I numeri del gruppo Safilo

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LETTERA AL RISPARMIATORE

PIANO D’IMPRESA 2015­2020

Il Sole 24 Ore Domenica 5 Aprile 2015 ­ N. 94

GESTIONE DEL MAGAZZINO

Le scorte

Salite a fine 2014, previste in calo dopo metà anno

ANALISI TECNICA

14,5 euro

Il livello di resistenza definito dai graficisti

Safilo punta sui marchi propri Obiettivo raddoppio dell’Ebitda con più efficienza produttiva

Focus sui Paesi emergenti: dalla Cina al Messico fino al Brasile Nel 2015 ricavi in significativo rialzo - Il peso dell’addio di Gucci

I numeri del gruppo Safilo

I CONTI DI SAFILO A CONFRONTO dati in milioni; Ebitda, ebit e utile netto sono adijusted

Vendite nette 1.121,5 1.178,7 2013 2014

di

Vittorio Carlini

D uplicare le vendite dai marchi di proprie­ tà e ribilanciare il portafoglio di quelli in li­ cenza. Poi, sviluppare l’azienda sui mer­ cati dove non ha sufficiente market share (so­ prattutto negli emergenti) e consolidarsi in quel­ li d’Occidente. Infine, semplificare e rendere più  efficiente la filiera produttiva e distributiva. Sono tra i focus del piano d’impresa 2015­2020 di Safilo.

Un progetto, va detto, ambizioso e articolato.

Gli interventi previsti sono molteplici. A partire,  ovviamente, dai brand. In particolare, quelli pro­ prietari. Su questo fronte la società, nell’arco di  piano, vuole per l’appunto raddoppiare i ricavi in modo che, se attualmente rappresentano circa il  25% del fatturato totale, nel 2020 arrivino a costi­ tuirne il 40%. Indicato l’obiettivo, quali i modi per centrarlo? I principali proprietary brand, al di là  di quello omonimo dell’azienda, sono tre: Carre­ ra, Polaroid e Smith. Gli ultimi due, nel 2014 sono  cresciuti; il primo invece ha sofferto. Ciò detto il  fil rouge che caratterizza, seppure con ovvie dif­ ferenze, gli interventi su tutti i marchi si ricondu­ ce a due parole: «brand building». In italiano,  «costruzione del marchio». Vale a dire, in linea di massima, un cocktail d’interventi che vanno: dal  definire la giusta identità del brand alla sua rico­ noscibilità; dalla maggiore visibilità al corretto  posizionamento sul mercato fino al fissare il con­ gruo prezzo. Il tutto, ovviamente, per valorizzare il marchio e distinguerlo dagli altri.  Così, ad esempio, è per Carrera. Nel passato, indica l’azienda, questi occhiali hanno sofferto,  tra le altre cose, un posizionamento insufficiente e non ben delineato. Cui si è aggiunto il mancato  ammodernamento del prodotto. Adesso, tra le  azioni in essere, c’è la strategia d’implementazio­ ne del prezzo. Senza dimenticare, poi, la campa­ gna di marketing. Questa, peraltro, è sviluppata  (analogamente agli altri marchi) anche, e soprat­ tutto, sui canali digitali. Cioè Safilo, oltre ai media tradizionali, punta molto sulla rete. La scelta non stupisce. Nel digitale, riuscendo a seguire le mos­ se del consumatore, è possibile creare operazio­ ni di marketing più mirate ed efficaci. Inoltre, a  differenza dei media generalisti, il pagamento  dell’inserzionista è maggiormente legato, ad  esempio, alla reale visione dello spot da parte del consumatore. Il che rende più probabile il ritor­ no sull’investimento.  Ma non è solo Carrera. Lo stesso Smith, storico brand statunitense nato per le maschere sportive da neve, fuori dagli Usa è poco conosciuto. Inol­ tre, è legato a nicchie di consumatori. Ebbene, in­ dica Safilo, l’anno scorso sfruttando gli strumenti di Google advertising le vendite di occhiali da so­ le, negli stati federali americani presi come test,  sono salite di circa il 40%. Il che significa, grazie  anche all’integrazione della società americana  nel gruppo, che l’opportunità di rendere il mar­ chio globale è concreta. Così come è concreto il  target di far diventare Polaroid un prodotto tra­ sversale a più fasce di clientela e accessibile ovun­ que. Insomma, si tratta di fare «brand building».  Al che, però, nel risparmiatore sorge un dub­ bio: al di là dell’abilità del nuovo management,  gli obiettivi fissati sono notevoli. Quindi: è real­ mente possibile, per un gruppo messo finanzia­ riamente in sicurezza dai precedenti manager  solo qualche anno fa, estrarre tutta la nuova ric­ chezza? Safilo risponde di sì, sottolineando pro­ prio il mancato sviluppo dei marchi in passato.  Non c’è stata una reale attività di brand building.

Nè sono state messe in campo efficaci azioni di  marketing. Questo ha impedito di cogliere le po­ tenzialità. Ora l’approccio è diverso. L’impegno  è su ogni singolo marchio, per costruirlo.  Fin qui i brand propri: ma quelli in licenza? Su questo fronte l’obiettivo è di ribilanciare il porta­ foglio. Cioè, si punta ad una situazione in cui i no­ ve più importanti brand possano costituire circa  l’80% dei ricavi da license. Attualmente, invece, i  due o tre principali arrivano al 50%. Di nuovo un  cambiamento non da poco. Come realizzarlo?  Facendo in modo che non sia più la sola forza del­ la griffe a spingere il business. Essenziale, quindi,  è costruire, per ogni brand e insieme al titolare  della licenza, piani di sviluppo di lungo periodo.  In questo modo potrà arrivarsi ad una Safilo non  più dipendente da uno o due grandi contratti. 

STRATEGIE E SCENARI

Brand in licenza: l’azienda vuole ribilanciare il portafoglio per essere meno dipendente dal singolo contratto Al vaglio l’ipotesi di acquisizioni, anche di marchi di proprietà

Già, i contratti. A ben vedere Safilo, di recente, da una parte ha rinnovato le licenze di Tommy  Hilfinger e Jimmy Choo. Senza dimenticare, poi,  la nuova intesa con Givenchy che partirà da inizio 2016. Dall’altra, però, è stata anticipata (dicembre  2016) la conclusione della licenza di Gucci. Un  evento che ha dato luogo ad un accordo di part­ nership. Da una parte, dal 2017 al 2020 Safilo pro­ durrà gli occhiali per la Maison. E dall’altra, a titolo di compensazione, incasserà 90 milioni in 3 rate  (la prima è stata riscossa nel gennaio scorso). In  tal senso la società indica di avere definito una  strategia per «compensare» l’uscita di Gucci.  Al di là del caso in questione il tema è quello della gestione delle licenze. Così la domanda è: la società ipotizza acquisizioni? Il gruppo su  questo fronte, analogamente a quello dei mar­ chi proprietari, indica che la valutazione di  dossier è continua. Ciò detto, rebus sic stanti­ bus, c’è nulla di nuovo. L’approccio, comun­ que, si basa sulla dura selezione. Cioè, interes­ sano brand con reale valore aggiunto e com­ plementari al portafoglio esistente. Così, i seg­ menti  più  interessanti  sono  il  cosiddetto  «Atelier» (lusso esclusivo), il «Mass/Cool» (do­ ve si trova Polaroid) e lo «Sport/Outdoor» cui  appartiene Smith.

Detto dei brand, un altro elemento del piano d’impresa è l’ulteriore espansione (e ribilancia­ mento) internazionale. In riferimento a questo  tema la società stima che, tra il 2014 e il 2020, i  mercati emergenti potranno crescere annual­ mente in media del 6­7%. Mentre il Cagr dei Pa­ esi sviluppati è del 2­3%. Così non stupisce che  gli emerging costituiscano un driver essenziale.

Il focus principale è su Cina, America Latina (in particolare Brasile e Messico) e Russia. Ri­ spetto a quest’ultimo Paese, inevitabilmente,  sorge il dubbio: la crisi geopolitica costituisce  un limite allo sviluppo nell’area. Safilo, che ge­ nera laggiù l’1% dei suoi ricavi e quindi si dice  non preoccupata, ribadisce comunque l’inte­ resse per le potenzialità del Paese. Polaroid è il  primo marchio del mercato per volumi di ven­ dita. Di conseguenza, il focus resta. Così come  rimane l’intenzione di espandersi in Stati del­ l’Asia dove l’azienda non è ancora presente.  Riguardo, invece, ai Paesi sviluppati? Gli Usa, che nel 2014 sono andati bene, dovrebbero pro­ seguire il loro cammino. In generale comunque nei mercati «present core» (dal Nord America  all’Italia fino alla Spagna) l’incremento medio  annuo di Safilo, nell’arco di piano, è stimato ad  una singola media cifra percentuale. Maggiore  aumento invece (dalla media alla alta singola ci­ fra percentuale) è previsto nei «future core»  (dalla Francia alla Germania fino a Giappone).  Incrementi di business attesi che, nelle inten­ zioni di Safilo, passano attraverso la ridefinizio­ ne della filiera produttiva (supply chain). Su  questo fronte l’impegno è notevole. Così, tra le  molte cose, può ricordarsi l’obiettivo(al 2020) di avere circa il 70% della produzione internaliz­ zata contro l’attuale 30%. A fronte di una simile  strategia sorge però il dubbio: l’outsorcing per­ mette di ridurre gli oneri; la sua diminuzione  può implicare maggiori costi. Safilo non condi­ vide la tesi. In primis, l’attuale saturazione me­ dia degli impianti del gruppo è circa al 60%. Il li­ vello ottimale è intorno al 90%. L’insourcing,  quindi, su questo fronte è utile. Inoltre, l’inter­ nalizzazione permette maggiore controllo sul­ la lavorazione e quindi, da un lato, di produrre  con più qualità; e, dall’altro, di ricercare migliori efficiente con, di conseguenza, minori costi.

Già, più efficienze e minori costi. Un duplice target cui, oltre all’importante processo di in­ formatizzazione dell’intero gruppo, potrà con­ tribuire anche la volontà di fare salire la quota di produzione completata in un solo impianto dal­ l’attuale 25% verso il 75% nel 2020. Una strategia che, inevitabilmente, dovrebbe ad esempio ri­ durre i costi della logistica e i tempi di lavorazio­ ne (dagli attuali circa 20 a 2­3 giorni).  Detto di alcuni dei focus del piano industriale quale, però, gli obiettivi finanziari? Al 2020  l’azienda stima ricavi tra 1,6­1,7 miliardi. Il Mol,  rispetto al 2014, dovrebbe raddoppiare. L’ebitda margin, invece, è stimato assestarsi al 14%. A  ben vedere, i margini nel 2015­2016 cresceranno ma a passo contenuto. Nel 2017, anno in cui l’im­ patto del venire meno della licenza Gucci indur­ rà i ricavi al ribasso, l’ebitda margin sarà piatto.  Dal 2018 al 2020 la crescita sarà invece maggiore.

E rispetto al 2015? Safilo si attende un significati­ vo miglioramento dei ricavi e l’incremento, co­ me detto, dei margini. Infine, conclude Safilo al­ lo stato attuale l’azienda è in linea con il budget.

© RIPRODUZIONE RISERVATA DINAMICA DI RICAVI E REDDITIVITÀ dati in milioni * ante oneri non ricorrenti DINAMICA DEL PESO DEI MARCHI dal business plan 2015­2020 l’incidenza sul totale dei ricavi ANDAMENTO DELL’EBITDA SUI RICAVI in punti base Fonte: Società

RICAVI 2010 2011 2012 2013 2014 1.080 1.102 1.175 1.122 1.179

EBITDA 2010 108 2011 123 2014 Marchi in licenza 75% 2014 10% +150 Miglioramento margine industriale Ebitda 121,8 118,4 Marchi di proprietà 25% Investimenti in marketing -200 +250 Royalty Utile operativo 84,8 83,0 Marchi in licenza 60% Costi di vendita -50 Utile netto 39,0 44,5 2012 2013 * 2014 * 115 122 118 OBIETTIVO AL 2020 Marchi di proprietà 40% -250 Maggiore produttività Obiettivo al 2020 14%

Domande & risposte

Quali le indicazioni dell’analisi tecnica?

Il titolo Safilo Group ha in corso,  attualmente, un movimento di costante  recupero dai minimi poco sopra i 9 euro.  Un valore segnato la metà dello scorso  novembre. La ripresa dei corsi, fino a  questo momento, è lineare e non ha  registrato correzioni significative. Le  quotazioni si sono riportate in area 14,5  euro e, davanti a loro, hanno due  importanti ostacoli: il primo transita  proprio in prossimità dei prezzi indicati e  corrisponde a un precedente supporto  (divenuto ora resistenza) formatosi nel  corso del 2014. Il successivo livello da  superare, invece, è costituito dall’area  intorno ai 16 euro e corrisponde ad una  serie di massimi realizzati dal 2013 a oggi.  Solo il superamento di queste due barriere  consentirà nuovi allunghi e la  realizzazione di nuovi massimi relativi. È  probabile che prima di andare  eventualmente oltre 16 euro, dato il livello  particolarmente strategico, i prezzi  possano consolidare.

(di Andrea Gennai)  Nel 2014 i ricavi di Safilo sono saliti  (+5,1%) e lo stesso utile è aumentato  (+14,1%). L’ebitda e l’Ebit, invece, sono  calati. Una dinamica, quest’ultima, che  induce il risparmiatore a domandarsi se  si tratta di un andamento contingente o  di un tema più strutturale....

Safilo smorza i dubbi. Nello scorso  esercizio, infatti, il margine industriale è  rimasto praticamente invariato. Quindi il  core business non ha subito un andamento negativo. Il Mol e l’utile operativo sono  invece scesi a causa degli investimenti  effettuati per la crescita. Si tratta, quindi,  di un evento puramente contingente. 

Quale la possibile dinamica delle  rimanenze di magazzino che, nel 2014,  hanno avuto una dinamica non positiva:  sono cioè cresciute, facendo salire il  capitale circolante netto?

Il gruppo è consapevole della necessità di  gestire l’incremento delle scorte. Detto  ciò l’azienda, da una parte, ricorda  l’intervento nel breve termine con una  gestione molto attenta dello stock. E  dall’altra, nel medio periodo, il  concretizzarsi di importanti azioni sui  processi aziendali. Interventi necessari  per migliorare, in maniera sistematica,  l’interconnessione tra la pianificazione  delle vendite, l’approvvigionamento e la  pianificazione della produzione. Detto  ciò, è continuata la vendita del prodotto a  bassa rotazione o obsoleto attraverso  canali rigorosamente controllati. In tal  senso, nel quarto trimestre 2014, c’è già  stato un primo incoraggiante riscontro.  Sul 2015, però, il calo delle scorte è previsto  concretizzarsi nella seconda parte  dell’anno. Alla fine dell’esercizio, è  l’indicazione di Safilo, le scorte sono  previste inferiori a quelle al 31/12/2014. Al  di là del magazzino, quali i target sui flussi  di cassa del piano d’impresa? Il free cash  flow complessivo dovrebbe essere pari a  350­400 milioni.  © RIPRODUZIONE RISERVATA Sono disponibili sul sito www.ilsole24ore.com la serie storica degli articoli e i link ai dati economici. Per le vostre domande inviare l’email all’indirizzo:

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