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SALUZZO
Giovedì 16 ottobre 2014
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LA CONFERMA DAL CASO DELLA DONNA PERUVIANA COLPITA DA UNA CRISI IN PATRIA E RICOVERATA NEL NOSTRO OSPEDALE
LOTTA ANTI SLA
SALUZZO CAPITALE
SALUZZO
Devis Rosso
Jean e Aldo hanno vinto la loro
corsa contro il tempo. Dal Perù
a Saluzzo, passando per scali
aerei negli Stati Uniti e in Islanda. Dalle Ande di Chiclayo alle
Alpi di Saluzzo, dalle cure dei
famigliari e dei medici peruviani a quelle di Nicola Launaro e
del suo staff.
Jean Cordova Ramirez, 41 anni, è la moglie di Aldo Borgna,
responsabile dei sistemi informatici dell'ospedale di Mondovì. Affetta da Sla, è da anni in
cura con i medici dell'AslCn1.
Si trovava in Perù la scorsa settimana, in visita ai famigliari.
Le sue condizioni erano stabili,
tanto che l'equipe del professor
Chiò delle Molinette aveva
concesso l'autorizzazione a
partire per il Sudamerica. Era in
Perù da qualche settimana
quando è stata colta da una crisi
respiratoria e ricoverata in
ospedale. A quel punto è scattata la corsa contro il tempo, la
necessità di rientrare subito in
Italia per evitare un intervento
di tracheotomia che avrebbe
potuto debilitarla ulteriormente. Borgna ha chiesto un volo di
Stato ma ci si è messa di mezzo
la burocrazia. Jean non ha la cittadinanza italiana, impossibile
autorizzare il volo in poche ore.
Così è scattata la gara di solidarietà. Borgna ha affittato un aereo della Air Medical, costo
91mila euro: giovedì la partenza dal Perù, venerdì sera l'arrivo
a Levaldigi. Jean, debilitata è
stata affidata allo staff di Launaro, nel reparto di ventilotera-
pia dell'ospedale di Saluzzo. «È
sfinita e molto provata. Respirava con il ventilatore - ha raccontato il marito -. Mi ero ripromesso di riportarla a casa. Ora è
al sicuro».
Adesso sta meglio, ma la gara,
lanciata dai colleghi dell'Asl di
Aldo Borgna di solidarietà prosegue. Aldo spera con l'aiuto di
amici, colleghi e semplici citta-
dini, di raccogliere almeno
70mila euro per coprire le spese
del volo. Per contribuire è possibile accedere al sito internet
www.buonacausa.org/cause/riportiamo-a-casa-jean.
Aldo e Jean, al centro nella
foto, con la famiglia
a Chiclayo in Perù
IL MEDICO | Nell’Asl Cn1 sono una cinquantina i pazienti affetti dalla grave malattia Sla
Launaro: ho iniziato per caso nel ‘94
Ora il nostro è uno dei centri più grossi
‘‘
Intervista
ELIO COGNO
Nicola Launaro è il direttore del
reparto di Ventiloterapia dell'ospedale di Saluzzo. Un vero
protagonista nella vicenda che
ha coinvolto il suo collega alla
Cuneo 1 Aldo Borgna e la moglie Jean, malata di Sla. Una malattia che Launaro ha imparato a
conoscere e combattere ormai
da più di 20 anni.
Quando ha iniziato la sua lotta
alla Sla?
«È iniziata per caso nel luglio
del 1994 a Savigliano. Ero anestesista di guardia, mi hanno
chiamato e la diagnosi è stata
impietosa: Sla. In quell'epoca
Sla era sinonimo di morte certa,
proposi alla famiglia di portarlo
a casa e farlo morire tra i suoi affetti. La famiglia decise di provare il tutto per tutto e così lo ricoverammo. Nel mese di ottobre partecipai a un congresso e
tra gli stand trovai dei piccoli
strumenti per la ventilazione domiciliare. Decisi di provarci e
mandai il paziente a casa con il
nuovo strumento. Ebbene: il
prossimo fine settimana sono
invitato a cena da lui per festeggiare i suoi 20 anni da quando
l’ho preso in cura nel 1994».
Quanti casi di Sla ci sono nel
territorio della Cuneo 1?
«In tutto sono 45/50 casi, di cui
indicativamente un nuovo caso
ogni mese, solo nel territorio
dell'Asl Cn 1. Nel ‘95 abbiamo
aperto a Saluzzo un discorso più
complesso di terapia intensiva e
Nicola Launaro
ora siamo a tutti gli effetti un
centro di riferimento a livello
nazionale. Abbiamo circa 700
pazienti ventilati, siamo tra uno
dei centri più grossi di tutta Italia. Tutto questo lo dobbiamo
anche grazie all'impegno della
Fondazione Cr Saluzzo che,
proprio in questi giorni, ci consegnerà un nuovo spirometro,
unico in Italia, che permette di
avere diagnosi di Sla più precise
entrando direttamente con le
carrozzine».
Sla: c'è una buona informazione?
«No, per nulla. Le campagne
mediatiche devono essere fatte
in modo più serio, facendo vera
informazione a riguardo. Si conosce molto poco della malattia
e spesso viene usata per farsi autopromozione (ne è un caso l'Ice
Bucket Challenge). Nel nostro
caso il 99% dei pazienti viene
diagnosticato al Centro Sla di
Torino e quindi avviati alle
aziende sanitarie locali per il
trattamento di ventilazione o,
nelle ultime fasi, grazie alla collaborazione delle Cure Palliative del dottor La Ciura».
Il suo ruolo nel caso di Jean...
«Io ho seguito Jean a distanza:
ho lavorato su di lei come se
avessi avuto la paziente in reparto. Attraverso Skype,Whatsapp,
mi mandavano filmati che io a
distanza commentavo e davo
suggerimenti sui parametri da
utilizzare. Purtroppo laggiù sono fermi al 1994: una diagnosi
di Sla viene trattata subito con
tracheotomia. Le nuove tecnologie ci permettono di fare grandi cose, per me era la prima volta ma è stata una cosa fantastica.
L'unico problema erano le 7 ore
di fuso orario: passavo le notti su
Skype e il giorno dopo arrivavo
a lavoro stanco ma sicuramente
soddisfatto».