La cura del Caregiver e la resilienza (in Italian)

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XIII EUROPEAN CONGRESS
PRELIMINARY SCIENTIFIC PROGRAM
PAPERS
Maria Antognozzi (Fermo, Italy), Paola Ferreli (Ogliastra, Italy), Ilaria Genovesi (Pisa, Italy),
La cura del Caregiver e la resilienza (in Italian)
Con il termine Carer o Caregiver si intende una persona che assiste, senza alcun compenso in denaro, un
proprio congiunto (familiare,amico) non in grado di svolgere gli atti della vita quotidiana da solo a causa
dell’età, malattia o disabilità.
I dati della ricerca Eurofamcare, stimano in oltre 100.000.000 i caregiver in Europa, circa il 25% della
popolazione. Si tratta di un fenomeno diffuso e crescente e che si associa ovunque ad un elevato rischio
di esclusione sociale. L’elevato carico assistenziale infatti, comporta difficoltà economiche, isolamento,
minori opportunità di carriera e minore formazione.
Inoltre le difficoltà dei caregiver non cessano con la conclusione dell’attività assistenziale. Come
dimostrano le ricerche di Larkin (2008) e McLaughin (2007) anche gli ex caregiver trovano numerose
difficoltà nel reinserimento nella vita sociale e professionale dopo vari anni dedicati alla cura.
La “sospensione” del progetto di vita del caregiver o una sua penalizzante negazione, è sovrapponibile
all’insorgere di patologie o disturbi emotivo-comportamentali che vanno dalle sofferenze psicologiche
legate alle sindromi ansioso depressive e a vari disturbi da conversione.
Prendersi cura del caregiver significa lavorare sulla sua capacità di Resilienza, per evitare esclusione
sociale e senso di abbandono affinchè egli non dimentichi che può riformulare e rinnovare il suo progetto
di vita” visualizzandolo” in un’ottica di sussidiarietà ed acquisizione di nuove conoscenze formali ed
informali
E’ in corso di elaborazione comparata gli effetti sulla resilienza e progetto di vita dei caregiver che
frequentano gruppi AMA e Psicoeducazionali.
Marina Duro, Andrea Bianchi, Maria Carta, Giuseppe Ducci, Stefano Fantozzi, Anna La Mesa,
Roberta Lella, Nicolino Rago, Giuseppina Ruocco, Elisabetta Todaro (Roma, Italy)
Quando i lupi non fanno paura: una ricerca-intervento su pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico
(LES) (in Italian).
Molti studi testimoniano che talune tecniche psicoterapiche e di controllo dello stress modificano
sostanzialmente l'assetto ormonale e favoriscono l'attivazione di fattori che proteggono e trasformano
l'assetto neuronale. Tali tecniche favoriscono una migliore regolazione interna e vanno ad incidere sui
meccanismi epigenetici.
L’obiettivo primario dello studio è verificare se patologie di tipo somatico considerate gravi e invalidanti,
come nel caso specifico delle patologie autoimmuni, possano rispondere, in aggiunta al protocollo
farmacologico e medico tradizionale, ad un trattamento ipnotico e psicoterapico.
Nello specifico si intende promuovere un migliore esito della patologia autoimmune attraverso un
intervento individuale basato su tecniche di visualizzazione dell'organo bersaglio con supporto
multimediale (intervento ipnotico) e attraverso un ciclo di incontri con la famiglia che valorizzi la rete di
supporto di cui l'individuo fa parte (intervento sistemico-relazionale).
Verranno presentati il modello di intervento ed i dati di ricerca.
La ricerca è in corso.
Alessandro Fedi (Firenze, Italy)
The hypnotic setting in the dental studio
Anxiety, fear and phobia of ‘the dentist’ are common in dental patients. In this paper, these issues will
instead be examined in terms of anxiety, fear and phobia of ‘the dental studio’. The author describes a
hypnotic setting for dental studios that can be ‘ergonomized’ through regular usage by means of an
appropriate adaptation of the ambience in the waiting area, and especially in the dental rooms, as
experimented since 2004 in the author’s studio. Often even with no formal induction, a state of trance can
be induced in predisposed patients by means of various types of stimuli: sensorial, environmental, visual,
aural, somatic-aesthetic and olfactory. Factors that contribute to inducing, maintaining and almost always
deepening the state of trance are manual touch, general gesturing and voice tone/cadence of the
operator, in addition to appropriate neurolinguistic verbal communication. The state of trance can be
verified through phenomena such as temporal distortion, reorientation difficulty, cataleptic state and,
rarely, discontinuity between the before and the after in relation to anxiety and fear. The fields of
application that have been addressed through an induction almost purely from the ambience are:
facilitation of trust on the part of the patient, reduction in anxiety and dental phobia, dental dam
claustrophobia, phobias from the sight, sounds and odors of instruments, pedodontics, greater resilience
in relation to particularly challenging treatments. In all other cases, the setting as described will surely
facilitate the usual methods of induction and can contribute to disproving the frequently held notion
among dentists that hypnosis may be a valid resource to enhance doctor-patient relations, but is
excessively time-consuming for operational practice.
Ilaria Genovesi, Maria Antognozzi, Luca Bidogia, Giulia Liperini, Gaetano Pratino (Pisa, Italy)
La resilienza nell’anziano (in Italian)
La composizione della popolazione sta continuando a cambiare: le persone vivono più a lungo, emergono
nuovi ruoli sociali per gli anziani e necessariamente avvengono cambiamenti nelle relazioni familiari. In
Italia la domanda di prestazioni da parte degli anziani è in costante crescita, tanto che la scelta delle
Istituzioni pubbliche è quella di favorire il mantenimento dell’anziano nel proprio contesto familiare,
rafforzando la rete di relazioni all’interno della famiglia che, ancora oggi, rimane in modo prioritario, se
non esclusivo, la responsabile dell’assistenza. Partendo dalla ricerca americana “Family interaction Center”
condotta da E.M. Sorense nel 1973 presso il Mental Research Institute (P. Watzlawick, J. H. Weakland,
1976), con questo progetto si è voluto predisporre e realizzare un percorso rivolto agli anziani e alle loro
famiglie, al fine di aiutare tutto il sistema familiare ad affrontare con maggiore efficacia i cambiamenti
legati all’invecchiamento, promuovendo un processo di graduale adattamento a questo complesso
processo biologico e psicologico. Si è proposto un breve ciclo di sedute, all’interno delle quali sono state
proposte strategie psicoterapeutiche (D. Short, C.C. Casula, 2004) per stimolare la resilienza nell’anziano e
nei suoi familiari. Per valutare l’efficacia dell’intervento è stato somministrato un Questionario ante/post
ad un campione omogeneo di anziani di età compresa tra i 60 e gli 85 anni; in questo modo è stato
possibile verificare l’eventuale cambiamento tra prima e dopo aver svolto il percorso di consulenza
(relativamente alla qualità di vita percepita dall’anziano) e l’effettiva variazione del consumo di farmaci. I
risultati sono ad oggi in corso.
In un’ottica di resilienza, l’anziano ha bisogno di essere ascoltato, di raccontare la sua storia, condividere il
suo vissuto per mantenere viva una traccia, conservare un ricordo, questa è la sua capacità di vedere
nuovi orizzonti della propria esistenza e cogliere le nuove opportunità della vita; di fronte alle avversità
l’anziano scopre di essere più determinato, più audace e più creativo del destino (C.C. Casula, 2011).
Emilio Gerboni (Bologna, Italy)
Working with the adult self-image to empower patient’s resilience
In this paper it will be presented how to work through a standard hypnotic training at the level of the
identity of the patient, leaving to him or her the freedom to model himself or herself. This can be a faster
way to the reach the therapeutic outcome(s) and to solve at the same time many issues without working
on them directly.
The underlying theory and the process refers to the the empiric work of Prof. Giulio Cesare Giacobbe, who
has found how in natural human mind development, there are three main personalities that evolves
through three stages: the child, the adult, and the parent personality.
It is evident how, mainly In hyper-protective cultures, a large percentage of people remain trapped in the
child personality stage. At this stage the subject feels helpless, often developing different types of
symptoms from the depressive cluster to the anxious one, as well as dysfunctional relational patterns.
Giuseppina Guida (Rome, Italy)
Pierre Janet: padre (misconosciuto) dell’ipnosi (in Italian)
H. Ellemberger sostiene che Pierre Janet è un esempio notevole di come la fama e l’oblio siano
ingiustamente distribuiti tra gli scienziati. (vedi La scoperta dell’inconscio, p. 471)
La sua opera ha influito su personalità di rilievo come Freud, Jung , Adler solo per citarne solo alcune e
molti concetti dell’attuale psicoterapia devono a lui la loro esistenza, sebbene i più non ne siano
consapevoli; un esempio per tutti è la sua paternità del termine “subconscio”.
L’obiettivo dell’intervento è quello di offrire una sintesi essenziale della sua opera per evidenziare i nessi
con la psicoterapia.
Si approfondirà il concetto di dissociazione (disaggregazione), condizione psicologica che si verifica in
seguito alla mancata elaborazione di un evento emotivamente molto carico tale da rendere la persona
incapace di integrarsi e adattarsi alle diverse situazione della vita.
L’opera di riferimento sarà “L’automatismo psicologico”, opera reperibile in lingua italiana
Nicolino Rago, Dimitri Bottoni, Chiara Cottini, Gianluca Graziani, Maria Peducci, Enrico
Righetti, Cristiana Rossi, Sara Tarolli, Federica Volpi (Orvieto, Italy)
E le braccia divennero ali: l’uso dell’ipnosi nella riabilitazione di pazienti colpiti da ictus (in Italian).
La malattia cerebrovascolare in Italia rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari
e le neoplasie, causando il 10-12% di tutti i decessi per anno, e rappresenta inoltre la principale causa di
disabilità insorgente nell’età adulta.
L’ipnosi si è dimostrata un valido mezzo terapeutico nell’iter rieducativo di disabilità fisica e neurologica in
relazione alla velocità d’azione, al contenimento dei costi per farmaci e lunghi trattamenti rieducativi
specifici e, soprattutto, per i benefici effetti che può avere per il paziente in termini di miglioramento della
qualità di vita.
Gli Autori stanno portando avanti una ricerca su 45 pazienti affetti da ictus ischemico ricoverati presso la
Stroke Unit – Azienda ASL 1 Ospedale Città della Pieve (PG).
Verranno presentati dati di ricerca sulla valutazione dell’efficacia dell’uso dell’ipnosi nella riabilitazione
neuromotoria e sullo stato di salute di pazienti colpiti da ictus ischemico.
La ricerca è in corso.
Manuela Violani (Roma, Italy)
Ipnosi e “Situational Awareness”. La resilienza come risorsa nell’esercizio delle professioni che gestiscono
situazioni di anormalità ed emergenza (in Italian).
La letteratura in ambito sanitario ha evidenziato che molte delle cause da cui possono originarsi gli
incidenti, nell’esercizio della pratica medica risiedono negli errori legati ad aspetti cognitivi e psico-sociali
delle performance, piuttosto che da una mancanza di esperienza tecnica.
Questi risultati supportano la convinzione che le competenze tecniche siano necessarie ma non sufficienti
per mantenere a lungo alti livelli di performance; nel contempo, risulta doveroso porre attenzione a quelle
che sono state definite competenze non tecniche; team work, leadership, decision making, task
management e comunicazione e soprattutto la “situational awareness” .
Mentre in alcuni settori della medicina ospedaliera lo studio delle competenze tecniche è ormai radicato ed
ha prodotto tassonomie di marcatori comportamentali e programmi di addestramento (anestesia,
chirurgia), l’identificazione delle competenze non tecniche della medicina di emergenza muove i primi
passi.
L’ipnosi ericksoniana, rappresenta, una possibile strategia da utilizzare nei percorsi formativi dei
professionisti che si trovano ad operare in situazioni di anormalità e di allerta.
Il lavoro proposto vuole tracciare una via, una possibilità tutta da esplorare che pone le tecniche
ipnotiche come valido e poliedrico ausilio nel passaggio dalla “teoria” sulla resilienza alla “pratica “ della
resilienza, utilizzandola nella formazione di team di operatori che prestano servizio nelle strutture di
pronto soccorso e di day surgery.