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LE POLITICHE COMMERCIALI
STRUMENTI DELLA POLITICA
COMMERCIALE

Gli strumenti della politica commerciale possono
essere raggruppati in due categorie:

Strumenti tariffari: agiscono direttamente sui prezzi dei
beni,


Strumenti non tariffari: influenzano le quantità scambiate


Quote dei beni oggetto di scambi internazionali.
Le tasse possono essere applicate sui beni importati


Tasse, sussidi
dazi all’importazione
oppure sui beni esportati

tasse sulle esportazioni
STRUMENTI DELLA POLITICA
COMMERCIALE

Le tasse possono essere di due tipi:
ad valorem, se consistono in una percentuale applicata al
prezzo del bene scambiato.
 specifici, se sono commisurate alla quantità del bene
scambiato


I sussidi rappresentano degli aiuti (sotto forma di
sovvenzioni dirette, detrazioni d’imposta, mutui
agevolati, ecc) concessi dallo Stato a esportatori o
importatori e possono considerarsi come una sorta di
tassa negativa. Allo stesso modo delle tasse, i sussidi
possono essere
ad valorem se la somma concessa è proporzionale al
valore del bene
 specifici se viene concessa una somma prefissata per ogni
unità del bene esportato

STRUMENTI DELLA POLITICA COMMERCIALE
Commercial Policy Instruments
Trade Contraction
Price
Quantity
Tariff
Export tax
Import quota
Voluntary
Export
Restraint
(VER)
Trade Expansion
Price
Import subsidy
Export subsidy
Quantity
Voluntary
Import
Expansion
(VIE)
STRUMENTI DELLA POLITICA
COMMERCIALE


In una situazione di libero scambio, un bene (sia
esso importato che esportato) avrà lo stesso
prezzo sia sul mercato nazionale che su quello
internazionale.
L’imposizione di uno strumento tariffario di
politica commerciale modifica questa eguaglianza
creando un cuneo tra il prezzo di un bene sul
mercato nazionale e quello dello stesso bene sul
mercato internazionale.
STRUMENTI DELLA POLITICA
COMMERCIALE

L’imposizione di una tassa sulle importazioni
aumenta il prezzo interno del bene importato
sopra quello internazionale.

Se indichiamo con pm il prezzo internazionale del
bene importato, a seguito dell’introduzione di un
dazio ad valorem, questo aumenterà


da pm a pm(1+d).
Nel caso di una tassa sulle esportazioni, il prezzo
internazionale del bene esportato sarà superiore
al prezzo dello stesso bene nel mercato nazionale.

Pertanto, indicando con px il prezzo interno del bene
esportato, a seguito dell’introduzione di una tassa ad
valorem, il prezzo internazionale aumenterà

da px a px(1+t).
STRUMENTI DELLA POLITICA
COMMERCIALE

Allo stesso modo, se il governo nazionale concede
un sussidio alle esportazioni di tipo ad valorem
pari ad s,

il prezzo interno del bene aumenterà rispetto al
prezzo internazionale passando


da px a px(1+s).
Nel caso in cui il governo invece conceda un
sussidio alle importazioni di tipo ad valorem pari
a z,

il prezzo interno del bene si ridurrà rispetto al prezzo
internazionale passando

da pm a pm(1-z)
EFFETTI DELLA POLITICA COMMERCIALE

Gli effetti prodotti dalla politica commerciale
possono essere di tipo
Microeconomico quando riguardano gli effetti sul
consumo, sulla produzione interna, sul commercio
internazionale e sulle entrate fiscali dello Stato.
 Macroeconomico quando si riferiscono all’impatto
prodotto sui flussi di import e export e, per questa
via, sulle grandezze macroeconomiche come il PIL, il
saldo della BP e il tasso di cambio.

EFFETTI DELLA POLITICA COMMERCIALE

L’analisi degli effetti economici deve tener conto
della rilevanza economica del paese in questione.
A tale proposito nella teoria economica si è soliti
distinguere il caso di


un paese “piccolo” , ovvero di un paese che,
ricoprendo un ruolo trascurabile sui mercati
internazionali di quel particolare bene, non è in grado
di modificarne, con la sua politica commerciale, il
prezzo internazionale,
da quello di un paese “grande”, ovvero di un paese la
cui politica commerciale è in grado di produrre effetti
rilevanti sul totale dei flussi di scambio
internazionali e, pertanto, di influenzarne il livello
del prezzo.
EFFETTI DELLA POLITICA COMMERCIALE

Gli effetti della politica commerciale possono
essere esaminati in un contesto di
Equilibrio
parziale:
l’analisi
si
concentra
esclusivamente sul mercato del bene oggetto della
politica, trascurando le ripercussioni sul resto del
sistema economico
 Equilibrio
generale:
l’analisi
considera
le
ripercussioni che la politica ha sul mercato in oggetto
e sul resto del sistema economico


Gli effetti della politica commerciale possono
essere esaminati applicando i modelli di
commercio derivanti da:
Teoria tradizionale
 NTT
 NNTT

COME
VALUTARE GLI EFFETTI DELLA POLITICA
COMMERCIALE

Attori nel paese che introduce la politica:

Consumatori:



Produttori:



Variazione nei prezzi dei beni prodotti e degli inputs acquistati
Variazione nel surplus dei produttori
Stato:


Variazione nei prezzi e nelle varietà dei beni consumati
Variazione nel surplus dei consumatori
Effetti sul bilancio statale
Effetti netti :

Somma algebrica delle variazioni nel surplus dei consumatori e dei
produttori e del BS
11
COME VALUTARE GLI EFFETTI DELLA
POLITICA COMMERCIALE

Surplus del consumatore

La rendita o surplus del consumatore misura il beneficio
che un consumatore trae dall’acquistare un bene come
differenza tra il prezzo che sarebbe stato disposto a pagare
e il prezzo effettivamente pagato.


Es. un consumatore è disposto a pagare 10 euro per ogni
pacchetto di sigarette, ma il prezzo di mercato è solamente di 6
euro, allora, il surplus del consumatore, realizzato attraverso
l’acquisto di un pacchetto di sigarette, sarà di 4 euro.
Surplus del produttore

Il surplus del produttore misura il beneficio che un
produttore riceve dal partecipare al mercato ed è misurato
come differenza tra la somma totale incassata dal
produttore ed il costo di produzione.

Es. un produttore che è disposto a vendere un bene a 2 euro ma
ne riceve 5 euro, realizzerà un surplus di 3 euro.
CONSUMER AND PRODUCER SURPLUS
EFFETTI DI UN DAZIO NEL CASO DEL
PAESE “PICCOLO”

L’imposizione di un dazio sulle importazioni
determina un aumento del prezzo interno del
bene con un conseguente
aumento della quantità prodotta dalle imprese
nazionali
 una
riduzione della domanda da parte dei
consumatori nazionali.
 una riduzione delle importazioni
 un aumento delle entrate fiscali da parte dello Stato.


Effetti sulla allocazione delle risorse


Perdita secca dal lato del consumo
Perdita secca dal lato della produzione
FIGURA 7.1: EFFETTI DI UN DAZIO SULLE IMPORTAZIONI: IL CASO DEL PAESE PICCOLO
P
Sx
E
p2=p1+D
p1
J
G
A
H
Sf+
C
M
N
t
B
Sf
Dx
O
q1
q3
q4
q2
Q
EFFETTI DI UN DAZIO NEL CASO DEL
PAESE “PICCOLO”



In regime di libero scambio, al prezzo internazionale
p1, il paese consuma una quantità Oq2, produce
internamente Oq1 e importa q1q2. Se lo Stato impone
un dazio specifico sulle importazioni pari a D, il
prezzo interno aumenta - in misura pari al dazio - da
p1 a p2; ciò determina un aumento della produzione
nazionale da Oq1 a Oq3, una riduzione della quantità
domandata da Oq2 a Oq4 e una conseguente
riduzione delle importazioni da q1q2 a q3q4.
l’aumento del prezzo interno, causato dall’imposizione
del dazio, provoca una perdita di surplus del
consumatore pari all’area GHBA.
Parte di questa perdita va ai produttori nazionali
sotto forma di aumento del surplus del produttore
(area GJCA) e parte va allo Stato sotto forma di
entrate per diritti doganali (area JHNM).
EFFETTI DI UN DAZIO NEL CASO DEL
PAESE “PICCOLO”




E’ importante sottolineare come l’imposizione di un dazio
determini un effetto redistributivo all’interno del paese che lo
adotta poiché parte della perdita di benessere dei consumatori
si trasferisce ai produttori e parte si trasferisce allo Stato.
Le due aree residue (JMC e HBN) misurano il costo del
protezionismo per la collettività in quanto rappresentano
riduzioni di rendita dei consumatori non ridistribuite.
L’area del triangolo JMC misura il costo del protezionismo dal
lato della produzione. Se il paese avesse importato la quantità
q1q3 del bene invece che produrla internamente, il suo costo
sarebbe stato uguale a CMq1q3. Adesso che il paese produce
quella quantità all’interno, il costo risulta essere invece
CJq3q1. La differenza (JMC) rappresenta pertanto una cattiva
allocazione delle risorse generata dall’imposizione del dazio.
Il secondo dei due triangoli (HNB) misura il costo del
protezionismo dal lato del consumo e rappresenta la
distorsione nella struttura del consumo determinata dal fatto
che l’introduzione del dazio fa aumentare il prezzo del bene in
questione rispetto a quello degli altri beni.
EFFETTI DI UN DAZIO NEL CASO DEL
PAESE “GRANDE”
L’imposizione di un dazio sulle importazioni da
parte di un paese “grande” produce inizialmente
gli stessi effetti che si hanno per un paese
“piccolo”.
 Tuttavia,
la riduzione delle importazioni
determina, inoltre
 un calo della domanda internazionale del bene
importato,
 una riduzione del suo prezzo
 un conseguente miglioramento della ragione di
scambio internazionale del paese


misurata dal rapporto tra l’indice dei prezzi delle
esportazioni e quello delle importazioni, Px / Pm
EFFETTI DI UN DAZIO NEL CASO DEL
PAESE “GRANDE”

L’effetto positivo derivante dal miglioramento
della ragione di scambio può, in valore assoluto,
essere superiore agli effetti negativi presi in
considerazione nel caso di un paese piccolo.

Per esempio, se l’Unione Europea impone un dazio
sulle importazioni di carne, il conseguente calo della
domanda di carne sui mercati internazionali
provocherà una riduzione del prezzo. Per l’Unione
Europea, la riduzione del prezzo di un bene importato
si tradurrà in un miglioramento della propria ragione
di scambio internazionale.
Figura 7.3: Effetti di un dazio sulle importazioni: il caso del paese grande
P
Sx
E
p2=p1+D
p*1
F
H
G
Sf+t
A
C
I
p1
N
Sf
B
L
M
Dx
O
q1
q3
q4
q2
Q
EFFETTI DI UN DAZIO NEL CASO DEL
PAESE “GRANDE”
A differenza di quanto abbiamo visto nel caso del
paese piccolo, i costi sociali del dazio possono ora
essere compensati dalle maggiori entrate (area
MNIL) non presenti nel caso del paese piccolo.
 Se l’area MNIL è maggiore della somma delle
aree (FIC + GLB), allora si può concludere
affermando che il paese ha dall’imposizione del
dazio dei benefici netti in termini di benessere.


LE TASSE SULLE ESPORTAZIONI

Le tasse sulle esportazioni sono una forma di
protezione negativa. Nel caso di un paese piccolo,
produce i seguenti effetti:






Il prezzo interno del bene si riduce
La quantità prodotta si riduce
La quantità domandata aumenta
Le esportazioni si riducono
Il gettito fiscale aumenta
Alcuni paesi in via di sviluppo hanno fatto ricorso
all’utilizzo delle tasse sulle esportazioni per
incrementare le proprie entrate fiscali.

Es. in Ghana per le esportazioni di cacao o in Brasile
per le esportazioni di caffè.
I SUSSIDI ALLE ESPORTAZIONI –PAESE PICCOLO

Supponiamo adesso che lo Stato decida di
incentivare le esportazioni attraverso la
concessione di un sussidio specifico.




A seguito dell’introduzione del sussidio, la produzione
nazionale aumenta
Contestualmente i produttori saranno disposti a
vendere all’interno se e solo se viene loro garantito un
prezzo pari a p2 (p2=p1+S), trovando altrimenti
convenienza ad esportare.
L’aumento del prezzo interno fa diminuire il consumo
interno, determinando in questo modo un ulteriore
effetto positivo sulle esportazioni.
Effetti sulla allocazione delle risorse
Perdita secca dal lato del consumo
 Perdita secca dal lato della produzione

Figura 7.4: Effetti di un sussidio alle esportazioni: il caso del paese piccolo
P
Sx
p2=p1+S
p1
J
A
F
G
C
B
L
Sf+s
H
Sf
E
Dx
O
q3
q1
q2
q4
Q
I SUSSIDI ALLE ESPORTAZIONI –PAESE
PICCOLO




In termini di benessere, i produttori interni guadagnano una
fetta di surplus misurata dall’area ACGJ, i consumatori ne
perdono un ammontare pari a ABFJ e la spesa per il bilancio
dello Stato, data dalla quantità esportata per il sussidio
unitario, aumenta dell’area del rettangolo FGHL.
Pertanto, ferma restando la situazione del resto del mondo, il
paese che concede il sussidio sopporta una perdita netta di
benessere pari all’area dei due triangoli BFL e CGH.
Si noti che gli effetti di benessere e la loro distribuzione
all’interno del paese che applica il sussidio alle esportazioni
sono del tutto analoghi a quelli che si hanno con la
imposizione di un dazio sulle importazioni.
Anche in questo caso infatti abbiamo un effetto distorsivo dal
lato della produzione CGH ed un effetto distorsivo dal lato dei
consumi BFL, il primo legato ad una cattiva allocazione delle
risorse, il secondo legato all’aumento del prezzo del bene in
questione rispetto a quello degli altri beni.
I SUSSIDI ALLE ESPORTAZIONI- PAESE
GRANDE
L’erogazione di un sussidio alle esportazioni da
parte di un paese “grande” produce inizialmente
gli stessi effetti che si hanno per un paese
“piccolo”.
 Nel caso di un paese esportatore “grande”,
l’effetto del sussidio non si ripercuote tutto sul
mercato del paese che lo concede, ma si divide tra
un aumento del prezzo interno e una diminuzione
del prezzo internazionale, peggiorando in questo
modo la ragione di scambio del paese che lo
adotta.

LE BARRIERE NON TARIFFARIE

Rientrano in questa definizione tutte le misure
doganali che si traducono in restrizioni
quantitative all’import-export

quali le quote, siano esse imposte all’importazione o
all’esportazione.
L’adozione di requisiti più severi per le
certificazioni e l’imposizione di vincoli burocratici
e di regolamenti sanitari ingiustificatamente
restrittivi.
 Vi rientrano sia pure indirettamente, le politiche
di sussidio o di tassazione della produzione e del
consumo, in quanto misure che, anche quando
nascono da esigenze interne, hanno effetti
distorsivi sul commercio internazionale.

I CONTINGENTAMENTI (QUOTE) SULLE
IMPORTAZIONI
Il contingentamento o quota sulle importazioni
rappresenta
una
restrizione
diretta
sui
quantitativi di un certo bene che può essere
importata in un paese.
 Il controllo avviene attraverso il rilascio di
licenze che vengono assegnate esclusivamente ad
un gruppo di imprese importatrici.


Gli effetti sul prezzo e la quantità sono del tutto
simili a quelli visti per il dazio sulle importazioni
I CONTINGENTAMENTI (QUOTE) SULLE
IMPORTAZIONI

Vi è però una differenza importante:


il dazio genera un gettito per le casse dello stato,
mentre la quota genera un guadagno (rendita) di
eguale importo per gli assegnatari delle licenze
d’importazione.
Se lo Stato vende le quote o tassa i possessori
delle licenze, la rendita derivate dalla quota va
all’erario, e l’effetto sarà pertanto del tutto simile
a quello dell’imposizione di un dazio.
Figura 7.6: Effetti di un contingentamento: il caso del paese piccolo
P
Sx
E
p2
A
p1
J
G
H
S’f
C
M
N
B
Sf
Dx
O
q1
contingentament
q3o
q
4
q2
Q
LE RESTRIZIONI VOLONTARIE ALLE
ESPORTAZIONI

Le restrizioni volontarie alle esportazioni (RVE)
rappresentano delle restrizioni quantitative
imposte dal paese esportatore normalmente su
richiesta del governo paese importatore.

Nello specifico, il paese importatore induce un altro
paese a ridurre “volontariamente” le proprie
esportazioni di un bene sotto la minaccia
dell’adozione o dell’inasprimento di restrizioni
commerciali.
LE RESTRIZIONI VOLONTARIE ALLE
ESPORTAZIONI
Gli effetti economici di una RVE sono simili a
quelli di una tassa sulle esportazioni.
 In particolare, nel caso di un paese “piccolo”,
l’imposizione di una quota alle esportazioni,
lasciando inalterato il prezzo internazionale,
determina, in virtù della maggiore offerta
disponibile per il mercato interno, una riduzione
del prezzo interno,

un aumento della quantità domandata
 una riduzione della quantità prodotta
 una riduzione delle esportazioni

LE BARRIERE TECNICHE AL COMMERCIO

Negli ultimi decenni il principale ostacolo al
commercio tra gli stati è stato il diffondersi delle
“barriere tecniche al commercio” (technical
barrier to trade,TBT).


procedure e regolamentazioni, apparentemente
dirette ad altre finalità (igieniche, di sicurezza, di
difesa ambientale), ma che si risolvono in intralci,
appesantimenti burocratici, ritardi e, comunque,
aggravi di costi per i produttori esterni.
All’interno di questa vasta gamma di misure,
quelle più utilizzate sono le regolamentazioni e la
richiesta di standard, seguono i test, le
certificazioni e le norme riguardanti la marca,
l’etichettatura e le caratteristiche del packaging.
LE NORME TECNICHE



Le norme tecniche (technical regulation) sono documenti
che definiscono le caratteristiche dei prodotti o dei relativi
processi di produzione, comprese le disposizioni
amministrative applicabili, la cui osservanza è obbligatoria.
Essi
possono
anche
comprendere
o
riguardare
esclusivamente terminologia, simboli, imballaggi, la
marcatura e l'etichettatura che si applicano ad un prodotto,
processo o metodo di produzione.”
Le caratteristiche oggetto di regolazioni possono essere di
ogni genere, da quelle più evidenti quali, le misure, la
forma, il colore, la durezza, la resistenza a quelle più
difficili da valutare come la conduttività, l’infiammabilità,
la viscosità, ecc. Le disposizioni e le relative conseguenze,
non si limitano al prodotto in sé ed alle caratteristiche, ma
si estendono al packaging ed ai possibili significati del
nome e della marca.

Un esempio di regolamentazione tecnica introdotta dall’UE è
la norma che impedisce l’importazione di cosmetici testati su
animali.
GLI STANDARD




Gli standard sono documenti approvati da un organismo
riconosciuto che fornisce, per usi comuni e ripetuti, regole,
linee guida o caratteristiche per prodotti o per i correlati
processi e metodi di produzione, la cui osservanza non è
obbligatoria.
Possono anche comprendere o riguardare esclusivamente
requisiti di terminologia, simboli, imballaggi, marcature o
etichettature applicabili a un prodotto, processo o metodo
di produzione.
Gli standard quindi possono costituire un ostacolo diretto,
regolando le caratteristiche proprie del prodotto, o per via
indiretta, condizionando alcune prassi del processo
produttivo.
Determinano un aumento dei costi.
Per il raggiungimento dello standard in sé e quindi i costi
derivanti dall’adattamento del prodotto.
 Per provare il rispetto dello standard fissato. In tal senso le
spese sono dovute ai test e alle procedure che un’impresa si
trova ad affrontare per dimostrare di aver rispettato gli
obblighi vigenti nel mercato di destinazione.

REQUISITI DI CONTENUTO MINIMO DELLA
PRODUZIONE
Sono norme che stabiliscono che una determinata
percentuale del bene finale sia prodotta
localmente.
 Il requisito può essere specificato




in termini di unità fisiche (ad esempio, l’80% delle
parti componenti il bene deve essere prodotto nel
mercato locale)
in termini di valore (ad esempio, l’80% del valore del
bene deve essere prodotto nel mercato locale).
Lo strumento dei requisiti minimi di contenuto
nazionale è largamente impiegato dai paesi in via
di sviluppo nel tentativo di indirizzare la propria
struttura industriale dall’assemblaggio verso la
produzione di beni intermedi.
IL DUMPING COMMERCIALE


Il dumping rappresenta la vendita di un bene su un
mercato estero ad un prezzo minore di quello vigente
nel mercato nazionale.
Può essere:
Sporadico quando un produttore che si trova ad avere un
surplus invenduto (ad es. per errori di pianificazione
produttiva o per cambiamenti non previsti della domanda)
lo mette in saldo sui mercati esteri allo scopo di evitare un
abbassamento del prezzo nel mercato nazionale.
 Predatorio se effettuato da un produttore che vuole
eliminare dai mercati internazionali i concorrenti ed attua,
quindi, una politica di bassi prezzi, Anche questo
produttore subisce delle perdite ma, se la sua azione è
coronata può alzare il prezzo a livello monopolistico (è
quindi solo temporaneo).
 Persistente se attuato da un produttore che gode di un
certo potere monopolistico e sfrutta la possibilità di
discriminare il prezzo fra i vari mercati in modo da
massimizzare i profitti.
