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coefficiente di Pearson, un’analisi mediante curve ROC e
vengono utilizzati classificatori lineari ed alberi decisionali.
Risultati: I risultati mostrano che non vi è correlazione tra i
parametri di DCE-MRI e di DWI, tuttavia i valori più alti del
coefficiente di Pearson sono stati ottenuti con le coppie di PI&D
(indice di perfusione e coefficiente di diffusione) e SOD&D
(somma delle differenze di segnale e coefficiente di diffusione). I
risultati della classificazione mostrano che la combinazione
migliore è ottenuta mediante somma lineare dei due parametri di
DCE-MRI Kep&vp (79% di sensibilità e 83% di specificità). La
classificazione ottenuta combinando tutti i parametri e non solo
una coppia di caratteristiche migliora l’accuratezza diagnostica
(>90%) sia per la DCE-MRI che per la DWI sebbene una
classificazione che integra i dati di DCE-MRI e DWI non risulta in
un ulteriore incremento dell’accuratezza
Scopo: Valutare il valore diagnostico di un protocollo di imaging
che utilizza DCE–MRI in pazienti con lesioni mammarie sospette
e determinare se l’integrazione con ulteriori informazioni fornite
dalla DWI migliora il valore diagnostico della RM m 浡 楲
ĀUna
Conclusioni: Una combinazione dei soli parametri di DCE-MRI
determina un incremento del 29% dell’accuratezza nella
classificazione delle lesioni sospette.
CO 19-103 - RM TOTAL-BODY SENZA MDC IN MENO
DI 1 ORA CON SEQUENZE MORFOLOGICHE, DWI ED
ANGIO-RM USANDO L'IMAGING PARALLELO: LA
NOSTRA ESPERIENZA SU SOGGETTI ASINTOMATICI
Bartalena T. (Imola), Rinaldi M.F., Pravatà E., Cianfoni A.,
Bartalena L., Bartalena D.
Materiali e metodi: 30 pazienti asintomatici con storia
oncologica negativa sono stati studiati su una RM da 1.5T con
tecniche di imaging parallelo. Sono state acquisite sequenze
VIBE T1, HASTE IR, HASTE T2 e DWI con mappa ADC dalla
volta cranica alla radice delle cosce con scansioni coronali ed
assiali. Sono state inoltre effettuate sequenze mirate
sull'encefalo (TSE T1, FLAIR ed angio-RM TOF), sul collo (TSE
T2 FatSat) e sul rachide e gli organi pelvici (TSE T2), nei piani
assiale, coronale e sagittale. Le immagini sono state revisionate
in doppio cieco da 2 radiologi che hanno classificato i reperti
come clinicamente rilevanti (meritevoli di valutazione chirurgica o
follow-up) o clinicamente non rilevanti. I pazienti positivi sono
stati seguiti nel tempo per conferma delle diagnosi RM.
Risultati: Tutti i pazienti sono riusciti a portare a termine
l'esame. Il tempo totale di imaging è stato compreso tra 50 e 60
minuti. Sono stati riscontrati reperti rilevanti, successivamente
confermati, in 7 pazienti (23,3%): 2 aneurismi cerebrali poi trattati
per via angiografica, 2 meningiomi (cerebrale e spinale cervicale)
ed 1 nodulo tiroideo maligno asportati chirurgicamente, uno
schwannoma del nervo sciatico ed un esteso morbo di Paget del
bacino, tuttora in corso di follow-up. In 1 caso (0.3%) una
sospetta lesione del sigma non è stata confermata
all'endoscopia.
Scopo: Illustrare un protocollo RM total-body comprensivo di
studio anatomico, angiografico e di diffusione, mostrando lo
spettro di reperti individuabili in soggetti asintomatici.
Conclusioni: L'imaging parallelo consente di effettuare uno
studio RM total-body in tempi tollerabili dai pazienti. L'assenza
di radiazioni ionizzanti consente l'uso della RM in soggetti
asintomatici per la ricerca di lesioni clinicamente rilevanti ancora
in fase subclinica.
CO 19-180 - IMPATTO CLINICO DELLA
QUANTIFICAZIONE DEL COEFFICIENTE DI
DIFFUSIONE APPARENTE NELLA CLASSIFICAZIONE
E CARATTERIZZAZIONE DELLE LESIONI FOCALI
EPATICHE
Mungai F. (Firenze), Colagrande S., Morone M., Mazzoni L.N.,
Grazioli L.
Materiali e metodi: sono stati analizzati retrospettivamente 600
esami di RM epatica eseguita con acquisizioni pesate in
diffusione (DwI) (b=50, 400, 800 s/mm2). E’ stato misurato il
valore di ADC medio in 388 lesioni (195 benigne e 193 maligne)
includendo ed escludendo dalla misurazione la componente
necrotica intralesionale (rispettivamente ADCtotal and ADCc). Le
lesioni benigne non solide sono state escluse dall’analisi. Si sono
calcolate sensibilità e specificità dei valori di ADCtotal e ADCc
nel distinguere le lesioni benigne dale maligne. Si è poi eseguita
l’analisi della varianza (ANOVA) per rilevare significative
differenze di ADC tra i sottogruppi delle lesioni solide
Risultati: nelle lesioni maligne i valori medi di ADCtotal e ADCc
sono risultati rispettivamente di 1,021 e 0,980 x 10-3 mm2/s,
entrambi significativamente (p<0.05) minori dell’ADC medio delle
lesioni benigne (1,433 x 10-3 mm2/s). Applicando un cut-off di
ADCc di 1,066 x 10-3mm2/s, la sensibilità e la specificità nel
classificare una lesione come maligna sono risultate di 86,6 e
73,6%. Più di 1/3 (39,5%) di tutte le lesioni ha presentato valori
di ADC inferiori a 1 x 10-3 mm2/s, con una probabilità di
malignità di 89,1% (ADCtotal) e 90.0% (ADCc). Per valori di ADC
superiori a 1,5 x 10-3 mm2/s (presenti in circa il 20% di tutte le
lesioni) la probabilità di malignità è risultata del 18,6% (ADCtotal)
e di 9,5% (ADCc)
Scopo: valutare il ruolo clinico dell’analisi quantitativa del
Coefficiente di Diffusione Apparente (ADC) nella classificazione e
caratterizzazione delle lesioni focali epatiche (FLL)
Conclusioni: l’analisi quantitativa dell’ADC nelle FLL
rappresenta uno strumento utile nel loro processo diagnostico in
quanto criterio supplementare di malignità o benignità in circa la
metà dei casi
CO 19-188 - EFFICACIA DIAGNOSTICA DELLE
SEQUENZE ANGIO-RM GRADIENT ECHO T1 A
RESPIRO LIBERO NELLO STUDIO DELL’AORTA:
CONFRONTO CON LE SEQUENZE ANGIO-RM
TRADIZIONALI BREATH-HOLD
Talei Franzesi C.R. (Monza), Ippolito D., Bonaffini P., Fior D.,
Minutolo O., Sironi S.
Materiali e metodi: Sono stati prospetticamente arruolati 41
pazienti con patologia aortica nota o sospetta ed esaminati con
apparecchio RM da 1.5T con bobina multi-canale, applicando
uno studio angio-RM convenzionale,con sequenze gradient echo
3D T1 con soppressione del segnale del tessuto
adiposo(3DT1HR) e somministrando endovena 0,1mL*Kg di
gadobutrolo. In tutti gli studi sono state acquisite anche
sequenze a respiro libero gradient echo T1 con soppressione del
segnale del tessuto adiposo(THRIVE-FB).Le immagini sono state
esaminate da due radiologi,per confrontarne la qualità
diagnostica(visualizzazione del lume e della parete dell’aorta e
dei principali rami;calibri aortici) e i dati sono stati analizzati
statisticamente e comparati impiegando il coefficiente di
correlazione inter-classe(ICC).
Risultati: Le sequenze THRIVE-FB hanno mostrato buona
accuratezza diagnostica nella valutazione dei calibri e delle pareti
vascolari, con buona sensibilità e specificità rispetto alle
sequenze 3DT1HR.Le THRIVE-FB permettono di valutare più
correttamente le placche parietali, i trombi endoluminali e le
strutture adiacenti agli assi vascolari.Non è stata ottenuta alcuna
Libro dei Riassunti – Comunicazioni Orali
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