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52 .Biella città
STAMPA
.LA
GIOVEDÌ 19 MARZO 2015
Reportage
GIUSEPPE BUFFA
BIELLA
l custode deve sentirsi come Jack Nicholson che faceva la guardia all’«Overlook», l’hotel vuoto ed enorme di «Shining». Il vecchio
Degli Infermi non è un albergo. Non è più niente. Ma un
tour fra corridoi, camere e
reparti ha il profumo di un
film di Kubrick: passi che
rimbombano, silenzi irreali,
luci accese anche di giorno. E
vestigia di un ospedale abbandonato da tre mesi, ma
che sembra già archeologia.
I
Nei corridoi da “Shining”
dell’ospedale abbandonato
Viaggio all’ex Degli Infermi, fra reperti dimenticati e degrado
Venti milioni
Benvenuti nel casermone
che l’Asl, su ordine della Regione, dovrebbe vendere in
tutta fretta per 20 milioni.
Come se fosse facile. Nessuno ha capito che cosa metterci dentro, se abbatterlo (almeno il monoblocco), trasformarlo o farlo diventare
una scuola. L’unica idea di riconversione è sbocciata per
caso: un set per il cinema. Nel
vecchio Pronto soccorso girano scene di «Creators», il
film fantasy italiano che vuole sfidare Hollywood, a colpi
di battaglie ad altissima definizione fra alieni e terrestri.
Sembra un’ossessione sanitaria, quella del regista Beppe Zaia e di Bruce Payne, l’attore inglese sempre incollato
al cast del film (di cui egli
stesso fa parte): prima i ciak
all’ospedale nuovo, ora nel
Laboratori, mobili rotti e silenzi irreali
A sinistra il corridoio che costeggia il giardino
interno dell’ex ospedale; in basso ciò che resta
del laboratorio di analisi e in alto l’ex bar
FOTO CORRADO MICHELETTI
monoblocco. Che del resto è
perfetto per le scene «splatter» che cercava Zaia, con donne squartate appese al soffitto
negli stanzoni dell’ex «Pronto». Per come si mettono le cose, fra progetti inconcludenti e
proposte di riconversione bocciate, un futuro da studio di posa ci può pure stare. Anche se è
difficile che i cineasti sgomitino per venire a girare nell’«Overlook» biellese.
gresso, l’ex bar è una discarica di mobili, divani e sedie sfasciate. Giri a sinistra e c’è il
(fu) laboratorio di analisi:
schedari vuoti, frigoriferi Anni 60, uno sgabello con sopra
un camice bianco, cartelline
appese alle pareti. Apri un frigo e sbianchi: varie scatole
con i nomi di due droghe sintetiche. Ma non è droga: sono
reagenti per le analisi di laboratorio, lasciati lì perché inutilizzabili. È metà pomeriggio,
ma le luci al neon sono tutte
accese. Le ex cucine, che la
Provincia voleva usare per
Luci accese
Nel frattempo, il Degli Infermi
se ne sta lì a far niente. All’in-
Belletti Bona, arriva il commissario
I lavoratori: “Futuro sempre più nero”
Libri in tribunale
© H-D 2015. Harley, Harley-Davidson e il logo Bar & Shield, sono alcuni dei marchi di proprietà di H-D U.S.A., LLC.
Il Consiglio di amministrazione ha portato i libri in tribunale, ha trasmesso i documenti in Regione perché
emetta il decreto di liquidazione. Poi il magistrato avrà il
compito di nominare un commissario che affianchi presidente e consiglieri nella gestione per almeno 90 giorni. Il tempo utile, secondo la legge, affinché il Cda predisponga un
eventuale piano di rientro, che
però difficilmente riuscirà a
proporre, data la situazione
economico-finanziaria dell'ente e il muro contro muro coi dipendenti dopo l'esito del referendum sui tagli alla retribuzione, che avrebbero interessato una sessantina di lavoratori.
Nessuno degli amministratori
parla, e non si capisce perché.
Ma il Cda era convinto che, con
i ritocchi ai contratti del personale e con l'internalizzazione
della mensa, la crisi si sarebbe
risolta. I lavoratori, dall'altra,
sono persuasi che la contrattazione sia la forma migliore per
ottenere vantaggi dal punto di
vista del salario. Fino a poco
più di un anno fa l’istituto aveva attraversato un periodo difficile, che sembrava essere stato superato con la trasformazione in fondazione. Ora si ripiomba nel baratro. Il Cda ha
dato il via a un lungo iter burocratico, sul quale sembra che
Monitor e carrozzelle
Porte e finestre sono in ordine,
tempestate di biglietti della vigilanza notturna. Vicino alla
chiesa interna (chiusa), sei
piante in vaso su sette sono
secche. Una si arrabatta. Si
vede che qualcuno la bagna.
L’ex Terapia intensiva conserva le sue mini-stanze con telecamere, letti ortopedici (senza
materassi) e poltroncine. C’è
ancora il bancone sormontato
dai monitor, che servivano a
medici e infermieri per tenere
sotto controllo i pazienti.
Qualche antico frigo, carrozzelle più o meno funzionanti.
Nulla di prezioso da portare
via, in sale e padiglioni solcati
da 75 anni di sofferenze, affanni, guarigioni, lutti.
Al gelo
Dappertutto fa freddissimo:
molto più che nel giardino interno, dove l’aria è già tiepida.
In Pediatria ci sono sgabelli e
tavoli colorati, ammonticchiati al buio. Gastroenterologia,
invece, offre vecchie cassettiere con etichette sinistre
(«feci e urine»), lettini, rimasugli di ecografi e qualche reperto: una teca appesa al muro con gastroscopi degli Anni
70 e 60. Sono pezzi d’epoca,
magari verranno a riprenderli. In Cardiologia c’è una piccola stanza con scrivania, piena di libri stipati negli scaffali.
Un corridoio porta all’obitorio
(«accesso riservato agli addetti»). La porta si apre, l’odore fa passare la voglia di entrare. Il tour può finire qui.
margini di trattativa a un istituto nel quale è stata avviata la
fase di liquidazione.
IN LIQUIDAZIONE LA CASA DI RIPOSO
I suoi 120 ospiti sono sempre
lì. Come pure i suoi 74 dipendenti. Ma per conoscere il futuro del Belletti Bona (quindi
per sapere se sarà venduto,
affidato a una cooperativa o
avviato verso il fallimento) bisognerà aspettare chissà
quanto tempo.
l’istituto Alberghiero, sono invece buie. Dentro non c’è più
nulla. Poco avanti, vicino alle
scale, il distributore di bibite
sopravvive, svuotato di tutto.
Addio «bonus»
La casa di riposo Belletti Bona sarà affidata a un liquidatore
nemmeno tutti i consiglieri siano pienamente d'accordo, ma
che per il momento ha fatto
scattare una procedura di liquidazione dalla quale non si
può tornare indietro. Il grande
punto interrogativo ora riguar-
da i 74 dipendenti, ai quali il 10
marzo invece dell'intero stipendio di febbraio è arrivato
appena un acconto di 300 euro.
E i 3 milioni e mezzo di debiti
con le banche e l'1 e mezzo con i
fornitori non lasciano molti
I dipendenti con il vecchio contratto degli enti locali che prevedeva il «bonus» che va dai
250 ai 300 euro, ai quali il Cda
aveva chiesto di rinunciare e
che avevano accettato, non
sanno darsi pace: «Adesso non
sappiamo che cosa ci accadrà racconta Bruno Ghessa delle
Rsu Cisl, da 24 anni dipendente della casa di risposo assieme alla moglie - . Chi non ha
firmato è perché era convinto
che avrebbe avuto più margini
di trattativa con l'eventuale
nuovo gestore, ma non ha
capito che adesso non sappiamo nemmeno con chi parlare. Non ci resta che aspettare
ma dubito che la situazione
possa migliorare».
[R. S.]
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Rassegna del 19 marzo.pdf
pagina 27
Sanità Socio-Assistenziale
Sanità, l’assessore bigia la Commissione
Pubblicato Giovedì 19 Marzo 2015, ore 7,40
I vertici di corso Regina disertano l'audizione dei rappresentanti
dell'ospedalità privata accreditata. "Una Regione sempre più a misura di
ricorso" attaccano le opposizioni. Sul tavolo un piano per contenere la
mobilità passiva e ridurre i costi
Una Regione sempre più “a misura di ricorso” sulla sanità. Cruda ma efficace la sintesi di Daniela
Ruffino, vicepresidente di Palazzo Lascaris (Forza Italia), al termine dell’audizione dei rappresentanti del
Comitato di Difesa e Valorizzazione dell’Ospedale San Luigi di Torino e degli esponenti della sanità
privata, avvenuta ieri in IV Commissione. Seduta disertata dai vertici di corso Regina, ufficialmente
impegnati a Roma, e quindi occasione mancata per avviare quel dialogo da più parti auspicato. Non c’era
neppure un dirigente dell’assessorato ad ascoltare le ragioni illustrate da Aris e Aiop (le due associazioni
del privato accreditato) ai componenti dell’organismo di via Alfieri. Le critiche alla delibera sulla
riorganizzazione ospedaliera, le conseguenze che potranno avere non da ultimo sul piano occupazionale, ma
pure le proposte fatte dai privati in corso Regina le potranno leggere nel documento da loro predisposto e
sul quale auspicano si possa tornare a discutere in quel confronto che, come osserva lo stesso presidente
della commissione Sanità Domenico Ravetti (Pd) “è necessario per ricercare e trovare una soluzione così
come, legittimamente, evidenziato dai rappresentanti del privato che opera in regime di accreditamento con
la Regione”.
Nel corso dell’incontro Aiop e Aris hanno contestato il richiamo ai decreto Balduzzi fatto da Antonio
Saitta come supporto normativo ai tagli predisposti nella delibera e ribadito che riducendo posti letto sia
nel pubblico sia nel privato, sia pure in percentuali notevolmente differenti, non si elimina il problema della
mobilità passiva verso altre regioni, ma anzi lo si accentua e con esso la spesa per le casse del Piemonte.
Quella dei privati è stata sì una posizione per certi versi fortemente critica nei confronti delle scelte fatte
dall’amministrazione, ma per dirla con Bartali non tutto è da rifare. Spazi di trattativa ci sono, come è
emerso nel corso del’audizione.
Un possibile terreno di trattativa riguarda, come anticipato dallo Spiffero, proprio la mobilità passiva che
solo in Piemonte tra le regioni del Nord supera quella attiva: evitare i tagli dei posti letto e consentire alle
strutture accreditate di arginare la fuga di pazienti oltre i confini piemontesi e, nel contempo, attrarne da
altre regioni invertendo il saldo negativo. “Una proposta che vale la pena di essere presa in considerazione,
si tratta di milioni e milioni di euro che la Regione potrebbe risparmiare” è il commento di Gian Luca
Vignale di Forza Italia. Apertura anche da parte della maggioranza che con Nino Boeti aveva già valutato
come meritevole di approfondimento questo impegno dei privati. “Un incontro utile e doveroso nei
confronti di chi legittimamente è alla ricerca di un confronto con la Regione” è il giudizio della audizione
ribadito da Ravetti. Ora la palla ripassa a Saitta. Spetta a lui decidere se dopo l’uscio della IV commissione i
privati varcheranno anche il cancello di corso Regina per rimettersi attorno a quel tavolo da cui alzarsi,
tutti, con una soluzione per quanto possibile condivisa.