La Spagna Islamica - Pubblica Istruzione, Offerta scolastica e

Download Report

Transcript La Spagna Islamica - Pubblica Istruzione, Offerta scolastica e

Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Le prime incursioni islamiche
I musulmani cominciarono a effettuare incursioni e razzie sul territorio spagnolo visigoto tra la fine
del VII e l'inizio dell'VIII secolo d.C., partendo dalle loro basi nel Nordafrica, da poco occupato e
convertito all'Islam.
Nel 698, il califfo omayyade, ʿAbd al-Malik ibn Marwān, nominò valì del Nordafrica il generale
yemenita, Musa ibn Nusayr, che portò a termine la conquista dei territori berberi e migliorò la flotta
per la futura conquista delle isole Baleari a danno dei Bizantini.
Verso il 708, vi fu un tentativo di invasione che il re visigoto Witiza respinse.
Secondo le cronache arabe il primo a organizzare spedizioni miranti alla pura e semplice razzia
sarebbe stato il berbero musulmano Tarīf ibn Malluk.
Nel 710 il successore di Witiza, Agila II, fu spodestato dal consiglio dei nobili, che elesse come re il
duca di Betica, Roderico (conosciuto anche come Rodrigo). Agila dunque cercò l'alleanza del
governatore cristiano di Ceuta, Giuliano (forse un esarca bizantino o addirittura un visigoto) che
nelle cronache arabe viene indicato con il nome di Ilyan o Youlyân e che nutriva sentimenti di
vendetta nei confronti di Roderico, responsabile –secondo la leggenda- di aver violentato la sua
bellissima figlia Florinda.
Attraverso Giuliano, Agila ottenne l'appoggio di Musa che delegò un suo mawla (cliente), il valì
berbero di Tangeri, Tariq ibn Ziyad per organizzare un piccolo esercito al suo comando e preparare
l'invasione del regno dei Visigoti.
La spedizione fu organizzata, usufruendo delle imbarcazioni concessegli da Giuliano, che avrebbero
trasportato sulla sponda Europea due contingenti, rispettivamente di 7000 soldati, raggiunti presto
da altri 5 000 uomini, sotto l'altura che da allora porta il suo nome: il Jabal Ṭāriq (Gibilterra).
La conquista islamica
L'esercito arabo-berbero attraversò lo stretto nella primavera del 711, ed il 30 aprile 711, mentre
Rodrigo si trovava impegnato a domare una rivolta dei Baschi, sobillati da Agila II, a Pamplona, nel
nord della Spagna. Le forze di Ṭāriq ibn Ziyād (circa 12000 uomini, di cui 7000 berberi) sbarcarono
sotto la rocca di Calpe, da allora Gibilterra (il nome Gibilterra deriva dall'espressione araba Jabal
Tāriq, ossia monte di Ṭāriq) che occuparono assieme alla città di Algeciras.
Tariq si diresse verso Cordova, ma fu bloccato dalle truppe visigote comandate da Bencio, cugino
del re, che pur sconfitto, continuò la resistenza. Roderigo, informato dello sbarco con ben 10 giorni
di ritardo, con un mese di marcia forzata riuscì a portare le sue truppe a sud, nella valle del rio
Salado.
I due eserciti si scontrarono il 19 luglio 711 nella valle del Rio Salado, presso Cadice, nella
battaglia del Guadalete che si protrasse per ben otto giorni, dal 19 al 26 dello stesso mese: alla fine,
l'esercito di Rodrigo fu sconfitto. L'esito della battaglia fu fatale al re e al regno dei Visigoti:
secondo le cronache arabe vennero passati tutti a fil di spada e gettati nel fiume. La vittoria
musulmana fu favorita anche dal supporto di molti degli avversari di Rodrigo, come il già citato
Agila, e il vescovo Oppas, fratello del defunto Witiza. Questa battaglia mise fine al regno dei
Visigoti e aprì, in modo incredibilmente facile e inatteso, le porte all'occupazione araba della
Penisola Iberica.
I musulmani continuarono ad avanzare ed arrivarono a Toledo, senza incontrare molta resistenza.
Agila II, che sperava di poter rientrare in possesso del regno, fu costretto a ritirarsi al nord.
Musa intervenne nelle vicende della penisola iberica, o perché chiamato da Tariq, che si sentiva
minacciato da un esercito visigoto (sembra guidato da Roderico) che si era raccolto a Medina,
oppure perché invidioso del rapido successo del suo generale.
1
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Nel 712 Musa, accompagnato dal figlio ʿAbd al-ʿAzīz b. Mūsā e con un esercito di 18.000 uomini,
attraversò lo stretto e procedette alla conquista del restante territorio del regno visigoto: occupò
Medina-Sidonia, Carmona e Siviglia ed in seguito, attaccò Mérida ponendo l'assedio alla città che
resistette un anno (sino al 30 giugno 713). Da Mérida, Mūsā, si diresse a Toledo, dove si
ricongiunse a Tariq.
Sempre nello stesso anno propose ad Agila II di riconoscersi vassallo del califfo in cambio di tutte
le terre ed i beni che gli erano stati confiscati da Roderico; quella che doveva essere una scorreria
per conquistare un notevole bottino si era trasformata in guerra di conquista ed i Visigoti
cominciarono ad opporre una generale resistenza, che si manifestò nella ribellione di Siviglia, che
dovette essere domata da suo figlio ʿAbd al-ʿAzīz, mentre Musa si diresse nella zona di Merida,
dove Roderico (secondo gli storici arabi ripresi da Saavedra) si era ritirato e dove Musa fu raggiunto
da Tariq.
Le forze musulmane congiunte di Musa e Tariq attaccarono Roderico costringendolo alla battaglia
nei pressi di Segovia, nella provincia di Salamanca, dove lo sconfissero e lo uccisero.
Musa tornò quindi a Toledo che si era ribellata e dove Agila II, dopo l'occupazione accettò la
proposta di Musa, di riconoscersi vassallo del Califfo di Damasco.
Nel 714 Mūsā e Ṭāriq occuparono Saragozza e avanzarono sino a Lérida. Quindi si separarono e
Mūsā si diresse nelle Asturie occupando León, Astorga e Zamora e quindi arrivò sino a Lugo.
Al suo ritorno a Siviglia, Mūsā fu richiamato a Damasco, per rendere conto del suo operato, dal
califfo al-Walīd I. Il figlio, ʿAbd al-ʿAzīz, nominato Valì, dipendente dal Valì d’Africa, continuò
l'opera del padre. Le truppe musulmane con l’appoggio degli gli ebrei, che erano stati duramente
perseguitati dai Visigoti, tra il 715 ed il 716 con la conquista di Tarragona portarono a termine
l'occupazione di quasi tutta la penisola.
I valì omayyadi
Al-Ḥurr ibn ʿAbd al-Raḥmān al-Thaqafī, che, appena nominato aveva spostato, nel 716, la capitale
da Siviglia a Cordova, fu il valì che portò a termine la conquista della penisola iberica, occupando
Barcino (Barcellona), ultimo baluardo dei Visigoti, nel 718.
Contemporaneamente, nelle regioni dei monti Cantabrici, a Cangas de Onís, Don Pelagio de Favila,
iniziò un'aperta ribellione, che coagulò intorno a lui tutti i visigoti dissidenti, gettando in tal modo,
le basi del Regno delle Asturie.
Al-Samḥ ibn Mālik al-Khawlānī fu il valì che conquistò Narbona uccidendo l'ultimo re dei Visigoti,
Ardo, nel 721.
Poi nello stesso anno, al-Samḥ lasciò Narbona e si diresse su Tolosa, a cui pose l'assedio; ma
all'improvviso piombò sugli assedianti il duca Oddone d'Aquitania, con le sue truppe ed i cavalieri
di Neustria, che il 10 giugno del 721 (Battaglia di Tolosa) sbaragliarono l'esercito di al-Samḥ, che
nel combattimento perse la vita.
Il valì ʿAnbasa ibn Suḥaym al-Kalbī riuscì ad occupare tutto il regno che era stato dei Visigoti, nel
nord della Spagna, scontrandosi con la resistenza organizzata nelle montagne della Cantabria e delle
Asturie dal duca Pietro di Cantabria e da Pelagio, primo sovrano delle Asturie. Nel 722 i musulmani
vennero sconfitti a Covadonga: per i cronisti cristiani fu un importante fatto d'armi che diede inizio
alla Reconquista, mentre per quelli musulmani fu talmente insignificante da non essere neppure
citato.
Nel 725, ʿAnbasa si mise alla testa delle operazioni: partendo dalla base di Narbona, occupò tutta la
Settimania sino a Nîmes.
ʿAbd al-Raḥmān ibn ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī fu il valì che, nel 732, attraversò i Pirenei penetrò in
Aquitania, ed approfittando delle difficoltà del duca d'Aquitania Oddone (che era impegnato contro
i Franchi di Carlo Martello), lo sconfisse nella Battaglia di Bordeaux.
Dopo la conquista, il saccheggio e l'incendio di tutte le chiese di Bordeaux, proseguì verso Tours.
2
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Allora Oddone, implorò l'aiuto di Carlo, il quale accorse e si attestò alla confluenza dei fiumi Clain
e Vienne.
I due eserciti si fronteggiarono per sette giorni e finalmente, un sabato di ottobre del 732 si
scontrarono vicino a Poitiers, e, pur superiore di numero, l'esercito di Abd al-Rahman, fu
rovinosamente sconfitto dai Franchi di Carlo Martello e il generale ʿAbd al-Raḥmān, che era una
persona molto amata sia dal suo popolo che dai suoi soldati, perse la vita nel corso della battaglia.
Nei dieci anni che seguirono, i valì continuarono a combattere Oddone I d'Aquitania, sia in
Aquitania che in Navarra, dove Pamplona fu persa e ripresa diverse volte.
La guerra civile tra arabi e berberi
Seguirono cinque anni di guerra civile che, oppose i siriaci e gli yemeniti ai Berberi e poi gli
yemeniti ai siriaci, sino a che fu eletto valì, Yūsuf ibn ʿAbd al-Raḥmān al-Fihrī, che fece terminare
la guerra civile e fu anche l'ultimo vālī alle dipendenze (formali) del califfo omayyade di Damasco
dopo che il vālī di Qayrawān, Hanzala ibn Safwān, nel 745, aveva abbandonato l'Africa del Nord,
al-Andalus si era resa praticamente indipendente dal vālī d’Africa e conseguentemente dal califfo di
Damasco; indipendenza che si accentuò nel 750, quando la famiglia degli Omayyadi fu massacrata
dai partigiani della famiglia dagli Abbasidi, che la sostituirono sul trono del califfato di Damasco.
L'emirato
Nel 753, arrivò in Africa ʿAbd al-Raḥmān ibn Muʿāwiya (figlio di una berbera, 731-788), uno dei
pochi omayyadi sopravvissuti al massacro della sua famiglia, operato dagli Abbasidi.
Nel 755, ʿAbd al-Raḥmān, che nel frattempo, tramite i suoi emissari, si era alleato alla fazione araba
yemenita, chiese di essere eletto emiro di al-Andalus.
Partito da Ceuta, ʿAbd al-Raḥmān sbarcò ad Almuñécar in al-Andalus, a est di Malaga, nel
settembre del 755.
3
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Nello stesso anno, ʿAbd al-Raḥmān, sbarcò a Almuñécar e il valì Yusuf, avrebbe voluto attaccare
subito il pretendente al trono di al-Andalus, ma la diserzione di buona parte del suo esercito, lo
convinsero ad aprire dei negoziati con ʿAbd al-Raḥmān, che però fallirono.
L'anno seguente, nel marzo (756), ʿAbd al-Raḥmān e i suoi alleati yemeniti entrarono in Siviglia e
si avviarono verso Cordova sulla riva sinistra del Guadalquivir, mentre Yusuf lo seguiva sulla riva
destra. Giunto a Mosara, ʿAbd al-Raḥmān, decise di dare battaglia, attraversò il fiume, e
cogliendolo di sorpresa, sconfisse Yūsuf e i suoi alleati (tra cui i Banū Qasī), nella battaglia di alMusara, il 15 maggio 756.
ʿAbd al-Raḥmān non permise il saccheggio del campo nemico e trattò con magnanimità la famiglia
di Yusuf. Nello stesso mese di maggio, dopo difficili negoziati, Yusuf riconobbe emiro di alAndalus ʿAbd al-Raḥmān, che entrò in Cordoba e fu riconosciuto emiro di al-Andalus, dalla
maggior parte dei maggiorenti del regno.
ʿAbd al-Rahmān I al-Dākhil, "l'Immigrante", diventò il primo emiro indipendente da Baghdad,
insediandosi nell'Alcazar (dall'arabo al-Qaṣr, "il Palazzo") di Cordova.
ʿAbd al-Rahmān I al-Dākhil
Il suo governo fu caratterizzato da un continuo impegno bellico per stroncare qualsiasi forma di
opposizione, senza peraltro adottare una linea d'intransigente fermezza (tipica, invece, di suo nipote
al-Ḥakam I). La prima e più terribile rivolta fu quella degli yemeniti che iniziò nel 756 per il
mancato saccheggio del campo nemico ad al-Musara e che terminò nel 764 con la resa di Toledo.
L'opposizione si espresse anche nel tentativo di rivalsa dello sconfitto governatore Yusuf, che fu
battuto però ancora una volta nel 758 presso Toledo e morì in battaglia l'anno successivo, nonché
nelle ribellioni ordite dai discriminati Berberi andalusi e nelle incursioni organizzate dal regno
cristiano delle Asturie che sperava di prendersi una pronta e decisiva rivincita dopo che la conquista
islamica aveva costretto Pelagio e i suoi successori, Favila e Alfonso I delle Asturie, ad
asserragliarsi nelle inospitali contrade del settentrione cantabrico e asturiano della Penisola Iberica.
Per ciò che concerne i Berberi iniziarono la rivolta nel 764, capeggiati da un maestro di scuola di
nome Chaqya, che si spacciava per un discendente di ʿAlī e di Fāṭima; nel 770, subirono una
tremenda sconfitta sulle rive del fiume Bembezar, dove morirono in 30.000. La rivolta fu
completamente domata, solo nel 774, alla morte di Chaqya, assassinato da un suo seguace.
Nel corso del suo governo si ebbe anche l'ingresso in Spagna di Carlo Magno, esortato a intervenire
da un gruppo di musulmani, guidati dal valì di Barcellona, ribelli all'autorità dell'Emiro, che
indussero il sovrano franco a porre l'assedio nel 778 a Saragozza.
ʿAbd al-Raḥmān I non ebbe necessità d'intervenire perché Carlo fu richiamato nella Marca
Orientale del regno Franco dalle notizie d'una pericolosa rivolta dei Sassoni da poco sottomessi (il
loro condottiero, Vitichindo, era rientrato in Sassonia e stava marciando su Colonia). Quindi Carlo
Magno, nel 778, ripassò i valichi pirenaici da cui era inizialmente penetrato nel territorio
dell'emirato, esponendo nella battaglia di Roncisvalle la sua retroguardia ai devastanti colpi
dei Baschi.
ʿAbd al-Raḥmān si limitò a prendere possesso di Saragozza, sconfiggere i Baschi e costringere il
conte di Cerdagna a divenire suo tributario.
I rapporti con i rivali Abbasidi furono di ostilità, ma più teorica che pratica. Se infatti al-Manṣūr
aveva armato il capo arabo al-ʿAlāʾ ibn Mughīth nel 763, il tentativo abbaside di recuperare alAndalus fallì in un combattimento svoltosi presso Carmona, poco distante da Siviglia. ʿAbd alRaḥmān progettò anch'egli di tornare in Oriente per abbattere la dinastia rivale e nel 780 i
preparativi opportuni furono avviati. La situazione però a Saragozza era talmente complessa da
4
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
richiedere ogni sua attenzione e ogni suo sforzo, costringendo infine l'Emiro ad accantonare per
sempre il suo piano.
ʿAbd al-Raḥmān I avviò la costruzione della grande moschea, terminata però solo nel X secolo.
Hishām I
Figlio di Abd al-Raḥmān I, dovette affrontare la ribellione dei fratelli Sulaymān e ʿAbd Allāh, che
terminò con l'assedio di Toledo in cui i due fratelli si dovettero arrendere e furono generosamente
esiliati in Nordafrica.
Durante il suo regno la maggior parte dei fuqaha (esperti di diritto canonico), aderì alla scuola
giuridica, sorta in oriente, di Malik ibn Anas, contribuendo a renderla molto potente.
Sul fronte esterno l'Emiro non allentò la sua pressione nei confronti dei cristiani Asturiani, all'epoca
retti prima da Bermudo I e poi da Alfonso II.
Senza successo si era conclusa invece, nel 793, una campagna in Settimania, col tentativo arabo di
impadronirsi di Narbona (persa sotto il regno di suo padre), dopo che Gerona (che nel 785 si era
consegnata ai Franchi) era stata presa ed occupata.
L'anno seguente i Franchi, passati i Pirenei, dopo la riconquista di Gerona, effettuarono un'avanzata
vittoriosa verso occidente, occupando territori e fortificandoli in molti punti e, nel 795, Carlo
Magno costituì la marca di Spagna.
al-Ḥakam I
Figlio di Hisham I, dovette, per gli oltre 25 anni di regno, reprimere sollevazioni e rivolte, ad
iniziare da quella degli zii, Sulaymān e ʿAbd Allāh, poi furono i Banū Qasī, al nord dell'emirato, poi
fu la volta di Toledo, i cui fermenti insurrezionali a Toledo si tradusse nel "Massacro del Fossato"
ed infine, al sud, dove le agitazioni a Mérida durarono oltre 7 anni, ma che culminarono nella
sanguinosa repressione del rabad (sobborgo) di Cordova, l'Arrabal del Sur, che fu circondato e le
guardie dell'emiro si abbandonarono ad una mattanza che durò 3 giorni, con un numero di morti
incalcolabile, a cui seguì l'esecuzione di altri 300, fra gli abitanti più facinorosi. Dopodiché alHakam I ordinò che tutti gli abitanti dell'Arrabal del Sur lasciassero l'emirato entro 3 giorni, pena la
crocefissione: circa 8000 famiglie si stabilirono a Fez in Marocco, mentre circa altre 15000, passate
in Nordafrica, dopo aver combattuto contro i beduini, si impadronirono di Alessandria e fondarono
un regno indipendente sotto Abu Hafs Omar al-Balluti.
Nei 25 anni impegnati a domare tali insurrezioni interne, al-Hakam I ebbe poco tempo per le
offensive contro il regno cristiano asturiano. Comunque il suo generale ʿAbd al-Karīm ibn Mughīt
colpì, nel 796, l'antica Castiglia (al-Qilāʿ nelle fonti arabe) e, dopo un rovescio patito nell'801,
nell'803, al-Andalus tornò a effettuare incursioni (ṣāifa) in profondità, per reiterare l'azione, nell'808
e, su scala assai maggiore, nell'816.
ʿAbd al-Raḥmān II (788-852)
Succeduto al padre ʿAbd al-Raḥmān II fu assorbito dal continuo impegno bellico, con campagne
estive (saifa) e perfino invernali che penetrarono in profondità nei territori cristiani, contro il regno
cristiano asturleonese e il suo re Alfonso II delle Asturie, del quale bloccò la pericolosa spinta verso
meridione.
Al-Andalus inviò e ricevette delegazioni diplomatiche di vari paesi, ivi comprese quelle degli
staterelli nordafricani con cui tentò di mantenere relazioni cordiali, e dello stesso Impero bizantino
il quale, per cercare alleati contro i loro avversari abbasidi, istituì rapporti cordiali con Cordova che
di Baghdad restava fiera avversaria.
5
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Nell'837 l'emirato di ʿAbd al-Raḥmān II represse la rivolta cristiana mozaraba ed ebraica a Toledo
(e più tardi subì la radicale opposizione dei mozarabi della capitale, che produsse i cosiddetti
"Martiri di Cordova").
Nell'844 riuscì a respingere il rovinoso sbarco di Vichinghi, dagli arabi chiamati magiűs, che
saccheggiarono le coste andaluse e che inizialmente avevano completamente colto di sorpresa
l'Emirato: sbarcati a Cadice, penetrando attraverso il Guadalquivir (Wadī al-Kabīr, "Il Grande
fiume"), conquistarono Siviglia, ad eccezione della cittadella, e quindi attaccarono Cordova, dove
vennero sconfitti e respinti. Questo indusse al-Andalus ad assumersi l'onere finanziario di
un'imponente cantieristica dotando Siviglia di un arsenale in grado di armare una potente flotta che
mantenne per secoli il dominio delle acque del Mediterraneo occidentale. Inoltre rafforzò
l'allevamento dei cavalli che permise agli eserciti di al-Andalus di esprimere una delle più efficienti
cavallerie militari di tutto il Medioevo europeo.
Durante il suo regno si svolse la già ricordata (lezione III) battaglia di Clavijo (844). Secondo la
leggenda San Giacomo, in sella a un cavallo bianco, apparve in sogno a Ramiro I delle Austurie
dicendogli che avrebbe partecipato alla battaglia del giorno successivo portandolo alla vittoria
contro le truppe islamiche. A seguito della battaglia in cui Ramiro effettivamente sconfisse l'emiro
ʿAbd al-Rahmān II, il tributo annuo da versare a Cordova e consistente, sempre secondo la
leggenda, in 100 giovinette (il tributo si chiamava per questo motivo delle cento donzelle), iniziato
con il regno di Mauregato delle Asturie, divenne il “voto de Santiago”, consistente in un tributo in
denaro al santuario di Santiago de Compostela.
Durante l'Emirato, al-Andalus conobbe un'imponente crescita tanto sociale ed economica quanto
culturale creando un ambiente di corte del tutto simile a quello abbaside, promosse le arti e ampliò
la committenza architettonica, trasformando profondamente il volto di Cordova che si avviò a
diventare una delle più importanti città del mondo islamico.
Muhammad I, al-Mundhir e ʿAbd Allāh
Negli anni del governo di Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān, figlio di Abd al-Rahman II si ebbero
continue rivolte e movimenti separatisti dei meticci (muladì) e dei Cristiani che vivevano in zone a
maggioranza araba (mozarabi). I Banu Qasi, con a capo Musa ibn Musa, alleatisi con la famiglia
Arista della Navarra, si ribellarono all'emirato di Cordova e proclamarono la loro indipendenza e
Musa si autoproclamò: «Terzo re di Spagna» (dopo Muhammad I e Ordoño I delle Asturie).
Ibn Marwan rientrò nella sua terra di origine (Merida), ribellandosi all'emiro, che non riuscendo a
reprimere la ribellione, permise a Ibn Marwan di costruirsi una città libera da imposte ed
indipendente dall'emirato di Cordova. Fondò la città di Badajoz nell'875 nel bosco della Muela,
situata su una sponda del fiume Guadiana. La città fu dotata di una alcazaba. Anche Toledo,
appoggiata dal re delle Asturie Ordoño I si ribellò, ma subì una sconfitta nella battaglia di
Guazalete. Infine, nell'880, Umar ibn Hafsun diede inizio ad una rivolta che sarà soffocata soltanto
nel 928, al tempo dell'emiro ʿAbd al-Raḥmān III ibn Muḥammad.
Il figlio di Muhammad I, al-Mundhir ibn Muhammad I, durante il governo del padre, ebbe il
comando delle operazioni militari e combatté, nell'anno 865, contro il re delle Asturie Ordoño I,
nella valle del Duero, e sulla via del ritorno a Cordova, sconfisse, a Burgos, il conte di Castiglia,
Rodrigo. Tentò di conquistare León e Astorga, però fu battuto a Valdemora, nell'878, dal re delle
Asturie Alfonso III. Organizzò una spedizione contro i Banu Qasi, alleatisi col re delle Asturie,
Alfonso III, ma venne sconfitto, nell'883. Nell'884, portò a termine le operazioni militari contro Ibn
Marwan, cacciandolo da Badajoz. Regnò per soli due anni, continuando a combattere, senza esito,
contro il ribelle Umar ibn Hafsun.
Gli succedette sul trono il fratello ʿAbd Allāh ibn Muḥammad, che, a quanto pare, lo aveva fatto
avvelenare. Il governo di Abd Allah fu caratterizzato da continue guerre tra arabi, berberi e muladí.
6
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Il suo potere di emiro fu esercitato solo nella zona di Cordova, mentre per il resto di al-Andalus
governavano famiglie ribelli che non accettavano la sua autorità. In tutte le città si erano formate
due fazioni: gli arabi e gli spagnoli (sia musulmani che cristiani), che si combattevano tra loro.
Comunque il problema più grave, anche più del regno asturleonese, per ʿAbd Allāh fu costituito da
Ibn Ḥafṣūn, che controllava le provincie di Rayyo (dove si trovava Bobastro), di Elvira (dove
sorgeva Granada) e di Jaén, e che si era alleato coi Banu Qasi e col re delle Asturie Alfonso III e
che gli tenne sempre testa.
Il califfato (929)
ʿAbd al-Raḥmān III (889-961)
Succeduto al nonno ʿAbd Allāh all'età di 23 anni, ʿAbd al-Raḥmān esercitò la prima parte del suo
lunghissimo governo di al-Andalus (49 anni) senza organizzare azioni militari di rilievo contro i
suoi nemici cristiani delle Asturie e León e di Navarra, distratto come fu dalla necessità di
pacificare l'Emirato, precedentemente scosso da rivolte innescate dalla dura politica del precedente
emiro, stroncando la pericolosa insurrezione di ʿUmar b. Ḥafṣūn.
Nel 929 ʿAbd al-Raḥmān III si proclamava califfo con l'appellativo onorifico (laqab) di al-Nāṣir lidīn Allāh (Il vincitore per la religione di Dio). In quel momento la Umma islamica aveva così tre
califfi: quello abbaside di Baghdad, quello fatimide del Cairo e quello appunto andaluso di
Cordova.
Finalmente, dopo la caduta della roccaforte di Bobastro e la sottomissione di Ibn Marwān (930) e
dopo la riconquista a tutti gli effetti di Toledo (932) ʿAbd al-Raḥmān III poté considerare il suo
regno pacificato e unito. Allora il califfo poté organizzare le sue azioni per contrastare la crescente
potenza fatimide in Nordafrica e fu in quest'ottica che fu conquistata nel 931 Ceuta (Sibta in arabo).
I Berberi, sotto il comando di Abū Yazīd, riuscirono a sconfiggere i Fatimidi, impadronendosi di
una parte di territorio e riconoscendo la sovranità spirituale ad ʿAbd al-Raḥmān III che li aveva
aiutati. Il dominio dei Berberi però duro poco, poiché la dinastia fatimide recuperò tutti i territori
perduti, in poco tempo
Nel 932 riprese la guerra contro il regno di León, il califfo ʿAbd al-Raḥmān respinse il re Ramiro II,
che portava aiuto a Toledo che capitolò. Nel 934, dopo essere passato da Pamplona (dove obbligò la
regina reggente del regno di Navarra Toda ad un formale atto di sottomissione) e da Álava, lo
costrinse a indietreggiare sino a Burgos, dopo che, nel 932, il suo esercito era stato sconfitto da
Ramiro, nei pressi di Osma; nel 937 conquistò una trentina di castelli ai Leonesi; poi si rivolse
contro Muhammad ibn Hashim at-Tugibi, governatore di Saragozza che si era alleato col re di León
Ramiro II; occupò la città e perdonò Muhammad. ʿAbd al-Raḥmān aveva raggiunto il culmine della
sua potenza: tutta la penisola iberica, eccetto il León e parte della Catalogna era sottomessaa lui.
Nel 939, ʿAbd al-Raḥmān III, al-Nāṣir li-dīn Allāh subì una disfatta da Ramiro II, alleato a Toda di
Navarra, nella Battaglia di Simancas, dopo la quale, per i gravi pericoli corsi, non volle più
partecipare in prima persona alle operazioni belliche cui quasi sempre aveva presenziato.
Tra il 951 ed il 952 sottoscrisse la pace col re di León Ordoño III per avere mano libera contro i
Fatimidi, ma non riuscì che a fare una spedizione contro l'Africa, nella zona di Tunisi.
Sotto ʿAbd al-Raḥmān III, la flotta, che aveva come porto principale Almeria, diventò la più potente
del Mediterraneo: le scorrerie, condotte sotto la guida di capitani chiamati alcaides si spinsero sino
in Galizia, nelle Asturie ed anche in Nordafrica: la pirateria musulmana era il terrore del
Mediterraneo.
Grazie anche al periodo di pace garantito dal califfo, che arricchì la biblioteca reale, Cordova
divenne il centro intellettuale dell'occidente e tra le sue principali realizzazioni civili vi fu la
costruzione, nelle vicinanze di Cordova, della città reale di Madīnat al-Zahrāʾ (dal nome dell'amante
preferita del califfo, di nome appunto al-Zahrāʾ, che però può anche significare "Città dei fiori").
7
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
La penisola iberica all'inizio del regno di Abd al-Rahman III.
al-Ḥakam II (915-976)
Nel 961, succedette a suo padre e si fece attribuire il laqab: al-Manṣūr bi-llāh (Colui che è reso
vincitore da Dio). A differenza di suo padre, per governare si appoggiò (il che gli permise di
dedicarsi alla sua attività preferita, la letteratura) a due personaggi di corte: il generale Ghālib, un
liberto di origine slava ed il ciambellano, al-Mushafi, che assieme alla concubina Aurora,
esercitavano l'effettivo controllo del governo.
Nel 962, al-Ḥakam II dichiarò guerra a tutti i regni (e le contee) cristiani obbligando, dopo la
conquista di San Esteban de Gormaz, Atienza e Calahorra, il conte di Castiglia, Fernán González, il
re di Navarra, Garcia Sanchez, il re del León, Sancho I, ed infine i conti di Barcellona, Mirò ed il
fratello Borrell II, a chiedere la pace (963).
Continuò la politica del padre per contrastare la potenza fatimide in Nordafrica, che avevano posto
la capitale a Qayrawan; il pericolo scomparve, nel 969, quando i Fatimidi, dopo la conquista
dell'Egitto, trasferirono la loro capitale al Cairo, allentando la pressione sull'Africa del Nord.
Rimase a contrastarlo la dinastia idriside, con l'emiro, al-Hasan b. Gannūn. Nel 972, per ripristinare
l'influenza omayyade in Africa, il califfo inviò un primo esercito e poi, nel 974, un secondo al
comando del generale Ghālib che, infine, sottomise l'emiro idriside.
Nel 966, i vichinghi attaccarono Lisbona, portando la scompiglio in tutta l'area della foce del Tago;
fu inviata la flotta di Siviglia che li intercettò e li sconfisse duramente. al-Ḥakam II, allora fece
8
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
costruire ad Almeria una seconda flotta, con navi più adatte al combattimento distante dalla costa, e
fu posta di stanza nella stessa Almeria. Quando, nel 971, i vichinghi fecero una scorreria su Siviglia,
risalendo il Guadalquivir, il califfo fece uscire la flotta di Almeria, che unitamente a quella di
Siviglia chiuse nelle anse del fiume le navi vichinghe che furono annientate.
Il generale Ghālib, rientrato dal Marocco nel 974, pose fine agli attacchi cristiani del nuovo conte di
Castiglia, Garcia Fernandez, che aveva attaccato i castelli di Deza e Sigüenza, sconfiggendolo nella
battaglia di Langa. Lo stesso fece col nuovo re di León, Ramiro III, che aveva attaccato San Esteban
de Gormaz, sconfiggendolo nella battaglia di Estercuel.
L'apogeo (che durò circa 30 anni) del califfato omayyade fu raggiunto probabilmente con il
regno di al-Hakam II, sotto il quale la capitale andalusa raggiunse il mezzo milione di abitanti su
un'area estesa per 5 000 ettari, diventando così la seconda città dell'emisfero boreale e la più
importante città dell'intera Europa centro-occidentale (Parigi era la seconda città ma contava a
stento i 100 000 abitanti mentre Costantinopoli è esclusa da questo calcolo).
La città era dotata di sistemi fognanti efficienti e l'acqua giungeva anche ai piani alti delle
abitazioni. Le moschee erano 700 e i bagni pubblici 300. Esisteva da tempo un ospedale pubblico
che fungeva da università per i medici, la cui capacità erano note e apprezzate in tutta l'Europa.
Inoltre si interessò dei lavori della Grande moschea di Cordova, la Mezquita, tra il 962 ed il 966, e
nei dintorni di Cordova, completò, nel 976, la residenza reale di Madīnat al-Zahrāʾ (la città di
Zahrāʾ), iniziata, nel 936, da ʿAbd al-Raḥmān III. Infine il famoso scienziato, fisico e soprattutto
medico, Abu al-Qasim al-Zahrawi (Abulcasis), fu attivo alla corte di al-Hakam, durante il suo
regno; ed inoltre invitò a Cordova parecchi studiosi orientali perché vi tenessero conferenze e onde
favorire gli studenti poveri dispose dei lasciti per i professori che insegnavano a Cordova.
Economia
L'economia del califfato era basata su una notevole capacità imprenditoriale e commerciale, su di
un artigianato molto sviluppato e sulla più moderna agricoltura d'Europa. Esso basò la sua
economia sulla propria moneta che ebbe un ruolo fondamentale sulle fiorenti attività finanziarie. La
moneta d'oro di Cordova divenne la più importante del tempo e venne probabilmente imitata
successivamente dall'impero Carolingio. Cordova, la capitale del Califfato, raggiunse una
popolazione di 450.000 abitanti divenendo così la più popolosa città del tempo al mondo. Altre città
importanti furono Toledo, Almería, Saragozza e Valencia.
Gli arabi introdussero nuove tecniche di irrigazione e quindi espansero le coltivazioni recuperando
terreni divenuti incolti ed introducendo nuove colture come riso, melograni, canna da zucchero,
cotone e arance.
Altrettanto importante si rivelava la ripresa dell’allevamento con l’incrocio di razze indigene equine
e ovine con le razze nordafricane.
I sudditi islamici pagavano meno tasse rispetto al periodo visigoto. I contadini andalusi furono
favoriti dall’introduzione della mezzadria che migliorava nettamente le condizioni di maggiore
servaggio che invece permanevano nel nord cristiano. La mezzadria introduceva infatti un interesse
del contadino al miglioramento ed all’aumento della produzione agricola.
L’inserimento della Spagna islamica nel grande impero islamico rilanciò il commercio dei prodotti
spagnoli all’interno del Mare Mediterraneo. Grazie alla ripresa del commercio le città che in epoca
visigota avevano subito una contrazione della popolazione dovuta alla perdita della loro importanza
economica ripresero la loro centralità. Esse erano centro dell’attività economica di valenti artigiani
che producevano vetro, cuoio, ebanisteria, sete. Il mercato accanto alla moschea segna questa
ripresa delle città come centro della vita economica, amministrativa e politica sotto l’Islam.
9
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Cultura
Il califfato di Cordova fu molto importante anche per lo sviluppo culturale successivo soprattutto
sotto il governo del califfo Al-Hakam II. Egli fondò una biblioteca che conteneva circa 400.000
volumi. Il Califfo fu anche famoso per i suoi studi di filosofia, per la traduzione di libri dal greco
antico alla lingua araba.
Ricordiamo alcuni intellettuali che nacquero o vissero proprio a Cordova come Ibn Masarra (883931, asceta e letterato), Ibn Tufayl (1105-1185, scrittore teologo e filosofo), Mosè Maimonide
(1138- 1204, ebreo fiolosofo, rabbino e medico, che scrisse le sue opere in arabo).
Ma il più importante è senza dubbio Averroè (1126-1198). Averroè affermò che tra religione e
filosofia non vi è alcuna conflittualità e rivalutò l’opera di Aristotele. Averroè fu importantissimo
per le sue traduzioni e commenti delle opere di Aristotele, che in Occidente erano state quasi
completamente dimenticate (prima del 1150 solo pochissime opere aristoteliche erano accessibili
nell'Europa latina). Il recupero della tradizione aristotelica in Europa deve moltissimo alla
traduzione in latino degli scritti di Averroè. Il suo lavoro aprì la strada alla riconciliazione di
Tommaso d'Aquino fra l'antica filosofia aristotelica e la cristianità.
Toledo poi divenne un importantissimo centro per le traduzioni delle opere greche in arabo e poi in
latino.
Società
La maggioranza della popolazione si convertì all’Islam perché il carico fiscale era minore per i
convertiti e inoltre la conversione permetteva maggiore mobilità sociale. Molti aristocratici e
possidenti preferirono invece arroccarsi nelle zone del nord conservando la fede e contendendo il
territorio palmo a palmo specie durante l’estate quando i “mori” lanciavano le loro incursioni nel
nord montuoso e cristiano.
Gli ebrei accolsero gli invasori e speso ne favoriono l’insediamento perché l’islam non
perseguitava gli ebrei comne avevano fatto i convertiti visigoti. Spesso gli ebrei ebbero importanti
incarichi nell’amministrazione musulmana della Spagna.
Col termine mozarabi si intendono i cristiani che vivevano in terrotirio islamico ma che avevano
conservato la fede cristiana. I musulmani in effetti rispettavano le religioni del libro garantendo loro
una giurisdizione speciale e forme di autogoverno, però imponevano un maggior carico fiscale agli
infedeli.
Hishām II ibn al-Ḥakam (965-1013)
Ad al-Ḥakam II succedette Hishām II, che aveva solo 11 anni, sotto la reggenza della madre
Aurora, con il generale Galib, comandante dell'esercito, Yafar al-Musahfi, primo ministro o hajib
(ciambellano) e nominò visir Almanzor (Almanzor è il nome dato dai cristiani a Muhammad ibn
Abī ‘Āmir al-Manṣūr bi-llāh, dal cui nome è chiamato questo periodo "ciambellanato ‘āmride"),
Nel 978 Almanzor fu nominato hajib (primo ministro o ciambellano) e, poco dopo, divenne anche
responsabile dell'esercito e quindi relegò il califfo Hisham II nel palazzo reale di Madinat al-Zhara,
nelle vicinanze di Cordova, e in pratica governò autonomamente.
L'esercito di al-Andalus era, da sempre, a carattere tribale, cioè ciascuna tribù si raccoglieva intorno
al suo capo ed al suo stendardo ed il principale obiettivo era il bottino; quindi quando il bottino
veniva giudicato sufficiente l'esercito si ritirava. Già i primi califfi avevano cercato di cambiare
questo sistema, ma gli arabi si opponevano; allora Almanzor arruolò molti Berberi che fece venire,
soprattutto dalla zona di Ceuta, ed inoltre arruolò parecchi cristiani, attratti dall'ottima paga dal
León, dalla Castiglia e dalla Navarra; infine formò nuovi reggimenti che non rispondevano più al
capo tribù ma ai loro rispettivi comandanti.
10
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
La ristrutturazione dell'esercito durò circa tre anni come la lotta contro il generale Ghālib, che era
anche suo suocero, che alla fine venne ucciso in battaglia. Almanzor, nel 981, marciò contro le
truppe cristiane della coalizione anti-islamica formata da León, Castiglia e Navarra, condotte
rispettivamente da Ramiro III, García Fernández e Sancho Abarca, e le sbaragliò nella battaglia di
Rueda, 40 km circa a SE di Simancas. Al ritorno da questa campagna Almanzor assunse e si fece
attribuire il laqab col quale è noto: al-Manṣūr bi-llāh (Colui che è reso vincitore da Dio).
Nel 984, Almanzor, per contenere le pretese dei nobili leonesi, al nuovo re del León, Bermudo II,
inviò in aiuto delle truppe che domata la rivolta, rimasero nel regno, che quindi dal 985 fu tributario
di al-Andalus.
Tra il 981 ed il 1002 organizzò diverse campagne militari sia in Nordafrica che nella Penisola
Iberica. La più importante fu quella del 997 quando giunse ad occupare Santiago de Compostela:
Vi distrusse il santuario costringendo i prigionieri a portare fino a Cordova le porte e le campane
del santuario. Non distrusse però la tomba del Santo.
Prima di morire, comunque, nominò suo successore il figlio Abd al-Malik al-Muzaffar.
al-Muzaffar
Nel 1002, alla morte del padre, gli succedette sia come hajib (ciambellano) o primo ministro, sia
come comandante dell'esercito, mentre il califfo Hishām II, in pratica non aveva alcun potere.
Continuò la politica paterna, riportando numerose vittorie sui reami cristiani e mantenne su di essi
l'egemonia, obbligando i loro sovrani a rispettare le tregue e ad accettarlo come arbitro nelle loro
dispute. In politica interna dovette affrontare alcune rivolte che represse rapidamente, con energia.
Morì nei pressi di Cordova, nel 1008, probabilmente avvelenato dal proprio fratellastro, Abd alRahman Sanchuelo, che gli succedette.
Sanchuelo (983-1009)
Nel 1008, alla morte di al-Muzaffar, gli succedette sia come hajib (ciambellano) o primo ministro,
sia come comandante dell'esercito, mentre il califfo Hisham II, non solo, continuava a non aveva
alcun potere ma addirittura nominò Sanchuelo suo erede. Questo fatto creò parecchio malcontento,
ispirato dai fuqaha', nel popolo di Cordova che era molto affezionato agli omayyadi. Nel 1009,
approfittando del fatto che Sanchuelo era impegnato in una campagna militare in León contro il re
Alfonso V, una rivoluzione spodestò Hisham II e pose sul trono un altro omayyade, al-Mahdi, che
al rientro a Cordova di Sanchuelo lo fece imprigionare ed in seguito mettere a morte il 4 marzo del
1009. Con la sua morte la dinastia degli Amiridi cadde e, in al-Andalus, si innescò una guerra civile
che in due decenni portò alla caduta ed allo smembramento del Califfato di Cordova.
Prima Taifa
Con il termine regni di Taifa sono stati designati gli stati nati in al-Andalus durante la dissoluzione
(iniziata con l'abdicazione del califfo di Cordova, Hishām II, nel 1009, che aprì un periodo di
anarchia, con nove califfi in circa vent'anni) e la seguente abolizione del califfato della dinastia
degli Omayyadi, nel 1031, con la deposizione di Hishām III.
Durante il periodo di anarchia si resero indipendenti dal califfato: Almería, Murcia, Alpuente,
Arcos, Badajoz, Carmona, Denia, Granada, Huelva, Morón, Silves, Toledo, Tortosa, Valencia e
Saragozza. Quando l'ultimo califfo, Hishām III, fu deposto e a Granada fu proclamata la repubblica,
tutte le province di al-Andalus, che ancora non lo erano, si autoproclamarono indipendenti e furono
rette da famiglie arabe, berbere o di origine slava.
11
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
I regni di Taifa nel 1031; colorati di bianco, rosso e giallo sono i regni e le contee cristiane.
Taifa indicava la base familiare e tribale di questi regni; ogni taifa, all'inizio, si identificò con una
famiglia, clan o dinastia: così si ebbe la taifa degli amiridi (discendenti di Almanzor) a Valencia; i
Tugibidi a Saragozza; gli Aftasidi a Badajoz; i Birzalidi a Carmona; gli Ziridi a Granada; gli
Hammudidi ad Algeciras e a Málaga; e gli Abbadidi a Siviglia.
Con il passare degli anni i regni di taifa di Siviglia (che aveva conquistato tutta l'Andalusia
occidentale e parte di quella orientale), Badajoz, Toledo e Saragozza, costituirono le potenze
islamiche della penisola iberica. Non avendo le truppe necessarie, i regni di taifa assoldavano truppe
mercenarie, che si trovavano nella penisola iberica, quindi provenienti anche dai regni cristiani (che
servendo re musulmani, combattevano anche contro i regni e le contee cristiane), oppure
provenienti dal Nordafrica.
Questi regni arrivarono ad essere più di trenta (sino a trentanove) e il loro numero proporzionale
alla loro debolezza fu uno dei fattori che favorì la Reconquista cristiana della Spagna, che ebbe un
notevole impulso durante l'XI secolo. I regni di taifa si mantennero indipendenti, per tutto l'XI
secolo, sino all'inizio del XII secolo, quando l'impero almoravide del Maghreb li conquistò e li
inglobò.
Impero almoravide
Su richiesta degli Emiri di Siviglia, Badajoz, Granada e Cordova, che erano divenuti tributari dei
regni di León e di Castiglia, pur senza alcun accordo formale, e senza il consenso del cugino,
l'emiro Abu Bakr, che reggeva il sultanato almoravide in Maghreb al Aqsa (attuale Marocco),
Yūsuf Ibn Tāshfīn, uno dei condottieri degli Almoravidi, salpò dal Marocco, attraversato lo stretto
12
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
di Gibilterra, occupò Algeciras. Avanzò poi sino a Siviglia e, unitosi alle truppe dei succitati emirati
a cui si erano aggiunte le truppe di Almeria, nell'ottobre del 1086 sconfisse Alfonso VI di Castiglia
nella battaglia di al-Zallaqa, nei pressi di Badajoz, obbligando i cristiani a ritirarsi dalla regione di
Valencia e a togliere l'assedio a Saragozza. L'avanzata almoravide fu fermata dall'improvviso
ritorno in Africa di Yūsuf ibn Tāshfīn, diventato sultano degli Almoravidi (praticamente di tutta
l'Africa nordoccidentale, dal Senegal all'Algeria).
Yūsuf ibn Tāshfīn ritornò in al-Andalus nel 1090 e pose l'assedio al castello di Aledo, senza riuscire
a conquistarlo. Venne raso al suolo ed abbandonato da Alfonso VI, che ormai lo considerava
indifendibile. Ma, dopo questa vittoria, Yūsuf, pressato dagli intolleranti fuqaha, e spinto dalla
bramosia delle ricchezze offerta dalle fertili terre della Penisola iberica si dedicò alla conquista dei
regni musulmani.
Dopo la conquista dell'Andalusia, nel 1093, avanzò verso i regni di Toledo e Valencia ma in
quest'ultima città dovette scontrarsi col Cid, che nel frattempo era diventato signore della città e che
la difese strenuamente, non permettendo a Yūsuf di conquistarla.
A Toledo, invece, arrivò al confine con la Castiglia. Nella battaglia che avvenne il 15 agosto del
1097, le truppe di Yūsuf ebbero la meglio su quelle di Alfonso VI. Yūsuf ibn Tāshfīn, dieci mesi
dopo, nel giugno del 1098, tornò definitivamente nella città che aveva fondato, a Marrakech, in
Nordafrica, lasciando che la guerra nella Penisola iberica fosse continuata dal figlio ʿAlī ibn Yūsuf.
ʿAlī proseguì nella conquista dei regni di Regni di Taifa che portò a termine nel 1111, dopo che, nel
1106, succedendo a suo padre, era divenuto emiro del Maghreb al-Aqsa e di al-Andalus.
Nel 1108, ottenne un'importante vittoria sui Castigliani a Uclés, nella regione di Cuenca, dove
Sancho, il figlio, ancora bambino, del re di Castiglia Alfonso VI e molti nobili castigliani morirono.
Dal 1125, gli Almoravidi, sconfitti in battaglia dai nuovi protagonisti berberi maghrebini, gli
Almohadi (ossia "Unitari"), cominciarono a perdere territori e nei venti anni che seguirono l'impero
almoravide maghrebino cadde nelle mani degli Almohadi, mentre dal 1140, in al-Andalus le
famiglie più potenti si resero indipendenti e parecchi territori non ubbidivano più agli Almoravidi.
ʿAlī morì nel 1143. Gli succedette il figlio Tāshfīn ibn ʿAlī, ma ormai i suoi possedimenti erano
ridotti quasi alla sola al-Andalus.
Seconda Taifa
Con il dissolvimento dell'impero almoravide, si ebbe un secondo periodo di regni di Taifa tra il
1144 ed il 1172, prima che si imponesse, sempre proveniente dal Nordafrica, un altro impero,
quello degli Almohadi. L'emiro Tāshfīn, dopo che nel 1144, aveva perso anche Cordova, tentò di
riconquistare l'emirato di al-Andalus, ma fu sconfitto e perse la vita in battaglia.
A parte l'isola di Maiorca che si era resa indipendente già nel 1126 e si mantenne libera sino alla
conquista aragonese del 1228, gli altri regni di Taifa si resero indipendenti dagli Almoravidi.
Come per la prima Taifa anche la seconda favorì la Reconquista cristiana della Spagna, che ebbe un
impulso alla metà del XII secolo.
Impero almohade
I rivoluzionari nordafricani che avevano assunto il nome di Almohadi (gli unitari), e tra il 1125 ed il
1145 avevano conquistato l'impero almoravide, in Nordafrica, sbarcarono in al-Andalus e in pochi
anni cominciando dal regno di Malaga, conquistarono tutti i regni musulmani della penisola iberica
che non erano stati conquistati dai regni cristiani. A poco a poco ʿAbd al-Mùʾmin partendo da
Malaga, nel 1145, si proclamò califfo e comandante dei credenti, nel 1146, rinnegando così la
sovranità degli Abbasidi, ed impose il principio di ereditarietà dinastica estese la sua autorità sul
Bilād al-Andalus occidentale (presa di Cordova nel 1148 e di Granada nel 1154). Così suo figlio,
13
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Abū Yaʿqūb Yūsuf I (1163–1184), poté succedergli e continuò la conquista dei regni musulmani di
Taifa di al-Andalus, completandola nel 1172. Suo figlio Abū Yūsuf Yaʿqūb al-Mansūr, «il Reso
vittorioso [da Dio]» (1184–1199), terzo califfo, continuò la sua opera e infliggendo nel 1195 una
sconfitta ad Alfonso VIII di Castiglia nella battaglia di Alarcos, impedì al re di Castiglia di
continuare la Reconquista e soprattutto la fermò per una ventina d'anni.
Gli Stati cristiani di Spagna (Castiglia, León, Aragona e Navarra) e del Portogallo allora si
organizzarono per la Reconquista, mettendo a tacere le loro dispute, e inflissero al califfo almohade
Muhammad al-Nasir il disastro della battaglia di Las Navas de Tolosa (16 luglio 1212), che fu la
svolta decisiva per la Reconquista che da allora progredì a grandi passi: Cordova, la città simbolo
dell'Islam spagnolo, cadde nel 1236, Valencia nel 1238 e Siviglia nel 1248.
Comunque il sultanato almohade, dopo Las Navas de Tolosa, in pochi anni perse l'autorità su alAndalus, permettendo così un terzo periodo di regni di Taifa, di breve durata, che terminò con la
fondazione del Sultanato nasride di Granada.
Situazione della penisola iberica nel 1360.
14
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Spagna del CTP Petrarca di
Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali –tratti in parte da Wikipedia e da altre fonti- sono a
cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione V: La spagna araba
Terza Taifa e sultanato di Granada
Territorio del regno nasride durante il XV secolo. In verde chiaro, i territori conquistati dai regni
cristiani dal XIII secolo includono Ceuta, sulla costa africana.
Con la caduta, nel 1228, dell'ultimo califfo almohade di al-Andalus, si formarono immediatamente
dei nuovi regni, oltre a Minorca, che aveva resistito alla conquista Aragonese, a partire da Murcia,
nel 1228, Valencia, nel 1229, Niebla, nel 1234, Granada, nel 1237, Orihuela, nel 1239 e Lorca, nel
1240, che ovviamente agevolarono la Reconquista.
A parte il regno nasride di Granada, che riuscì ad espandersi in poco tempo, gli altri regni ebbero
una breve durata e furono conquistati e inglobati dal regno di Aragona (Valencia, 1238 e Minorca,
1287) e nel regno di Castiglia (Orihuela, 1250, Niebla, 1262, Lorca, 1265 e Murcia, 1266). Solo il
regno di Granada, durerà a lungo e capitolerà il 2 gennaio 1492, ponendo fine alla Reconquista.
La dinastia Nasride di Granada ebbe il suo capostipite con Muhammad ibn Nasr, che, nel 1232, fu
proclamato sultano dalle oligarchie di Guadix, Baza, Jaén, Málaga e Almería. Nel 1234 si dichiarò
vassallo di Cordova, che però fu conquistata, nel 1236, da Ferdinando III di Castiglia; allora
Muhammad, nel 1237 si fece eleggere sultano di Granada, facendo un patto con Ferdinando III,
riconoscendosi suo vassallo. Nel 1246, fece un altro trattato con Ferdinando III, in cui siglava con
lui un'alleanza per aiutarlo a conquistare Siviglia, riconoscendosi suo vassallo, iniziando così un
periodo in cui il sultanato granadino fu garantito dalla benevolenza dei re castigliani.
Dal 1275, la dinastia dei Merinidi, dinastia regnante nel Maghreb al-Aqsa (Marocco) partecipò
attivamente alle lotte dei Nasridi del Sultanato di Granada contro gli attacchi dei regni cristiani della
penisola iberica. Nel XIV secolo tentarono anzi di estendere il loro dominio sulla penisola,
riuscendo a riconquistare Gibilterra e una parte dell'Andalusia (1333), ma furono fermati all'assedio
di Tarifa e con la sconfitta subita, assieme al loro alleato, il Sultano di Granada, Yūsuf I, al rio
Salado (detta anche Battaglia di Tarifa), il 4 aprile del 1340, ad opera di truppe castigliane e
portoghesi, dovettero abbandonare definitivamente la penisola iberica.
Comunque nei circa 140 anni successivi pur essendovi sempre uno stato di belligeranza tra il regno
di Castiglia e il sultanato, le campagne militari non furono molte e con un arretramento territoriale
del sultanato di Granada molto contenuto, a partire dal 1481, Ferdinando II di Aragona, marito di
Isabella di Castiglia, la regina di Castiglia, si occupò della conquista del regno dei Nasridi di
Granada. Fu una guerra d'assedio che terminò nel 1492, con la capitolazione dell'ultimo ridotto
musulmano della penisola iberica. Finalmente il 2 gennaio 1492, Granada si arrese, dopo sei mesi di
assedio, e Isabella vi entrò vittoriosa con il crocifisso in mano (come spesso viene rappresentata),
completando così la Reconquista.
15