamo troppo lontani dal Ruolo, né c'era motivo di un falso per una Terra che doveva essere venduta, mentre in tutti i casi sarebbe stato più logico vendere un centro staccato, senza smembrarlo della Contea.

Comunque sia questa questione il primo possessore sicuro di Convicino è Francesco Ventrmiglia, che la baratta per Pettineo con Alanfranco di San Basilio. Ma c'è dell'altro ancora che non è chiaro in tutta questa insolubile questione. Don Perriconio Naselli, nel 1298, venendo dalla Lombardia in Sicilia con alcuni cavalieri (72) in aiuto di Re Federico, dopo la cattura dell'angioino principe di Tarante nel 1299, veniva creato in premio dei suoi servizi barone dei feudi Mastra, Calata e Gibellina. Nel Ruolo dei Feudatari di Re Martino del 1408 (73), troviamo Don Riccardo Naselli figlio di Don Perriconio barone ancora del feudo Amastra, mentre dei feudi Calata e Gibilcalef o Mucarda non se ne parla, che appaiono invece in una conferma del 26 giugno 1336 (74) a Perriconio Naselli. Ora Calata o Calati, che con fina col territorio del feudo Mastra, oggi incluso in quello di Mazzarino, faceva parte del territorio di Convicino ed oggi di Barrafranca. Fu staccato allora il feudo Amastra, divenuta Basonia assieme a Calati, e questo per poco tempo, quando Convicino era demaniale, oppure con Calata deve intendersi il territorio intero di Convicino, dato che non è improbabile che Convicino nel periodo greco siculo abbia avuto questo nome, poi rimasto ad una sola sua parte? Questa circostanza deve essere tenuta in conside razione in uno studio completo sulle origini di Barrafranca, perché potrebbe essere di importanza vitale (75).

Alla morte di Federico d'Aragcna, il figlio Pietro II conferma Convi cino ad Abbo Barresi, che l'aveva comprato dopo la morte del suo prece dente possessore Alanfranco di San Basilio. Abbo abbandona la Terra che viene governata da Pietraperzia. Il sistema viene seguito dal figlio Giovanni, che (71) Cfr. nota n. 45 per i documenti che si riferiscono a Comichio « prope Su teram».

(72) F. STANGANELLI, op. cit., p. 61. Dal MS. QqG12, p. 259, della Biblioteca Com.

di Palermo, apprendiamo di una immigrazione lombarda in Sicilia col nobile milite Oddone De Camerana, cui viene dato un feudo presso Corleone da Federico di Svevia il 20-2-1248, e cioè il feudo Scupello. Dallo stesso diploma apprendiamo ancora che al figlio di questo Oddone, Bonifazio de Camerana ed al suo seguito viene concessa poi in cambio la Terra di Mìlitello ed il « Castrum Miletelli cum vassallis, habitatoribus, aedi ficis, cappella, ecc. », di regio patronato per la morte del possessore precedente della fami glia De Leontino, morto senza eredi. Un discendente del de Camerana lascia poi Militello a quel Giovanni Barresi, già traditore degli Angioini e poi di Federico II di Aragona, cbe perdonato viene immesso dallo stesso Federico nel possesso di questa nuova colonia lombarda.

(73) Cfr. nota 61.

(74) F. STANGANELLI, op. cit.., p. 62.

(75) E' strano che venga comprato il feudo di Comiso dal Barone della Mastra, che confina con Convicino e poteva appartenere al suo territorio, come gli altri di Bessime ed Albana, precedentemente smembrati, per la donazione al Monastero di S. Maria della Valle di Giosafat.

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dopo la morte di Re Pietro II, avvenuta il 3 agosto 1342 (fu sepolto nella tomba di Federico II di Svevia), fu Camerlengo del figlio Ludovico, bam bino di cinque anni sotto la tutela di Giovanni, quartogenito di Federico d'Aragona. Ma morto Giovanni nella peste del 1348, e morto anche Ludo vico a 17 anni, il 16 ottobre 1355, abbandonato anzitempo alle lascivie e ai vizi, mentre il predominio dell'Isola veniva conteso tra la nobiltà Catalana, rappresentata dal Grande Giustiziere RIasco Alagona, suocero del nostro Giovanni Rarrese e Conte di Mistretta, e quella Latina capeggiata da Matteo Palizzi e Manfredi Chiaramente, lotta che finiva con la venuta degli An gioini di Napoli in Sicilia, chiamati dai Palizzi e Chiaramonte, con una squadra di Luigi d'Angiò comandata dal suo primo ministro il fiorentino Nic colo Acciaioli, veniva eletto Re di Sicilia Federico, fratello di Ludovico. A Fede rico Giovanni Barresi rese dei grandi servigi e fu suo Gran Maestro Giusti ziere. Accanto a lui lo vediamo fin da quando ancora quindicenne è sotto tutela, prima della sorella Costanza e poi dell'altra Eufemia. Quando il regno sembra vacillare e gli angioini da Messina, caduta nelle loro mani (dicembre 1356) vogliono prendere Catania, vengono respìnti, e l'Acciaioli, che dirigeva personalmente l'impresa, fallisce (agosto 1357). Nel 1362 Federico si rivolge a Giovanni Barrese « quod veniat cum comitiva sua et aliis equitibus », portandosi a Catania, per la difesa della corona (76). Precedentemente il 23-3-1356 aveva scritto allo stesso perché intervenisse nelle trattative di pace con i Chiaramontani a Catania (77) ed il 24-1-1357 aveva ordinato ai capitani e vicecapitani della zona di Pizza, Pietraperzia, Convicino, ecc. (78), di rescindere la tregua convenuta con i ribelli di Piazza e Càltagirone, attac 1 cando virilmente queste terre e non permettendovi l'entrata di vettovaglie, mentre il 17 novembre 1367 convoca ancora ad Enna Giovanni Rarresi (79), assieme ad Artale, Manfredi, Blasco e Matteo Alagona, Blasco di Passaneto, Matteo Mocada, ecc. perché si cooperi con gli altri a fare ritornare alla fedeltà regia le città che ancora resistevano. Il nipote di Giovanni Barrese, Artale, successo al padre Abbo, lo troviamo al servizio di Bianca di Navarra, sposa di Martino il Giovine, succeduta a Maria, figlia di Federico. Il 30 luglio 1411 Rianca da Nicosia si rivolge ad Artale Barrese, signore di Convicino, oltre che ai Baroni di Pietraperzia, Mazzarino e Grassuliato (80), perché si (76) Registro del Protonotaro del 1361-1362, presso l'Archivio di Stato di Palermo, f. 272 retro, riportato nel MS. QqF71, voi. Ili, della Bibl. Com. di Palermo.

(77) Codice Diplomatico di Federico III di Aragona, Re di Sicilia, a cura di G. Co sentino, nei Documenti ecc., Palermo 1885, p. 177.

(78) Ibidem, p. 320. Federico il 15 luglio 1357 si rivolge per la pacificazione del Regno anche a Giovanni Barresi, signore di Convicino, oltre che ad Arnaldo Branciforti, Perriconio Nasello, Perrello de Mohac, Corrado Lancia, Capitano di Piazza, ecc. (Ms.

QqG12, p. 379), presso la Bibl. Com. di Palermo.

(79) Regia Cancelleria, Arch. Stato dì Palermo, XI, 18, V. Il documento è riportato oltre che da ROSARIO GREGOIRIO (Opere Scelte, Palermo 1853, p. 375, n. 2), anche da FRANCESCO GIUNTA (Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, Palermo 1953, p. 96).

(80) Protonotaro del Regno, Voi. collettaneo n. 7, pubblicato da R. STARABBA (Let 283

tenga pronto con gli altri e con tutta la sua gente ai suoi ordini per l'onore della Casa d'Aragona, mentre il 1° settembre dello stesso anno (81), volendo soccorrere il Castello di Naro onde liberarlo dalla tirannia di Bernardo Cabrerà, scrive ai nobili Nicolo Peralta ed Enrico Rosso, ed ai baroni di Convicino e Naro, perché si rechino subito a Caltanissetta, per incontrarsi con gli altri baroni della Val di Noto, per concordare Pannientamento defi nitivo del nemico e la liberazione del castello. A Caltanissetta dovrà ancora concentrarsi la brigata di Sciacca e tanti altri baroni, compreso il nobile Gio vanni Moncada, che già aveva sconfitta la - guarnigione avversaria di Noto, prendendo prigionieri cento uomini e centocinquanta arcieri.

Ad Artale Barresi succedono nella Baronia di Convicino, Ughetto, Gio vanni Antonio I, detto solo Antonio, Arcimbao, Giovanni Antonio II, cugino del precedente (10-3-1440) e Giovanni Antonio IH (26 agosto 1471). Sotto questo signore, secondo gli storici (82), Convicino venne meno, e si vide all'impiedi la sola sua Torre. Ma proprio in questo periodo ed alla vigilia della sua ricostruzione, che avverrà molto più tardi nel 1529 (83), quando di essa non doveva esserci alFimpiedi nessuna abitazione, troviamo, con la nuova legislazione dovunque ormai diffusa in Sicilia, per la tutela degli ar chivi, tutta una fioritura di documenti diversi che ci mettono a contatto con un centro abitato vivo e vitale, una Terra feudale con tutti i suoi istituti, le sue consuetudini, i suoi abitanti, diversi per ceto sociale ed origini: nobili, commercianti ed ecclesiastici di diversa fama e dottrina e fìnanco umanisti valenti come Cristoforo Escobar e Lorenzo Valla, qui chiamati dalla liberalità di Giovanni e del figlio Matteo Barresi, per l'educazione dei figli e dei propri vassalli, quali cappellani e beneficiali della Chiesa Madre e di Santa Maria del Soccorso di Convicino.

Allora la ricostruzione di Convicino, di cui si parla e di cui però non esiste alcun documento, è una favola. Si tratta solo di un cambiamento di nome e di una ripresa che avviene tra il 1527 (84) ed il 1529 (85), senza un particolare diploma di popolamento che non esiste, perché Convicino era ancora popolata, e senza una particolare concessione di ampliamento, che non occorreva. Questa vitalità varia, in una folla di contadini, fittavoli, arti giani, professionisti, ecc. noi afferriamo attraverso una serie di contratti notarili di notai in gran parte piazzesi, che ci sono pervenuti, illuminandoci su di un periodo che credevamo assolutamente sterile per la nostra Terra.

Utili questi documenti anche per il contenuto. Accanto ai soliti contratti di ogni giorno., troviamo particolari consuetudini, come quella in cui appare tere e Documenti della Regina Bianca a cura della Società Siciliana di Storia Patria, nei «Documenti », ecc. Palermo, p. 91, Doc. LVIJI).

(81) Ibidem, Doc. LXXX.

(82) FRATE DIONIGI, cit. p. 26. Luogo e p. cit.

(83) L'ultimo documento in cui ancora appare il nome di Convicino è del 10-4-1527, redatto dal notaio Giacomo La Bella di Piazza (ab hospitio pheudi Convichini).

(84) Ibidem. (85) Doc. 41.

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protagonista di un negozio giuridico una donna (86), Flora, moglie di Gio vanni « lu chirurcu », senza il consenso del marito, contrariamente alle con suedini di tutte le altre città e Terre; la vendita di uno schiavo per liberare una persona illustre dalle triremi; l'elezione di sindaci per gli affari civili e per parlamentare col barone di Convicino, per fare valere i diritti dei dele ganti; contratti di enfiteusi speciali con agevolazioni particolari in volgare (utili per lo studio del dialetto), per favorire l'attaccamento alla terra degli enfìteuti e con codizioni diverse da quelle praticate nella vicina Piazza.

Tra la folla anonima e qualificata, degli « habitatores »si distinguono i forestieri, che portano il nome del paese di origine, che assai spesso finisce per sostituire il cognome, specie se di origine ebraica (87). Numerosi sono i Catalani che si incontrano, Genovesi, Pisani, Toscani, qui attratti dal com mercio dei grani. Interessanti molti cognomi di nobili e popolani che tuttora sussistono, nomi di persona che oggi non si incontrano più, interessanti an cora per la toponomastica i nomi di località, fiumi, torrenti, marcati, fattorie, feudi, strade, giardini, grotte, delimitazioni tra feudi tuttora immutati (88).

Umanità varia e complessa quella che si incontra ancora in questa Terra feudale che si muove sollecitata da interessi diversi, in un periodo evidentemente di abbandono maggiore. Sopravvenuta la pace nell'Isola, fi nita l'anarchia feudale con le lotte tra la grossa feudalità ed il potere regio, nel nuovo soffio di progresso, che qui particolarmente arriva con il Valla e lo Scobar, umanisti di indiscusso valore, Convicino che rifabbricata o meglio allargata da Matteo Barresi cambia per suo volere il nome in Barrafranca, tra il 1527 e il 1529, a significare ai nuovi coloni che qui affluiscono da Piazza, Mazzarino, Butera e financo da Terranova, Licata e Militello (89), le fran chigie feudali accordate all'università rinnovellata, ripopolata rinasce e si inizia un'era di progresso che tuttora continua immutato e con ritmo cre scente, dopo i quattro secoli precedenti di abbandono, dì cui ci siamo occu pati, perché per essa da questo momento si ripetono le stesse condizioni sto riche e sociali avveratesi qui come in ogni altro posto del vasto impero di Roma, dopo la conquista della Sicilia, ma particolarmente durante il periodo imperiale, che assicurò alla Sicilia in particolare oltre un millennio di pace, continuatasi dopo la caduta dell'Impero d'Occidente con l'Impero di Bisanzio. Colla pace sopravvenuta e con la libertà garantita ai cittadini si popolano le campagne e sorgono lungo le vie di comunicazione ed in luoghi adatti fiorenti villaggi, senza preoccupazione di difesa.

Dalla ricostruzione assistiamo ad un continuo aumento della popola zione di Barrafranca e ad una continua estensione in superfìcie del suo abi tato, che oggi non è indifferente, mentre tanti altri centri che erano delle cit (86) V. Doc. 21.

(87) Gli Ebrei vennero cacciati definitivamente nel 1492.

(88) Cfr. anche i doc. 45 e 46.

(89) I nomi e la provenienza appaiono da vari contratti notarili. Il periodo coincide anche con l'abbandono dei paesi costieri per le invasioni dei pirati.

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tadine, nella stessa epoca subiscono fatalmente un progressivo regresso, per la preferenza alle località comode ed accessibili; i siti elevati ed isolati adatti alla difesa di una volta non rispondono più alle esigenze del l'edilizia moderna e sono del tutto anacronistici e direi quasi fuori moda.

Ma per Barrafranca c'è ancora un altro fattore propizio ed ormai eternamente immutabile ed è che il suo territorio così diverso dagli altri di due provinole, deserti e montuosi che qui confluiscono, e pur così accessibile ad essi per un sistema di vallate a raggiera che da esso si partono in tutti i sensi verso centri vicini e lontani (90), rappresenta una zona topograficamente diversa, organica e demarcata dalle altre, dominante da un gruppo di colline un aperto e vasto bacino in lontananza circondato da monti, al confluire della vasta conca del Brajemi nel Salso, che lega e plasma gli elementi circostanti tanto differenti. Conoscere questa zona che ha una sua unità etnica, abita zioni e dialetto, colture e sistemi diversi è opera che non deve essere trascu rata. Centri come questi non possono essere ignorati da chi è preposto all'amministrazione della cosa pubblica, perché costituiscono un elemento importante nella vita dell'Isola, contro la mostruosa espansione urbanistica, se tra l'arsa e assolata campagna ed i vasti latifondi deserti non si trovano aggregati urbani capaci, muniti di tutti i conforti moderni. L'ignoranza di queste condizioni immutabili è sola superficialità e delitto, aiutare invece queste cellule importanti nella vita dell'intero organismo è opera meritoria da parte di chi amministra.

ANGELO Li Gorra

(90) Cfr. Rinvenimenti ecc., p. 190.

286

D O C U M E N T I Doc. 1 (inedito) Diploma inedito tratto dalla raccolta di Rosario Gregorio, dell'anno 1091 (1), (Ms Qq G 12, pp. 15-24), trascritto pure da Antonino Amico (Ms Qq Hll, pp. 9-13), tutte e due presso la Bibl. Comunale di Palermo. E' pre ceduto da un elenco dove figurano gli stessi nomi dei donatori, di data an teriore.

Donazione alla Chiesa di S. Maria delia Valle di Giosafat di Messina.

Hugo Dei Gratia, Abbas Sanctae Mariae de Valle Josaphat eiusdem loci conventus omnibus episcopis et Archiepiscopis cunctisque christianae fidei cultoribus fideles orationes in Christo — quanvis primitiva Ecclesia Jeroso lymis sit constituta fons et origo onmium Eccìesiarum ex qua verbum Dei per universum orbem manavit, tamen usque ad hoc tempus in captivitate et miseria permansit unde Ecclesia matris Domini Nostri de Josaphat ubi eius dem virginis gloriosum sepulcrum est ita a paganorum crudelitate destructa et ad nihilum redacta apparet, quod frates eiusdem loci non habent ubi juxta regulam Sancti Benedicti servire Domino et eius Genitrici possint. Qua propter consilio nostri patriarchae et Romani Cardinalis et Regis et omnium episcoporum, Abbatum et Canonicorum Sancti Sepulcri et totius cleri Jero solymitanorum Eccìesiarum eam statuimus reedifìcare atque incepimus.

Scientes procul dubio quìa quicunque constituit domum ad laudem Dei in terra preparat sibi sedem aeternam in coelo et quoniam manifestum est nos, sive nostra ad tantum opus et tam gloriosum perficiendum: non posse suffi cere, consilio et assensu praedictorum dominorum in assumptione Dominae et Reginae Coelorum ante eius sepulcrum quamdam fraternitatem ad hunc locum aedificandum constituimus videlicet illos omnes esse frates et parte cipes nostrarum orationum et totius beneficii nostrae Ecclesiae et fratruum nostrorum usque in finem Seculi, quicumque auxilium fecerint et eos prò quorum animabus aliquid datum fuerit ad domum tantae Dominae resti tuendam; in qua domo beatus Hieronimus legitur opus pulcherrimum et laude dignum se vidisse. Praeterea sciant quicumque huius nostrae frater nitatis consortes erunt et huius tanti operis Matris Domini Nostri Jeusu Christi consultores existiterint prò eis proprie in una quaque hebdomanda nos duas missas ante gloriosum sepulcrum nostrae Dominae Reginae Coelorum cele brare videlicet unam prò salute virorum, alteram prò requie defunctorum ut Deus omnipotens praecibus suae genitricis vivos conservet et ab omnibus peccatis absolutos ad gaudia Paracliti sui pervenire concedat et animabus defunctorum vitam aeternam donetquod ìpse eis praestare dignetur qui prò (1) ìn alto in margine a sinistra è scritto : « Tempore Hugonis Abbatis circa Annum 1091 >.

287

nobis de virgìne nasci dignatus et prò omnibus pati voluit et in cruce nos redemit praetioso sanguine suo., qui cum patre et spiritu sancto vivit et regnat Deus.

+ Ego Rogerius Comes Dei gratia Siciliae atque Calabriae. + Ego An gerius Divina prowidente clementia catanensis episcopus concedo trecentos tarenos uno quoque anno prò salute virorum et animae meae. + Ego Henricus de Bufera prò remedio animae meae et parentumi meorum et animarum omnium christianorurrji dono et offero ecclesiae Sanctae Mariae de Valle Josaphat ad eamdem Ecclesiam crescendam et multipli candam imam eccle siam apud Paternum, XIIII villanos et unum molendinum et unum Casale Rahaltrablesi (2) cum VII villanis. -i- Ego Salomon de Garsiliat prò remedio animae meae et uxoris et filiorum omniumque parentum nostrorum et omnium christianorum dono et offero uno quoque anno Ecclesiae Sanctae Mariae de Valle Josaphat unciami unam auri. + Ego Godefredus de Tyrone prò sa lute animae meae parentumque meorum et omnium christianorum offero et voveo et Sanctae Mariae de Valle Josapht imam unciam auri daturam uno quoque anno. + Ego Abbo de Garreis (3), ecc. + Ego Achinus Brito ecc.

4- Ego Manfredus de Siclis ecc. + Ego Willelmus de Barres (4) ecc. + Ego GIRBARDUS de COMICINA (sic) prò salute animae meae, uxoris, et filio rum et animarum omnium' christianorum defunctorum offero ecc. uno quoque armo unam unciam auri. + Ego GIRONDÙS de MAZARINA prò salute ecc.

+ Ego Gidoldus de Granclis, ecc. + Ego Robertus de Cuneis ecc. + Ego Rtccardus Avenellus ecc. + Ego Rodulphus Potus ecc. + Ego Goffredus de Gallano ecc. + Ego Ugo de Puteolis ecc. + Ego Rogerius de Terra Casta ecc.

+ Ego Rogerius de lo Landa ecc. + Ego Robertus Avenellus de Gblesa ecc.

+ Ego Petrus Aquillons ecc. + Ego [oannes Machioliotus ecc. + Ego Ro dulfus de Belvasio. + Ego Gauterius de Garrano. + Ego Bovo Miles Gau terij. + Ego Heldebrandus eiusdem Gauterii. + Ego Berardus Agrigentinus.

+ Ego Malgerius de Gorgis ecc. + Ego Engilbrundus Agrigentinus ecc.— + Ego Guarnerius Brito Agrigentinus ecc, -i- Ego Robertus filius Ducis ecc.

+ Ego Salomon de Sacca ecc. + Ego Bertramus nepos Salomonis ecc. -f- Ego (2) Rahaltrablesi è proprio il casale di cui alla donazione di Enrico del documento seguente, n. due, del 1122.

(3) Di questo personaggio si parla anche, come del resto di tanti altri, nel docu mento seguente. La donazione fattagli da Buggero di cui alla nota n. 7 del Doc. n. 2, confermata nel transunto dì un privilegio dell'Imperatore Federico del 1225, riguarda più precisamente diverse località: « Castrum in eadem insula Sicilie quod vocatur Petra pertia cum juribus, fìnibus et pertinentiis suis et cum casalibus que sunt circum. circa illuni Castrum, videlicet CASALE QUOD DICITUR CUMICHINUM (OGGI BARRA FRANCA) CASALE QUOD DICITUR RAHELMUSUR (OGGI FEUDO RUSTICO DETTO RAMORSURA), TENIMENTUM TERRARUM BRAHEMI, SITUM IN FLU MINE QUOD DICITUR PANTELLIS (latinizzazione, aggiungo, della voce Brahamè= tutto terra) IN TERRITORIO MONTIS NAGUNI ET TENIMENTUM TERRARUM QUOD DICITUR GIBILIUS (AL PRESETE GIBIINO IN TERRITORIO DI PIETRA PERZIA), SALVO SERVITIO QUATTUOR MILITUM DUORUM VIDELICET PRO DICTO CASTRO NASI ET DUORUM PRO JAM DICTIS CASTRO PETREPERTIE CASALIBUS ET TENIMENTIS ».

(4) Trasformazione di Garres o Garresio. In un documento del 1134 troviamo un gualtiero de Garresio, lo stesso forse di cui alla nota 7 del documento seguente (Ms.

Qq H5, p. 53, Bibl. Com. Palermo), in lite col Vescovo di Patti per il possesso di metà delle terre di Naso. Lo stesso documento è riprodotto da Rocco PIERO, Sicilia Sacra, Palermo 1733, Voi. 2°, p. 774.

i 288

Hamo filius Bosonis ecc. + Ego Willelmus Glemens ecc. + Ego Willemus de Gorgij. + Ego Robertus de Tyrone ecc. + Ego Robertus Malus Conven tus ecc. + Ego Comes Bernardus ecc. + Ego Balduinus de Cornillone ecc.

+ Ego Riccardus Avenellus ecc. + Ego Nicolaus de Butirie. + Ego Robertus de la Fenoillera ecc. + Ego Robertus de Milo ecc. + Ego obertus Bonellus.

+ Ego Joannes de Partineo ecc. -(- Ego Raimundus de Tyrone ecc. + Ego Herreus Caput Asini. 4- Ego Guillelmus de Rochis ecc. + Ego . . . de Fola ecc. + Ego Robertus Monetus ecc. In superiori volumine aderat hec nota: Fraternitas Josaphat et Elemosina de Messana.

Doc. 2 (inedito) Privilegio del 1122, col quale Enrico, figlio del marchese Manfredi e Conte di Paterno e fiuterà, conferisce alcuni beni alla Chiesa di S. Maria della Valle di Giosafat (1), riprodotto da C.A. GARUFI in « Revue de FOrient Latin » (Le Donazioni del Conte Enrico di Paterno, T. IX, 1902, Dipi. III).

L'originale trovasi presso l'Archivio Comunale di Catania, al n. segnato 1, 63, 1, accanto ad un altro diploma identico, dello stesso anno segnato al n. 1, 63, B, 1. Esiste un terzo diploma del conte Enrico identico, del settembre 1132, pubblicato dal Garufi nello stesso lavoro, ma si tratterebbe di un tran sunto, secondo l'indicazione scritta dietro la pergamena. Per questi diplomi e per le successive conferme cfr. anche C.A. GARUFI (II Tabulano di S. Maria di Valle Giosafat nel Tempo Normanno Svevo e l'epoca delle sue falsifi cazioni, in « ASSO », Catania 1908, fase. Ili); C. ARDIZZONE (I Diplomi esi stenti nella Biblioteca Comunale ai Benedettini, Regesto, Catania 1927). Ho segnato in corsivo un periodo, che non si incontra né nelle tre pergamene descritte, né nelle due riproduzioni del Garufi relative al 1122 ed al 1132, aggiunto invece in un transunto dato in Messina nel 1261, che con gli altri documenti si conserva nell'Archivio Comunale di Catania, nell'ex Bi (1) II Conte Enrico di Paterno e fiuterà della nobilissima famiglia aleramica, figlio del Marchese Manfredi, nipote di Bonifazio del Vasto (in lotta contro Gregorio VII), fratello di Adelaide sposa del Conte Buggero e marito di Flandina figlia dello stesso Gran Conte, è il primo signore della Baronia di Convicino, facente parte della grande contea aleramica, che da Paterno per Piazza, Barrafranca e Mazzarino si estendeva a Bufera, fino a raggiungere l'estensione di quelle che furono poi le signorie dell'Italia set tentrionale. Il matrimonio tra la sorella di Enrico e il Gran Conte avvenuto verso il 1087, secondo Garufi, ed il successivo di Elandina, consolidò la posizione di questa famiglia e ne favorì la venuta in Sicilia, contribuendo anche alla pacificazione di Bonifazio del Vasto col Papa.

Il primo documento di Enrico appare in Sicilia nel 1091 (Doc. n. 1), assieme ad un GIRBARDO de COMICINA che troviamo ancora col Conte in successive donazioni del 1122, 1124, 1126, 1134 (GARUFI, Le Donazioni ecc., Dipi. IV, V, VI, Vili). Di Enrico si ha pure notizia in due documenti del 1094 e del 1095 di Palermo, in un altro di Savona del 1097 (GARUFI, Gli Aleramici, ecc.) ed in una donazione del Vescovo Angerio di Catania del settembre 1114 (GARUFI, Gli Aleramici; ID., Le Donazioni, ecc., Dipi. I). Rimangono ancora altri cinque documenti di Enrico nelle donazioni del 1115, 1124, USO, 1134, 1136 (GARUFI, Gli Aleramicì ecc., Dipi. I, II, III, IV, V), mentre dopo il 1136 troviamo le carte dei suoi successori, che sono in tutto dieci (GàBUFi, Gli Ale- romici ecc.

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blioteca dei Benedettini, al n. 2, 27, B 4. Questa donazione, secondo gli studi del Garufi, non avvenne mai ed i documenti furono falsati secondo indica zioni di luoghi e di persone che si trovavano in documenti coevi, per giustifi care un'usurpazione che avvenuta forse verso il 1248, secondo il Garufi, o nella prima decade del XI Vsec., perdurò fino a quando il feudo Albana o Tribillino non venne censito il 6 marzo ]867, per le nuove leggi italiane sui feudi ecclesiastici. Per i luoghi e per i personaggi, oltre alle precedenti opere, cfr. ancora C.A. GAJRUFI, Gli Alamarici ed i Normanni, in « Sicilia e Puglia » in « Centenario della nascita di Michele Amari, Palermo 1910, voi. I; A. Li Gom, Note sulla Chiesa ecc., in particolare le note n. 4, 7, 9.

Anno ab incamatione domini nostri ihu Xri M I °C°XXII 0 II //// Ego henricus mainfredi marchionis quondam filius, hec que inferius continetur iure ereditario habenda et absque ulla secularis tributi exactìone in pace possidenda ecclesie sancte marie vallis josaphat, dono et concedo prò anima videlicet beate memorie comitis rogerii atque jordanis, eius filii, seu regine adelasie et rogerii Sicilie atque Calabrie incliti comitis nec non et prò anima mea et uxoris mee flandine, sive parentum et filiorum meorum, firma mus itaque nominatim que prelibbavimus deliberanda apud paternionern ecclesiam sancte marie de josafat, aliam autem ecclesiam sancte marie magda lene que est sabtus castrum cum hospitati (2), atque ecclesiam sancti mi chaelis cum cimiterio benedicto (3). Vineam cum clausura pataline et curii toto territorio ad dexteram et ad sinistram usque ad predictam ecclesiam sancti michaelis. Piscariam vero cum territorio usque ad divisionem ader nionis. Vineam cum clusura que est subditus castum, terramque dicitur lacumba. Molendinum boali. Casale hahemelmsep cum istis quindecim vil lanis. bhalil, isanigrum, iseg, elcausceri, hamet, ebene rhacan, gazen, filium sororis, amor elabella, bulchabar, caleph buile, amor catemhel amenis, ele zib. hamut, ebene, cassar, hamet fratem eius, hali ragel ebbene ellubi, ma chomet, el fartas. Indote vero dedicationis eiusdem ecclesie hamor ebbene cheteb fratem eius, isam, machluf, ebbenecheteb, bali fratem eius, jetha eb benedadi, hamut ebbenedari. PETTAM VERO UNAM TERRE QUE EST AD TRES FONTANEAS SUBTUS VIAM QUE VADIT AD COTTONA RASU (4), VINEAM QUE EST SUBTUS CASTRUM JUXTA COMICINUM.

(2) Identica l'ubicazione odierna dell'ospedale e della chiesa.

(3) Nel Doc. del 1124 (Dipi. VI) di Maurizio vescovo di Catania, firmato da Enrico e da Girbardo de Comicina, è detto : « Itera de assensu et consensi! predictorum concessi predicte ecclesie cimiterium confessionem baptista », mentre nel successivo dello stesso vescovo del 1126 (Dipi. V), identico al precedente, è detto ancora: «Concessi ei eccle sìuncule habere cimiterium et a nostra cathaniensi ecclesia autorizzavi ut semper accipiat oleùm et crisma ».

(4) La località appare anche in un successivo doc. del 1154, pubblicato per intero da PIETRO DI GIORGIO INGALA (Storia di Mazzarino, Caltanissetta 1900, pp. 310-314).

Rocco PJHBO invece (Sicilia Sacra, ecc.) e lo stesso GARUFI (Gli Alamarici, ecc., Dipi. IX: Donazione del Conte Manfredi, figlio di Simone, figlio di Enrico Conte di Butera, di alcune terre alla chiesa di S. Maria di Mazzarino « guani nuper construxi ») ce ne danno una trascrizione molto ridotta. Trovasi anche copiato il documento nel MS.

della Comunale di Palermo, QqG12 (Diplomi raccolti da Rosario Gregorio, p. 59), completo come quello del Di Giorgio Ingala. La località però è storpiata in Coltonatum e trovasi a nord est del territorio di Mazzarino, in continuazione delle terre donate 290

Casale quod vocatur Trablisin (5) sicut tenuit juste gait malabel buterie cum istis villanis: amor, zeug, elgazire, ise, abdessalem, celmen, amet, fratrem eius; (aliud in honore ecclesie sancte marie dedi, si contentiones sunt, inter nostros et suos homines in domo ecclesie predicte justitia facta. Ad porcos eorumque in silvis meis pascua habeant) (6). Hec autem ecclesia quartina supradictas libere possidenda cumtradidi; ordinatione et confirmatione ar chiepiscopi atque abbatis scilicet vallis josafat atque domni pagani monachi omnibus ecclesiis quas habent vel habuerint a roma usque per totani siciliam, salva reverentia ecclesie josafat preesse debet. Hec quoque sicut et cetere matti sue obedire, servire, iurare, sustentare eam, sicut ordo postulat, nec minus debet. Laudata itaque et confirmata sunt ista, voluntate, consensi!

flandine uxoris mee seu rogerii atque symonis nec non mainfredi, atque jor danifiliorum meorum indissolubiliter et proprio sigillo insuper testibus ido neis, carte memorie in castro paternionis feliciter commendata; quicumque igitur nostra data infringere seu firmare sinistra parte laboraverit, dei vin dicte subiaceat nisi digna penitentie satisfactione resipiscat.

Adutores bonorumi autem horum et conservatores, remuneratrix gratia divina cum parte destra gloriose remuneret.

in Convicino da Enrico e cioè presso la « petiam Terre », l'ex feudo Bessime « in partibus Platie », che spunta in tutte le conferme ed in tutti i transunti della donazione del Conte Enrico (cfr. Nota n. 5 successiva). L'aggiunta in corsivo quindi, che si incontra nel l'unico regesto che abbiamo del documento di Enrico, e cioè nel regesto del 1261, ha un preciso riscontro topografico e non è quindi casuale come si potrebbe argomentare dal confronto coi tre diplomi della Comunale di Catania del 1122 e del 1132, con le ripro duzioni del Garufì relative alle due date e con tutte le conferme che contengono questa donazione, pubblicate dal Barberi, dal Pirro, dal Garufi, Travalli e Battaglia (cfr. le mie Note ecc., nota 4). Per questo ho pubblicato come medito il presente documento, stac candolo dal regesto del 1261.

(5) Storpiatura di Mihahel, Michele da Butera, il Gaito, il precedente possessore del Casale di Tribillino o Arbora, Albana, confinante con Barrafranca (Convicino) secondo tutti i documenti che ne parlano, che si esprimono tutti presso a poco in questo modo: « I N PARTIBUS VERO PLATIE QUODDAM CASALE QUOD TREBLECINUM SIVE ARBORA DICITUR, QUOD TENUIT GAHIT MIHAHEL BUTERÌE EIDEM EC CLESIE VALLIS JOSAPHAT AB IPSO COMITE HENRICO CONCESSUM ET UNAM PECIAM TERRE QUE SIC DETERMINATUR A TERMINO PREFATI CASALIS TRE BLECINI USQUE AD FLUMEN QUOD VOCATUR MALUM'SANUM ET A VIA REGIA USQUE DIVISIONEM CONVICINI », mentre la conferma di Guglielmo II del 1172 (K.A. Keher, Die Unkurder der Normannisch Sicilischen Konige, Innbruclc 1902, p. 343, riprodotta anche dal Barberi, MS. Bibl. Aidone, V, p. 252) è ancora più com pleta: «ET IN TERRITORIO PLATIAE CASALE QUOD DICITUR TREBLEZINUM CUM PERTINENTIIS SUIS QUOD FUIT OLTM GAHIT MIHAHEL BUTERÌE ET INCIPITUR AB IMA PARTE A VIA REGIA ET DESCENDIT PER CRIPTAM PER FOHATAM ET INDE PER CRISTAS TENDIT USQUE AD FONTEM QUE EST JUXTA VIAM QUA ITUR AD PETRAM> PERCEAM ET IBI DIVIDITUR CUM CA SALE CONVICHINI ET AB ALTERA PARTE INCIPITUR PER LOCUM QUI EST SUPER FLUMARIAM ET ASCENDIT PER CRISTAS USQUE AD FONTEM QUE DICITUR LABENERA ET VADIT PER FONTEM QUI DICITUR VENATORUMi ET INDE USQUE AD PETRAM QUE DICITUR HOMINIS ET INDE PER RUPEM DESCENDIT AD MARGINEM QUE EST JUXTA VIAM QUA ITUR AD PETRAM PECEAM ET IBI EST DIVISIO IPSIUS COMICINI CUM PETRAPERCIA ».

(6) Parole che si trovano nel diploma citato di Maurizio.

291

S. Abbonis de Garrex (7), S. Abbonis de Sumrnaripa, S. Gerbardi de Co rnicino (8), S. Ricardi de Bubio (9), S. Gaufoni de Platea, S. Henrici de Ty rone (10), S. Gualterii de Vallecurrente, S. Roberti Paternionis (11), S. Sei brandi, S. Constantini Senescalchi (12), S. Alberti Paterbionis. S. Burgun dionis senescalci, S. Willelmi qui supra nominata precepto domini Henrici intitulavit (7) I fìnnatari sono quasi tutti personaggi noti. Abbo o Abbone de Garrex (de Garres, de Garresio, Barresio, Barresi, dalla cittadina Carassio in provincia di Cuneo) appare in un altro diploma del 30 novembre 1148 de] Conte Simone di fiuterà (GARUFI, Gli Aleramici, ecc., p. 81), come pure in una donazione precedente di Buggero (Ms.

QqH155, Bibl. Com. Palermo, Notizie Storielle su Pietraperzia di Fra Dionigi Minore Riformato), in un transunto del 1225, contenuto in un altro transunto del 1444. Un Qualterio de Garresio invece trovasi come testimonio nella donazione di Enrico del 1115 (Gli Aleramici ecc., Dipi. I) con Enrico de Bubbio, lo stesso che assieme allo zio Riccardo de Bubbio firma nella donazione di Enrico della Chiesa di S. Niccolo di Convicino, del 1125, alla Chiesa di Lipari e Patti. Anche il cognome Bubio, Bobbio deriva dall'omonima cittadina in provincia di Pavia. Una cittadina Bubbio è in provincia di Novara.

(8) Un Guidelmo di Cornicino in una donazione del Conte Simone dì Butera del 1147, come testimonio firma assieme ad un Arnicione da Piazza e ad un Bartolomeo da Piazza, (GABUFI, Gli Aleramici ecc., Dipi. VII).

(9) Riccardo Bubbio appare ancora testimonio nel documento citato del 1148 as sieme ad un Guglielmo de Tyrone.

(10) Un Goffredo Tyrone lo troviamo nella donazione citata di Enrico del 1115.

(11) Roberto da Paterno assieme ad un « Costantino de Paterno» firma nella dona zione di Simone del 1143 (GARUFI, Gli Aleramici ecc., Dipi. VI). Costantino di Paterno si trova ancora in un'altra donazione di Simone del 1148 (GAHUFI, Gli Aleramici ecc., Dipi. Vili).

(12) Nella stessa donazione di Simone del 1148 si trova lo stesso Costantino, che appare anche in quella citata di Enrico del 1124 (Dipi. II), ed in un'altra dello stesso del 1137 (Dipi. V).

Quasi tutti i personaggi di questo documento si trovano in quello del 1091 (Doc. I).

Doc. 3 Convicino, 30 marzo 1125 (1).

Riccardo Buglio, il di lui nipote Enrico e la moglie del fratello Guglielmo donano, con l'approvazione del Conte Enrico di Butera, signore o Barone di Convicino, alla chiesa di S. Maria di fiuterà, suffragranea della chiesa di S. Bartolomeo di Lipari e Patti, la dipendenza della chiesa dì S. Niccolo di Convicino, con annessi possedimenti tra la chiesa, il fiume di Mazzarino e due strade per Butera e Mazzarino, in contrada Fornino (oggi Sfornino) e Saione. Altre terre vengono donate da un « Domimis Girbardus », che po trebbe essere quel tale che appare testimonio nella donazione di Enrico di Butera del 1122. Tra i firmatari oltre al conte Enrico, troviamo: Biccardo, Allo, Alberto, Guglielmo, Enrico Bodino, Rinaldo Sacerdote, Gualterio Ga rissio (altrove anche Garislio, ma infine è Barresi), Giovanni Abate, Anselmo (1) Archivio Vescovile dì Patti, Volumi « De Fundatione », Voi. I, pp. 60-61, pub blicato da L.T. WHITE, Latin Monasticism in Norman Sicily, Massachussetts 1938, p. 252, Dipi. XI; cfr. anche il mio lavoro, Note ecc., Dipi. I.

292

monaco, Angelo monaco, Landulfo monaco, Lamberto monaco. Vengono donati anche tre villani arabi con le loro famiglie al completo (2).

(2) II documento mostra un nutrito nucleo latino in questo centro abitato, cui si associano suffeudatari, vassalli del Conte Enrico, che dai loro nomi denotano un'origine settentrionale. Vi figurano accanto proprietari di allodi, ecclesiastici e monaci ed infine arabi con le loro famiglie, tutta una corona di vassalli cioè e di dignitari, tra i più illustri dell'Isola, cosa questa che dimostra la floridezza e l'importanza della terra di Convicino in quest'epoca. L'immigrazione qui di Lombardi, (Comacini da Como, cfr. le mie Note ecc., p. 186 e Bobbiesi da Bobbio) e di Piemontesi (da Garessio o da Bubbio in Provincia di Novara, cittadina questa più probabile per l'origine dei de Bubbio}, di Liguri ed emiliani, è documentata oltre che dai documenti diplomatici dalle notevoli traccie, specie dei primi due dialetti trasmesse al dialetto di Barrafranca, che tuttora si conservano e ne fanno con Caltanissetta, S. Caterina, S. Cataldo, Cangi, Valguarnera, Adrano, Erma, Francavilla, Brente, Randazzo, Feria ed Avola uno dei paesi Lombardo Siculi del gruppo notigiano degli INNERES di Scrmeegans, che completa quello di Piazza, Aidone, Nicosia e Sperlinga, San Fratello e Novara, (F. PIAZZA, Le Colonie ed i Dialetti Lombardo-Siculi, Catania 1919 : pp. 16, 19, 38, 301, 315, 331, 335, 376, 382, 387).

Doc. 4 Anno 1134 Ind. XII (1).

Re Ruggero conferma alla chiesa di Lipari e Patti tutte le precedenti concessioni tra cui le seguenti chiese che vengono elencate senza interruzione l'ima dopo l'altra: « Ecclesiarrt quoque Sanati Nicolai in Cornicino et Eccle-

sìa-m Sancte Marie de Mazarino et Ecclesiam Sanate Crucis in territorio Bac-

carati », (1) L'originale trovasi presso PArch. Vescovile di Patti, « De Fundatione », Voi. I, p. 102. E* riprodotto dal Pino, II, 774 e dal Barberi, MS. Bibl. Com. Aidone, Voi. V, p. 60, in un transunto del 1509. Trovasi pure trascritto nel MS. QqF69, P. 34, della Bibl.

Comunale di Palermo.

Doc. 5 Anno 1168, 4 maggio, Ind. 2 (1).

Alessandro IH nel!' assegnare a Riccardo vescovo di Siracusa i paesi della sua Diocesi, enumera tra l'altro le chiese di Convicino, di Mazarino e di Grassuliato nell'ordine che segue: « Ecctesias Buteriae et quae sunt in territorio eiusdem cum pertinentiis suis; ecclesias Baxiliatae (2) et quae sunt (1) L'autografo presso l'Archivio Vescovile di Siracusa, si trova, secondo il PIHBO, «In libro Praelatiarum » f. 93». Il Pirro lo ha pure pubblicato, I, 622). Trascritto ancora dal Barberi, MS. Voi. V, pp. 60-67.

(2) Trasformazione di Grassuliato, la baronia che con l'altra di Mazzarino ne costi tuiva la contea. La località si chiama anche di Salomone, dal primo proprietario che la possedette di nostra conoscenza, Salomon de Garsiliat, del Diploma n. 1 del 1091. Di 293

in territorio etusdem cum pertìnentiis suis; ecclesias Mazarini et quae sunt in territorio eiusdem cum villanis et tenimentis suis, ECCLESIAS COMICINI

CUM PERTINENTIIS SUIS ».

essa sì parla ancora nei seguenti documenti: Diploma del 1098, dove appare Salomon di Garsiliat f pubblicato dal WHITE, op. cit., p. 246, Doc. 3; Donazione del 1199 di Bar tolomeo di Amalfi, signore di Mazzarino, pubblicata ancora da WHITE, p. 294, Doc.

XLVIII, dove la località appare trascritta erroneamente in « Buliato ». (Il Dipi, trovasi pure trascritto nei MS. della Comunale di Palermo, Qq F69, f. 164, Qq G12, f. 100, QqH5, f. 66); Donazione del Conte Simone di Butera del 1143 (C.A. GARUFI, Per la Storia dei Secoli XI e XII, in « ASSO » A. X, f. Ili, p. 163); Diploma del 1270, transumato in un arto del Notaio Sebastiano Immorta da Siracusa del 28 settembre 1743, presso quell'Archivio di Stato; Prospetto dei Castelli in Sicilia nel 1274, riprodotto nel MS. della Comunale di Palermo Qq F 70, p. 75; Decime della Cappella di Palazzo di Palermo, nell'anno 1274, MS. QqF70, p. 81; Aiuti richiesti dagli Angioini all'università « Comi tatus Grassidiati» (Ms. Qq Gì, p. 115); Ruolo dei Feudatari sotto Re Federico dove appare posseduta da Tommaso Branciforte; M. AMARI, Biblioteca Arabo-Sicula, Torino 1880, p. 101 (Edrisi), dove è chiamata S'Aliatah.

Doc. 6 Convicino, novembre 1172, VI Ind.

Sibilla vedova di Bartolomeo Barresi e signora di Convicino, col con senso dei figli Alessandro e Riccardo, dona alla chiesa di S. Bartolomeo di Lipari e Patti un mulino (1), che si trova dentro i confini della chiesa di S. Niccolo di Convicìno, precedentemente donata. Nella donazione viene assistita dai fratelli Lando e Giovanni de Capua (2), da Buggero Usuilla (3), da Luigi e Gualterio Perna (4), dal suo cappellano di nome Giordano, da (1) Cfr. Note ecc. Doc. 2. Sembra sia stato il mulino dì Quattrova, che nel sec. XVI viene donato da Antonella Valguarnera, moglie di Matteo Barresi alla Chiesa dell'An nunziata dei frati domenicani di Pietraperzia (6 giugno 1534). Il molino di quest'ultima donazione viene pure designato col nome di Mulino di Sfornino (Frate Dionìgi da Pie traperzia, Relazione ecc., p. 252).

(2) Questo Giovanni da Capua trovasi pure testimonio in una donazione di un certo Bartolomeo, prete genovese, alla Chiesa di Patti, dell'agosto 1176, di alcune terre in territorio di Caccamo (C.A. GARUFI, Per la Storia ecc., p. 178, Doc. 3). E' anche presente in un doc. del 5-1-1223 assieme a un Matteo Barresi signore di Pietraperzia (Bibl. Benedettini, Catania, Dipi. n. 47, Fondo dì S. Maria della Valle di Giosafat), che riconosce il possesso del suo feudo della CAVA a quel Monastero. Un Robertus de Capua spunta ancora in una donazione di Pagano de Parisio del 1187 (Ibidem, p. 360).

Un Riccardo de Capua trovasi in una donazione del 1137 (L.T.WnjTE, op. cit.

t

p. 25G, Dipi. XV) assieme ad una « Sibilla Domina ».

(3) Un Rogerius de Villa domini Regis, che sembra lo stesso personaggio trovasi con un Rogerìo de Tyrone in una donazione del 1172, che riguarda il territorio di Baccarato, che viene donato dallo stesso Buggero Tirane, Regio Giustiziano e dalla moglie alla Chiesa di Lipari e Patti (WHITE, Ibidem, p. 272).

(4) Famiglia che fino al XVII sec. trovavasi ancora a Barrafranca e che oggi col grado tuttora di baronale travasi stabilita a Mazzarino.

294

Roberto di Ciancia, dal suo visconte Vitale « Vitalis wcecomes meus » (5), e dal Sacerdote Enrico che funge da notaio.

(5) II visconte aveva anche le funzioni di Castellano, che troviamo accanto al notaio di Corte, al sacerdote della Cappella di Palazzo, ed a personalità fra cui il Reggio Giustiziere Buggero. Del « castrum Convicini », della sua « Celeberrina Turris », ab biamo la prima notizia nella donazione di Enrico del 1122, di cui al Doc. n. 2. Di esso si parla, oltre cbe in, molti documenti, in tutte le investiture e in tutti i preventivi per aperture, imposte, riparazioni delle mura e delle scale, ecc.

Doc. 7 (inedito) Messina 7 luglio 1291, IV Ind.

Pergamena di cm, 36 x 56 di mia proprietà, riadoperata come legatura di un libro e tagliata a metà, mancante cioè della metà superiore, in un transunto posteriore fatto in Catania dal notaio Giovanni Bue. Si parla dell'ex feudo Càmitrici e dei suoi confini. Viene pubblicato perché in esso figura un Niccolo da Convicino.

.. . tenimentum bini domorum quod fuit praedicti Jacobi positum in ...

Parrochia Sancii Gen. .. . posita in contrada Jrace juxta vineam Joannis qui non d . .. it, et si qui alii sunt confines de bonis qua fuerunt Nicoìaj de Con- vichini. . . manus nostre apparet ex actis revocatum quodcumque tenimentum dividitur sic videlicet: cum casalibus Fullitini, Girachellj, Albanj, et terre Petrapercie, et vadit per culmam et transit per funtanellam que dicitur de rovecto apud petram que dicitur lu Balbu et ascendit per medium Serre que dicitur lu daynu, et ab hic transit per serram que dicitur de lu sparagiu et congiuntitur cum flumìne Salso et ab bine ascendit per aquam et congiun gitur cum flumine Girachelli et ab bine ascendit per ipsum fluminem, Gira- chellj et congiungitur cum predicto casale Fullitini. Ad huius antedicte con cessionis et confirmationis memeriam et robur exinde in perpetuo habitururn sibi exinde personis privilegium feri et majestatis nostre sigillo ponendum forma communi.

Datum in Messane anno domini Incarnationis Millesimo Centesimo Nona gesìmo Primo anno septimì julii quarte Inditionis. unde ad futuram memoriam et predicti Domini Andrea Tiana militi et quorum incest .. . confectum esse presens . . . officio judicis pubblicatimi ut de ipso sumpto pubblico tamque de predicto originali privilegio e plenaria fides fiat per manus mei predicti notari nostri sdiscriptionibus calamonio roboratum datum, Cathine anno mense de indìcione premissis supra non jus . . . ubi legitur predictas bucas abrasimi apparet obmissum f u i t . . .

+ Ego Andreas de Leuri judex civitatis Cathine + Ego Notarus Joannes de Vitali de Panormo Testis + Ego Notarus Philippus de Hispano de Messana Testor + Ego Notarus Donadeus de Bufalo de Messana Testor + Ego Notarus Bartholomeus Gallegris Testor + Ego Jacobinus de Alafranco de Messana Testor + Ego Joannes Boj qui supra pubblicus civitatis Cathine Natarus premissa scripsi et meo signo signavi.

295

Doc. 8 (inedito) Castrogiovanni 2 giugno 1309, VII Ind.

Transunto del Notaio Pietro De Lucia da Catania di un altro transunto del 2 giugno 1309 del notare Gerardo Malaspina da Piazza contenente let tere del Re Federico II d'Aragona del 21 maggio 1309 VII Ind. con le quali questi ordina al procuratore o Sindaco di Convicino di non molestare la chiesa di S. Niccolo dell'Albana nel pacifico possesso del Casale di S. Nic colo dell'Albana, di cui vengono tracciati i confini. La pergamena (cm.

42 x 20) trovasi presso la Bibl. Comunale di Catania, conservata nel fondo benedettino di S, Maria di Valle di Giosafat. Segnata 2/27/MI n. 831.

E' molto sbiadita e poco chiara.

i

In nomine Santissime et individue trinitatis anno ab incarnatione Domini Millesimo quigentesimo vigesimo primo die vero vigesimo tertio januarii de cimae Inditionis Regantibus serenissimis dominis catholicis et christianis simis dominis Dominus Cariilo Dei gratia favente clementia eletto Ro manorum Rege Imperatore saemper augusto et Joanna eiusdem Caroli matre Regibus Aragonum Utriusque Siciliae Jerusalem Neapolis Ganatae Valenciae Hispaniae, Comitatibus Barchinonae Athenarum et Neopa triae etc. Nos Petrus de Lucia eiusdem civitatis suaeque diocesis pub blicus notarus et testes subscripti ad hoc vocati specialiter et rogati presenti scripto pubblico notum facimus et testamur quod in Nostri presentia personaliter constitutus Reverendus Dompnus Bartholomeus de Santa Lucia ater ex cellelariis Monasteriorum Sanctae Mariae de Licodia et Sancti Nicolai de Arenis nobis exibivit et presentavi quoddam pubblicum instrumentum in carta bombacina scriptum et notatum per egregium Ge rardum Malaspina pubblicum notarurn terrae Platiae olim die millesimo tri centesimo nono mense Junii septimae Inditionis quod est de traslitione seu de defensione cuiusdam Casalis nominati Albera siti et positi in territorio terrae Platiae juxta territorium Cumicinì a colle Porrettae, factae per sere nissimum dominum regem Friderìcum Tertium Regni sui anno decimo quarto Amen. Et instanter petiit a nobis nostrum qui supra iudicis et notarli in hoc officium, implorando quod privilegium ipsum seu transumptuin ad cautelam dictorum monasteriorum ne in futurum ob temporis longitudinem corredatur aut propter annorum discrimina proprium ipsius originale deper batur exemplare transumptare et in hanc pubblicani formam fideliter redigere deberemus ut nostra nihilominus in eo judiciaria auctoritate interposta in judicio et extra et ubi libet pleniorem fidem facere valeat sicut ipsum originale privilegium quod instrumentum seu transumptum laceratum in par tibus extremis cum foraminibus incollatis cum quinque listis de carta bom bacina nec non et laceratum in summitate ECC. ecc.

In nomine Domini Dei Eterni Amen Anno Sanctae Dominicae Incarna tionis Millesimo Tricentesimo nono mense junii secundae eiusdem septimae Iditionis Regante Serenissimo Rege Domino Nostro Domino Rege Friderico Tertio Regni sui anno decimoquarto feliciter Amen. Nos Petrus de Genua Bajulus, Rogerius Garreis miles (]) et Laurentius Bisactia Judices Platiae, Ge raldus Malaspina pubblicus eiusdem terrae notarus et testes subscripti ad (1) Forma arcaica del cognome Barreis Barresi, che si trova contemporaneamente alla seconda forma e che evolve anche verso il cognome Gurreìs, Gurreri, Guerreri.

298

hoc vocali specialiter et rogati presenti scripto pubblico notum facimus et testamur quod religiosus vir frater Bartholus Prior Ecclesiae Sancti Nicolai de Albara existentis in dìctae terrae Platiae territorio praesentavit nobis qui supra bajulo et judicibus olim infra proximum mensem madii huius septimae inditionis aliquas litteras Sacrae Regiae Majestatis sub sigillo justitiae noto et consueto de cera rubea sigillato quas aperuimus vidimus legimus et inspe ximus diligenter contìnentiae infrascriptae. Fridericus Tertius Dei Gratia Rex Bajulo et judicibus terrae Platìae et fidelibus suis gratiam suam et bonam voluntatem. Pro parte prioris Ecclesiae Sancti Nicolai de Albana existentis in territorio dictae terrae fuit in Magna Nostra Curia nuper espositum quod non ipse tenet et possideat prò se et dieta ecclesia sua quodam casale voca tum Albara quod est de juribus et pertinentiis dictae ecclesiate situm et positum in dicto territorio terrae Platìa juxta territorium COMICINI (sic), secus territorium Platiae. . . procuratores dirti C'umicinì ìpsius Casalìs nou contemti aut etiam per viam ordinariam prosequi si quid jus rattione (sic) procurationis eiusdem in dicto casali Albare se habere confidunt, propria auctoritate commicti non verentis ad fìnes et pertinentias dictì casalis Albare extendere feliciter manus suas et dìctum priorem per se et colonos suos in possessione casalis eiusdem perturbant et multipliciter inquietant non per mittentes eorum proventos et fructos inde percipere et casale illud pacìfice possidere quìcumque prò eo fuit umiliter supplicatum super hoc sibi per eumdem magnani nostram Curiam opportune justitie remedio provideri eius supplicatione clementer admìssa fidelitati vestre precipiendo mandavirmis quatenus receptis presentibus si premissa ventate nituntur predìctos priorem et ecclesiam integram possessionem dicti casalis Albare fìnium et pertinen tiarum suarum manutenere et defendere debeatis non permittentes eos aucto ritate presentium a dictis procuratoribus et a quibuscunque personis aliìs in possessione ìpsa indebite molestar! sì nos gerentes inspectìone presentium quod cuntineat defecta justitiae dictos priorem et ecclesiam in finibus et pertinentiis casalis eiusdem defraudali vel aliquatenus circum scribi datum apud Castrum Joannis vicesimo primo madii septime ìndictionis ad quarum lìtterarum Regiarum executione Nos qui supra Bjulus et Judices Cupientes procedere et devote receptis eisdem citato prius Anseliiw Lignagìo procu- ratori Terre CUMICINI, et ad hoc venire nolente in terra Platiae quìa nobis piene constitit de premissis per testes huius rei confisos et fide dignos a quibus recepimus ad sanctam Dei evangelicam veritatem dicendam ut moris et juris est corporale et debito juramento quod dictus prior tenet et possidet prò se et dieta ecclesia sua predictum casale Albare quod est de juribus et pertinentiis diete ecclesiae situm et positum in predicto territorio terre Platie juxta territorium Terre CUMITINI (sic) a colle Porrette (2), videlicet in quoquidem colle sicut terrae Platiae usque Gruttam oeterem et deide usque ad gruttam perforatam et exinde per vertlces trium montium parvorum (3), qui sunt supra vallonem domnae Machaldae, in quibus montibus sunt lapides (2) La località chiamasi invece Carretta ed è trasformazione di Giarretta. Un tratto del Fiume Brajemi, chiamato anche, come abbiamo visto Malumsanum, tradotto in latino, che il Malaterra (V, I, 218-219) presenta col nome di « Flumen Paludis », latinizzazione di Giarretta, si chiama Giannetta, nel punto in cui bagna la Piana dell'ex feudo Torre, che è chiamata « Chiana da Giannetta », Cfr. Nota 11.

(3) Nel doc. 2 e precisamente nel periodo aggiunto che non si trova nella donazione del 1324 a noi pervenuta, è stata confusa la parola Fons con Mons. E' Interessante il confronto, anche, col documento seguente, dove figurano pure i confini dì Gonvicìno e dell'ex feudo Albana.

usque ad quemdam qui est subtus mandrile (4), quod dicitur de valle et demum usque ad fontem qui dicitur de Jeanne de Milattie (sic), itaque omnes pendentes a vertice praedictorum Montium includuntur intra fines Albare et a predicto fonte per viam qua itur ad petram perceam usque ad aquam et demum per ipsam aquam usque ad aliam aquam qaae dicitur de cava (5) et secus territorium Petreperceae et alios confines praedictos priorem et eccìe siam integram possessionem dicti casalis Albarae finium et pertinentiarum suarum manutenemus et defendemus inìungentes ex parte regia dicto An- selntio* procuratori diete terre Cumicini (6), auctoritate dicti sacri mandati (4) Si tratta dell'attuale marcato della Torre e del Vallone Salinella.

(5) Fonte di Satana. All'ex feudo Albana è aggiunto quello della Cava dì cui i Benedettini riuscirono pure ad impossessarsi (Pergamena 210 x 284, I, 60, A2, del 4-1-1223, XII Ind., in Piazza Annerirla, Bibl. Coni, di Catania, Fondo Benedettini). La notizia trasmessaci da VITO AMICO (Sicilia Sacra, cit, II, 1178) deve integrarsi e modi ficarsi con questo diploma, dove Matteo « De Garreys », ossia Barresi, signore di Pietra perzia (Convicino non gli appartiene), conferma il debito del padre Abbo verso la Chiesa ed il Convento della Chiesa di S. Maria della Valle di Giosafat di tari 4 mila, mutuatigli dai frati per redimerlo dalla schiavitù in cui era caduto per mano dei saraceni, e rico nosce il possesso della terra della Cava (non quello dell'Albana quindi che perviene ai frati con la falsificazione di alcuni documenti, fra cui le donazioni del 1124 e del 1132) che Abbo aveva dato ai frati a garanzia della somma mutuata e fino alla restituzione di essa.

(6) Procuratori o Sindaci, nominati da Federico II di Svevia nelle Terre e Città demaniali, erano due, per ogni Università. Le Terre feudali non avevano procuratori (R. GHEGOHIO, Opere Scelte, Palermo 1853, p. 252), perché erano naturalmente rappre sentate dai loro baroni. Federico nel Parlamento di Foggia, del 1240, tramite i giustizieri di Palermo, Nicosìa, Trapani, Castrogiovanni, Piazza, Caltagirone, Lentini, Augusta, Sira cusa, Catania, Messina, chiamò per ogni città e terra demaniale alle dipendenze di questi giustizieri, due Sindaci o procuratori, ed uno per ogni piccola terra, « ad nostram praesentiam . . . qui prò parte vestrum omnium serenitatem vultus Nostri prospiciant et nostram vobis referant voluntatem ». Nelle terre e città demaniali, nonché nei villaggi non feudali, la giustizia era amministrata da questi procuratori eletti dai mercanti e borghesi (assieme al Barulo e ai Giurati), uno per le cause civili ed uno per quelle penali.

Dopo la morte di Federico d'Aragona che li tenne ancora di più in considerazione radu nandoli nei momenti più difficili del suo regno, come il predecessore suo Pietro d'Aragona che affidò loro la custodia della Regina Costanza e dei figli quando partiva per il famoso duello con l'angioino, e come il fratello Giacomo che li riunì quando si trattò di rag giungere il Regno di Aragona per cingervi quella corona, lasciando in Sicilia quale vicario Federico, vediamo con l'anarchìa sorta e di più divampata ai tempi di Federico il Semplice, sorgere nelle città demaniali prima e poi anche nelle terre feudali i Capitani di Giustizia, che assistiti da due giudici, con loro annualmente eletti si sostituiscono ai sindaci e procuratori per le cause civili e criminali, nei luoghi demaniali, mentre nelle terre feudali sono in un primo tempo giudici regi che saranno poi dipendenti dai baroni, quando loro verrà concesso il Mero e Misto Impero, ossia il diritto di potere pronunziare condanne di morte, mutìlazioni di membra e deportazione. 11 primo barone che ebbe concesso il Mero e Misto Impero fu il Conte di Ceraci Giovanni Ventimiglia nel 1430.

Alla morte di Re Alfonso, Giovanni accordò altre giurisdizioni criminali a diversi baroni, fra cui quello di Pietraperzia e quello di Mazzarino, O 3 gennaio 1460. Il primo ad avere il Mero e Misto Imperio su Convicino fu Matteo Barresi nel 1510 (PADRE DIONISIO, op. cit., p. 26). Convicino che in questo documento appare giudiziariamente ammini strata da due Sindaci (uno per le cause civili ed uno per quelle criminali), divenuta suc cessivamente Terra feudale è amministrata da due giudici regi alle dipendenze del 298

Regii ut eosdem pdorem et ecclesiam in possessione ipsa per se et quascum que personas alias de celerò non molestent per dictum sacrum mandatum Regium fìdeliter et totaliter exeguendo ad futuram memoriam et dictorum prioris ecclesie cautelam nec non et ut de praemissis omnibus costat ad ple num factum est exinde presens pubblicum instrumentum per manus mei predicti notarli, qui supra Bajuli (7) et judicum Notarli et subscriptorum te capitano di giustizia locale di Piazza, che con la concessione del Mero e Misto Imperio a Matteo vengono sostituiti dal capitano e dai giudici, annualmente eletti col beneplacito del Barone.

Cosi il vecchio Castrttm di Conviciiio di reggio patronato, rimasto ancora tale dopo il passaggio della Terra da demaniale a feudale e che sotto la signoria di Giovanni An tonio Barrese, alla fine del XV sec. erasi ridotto con tutto l'abitato ad un cumulo di rovine (PADRE DIONJSIO, Ibidem), solo nel 1510, (ormai sgombro di personale e carcerati lo vediamo per la prima volta nominato nella investitura a favore di Matteo Barresi del 15 ottobre 1510, da me riprodotta, Note, Ecc. Doc. VI) diventa di proprietà baronale, quando avviene il passaggio dei poteri tra il Capitano di Piazza e quello feudale di Convicino, che ricopre pure la carica di Castellano, che ormai si limita alla mansione di Carceriere, perché il vero castello baronale, retto già in questi tempi da un Secreto che amministra i beni del signore della Terra, rimane quello salvatosi alla distruzione ed all'abbandono generale, la « celeberrima Turris », di cui si parla in tutte le investiture, circondata dalle camere e dai cortili baronali, con stalle, fondaco magazzini, ecc., nel l'area del grande isolato oggi occupato da diecine di proprietari, tra la vìa Torre, la Piazza Fratelli Messina e la via Conte Lanza.

(7) Federico d'Aragona, l'ultimo grande monarca siciliano, ridusse a quattro le giurisdizioni giudiziarie, che furono istituite in Noto, Castrogiovanni, Girgenti e Mazzara, dove risiedeva un giustiziere per ciascuna di queste città. Alle dipendenze di questi pose dei vice giustizieri nelle città più importanti, che in alcune, come vediamo in questo documento per Piazza, erano sostituiti per gli affari civili ancora dal Bajulo, (mentre con servavano la funzione giudiziaria), che nelle Terre minori demaniali si estendeva ai sin daci, o meglio ad uno dei sindaci, perché l'altro per gli affari penali dipendeva dal primo magistrato, cioè dal vice giustiziere vero e proprio. In questo periodo nelle Terre feudali la giustizia è ancora in mano dei baroni, rappresentanti dell'autorità reggia, e solo più tardi e fino a quando questi non avranno avuto concesso il Mero e Misto Imperio, che qualche barone, come quello di Aidone, non ebbe mai, sarà anche qui in mano di Capitani e vicecapitani regi, causa l'anarchia ai tempi di Federico il Semplice, come vediamo in molti suoi diplomi (Codice Diplomatico di Federico III d'Aragona Re di Sicilia, a cura di G. Cosentino, pubblicato dalla Società di Storia Patria, Palermo, Voi. I, 1885, p. 320, Doc. CCCCXVIII, del 24-1-1357), dove il Be da ordini anche al Capitano e vice capitano di Pietraperzia, che in questo periodo è feudo della famiglia Barresi, per attaccare i ribelli di Piazza, ecc.

Il Bajulo alla fine del XII sec. sostituisce i Vicecomes (in Convicino lo troviamo nel 1172, cfr. Dbc. 6) delle università Latine e gli stratigoti delle Università dove ab bonda l'elemento Greco. Tutti questi magistrati hanno funzioni civili e criminali sia nelle città, dove dipendono dai giustizieri provinciali, sia nelle terre, dove sono alle dipendenze dei baroni. (L. GENUAHDI, L'Ordinamento giudiziario in Sicilia sotto la monarchia Nor manna dal 1072 al 1231, Estratto dal Circolo Giuridico, Voi. XXXVI, Palermo 1905, p. 8).

I Giustizieri Provinciali in questo periodo si chiamano Maestri Giustizieri o Camerari. I Baiuli inoltre esigono i diritti regi nelle città demaniali, mentre in quelle baronali esigono i proventi baronali col compito anche di definire i confini delle Terre e dei Casali ed anche delle città quando se ne presenta la necessità. Inizialmente nominati dal sovrano nei luoghi demaniali, vengono eletti dai baroni in quelli feudali e solo più tardi verso la fine del XII sec. vengono scelti dai borghesi e dai mercanti sia nelle città sia nei feudi 299

stium subscriptionibus et testìmonis roboratum supra in decimanona linea ubi legìtur executionerrn abrasum et emendatimi videtur per me predictum notarium pubblicum . . . non vitio sed errore scriptoris Platiae anno mense die et Inditione premissis.

+ Ego Petrus de Genua qui supra Bajulus subscripsi et feci.

+ Ego Rogerius Carolus Miles qui supra subscripsi + Ego Laurentius de Bisaccia qui supra jjudex me subscripsi 4- Ego presbiter Jacobus de Alemanna Tester + Ego presbiter Jacobus Drago Tester + Ego Leonardus Notarli Nicolai testor H- Ego Jordanus de Bisacìa Testor + Ego Joannes de Peregrino Testor + Jacobus de Tabernario Testor + Ego Amodeus de Cirnigeria + Ego Franciscus de Calcubrina Testor + Ego Gerardus Malaspina qui supra pubblicus notarus Platiae praemissis rogatus interfui et presens instrumentum et me subscripsi.

Unde ad cautelam ipsius Reverendi Domni Bartholomei et prefatorum monasteriorum et quorum interest et interesse poterit in futurum et ad fu turam rei memoriam factum est exinde per me notarium praedictum presens pubblicum rransumptum subscritionibus judìcis et testium roboratum suis loco et tempore valiturum.

Datum Cathanie anno mense die et indictione praemissis, emendatum in ipso redentibus lineis videlicet ir. linea tertia ubi legitur data contrictione seu defensione, in quarta ubi legitus vidimus non vitio sed errore datum etc.

+ Ego Petrus de Politio qui supra premissa Testor + Ego Notarus Mattiotta Gallevis premissa Testor + Ego Notarus Antoninus Murochiu testor + Ego Notarus Antonius Chachici + Ego Notarus Antonius Suppa + Ego Notarus Petrus de Lucia pubblicus clarissime cìvitatis Cathanie suaeque diocesis Notarus ut supra praemissis omni bus interfui formam mami propri et suscriptioni et testtminis abrasum tamen in quinta linea ubi legitur domnus Bartholo lomeus de Sancta Lucia nec non in trentesima nona linea ubi legitur Domni Bartholomei non vitio sed errore inscrivendo meoque solito signo signato.

col beneplacito rispettivo del Re e del feudatario. La giustizia nei luoghi dove manca il pretorio, viene amministrata nella sacrestia della Chiesa Madre. Sotto gli aragonesi però il Bajulo perde le funzioni iniziali giudiziarie ed amministrative, che vediamo ac centrate nei sindaci e nei giudici, che diventano gli amministratori della giustizia ed in un altro magistrato recente costituito dai giurati, che amministra i beni delle università.

Al Bajulo che amministrava in ciascun luogo la rendita pubblica si sostituiscono anche i secreti, regi e baronali, per cui la sua giurisdizione è limitata alle sole cause civili, dove è assistito da un giudice che assieme a lui viene annualmente eletto, scelto tra com petenti, il quale è il vero magistrato civile. Più tardi i bajuli cominciano a scomparire e nell'epoca di Alfonso l'autorità per le cose civili la vediamo tutta nelle mani dei giudici.

Conservano il nome solo nei così detti diritti di Baglìa, una volta amministrati dal Bajulo e che ora vengono riscossi dal Secreto (gabelle, dazi, proventi di giustizia ecc.).

300

Doc. 9 (inedito) Polizzi 7 marzo 1331.

Permuta di Convicino con Motta di Pettineo, contenuta in una con ferma del 7 marzo 1339 in Catania, da parte del Regio Cancelliere di Sicilia Pietro d'Antiochia, MS 2Qq H 144, della Biblioteca Comunale di Palermo pp, 4-146, copiato da un atto del 17 marzo 1452, dato in Palermo dal Viceré Durrea, Registri della Regia Cancelleria di quest'anno.

Anno Dominice Incarnationis 1331, mense marti] septimo die mensis, Ind. XV, Regnantibus Serenissimis Dominis Nostrìs Dei Gratia Regibus Si cilie Illustrissimo Domino Rege Friderico Regni eius anno Domino Rege Petro Secundo Regni eius anno vigesimo, Feliciter Amen.

Nos Robertus de Gasano judex terre Politi], Nicolaus de Caminarata Re gius Pubblieus eiusdem terre Notarus et testes subscripti ad hoc vocali specialiter atque rogati, presenti scripto pubblico notum facimus et testamur quod Magnificus et Egregius Dominus Come Franciscus de Vigmtimiìiis (1) Hyeracis et Insulae rrtajoris Comes ex una et nobilis Dominus Alanfrancus de Santo Basilio de Leontino parte ex altera, consentientes ecc. ad infra scriptam permutationem concorditer devenunt quod curii dominus comes habeat teneat possideat quoddam casalem vocatum lo CONVICINO, situm et positum in Insula Siciliae in Valle Castri Joannis subscriptis finibus limi talum cum Homimbus, Juribus, omnibus proprietatibus, introtibus et exi sjentibus arboribus domesticis et silvestribus, aquis, aquarum decursis et deviationibus aquarum et aque ductibus (2), Judicis (3), jurisditionibus, evic tum per eumdem dominum comitem a nobile domino Belvisarìo de Alberi! (sic), milite et sibi et heredibus suis per majestatem nostram confirmatum juxta tenorem privilegii regii et confirmationìs vcnditionis ipsa bulla pen dente, rega nota et consulta bullarum in quo inserta est forma instrumenti pubblici venditionis dicti casalis cum suis juribus et pertinentiis in eodern instrumento latius declaratis cum quibus quidem dictus comes ex eius vendi (1) Una prova ancora che il famoso Elenco dei Feudatari sotto Federico d'Aragona, comunemente inteso del 1296, deve portarsi e riferirsi a tutto il regno di questo sovrano morto nel 1336. Convicino infatti in questo ruolo spunta già feudo di Alanfranco di S. Basilio, che l'ottiene invece in permuta solo ne] 1331, quando viene stipulato il con tratto dì cui ci occupiamo.

(2) Cfr. il mio lavoro, BARRAFRANCA, Rinvenimenti ecc., p. 193, dove queste con dutture si fanno risalire all'epoca araba .

(3) Causa l'anarchia feudale di questo periodo il potere giudiziario in mano dei baroni nelle terre feudali e dei sindaci eletti nelle demaniali, passa rispettivamente come abbiamo visto a due giudici regi, e nelle città ad un capitano di giustizia, che quasi sempre associa alla competenza per le cause criminali la castellania della terra e la capitania di guerra, mentre la giurisdizione per le cause civili rimane ai Baiuli. Ma anche nelle terre feudali baronali, con il disordine che sempre più si aggrava, vengono nominati i capitani di guerra (per la difesa anche dei piccoli abitati), con la giurisdizione per le cause criminali e con la castellania sui castelli, che diventano regi. In questo modo si spiegano le lettere di Federico il Semplice indirizzate a Capitani e vicecapitani di Terre feudali. Così nel Dipi. CCCCXVIIII del 24-1-1357 (Codice Diplomatico di Federico d'Aragona ecc., p. 320). Convicino in questo periodo è amministrata giudiziariamente da due giudici, e più tardi da un capitano che avrà anche la castellania sul suo « Castrum » demaniale.

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tione traditione et confirmatione pretium habuit, tenuit et possidet cum onere serviti! regie curie debito, iuxta casalis Convicini fructus, redditum, gravamina qui dictus comes recolligere percipere et habere non potest absque magno labore et expensis et quia casale ipsum distat ab aliis feudis et specialiter a terris et locis comitatus sui, et dictus dominus Alanfrancus simili modo ha beat, et tenet et possidet quoddam casale et quamdam Mottam in territorio eiusdem Casalis edifìcatam et constructam per habitationem hominum casalis predicti vocali PECTINEUM situm in Insula Sicilie in Valle Demonum in territorio Mistrette cum suis hominibus, juribus, rationibus diversis, proprie tatibus, judicis; jurisditionibus, villarìis, angariis, vineis, molendinis, olivetis, nemoribus, terris, cultis et incultis, rationibus, arboribus domesticis et sil vestribus, domibus, tabernis, et aliis juribus et titillo, cum equibus ecc.

vigore et auctoritate concessionis regie sibi et heredibus suis collatae gratiose j'uxta tenorem privilegi! regi! cum servitio Regie Curie prestando prò se et heredibus suis, uno y aureis viginti proservitio unius militis secundum an nuos redditus et proventuus dicti casalis jurium et pertinentiarum suarum et cum cunctis aliis condìctionibus in eodem privilegio contis. Cuius Casalis et Motte fructus redditos, proventus idem dominus Alanfrancus percipere, habere, et recolligere non potest absque magno labore et quia motta ipsa longi distat ab aliis feudis et possessionibus suis, volentes igitur dictus ma gnificus comes et dominus Alanfrancus eorum utilitatibus providere de eorum dictis casalibus atque motta et juribus eorumdem ad infrascriptam permuta tionem unanimiter, speciale, sollemniler, et concorditer devenerunt, videlicet quod predictus Dominus Comes ex eadem causa permutationis ipse et cambii supradicti speciale ex suo motu proprio ex certa eius scentia ac eius grata bona et spontanea voluntate non vi coactis nec dolo ductis nec metu op pressis nec timore territis sed cum animo suo dedit tradidit etc. totum et integrum casale predictum VOCATUM LO CONVICINO cum suis juribus, diversis proprietatibus, redditis, proventibus, arboribus domesticis et silve stribus, viridariis, cannetis, introitibus et exitibus et pertinentiis ad eumdem comitem de fure spectantibus ex eo venditionis, traditionis, et confirmationis pretìo, predicto servitio Regio solvendo ecc. Idem Dominus Comes ex causa ipsa dicto Domino Alanfranco omnia jura realia personatta utilia et directa sibi competentia et de cetero competitura in casali Convicinij, et juribus suis predictis; faciens et costituens ad habendum possidendum vel quasi dictum casale Convicini cum omnibus juribus et pertinentiis supradictis ad eum dem dominum comitem ante permutationem predictam ex causis predictis spettantibus et pertinentibus ac aquisitis ad agendum petendum defendendum uti fovendum tenendum habendum possidendum qua jura omnia supradicta prò se et prò nomine et idem dominus comes hactenus fecit et facere potuisset costituens se ipse dominus comes dictum casale Convicinij cum suis omnibus juribus predictis ex nunc innantea ad omnimodo volimtatem et beneplacitum dicti domini Alanfranci sibi successit jure predicto Regi]' Serviti] prestando R.C. per eumdem dominum Alanfrancum heredesque suos prò casali pre dicto Convicinij semper salvo. Et Dominus Alanfrancus sponte suo molu proprio ex eius certa scentia bona grata et spontanea voluntate non vi coactus non dolo tenitus nec metu oppressus nec timore perterritus seu errore suasionis reductus, dedit tradidit consignavit eidem domino comiti presenti et recipienti pro se suique heredibus totum et integrum casale Pictinei et Mottam predictam in territorio dicti casalis constructam et habitatam cum suis hominibus, hiuribus et omnibus proprietatibus, justitiis, jurisditionibus, villariis angariis vineis molendinis olivetis erbagiis carnageis gabellis terris cultis et incultis censualibus arboribus domesticis et silvestribus, diversis in 302

troitibus et exitibus ac omnibus aliis iuribus et omnibus ad dictum casale et mottam spettantibus, ecc.

Fines vero dicti casalis Convicini sunt hec videlicet: ab occidente divi ditur cum terra Petrepertie et incipit a quadam portella quae vocatur Portella Rubea (4), quae est prope quamdam viam quae itur Petrapertiam versus levantem et deide versus septentrionem, descendit versus quamdam vallo nem, qui vocatur D'ardario (5) ubi est quoddam marcatum vocatum la GIAR RETTA (6) et deide ascendit per vallonem predictum vocatum D'ardana (sic) venit ad quoddam predium usque ad quandam roccam parvam, prope quam roccam est quoddam marcatum situm in territorio dictae terrae Petrepertiae vocatum la Rametta et a dieta rocca parva vadit per terram usque ad aliam Tocchettam ubi est arbor ficus; propre quam rocchettam est quoddam mar catum vocatum Clavistelli (7), et deide ascendit ad quamdam Portellam prope quam est quaedam rocchetta ubi est quidam arbor ficus et preinserta purtella vadit per serram, descendit ad quamdam vallonem ubi est lapis magnus, qui vocatur Petra Grossa et deinde ascendit ad quoddam predium et vadit usque ad quemdam lapidem qui est subtus quemdam magnum montem; &. septen trione dividitur cum dictis terris Petrepertie et vadit de dicto ad alium mon tem et deide vadit per certam cristam versus meridiem et deinde vadit per cristam violami versus septentrionem et deinde ascendit ad quamdam por tellam ubi est quaedam via quae itur versus Fontem vocatum Sinita (sic) (8); ab oriente dividitur cum terris Petrepertie et descendit ad portellam et per viam viam usque ad magnum arborem et deinde ascendit per quemdam val lonem et vadit per vallonem ad viam quamdam quae itur ad Platiam per viam viam vadit usque ad portellam deide ascendit usque quemdam montem ma gnum vocatum la Montagna di Besimu (9) usque ad quamdam, gruttam quae (4) E' la portella detta oggi della Zubbia. Così in tutte le carte topografìche del i'Istituto Geografico Militare di Firenze, come comunemente è da tutti chiamata.

(5) Si tratta del Vallone Tardara, che significherebbe il vallone dei morti (C.

ALESSIO, L'Elemento Greco nella Toponomastica della Sicilia, in « Bollettino di Studi Filologici e Linguistici Siciliani », Palermo 1955, fase. 3, p. 257).

(6) Oggi Gurretta, degenerazione di Guadetta {Hayndictayn), Giarretta (Edisi, in « Biblioteca Arabo-Sicula, di M. AMARI, Torino 1880, voi. I, pp. 107, 108, 111, 386; G. MALATERBA, De Rebus Gestis, in RR.II.SS-, Bologna, Zanichelli, p. 34).

(7) Località Rastello, Grastello, degenerazione probabile secondo PADBE DIONISIO (op. cit., p. 19), di Castello.

(8) Località Sitica. Cosi in molti atti notarili ed in tutte le carte topografìche del l'Esercito. Pianura particolamente ferace. Il nome d'origine greca (G. ALESSIO, op. cit., p. 255) potrebbe ricordare questa feracità riferita al grano, denotando nella zona la per sistenza dell'elemento greco-bizantino.

(9) Montagna di Bessime, ex feudo inizialmente nel territorio di Convicino, che ne fu staccato come abbiamo visto assieme a quello dell'Albana, usurpati dai Monaci di S. Maria della valle di Giosafat, dell'ordine di S. Benedetto. Il nome potrebbe derivare dalla sua vicinanza al fiume Bajemi (Bahamè = Fiume della Palude o del fango), dalla voce araba Basa = ammasso di acqua, fiume, e significare perciò Monte del Fiume. Il monte poi che con la Montagna della Torre costituisce un unico sollevamento a guardia della vasta conca scavata dal fiume, che così si chiama da una probabile fortificazione che vi sorgeva (la divisione tra Montagna di Bessime e Montagna della Torre è solo fittizia e poggia su un vallone che origina dal suo fianco orientale dalla quota comune di m. 642, — che però nemmeno da questo lato divide il massiccio calcareo che appare maestoso ed unico da tutti i punti cardinali — e su ima trazzera che attraversa il suo fianco nord orientale) ricorre col fiume e con altre località vicine, ripetutamente, in episodi della guerra arabo-bizantina ed arabo-normanna, come abbiamo visto altrove.

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est in predicto Monte (10) et deinde vadit ad quamdam portellam usque ad portellam que est prope dictam gruttam per spatium jacti unius baliste parte plus vel minus et descendit ad quemdam vallonem per vallonem vallonem usque ad quamdam roccam vocatam la Salinella, et deìnde descendit secun dum aquam quae descendit a dieta Salinella vadìt usque ad quemdam lapi dem vocatam Lapis Sancti Joannis et deinde vadit viam viam, quae itur Platìam versus ad passum fluminis de Brajemi; a meridie dividitur cum terri torio Mazzarini et vadit per fìuminem usque ad dictam portellam rubeam et sic concludunt fines. Unde ad huius rei futuram memoriam et dictorum dominorum contrahentium et permutantium heredumque successorum cau tela facta sunt; exinde pubblica instrumenta ecc. Ad cautelam Domini Alan franci et heredis suis valitura per manus mei notarii signo meo solito cum subscriptione judicis et testium ecc, ecc. Actum Politi! anno mense die in dictione premissìs.

4- Ego Robertus de Gasano qui supra judex Politii Testor + Ego Cyrus de Messana Judex Civilìs Prefectus et Regius Justi tiarius Testor + Ego Simon de Melita Testor + Ego Nicolaus de Bonifacij de Messana Testor 4- Ego Andreas de Cyrasa Miles Testor + Ego Rinaldus de Notarlo matheo Testor + Ego Marinus de Prothomedico Testor + Ego magister Corradus Molius de Marchia Testor 4- Ego Rinaldus de magistro Matheo Testor 4- Ego Rinaldus de Oddo Testor 4- Ego Nicolaus de Cammarata qui supra Regius Pubblicus Terre Politi] Notarus premissa scripsi et signo meo solito signavi.

Et Majestati nostre humiliter supplicavit et predictam permutationem et cambium ut supra factum per eumdein Alanfrancum de ditto casali et Motta Pictinei cum predicto comite per casale predictum Convicinij ecc.

acceptarnus, rathifìcamus, ecc. et per nostram celsitudinein eidem comiti et suis heredibus confìrmamus ecc. Ad hanc autem rei memoriam et robur pub blico valiturum presenti privilegio sibi exinde fieri et sigillo Majestatis Nostre communiri.

Datum Cathine per nobilem Pètrum de Antìochia militem Regni Si cilie Cancellarium Anno Domini Incarnationis 1339 mense marti] 7° eiusdem, Indìctiones, prima, Registratura in Cancelleria penes Protonotarium (11).

(10) Una delle tante grotte, per cui, questa località è detta anche Fortezza delle Grotte, in epoca Araba.

(11) II documento si chiude con queste parole: « Dominus Vicerex mandavi! mihi Geranio Agliata Protonothario ex Regia Cancellarla Regni Siciliae extructa per Fran ciscum Grassum Magistnim Notarium ».

Doc. 10 (inedito) Abbo Barresi compra Convicino con atto del notaio Bartolomeo Adamo da Messina del 28-12-1357, contenuto nell'investitura dello stesso Abbo del P8-12-1338, che a sua volta è contenuta in un'altra del 9-&-1453 a favore di 304

Giovanni Antonio I Barresi, padre di Giovanni Antonio II, padre di Matteo Barresi il restautore di Convicino.

Petrus secundus Dei Gratia Rex Siciliae presentis privileggi serie notum fieri volumus universis tam presentibus quam fTTturis quod Abbus de Bar resio miles cìvis Panormi consiliarius familiaris et fidelis noster ostendit et presentavi! nuper noste celsitudini qoddam instrumentum pubblicnm factum per manus notarii et judicis ordinarii ubique et reginalis in tota Sicilia pub blici tabellionis familiaris fidelis nostri debitis solemnitatibus communiter et omni suspicione carens continentiae subsequentis videlicet. In nomine Domini Amen. Anno eiusdem incarnationis millesimo trecentesimo tricesimo septimo mense decembris vicesimo ottavo eiusdem VI Indictionis. Regante Serenissimo Domino nostro Rege Petro secu do Regni eius anno XVII felici ter Amen. Nos infrascripti judices civitatis Cathanie, Bartholomeus de Adam de Messana Imperialis pubblicus notarius et judex ordinarius ubique et regalis in tota Sicilia pubblicus tabellìo et testes subscripti ad hoc vocali specialiter et rogati presenti scripto pubblico notum facimus et testamur quod accedens ad Nostram presenciam nobilis Dominus Abbus de Barresio miles nos actente rogavit nostram super hoc judicum et notarii officium implorando ut quamdam cedulam subscripti tenoris scriptam ecc. Nos vero annTTentes rogatui ipsius utpote ÌTTsto actendentes quod sua intererat dictam cedulam penes se pubblicatali! habere quia detensis nobis actis diete curie vidimus in eis videlicet in uno quaterne actorum ipsorum dicto de cedulis anni presentis sexte Inditionis dictam cedulam fore scriptam quam legimus et ispeximus diligenter ac vidimus eam omni prorsus vicio et suspicione carere cedulam ipsam de verbo ad verbum prout jacet in actis predictis nihii per nos in ea addito mutato vel diminuto judiciali auctoritate nostra inter posita in presentem formam pubblicami per manus mei predicti notarii Bartholomei ex predictis originalibus actibus redigi fecimus et transcribi cuius tenor per omnia talis est: vicesimo tertio decembris VII Indicionis apud Cathaniam. Dum olim condam dominus Alanfrancus de Sancto Basilio miles in ultimis constitutus suos sollemnes testamentum et codicillos in quìbus instituto sibi herede in eodem testamento Alaymucio de Alaymo consobrino suo super Casali Sancti Basilii de quo voluit esse eum contentum de tota hereditate testatoris eiusdem ac dixerit se habere certa bona pheudalia el allodia et inter alia duo feuda sua, unum vocatum Sictasa et alterum Comi- cìnum sita et posita in Sicilia in valle Castri Joannis suis fìnibus limitata et in ipsius testamento et codicillis plura legata et fìdeicommissa reliquerit certis et diversis personis legatariis nominatis in testamento eisdem quarum aliquibus in partem in totum de suis legatis extitit per unum ex commissariis satisfactum qui legata dictus testator voluit et mandavit solvi et assignari debere eisdem legatariis per manus nobilis comitis Manfridi de Claramonte nobilis domini Abbi de Barresio militis et fratis Henrici de Licata ordinis fratruum minorum quos dictus testator suos elemosinarios et fideicommissa rios in dicto instrumento ordinavit et fecit et eis dedit pìenam licentiam et liberam potestatem et auctoritatem intrandi capiendi et vendenti dieta duo feuda et alia allodia dicti testatoris et de precio ipsorum bonorum solvere, traddere, et assignare dictis legatariis legata predicta juxta voluntatem testa toris sui ipsius prout hec et alia in dictis testamento et codicillis Magne Regie presentatis plenius continetur, dictoque Domino Alafranco defuncto et dieta hereditate adhibita per eumdem Alaymum heredem dictus frater Hen ricus tam per se in solidum propter longam absenciam dicti nobilis Comitis Manfridi quam nomine et prò parte ipsius domini comitis prò eidem frati Henrico fìdeicommissario nomine predicto vicem suam concessit in execu 305

tione testamenti predicti qiiod posset percìpere et tendere bona dicti testa toris et cum cautelis distribuere omnia et singula in dicto testatoris et cum cautelis distribuere omnìa et singula in dicto testamento contenta prout in quibusdam patentibus licteris sub sigillo dicti domìni comitis manfridi de cera rubea sigillatìs et diete Magne Curie presentatis per dictum fratrem Henrìcum plenius continetur. Quibus litteris eadem Curia fidem adhibuit volentes exequi dictos testamentum et codicillos acceptante omnia et singula infrascripta dieta feuda Comicini et Sittasam que fuerunt dicti condam domini Alanfranci ut eidem curie constitit fecit per diversas civitates terras et loca Sicilie a tempore mortis dicti condam testatoris usque nunc per plures vias et legitima temporum intervalla prout iura volent et edam ultra ex abundanti circa sollemnitates huismodi voce preconia publice restari ut si quis vellet emere dieta feuda vel eorum, alterum ad dictos fidei com missarios accederet ad quorum edictorum et bannorum emissionem compa ruit empturus dictum feudum Comicini excepto dicto domino Abbo, uno ex fideicommissariis predictis qui comparuit pubblice in Magna Regia Curia supradicta corani eodem frate Henrico ibidem presente et eidem fratri Hen rico prò se in solidum ut supra et tamquam vicemgerenti dicti domini comitis Manfridi in diete commissarie fìdej commissario nomine predicto in eadem curia obtulìt se daturum predicto feudo Comicini cum omnibus jurìbus et pertinenciis suis, uncias aurei mille et centum ei nihilominus assignando et deinde iterum et iterum dicto feudo Comicini per preconem publice ac certi 1 ; aliis iuris sollemnitatibus que in talibus requiruntur adhibitis ut si quis vellet de eo ultra quantìtatem unciarum mille offere et dare in dieta magna curia corani dicto frate Henrico prò se in solidum ut supra et ut vicemgerenti dicti domini comitis supradicto comparere deberet et nullo alio comparent expre tato per tempus et tempore et servatis sollemnitatibus omnibus que in ven dicionibus feudorum et specialiter in vendicione bonorum defunctorum de jure necessario requiruntur, dictus frater Henricus prò se ìnsolidum ut supra et tamquam, vicegerens in dieta commissaria dicti domini comitis Manfridi fidej commissario nomine predicto presens in dieta magna regia curia prò tribunale sedente de conscentia voluntate et auctoritate serenissimi Domini Nostri Regis cum piena et justa cognitione et deliberatone ipsius magne curie ut vendidit tradidìt et assignavit dicto Domino Abbo ibidem presenti et ementi prò se suisque heredibus in perpetuum tamquam ultimo emptori et melius pretium offerenti dictum Comicinum cum hominibus, jurìbus, vos- sallorum terris (1), nemorìbus aquis, molendinis, venacionibus, cannetis, ma-

gistratibus, hedificiis rustitis sive hurbanis, bajulacionibus et jurisditionibus et quibuscumque aliis juribus corporaltbus et incorporalibus ad predictum

feudum venditum ad eius dominios qui prò tempori fuerint de jure spettan tibus ©t pertinentibus vacuum, liberum et expeditum cum, quibus dictus Alanfrancus et antecessores sui dictum feudum cum predictis juribus et per tinenciis jure proprio et ut veri domini et patroni tenuerunt et possiderunt sina aliqua servìtute et exceptìone exceptis iis que domini prò tempore fuerunt dicti feudi facere tenebantnr Regie Curie prò eodem pheudo que dictus dominus Abbo emptor prò se et suis heredibus in presenti empcione subire promisit et ipsa prestare et esibire prò eodem feudo diete Regìe Curie (1) E J ancora una volta e sempre evidente, che Convicino, detto genericamente feudo, uel 1337 è abitato, così come nei secoli precedenti, e fino al 1453, ed oltre è in ogni tempo vitale, fino al 1529, ininterrottamente, come dimostreranno i restanti documenti, quando troviamo solamente il suo nome cambiato in Barrafranca ed il suo barone Matteo Barresi, non è più chiamato «Baro Terrarum Petreperciae Convicmi », ma bensì «Baro Terrarum Petreperciae, Barrafrancae ».

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prò ut dictus dominus Alafrancus tenebatur predictis unciis mille et centum prò predicto integro pagamento et convento pretio pheudi supradicti quos dictus frater Henricus prò se in solidum ut supra et tamquam. vicenmgerens dicti domini comitis Manfridi in prediate comminarle fideicomminario no mine predicto in dieta Magna Curia auctorizantibus consensientibus ac ceptantibus et confirmantibus omnia et singula supradicta et infrascripta ut constitit recepii et habuit in pecunia numerata et tunc ponderata ad eodem domino Abbo emptore prò causa predicta in quem emptorem dictus frater Henricus prò se in solidum ut supra et tamquam vicemgerens dicti domini comiti;; Manfridi ut supra dedit et cessit et transtulit dicto domino Abbo suisque heredibus in perpetuimi omne jus omnesque actiones realem perso nalem utilem directam seu mixtam possessionem et potestatem quod et quam dictus dominus Alafrancus et eius antecessores seu habentes ius et causam ab eis Kabebant iure proprio in pheudo supradicto cum juribus et pertinen ciis suis predictis adeo quod ipso jure traslationis possessionis domimi et furium predictorum liceat dicto domino Abbo et suis heredibus de cetero habere tenere et possidere uti fruì et possidere vendere obligare alienare et de eo et in eo tamquam de re propria juxta titulo aquisito ipse et heredes sui facere velie qui suum constituens dictus frater Henricus prò se in solidum ut supra et tamquam vicemgerens ut supra nomine supradictum feudum venditum prò parte dicti emptoris precario possidere quo usque dictus emptor possessionem dicti feudi adeptus fuerit corporalem quam iurandi et capiendi ipsum propria auctoritate dictus frater Henricus prò se in solidum ut supra et tamquam vicemgerens ut supra nomine quo supra et dieta magna curia eidem, emptori tribuerunt omnimodum potestatem: conveniens et prò mittens nomine quo supra idem frater Henricus dictum feudum venditum defendere dicto emptori sub obligacione omnium bonorum que fuerunt dicti defuncti obligatorum expresse per eum prò eviccione pheudi supradicti: quam pecunie quantitatem: sicul predicitur receptam per dictum fratrem Henricum prò se in solidum ut supra et tamquam vicemgerens ut supra nomine quo supra a dicto emptore prò causa predicta idem frater Henricus prò se in solidum et tamquam vicemgerens et nomine quo supra in instanti edoctus per regiam curiam et comparens de expresso mandatu dicti domini regis qui dieta pecunia indigebat ut constitit prò expensis servitiis inminentis guerre tradidit et assignavit Regie Camere et mandavit et fecit eidem fratri Henrico fieri Regias Patentes licteras sub sigillo ipsius domini Regis ad restì tutionem ipsius pecunie faciende eidem fratri Henrico prò satisfactione dicto rum legatorum in certis membris et juribus ipsius Curie deducto Jure eidem Curie debito prò jure decime relevii et legati unciarum quinquaginta lega tarum per dictum testatorem diete Regie Curie salva deducione defalcacione et diminucione dictis legatariis vel eorum aliquibus faciendo per dictum fratrem Henricum iuxta facultatem dicti testatoris facta collacione de re lictis et legatis per dictum testatorem in dictis testamento et codicillis cum pecunia percepta et percipienda ex vendicione bonorum dicti testatoris. Et propterea dieta Magna Regia Curia se expresse coscientie dicti domini nostri regis mandatis ut constitit lege vel costi tucione aliqua non obstante providit perpetuum silencium imponi, et perpetuimi silencium imposuit dictis lega tariis et ereditoribus et eorum cuilibet licet absentibtis tamquam presentibus quod ulterius dieta legata et debita non possint nec debeant petere a dicto domino Abbo seu aliquo alio jus et causam habent ab eo nec aliquem accionem habeant in dicto feudo et contra dictum pheudum quam. accionem dieta Magna Curia de expressa coscientia dicti domini nostri Regis substulit et abidicavit in totum a legatariis ereditoribus dicti quondam domini Alafranci 307

lege aliqua in contrarium dictant et huic adnusante aliquatenus non obstante et salvo quod legatarii et creditores ipsi possint debita et legata eorum petere a dìcto fratre Henrico vel aliquo alio prò eo tempore quo receperit pecuniam supradictam auctoritate dictorum regiarum patencium litterarum statuente nihilominus eadem Magna Curia de conscientia dicti domini nostri Regis dicto emptori in ipsa empicione plurissimam securitatem pheudi pre dicti que omnia et singuìa acta sunt in dieta magna curia de espressa coscien tia dicti domini nostri regis ut constit ecceptantis auctorizantis et confir mantis omnia et singula supra dieta et salvo semper servicio regie curie debito et salvis pecuniarum quantitatibus ipse curie debitis prò dicto jure dicimo relevii et legati si eidem curie de eis nondum extitit satisfactum quas sibi reservat et retinere vult videlicet ipseas pecuniarum quantitates tantum de pecunia supradicta ut de hiis omnibus constitìt eidem magne curie satis piene cuis rei causa presens cedula facta est penes acta diete magne curie in scrìptis redapta dicto domino Abbo et quorum aliorum interest suo loco et tempore valitura. Recepta Cathanie in piena curia vicesimo tercio dicem bris sexti indicionis. Unde ad futurain memoriam et dicti domini Abbi et heredem suorum cauthelam factam est exinde presens pubblicum instrumen tum per manus mei predicti notarii BARBOLOMEJ ex predictis originalibus actis transumptum nostris subscripcionibus et testimonio roboratum. Actum Cathanie ecc. seguono le firme e l'omaggio che Abbo presta al Re, allo stesso modo del precedente omaggio del suo precedessore Alafranco prestato al padre, Re Federico d'Aragona. Segue ancora nello stesso documento la conferma di Convicino a Giovanni Antonio Barresi I, successore nella baronia del cugino Arcimbao, successore di Ughetto Barresì, successore del fratello Aitale Barrese, successore dell'altro fratello Abbo, il compratore di Convi cino (Palermo 9 agosto 1453). Alle firme segue l'ultima investitura a Gio vanni Antonio Barresi II, figlio del precedente Giovanni Antonio (Palermo 26 agosto 1471) con le stesse condizioni applicate ai precedenti baroni di Convicino: « retentis tamen et reservatis que a presenti confirmacione oronino escludimus, iuribus lignaminum si qua sint, in pertinenciis diete terre Con-

vicini que curie debentur nec non minerìis, salinis, solacis, forestis et defensis

antiquis que sunt de regio demanio et ea velut ex antiquo eisdem demanio et domìnio spettantia volumus servari et si in pertinenciis sint aliqui barone,?

et pheudatari qui prò baroniis et pheudis eorum in capite regie curie te neantur eidem curie serviant et tenentur. Quodque lili quibus in pertinenciis dicti feudi habent aliqua possessiones jura et bona per retroreges aut per dominum regem concessa, ea teneantur prò ut ipsa ipsis per ipsos aut domi num regem concessa fuerunt. Si vero pertinencia dicti Pheudi protecederunt usque ad mare jus, dominium et proprietas totius litoris et maritime perti nenciarum ipsarum in quantum a mare infra terram per iactum baliste ipse pertinencie protenduntur tamquam ex antiquo ad regiam dignitatem spectan cia eisdem demanio et dominio reservantur. Et quod animalia et equitature araciarum et massariarum regiarum sumere valeant pascua in tenimentis dicti pheudi et quod dictus Joannes Antlionius et heredes sui sint incole Regni Sicilie et sub regia fidelitate et dominio habitent ecc. ». Seguono le firma, l'omaggio richiesto, le riserve della curia regia che vengono ancora elencate come sopra e la firma del Viceré e del Protonotaro del regno.

Il documento è tratto dai Registri del Protonotaro del Regno, presso l'Archivio di Stato di Palermo, anno 1470-1471, f. 88 e segg, A margine del

foglio 88 si legge: « Pro Magnifico Joanne Anthonio Barresio Barone Petre- percie. Investitura ».

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Doc. 11 (inedito) Anno 1436. Aitale Barrasi, figlio di Abbo, il compratore di Convitino, barone delle Tèrre di Pietraperzia e di Convicino (1) lascia i suoi beni ai (1) Qui come nei seguenti contratti di Giovanni Antonio e di Matteo Barresi, che presso U notaio Gregorio Catalano solamente oltreoassano il centinaio, Artale è chia mato Barone delle Terre di Pietraperzia e Convicino. In tutti i documenti ufficiali della Regia Curia si fa accenno, come nel Doc. 10, al Feudum Convicini, mentre mai si parla del suo casale o meglio ancora della sua Terra. Il motivo secondo me deve ricercarsi nel fatto che solo in un secondo tempo avviene la concessione dell'abitato (col suo vas sallaggio), prima di pertinenza Regia. Allo stesso modo mai si accenna al castello di Convicino, di cui se ne conosce l'esistenza già fin dal 1172 (cfr. il mio Lavoro Note della Chiesa ecc. cit., Doc. 2), perché nelle varie infeudazioni susseguitesi al dominio Aleramico rimane di proprietà regia e perciò in tutti i diplomi di investitura, come ab biamo detto, si accenna solo al feudo, ossia al territorio della Terra, che è il solo a venire infeudato. L'infeudazìone del « Costrutti Convicini » avviene pure molto tardi (Doc.

VII delle mie Note, ecc.), quando con l'investitura di Matteo Barresi del 15-10-1510, dopo la morte del padre Giovanni Antonio 2°, gli viene concesso col castello il Mero e Misto Imperio, ossia la giurisdizione criminale, che prima era di pertinenza regia, colla facoltà di potere applicare la pena di morte, la mutilatone di membra e la deportazione (capitanìa giudiziaria con castellanìa e con la capitaria di guerra alle dipendenze del barone di Convicino).

In documenti successivi vedremo il retaggio di questo regio patronato sulla Terra e sul castello estrinsecarsi ancora in due chiese: la chiesa principale o Vecchia Matrice e la chiesa di S. Maria del Soccorso, che oggi non esiste più nemmeno. Con questa di stinzione che appare chiara solo dallo studio diretto dei documenti d'archivio, su cui non esiste una letteratura concorde, iì feudo nella sua totale integrità comprende, oltreché il centro abitato o terra, il vassallaggio o abitanti, il « Castrimi », complemento indispensabile di nobiltà ed il territorio, che nelle investiture viene chiamato generica mente «Pheudum». Ma dobbiamo ancora chiarire un altro concetto. I feudi vengono distinti in nobili ed ignobili o rustici, chiamandosi nobili quelli popolati ed ignobili quelli senza abitanti. Questa distinzione deve invece modificarsi secondo Io scrivente, nel senso solo quantitativo e cioè che i feudi rustici cosidetti ignobili sono molto più piccoli e costituiti da un solo feudo con una sua propria giurisdizione territoriale indi pendente da altri feudi sia ignobili che nobili, mentre i feudi nobili, altrimenti chiamati col nome generico di « Terre » popolate, sono invece composti da diversi feudi, detti altrimente marcati, i quali non hanno ciascuno una propria giurisdizione individuale ma tutti assieme ne costituiscono una sola. Inizialmente anche i feudi cosidetti rustici sono popolati ed il loro centro abitato è chiamato più propriamente « Casale », avente la sua giurisdizione su di un solo feudo.

Con lo studio comparato dell'archeologia e della diplomatica con la storia stessa dei feudi (anteriormente al lungo periodo prima della riforma catastale definitiva del 1811), posso affermare senza tema di sbagliare che questa distinzione quantitativa, che determina la vera differenza tra i due tipi anzidetti, risale ad epoca molto antica che può riportarsi fino all'eposa imperiale romana, solo che per il Casale, a mio modesto parere, sarà avvenuta, in epoca araba, una divisione permanente che persiste tuttora, parziale e limitata a quelli che non si ricostruirono tra loro in epoca normanna, per riportarsi alla estensione, o quasi, del periodo imperiale.

Non c'è feudo rustico che presso la sua fattoria non abbia avanzi di quest'epoca, che si manifestano con piccole necropoli e piccoli abitati nelle immediate vicinanze, come non c'è abitato attuale in Sicilia (evidentemente i nostri studi sono limitati e si riferiscono solo a questa regione) che non risalga pure a quest'epoca (B. PACE, Arte e Ci 309

figli Bernardo, Abbo, Juliano, Niccolo, Tommaso e Laura. Testamento di cui parla Padre Dionisio da Pietraperzia, nel MS. QqHl55, presso la Biblioteca Comunale di Palermo (2).

viltà della Sicilia Antica, Città di Castello 1949, IV, 141), salvo le dovute eccezioni di divisione e frantumazione in epoca araba, seguite però dalla nuova ricostruzione della proprietà terriera in epoca normanna. Ma la divisione originale risale sempre all'epoca più antica, alla romana e per molti centri addirittura ai primi periodi della civiltà sicnla, come per il centro abitato sul Monte Dissueti presso Mazzarino, frazionato in tanti villaggi e come tanti altri ancora di quest'epoca, così come può dirsi anche per Bar rafranca il cui territorio è pieno di ceramica dell'ultimo periodo siculo (B. PACE, 1, 200), mentre poche sono le Terre attuali che nella conformazione territoriale risal gano all'epoca Normanna, quando in esse vediamo tracce della vita più antica sin golarmente in ogni suo feudo, che si arresta proprio a quest'ultima epoca. Ma la con centrazione terriera anche per queste eccezioni potè avverarsi fin dall'inizio, e fin dal l'inizio per queste unità territoriali potè aversi la distinzione che poi ci fu tra la Terra ed il Casale. Le attuali fattorie sparse nelle assolate campagne siciliane, vere oasi di ristoro in vaste zone del tutto deserte, spesso non sono che le eredi delle fattorie romane e dei Rahal o Casali arabi e normanni, allo stesso modo degli attuali centri abitati che rappresentano l'evoluzione in senso unitario di più feudi, fin dall'epoca romana. Il nome di Pheudum che viene dato a Convicino deve intendersi, per concludere, riferito al suo territorio, composto da diversi feudi costituenti un'unica Terra. In genere erano due strade che dividevano il territorio di una terra o città quando i romani impiantarono qui come altrove le loro colonie, servendosi di agrimensori che le divisero col sistema della * Cen turiatio > prima in quattro parti col «Cardo Maximus » e il « Decumanus Maximus », ed ogni quadrato poi in tante « Insulae » o « Centuriae » (compresi gli « Agri Intra clansi »), che a loro volta si suddividevano in lotti per coloni o « sortes » dì 8-10 ettari ciascuna. Il significato agricolo della « Centuria » equivaleva a quello militare, cioè della squadra di cento soldati con le famiglie. Tale divisione si trova, come in tantissimi altri, nel territorio dell'attuale Barrafranca, erede Iella Calloniana romana, diviso sostan zialmente in quattro grandi quadrati o feudi o meglio Marcati (in ognuno dei quali si trovano sparsi avanzi di abitati e cimiteri romani sempre nei pressi delle fattorie), dal l'incrocio di due vecchie strade, la Catania-Agrigento e la Siracusa-Palermo, incrocio che coincide con l'abitato principale sede della vita amministrativa, politica e giudi ziaria della colonia, composta dagli ex feudi Torre, Sfornino, Calati (che si espande verso il centro e a scapito dei restanti) e Tardara.

(2) A p. 5 di questo ms. il Dionisio ribatte la tesi dell'antichità, oltre l'epoca araba, di Barrafranca ed aggiunge che erra il Fazzello quando ne chiama suo edificatore Matteo Barresi, « che per dir meglio deve dirsi il riedificatole di Barrafranca, per l'addietro chia mata Convicino ».

Doc. 12 (inedito) Contratto di compra vendita tra Giacinto Attanasìo ed il padre Antonino della Terra di Convicino e Luigi Cascino da Piazza, Archivio di Stato Cal tanissetta, Registri del Notaio Gregorio Catalano da Piazza, Stanza 2*, Scaf fale 47, Volumi segnati Sez. C 2 n. 79, voi. 1, p. 4 (1).

(1) I registri del Catalano sono sette, formati da fogli in gran parte scuciti, che misurano cm. 31 x 21 racchiusi in rilegature grossolane dì cartone bianco su cui sono le indicazioni. La carta spessa è contrassegnata da cinque marche (forbice, un cande labro con una croce, una mano aperta, una stella dentro un cercio ed un'ancora dentro 310

Die V mensis Januarij Vili Ind. 1489. Apud Terram Convicinij. Antonius et Jacintus de Atanasi pater et filius HABITATORES TERRE CONVICINIJ Presentes coram nobis sponte ex restanti unciarum duarum promiserunt et se solleniter obligaverunt dare tradere et assignare Aloisio de Caxino de Terra Platie presenti etc. florenos octo prò singulo in fine mensis augusti proximi venientis ex assignatione et venditione duorum combine riorum, unius pili bruni et alterius pili morglini habitorum et receptorum ut dixerunt. Retinentes etc. Obligantes simul et in solidum et separaliter eorum personas etc. ut bancum et loco banci, curie potestate, retinentes privilegio fori etc. privilegio Heraclìe, cum pacto de .ion opponendo nec judicis ofKcium implorando etc. prò quibus juraverunt.

Testes Petrus de Atanisio Mr Joannes de Jambertono Nicolaus de Milano iin cerchio). Il primo volume è formato di 644 carte in 322 quaderni. Gli altri volumi hanno presso a poco lo stesso spessore, il voi. 7 invece è più ridotto di spessore.

Doc. 13 (inedito) Giacinto de Vara da Mazzarino, compra in Convìcino del frumento dal nobile Marino Crescimanno procuratore del nobile Pietro Monrugno, mer cante Catalano. Archivio di Stato di Caltanissetta, c.s. voi. 2 (1470-1512), contratto del 3-12-1489.

Ili Decembris Vili Ind. 1489. Aptid Terram Convtcinij. Quod presens coram nobis in Terra Convicinij Jacintus de Vara de Terra Mazarenf cum expresso mandatu alias consensu Petri de Vara eius patris presentis etc. sponte dixit et confessus fuit habuisse et recepisse a nobili Marino de Criximanno veluti procuratore nobilis Peri] Monrugno eius soceri mercatoris Catalanj unciam unam et tarenos XXIII prò saldo. Reti nens etc. Et promisit et se solìeniter obligavit dare tradere et assignare eidern Marino tantam quantitatem frumenti et ordei boni utilis mercantibillis non puncti nec balneati nec malitiati delati in Terra Platie de massio ad merca torem iure solutionis proxime venientis que ascendat ad dittam summam pecuniarum. In pace etc. Obligans etc. ut bancum ecc. Pro quibus jurave runt etc.

Egregius Notarus Andreas de Calaxibetta Nobilis Joannes Li Gambi Leonardus de Mancusio Doc. 14 (inedito) Giovanni e Federico Li Gambi da Mazzarino creano loro procuratore il nobile Luigi de Magdalono, perché si rechi in Pietraperzia per stabilire con Giovanni Antonio Barresi il prezzo degli erbaggi del feudo di Rajalfara, in territorio di onvicino. Notaio C. Catalano, ecc., voi. 1, p. 8.

Die XIII mensis Sptembris Vili Ind. 1490. Apud Platiam.

Quod honorabilis Joannes et Fridericus de li gambi, fratres de Terra Mazarini exposuerunt dicentes quod cum inter eosdem esponentes uti arren 311

datarios feudi di Rajalfara in territorio Convicinij et spettabilem dominum Jannem Antonium de Barresio barone Terre Petrepercie Convicinij etc. et domini dicti feudi debeat fieri calculus de pretio et juribus dicti feudi traditis et consignatis per eosdem exponentes ipsi remaneant debitores et uti debitores possint pecunias debitas solvere prò eonfectione probitate et legalitate nobilis Aloìsii de Magdalono, eum Aloisium Creaverunt procuratorem attorem fat torem ad se ipsum particulariter conferendum in dictam Terram Petrepercie...

Cum dicto spettabili domino nomine eorum de pretìo et herbagiis predicti feudi di Rajalfara et aliorum feudorum ecc.

Testes Egregius Notarus Andreas de Calaxibetta Julianius de Tridera Doc. 15 (inedito) Protesta di Giovanni Antonio Barresi per la carcerazione di due suoi vassalli ad opera di un regio algozzino e del barone della Terra di Mazza Tino e Grassuliato. Notaio Catalano ecc., voi. I, p. 33.

Die XXI febraj XI Ind. 1492 Apud Terram Petrepercie.

Et testamurquod in mei notarij presentia particulariter constitutus in Terra Petrepercie magnifìcus et spettabilis dominus Dominus Joannes Anto nius de barresio dominus et baro diete Terre, Convichinij etc. esponit dicens quod cum magnifìcus ipse intendat se pubblice et in scriptis protestar! adver sus spettabilem dominum Terre Mazareni Graxuliatì etc. supra captione et indebita retentione unius eius vassalli et civis casalis Convichini nomine Masi Diamanti et centra nobilem Fridericum boben regium algozinum supra ca ptione et carceratione indebita unius sui nomine Pantalej. Ideo constituit nobilem Nicolaum de Molle de Terra Mussomelli legitimum et indubitatum procuratorem ad se conferendum ad eamdem terram Mazarini et Platie et se ipsum nomine ipsius spettabili domìni constitueri personaliter et in scriptis protestandi centra dictos spettabilem dominum et algozinum Ecc. Eodem.

Et testamur quod in mei notarij particulariter presentia constitus magni fìcus spettabilis dominus Dominus Joannes Antonius de barresio dominus terrarum Petrepercie Convicinij sponte asserii dicens quod cum in ultro die carnisprurij nobilis Fridericus boben regius algozinìus se ipsum, particulariter contulerit ad dictum terram Convicinij et cepit quemdam vassallum ipsius spettabilis domini a dicto casali nomine Pantalej, quem carceratum adduxerit ad tcnam Mazzarini (1) et quia idem magnificus per eo intercedere intondit ideo me predictum notarium requisivit ut infrascriptam fideiussionem reci pisset et stipulasset et eam recepì et nomine Regie Curie stipulans modo infrascripto videlicet. Pro Marco Panlalej de Casale Convichinij cive et habi tatore capto et carcerato per nobilem Fridericum boben regium algozinum deexernendo et presentando ad nomen Regie Curie requisitione cum omnibus obligationibus remunerationibus debitis et opportunis in forma diete Magne Curie sponte et solleniter fìdeiussit predictus spettabilis dominus, presente me predicto notare etc. In fondo è scritto: « Non fuit pubblicatus nec effettuai habuit ».

Doc. 16 (inedito) Restituzione di due buoi che tengono Giovanni di Lavoro e Vituchio Bonanno, Bajuli della Terra di Convicino. Notaio Catalano, ecc., voi. 2.

312

Die V martii XI Ind. 1492 Apud Platiam.

Et testamur quod in nostrum particulariter presentia constituti magni ficus et spettabilis dominus Petrus de Nasello, dominus et baro Terre Chomisi et feudi Mastre (1) ex una parte et joannes de Bancherio de Terra Platie presente ex altera sponte assuerunt dicentes quod cum magnifìcus in Terra Platie predicta et in eius castro civiliter impedivisse salva actione criminali supra restitutionem duorum bovuum, Joannetn de Lavoro et Vituchium de Bonanno bajulos Terre Convicinij permisit excarcerare quin prius haberet boves predictos seu eorum pretium. Ideo ditte partes sponte devenerunt ad infrasciptam concordiam et pactum videlitet quod dictus Joannes promisit et se solleniter obligavit ipsi magnifico presenti etc. Quod magnifìcus Do- minus Terre Convicinij summarie sìmpliciter et de plano infra dies quindecim ab hodie innantea continuando de justitia expediat dittam conventionem bovuum et si ellapsis dittis diebus quindecim eam non epedierit, idem Joan nes teneatur et sic se nomine prò pretio obligavit et debitorem principaliter constituit ipsi magnifico presenti etc. Dare tradere solvere resarcire et assi gnare uncias duas et tarenos vigintiquattuor prò pretio dittorum bovuum una cum omnibus dannis. Preterea idem Magnificus eos expedivit et cause usus est quod prò se ulterius carcerati non essent. Obligans idem Joannes etc.

Testes Magnificus Ferdinandus de Zunica capitaneus Terre Platie Nobilis Antonius de Maleta Vincentius de Bueto Doc. 17 (inedito) Antonio Gentile e Pietro Neglia della Terra di Ceraci vendono a Gio vanni Piazza tutto il formaggio che nel mese di aprile prossimo verrà prodotto « in feudo Rtvjalfara in Territorio* Terre Convicinij », nell'anno 1492. Notaio Catalano ecc., voi. VI, Sez. C 2 n. 72 (1491-1495), volume con 180 quaderni e 360 fogli, numerati.

Die XI martij XI Ind. 1492 Apud Platiam.

Antonius Gintilj et Petrus de Negla presentes coram nobis de Terra Gi rachij ut dixerunt et consentientes sponte vendiderunt Joannj de Plaza de Terra Platie presenti etc. omnes caseos eorum mandre facìendos per totuni mensem aprilis proximi venientis in feudo rajalfara in Territorio Terre Con vicìnj hoc anno presenti ad rationem de tarenis quindecim prò quolibet can taro cum pacto quod dictus Joannes teneatur solvere jus doane videlicet gra nos quinque prò quolibet cantaro et quod singulis diebus debeat capere concaseos predictos. Cum pacto quod concasei sint boni etc.

Testes Vincentius de bueto Joannes de Anna Joannes de palminterio.

Doc. 18 (inedito) Diciotto abitanti della Terra di Convicìno si impegnano di pagare il loro debito al magnifico Giovanni Antonio Barresi per l'acquisto di giovenchi, e 313

cioè sette abitanti si impegnano di pagare ciascuno onze 4 e tari 20 per la vendita di 4 giovenchi a ciascuno di loro, e gli altri undici abitanti di pagare sempre allo stesso signore onze 2 e tari 10 in 4 rate in seguito alla vendita di 2 giovenchi a ciascuno di loro.

Die XXII augusti X Ind. 1492, Apud Terram Petrepicie.

D. C. Magnifico Domino. Et testamur quod in nostrum presentia perso naliter constituti Philippus de Meli, Philippus de Ulglara, Antoninus de Maria, Simon de Sanctoro, Angelus de Perrono, Joannes de Neapoli, et joan nes de Golino, omnes abitatores Terre Convicinij, sponte dixerunt et se solleniter obligarunt dare tradere et assignare: videlicet quilibet eorum prò rata uncias quatuor et tarenos viginti ponderis generalis magnifico et spet tabili domino johanni Antonio Barresio domino terrarum Petrepicie Convi chinij etc. presenti etc. ex venditione et assignatione quatuor gencorum prò quolibet ipsorum; quos quilibet ipsorum dixit et confessus fuit habuisse et recepisse ad ratìonem de uncia una et tarenis quinque prò quolibet gencone; nec non et magister Antonius de Calafatto, Antonius Carbonaro, Marcus Dia manti, Nucius de Raja, aimundus de Saladino, Johannes de Archudachi, Tho lomeus de Campanella, Antoninus de Garofalo, Johannes de Tissa, Felix de Riggio, Antonius de Giglo, similiter habitatores Terre Convichinj, sponte dixe runt et se sollemniter obligarunt dare tradere et assignare ipsi magnifico domino presenti etc. videlicet quilibet eorum prò rata uncias duas et tarenos decem ponderis generalis ex venditione et assignatione duorum gencorum prò quolibet ipsorum quos quilibet eorum dixit et confessus fuit habuisse. et recepisse ad dictam rationem uncie unius et tarenorum quinque prò quolibet gencone. Renuntiantes etc. quasquidem pecunias prò rata modo predicto et quolibet prò sua parte assignare promiserunt ipsi magnifico presenti etc, hoc modo videlicet in quatuor solutionibus hoc est in recolut ioni bus anni undecime inditionìs proxime venientis innantea numerando. In pace etc.

Cum pacto tamen expresso quod si ipsi intra dictum terminum annorum quatuor recessissent a dieta Terra Con-càchini} et in ea non habitassent quod ille qui recesserit et non habitaverit debeat dictas pecunias videlicet totam ratam suam non expectato fine dicti temporis, normaliter solvere et assignare ipsi magnifico domino: attento maxime quod ut dixerunt dicti gencones tanti valent normaliter quanti venditi fuerunt ipsis debitoribus credentialiter et dictum tempus fuit eis concessum respectu diete habitationis, obligantes omnes prò rata sua ut supra etc. et specialiter eorum personas ut bancum et loco banci cum potestate variandi etc. cum refectione omnium damnorum etc.

et maxime viaticarum ad tarenos tres die quolibet. Renuntiantes omni actioni et exceptioni doli, mali etc. privilegio fori, tempori feriale, consuetudinibus omnium locorum, ritui Magne Curie, beneficio moratorie, cessionis bonorum, quinquennali dilatìoni, privilegio Heraclie, etc. ac omnibus aliis legibus sta tutis privilegiis juribus et auxiliis quibus centra premissa possint se ipsos adiuvare; modo aìiquo vel tueri quibus expresse et cum juramento renun ciarunt cum: reservatione manus iniectionis super dictis genconibiis sine discussione bonorum etiam si per plures manus ambulaverunt cum pacto quod possint ubicumque locorum et coram quibuscumque officialibus con veniri cum pacto etiam quod non possint se opponere nec aliquid alligare nec pervenire nec se deifendere nec judicis officium implorare nec quicquam dicere quin prius saldaret debitum et expensas: et si obtinerent privilegium terre Heraclie aut quasqumque dilationes moratorias, privilegia aut cessiones bonorum quod eo casu habeantur loco oppositionum et non possint eas pre 314

sentare nec illis gaudere quin prius solvant ut supra obstante dicto facto de non opponendo prò quibus etc. Juraverunt omnes etc. iuxta formarci etc.

Nobilis Marinus de Cagno Nobilis Salvatorius de Butiglerio Mota Racasemi Magister Antonius de Piicelo (1).

(1) Cognomi questi che si conservano tuttora, con la differenza che i Buttiglieli ed i Cagno non sono più nobili mentre lo sono i Pucci.

Doc. 19 (inedito) Giovanni Antonio Barresi, barone delle Terre di Pietraperzia e Convi cino ingabella a persone di Mazzarino le terre del feudo di Bucciarria, in Territorio di Convicino « ad USUITI massariarum » secondo le consuetudini della Corte Baronale di Convicino.

Die quinto mensis juannarij XIII Ind. 1494 Apud Terroni Convichinij. Et testamur quod nobis aceersitis et exentibus in presentia magnifici et spettabilis domini Don Johannis Antoni] de Barresio domini terranim Pe trepercie, Convichinij etc. dictus magnifìcus dominus ingabellavi! concessit et arrendavit Johanni de Marino, Perio de Birnunzo, Nicolao de Galglano, Joanni Mannijurati, Nicolao de Trigona, Paulo de Terranova, Puchio de Su dato, Petro de Gueli, Antonio de Gueli, Antonio de Sancto, et Jacobo de Terranova de Terra Maczarenj, presentibus etc. simul et in solidum omnes terras laborativas exceptis mandris et massariis necessariis feudi Bucharrie

de l'aqua di la fontana di la portello, di Buccharria chi è la via vecchia chi si

va da Pietrapercia a lo Maczarino a pindino comu va> l'aqua, ad usum mas sariarum prò annis quatuor continuis et completis incìpiendo ab anno pro ximo venturo innantea continuando, videlicet prò annis XIIII, XV In dìcionis proxime quod per anno presenti possint rumpere et solvere jus rumpture ad radionem de tarenis sptem et granis decem prò quolibet anno dìttorum annorum quatuor jure solutionis cuisquolibet anni juxta consuetu-

dinem et observantiam\ Tene Convichinj que ut dixerunt talis est, videlicet chi per orrmi aratatu si paga frumento salmi ching et tumuna dechi, ex orsù salma una et tumuna dui et tari unu per raxuni di racha cum hoc chi si pluj si seminasse, li ditti salmi ching et tumuna dechi di frumento et salma una et tumuna dui di orsù prò aratalo, tanto pluj divino pagari a ra xuni; et accussì ancora si seminasse frumento divi eodem modo pagari in frumento, et si minu si seminassi di salmi ching di frumento et di salma una et tumuna dui di orsù per omni aratatu in modu chi non si hàgia m\ay a corrìxputari l'orsu cum, lu frumento né lu frumento cum l'orsù: ma sempri si hàgia a pagati per aratatu salmi ching, et tumuna dechi di frumento et salma una et tumuna dui d'orsu non seminando plui ut videlicet. Item si ultra fru mentum et ordeum seminàssiro favi, chichiri, lintichi, Uno et cannavèa et omni altra cosa si paga di quelli lu terràju, tummìnu pi tumminu excepto dì

la cannavèa, di lu Unu, chi si paga la decima, zo è di ogni dechi mazi uno (1).

Hem et plus chi per quanti arati irgiràno a lu seminarj tanti jumati divino dari a quella raxuntj di tari uno et grana ching prò aratatu ad electioni di la ditta Curii ài Convochino. Et licei de consuetudine diete terre Convichinj sit chi li ditti terragi si assignanu a Plaza oy punì a petrapicia oij xurte a

(1) Consuetudine molto antica che risale all'epoca romana. Le consuetudini sud dette e le seguenti, in volgare, sono proprie di Convicino.

315

lu Convichinu, et pagàrisi la portatura assegnandosi a lu convichino ad electioni di la Curii. Tamen ex quadam speciali gratta ditti Magnifici chi li ditti frumenti et terfagi si hàgiano assignari e portari a Petrapircia oy puru a lu Convochimi et pagàri la portatura chi chi vurrìa da lu dittu fègu a Petrapircia ad electioni di la ditta Cuti. Item et tucti li ristuchi su et divino esseri di la ditta Curii declorando chi ponnu et divino esseri di la ditta Curii declamando chi ponnu et divino in dicto .boy et genchi tinnìrisi di sei per aratatu et si plui in ditto tenìssiro divino pagàri tari uno per boy; promit tentes ditti ingabellatores simul et in solidum juxta formami diete observantie superius expressate dieta frumento ordea et terragia solvere et attsignare modo

quo supra eidem] magnifico presenti eie. sub ypoìeca et oblìgatione omnium bonorum suorum etc. Obligantes separaliter eorum personas ut bancum et loco banci cum potestate variandi etc. cum refectione etc. et maxime viati carum ad tarenos tres die quolibet. Retinentes privilegio fori, tempori feriarum benefiico moratorie et cessìonis bonorum Regie Curie, privilegio Heraclie etc.

cum pacto de non opponendo nec prevenendo, nec judicis officium implo rando, nec defendendo quin prius solvant. Et licet Nicolaus de Trigona sit in solidum obligatus cum aliis predictis personis tamen prediate alie persone promiserunt et promittunt eum servare indemnem et quod non solvet nisi tantum jus duorum aratorurn ad dittarti rationem et dictus Magnifìcus sibi reservavit et reservat herbagia dicti feudi que remaserunt et remanent prò eodem. Magnifico, Pro quibus Juraverunt etc.

Testes Nobilis Petrus de Balsamo de Cornicino Nobilis Antonius de Grìxo de Cornicino Mr Parisius Grataplaga de Platia Aloysius de Caxino de Platia Mr Johannes Jambertono » Doc. 20 (inedito) I notabili di Convicino eleggono dei sindaci perché si rechino da Gio vanni Antonio Barresi loro barone come parlamentari esponenti i loro bisogni, e perché possano agire contro di lui anche citandolo davanti ai magistrati civili e penali. Notaio Catalano ecc,. voi. 1 (1489-1537), doc. n. 4, presso FArch. di Stato di Caltanissetta ecc.

Die XIIH Marci] XXIII Ind. 1494 Apud Terram Convichinij.

Et testamur quod in mei notarij presentia particulariter constitutus Joannes de Crimona, habitator Terre Convichinij, sponte exponìt dicens quod cives et habitatores et UNIVERSITAS TERRE CONVICHINJ, volentes tam civiliter quani criminaliter agere centra magnificum et spettabilem domìnum Joannem Antonium de Barresio, dominum terre predicte Convichinj, per

universale parlam\entum ipsius Universitatis, creaverunt syndicos ipsius,

eumdem et spettabilem Joannem Ricubeni alias lumorello (sic), scalorium de marota, paulum perdicario, gregorium de romana, et johannem calafacto quibus dederunt amplam potestatem tam agendi et acusandi quam et remit tendi accomodandi et liti cedendi, itaque quod major presens eorum fatetur contra dictionem minoris presentis non obstante validum et perfectum esset prò ut per acta ad que se reffert apparere dixit. Deinde fuerunt predicti syn dici et ambasiatores per majorem partem et quasi per omnes illos qui eos creaverunt et in eorum creatione convenerunt in parlamento predicto, revocati prò ut apparere dixit tenore pubblicorum actorum celebratomi^ tam in attis meis quam et in actis nobilis notar] johannis Thome Barbarino. Quod viden 316

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tes predicti gregorius, scalorius, paulus, johannes de romana cessunt liti omnibus quistionibus tam civilibus quam criminalibus predictis, tam tempta tis quam temptandis centra ipsum magnificum dominum et eidem magnifico domino remiserunt prò ut apparere dixit tenore duorum pubblicorum actorum celebratorum in actis dicti nobili notarij johannis Thome die Vili 0 januarij XIII Ind. Instantis et die XVII eiusdem mensis. Et attendens dictus expo nens tam ad revocationem ipsorum syndicorum factam per dictos cives, quod et ad remissionem et litis cessionem factam per dictos syndicos eis collegas volens quilibet eorum voluntati se conforme reddere; sponte dictus exponens tam prò proprio nomine quam et nomine diete universitatis et unus ex syn dicis predictis eodem modo et forma quibus dicti syndici cessunt liti questio nibus predictis et remisunt ipso Magnifico domino cessit et cedit liti questio nibus predictis civilibus et criminalibus et eidem magnifico domino remisit et remittit cum omnibus obligationibus remunerationibus et clausulis in dictis attis pubblicis contentis et expressatis prò quolibet juravit etc. pre sentibus omnibus premissis predictis johanne ricubeni, alias lumorello, sca lorio de marota, paulo de perdicario, gregorio de romana et johanne de ro mana et dictam remissionem et litis cessionem per eos tamque syndicos fattas rappacificantibus et confirmantibus ac iterimi et denuo omnibus simul et in solidum uno eodemqumque consensui eademqumque spontanea voluntate remittentibus dicto spettabili domino pariter et perdonantibus et predictis questionibus tam civilibus quam et criminalibus temptatis et temptandis liti cedentibus cum omnibus obligationibus et dictis et predictis cunctibus con tentis et sic juraverunt, presente in omnibus dicto spettabili domino et omnia premissa legitime stipulante ac dictam remissionem et litis cessionem acep tante.

+ Ego presbiter ninus de cutrona testor + Ego frater Pascalis de Aversa testor + Ego Joannes Petrus de Callary Testor Doc. 21 (inedito) Giovanni Chirco abitante in Convicino crea procuratrice dei suoi inte ressi la moglie Flora per rappresentarlo nella Terra di Jaci.

Die quarto mensis decembris XIII Ind. 1494, Apud Terram Convicini.

Johannes lu chircu alias catanìsi habitator Terre Convicinj presens corani nobis sponte confisus de fide industria et sufficientia floris eius uxoris eamdern floram presentem constituit fecìt creavit et solleniter ordinavit in eius veram legitimam et indubitatam procuratricem atricem et negotiorum gestricem cum auctoritate et potestate substituendi procuratorem vel procuratores umim vel plures ad consequendum, in quaquunque parte huius Regni et corani quovis magistratu et ad petendum exigendum recipiendum et habendum ab omnibus et quibuscumque debitoribus ipsius costituentis omnia bona pecunias et res debitas ipsi constituenti et specialiter certas terras vacuas existentes in terri torio Terre Yachj a terra relicta quondam Leni] de la Spina et a Jacopo Pannj et de recepto scripturas quavis faciendum etc. et si opus erit in judiciis litem contestandum; sacrum calunnie et cuislibet sacramenti generalis in alia dieti constituentis, producendum compensandum replicandum et exici piendum concludendum senlentiam sive sententias fieri petendi et si opus erit appellandum et appellationem prosequendum etc. et generaliter omnia 317

et singula faciendum qua exigunt eorum merita et qua ipse idem constituens facere posset donec bona predicta recupet et habeat ecc. Juravit etc.

Testes Egregius Notarus Archita de Cagno Mr Raymundus de Arangio Mr Tacintus de Pecuro J Doc. 22 (inedito) Alfonso Sanso vende a Parisio Riva uno schiavo di nome Cristoforo per onze 14. Notaro Catalano, voi. 2.

Die XIIII Julij XV Ind. 1497 Apur Terram Convicinj.

Honorabilis Alfonsus de Sanso civis siracusanus ut dixit et consentiens sponte ad usum magasenorum vendidit et venditionis nimine assignavit Parisio de la riva de Terra Platie, habitatorem Terre Convichìnij, presenti etc. quem dam servum nigrum Silvestrum nomine Cristoforum etatis annorum XVI vel circa de compra nobilis Joannis barba quem ipse emptor dixit habuisse et recepisse prò placito etc. Retinens etc. Et hoc prò pretio et nomine preti!

unciarum quatuordecim prò saldo quas ad dictum etc. Promittens dictus emptor dictum servum legitime defendere et se de qualibet enunctione tener] in se assumere trattare et finir suis propriis sumptibus et expensis omni uma nitate laudandi regredendi defendendi appellane!! et proseguendi ex pacto pecus remittere sub ypoteca etc. die quolibet. Retinens cum juramento pri vilegio fori etc.

Testes Filippus de acavellis Andreas de Matia Andreas de Malandrino.

Doc. 23 (inedito) Bernardo Boncori da Convicino vende salme 14 di frumento al nobile Giovanni Arco. Notaro Catalano ecc., voi. 2, annata 1499.

Die XXIII marcii III Ind. 1499 Apud Platiam.

Bernardus de Boncori habitator Terre Chonvichinìj ut dixit primo. In nostra etc sponte publice et se solleniter obligavit dare tradere et assignare nobili Johanni de PArcon presenti etc. frumenti salrnas quatuordecim bonj utilis mercantibilis et receptibilis non puncti nec balneati delatas in feudo Macaluffe ad mensuram grossam aut in magasenis Terre Leccate ad mensu ram subtile ad electionem ipsius Bernardi buie ad metatem mensis augusti proxìme venientis. In pace etc. Et hoc ex restante frumentorum etc et pretii duarum unciarum etc. Retinens etc. Declarantes quod infra debita recipinda ab infrascriptis personis remanserunt et remanent prò ipso nobili joanne vide licet a nicolao de bojoanne frumenti salma XI, a petro de rosa frumenti salma lili, a Masio li Donzelli frumenti salma XIII, a banti de Millitello salma II, a philippo la monaca salma II, a totò hi sgroi salme XII, a Theo campanella salma XI, ad andrea calafato salma XIIII. Declarantes et presentes quod ipse bernardus et laurencius de marno tamquam fidejussores antonì lo monaco, ecc.

Testes Honorabilis Franciscus de messana Honorabilis Andreas de messana Jacintus de Ganzaroto.

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Doc. 24 (inedito) Diciassette persone da Mazzarino tengono a terraggio il feudo di Sfor nino (1) in territorio di Convicino. Non avendo pagato a Giovanni Antonio Barresi, signore della Terra il loro terraggio, vengono privati da questo di 60 buoi che verranno restituiti a pagamento ultimato.

Die XVI augusti V Ind. 1502 Apud Terram Petrepircie.

Cum Johannes Capichi alias pixi, Antonius Racasemi, Vincentiu lo nobili, Johannes Terranova, lo russo, gregorius bernunzo, nardus de làbisso, pinus de culachi, Johannes li monisteri, jacintus lo nobili, nicolaus lo nobili, nicolaus de xandro, nardus straza. ierrandus Xandrono, nicolaus de calata vulturo, antonius de bernuntio, petrus de janricio, et nicolaus la chinnirella de Terra mazarenj, presentes coram nobis habuerunt et habent de presenti ut dixerunt eorum massias in feudo Sfornini et prò iuribus et terragiis fru mentorum, ordeorum et aliorum leguminum et rerum debitorum spettabili domino, domino Johanni Antonio Barresi domino Petrepercìe Convichinj jetc.

ipse spettabilis dominus eos espignorari fecit a quibus capi fecit sexaginta boves quos adduci fecit carceratos in ditta Terra Petrepircie ubi huis usque steterunt et stant depenti. Et rogatus ipse spetlabilis dominus a personis et inguilinis predictis quod eis restituat boves predictos cani fidejussione obli gandi et cautela restituendi eos ipsi spettabili ad omnem eius pubblicani et simplicem requisitionem et carceratos prò ut stant depententi in ditta Terra Petrepircie. Spettabilis Ipse presens etc. non animo vocandi nec re cedendi a primo contrattai ad presentiam eorum fuit contentus. Et per ea omnes inglini predicti presentes etc. sponte simul et in solidum promiserunt et se solleniter obligaverunt dicto spettabili domino presenti etc. presentare omnes boves predictos carceratos prò ut sunt in dieta Tèrra Petrepercie quos ipsi inguilini capiunt et restituere promittunt loco fundaci Convichini ad omnem primam et simplecem requisitionem predicti spettabs Donmi. Et in defectu eorum vel aliquorum promiserunt in solidum ut supra presen tare ipsi spettabi prius ad rationem de uncia unapro quolibet bove. In pace etc. Promiserent ecc. ecc.

Testes Ego antonius de petrepercie Ego archita de cagno Ego andreas de canchenj.

(1) Di questa località si parla nel doc. del 1125 (Note sulla Chiesa ecc., Doc. 1).

Doc. 25 (inedito) II nobile Giovanni Trigona abitante di Piazza ed al presente in Mazza rino, ratifica un contratto di gabella del feudo Torre del territorio di Convi cino ingabellato da Giovanni Antonio Barresi. Notaro Catalano c.s.

Die Vili mensis januarij Vili Ind. 1504 apud Terram Maczarinj.

Nobilis Johannes de Trigona de Terra Platie existens in presentiarum in Terra Maczarinj presens coram, nobis sponte exponit dicens quod cum nobilis Johannes de Bonafigla in felice urbe Panormi ingabellaverit et arren daverit a spettabile domino Johanne Anthonio Barresi domino et barone Terrarum Petrepercie, Convichinj, etc. MARCATUM VOCATUM LA TURRI 319

in Territorio Convichinj — prò unciis LXXX nomine et prò parte dicti exponentis prò quo de rato promiserit interini decem dies dictam, ingabel lationem et contractum illius rattifìcarj facere per ipsum nobilem Johannem exponentem prò ut hoc et alia exponens ipse dixit latius continerj tenore cuius dam pubblici contractus celebrati in dieta urbe Panhormi manu egregii Notarii Petrj de Russo die secundo presentis mensis de quo ipse exponens dixit habuisse copiam scriptam eamque vidisse et legisse dictum contractum cum omnibus in eo contentis; acceptavit confìrmavit et rattificavit ac acceptat et rattifficat (sic) et omnia in eo contanta prò ut observatur et ad implere et in nullo confacere vel venire sub omnibus obligationibus pactis etc. in eodem contractu contentis et exspressatis. Et sic juravit etc. presente in omni bus me predicto Notario et tamquam persona pubblica prò dicto spettabili domino absente omnia premissa legitime stipulante uti etc. Testes magister Matheus de campoclaro jannes batista de ristagno joannes de ripullino alias scanzola, Omnes de Terra Maczarini Doc. 26 (inedito) Giovanni Antonio Barresi arrenda il feudo di Sfornino o Fornino A quattro nobili di Mazzarino, riserbando dei diritti tanto per lui e per la sua corte, quanto per gli abitanti di Convicino e di Pietraperzia, nel caso che volessero fabbricarvi case per abitazione. Inoltre i suddetti cittadini di Convicino potranno esercitarvi gli usi civici (di questo solo feudo ne ven gono staccati all'uopo 20 salme da unire alle rimanenti terre formanti il feudo dei Comuni che era attorno all'abitato, e molto esteso) e il diritto di caccia.

Notaro Catalano, voi. 2, c.s.

Die XXVII janarij Vili Ind. 1504 Apud Terram Petrepercie .

Et testamur quod nobis accersitis et exentibus in presentia spettabilis et excellentis domini domini Johannis Antoni] de barresio dominj terrarum Petrepercie, Convicinj, etc. spettabilis ipse presens coram nobis sponte inga bellavit et arrendavit, concessit et locavit nobiìibus Nicolao de li gambi, Leonardo de mancusio, Vincentio de barbulia et bartolo de strazantij de Terra Mazarenj presentibus etc. eorum prò rata et prò una quarta parte videlicet ditto nicolao prouna quarta parte prò se et johanne lo nobili eius curatolo, antonino de lì gambi eius filio, vincentio et pascali lo nobilj fratribus in solidum prò quibus de rato etc. ditto leonardo prò alia quarta parte prò se et antonino eius filio et johanne de calafatto similiter in solidum prò quibus de rato pariter etc. dicto vincentio prò alia quarta parte prò se et petro de gueli et fìliis et manfredo de santo et antonutio de mazono et johanne la rosa, in solidum prò quibus de rato pariter etc. et dicto bartolo de strazanti prò reliqua quarta parte prò se et johanne mucio de strazantj eius fìliis, jacobo lo nobilj et nicolao ficarra, in solidum prò quibus etiam de rato pariter etc. feudum vocatum sfornino, in territorio Convicinj ad usum ara tuum et massariarum prò annis tribus continuis completis incipiendo a primo die mensis septembris anni none Inditionis proxime venientis innantea conti nuando et hoc prò pretio et nomine preti] unciarum centum prò singulo, solvendarum et assignandarum eidem spettabili, anno quolibet in moneta generai]" cerckiata huius regni Sicilie prò eo pretio quo valebit integro in fine mensis julij cuiuslibet anni cum solutione ultra dittas uncias centum ta 320

reni] unius et granos decem prò jure venationis et prò quolibet aratro ut vulgo dicitur chi esirgiràno A li sementi assignandorum et solvendorum in tempore semine cuiuslibet anni et prò jure rumpture anni presentis predicti inguilini promiserunt solvere ditto spettabili domino uncias sexdecim et tarenos sex in festivitate Pasche Resurretionis Domini Proxime venientis In pace etc. Herbagia ipsius feudi prò anno presenti remanent prò dicto spet tabili domino et dìcti inghilinij prò eodem anno presenti promiserunt di mittere manara libera et expedita et tracerias necessarias prò dicto spettabili domino ad opus standi et pascua sumendi et portandi per aratra que erunt in dicto feudo. Cu mpacto quod predicti inghilini possirit et valeant venare et

cuniculos et vulpes tantum in foto territorio Convicinij cum canibus et

balistris tantum et non cum alio instrumento nec genere venationis; cuni pacto quod quicumque infra dietimi tempus predicti inghilini dictum feuclum aliis locarent seu concederent prefatta prius per eos notitia ditto spettabili domino si ipse spettabilis voluerit preferatur omnibus aliis prò dictis unciis centum et juribus aratorum predictorum ad rationem tarenj unius et grana X prò quolibetaratro chi ipsi esirgiràno a li sementi ut supra, non obstanti quod mjorj pretio illud concedent quia sit ex pacto processit et dictus spettabilis voluit eis non aliis prò dicto pretio gratificari cum patto etiam quod si ditti

inglini in feudo predicto concederent massias pvrsonis Convicinj seu Pe-

treptie, contra jura ipsarum massariarum concessarum dittìs personis sint et esse debeant dittj spettabilis domini ultra predictum pretium unciarum cen tum cum pacto etiam quod ditti iuglini in toto territorio predicto Convicinj possint facere infra Ugna mortua, videlicet ferii, cardimi, busi (1), finocchi, vruchi (2), chiarrubelli (3), prò usu eorum massariarum et salmas viginti qualibet gedomoda prò usu suarum massariarum aut domorum. Cum pacto etiam quod ditti inglini habeant et habere possint lignamina prò quocumquis tuguriis faciendis in dicto feudo sforninij cum licentia dicti spettabilis Do mini. Promittentes diete partes omnia premissa et infra habere rata et forma etc. ecc. Prvilegio Heraclie, Auguste et Siculiane ecc. et geueraliter omnibus aliis legibus et privilegiis cogitatis et non cogitatis expresse tantis et obmissis cum pacto de non opponendo nec defendendo nec judicis officium implorando nec preveniendo nec quascumque defensiones obtinendo etiam legitima et concretas quin prìus ad impleandum formam et continentia pre sentis contractus. Cum poeto* etiam quod terre existentes in ditto feudo Sfor-

nini alias reservate in contractu concessionis ditti feudi fatte personis ma-

zarenj celebrata in attis egregi notarij Petrj de Triolo ohm die etc. semper remaneant et reservate intelligantur prò dicto spettabili quas reservavit et reservat juxta formam dicti contractus: quequidem terre partim sunt prope viridarium Convicinij et partim sunt prope fluminem Brjemj, quas in pre sentis tenet nobiles vìncentius de milana, petrus de bonoamico, et consortes mandantes et volentes predicti contrahentes quocl contractus cessionis ara torum concessorum in dicto feudo per nobilem bartholomeum de romana predictis nicolao leonardo et bartolo nec non et nobili Johann] de trigona qui portionem suam relaxavit ditto nicolao ut asserventur celebratus in attìs egregi notar] johannis de cernella sit et esse debeat cassus irretus et nullus ac si nihil factus fuisset. Cum potestate etc. Cum pacti etiam quod contra partem contravenientem possit etc. Cum pacto quod dicti inglini possint in (1) Gambi di ampelodesmi con i quali si fanno in casa certi maccheroni col buco.

(2) Albero boschivo col cui legno ordinario ma forte vengono costruiti aratri ed altri attrezzi di lavoro.

(3) Pianta che da un legno forte che serve per gli stessi usi agricoli; selloni, gio ghi, ecc.

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anno presenti retinere in ditto feudo sine solutione boves centum sexaginta duos et si plus retinerent du momodo non excedant numeros XII teneantur et solvere prò jure herbagij larenum unum et granos decem prò quolibet.

Retinentes etc.

Testes 4- Ego Barlholomeus romauus sum testis + Ego Notarus Franciscus Agrigentinus Testis 4- Ego Bartholomeus de Michichenj Testis + Ego Antonius de Magistro Licio.

Retro a destra: Contractus ingabellationis feudi Sfornini prò spettabili domino Petrepercie Convicini centra nobilem Nicolaum de ligambi eiusque soci os.

Doc. 27 (inedito) Giovanni Antonio Barresi ingabella il feudo di Rajalfara in territorio di Convicino, secondo gli usi di questa Terra. Notare Catalano c.s.

Die XXII januarij Vili INO. 1504. Apud Terram Tetrepercie (1).

Et testamur quod nobis accersitis et exentibus in presentia spettabilis et excellentis domini dmni Johannis Antoni} de barresio domini et baronis terrarum Petrepircie, Convicini] etc. Spettabilis ipse ingabellavi sponte et arrendavit et concessit nobili Jacobo de Ristagno de Terra Platie (2) pre senti etc. feudum vocatum, Rajalfara ad usu maratuum massariariarum prò annis quinque continuis et completis incipiendo a primo die mensis septembris anni none inditionis proxime venture inriantea continuando et hoc prò pretio et nomine pretii unciarum ottuaginta cum juribus solitis et consuetis etiam cum tarenis settem et granis decem prò jure sic dicto di procuri solvendorum et assignandarum in moneta generali cerciata huius solitis et consuetis etiam cum tarenis sette met granis decem prò jure sic dicto di procuri solvendorum et assignandarum in moneta generali cerciata huius Sicilie regni pio pretio quo valebit in Regno ex provisione illius Domini Proregis quolibet anno in duabus solutionibus videlicet in una medietate in festivitatibus Paasqualbus Resurretionis Domini Nostri et in alia medietate in festivitate Sancte Johannis Batiste cuiuslibet anni durante tempore dittorum annorum quinque cum pattis ingredi et egredi affidare accomunare et dittum feudum vendere veruni quod in ultimo anno et mense martii innantea non possit in ditto feudo af fidare aratra aliorum, et si affidaret centra jus affidamenti sit dicti spettabilis et quemcumque infradicturn ipsius predictus jacobus feudum predictum aliis venderet seu concederet centra facta propriis noticia dicto spettabili domino per dicturn jacobum si dictus dominus illud voluerit preferatur omnibus aliis prò singolo dicto pretio unciarum ottuaginta et juribus predictis non obstante majori pretio illud concederet quia sit ex pacto processit et dittus spettabilis voluerit prò dicto pretio gratificar} dicto jjacobo et non aliis.

Item quibuscumque disctus jacobus in dicto feudo concederet massias per- (1) Tutti i contratti vengono redatti a Pietraperzia, perché i Barresi colà stabilirono la loro residenza. I successori li faranno redigere a Palermo, dove si stabiliranno alla fine del XVI sec.

(2) Anche Piazza, che era una città regia viene qui chiamata Terra. Ecco perché proporzionatamente Convicmo qualche volta viene chiamato anche casale, cosa che non avviene per Pietraperzia perché vi abitava il signore, che fa redigere i contratti, e perciò il rispetto del Notare per questa terra.

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sows Petreptie seu Convitimi centra jura ipsarum massariarum concessa riarum dictis personis sint et esse debeant liber immunis a jure dohane.

Ita quod ipse tenearur solvere ditta jura dohane prò parte illarum personarum quibus jacobus ipse aliquid vendidisset in ditto feudo et tales persone essent privilegiate in talia juria dohane tenehatur et debeat solvere ditto speciali et nobili Bajulo ita quod in ultimo anno dittus jacobus de terris vulga dittis maniatj ad usum massariarum dittis annis quinque teneatur et debeat di mittere duas partes liberas vacuas et expeditas videlicet unam tertiam partem rustuciarum, aliam tertiam partem vocata li jumati et reliquam tertiam par te mpossit seminaare tantum et non ultra ditto ultimo anno. Item quod in ditto ultimo anno dictus jacobus non possit ponere porcos in ditto feudo.

Item quod dittus jacobus possit facere et fieri facere lignamina prò usu tuguriorum et passi di mandra cuin licentia ditti spettabilis domini etc. sub ypoteca et obligatione omnium bonorum etc. et omnibus et singulis privi legiis scriptis et non scriptis civilibus et canonicis cogitatis et non cogitatis expressis tacitis et omissis cum pacto de non opponendo nec judicis ecc. nec quascumque defensiones obtinendo etiam prontuarias legitimas et congretas quin prius possit facere ligna mortua videlicet ferlj, carduni, busj, fìnochj, bruchj, chiarrubelli in ditto feudo rajalfarj prò quibus omnibus etc. Jurave runt etc. Unde etc. Testes ; + Ego Bartholomeus de romano + Ego Petrus de monamico + Ego Petrus Forcelle.

Doc. 28 (inedito) Certo Vincenzo Piazza da Convicino si obbliga di consegnare a Matteo Barresi onze 5 e tari VII per la vendita dì due buoi ed un aratro a certo Luca. Manganare già abitatore di Convicino. Notaio Francesco Agrigenti, Archivio di Stato Caltanissetta, voi. 8136, anni 1499-1523, voi. 1.

Die primo Aprilis Vili Ind. 1504 Apud Terram Convicinij. Et testamur quod in nostnim presentia particulariter constitutus Vincen tius de Platia ut dixit presens habitator Terre Convicinij sponte etc. ad peti tionem spettabilis domini domini Mathei de barresio domini terrarum Petre pertie etc. presentis et stipulatibus promisit et se solleniter obligavit et obligat eidem spettabili presenti et stipulanti dare addere solvere et consi gnare uncias quinque tarenos VII, granos Vili, nomine et prò parte ipsius quondam Luce de Manganano olim habitatoris ditte Terre Convicinij causa venditionis et assignationis duorum bobuum cum aratro et certorum mage siarum quos et quas prefatus quondam Lucas habuit ab eodem spettabilj de quibus ipse spettabilis personaliter et manualiter habuit et cepit a prefato Vincentio tarenos XXV et grana III tam per eius manus quam per manus Marci Pocuraba. Qùos reliquos tarenos vero ad complimentimi ipse Vincen tius promittit spettabili solvere in duabus solutionibus videlicet unam medie tatem in mense augustj none inditionis proxime etc. Obligatis se in persona et bonis etc. Ut bancus etc. cum potestate etc. Sud refectione etc.

Honarabilis Petrus de Chaula Nobilis Carolus de Zarpa Marcus de Pocuroba.

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Doc. 29 (medito) Giovanni Antonio Barresi, signore delle Terre di Pietraperzia e di Con vicino da in gabella ad Antonio Craparussa per 4 anni e per onze LXXU annue, una casa in Convicino, gli erbaggi dei feudi Runzi e Marcato Bianco in territorio di Pietraperzia, gli erbaggi del feudo Carusa e Vigna d'Ascari, pure in territorio di Pietraperzia e gli erbaggi del feudo Rajajlfara in territorio di Convicino e del feudo Dardana, ecc. Petraperzia 7 maggio 1504. Notare Catalano, voi. 2, c.s.

Doc. 30 (inedito) Contratto di gabella del feudo Bucciarria in Territorio di Convicino e del sagato della Terra di Pietraperzia ai nobili genovesi Battista Italiano e David Murgio, da parte del signore di queste Terre, Giovanni Antonio Bar resi. Notaro Catalano, c.s.

Die ultimo mensis ottobris Vili Ind. 1504 Apud Platiam.

Lectis et declaratis de verbo ad verbum in lingua materna nobilj bene dicto de murgio januensi presenti et audientj duobus contractibus celebrati?

in urbe Panormi in attis egregij notarijj Petrj Taglantis die XXV 0 presentis inter specialem dominum johannem antonium barrasi dominum et baronem terrarum Petrepertie, Convichinj etc. ex una parte et nobiles batistam de Italiano et David de murgio januenses, quorum quìdem contractuum unus est de ingabellatone feudi Bucharrie, in territorio Convichinj, et alter de ingabellatione Sagati (!) diete Terre Petrepercie. Predictus nobilis Bene dictus (2) sponte acceptavit, laudavit confirmavit et ratificavi contractiis predìctos cum omnibus in eis contentis ac simul et in solidum cum dittis nobilibus batista et David se obligavit dicto spettabili domino absenti ante me predictum notarum etc. Fuerunt et sunt obligati ditti nobiles batista et david predicto spettabili domino in contrattibus predictis omnibus obligatio nibus pattis juramentis et clausulis in eitisdem contractibus contentis et ex pressatìs. Et sic juraverunt (3).

Venerabilis Presbiter Blasius de Tamburello Venerabilis Presbiter Laurentius de Alaymo Nobilìs Hieronimus de Zebodeo.

(1) Gabella sulle merci che si producevano nel territorio e fuori di esso, che corri sponde all'odierno Dazio sui consumi.

(2) Questi nobili imprenditori genovesi che vengono ad investire il loro danaro fino a Barrafraiaca, nel suo periodo di maggiorre squallore ed abbandono, hanno nomi e cognomi ebraici.

A Piazza abbiamo anche una sinagoga, come appare da molti contratti presso il notaio Catalano ed altri notai da Piazza.

(3) II 22 settembre del 1505 i nobili piazzesi Bartolomeo Pirri e Pietro Lavoro costi tuiscono una società per impiantare una comune « Massaria » nel feudo Bncciaria.

Contratto presso il notaro Catalano Gregorio da Piazza, ecc. Voi. 2, ecc. c.s.

Doc. 31 (inedito) Piazza 27-11-1505.

Il nobile Geronimo Planes mercante catalano baratta con Bartolomeo Miccichè della Terra di Convicino della stoffa per abiti e biancheria con 324

_ frumento che il Miccichè da tempo ha dato. Nel computo che viene fatto, quest'ultimo si protesta debitore ancora di onze 30, che si impegna pagare in tre soluzioni entro tre anni ed alla fine di ciascun anno.

Doc, 32 (inedito) Giovanni Xacabrina da Convicino si dichiara debitore di Federico Ri stagno da Pietraperzia per onze III e grana XVIII per la vendita di un cavallo. Catalano, voi. 2, ecc.

.' Die XXVIII Decembris X Ind. 1506 Apud Terram Convicinij.

Johannes Xacabrina habitator Terre Convicinij presens coram, nobis tamque debitor ut dixit Frìderici de Ristagno habitatoris Terre Petrepercie, unciarum III et granarum Vili ex precio cuisdam equi pili morelli sibi venditi et assignati per dictum Fridericum. Sponte et solleniter et de espresso man dato ditti Friderici presentis, petit et se solleniter obligavit dare tradere et assignare Bernardino de Gregorio presenti etc. Uncias UT et gran. XVIII in fine mensis augusti proximi venturi. In pace etc.

Testes Julianus de Bocacio PaoluS de Marota Doc. 33 (inedito) Antonio Calvino da Convicino si obbliga di dare onze II a Vincenzo Ansaldo della stessa Terra per la vendita di un bue. Notare Catalano, c.s.

Eodem Apud Terram Convicinj.

Antonius de Calvino habitator Terre Convicinj presens coram nobis sponte se solleniter obligavit dare tradere et assignare Vincentio de Ansaldo de eadem Terra presenti etc. uncias duas in fine mensis augusti venientis Inpace etc. venditione et assignatione cuisdam bovis etc.

Testes Nicolaus de Terramagra Paolus de Marota Nobilis Archita de Cagno Johannes de romana , Doc. 34 (inedito) 1 Contratto di compravendita di uno schiavo negro di nome Benedetto per liberare dalle triremi un certo Niccolo Paraci.

Die XXVIII januarij XI Ind. 1507 Apud Terram Convicinj.

Honorabilis Nicolaus de Ristagno fìlius quondam Cortìsi Ristagno habi tator Terre Maczarinj presens coram nobis sponte dixit et confessus fuit de disse tradidisse et assignasse honorabili hiuliano de Bocacio presenti confi t tenti et acceptanti quemdam suum nigrum domesticum cum nomine bene dictum ad opus liberandi cum eodem servo Nicolao de Faracho, filium Doardi, a triremibus in quibus in presentiarum stat, que mliberare habeat ipse julianus et petit a dictis triremibus jam tam duorum mensium ab hodie innantea continuando. Et si intra dictum tempus illum non liberaret petit et 325

se obligavit eidem Nicolao Ristagno restituere fiulium predictum ex quo cum soli pacto illum dedit et assignavit dicto juliano et ad predictum opus et effectum. Obligans omnia eìus bona etc. ut bancurn etc.

Testes Nobilis Bartolomeus de Michikenj Honorabilis Petrus de Michickenj Magister Lucas Ricubenj Doc. 35 (inedito) Dichiarazione di debito per i diritti di erbaggio da parte di Archita de Cagno e Giacomo Ristagno verso Giovanni Antonio Barresi, del feudo Ra falfara di Convicino.

Die XVIII Julij XI Ind. 1508 Apud Terram Convicinj. Et testamur quod in Nostrum presentia particulariter constitutus nobilis Archita de Cagno de Terra Platie sponte exponit dicens quod cum nobilis Jacobus de Ristagno fuerit et sit debitor spettabilis et excellentis domini Don johannis Antoni]" de Barresio domini et baronis Terrarum Petrepercie, Con vicinj etc. in certa pecuniarum summa, prò juribus erbagiorum feudi nuncu patj Rajalfara et exponens ipse fuerit et sit debitor ipsius nobilis Jacopi in uncias XXVIII prò jure gabelle annorum pretentorum et presentis tenute M^asarie in eodem feudo existentis; Et prò ex notatione dicti Jacopi exponens ipse decreverit se constituere et obligare ditto spettaboli domino solvere pre dictas uncias XXVIII. Esponens ipse presens coram nobis sponte premisit solleniter se obligavit dare solvere et assignare eidem Spettabili Domino pre dictas uncias XXVIII in festivitatibus Pasqualìbus Resurretionis Domini Nostri proxime venture. In Pace etc. Retinens cum juramenti; privilegio Heraclie, Auguste, Juliane etc. Pro quo debitore desolvendo per dictas uncias XXVIII predicto Spettabili Domino in Terra Petrepercie modo et forma quibus su pra, nobilis Andreas Calaxibeta presens sponte coram nobis fidejussit et se principalem constituit debitorem et solutorem ut bancns ecc.

Testes Magister Antonius de Lagnusio Magister Hyeronimus de Randacio.

Doc. 36 (inedito) Giovanni Antonio Barresi, avendo il diritto di patronato sulle chiese: Matrice e Santa Maria del Soccorso della Terra di Convicino, nomina benefi ciale e cappellano di esse il Reverendo Maestro Cristofaro Escobar, canonico agrigentino « in sacra pagina baccalarium ». Notare Gregorio Catalano, voi. VI, Fondo Prefettura, da inviare ad Enna (1).

(1) II fac-simile di questo documento è stato pubblicato recentemente anche dal prof. Francesco Giunta {Documenti inediti su Cristoforo Scobar e Nicolo Valla, in Bol lettino, Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, Palermo 1957, pp. 343-345). Lo Scobar fu maestro di Claudio Mario Arezio ed abitò in Convicino dal 1509 al 1514, da dove scriveva al suo protettore Matteo Marresi, succeduto a Giovanni Antonio « ex aedicula Reginae Angelorum », cioè da un altare collocato nella chiesa madre di Con vicino, dove c'era una « Tabula » antichissima del 1224 (v. AMICO, Lexicon, ecc., voce

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Die lili mensis septembris XIII Ind. 1509. Apud Terram Convicinij.

Spettabilis et excellens dominus Johannes Antonina Barresi, dominus baro terrarum Petrepercie., Convicinij etc, presens corani nobis sponte expo riet dicens quod cum spettabilis ipse fuisset et sit patronus et jus patronatus habuisset et habeat majoris Ecclesie et Sancte Marie di Iu succursu diete Terre Convicinij et semper ipse et sui antecessores eligerunt et presenta verint tamque patroni dictarum ecclesiarum cappellanos et beneficiales et in presentiarum expediatur ipsi spettabili eligere et presentare benefìcialem dictarum ecclesiarum aptum et ydoneum; et appellatimi constituit fecit crea vit et solleniter ordinavit in eius verum et indubitatumi procuratorem et nuncium specialem egregium nobilem Antonium de Anna presenterai etc. ad eligendum et presentandum si ipsì procuratori videbatur et placuerit in cap pellanum et benefìcialem dictarum Ecclesiarum Reverendum Magistrum Cri stofalum Gobar in sacra pagina baccalarium et canonicum agrigentinum Dans et concedens etc, fidejubens etc. promittens etc. sub ypoteca etc. cum reffectione etc. Retinens etc. prò quolibet Ipse juravit.

Testes Fridericus de Ristagno Nicolaus de Crivello Vincentius de Amorello Barrafranca), che il vicario cedette verso il 1524 ai frati Conventuali, quando questi si trasferirono in Convicino (Cfr. F. CAGLIOLA, op. cit.). Per lo Scobar cfr. F. TBAPANI, Gli Antichi vocaboli Siciliani, Palermo 1941 (Estr. da Arch. Storico Siciliano, VII-Vili), pp. 42-68.

Il soggiorno dello Scobar in Convicino, durato qui sei anni circa, così come sì rivela da altri documenti che ancora qui lo dimostrano fino al 1514, era completamente sconosciuto agli studiosi prima che io Io scoprissi, mentre contemporaneamente, come vedremo nel doc. 38, troviamo presente nella vicina Pietraperzia un altro umanista Niccolo Valla, amico dello Scobar, tutti e due discepoli di Costantino Lascaris.

Il Valla è ricordato anche da fra Dionisio da Pietraperzia (op. cit., MS Qq H121), il quale lo dice Vicario di Pietraperzia (cui nel testamento di Giovanni Antonio Barresi viene assegnata « Gramaliam unam cum caputeo de visivo) e che verso il 1525 viene nominato Vescovo di Mediino in Africa.

Doc. 37 (inedito) Ingabellazione della Bajulia di Pietraperzia e Convicino. Notaio Cata lano, ecc., voi. 2.

Die XIII Septembris XHII Ind. 1510 Apud Terram Petrepercie.

Dionisius de Chilestro et Petrus de Chaula habitatores Terre Convicinij presentes corani nobis sponte exposuerunt dicentes quod cum dictum Dioni sius una insirnul prò rata cum Antonio de Terramagra et Jeanne de Ansaldo ingabellaverunt et arrendaverunt a quomdam spettabili Domino Terrarum Petrepercie, Convicinij etc. prò anno presenti et prò certo pretio inter eos convenuto et arrendalo Gabellam Bajulte diete Terre et etiam Terre Convi- cini'j prò anno presenti prò ut apparere dixerunt tenor cuisdam contractus celebratus in Attis Egregi] Notarij Bartholomej de Romano die etc. ad quem in omnibus et per omnia se reefferunt. Et predictus Dionisius, volens se esimere a tertia parte ipsius Bajulìe illam remuntiavit et renuntiat eidem Petro Presenti etc.; ponendo eum in locum suum cum omnibus introitibus 327

perceptis a primo die presentis septembris et juxta formam dicti contractus et sub omnibus et singulis obligationibus et pactis. Juraverunt in dicto con trattu contentis et acceptatis et sic ecc.

Testes Nobilis Batholomeus michìckenj Honorabilis Andreas de Ricubenj Salvatorius de Humana Doc. 38 (inedito) (1) II Reverendo Maestro Niccolo Valle, professore di Sacra Teologia si dichiara soddisfatto dello stipendio che gli liquida Matteo Barresi quale compenso al suo lavoro educativo di sacerdote e di professore dei suoi fra telli. Notaro Catalano, voi. 2, ecc.

Die XXVI octobris XIIII Ind. 1510 Apud Terram Petrepercie.

Reverendus Magister Nicolaus de Valle Sacre theologie professor ordinis Minorum presens coram nobis sponte dixit et cum jtiramento, more sacerdo tali, affirmavit fuisse et esse sibi integre solutum et satisfactum tamquam a quondam Domino Johann] Antonio Barresj olim barone Petrepercie, Convi cinj, quam et a spettabili domino Don matheo Barresi eius filio in presen tiarum domino Terrerarum predictarum, presente etc. de suis salariis prò quibus servivit a temporibus preteritis usque ad hodiernum diem dictìs spet tabilibus dominibus tam in docendo Alfonsum, et Ferdinandum de Barresio quam et in predicando et alia faciendo etc.

Testes Magister Dominus Vincentius de Jacio Nobilis Vincentius de Odo Nobilis Petrus de Odato.

(1) Anche questo documento, come gli altri che sono oggetto dello studio citato dal prof. Francesco Giunta, sono stati trovati dallo scrivente, fotografati, copiati e diffusi.

Da questo documento e dagli altri si vede come la famiglia Barresi fosse mecenate degli umanisti anche i più noti.

Doc. 39 (inedito) Prandino Giangrosso da Piazza nomina quale suo procuratore Giovanni Farchica, perché sì rechi nella Terra di Convicino e da quei giudici si faccia rendere giustizia per quanto deve avere da certo Antonio Jaci.

Notaro Pietro Triolo da Piazza. Archivio di Stato di Caltanissetta, Stanza l a , Scaffale n. 14/44, voi. 2. Piazza 19/luglio 1514.

Die XVIIII Julij II Ind. 1514 Nos etc.

Et testamur quod presens corani nobis Honorabilis Magister Prandinus de Jangrosso sponte omni jure et fatti sollempnitate juxta juris formam fecit et in eius verum certum et indubitatum ac legitimum et generalem procura torem et ad infrascripta specialem Joannem de Farchica de eadem Terra habsentem, tamque procuratorem etc. ad accedendum in Terram Convitimi 328

et quo opus esset emere et prò parte eiusdem constituentis ad petendum et habendum ab Antonio de Jacio et Certìs fìdejussoribus videlicet unciam unam et tarenos' decem quam et quas idem Prandinus tamque fidejussor ipsius Antoni] solvit nobili joanni de Gaforo ecc., et si opus fuerit in quoquumque judicio stand! comparendi agendi petendi et carcerationem faciendi et excar cerandi et deinde relaxandi etc.

Testes Vincentius de Calcatera Vincentius de Fayano Doc. 40 (inedito) Francesco Padella tiene in affitto gli erbaggi dei feudi di San Giacomo, feudo Albana e de « lo feudo di Comichino ». Piazza V aprile XV Ind. 1527, Notaro Giacomo La Bella da Piazza, Stanza 2, scaffale 16, anni 1526-1527, voi. 2, Arch. di Stato dì Caltanissetta.

E' questo l'ultimo anno o il penultimo in cui si incontra ancora Con vicino ormai spopolato e malconcio. Nel documento seguente del 2 aprile 1529 troviamo, contrariamente a quanto affermano tutti gli storici che fanno risalire l'avvenimento della fondazione al 1530, il nome di Barrafranca per la prima volta.

Doc. 41 (inedito) Andrea Alagona giurato di Palazzolo riceve da Matteo Barresi, signore di Pietraperzia e Barrafranca (come si vede succede un solo cambiamento di nome), salme 50 di frumento al prezzo di Oncia una e tari due per salma.

Die secundi aprilis II Ind. 1529 Apud Terram Petrepercie.

Quod presens corani nobis Don Andreas d'alagona iuratus ut dixit terre parazoli sponte nomine emptoris dixit et confessus fuit imbuisse et recepisse ab Ili/mo domino don Matheo de barresio marcione terrarum petrepcie et barrafrance presenti etc. frumenti salmas quinquaginta ad precium uncie unius tarenorum duorum et granorum decem prò qualibet salma. Retinens etc.

Et dictus Ill/mus dominus marchio sponte dixit et confessus fuit fuisse et esse integraliter solutus, de precio predicto a dicto don andrea emptore pre sente ec. Retinens etc. Et preparet alter alteri se convitavit et liberavit.

Testes Nobilis Aritoninus de Ligìstro de Terra Parazoli Antoninus de Camiolo de Petrapcia Venerabilis frater Joannes de Refiso Ordinis Minorum de observantia.

Doc. 42 (inedito) Controversia tra il delegato apostolico della Curia di Catania ed il barone di Pietraperzia per il diritto di patronato sulle chiese Madre e Santa Maria del Soccorso di Cònvicino. Notare Gregorio Catalano, come sopra, voi. VI.

La grafia del documento è però di un altro notare.

329

Apud Terram Petrepercie, Die XXIII novembri*; X Ind. 1506.

Quod in nostrum presentia personaliter constitus nobilis loysius de car bone de mandatu regi] ut dixit comparens ad infrascripta, nomine et prò parte spettabilis et execellentis domini Joannis antonii barresij domini et baronis terrarum petrepcie Convicini] etc. et a quo dixit habuisse speciale mandatum et prò eo de rato promisit et animo ìntencione et proposito admo nendi protestando et jus dictì spectabilìs dominj illesum in futurum confer mandi ac penam infrascriptam suo tam denuntiandi adversus et gerit vos presbterum thomasium de benenato subdelegatum apostolicum exponit dicens quod cum vos hodie contuleritis in terram Cbnvicinij prò expoliando dictum spettabìlem dominum habentem jus patronatus in majorij ecclesia diete terre et in ecclesia sancte marie de lu succurso a portione juris patronatus ditta rum ecclesiarum et per illarum portionem assignando domino batholomeo de savoca et pervenens hoc ad aures dicti spettabis domini miserit ad vos prò copia ornnium scipturarum ad effectum ut illis potuisset sibi prendere de juris remedio et vos copiam dittarum scripturarum tradere recusastis et de facto dictum specialem dominum presentare et esprovocare suo jure patro natus quo de jure facere non potestis qua prò parte volens protestans ipse quo supra nomine jus ditti spettabilis domini brachio regio tueri ex parte regia reconsuit et regrit vos predictum presbiterum thomasium ad penam re galium aurej mille regio fisco et aliorum regalium mille quo nullo modo debeatis dittum spettabilem dominum preservare nec espoliare sua pacifica et quieta possessione juris patronatus quod habuit et habet et jus teneri debeatis dicto spettabili domino traddere copiam omnium scripturarum ad effectum ut possit sibi previderi de juris remedio et non debeatis jus de facto provedere alias quod ipso facto incurratis in penis predictis et hanc potestatem predictus nobilis loysius fecit et facit quo supra nomine juris loco et tempore valitura revocando.

Doc. 43 (inedito) Controversia come sopra, subito dopo la precedente, nel voi. VI del notare Catalano La mano di questo documento, che non è quella del Catalano, è identica a quella del documento precedente.

Die XXHIInovembris X Ind. 1506 apud Terrarii Petrepcie.

Et testamur quod in nostrum particulariter presentia constituti spetta bilis et excellens dominus Johannes antonius barresi dominus et baro terra rum petrepcie Convicinj jetc. et venerabilis presbiter belingarius de affragaro sponte esposuerunt dicentes quod cum de mense aprilis annj Vili Ind. pro xime decurse ad eorum petitionem fuìsse facta et pubblicata in clarissima civitate cathanie quamdam possessio contra dominum pasqualinum de anzano vicarium generalem catanensis diocesis et opus esse habere dittam posses sionem in forma pubblica et autentica, idcirco dictus spettabilis dominus et venerabilis presbiter non volentes separaliter conferre in dittam civitatem suis varìis et diversis negotiis impliciti., sponte et juxta juris formam eonsti tuerunt fecerunt creaverunt et solleniter ordinaverunt in eorum legitirnum et ìndubitatum procuratorem attorem fattorem et nuncium specialem egregium notarum franciscum de agrigento absentem tamque presenterei etc. conferen dum in dictam civitatem Catanie et quo erit in regno ed petendum habendum et recipiendum dittam potestatem in forma pubblica et autentica ab ilio 330

notare quo ille confecit seu a quocumque seu a quocumque alio detemptatore et conservator attorum predicti notari nec non et ad petitionem dicti spetta bilis domini petendum habendum et capiendum a prebisbero thomasio de beni nato asserto subdelegato apostolico et a quocumque alio magistro no tario seu depositatore attorum copiam omnium et singulorum attorum om niumque scriptararum, tam pubblicarum quam et privatarum factanim per dictum presbiterum tbomasium ad petitionem dopni bathomei de Savoca a die XII septembris X ind. instantis jura ecclesiarum convicinj videlicet majoris ecclesie et sancte marie delusuccursu. Et si opus esset prò executione pre missorum centra omnes predictos separaliter protestandum. Et in quacumque magistraturam comparendum et prenarratos congedum et compelli facien dum quod ipsimet constituentes facere possent si in omnibus particulariter incessent. Dantes et concedentes eidem procuratori eorum liberam et gene ralem administrationem omnia premissa agendi, complendi etc. Fidejuben tes ecc. ecc.

Testes nobilìs Vincntius de odo nobilis loysius de carbone Doc. 44 (inedito) Protesta di Giovanni Antonio Barresi per l'interdetto senza scomunica comunicatogli dal vice delegato apostolico Tommaso Benenati, che viene af fissa « in valvis majoris Ecclesie » della Terra di Pietraperzia. Il Benenati ha proceduto ingiustamente per certe sue lettere scritte a Catania, mentre ora il Barresi col presente atto pubblico dichiara nullo l'operato del vicedelegato apostolico, perché incompetente a procedere e per non avere alcuna giuri sdizione davanti a don Bernardino Bologna, giudice apostolico delegato. No taio Catalano ecc., voi. 2.

Die XXIIII marti! X Ind. 1506 apud terram Petrepcie.

Et testamur quod nobis accersitis et exentibus in presentia spettabilis et excellentis domini don johannis antonij barresi domini et baronis terrarum petrepcie, Convicinj etc. spettabilis ipse esponit dicens quod cum presbiter thomaisus de beninato assumptus subdelegatus apotsolicus indebite et iniuste processerit contra eumdem spettabilem dominum ad certum interdictum sine escomunicatione per certas eius assumptas litteras datas Cathine die XVIII mensis marti] X Ind. 1506. Et ea virtute presentis attus pubblici fatti per manus mei infrascrpti notarij recensiti per ipsum spectabilem dominum dictus spettabilis dominus dixit et dicit dictum interdictum sine excomuni catione ac literas predictas et omnia alia acta facta et facienda per ipsum presbiterum thomasium nulla et nulliter facta tamque facta per incompeten tem et non habentem iurisditionem aliquam maxime petere apponere corani domino Bernardino di Bulogna iudice apostolico delegato et ab eidem inter dicto sine excomunicatione ac litteris predictis et ab omnibus et singulis aliis actis factis et faciendis et ab omni verbo ipsius presbiter thomasij appellavit et appellat ad supionem ad quem spectat petendo et asserendo solvere jus debi tum ipsarum scripturarum et in defectu quod ipse thomasius non est presens in Terra Petrapercie fuit copia presentis attus affisa ad petitionem et requisi 331

tionem ipsius spectabilis domini in valvis majoris ecclesie diete terre petrepeie suis loco et ipse valitur presentibus infrascriptis testibus.

+ Ego Bartholomeus Mikikenj testor + Ego andria ricubenj testor -f Ego hieronimus jugulinus testor.

Eodem ad petitionem et requisitionem dicti spettabilis domini presen tis etc. tradita copia presentis attus nobili nicolao de Savoca presenti eto.

Doc. 45 (inedito) Giovanni Antonio Barresi, volendo agire contro il presbitero Giovanni Benenati crea suo procuratore Giuliano Boccaccio per recarsi a Catania davanti Bernardino Bologna onde procedere contro lo stesso Tommaso. No taio Catalano, voi. 2.

Die XXIIII martii X Ind. 1506 apud Terram Petrepeie.

Et testamur quod nobis accersitis et exentibus in presentia spettabilis et excellentìs domini don johannis antonij barresi domini et baronis terrarum petrepcie, convicinj etc. spettabilis ipse exponit dicens quod cum presbiter thomasius de bulinato subdelegatus apostolicus processerà ad certas litteras interdicti et excomunicatioms datas cathine die XVIII presentis mensis martii X Ind. 1506 ob quod intendit ipse spettabilis dominus se presentar! centra dictum presbiterum thomasium et a dictis literis interdicto sine excormmi catione ac ab omnibus aliis attis fattis et faciendis et ab omni verbo ipsius presbiteri thomasii appellare ad sumptinem nullam et nulliter factam dicere prò ut illa nulla dixit et ab eisdem appellavi t et appellai ad superiorem et opus esse mittere procuratorem. Idcirco spettabilis ipse confìsus ad plenum de fide sufficientia et virtute honorabilis Juliani de bocacio (1), presentis etc.

eumdem Julianum procuratorem constituit fecit creavit et solleniter ordinavit in eius verum legitimum et indubitatum procuratorem attorem fattorem et negotiatorem gestorem specialem ad infrascripta; ita quod generalitas specia litati non deroget nec eius videlicet ad se conferendum in clarissimam civi tatem cathine et nomine et prò parte ipsius spettabilis constituentis compa rendum corani dicto presbitero thomasio et dictas literas, interdictum exco municationem ac omnia et singula alia acta facta et facienda nulla dicendum (1) Tra gli altri cognomi toscani che numerosi si rinvengono specialmente a Piazza troviamo in un altro contratto pure presso il notaio Catalano, del 3 febbraio 1503, un Giovanni Boccaccio, mercante di panni. In un altro dello stesso notato del 4 giugno 1501 assieme a questo Giovanni Boccaccio spunta un « Nobilis Antoninus de Petrarca » che firma un contratto assieme ad un nobile Matteo de Garresio (il cognome originale dei Barresi). Accanto ai Garresio sono ancora a Piazza i de Bubio (* magnifìcus Matheus de Bubio », che firma in un atto del 16 marzo 1522), — cognome che col precedente appare tra i primi in Convicino — oltre ad altri nobili Barresi, da Mazzarino, che non hanno nulla da vedere con i signori di Pietraperzia e Convicino. Di Barresi ne troviamo contemporaneamente in questi due centri anche non nobili, coll'appella tìvo di « Magistro », spettante a chi apparteneva ad una maestranza. In un contratto di compra vendita del 3 febbraio del 1499 presso Catalano, compare a Piazza un « Nobilis Bernardus de Bubio » che vende 250 giovenchi ad un tale Francesco Similia da Palermo « existentes in feudo Fididini et Bessime » presso Barrafranca. Giuliano Boccaccio, poi, del presente documento, appare in numerosi contratti dei Barresi come persona di loro fiducia.

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et ab eisdem appellandum et centra eumdem presbiterum thomasium se pub blice et in scriptis ac et solo verbo cum penis et sine pena procedendum eumque regredendum et predio tas literas interdictum sive excomunicationem suspendere, irritare, annullare et revocare maxime pendente appellatione coram domino Bernardino de Bulogna et generaliter omnia et singula fa ciendum centra ipsemet dominus constituens facere posset.

Testes + Ego thomas de lumbardo interfui et testor + Ego Barthomeus de Mikykenj testor + Ego Andria riccubeni testor.

Doc. 46 (inedito) Revisione dei confini del feudo Pulluni (Polino o Santa Barbara, nei pressi di Convicino), per una lite intercorsa tra Giovanni Pasquale de Fu riana, barone del feudo Ramusuli e Antonino Colomba barone del Polino (1).

Notar Gregorio Catalano ecc., voi. II.

(1) Del feudo Polino abbiamo notizia in un privilegio di Re Ruggiero, del 20 marzo 1146 al Monastero di San Filippo di Fragalà « Sanctam Mariam Frigam (friddani, altro feudo confinante) et Sanctam Barbaram », riprodotto da G. SILVESTRI, Tabulano di Santa Maria di Fragalà, Palermo 1887, p. 153, nei « Documenti da servire per la Storia di Sicilia », pubblicati dalla Società di Storia Patria Siciliana. E* tratto dai Capibrevi di GIOVANNI LUCA BARBEBI, Prelazie, Tom. 2, f. 495, MS. presso l'Archivio di Stato di Palermo, n. 56, copia del 1770 di una precedente del 1556 compilata per disposizione del Viceré de Vega, dono alla Real Casa. Cfr. ancora: Capibrevi di GIOVANNI LUCA BARBERI, a cura di G. Silvestri, pubblicati dalla Società di Storia Patria Siciliana, Val di Noto, Voi. I, Palermo 1879, p. 180; FRANCESCO SAN MARTINO DE SPUCHES, La Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari », Palermo 1929, voi. VI, p. 44 .

Trascriviamo per sommi capi un documento del 14 luglio 1367, contenuto nel MS.

QqG12, Biblioteca Comunale di Palermo, pp. 459-463 : « Scriptum est Capitaneo et universis officialibus Terre Platiae » (gli ordini vengono indirizzati alle autorità piazzesi perché il feudo Polino in questo momento è demaniale), perché avendo presentato Gia como Lamia de Leontino, un privilegio col quale il Re Federico d'Aragona prima ed il Re Ludovico dopo, avevano concesso a Margherita de Palìcio « Comitisse Nucarie quod dam tenimentum terrarum Curiae Nostrae ad manus Nostrae Curiae revocatum propter mortem Adamutii Speciali], fratris Petri de Calatagirono de ordine Fratrum Minorum, quod tenimentum dictus Adamucìus a Nostra Curia tenebat sub certa forma, quod voca tur de SANTA BARBARA DE PAL1TIO, situm et positum in territorio Terre Piade subscriptis finibus limitatimi », venga conferito il suddetto feudo agli eredi di Marghe rita, salvo i diritti della Corte. I confini sono: «Ab oriente est feudum seu territorium terrarum Montis Martij et Rahalsisi (Rahal Fididi cioè o Friddani) iuxta terras heredum quondam judicis Boulterij (Terre oggi dette « Oriti ») et Attisundio, ab occidente pheudum sive terre Xhillendini (storpiatura evidente di Convicino, le cui terre di Bessime, che in questo momento gli appartengono, confinano col Polino)3, a merìdie sunt terre Perroni Cannate, Nuntii et Cristofari de Damiata juxta viam qua itur Calatanissettarn (è la strada regia Caltanissetta Catania di cui si parla nella nota 4 del mio lavoro « Note sulla Chiesa ecc.). ab aquilone pheudum Rahaimisuni (Ramusuli) ». Nonostante la con cessione sovrana l'Università di Piazza ingiustamente voleva però impossessarsi del feudo e perciò viene ordinato agli ufficiali di questa che esso venga restituito agli eredi legittimi.

Nello stesso ms. pp. 683-688 si parla della vendita del Feudo Ramusuli (che è chiamato « Rahalmussuni ») da parte del proprietario Raimondo Manganello e Pasquale 333

Die XXI augusti III Ind. 1500, apud Territorium Pullinì.

Et testamur quod in nostrum presentia particulariter constituti magni fìcus Johannes Paschalis de Furlana baro feudi Pamusuli habitator Terre Castrijoannis ex una parte et nobilis Antoninus de Columba de Terra Pla cie etc. predictus baro pretendebat quod limites dicti feudi Ramusuli inter medi inter dictum feudum et territorium. Pollini, territorium dicti nobili An tonini dividentes dictum feudum et dictum territrium fuerent et erant inci piendo da la buca di lu valluni di lu cozzu di li fossati versu punenti e va a lu lavinaru et nexi a la via chi va a petrapircia et va dritto ad una troffa di varraccu seu lassassi e nexi per drittu a tri petti grossi supta la portella et nexi in menzo la portella et cala jusu per dritto a lu lavinaro chi veni di Ramusuli attraversa un altro lavinaro e va a lu lavinaro lavinaro per dritto a li due lavanchelli e nexi dritto a li ballati (feudi di Balatella e Balatel luzza in territorio di Enna) a lu conzu di stupaglia undi su tri finaiti. Et dittus nobilis Antoninus pretendebat quod termini et limites dividentes dic tum e fudum et predictum territorium erat incipiendo da la ditta buca di lu valluni a pindini et nexiano a lu dittu cònzu di stupaglo ecc. Nunc dicti presentes cognoscentes veros limites et terminos dividentes dictum feudum et dictum territorium ecc. ecc. procedono alla revisione con comuni esperti che firmano il contratto.

Soriano, confermata da Re Martino nel 1401. Per Eamusuli o Ramorsura cfr. anche Doc. I, nota 3. Il feudo Pelino non spunta poi nel Ruolo di Federifco perché demaniale o perché usurpato in quel momento dall'Università di Piazza.

Doc. 47 (inedito) II nobile Bernardo Cucchiara da Piazza, ingabella le sue terre di Monte Navone al nobile Bernardo Pecuro ed al maestro Giovanni Russo, per cinque anni continui secondo i confini che vengono descritti. N. Catalano c.s.

Die XXII octobris Vili Ind. 1504 Apud Platiam (1).

Nobilis Bemardus de Cucchiara habitator Terre Platie praesens corani nobis sponte de omnibus eius terris existentibus in territorio MUNTINAUNI ingabellavi! et concessit nobili Bernardo de Pecuro et magistro Johanne de Russo sociis presentibus infrascriptis terras in suis finibus designatis videlicet incomenzando da l'aqua di Donna Joanna et nexi a lu limitu di li carduni de ipso Remando et duna a l'ayra et passa a lu cozarello di li ginestri et va sindi a la valli valli susu susu la muntagna remanendo la zota di li varranj per ipso Bernrdo et ci juncino ditti terrj perfini a la tracera et di poi confinano cum li ferri di Santa Maria di la tenuta di lalb'ara et va sindi a la via di lo Mazarino et tornano a lu limito limitu perfini a lo valluni di Donna Joanna.

Et hoc per annis quinque continuis et completis incipiendo ab anno VIIII indi tionis proxime venientis innantea continuando prò gabella et jure gabelle salmarum quidecim ordei et frumenti quolibet anno videlicet per chillo chi siminano divi haviri lo terragio hoc è di lo frumento divj havirj lo terragio in frumento ad horgio divi haviri terragio in horgio. Et si plui seminassiro di salmi XX plui divino pagari di terragio et si minu seminassiru divisi pagari li ditti salmi XX chi in anno presenti divino maysarj senza pagari cosa alcuna et per l'anno da vinìri divino pagar] in terragio per quanto seminiranno et non ultra. Curri patto chi tutti ristuchj et affidamenti siano de ipso nobili presenti. Et si siminassiro favi, lino, chichiri, et altri cosi non siano tenuti 334

pagarichi lerragio alcuno et in ultimo anno digìarm lassar] la vìchenda more solito. Cum patto quod non possint aliquid amovere ab aeris quin prius sol vant ditta terragia etc. Cum potestate etc.

Testes Honorabilis Bartholomeus Pixij Mr Antonius Cirnella Rayinundum de Pirri.

(1) In un atto successivo del 20-12-1505 le stesse terre vengono date in gabella per sei anni al maestro Giovanni Russo Pellitterio, e firmano come testimoni « Ciericus Jiilianus de Barno », Matteus de Barresio, Phìlippus du Pranza, Nicolaus de Renda».

Doc. 48 (inedito) Contratto di Procura cHe Simone Settimo fa ad Alessandro Pecuro per riscuotere una somma in Convicino. Notaio Catalano, come sopra, voi. 3.

Die Xiiii marci] II Ind. 1514 Apud Terram Petrepercie.

Quod presens coram nobis honorabilis Magister Simon de Septimo habi tator Terre Petrepercie, sponte domini jure et fasti sollemnitate juxta juris formam fecit in eius verum certum et indubitatum procuratorem ad infra script:a specialem etc. Antonium de Ansaldo absentem etc. ad accedendum ad Terram Convicini] et quo opus fuerit et nomine et prò parte eiusdem constituentis ad petendum exigendum etc. ab magistro Alexandro de Pecuro de Terra Convicinij id quod recipere et habere debuit, debet et debebit ex venditione cuisdam equi vfgore pubblici contractus in ditta Terra celebrati manu notarij Archila de Cagno olim die etc. et ad confitendum se habuise et recepisse et de recepto appocam firmare ecc.

Testes Magister Cristofalus Scobar (1) Vincentius de Calcaterra Batholomeus de Banco Julianus de Chilestro.

(1) Cristofaro Escobar in questo periodo trovasi ancora in Convicino.

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