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Il Triduo pasquale: le cose da sapere
Dalla lavanda dei piedi alle quattordici stazioni della Via Crucis, i tre giorni che precedono la
Pasqua costituiscono il cuore dell’anno liturgico per i fedeli cristiani
Il Triduo Pasquale, con i suoi riti e celebrazioni, costituisce per i cristiani il cuore della liturgia come
memoriale della Passione, morte e Risurrezione di Cristo, che è il culmine di tutto l’anno liturgico.
Con il termine si fa riferimento ai tre giorni precedenti la Domenica di Pasqua. Secondo il Rito
Cattolico Romano il Triduo ha inizio con i Vespri del Giovedì Santo e la celebrazione della Messa in
Coena Domini e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.
Le celebrazioni principali sono la Messa vespertina («Cena del Signore») il Giovedì Santo; l’«Azione
liturgica» il Venerdì Santo; la Veglia Pasquale nella notte del Sabato Santo e la Celebrazione della
Pasqua nella giornata della Domenica. Il Papa a Roma presiede tutte le principali funzioni della
Settimana Santa.
Il Giovedì Santo
Nella storia il giorno del giovedì non è mai appartenuto al Triduo. Solamente con l’ultima riforma
del Concilio Vaticano II (1962-1965) è entrato a farne parte, o meglio a essere considerato come la
giornata introduttiva. Il giovedì appartiene , infatti, a due tempi liturgici: conclude la Quaresima e
con la Messa «In Coena Domini» dà il via all’inzio del Triduo pasquale. Il Giovedì Santo inizia con la
Messa del Crisma. Durante questa celebrazione, abitualmente
celebrata la mattina, non vengono solo benedetti gli oli santi,
ma anche rinnovate le promesse sacerdotali. Ogni Vescovo
presiede questa celebrazione nella propria cattedrale, cui
sono invitati a partecipare tutti i presbiteri. Nel pomeriggio
con la Messa vespertina “In Coena Domini”, iniziano
ufficialmente i riti del Triduo Pasquale. Durante questa
liturgia si compie il tradizionale rito della “lavanda dei piedi“,
ricordando l’ultima cena di Gesù e, soprattutto, l’istituzione
dell’Eucaristia. La celebrazione della mattina, anche se non appartiene al Triduo, è importante
perché serve a consacrare gli oli necessari per il Sacramento dell’Iniziazione cristiana e
dell’unzione degli infermi nella
Il Venerdì Santo
Il Venerdì Santo, giorno in cui si ricorda la crocifissione, morte e
deposizione di Gesù, si svolge una “Azione liturgica” e
l’adorazione della Croce. In questo giorno e nel giorno seguente
(Sabato Santo), la Chiesa, per antichissima tradizione, non
celebra l’Eucaristia. Nelle ore pomeridiane ha luogo la
celebrazione della Passione del Signore. Alla sera del Venerdì
Santo si celebra tradizionalmente la Via Crucis. Per i Cattolici il
Venerdì Santo è giorno di penitenza, digiuno e astinenza.
Il Cenacolo
Secondo la tradizione, il luogo dove Gesù fece l’Ultima Cena con i suoi discepoli fu anche la
residenza della primitiva chiesa apostolica. Il Cenacolo è
situato sul Monte Sion oltre le mura dell’odierna città
vecchia di Gerusalemme. Il Santuario ha ospitato per
diversi secoli un convento dei Frati Minori della Custodia di
Terra Santa.
Tradizione vuole che la tavola sopra cui Gesù fece l’ultima
cena con gli Apostoli sia conservata nella cappella della
Casa Colonna, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano
a Roma.
Le 14 stazioni della Via Crucis
La Via Crucis, o Via della Croce, è nata dal desiderio di ripercorrere spiritualmente insieme a Gesù
la via che l’ha condotto dal pretorio di Pilato al sepolcro,
dopo la crocifissione sul Golgota. Le «14 Stazioni» sono
14 episodi presi dal Vangelo e dalla tradizione popolare.
Le stazioni della Via Crucis che tradizionale è arrivata a
noi oggi nel corso del tempo sono: Gesù è condannato a
morte; Gesù è caricato della Croce; Gesù cade per la
prima volta; Gesù incontra sua Madre; Gesù è aiutato a
portare la Croce da Simone di Cirene; Santa Veronica
asciuga il volto di Gesù; Gesù cade per la seconda volta;
Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme; Gesù cade
per la terza volta; Gesù è spogliato delle vesti; Gesù è inchiodato sulla Croce; Gesù muore in Croce;
Gesù è deposto dalla Croce; Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro.
Il digiuno
I quaranta giorni che precedono la Pasqua vengono vissuti dai fedeli come un periodo di
preparazione e conversione per prepararsi al meglio alla
Pasqua. Il digiuno è una delle pratiche quaresimali più note.
Attualmente i fedeli sono tenui contemporaneamente sia al
digiuno ecclesiastico che all’astinenza dalla carne due volte
l’anno, il Mercoledì delle Ceneri (per il rito ambrosiano il
primo venerdì di Quaresima) e il Venerdì Santo. Sono tenuti
alla sola astinenza dalle carni in tutti e singoli i venerdì di
Quaresima, purché non coincidano con un giorno annoverato
tra le solennità dal calendario liturgico della Chiesa cattolica.
Al digiuno sono tenuti i fedeli dai diciotto anni compiuti ai sessanta. I malati o coloro che devono
fare lavori estremamente faticosi possono essere dispensati dalle penitenze.
Il Sabato Santo
Il Sabato Santo è un giorno “a-liturgico“, cioè privo di liturgie. Non si compie nessuna celebrazione,
se non alla sera la grande veglia pasquale, che S. Agostino definiva «la madre di tutte le Veglie».
La «Madre di tutte le veglie»
«La Madre di tutte le veglie». Così Sant’Agostino definisce la solenne celebrazione della
Risurrezione del Signore, che celebrando la vittoria sul peccato e sulla morte da parte di Cristo, è la
celebrazione più importante dell’anno liturgico.
La veglia viene
celebrata la sera del Sabato Santo. Ha quattro momenti distinti, ma
strettamente uniti tra di loro: la liturgia della luce, o lucernario, con la
benedizione del fuoco, la preparazione del cero, la processione,
l’annunzio pasquale; la liturgia della Parola, con la proclamazione di
nove letture bibliche (sette dall’Antico Testamento che rievocano i
fatti mirabili compiuti da Dio nella storia della salvezza e due dal
Nuovo Testamento); la liturgia battesimale, con le litanie dei santi, la
benedizione dell’acqua, la celebrazione dei battesimi, la rinnovazione dei voti battesimali e
termina con la liturgia eucaristica.
L’importanza del silenzio
Caratteristica delle celebrazioni del Triduo è che sono organizzate come un’unica liturgia; infatti la
Messa «In Coena Domini» non termina con la tradizionale
formula «ite missa est» («la Messa è finita»), bensì con il
silenzio. L’azione liturgica del venerdì non comincia con
l’usuale saluto e con il Segno della Croce e termina
anch’essa senza saluto, in silenzio. Infine la solenne veglia
comincia in silenzio e termina finalmente con il saluto
finale. Il Triduo Pasquale costituisce un’unica solennità. Dal
Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia, le
campane non suonano per meglio esprimere il senso
penitenziale proprio di questi giorni.
La Domenica di Pasqua
La lettura del Vangelo per la Messa nel giorno di Pasqua è tratta da
Giovanni e fa riferimento al sepolcro vuoto. Si possono però leggere
come facoltativi anche i testi dei Vangeli proposti per la notte santa,
oppure, nella Messa vespertina, il racconto di Luca sull’apparizione
ai discepoli in cammino verso Emmaus.
(fonte: Corriere della Sera del 02.04.2015)