La Valutazione della scuola. A cosa serve e perchè è necessaria all

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Il Rapporto sulla Scuola della Fondazione G. Agnelli
La Valutazione della scuola.
A cosa serve e perchè è necessaria all'Italia
E' stato presentato a Roma, nella consueta cornice della sede degli ed. Laterza, l'ultimo Rapporto
Agnelli sul tema della Valutazione di sistema in Italia. Sono intervenuti a discuterne gli ex ministri
dell'istruzione Luigi Berlinguer e Francesco Profumo. E'intervenuta anche la neo nominata presidente
dell'INVALSI, Anna Maria Ajello.
In apertura Andrea Gavosto, direttore della Fondazione, ha esplicitato la tesi del Rapporto e
cioè che un sistema di valutazione può aiutare la scuola italiana a rinnovarsi, evitando i rischi di declino,
offrendo a tutte le scuole, attraverso le prove Invalsi e le visite degli ispettori, strumenti di diagnosi,
che inneschino riflessioni critiche e azioni correttive per innalzare il livello dei risultati degli studenti.
Infine, offrendo alle famiglie un’informazione trasparente e disponibile si potrà far riguadagnare fiducia
nella scuola pubblica.
Questo sarà possibile a condizione di accelerare la costruzione del Sistema nazionale di valutazione che
negli ultimi mesi è andato a rilento, uscendo dalle priorità della politica scolastica, ma al tempo stesso è
necessario conquistare il consenso degli insegnanti, superandone le resistenze ancora forti. È, infatti,
velleitario pensare di costruire un sistema di valutazione senza superare quella visione punitiva che una
cospicua quantità degli insegnanti ha ma invece condividendone le finalità di miglioramento,
Il Rapporto presenta, inoltre, un quadro storico sullo stato dell'arte della valutazione della scuola in Italia:
dal «concorsone» di Berlinguer del 2000, passando per le sperimentazioni di Mariastella Gelmini, VSQ e
Vales, fino al Regolamento del Sistema nazionale di valutazione (SNV), approvato da Francesco Profumo
nel 2013, e indica alcune soluzioni, a partire dalle evidenze che vengono dall’esperienza internazionale e
dalle sperimentazioni nazionali effettuate. Il Rapporto, inoltre, cerca di dare risposte ad alcuni "nodi".
In primo luogo, è davvero necessaria la valutazione della scuola? "Vi sono, infatti, paesi con
una scuola eccellente che non hanno sistemi di valutazione strutturati. Sono, di solito, paesi dove – come
la Finlandia – i docenti, grazie a un reclutamento selettivo e rigoroso, hanno in media qualità e
motivazioni professionali così elevate che bastano deontologia e controllo dei colleghi a fare funzionare
bene le scuole. Ma non è questa la situazione dell’Italia, dove un rinnovamento e innalzamento degli
standard qualitativi dei docenti, attraverso anche migliori prospettive di carriera e incentivi professionali,
sono obiettivi prioritari, ma ancora di lungo periodo. La valutazione, invece, è necessaria oggi all’Italia
perché senza di essa è impossibile fare diagnosi precise dei punti di forza e di criticità del sistema
scolastico e delle singole scuole".
In secondo luogo, chi valutare? "Certamente è possibile valutare il sistema scolastico nel suo
complesso, così come è decisivo valutare le scuole, con finalità di rendicontazione, di diagnosi e
miglioramento. Tuttavia il Rapporto giunge alla conclusione che, invece, non sia possibile né utile
valutare i singoli insegnanti con gli strumenti della valutazione esterna, come le prove Invalsi. Lo
suggeriscono l’esperienza internazionale (i pochi tentativi di valutazione degli insegnanti sono falliti, ad
esempio, negli Usa, cheating, teaching to the test). Lo suggerisce, infine, il fatto che i risultati di un
allievo sono sempre il frutto di un lavoro «di squadra» dei docenti. È giusto avere un sistema di incentivi
per i docenti come la carriera, ma indipendente dalle prove standardizzate: servono leve differenti, come
nuove regole contrattuali, il controllo fra pari e maggiori strumenti decisionali per il dirigente scolastico.
In terzo luogo, con quali strumenti valutare? Oggi le prove standardizzate che misurano gli
apprendimenti e le competenze degli allievi (Invalsi o Ocse Pisa), per quanto perfettibili, hanno raggiunto
un buon grado di affidabilità. Il modello di «valore aggiunto», inoltre, permette di misurare efficacemente
il progresso compiuto dagli allievi , tenendo conto dei fattori di contesto, come la provenienza socioculturale ed economica dei ragazzi. Apprendimenti e competenze, tuttavia, non esauriscono quel che
interessa valutare per capire la qualità di una scuola: per questo le prove vanno integrate con le visite
periodiche agli istituti del corpo degli ispettori del Miur, che attraverso il dialogo con dirigente
scolastico, docenti e famiglie, permettano di ampliare gli ambiti della valutazione ad altri aspetti della vita
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scolastica (ad es. la capacità inclusiva) e avviare processi di miglioramento. Contano anche i processi di
autovalutazione interni alle scuole, a condizione, però, che siano orientati da una seria e costante
valutazione esterna, in assenza della quale il rischio è che diventino autoreferenziali.
Le conclusioni
1) i docenti devono essere più coinvolti nella predisposizione delle prove;
2) la funzione della valutazione di diagnosi e supporto al miglioramento delle scuole va rafforzata,
affiancandola a quella di rendicontazione;
3) l’improvvisazione non paga, una volta decisa la rotta e ottenuto un sufficiente consenso, occorre
mantenere coerenza di impianto;
4) è necessaria una formazione dei docenti alla valutazione su larga scala, oggi assente;
5) Usare gli strumenti di valutazione esterna per assegnare premi economici non funziona ed è
controproducente, perché spinge a comportamenti opportunistici o manipolatori.
L’indicazione finale, quindi, articolata nelle conclusioni del Rapporto, è che il futuro SNV debba
concentrarsi sulla valutazione del sistema scolastico sotto la responsabilità di un Invalsi indipendente
dal Miur e delle scuole, attraverso il corpo degli ispettori: per le scuole che avranno una valutazione
positiva, il "premio" dovrebbe consistere in una maggior grado di autonomia, ad esempio, nella gestione
delle risorse umane (fino alla chiamata diretta), dei fondi per la formazione e le tecnologie, nella
programmazione didattica.
Denso di suggestioni, come sempre, l'intervento di Luigi Berlinguer che, ripercorrendo la nascita
della "sua" Autonomia che contemplava in essa la Valutazione, arriva alla conclusione che per realizzarla
occorra partire dalla ridefinizione della figura dell'insegnante, superando il tabù dell'unicità della
funzione docente che in qualche modo va desacralizzata. Paragona inoltre la professione docente a quella
dei medici e dei magistrati, che pure sono valutati e, come la loro, è una professione "superiore", un’alta
professione sociale e per questo va superata la vecchia idea di "egalitarismo". Afferma anche che coloro
che respingono la valutazione, sono proprio quelli che sottovalutano la valenza della professione docente,
relegandola ad un rango impiegatizio. Quindi, suggerisce l'ex ministro, solo ridefinendo la funzione
docente, tutt'oggi incardinata in prevalenza su un sistema educativo arcaico vecchio di cento anni e
basato su una didattica puramente trasmissiva, "cosa che non avvertono sindacati e politici, ma le
associazioni' di categoria sì", si potrà arrivare concretamente alla Valutazione. Berlinguer aggiunge anche,
che il Parlamento vuole valutare i docenti perchè ha una visione "rachitica" della realtà, mentre lui
concorda con la tesi del Rapporto di valutarele Scuole e non i singoli docenti.
L'ex ministro Francesco Profumo, aprendo il suo intervento, ha affermato che c'è un modello
industriale di istruzione che va respinto e ha lodato il Rapporto che, con la sua scientificità, ha innalzato
il livello del dibattito sulla Valutazione. Tuttavia, riguardo a quest'ultima è necessario fare un
investimento per realizzare una piattaforma aperta che acquisisca la grande quantità di dati a
disposizione. "Non ci vogliono tante risorse, ma avremmo una valutazione continua''. A questo proposito
ha citato come esempio che oggi le aziende non guardano più ai curricula per le assunzioni, ma utilizzano
le informazioni presenti nel web e cioè l'enorme mole di dati che il sistema oggi offre. Concorda infine con
la tesi, già espressa da Berlinguer, di dare maggiore autonomia alle Scuole valutate positivamente.
Atteso, proprio perchè alla sua prima uscita pubblica, l'intervento della neo presidente dell'Invalsi
Anna Maria Ajello, che ha anticipato alcune di quelle che saranno le linee della sua direzione. Lo ha
fatto partendo da una frase del suo predecessore Roberto Cipollone:"l'Invalsi fornisce misurazioni, non
valutazioni, la valutazione è il passo successivo". "L’Invalsi dovrà offrire strumenti alla scuola per
valutarsi e in questa ottica si dovrà andare oltre gli attuali test, che comunque vogliamo mantenere, per
offrire altri strumenti, altri tipi di prove. Tutte le prove, nel loro insieme, porteranno poi alla valutazione
complessiva”. E ha aggiunto ancora: “dobbiamo continuare a fare rigorosamente quello che abbiamo
fatto finora e dobbiamo fare di più, se per esempio dobbiamo misurare le competenze sulla cittadinanza,
e non solo sulla grammatica e sulla matematica, occorrerà studiare prove adeguate. Insomma ci
rivolgiamo alla scuola in modo problematico e non autoritario, non siamo i controllori, diamo strumenti.
Anche perché quali sono le competenze da misurare e poi valutare lo decide la politica e non l’Invalsi”.
Su questo staremo a vedere.
a cura di Paola Tonna
In allegato la sintesi del Rapporto
Roma 20 febbraio 2014
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