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Avvenire 09/17/2014
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A
N T I C I P A Z I O N E
IL DRAMMA DI GIOBBE?
SAPERE PERCHÉ SOFFRE
riassunto la figura: «Ed
ralista nell’anima, ama
Anche “L’Osservatore
Page : A19
Intervista. Il cosmologo ingle
ne è convinto: «Nell’universo la
DAVID LE BRETON
l Libro di Giobbe insegna che l’inne di un peccato commesso nei condividuo soffre, più che del dolofronti di Dio. Nonostante gli argomenti
re, del significato che esso ha acche Giobbe oppone loro, respingono
quisito per lui. Beninteso, ai nocaparbiamente l’idea che esista una
stri occhi importa qui la dimensione
sofferenza priva di colpa. Non voglioantropologica e non già quella relino farsi carico della sua pena: l’errore
giosa o spirituale del testo, che cerincombe su di lui, ed essi lo braccano
cherò di riassumere a grandi linee. Alspingendolo a un esame di coscienza.
l’inizio, Giobbe è un uomo appagato:
La scena si trasforma in tribunale in
ricco, ospitale, amato, profondamencui gli amici, in veste di procuratori,
te devoto, vive in un mondo prevedicercano in tutti i modi di spingere il
bile sotto l’egida di Dio. Ma Dio, in secolpevole a confessare. Le loro parole
guito a una scommessa fatta con Sanon consolano bensì accusano, e
tana, vuole metterne alla prova la feGiobbe ne è straziato: «Fino a quando
de. Giobbe perde ogni avere e persimi darete dolore tormentandomi con
no i figli. Ne porta il lutto, ma non si
parole?» (19,2). Ora si trova al posto di
lamenta. Su di lui
coloro che tempo
si abbattono una
addietro egli stesserie di sventure, e
so consolava con
per sette giorni
le medesime vane
Giobbe tace: solparole: ora è lui la
tanto il silenzio è
vittima, e vive nel
commisurato alproprio intimo l’il’enormità del
nanità di quanto
male che lo ha colgli vanno dicendo
pito e, soprattutto,
gli amici. Qualcoall’abisso del suo
sa, nella legge diinterrogarsi. Più
vina, è venuto a
che delle sventu- «Giobbe» di Sieger Köder
mancare, e tale è
re, egli soffre di
la disperazione
non riuscire a
che l’uomo si lancomprendere il
cia senza più freni
Non
è
vero
che
subisca
senso della prova
nell’invettiva: «Tada vittima il suo dolore,
cui è sottoposto e
cete. Parlerò io e
anzi protesta e il suo grido mi succeda quel
che, ai suoi occhi,
nulla della sua viche
succeda.
si placa solo quando sa
ta passata giustifiPrenderò la mia
perché Dio gli impone
ca. Non ha com- quella prova. La sofferenza carne coi miei
messo alcun pecdenti, metterò la
ha bisogno di un senso
cato, e la sua conmia vita tra le mie
per
essere
sopportata
cezione religiosa
mani» (13,13-14).
del mondo vede
La sofferenza di
qui invalidata la
Giobbe nasce, più
logica rassicurante della compensache dalle sciagure che lo hanno colpizione: un giusto non avrebbe di che
to, dal non capirne la ragione, tanto
soffrire. Per dare testimonianza di taesse gli appaiono ingiustificate a fronle ingiustizia e chiederne conto a Dio,
te della sua lealtà verso Dio. In preGiobbe si strappa al silenzio ritrovansenza dell’arbitrio, la fede vacilla. Dio,
do la parola per comunicare la proquando finalmente gli appare, non dà
pria sofferenza. Paradossalmente, il
ragione delle sventure, lasciandogli
testo biblico paragona il suo dire a
però intendere che esse non erano va«ruggiti di leoni» (Gb 4,10).
ne. Giobbe non è all’altezza di Dio e
pertanto non è in grado di chiedere
Gli amici accorrono al suo fianco ma
giustificazioni. Nondimeno, Dio si pola loro presenza, lungi dal confortarne a fianco di Giobbe e accusa gli amici
lo, tanto più lo affligge, ciechi quali esdi aver ridotto una così grande pena
si si mostrano di fronte all’inaudito,
alla logica del castigo e della purificacomportandosi come ottusi guardiazione. Alla fine del racconto, Giobbe
ni del tempio. La loro compassione
non muove loro alcun rimprovero per
oppone resistenza al convincimento
il modo in cui si sono comportati. Ha
di Giobbe, che considera immeritate
riguadagnato fiducia nel mondo: Dio
le proprie sofferenze. Cani da guardia
non gli ha svelato il motivo della sofdi un’ortodossia incapace di assumeferenza, eppure egli ora sa che essa are l’avvento di una sofferenza che nulveva un senso, e in ciò trova sollievo.
la giustifica, per timore che l’intero eNon soffriva del dolore in sé, bensì del
dificio delle loro credenze cada a pezfatto di non capire perché Dio glielo azi essi non tollerano la minima eccevesse imposto. Spesso l’esegesi crizione alla legge imposta da Dio. Ai lostiana descrive Giobbe quale uomo
ro occhi, Giobbe non può che essere
paziente e sottomesso, ma così non è:
peccatore: a propria insaputa, egli
Giobbe resiste alla prova con tutte le
stesso o i suoi figli devono aver comsue forze. L’intero libro narra la sua rimesso un errore. Sordi alla sofferenza
bellione, il suo appassionato recladell’amico, tentano con ogni mezzo
mare il senso del proprio soffrire, ma
di trovare in una colpa l’origine di tananche la sua ferma convinzione che
te sventure, in modo da togliersi d’imun giorno gli sarà data risposta. Scompaccio di fronte a una dichiarazione
parsa la sofferenza, dissolta nella pad’innocenza tanto ostinata, convinti
rola di Dio, Giobbe ritira la protesta.
quali sono che un dolore o una malattia siano sempre la giusta punizio© RIPRODUZIONE RISERVATA
I
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Dalla distruzione alla rinascita
L’antropologo David Le Breton riflette
ALESSANDRO BELTRAMI
uclide, Tommaso d’Aquino, Spinoza o Leopardi: già nei nostri anni
scolastici avremmo dovuto capire
che l’infinito più che un argomento senza limiti sembra essere un sistema di dimensioni parallele.
John Barrow poco più di dieci anni fa l’aveva declinato al plurale, Infinities, in
un memorabile spettacolo con Luca Ronconi,
sfida – vinta – di portare su un palcoscenico «un
argomento profondo connotato da tecnicismo
matematico, ma di cui ogni persona pensa di
avere un’idea di cosa sia». Il cosmologo inglese, professore di matematica a Cambridge, tornerà a parlare di infinito a Pordenonelegge il
prossimo 21 settembre (ore 17), in una conversazione con Sylvie Coyaud. Barrow è anche
l’autore, con Frank Tipler, di The Anthropic Cosmological Principle, storico volume in cui discute il concetto di «principio antropico» e la
E
UNIVER
BARRO
è pensat
necessità, nonostante l’apparente casualità o
«In mat
la fragili e straordinarie coincidenze delle conto molt
cause, della nascita di una forma di vita intelno poch
ligente nell’universo. Non stupisce, pertanto,
Gli infin
che nel festival della città friulana lo scienziapongon
to parlerà «di tre tipi di infinito: matematico,
mia: co
fisico e trascendentale. Anche se la parola è la
luoghi n
stessa in ognuno di questi casi, essi sono conteria div
cettualmente molto differenti».
noi ved
rebbero
Sull’infinito convergono scienza, filosofia e
teologia. Quali possono essere i reali punti di
contatto?
«È interessante notare che quando Georg Cantor per primo sviluppò la sua teoria dei diffe«È un
renti tipi di infinito, con differenti dimensioche in
ni, i matematici erano molto ostili. Questi pene teo
savano che ammettere infiniti matematici aprosp
vrebbe fatto collassare il loro campo di indaNella
gine in contraddizioni. Ma i teologi furono
supe
molto interessati ai concetti di Cantor e dietu
dero loro il benvenuto. Piacque l’idea di una
interminabile gerarchia di infiniti, ognuno più
fon
grande del precedente, senza che ve ne fosse
trent
uno più grande di tutti. Questo risolveva molantro
ti problemi e consentiva ai teologi di parlare di
infiniti che non fossero la stessa cosa di Dio».
Per i suoi scritti nel 2006 ha ricevuto il Templeton Prize, premio dedicato alle tematiche
religiose e spirituali. Qual è lo stato attuale
del dialogo tra scienza e religione?
«È un tema in crescita, oggetto di molti istituti internazionali, come per esempio il Faraday Institute a Cambridge
o il Centre for Theology and NaGROSSM
tural Sciences a Berkeley,
in California. Le relaL’incontro
zioni tra teologia e
realizzat
scienza sono però
Scienz
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